Dopo 22 anni, quattro manifestanti brutalmente picchiati nella scuola Diaz, durante i fatti del G8 del 2001 a Genova, e sottoposti a torture nella caserma di Bolzaneto, hanno ottenuto un risarcimento da oltre 200 mila euro ciascuno. Si tratta più precisamente di due donne e un uomo tedeschi, più un cittadino americano, tutti assistiti dall’avvocato Dario Rossi.
Riconosciuti danni morali e materiali
Il giudice Pasquale Grasso ha riconosciuto nel risarcimento i danni materiali e quelli morali naturalmente con il valore aggiornato dal molto tempo trascorso. A pagare saranno i ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia. Da specificare che, dalla cifra del risarcimento, non è stato detratto l’indennizzo che i quattro manifestanti, così come altre decine di altre vittime di Diaz e Bolzaneto, avevano ricevuto dalla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Il giudice ha inoltre riportato in sentenza l’elenco di traumi e ferite riportate da I.F. , A.C., A.K.Z. e T.T, e poi le «sevizie continue e sistematiche» subite a Bolzaneto, spesso accompagnate da minacce e ingiurie di natura sessuale e politica di chiara ispirazione fascista.
Un commerciante di Lodi, dove ha tre attività, ha chiesto il permesso per il porto d’armi, così da sentirsi più sicuro quando si trova a portare con sè gli incassi dei locali. Il Tar della Lombardia non ha tuttavia ritenuto che vi siano gravi pericoli per la sua incolumità, in quanto l’uomo potrebbe ridurre particolarmente i rischi «avvalendosi di mezzi di pagamento alternativi», come il Pos.
Il No della prefettura nel 2020
La richiesta avanzata dall’imprenditore era già stata respinta nel gennaio 2020 da parte della prefettura di Lodi. La decisione, a firma del presidente Antonio Vinciguerra, in un passaggio del Tar sottolinea che «il porto e la detenzione delle armi non costituiscono oggetto di un diritto assoluto, rappresentando invece un’eccezione al normale divieto, potendo essere riconosciuto soltanto a fronte della perfetta e completa sicurezza circa il loro buon uso, in modo da scongiurare dubbi o perplessità, sotto il profilo prognostico, per l’ordine pubblico e per la tranquilla convivenza della collettività». L’imprenditore lodigiano ha deciso di non impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato.
Il fondo lussemburghese Merlyn Advisors, che fa capo ad Alessandro Barnaba ex Jp Morgan con una quota sotto il 3 per cento di Tim, propone un piano alternativo a Kkr: chiede la rimozione dell’ad Pietro Labriola e candida Stefano Siragusa, l’ex responsabile Network Operations & Wholesale Officer uscito dal gruppo ad agosto. Il piano, scrive il fondo al cda, prevede il mantenimento della rete, «saldamente in mani italiane». Inoltre «non chiede soldi al governo» e promette di far tornare le azioni a 1 euro «preparando la ripresa dei pagamenti dividendi agli azionisti».
La lettera e la richiesta di rimuovere Labriola
Come riporta l’Ansa, Alessandro Barnaba e Stefano Siragusa lo hanno chiamato TimValue e lo usano per opporsi a Pietro Labriola e al suo piano. In una lettera hanno chiesto al cda di rimuovere l’ad dal ruolo di amministratore delegato e di intraprendere tutte le azioni necessarie per cooptare Siragusa, il prima possibile, nel cda e nominarlo nuovo amministratore delegato di Tim. Qualora il Consiglio non adotti alcuna iniziativa, TimValue, riporta l’agenzia, «valuterà la sussistenza delle condizioni economiche e di mercato per aumentare tale partecipazione, come sopra detenuta, leggermente al di sopra del 5 per cento, previo ottenimento delle prescritte autorizzazioni governative in tema di golden power».
Non si fermano le incursioni israeliane su Gaza, dove sono in corso pesanti bombardamenti con più di 100 aerei impiegati in contemporanea. I media israeliani riferiscono di raid massicci contro il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia. Hamas ha risposto con una pioggia di razzi su Tel Aviv, sull’aeroporto Ben Gurion e in città nel centro dello Stato ebraico come Ramat Gan, Or Yehuda, Rishon LeZion, Holon, Ashdod e Ashkelon.
A causa degli intensi bombardamenti israeliani, le comunicazioni nella Striscia sono inattive. Il governo di Hamas ha affermato che Israele «ha tagliato le comunicazioni e gran parte di Internet», come riferito dalla Tv Al Jazeera. Intanto le forze di terra israeliane stanno «espandendo le loro operazioni» e lo faranno nella notte, come confermato dal portavoce delle forze armate israeliane, Daniel Hagari.
«Il sistema umanitario a Gaza sta affrontando un collasso totale con conseguenze inimmaginabili per più di 2 milioni di civili». A lanciare l’allarme è il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sottolineando che «data la situazione disperata e drammatica, le Nazioni Unite non saranno in grado di continuare a fornire aiuti all’interno di Gaza senza un cambiamento immediato e fondamentale nel modo in cui vengono inviati gli aiuti». E ancora «Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità» – ha aggiunto – «Questo è il momento della verità, la storia ci giudica tutti».
I fatti risalirebbero al 2021, quando alla procura di Roma è arrivata una denuncia che riguarda alcuni agenti della polizia penitenziaria e delle detenute transessuali. Il racconto riportato su Repubblica è quello di Paola (nome di fantasia), una trans brasiliana reclusa a Rebibbia che riferisce di aver subito degli abusi da parte di due agenti.
Le nozze dopo la scarcerazione
Secondo la presunta vittima, gli abusi non sarebbero avvenuti solo nei suoi confronti, ma anche verso altre compagne di cella. Paola però racconta anche un epilogo a lieto fine, come quello tra un agente e un’altra detenuta transessuale, tra i quali sarebbe nata una relazione che li ha portati alle nozze, dopo la scarcerazione. In questo caso tuttavia, non è stato commesso alcun reato.
Il lavoro del pm
Al pm Claudia Terracina è stato affidato il compito di valutare la veridicità di quanto riportato nella denuncia. Secondo quanto reso noto dal quotidiano, molti dei trans tirati in ballo da Paola non erano detenuti a Rebibbia nel periodo in cui lei sosteneva che si fossero consumate le violenze, mentre sugli abusi subiti in carcere la pm ha concluso che la storia è vera, ma lei avrebbe accettato quegli incontri per avere un trattamento di favore. Ecco perché il reato contestato è induzione indebita e non violenza sessuale. Una vicenda delicata e per la quale è stata fissata la prima udienza per metà dicembre.
Naomi Maiolani, la pilota di soli 28 anni che ha perso alla vita mentre era alla guida dell’elicottero che ha preso fuoco precipitando tra Liguria e Toscana, era originaria di Faenza. Nata nel 1995, era appassionata di voli, sport e amava fare escursioni con il suo cane, un pastore svizzero bianco. Interessi e passioni che caratterizzano i suoi profili social.
Oltre ad aver studiato come perito tecnico del trasporto aereo all’istituto tecnico aeronautico Francesco Baracca di Forlì, e aver frequentato poi l’università di Bologna, nel 2017 si iscrive alla alla scuola di formazione della Italfy Aviation prendendo la licenza di pilota commerciale. Terminati gli studi, diventa istruttrice di Conoscenza Teoretica sempre alla Italfly Aviation, dove, come riportato da Repubblica, non lavora più da qualche tempo. Come riferito dall’azienda a un quotidiano, la 28enne lavorava ora per la Elitellina srl di Sondrio.
Rania di Giordania ha recentemente accusato i leader occidentali di un evidente doppio standard per essersi schierati unilateralmente con Israele dopo il massacro del 7 ottobre e non aver condannato la morte di migliaia di civili sotto i bombardamenti a Gaza nei giorni successivi. Per la regina lo shock ha colpito l’intero Medio Oriente, dove il silenzio assordante dell’Occidente è visto come segno della complicità nella tragedia umanitaria nella Striscia. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha definito i miliziani di Hamascombattenti per la liberazione e non terroristi, dunque da non paragonare ai tagliagole dell’Isis, ma più una sorta di benefattori. Visioni diametralmente opposte a quella occidentale. Del resto non è una novità: Europa e Stati Uniti sono stati spesso accusati non solo di vedere il mondo esclusivamente dalla propria prospettiva, cosa in realtà comune a tutti, ma di usare due pesi e due misure a seconda delle situazioni, l’ultima appunto sulla questione israelo-palestinese. Pankaj Mishra, autore indiano di L’Età della rabbia e Le Illusioni dell’Occidente, saggi in cui ripercorre in maniera critica gli eventi del XX secolo e del primo scorcio del XXI, in un recente articolo apparso sul settimanale tedesco Der Spiegel ha sintetizzato la questione dei doppi standard e della doppia morale, evidenziata recentemente nel caso israelo-palestinese anche da Amnesty International, e del rapporto dell’Occidente con il resto del mondo in maniera molto pessimistica: se la maggior parte dei politici e dei commentatori occidentali rimarrà ancorata alla narrazione secondo cui Israele è solo vittima non resta che prepararsi a tempi molto bui.
La democracy promotion come specchietto per le allodole
D’altra parte, quello che è accaduto negli ultimi tre decenni, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha mostrato in maniera lampante quanto Stati Uniti ed Europa abbiano fatto dei doppi standard in politica estera più la regola che l’eccezione, seguendo in qualche modo lo schema applicato già durante la Guerra fredda: per difendere i valori delle democrazie liberali nel duello con il comunismo si sono giustificati regimi antidemocratici e golpe fascisti, uno su tutti quello in Cile del 1973. Allora, si diceva, bisognava combattere i tentacoli dell’Impero del Male, così avrebbe battezzato Ronald Reagan l’Urss nemmeno tanto prima che questa implodesse per conto suo. George Bush junior si inventò poi nel 2002 l’Asse del Male (Corea del Nord, Iran e Iraq) per fare la guerra – la seconda, dopo che suo padre aveva lasciato a metà l’opera negli Anni 90 – a Saddam Hussein. La dottrina della democracy promotion come specchietto per le allodole. Nel frattempo, era il 1999, gli Usa e la Nato avevano già bombardato la Serbia senza mandato dell’Onu, e messo le basi per l’indipendenza del Kosovo, arrivata nel 2008 e non riconosciuta ancora oggi da vari Paesi dell’Ue e da buona parte dal resto del mondo. E qui si è aperto il capitolo scottante poi ripreso nello spazio postsovietico per le crisi in Abkhazia, Ossezia del Sud e Crimea.
Erdogan e Yanukovich: due pesi e due misure
A ben vedere l’occupazione turca di Cipro nel 1974, che prosegue ancora oggi visto che la Repubblica di Cipro Nord è riconosciuta solo dalla Turchia, può essere considerata la madre di tutti i doppi standard. De jure metà dell’isola è parte di Cipro, che a sua volta fa parte dell’Unione europea mentre la Turchia occupa de facto un pezzo di Ue, ma ovviamente nessuno si scandalizza troppo, tanto meno si è mai sognato di pensare a qualche tipo di sanzione, perché Ankara è un membro della Nato. Questa condizione ha permesso a Erdogan di fare quello che ha voluto, a casa propria e fuori, senza temere di far finire il Paese nel vortice di guerre diplomatiche, economiche o conflitti veri e propri. Se nell’estate del 2013 ha potuto reprimere con la forza le proteste interne nate sull’onda della rivolta al Gezi Park senza temere ripercussioni, peggio è andata al suo collega ucraino Viktor Yanukovich che un paio di mesi più tardi si è ritrovato a Kyiv la rivoluzione in casa fomentata da Washington e da alcune cancellerie occidentali. Erdogan è stato premiato con qualche miliardo di euro da Bruxelles per fare il cane da guardia alle migliaia di profughi in arrivo da Afghanistan e Siria, ha sostenuto l’Azerbaigian nella guerra contro l’Armenia, ha giocato sporco in Siria, è rimasto un buon amico di Putin e ora ha gettato la maschera giustificando Hamas. Ma l’Alleanza Atlantica non può fare a meno di un alleato in una posizione così strategica, soprattutto ora.
I nuovi equilibri mondiali che l’Occidente non vuole (o non sa) vedere
Il problema dell’Occidente non è tanto tra le proprie fila, dove dei doppi standard ci se ne infischia e a livello militare è Washington a comandare, ma nel resto del mondo: Cina, India, Brasile, Russia e, l’Asia e il cosiddetto Grande sud sono attori che se fino a qualche anno fa non avevano voce in capitolo negli equilibri mondiali, si stanno trasformando oggi in player con un ruolo sempre maggiore. La narrazione occidentale non funziona più: la questione morale, dei valori, da sempre strumentalizzata dall’Occidente, non può essere più utilizzata per una strategia di politica estera spregiudicata nei confronti di Paesi con una storia, anche di colonizzazione, che si sta evolvendo verso nuovi equilibri. Come ha scritto Mishra su Der Spiegel, una nuova generazione di politici e commentatori occidentali, un po’ annebbiata dalle fantasie della Fine della Storia nel 1989 e rimasta intellettualmente indietro, non ha ancora capito che nel resto del mondo è già in vigore un nuovo equilibrio rispetto al potere geopolitico ed economico dell’Occidente.
Un operaio di 57 anni è morto nel pomeriggio di venerdì 27 ottobre 2023 a Corciano (Perugia), in località Mantignana, in seguito a un incidente sul lavoro. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo era intento a eseguire lavori di tinteggiatura sul tetto di un’azienda, quando, per cause ancora da chiarire, è precipitato al suolo da un’altezza di circa 10 metri. Il 57enne, nonostante sia stato immediatamente soccorso dai sanitari del 118, è deceduto poco dopo a causa delle lesioni riportate. Sul posto è intervenuto il personale della polizia di Stato di Perugia. Presenti anche il pubblico ministero e il personale dell’ufficio prevenzione e sicurezza sugli ambienti di lavoro. Sono ancora in corso approfondimenti finalizzati a ricostruire le cause e la dinamica dell’accaduto.
La deputata della LegaLaura Ravetto ha condiviso sui social un appello rivolto ai propri fan. L’obiettivo è quello di raccogliere fondi per finanziare il suo partito. Non si tratta, però, di una semplice raccolta. La parlamentare ed ex Sottosegretaria di Stato per i rapporti con il Parlamento, infatti, ha messo in palio tre ricompense. Il premio più ambito è una giornata con lei. Un appello che, però, non tutti hanno apprezzato. Qualche utente ha infatti commentato criticandola.
Laura Ravetto: «Va bene ogni importo»
Nel video, pubblicato su X, Laura Ravetto ha parlato ai fan: «Buongiorno a tutti, oggi è il mio giorno, il giorno dedicato a me per sostenere la Lega. Se vorrete farlo vi allego l’indirizzo, qualunque erogazione liberale è detraibile al 26 per cento, va bene qualunque importo, in ogni caso grazie, grazie che mi seguite e se ritenete che io sia una delle vostre deputate preferite, se siete interessati a questi premi simbolici che faccio». Poi è passata alle ricompense: ««Chi contribuirà di più verrà con me in una redazione televisiva, il secondo farà un giro con me in Parlamento, il terzo potrà mettere sui miei social un messaggio a sua discrezione». E infine: «Se siete interessati a questo, se volete sostenerci, se credete nelle nostre battaglie, contribuite e fate una donazione».
La Mediaset ha ricevuto un richiamo formale da parte di Agcom, pubblicato sul sito dell’autorità, affinché, nei suoi programmi di intrattenimento, garantisca «il più rigoroso rispetto dei principi previsti a tutela degli utenti» e soprattutto una «corretta rappresentazione dell’immagine della donna». Le trasmissioni coinvolte sono quelle di C’è posta per te e Forum.
C’è posta per te e la «rappresentazione misogina»
La puntata incriminata del programma condotto da Maria De Filippi su Canale 5 è quella dello scorso 7 gennaio. Al centro, la storia di una relazione sentimentale in cui è emersa la mortificazione e la denigrazione dell’uomo sulla donna. Secondo la segnalazione all’Autorità da parte dell’associazione Differenza Donna Aps, «la dinamica che si è dispiegata in una rappresentazione misogina delle relazioni, in assenza di qualsivoglia intervento correttivo da parte della conduttrice, è molto grave in quanto ha riprodotto e legittimato in un vasto pubblico, quale è quello di un programma di prima serata del sabato, trattamenti inaccettabili che configurano, se abitualmente riprodotti nelle relazioni, reati molto gravi che offendono beni giuridici di rango costituzionale». Per Agcom, c’è stata dunque una «mancanza di adeguate cautele nella scelta della storia che ha costituito oggetto del programma» nonché una «assenza di stigmatizzazione da parte della conduttrice dei comportamenti violenti nei confronti della protagonista», andando a «minimizzare la scorrettezza dei comportamenti del marito».
Forum e la «colpevolizzazione della vittima»
Anche Forum è coinvolto nel richiamo dell’Autorità, più precisamente con la puntata del 3 febbraio scorso. Protagonista il tema della gestione della rabbia e la storia di una coppia separata, in conflitto per l’affidamento del figlio minore. L’Autorità si è soffermata in particolare sulle parole della giudice della trasmissione Melita Cavallo quando, con riferimento al fatto in cui l’uomo si reca a scuola e colpisce con violenza la porta dell’aula in cui si era rifugiata la donna con il figlio, ha affermato: «Io la ritengo quasi comprensibile», giustificando la condotta violenta. Secondo l’Agcom, le parole della giudice «veicolano un messaggio distorto volto a giustificare i comportamenti violenti del protagonista maschile della storia nei confronti della protagonista femminile, facendo apparire normali i modelli di relazione interpersonale improntati all’aggressività e alla scorrettezza comportamentale» violando «i limiti della correttezza in quanto attribuiscono una responsabilità alla protagonista femminile della storia per il comportamento violento del protagonista maschile e la colpevolizzano per l’aggressione subita».
Parlando con Ria NovostiMusa Abu Marzouk, capo della delegazione di Hamas che ha partecipato a dei colloqui a Mosca, ha affermato che il gruppo palestinese è «attento» alla richiesta del Cremlino di rilasciare gli ostaggi con cittadinanza russa che tiene prigionieri nella Striscia di Gaza.
Un altro delegato ha smentito le parole di Abu Marzouk
«La maggior parte degli israeliani possiede un’altra cittadinanza. Sono molti i Paesi che si sono rivolti a noi con richieste riguardanti i loro cittadini detenuti nella Striscia di Gaza, compresi gli amici russi», ha detto Abu Marzouk. «Tratteremo la richiesta di Mosca in modo diverso rispetto alle altre, vista la natura delle relazioni con la Russia». Come evidenzia Ria Novosti, un altro rappresentante di Hamas ha dichiarato che l’organizzazione terroristica palestinese considera gli ostaggi detenuti principalmente come israeliani. «Non abbiamo catturato russi, francesi, americani o persone di altre nazionalità. Tutti quelli che abbiamo preso sono israeliani, anche se c’è chi fa appello alle loro cittadinanze primarie nella speranza che questo li salvi».
Hamas non rilascerà gli ostaggi senza un cessate il fuoco
Il numero aggiornato degli ostaggi trattenuti a Gaza dal blitz di Hamas del 7 ottobre è salito a 229. Lo ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, che in precedenza aveva fornito una cifra complessiva di 224. Parlando con il quotidiano russo Kommersant, il delegato di Hamas Abu Hamid ha detto che il gruppo palestinese non potrà rilasciare gli ostaggi finché non verrà concordato un cessate il fuoco. La delegazione di Hamas ha incontrato nella capitale russa Mikhail Bogdanov, viceministro degli Esteri e inviato speciale presidenziale della Russia per il Medio Oriente e l’Africa.
Una tavola con 229 posti vuoti per ricordare gli ostaggi israeliani catturati da Hamas il 7 ottobre scorso. Questo è quanto è stato organizzato al Jewish Community Center di Finchley Road dalla comunità ebraica di Londra, in occasione della festività dello Shabbat, il sabato ebraico. L’obiettivo è quello di lanciare un messaggio per chiedere la liberazione degli israeliani. La tavola è stata allestita con piatti, bicchieri, posate e il tipico pane challah, servito per l’occasione. Nella capitale britannica si sono svolte decine di manifestazioni di solidarietà verso i prigionieri.
Al Foreign Office, intanto, molto bambini hanno lasciato dei peluche all’ingresso del ministero degli Esteri britannico. Anche loro hanno chiesto il cessate il fuoco con una manifestazione toccante, rivolgendo un pensiero ai coetanei palestinesi che vivono da settimane sotto le bombe a Gaza. Sabato 28 ottobre, intanto, è attesa nel centro della capitale una nuova grande manifestazione di solidarietà agli abitanti della Striscia dopo quella della scorsa settimana a cui avevano preso parte 100 mila persone.
In Toscana a causa del maltempo si sono registrati diversi alberi caduti, alcuni fiumi in piena e disagi che hanno costretto i vigili del fuoco a portare a termine numerosi interventi.
Persiste l’allerta gialla per rischio idrogeologico nel Nord della Toscana
La statale 12 dell’Abetone e del Brennero, tra i km 46.6 e 50.9, a Bagni di Lucca, è stata provvisoriamente chiusa nella mattinata di venerdì 27 ottobre, in entrambe le direzioni, a causa proprio della caduta di una pianta sulla carreggiata. In Lunigiana la notte precedente numerosi fiumi e torrenti hanno superato le soglie dei massimi storici degli ultimi 10 anni superando la seconda soglia di riferimento, come il torrenteBagnone e il fiumeTaverone (i valori sono poi rientrati, fortunatamente). Nel comune di Comano sono caduti 150 mm di pioggia e 110 mm in quello di Licciana Nardi. Diversi gli alberi caduti e, ad Aulla, la frazione di Canova ha registrato la mancanza del servizio elettrico mentre, in località Calamazza, una pianta ha tranciato un cavo della pubblica illuminazione. A Livorno rallentamenti del traffico portuale a causa del forte vento di Sud-Ovest con raffiche, come segnalato dall’Avvisatore marittimo del porto, che hanno toccano i 35-40 nodi. Sospesa anche la partenza del collegamento con l’isola di Capraia.
L’allerta gialla per rischio idrogeologico sul nord della Toscana, vento su costa, zone interne e rilievi sarà in corso fino alla mezzanotte di venerdì 27 ottobre. Rischio mareggiate su costa Centro-Settentrionale e Arcipelago.
La forte mareggiata di venerdì 27 ottobre 2023 ha distrutto un noto stabilimento balneare di Trieste, Sticco, che si trova a un centinaio di metri dal castello di Miramare. Le onde hanno divelto alcune strutture che assicuravano la struttura sugli scogli e lungo la strada e sfasciato arredi e altre componenti dell’impianto. «Tutto è andato distrutto, uno scenario mai visto prima», ha raccontato FrancescoMinucci, uno dei soci. Lungo il tratto dello stabilimento le onde si sono abbattute senza sosta tutta la mattina. La mareggiata ha anche trascinato in acqua sdraio, sedie e altri oggetti che erano custoditi nello stabilimento.
Sul decreto Caivano, durante le dichiarazioni di voto in Senato e l’appello nominale per convertire in legge il testo, maggioranza e opposizioni si sono scontrate ancora. Stavolta è stato l’intervento di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e vicepresidente di Palazzo Madama, a generare le proteste. L’ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, infatti, ha attaccato i senatori di minoranza durante il suo intervento: «Siete talmente impegnati ad abbaiare che non avete il tempo di leggere il decreto». Richiamato all’ordine dal presidente della seduta, il senatore leghista Gian Marco Centinaio, ha rincarato la dose: «Vorreste risolvere la questione dando a quei ragazzi la droga».
Durante il mio intervento in Aula sul Dl Caivano ho ribadito la necessità di risanare le periferie e la nostra ferma posizione contro la criminalità per dare più sicurezza ai cittadini. Forza Italia è orgogliosa di questo provvedimento! #27ottobrepic.twitter.com/ILlHDfRp94
Gasparri contro tutti: «L’ostruzionismo un giochetto pretestuoso»
Gasparri ha proseguito definendo l’ostruzionismo delle opposizioni «un giochetto pretestuoso». E ha continuato con un attacco al Partito democratico e agli amministratori locali, sottolineando che «Vincenzo De Luca è il presidente della Regione Campania» e condannando «l’inerzia del Pd e di De Luca che nulla hanno fatto per Caivano». E ancora: «Grazie don Patriciello, grazie don Coluccia. Invece, don Vincenzo sta a Salerno, intento a designare parenti in giunte e parlamenti». Critiche anche per Roberto Saviano: «Se questo decreto non piace a Saviano ce ne faremo una ragione. Ha detto che va via dall’Italia? Pazienza, resteremo comunque in un numero sufficiente per mandare avanti questo Paese».
La grillina Maiorino: «Ci definisce cani perché sa di passarla liscia»
A rispondere è stata la senatrice del Movimento 5 stelle, Alessandra Maiorino: «Dice di essere esperto d’Aula, ma è esperto di insulti, sapendo di poterla passare liscia. Ci definisce cani, dicendo che abbaiamo. Lo fa perché sa di essere protetto dall’immunità parlamentare. E allora noi diciamo al presidente Gasparri, rinunci all’immunità e vediamo se sarà ancora esperto di insulti».
Dopo le recenti polemiche del ministro Matteo Salvini su Quota 104, secondo quanto appreso dall’Ansa, l’intesa sulla formula per l’uscita anticipata per la pensione sarebbe stata raggiunta su Quota 103, ma con una finestra che si differenzia tra privato e pubblico.
Dalle prime informazioni, resterebbero invariati i requisiti di 62 anni di età e 41 di contributi ma, una volta raggiunti, i dipendenti privati dovrebbero aspettare 6 mesi per l’assegno mentre i pubblici 9 mesi.
Quota 103 dovrebbe rimanere in vigore anche nel 2024, ma con delle limitazioni: per coloro che matureranno i requisiti, la pensione anticipata sarà determinata con il calcolo contributivo e «per un valore lordo mensile massimo non superiore a quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente, per le mensilità di anticipo del pensionamento». Si tratterebbe quindi di un massimo di circa 2.250 euro secondo quanto riportato nell’ultima stesura della manovra che è ancora in fase di elaborazione.
Tutto pronto per la 58esima edizione della Coppa del Mondo di sci alpino. Nel weekend del 28 e del 29 ottobre sul Rettenbach di Sölden avrà inizio la nuova stagione femminile e maschile. Si chiuderà a marzo 2024 con le finali di Saalbach, sempre sulle vette dell’Austria, sede dei Mondiali 2025. Nel mezzo ben 90 appuntamenti, equamente suddivisi per le donne e gli uomini, che vedranno i migliori talenti del mondo sfidarsi tra slalom speciale, gigante, discesa libera e Super G. Tante le gare in Italia con Cervinia, Madonna di Campiglio e Cortina d’Ampezzo, solo per citarne alcune. Favoriti alla vigilia sono ancora una volta Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin, detentori del titolo e fuoriclasse del circuito. L’Italia punta nel maschile sulla riscossa di Alex Vinatzer e Dominik Paris, mentre fra le donne occhi puntati su Sofia Goggia, Marta Bassino e Federica Brignone. Grande assente il norvegese Lucas Braathen, che a 23 anni ha annunciato il ritiro.
Sci alpino, tutte le tappe italiane del calendario
Dopo l’esordio in Austria, il calendario maschile farà subito tappa in Italia. L’11 novembre si volerà infatti a Cervinia-Zermatt per la discesa libera. Belpaese di nuovo protagonista il 15 e 16 dicembre con il Super G e un nuovo appuntamento con la discesa prima di lasciare spazio, nei due giorni seguenti, al gigante e il 22 dicembre allo slalom speciale. Le gare si terranno rispettivamente in Val Gardena, Alta Badia e Madonna di Campiglio. Lo sci alpino resterà in Italia per tutto il 2023 chiudendo l’anno solare il 28 e 29 dicembre a Bormio prima di andare in Svizzera per le piste di Wengen e Adelboden di gennaio, che precederanno il più atteso appuntamento a Kitzbühel, in Austria. Le finali sono previste per il 22 e 24 marzo a Saalbach.
Per quanto riguarda il calendario femminile di sci alpino, Cervinia-Zermatt saranno protagoniste il 18 e il 19 novembre per la discesa, dove è attesa la prestazione di Sofia Goggia, prima di volare a Kellington, negli Usa di Shiffrin. Le regine dello sci torneranno in Italia soltanto il 26 gennaio per un nuovo appuntamento di discesa e Super G a Cortina d’Ampezzo, seguito dal gigante di Plan de Corones quattro giorni dopo. Spazio anche alle gare in Val di Fassa del 24 e 25 febbraio, prima di volare in Norvegia e Svezia, attendendo infine le ultime manche a Saalbach, in Austria. La stagione 2023-24 si concluderà il 22 e 23 marzo, dove avverrà anche la consegna della Coppa del Mondo.
Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin, parte la caccia ai due fenomeni
Tra le donne Mikaela Shiffrin si appresta a scrivere nuove pagine di storia dello sci alpino. Favorita già nel gigante di Sölden, la 28enne americana è già la più vincente – e a detta di tutti la più forte – di sempre. In carriera ha raggiunto 88 vittorie, record assoluto, cui si aggiungono altri 25 secondi posti e altrettante medaglie di bronzo. Un totale di 138 podi, che la vedono a 17 lunghezze dal primato generale di Ingemar Stenmark fermo a 155. Regina della competizione, ha in bacheca già cinque Coppe generali (vinta nel 2023 con oltre 2200 punti), sette in slalom speciale, due in gigante e una in Super G accanto a sette medaglie d’oro ai Mondiali e due alle Olimpiadi. Proveranno a rubarle lo scettro la svizzera Lara Gut-Behrami e la slovacca Petra Vlhova, che a Pechino 2022 le ha già strappato l’oro nello slalom.
Detentore della Coppa del Mondo generale, lo svizzero Marco Odermatt ha vissuto una stagione unica, cui ha aggiunto anche l’oro nel gigante ai Giochi di Pechino 2022. Il 26enne elvetico, campione del mondo anche nel 2021 con oltre 400 punti di vantaggio sul secondo, è il dominatore assoluto del circuito. Nel 2022-23 ha inanellato 13 successi tra gigante e supergigante per un totale di 22 podi complessivi. Un percorso netto che gli ha permesso di segnare il nuovo record di punti in una singola stagione superando quota 2 mila per la prima volta nella storia. Il tutto senza dimenticare l’oro nel gigante e – a sorpresa – in discesa libera ai Mondiali di Courchevel-Meribel 2023. Fra gli avversari occhi puntati sui norvegesi Alexander Kilde e Henrik Kristoffersen, oltre al veterano francese Alexis Pinturault, che a marzo 2024 compirà 33 anni.
Il sogno italiano da Sofia Goggia ad Alex Vinatzer
E l’Italia? Nel maschile, a 25 anni di distanza dall’ultima gara di Alberto Tomba, si fatica a trovare un erede capace di dare filo da torcere ai fuoriclasse. Nel 2023-24 si punterà ancora una volta su Dominik Paris, che nell’ultima stagione è salito una sola volta sul podio, e soprattutto Alex Vinatzer, bronzo al Mondiale nello slalom speciale. Probabile exploit anche per Filippo Della Vite, reduce da due Top 10 in gigante nel 2022. Fra le donne invece ci saranno Marta Bassino, Federica Brignone, Elena Curtoni e Sofia Goggia. La prima vorrà dare continuità alle buone prestazioni degli ultimi 12 mesi, mentre la seconda – alla soglia dei 34 anni – spera di ritornare sul tetto del mondo dopo l’incredibile successo del 2020, che la rende l’unica italiana ad aver vinto la Coppa del Mondo generale. Riflettori puntati però su Goggia, quattro volte campionessa in discesa libera, che vorrebbe confermare i progressi anche in gigante.
Dopo il polverone sollevato da Antonio Guterres, Alto commissariato Onu per i diritti umani ha accusato Israele di commettere crimini di guerra nella Striscia di Gaza, avendo messo in atto una «punizione collettiva» della popolazione palestinese dopo il massacro compiuto il 7 ottobre da Hamas. Che, evidenzia l’agenzia Onu, continua a commettere crimini di guerra tenendo in ostaggio numerosi civili.
«Assedio di Gaza catastrofe umanitaria per 2,2 milioni di persone»
«La punizione collettiva da parte di Israele dell’intera popolazione di Gaza è un crimine di guerra, che deve fermarsi immediatamente», ha detto Ravina Shamdasani, portavoce dell’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di questioni umanitarie , nel corso di una conferenza stampa a Ginevra, sottolineando come «l’assedio completo» di Gaza sia «una catastrofe umanitaria per i 2,2 milioni di persone che vivono nella Striscia». L’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i palestinesi, ha finora confermato la morte di 57 membri del suo staff a Gaza. Shamdasani ha precisato che anche i gruppi armati palestinesi continuano a rendersi colpevole di crimini di guerra, sferrando «attacchi indiscriminati» contro Israele e tenendo in ostaggio quasi 230 civili.
Le parole di Guterres che avevano indignato Israele
Le parole di Shamdasani seguono quelle di Guterres, fortemente contestate da Israele, pronunciate in apertura della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sulla crisi in Medio Oriente. In quell’occasione il segretario generale delle Nazioni Unite ha detto che l’attacco del 7 ottobre era arrivato a seguito di «56 anni di soffocante occupazione», aggiungendo che «le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas» e che, al tempo stesso, «quegli attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese». A seguito di queste dichiarazioni, l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Uniti, Gilad Erdan, aveva chiesto le dimissioni di Guterres. Il segretario generale dell’Onu si era poi detto «scioccato dal travisamento» delle sue parole, tornando poi a lanciare un appello per un immediato cessate il fuoco umanitario.
Tel Aviv attacca Amnesty: «Organizzazione antisemita»
Anche l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha accusato tutte le parti in conflitto di crimini di guerra, chiedendo un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. «Nelle ultime due settimane e mezzo abbiamo assistito al dilagare dell’orrore su una scala inimmaginabile in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Più di due milioni di persone nella Striscia di Gaza stanno lottando per sopravvivere a una catastrofica crisi umanitaria e il numero di vittime civili non ha precedenti. È necessaria un’azione urgente per proteggere i civili e prevenire ulteriori sofferenze umane», si legge in una nota. Le richieste dell’organizzazione non governativa includono anche la consegna senza ostacoli di aiuti umanitari a Gaza, il rilascio degli ostaggi presi dai militanti di Hamas e dei dei palestinesi «ingiustamente detenuti» da Tel Aviv. Inoltre, Amnesty chiede «la fine del sistema israeliano di apartheid». Alla richiesta di un commento, il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Hayat ha definito l’organizzazione «antisemita», accusandola di essere parziale nei confronti dello Stato ebraico.
Amnesty International is issuing an urgent call for an immediate ceasefire by all parties to end unprecedented civilian suffering.
Stasera 27 ottobre 2023 andrà in onda alle ore 21.20 su Italia 1 il film Bastille Day – Il colpo del secolo. Il regista è James Watkins mentre la sceneggiatura è stata scritta da Andrew Baldwin. Nel cast ci sono Idris Elba, Richard Madden, Kelly Reilly e Charlotte Le Bon.
Bastille Day – Il colpo del secolo, trama e cast del film stasera 27 ottobre 2023 su Italia 1
La trama racconta la storia di Sean Briar (Idris Elba) un agente della CIA che sta portando a termine una missione a Parigi. L’agente sta lavorando prima del 14 luglio, festa nazionale in Francia conosciuta come Bastille Day. L’atmosfera è delicata e Sean si ritrova a dover affrontare una situazione alquanto particolare. Infatti, un giovane ladruncolo di strada chiamato Michael Mason (Richard Madden), ruba senza saperlo una borsa con all’interno un ordigno esplosivo. Prima che sia troppo tardi per lui, il ladro getta la bomba ma l’esplosione uccide 4 persone.
Questo gesto fa scatenare il caos in città anche perché una gang pericolosa rivendica l’attentato. Sean si ritroverà quindi a fare i conti con la popolazione parigina in preda al panico e con criminali che escono allo scoperto per poter commettere crimini e nefandezze. Inaspettatamente, Sean si ritroverà a collaborare con Michael ed entrambi effettueranno indagini sull’ondata di crimini che sta agitando la città. I due riusciranno a comprendere che dietro i disordini si cela una sorta di cospirazione e la posta in gioca è molto alta.
Bastille Day – Il colpo del secolo, 5 curiosità sul film stasera 27 ottobre 2023 su Italia 1
Bastille Day – Il colpo del secolo, un allenamento particolare per un attore
L’attore Richard Madden per riuscire nel migliore dei modi a interpretare la sua parte si è dovuto sottoporre a un allenamento particolare. Infatti, ha dovuto apprendere delle tecniche per imparare a rubare e borseggiare le persone, così che i suoi movimenti in scena apparissero realistici.
Bastille Day – Il colpo del secolo, un cambio di nome dovuto a un evento tragico
Il nome del film è Bastille Day, come quello della Festa Nazionale francese, ma in seguito all’attacco terroristico a Nizza il 14 luglio 2016, giorno della celebrazione transalpina, venne cambiato nel Regno Unito una volta distribuito in DVD: l’opera venne rinominata con il nome The Take nel mercato anglosassone.
Bastille Day – Il colpo del secolo, l’ispirazione per Idris Elba
Per dare informazioni su come interpretare il suo personaggio, il regista James Watkins disse al protagonista Idris Elba di ispirarsi alle figure degli anti-eroi di film come Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e Il braccio violento della legge.
Bastille Day – Il colpo del secolo, un’attrice sostituita prima delle riprese
Inizialmente, il ruolo di Zoe Naville era stato affidato all’attrice francese Adele Exarchoupolos. Tuttavia, quest’ultima fu costretta a rifiutare per prendere parte al film di Sean Penn intitolato Il tuo ultimo sguardo. Per questa ragione, la produzione decise di dare il ruolo a Charlotte Le Bon.
Bastille Day – Il colpo del secolo, i buoni incassi del film
La pellicola ha ottenuto dei buoni incassi al botteghino. Secondo il sito Box Office Mojo, l’action movie ha ottenuto in totale circa 15 milioni di dollari.
Dopo Fagioli e Tonali, anche Nicolò Zaniolo, calciatore dell’Aston Villa e della Nazionale, è comparso in procura per essere interrogato dal pm Manuela Pedrotta, titolare del fascicolo d’inchiesta sul caso scommesse che hai coinvolto i giocatori.
Aston Villa’s Nicoló Zaniolo, now at the Federal Prosecutor's Office in Turin to explain his position about the gambling scandal in Italy.
Zaniolo, che ha sempre negato di aver mai scommesso sul calcio, è assistito dagli avvocati Antonio Conte e Gianluca Tognozzi. I tre calciatori sono indagati per esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa.