Vittoria dell’Inter che batte il Salisburgo 2-1 nella terza giornata del gruppo D della Champions League. Apre le marcature Alexis Sanchez, a segno dopo 19 minuti. Il Salisburgo trova il pari al 12esimo del secondo tempo con Gloukh ma i nerazzurri tornano immediatamente in vantaggio grazie a un rigore guadagnato da Frattesi e trasformato da Calhanoglu. Nel finale la Var annulla il 3-1 a Lautaro per fuorigioco. L’Inter si porta a 7 punti in classifica.
«È sicuramente una vittoria importante, ma ci manca ancora qualcosa per la qualificazione e ci aspettiamo due trasferte insidiose dove dovremo fare del nostro meglio» ha detto l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi dopo la partita. «È stato bravissimo Sanchez questa sera, come tutti i suoi compagni. Sono contento che ha segnato perché se lo merita per come sta lavorando. Sapevamo che il Salisburgo ha tanti giocatori di qualità ed è una squadra ricca di talenti e che corre molto. Lautaro sta crescendo tanto e dà sempre tutto in campo, mi spiace per il suo gol annullato, anche perché avremmo sofferto meno negli ultimi minuti».
La notizia è stata confermata da Mediaset con un breve comunicato: «Andrea Giambruno, dispiaciuto per l’imbarazzo ed il disagio creato con il suo comportamento, ha concordato con l’azienda di lasciare la conduzione in video del programma Il diario del giorno, di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale».
Le segnalazioni all’Ordine dei giornalisti
Giambruno dovrà, comunque, rispondere sulle frasi riportate da Striscia all’Ordine dei giornalisti. Sono state inviate, infatti, due segnalazioni sul caso: una del Consiglio della Lombardia al proprio Consiglio di disciplina territoriale, l’altra da parte della Commissione pari opportunità (Cpo) della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) che ha inviato un esposto al presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Riccardo Sorrentino.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel suo intervento al Palazzo di Vetro, ha dichiarato che è «importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione». Guterres ha affermato inoltre che «le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E quegli attacchi spaventosi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese».
"The grievances of the Palestinian people cannot justify the appalling attacks by Hamas, and those appalling attacks cannot justify the collective punishment of the Palestinian people," says UN Secretary General Antonio Guterres.https://t.co/YoCyGgcXqw
A chiedere le dimissioni di Guterres è l’ambasciatore di Israele all’Onu, Gilad Erdan: «Il segretario generale dell’Onu, che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani, non è adatto a guidare l’Onu. Lo invito a dimettersi immediatamente». E ancora: «Non vi è alcuna giustificazione né senso nel parlare con coloro che mostrano compassione per le più terribili atrocità commesse contro i cittadini di Israele e il popolo ebraico. Semplicemente non ci sono parole» ha concluso.
The @UN Secretary-General, who shows understanding for the campaign of mass murder of children, women, and the elderly, is not fit to lead the UN.
I call on him to resign immediately.
There is no justification or point in talking to those who show compassion for the most…
— Ambassador Gilad Erdan ???? ???? (@giladerdan1) October 24, 2023
Il ministro Cohen: «Non incontrerò Guterres»
«Non incontrerò il segretario generale dell’Onu. Dopo il 7 ottobre non c’è spazio per un approccio equilibrato. Hamas deve essere cancellato dal mondo», ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, che si trova a New York per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
Le famiglie degli ostaggi: «Guterres giustifica Hamas»
Le dichiarazioni di Guterres «sono scandalose», ha reso noto in un comunicato il Forum delle famiglie dei dispersi e dei rapiti nell’attacco di Hamas, aggiungendo: «Ignora vergognosamente il fatto che sabato 7 ottobre è stato perpetrato un genocidio contro il popolo ebraico e ha trovato un modo modo indiretto per giustificare gli orrori che sono stati commessi contro gli ebrei».
Casa Bianca: «L’unico da condannare è Hamas»
Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, ha così commentato le dichiarazioni del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: il presidente Joe Biden ha parlato «molto chiaramente e con forza su chi è da condannare» per quanto è avvenuto il 7 ottobre, «è Hamas».
Vladimir Nekrasov, 66 anni, presidente di Lukoil, il secondo gruppo petrolifero russo, è morto improvvisamente per un infarto. A confermare la notizia, il gruppo russo con una nota: «È con profondo rammarico che annunciamo la morte improvvisa del presidente del consiglio di amministrazione di Pjsc Lukoil, Vladimir Ivanovich Nekrasov. Secondo la conclusione preliminare dei medici, la morte è avvenuta a causa di un’insufficienza cardiaca acuta».
Vladimir Nekrasov, chair of the board of directors in Russian Lukoil*, has died unexpectedly, Russian media report.
According to preliminary statements, he died of acute heart failure.
This is the third sudden death among Lukoil's top managers in the past 18 months.
Un altro manager, Ravil Maganov, vice presidente di Lukoil, perse la vita nel settembre del 2022 cadendo da una finestra di un ospedale di Mosca. Alexander Subbotin, un altro ex top manager, era stato trovato morto nella casa di uno sciamano nel maggio 2022 a Mytishchi, a nord-est di Mosca, per un arresto cardiaco. Lukoil, contattato dall’agenzia Reuters, non ha voluto commentare la notizia del decesso. Come riportato da Il Corriere della Sera, il gruppo petrolifero aveva preso pubblicamente posizione sulle operazioni militari portate avanti da Mosca in Ucraina. In una dichiarazione del 3 marzo 2022, il consiglio di amministrazione della società aveva infatti espresso la propria preoccupazione per i «tragici eventi» in Ucraina e chiesto la «fine quanto prima del conflitto armato» e l’apertura di negoziati di pace.
Rus petrol ?irketi Lukoil'in Yönetim Kurulu Ba?kan? Vladimir Nekrasov'un hayat?n? kaybetti?i bildirildi. Nekrasov, Eylül 2022'de tedavi gördü?ü hastanenin penceresinden dü?erek ölen Ravil Maganov'un yerine getirilmi?ti https://t.co/Cb0CkZN5EM
Omicidio-suicidio a Latiano, in provincia di Brindisi, dove un giovane di 32 anni, Mirco De Milito, al culmine di una lite familiare, si sarebbe scagliato sui genitori colpendoli ripetutamente con un’ascia. La madre è morta, mentre il padre è rimasto ferito.
Indagano i carabinieri
Secondo le prime informazioni, il 32enne, dopo aver ucciso la madre, si è suicidato lanciandosi da una finestra. A confermarlo i carabinieri, che hanno avviato un’indagine per ricostruire l’accaduto.
Una bomba d’acqua e forti raffiche di vento si sono abbattute su Roma nella giornata di martedì 24 ottobre. Tra i quartieri più colpiti quelli nel Nord della capitale. Allagamenti e disagi si registrano in diverse zone da Labaro a Prima Porta fino Saxa Rubra e Grottarossa. Difficoltà anche sul Grande raccordo anulare dove le auto, a causa della scarsa visibilità, hanno dovuto transitare con le quattro frecce.
Ancora disagi nel Genovese dove nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 ottobre un’ondata di maltempo ha colpito la provincia di Genova. Almeno 30 gli interventi di soccorso effettuati dai vigili del fuoco. A Camogli, da una casa allagata sono state evacuate quattro persone, mentre la strada via Romana è stata interdetta per il crollo di un muro di contenimento.
A #Roma sta venendo giù di tutto. La classica bomba d'acqua, città in ginocchio soprattutto in zona Nord in questi minuti. Macchine ferme dentro i "laghi". Traffico impazzito. Nella foto, via Trionfale dietro la Camilluccia. pic.twitter.com/yHGFG5gfxF
Il caso scommesse nel calcio potrebbe essere a un passo da una nuova svolta. Sport Mediaset, citando fonti vicine all’indagine, ha riferito che la polizia avrebbe acquisito un file audio dalla fonte di Fabrizio Corona, Maurizio Petra. Quest’ultimo lo aveva già annunciato durante un’intervista rilasciata a La Verità. L’acquisizione sarebbe stata eseguita a La Spezia. Il materiale è stato custodito fino a pochi giorni fa dall’avvocato di Petra, Matteo Basso.
Il legale non avrebbe ascoltato il contenuto del file audio, che tutt’ora non è stato rivelato. All’interno potrebbero esserci altri nomi di calciatori che riguarderebbero il caso scommesse. Dopo l’annuncio di Corona di una cinquantina di atleti coinvolti, la lista ufficiale è rimasta di tre elementi: Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo. Non è chiaro se Petra abbia consegnato il file volontariamente o meno.
Intanto Fabrizio Corona è stato premiato con un nuovo Tapiro d’oro. L’ex fotografo dei vip, ai microfoni di Striscia la notizia, è tornato ad attaccare il sistema: «Io le prove le ho e le farò vedere entro il 15 novembre su una piattaforma online libera: il 30 per cento dei calciatori è coinvolto». E ancora: «Casalemi ha querelato. Intanto bisogna vederla sta querela, ma posso dirvi che prima di querelarmi mi ha chiamato il suo procuratore per chiedermi se avessi le prove di quello che ho detto. Lo avrebbe fatto se fosse stato certo che era tutto falso? Poi ho ricevuto altre telefonate da persone disposte a darmi tutti i soldi che volessi per non farle uscire».
Uno scontro normativo a bassa tensione tra ministero dell’Interno e dipartimento della Funzione pubblica di Palazzo Chigi, ma al tempo stesso un ulteriore potenziale fronte di frizione sottotraccia tra Fratelli d’Italia e Lega sul tema sicurezza. Caivano è un banco di prova per i pruriti e le ambizioni “legge e ordine” della premier Giorgia Meloni che vuole dimostrare di non essere seconda a nessuno, nemmeno a Matteo Salvini, sul terreno delle politiche securitarie, soprattutto dopo le scaramucce tra partner di maggioranza a proposito del nodo migranti. Meloni punta molte fiche sul delicatissimo caso del popoloso e difficile comune che insiste nella Città metropolitana di Napoli: a corredo dei blitz di polizia, infatti, veleggia in Parlamento un decreto legge che prevede un ampio ventaglio di misure per migliorare la condizione sociale dei residenti e per rafforzare la presenza territoriale dello Stato, sia sul versante del controllo, della deterrenza e della repressione dei reati sia su quello delle infrastrutture, della scuola e della socialità.
Ora Funzione pubblica e Formez dovranno fare i conti con la grana Caivano
Uno degli emendamenti dei relatori (quindi in accordo con il governo) al decreto Caivano, in discussione nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, ha però mandato in fibrillazione, secondo quanto risulta a Lettera43, i rapporti tra gli uffici legislativi del Viminale e quelli di Palazzo Vidoni che ospita il ministro Paolo Zangrillo e il dipartimento per la Pa. La modifica normativa crea infatti un articolo 1-bis che prevede «disposizioni per il rafforzamento della capacità amministrativa» della cittadina campana, il cui consiglio nel frattempo è stato sciolto dal Cdm per infiltrazioni mafiose lo scorso 16 ottobre, con l’affidamento della gestione a una Commissione straordinaria per 18 mesi. In pratica, si tratta di interventi per migliorare le performance tecniche e operative del municipio, attività che verrebbero ora demandate, nonostante la presenza dei tre commissari prefettizi, al dipartimento della Funzione pubblica. A Vidoni si prevede così la nascita a costo zero di un nuovo ufficio, con un dirigente di prima fascia, due di seconda fascia e 10 funzionari individuati tra il personale in servizio presso la Presidenza del Consiglio. Nella visione del governo, la nuova struttura dovrà correre in sostegno agli enti locali più “difficili” e, almeno per Caivano, potrà avvalersi del Formez, l’associazione di diritto privato in house di Palazzo Chigi attiva sui concorsi e sul reclutamento del personale pubblico, ma anche su formazione, qualificazione e ammodernamento delle Pa. In pratica ci sono 10 unità di personale del Dfp, guidate dal dirigente Alfonso Migliore, e 10 del Formez, coordinate dal dirigente Francesco Rana, che hanno iniziato a fare i conti con la gatta da pelare Caivano e dovranno occuparsene per i prossimi 24 mesi. Peraltro, risultano già i primi sopralluoghi nelle stanze del Comune campano, in cui pare che l’accoglienza da parte della dirigenza locale, ormai esautorata dal commissariamento, non sia stata esattamente calorosa. Alla faccia dell’ottimismo (della volontà) espresso da Zangrillo: «Abbiamo bisogno di fare sistema anche con la comunità di Caivano, a partire dai dipendenti del Comune».
I malumori al Viminale per le prerogative conferite a Zangrillo e la sovraesposizione di Mantovano
Ancor meno caloroso è però, secondo quanto trapela, l’atteggiamento del ministero dell’Interno di fronte a una norma che conferisce agli uffici del Dfp prerogative per le quali le strutture del collega Matteo Piantedosi contano addirittura su un dipartimento ad hoc e cioè gli Affari interni e territoriali. Non a caso, risulta che l’emendamento al decreto abbia avuto una genesi abbastanza tribolata nel ping-pong tra le scrivanie di Vidoni e quelle del Viminale. Il ministro “tecnico” in quota Lega ci tiene a fare bella figura con Palazzo Chigi e con Meloni, verso la quale è in lento e strategico avvicinamento “politico” dopo aver subito un lungo e logorante stillicidio di frecciate da parte dei salviniani sul fronte immigrazione. Dunque, tra stanze e corridoi dell’Interno vedono come un intralcio l’ingresso a gamba tesa della Funzione pubblica nel dossier Caivano. Peraltro, da voci raccolte, una qualche tensione era già sorta quando Chigi ha sostituito il primo commissario prefettizio, Gianfranco Tomao, con la citata commissione composta da Filippo Dispenza, Simonetta Calcaterra e Maurizio Alicandro. Mentre, dall’altra parte, in tanti hanno notato la sovraesposizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, solitamente molto discreto, nell’affaire Caivano, a testimonianza di uno degli obiettivi politici di Meloni: mettere il marchio di FdI sull’operazione, a discapito dell’alleato leghista.
Le preoccupazioni di Palazzo Vidoni
Anche alla Funzione pubblica e al Formez, però, le obiezioni preoccupate non mancano. A molti non sembra sostenibile un approccio per cui il dipartimento e una associazione privata come il Formez stesso «vanno lì in pianta stabile e si mettono in mezzo alla gestione prefettizia su materie delicatissime, in un territorio difficile come Caivano», si sfogano due fonti qualificate vicine al dossier. «È pure un tema di sicurezza: chi glielo fa fare a un semplice funzionario di una amministrazione centrale di andare giù e mettere le mani in questioni come le case popolari o i sostegni economici ai ceti deboli, prendendo decisioni che possono accontentare qualcuno e scontentare qualcun altro, magari qualcuno che potrebbe reagire molto male?». In effetti, l’emendamento si riferisce a un’azione di efficientamento amministrativo che riguarderebbe anche settori come le politiche sociali, i servizi alla persona, i lavori pubblici o l’anagrafe. Oltre alla finanza, la polizia locale e l’attuazione dei progetti, compresi quelli del Pnrr. «Finché eravamo di fronte a uno scioglimento “leggero”, si poteva pure comprendere un provvedimento del genere. Ma ora», aggiungono i due addetti ai lavori, «siamo davanti a un pieno mandato ai tre commissari prefettizi. Sinceramente, non sembra che i dipendenti della Funzione pubblica o del Formez siano le figure più adatte per andare lì a determinare situazioni delicatissime. Si prendono rischi che potrebbero riguardare persino la loro incolumità».
Urla, insulti, spintoni. Non è poi così rosa la vita a La Gazzetta dello Sport. Da tempo si vocifera di clima pesante in redazione a causa dei modi e dei metodi della direzione, sfociato nella serata di lunedì 23 ottobre in un duello che ha visto protagonista il direttore Stefano Barigelli e uno dei suoi vicedirettori, Andrea Di Caro, volto molto “televisivo” – spesso è ospite di Pierluigi Pardo su Dazn – e particolarmente vicino all’editore Urbano Cairo. Uno scontro verbale ad altissimo volume è culminato con un Barigelli a muso duro contro il suo secondo, e pare che sia volato anche qualche spintone. La vicenda avrebbe fatto molto rumore nei corridoi di Rcs…
Vanno avanti da giugno gli scioperi del personale dei vigili del fuoco in Galizia, Spagna, per chiedere migliori condizioni di lavoro. Più di 200 i vigili del fuoco dei parchi regionali che lunedì 23 ottobre hanno manifestato davanti al Consiglio provinciale di Ourense, quando si sono verificati scontri con la polizia, in assetto antisommossa. I vigili del fuoco sono arrivati addirittura a usare le fiamme contro gli agenti.
#Spain: Protest clashes have broken out between police and firefighters in Orense. Firemen have now been on strike in the Galicia region for four months over poor working conditions.
Durante la protesta, i vigili del fuoco hanno utilizzato candelotti fumogeni, razzi e petardi. Il sindacato unificato di Polizia ha espresso solidarietà ai colleghi dell’unità di intervento della polizia che hanno formato il cordone di polizia a protezione del palazzo dell’amministrazione. «I pompieri della Diputación de Ourense hanno cercato di entrare e, quando gli è stato impedito, hanno attaccato i nostri colleghi con i razzi» ha denunciato il sindacato, aggiungendo: «Sembra incredibile che proprio loro ricorrano a questi mezzi».
Bomberos intentan entrar a la fuerza en la Diputación de Orense y la UIP actúa casi desbordada pic.twitter.com/DS3YId7Tjd
— (Fauerzaesp) Fuerzas Especiales (@Fauerzaesp) October 23, 2023
Le ragioni della protesta
I vigili del fuoco, che denunciano stipendi troppo bassi, lottano da mesi per ottenere un accordo regionale che migliori le loro condizioni di lavoro e i loro salari. Inoltre, la mancanza di personale ha costretto alla chiusura parziale di alcune stazioni e ridotto drasticamente il servizio in altre, influendo sulla capacità di rispondere alle situazioni di emergenza. Sono 24 i parchi regionali della Galizia che si trovano in questa situazione.
Il chitarrista Angelo Bruschini, che aveva suonato a lungo in tour con i Massive Attack, è morto dopo una lunga malattia. Lo ha reso noto la band sui social: «Un talento brillante ed eccentrico in modo unico. Impossibile quantificare il tuo contributo al successo dei Massive Attack. Siamo stati molto fortunati a condividere una vita così insieme». Aveva 62 anni.
RIP Angelo A singularly brilliant & eccentric talent. Impossible to quantify your contribution to the Massive Attack canon. How lucky we were to share such a life together. pic.twitter.com/btSqYQnOoM
Aveva iniziato a collaborare con i Massive Attack negli Anni 90
Nato a Bristol, patria del trip hop, Bruschini si era unito al gruppo negli Anni 90, accompagnandolo in studio e poi in tour. Come chitarrista aveva inoltre fatto parte delle band The Numbers, Rimshots e The Blue Aeroplanes. Nel corso della carriera si era cimentato inoltre come produttore con l’album omonimo del gruppo rock alternativo Strangelove, uscito nel 1997. In un post pubblicato sui social a luglio, Bruschini aveva scritto che gli era stato diagnosticato un cancro ai polmoni: «Ho avuto una vita fantastica, ho visto il mondo molte volte, ho incontrato molte persone meravigliose, ma la porta si sta chiudendo, penso che scriverò un libro», le parole del chitarrista.
Le prefetture hanno invitato le scuole e i sindaci a iniziare a programmare iniziative per il ricordo del massacro delle foibe. Lo hanno fatto con circolari già inviate e chiedendo un riscontro immediato, seppur senza il coinvolgimento del ministro dell’Istruzione. Secondo quanto raccontato da Repubblica, è stata ad esempio la prefettura di Potenza a portarsi avanti, a quattro mesi dal Giorno del ricordo, in programma il 10 febbraio. Una mossa che non è piaciuta all’Anpi. L’associazione nazionale dei partigiani italiani ha attaccato la circolare, chiedendo che sia ritirata.
La circolare: «Scongiurare di ridurre tutto a mera celebrazione»
Nel documento si legge che «per scongiurare il rischio di ridurre la solennità civile a una mera celebrazione» è stato previsto che le iniziative vengano organizzate già adesso. E dovranno essere promosse «presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e che venga favorita da parte di istituzioni e enti la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende».
Pagliarulo: «Faziosa e strumentale»
Il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha definito la circolare «faziosa e strumentale», chiedendo che sia ritirata. E i partigiani in una nota hanno sottolineato: «Non è certo in discussione la condanna e la giusta memoria delle foibe, ovvero della tragedia dell’esodo, di cui alla legge sul Giorno del ricordo. Però non è vero che le foibe riguardarono solo gli italiani, che pure furono i più colpiti, e non è vero che si trattò di pulizia etnica».
E hanno proseguito spiegando che «la circolare inoltre ignora colpevolmente e consapevolmente la più complessa vicenda del confine orientale. Si ignora cioè l’aggressione italiana alla Jugoslavia del 6 aprile 1941, la repressione bestiale della resistenza locale a tale invasione da parte dei comandi militari italiani, le stragi dei civili in particolare sloveni, le colpe dei criminali di guerra italiani, il ruolo dei partigiani per la liberazione dell’Italia dall’invasore nazista, il lager triestino della Risiera di San Sabba, i crimini della X MAS sul confine orientale, i campi di concentramento fascisti in Italia, a Gonars e Visco, dove erano internati croati e sloveni. Così facendo e così ignorando, si deforma la storia».
Le punture di vespe di terra sono state fatali per Dragutin Gelemanovic. Lunedì 23 ottobre, il 64enne stava passeggiando nel parco di Villa Revedin a Bologna insieme a una coetanea quando ha inavvertitamente pestato un favo costruito sottoterra. Assalito dalle vespe è stato punto più volte e, allergico, è stato colpito da choc anafilattico che ha causato un arresto cardiaco. Nonostante l’arrivo tempestivo del 118 le sue condizioni sono parse subito gravi. Inutili i tentativi di rianimarlo: quando è arrivato all’ospedale Maggiore i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. L’amica, non allergica alle punture di vespa, è stata trasportata al pronto soccorso per accertamenti Sant’Orsola.
Redut, la compania mercenaria simile alla Wagner, che opera sotto il controllo del Ministero della Difesa ha cominciato a reclutare donne soldato per ruoli di combattimento nel Borz, il battaglione di volontari destinato alla guerra in Ucraina. La notizia è stata diffusa dal sito investigativo indipendente russo iStories, ripreso da Meduza.
The Borz Batallion of the Russian Defense Ministry-controlled "Private Military Company Redut" had begun recruiting women into its ranks as snipers and drone operators, according to an investigation by the IStories outlet published on Oct. 23.
La compagnia, associata all’oligarca Gennadij Timchenko e a Gazprom, ha postato l’annuncio sul social network Vkontakte, specificando che il salario mensile sarà di ben 2.300 dollari. A chi verrà ferito, sarà destinata una compensazione che arriva anche a 21 mila dollari, mentre le famiglie delle soldatesse uccise riceveranno fino a 53 mila dollari. Per coloro che sono alla prima esperienza con l’uso delle armi, ci sarà la possibilità di fare pratica in un campo di addestramento per un mese nel Donetsk.
Dopo essersi finti interessati, i giornalisti di iStories hanno contattato un reclutatore di Redut scoprendo i ruoli ricercati, che corrispondono a quello di cecchino e di operatori di droni. «Voglio dimostrare» ha riferito loro un comandante di unità «che le donne non sono fatte solo per le zuppe e i bambini».
A Russian battalion from the Redut private military company has started recruiting women into its ranks. They plan to send them to war against Ukrainehttps://t.co/pXkiedP7Ox
Amazon si accoda alle big dell’high tech e supporta le passkey. Gli utenti avranno infatti la possibilità di accedere al proprio account utilizzando il riconoscimento del volto o le impronte digitali (dati biometrici) o il pin numerico utilizzato per sbloccare lo smartphone al posto della password. Una svolta che segue quella di Google. Il colosso di Mountain View infatti ha recentemente reso le passkey opzione predefinita di accesso agli account personali.
Perché le passkey sono più sicure
Amazon ha iniziato a implementare la funzionalità pochi giorni fa dal sito web e la sta gradualmente diffondendo a tutti gli utenti che accedono tramite l’app ufficiale per iOS. Il supporto della passkey sarà «presto disponbile» presto anche per Android. La diffusione di questa modalità di accesso è dovuta oltre alla comodità anche alla sua maggior sicurezza: le passkey infatti resistenti al phishing, alle fughe di dati o all’ingegneria sociale.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto al premier israeliano Benyamin Netanyahu di voler proporre ai partner della coalizione anti-Isis in Iraq e Siria la costituzione di una «coalizione internazionale e regionale per combattere Hamas e i gruppi terroristici», che in questo momento rappresentano una grave minaccia. Gli israeliani che hanno perso la vita per mano di Hamas «sono stati uccisi solo perché erano ebrei e volevano vivere in pace», ha affermato Macron parlando con l’omologo israeliano Isaac Herzog a Tel Aviv, ribadendo la solidarietà della Francia «oggi e domani». Il capo dell’Eliseo incontrerà il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah. Proseguono intanto i raid israeliani nella Striscia, così come il lancio di missili da Gaza verso Israele. Ancora scontri al confine con il Libano. La Mezzaluna rossa palestinese ha annunciato che 20 camion di aiuti umanitari sono entrati a Gaza.
L’esercito di Tel Aviv pronto all’offensiva di terra: «Stiamo facendo tesoro di ogni minuto»
Joe Biden ha convinto Israelea posticipare l’invasione della Striscia. Ciò non toglie che l’esercito di Tel Aviv sia pronto per l’invasione di terra di Gaza. Lo ha detto il capo di stato maggiore dell’Idf Herzi Halevi, citato dai media. L’esercito, ha aggiunto, prenderà la decisione «con il potere politico». Ci sono state, ha proseguito, «considerazioni tattiche e anche strategiche» che hanno ritardato l’offensiva di terra ma che hanno anche consentito all’esercito di prepararsi al meglio: «Stiamo facendo tesoro di ogni minuto per essere meglio preparati, ogni minuto che passa colpiremo il nemico ancora di più, uccidendo i terroristi, distruggendo le infrastrutture e raccogliendo più intelligence».
Il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza per i raid israeliani è salito a 5.791
Nuovo lanci di razzi da Gaza verso il sud di Israele. Le sirene d’allarme sono risuonate nella città costiera di Ashdod, a Beer Sheva nel Negev e nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Un bombardamento israeliano ha invece colpito il mercato di Nuseirat (nel settore meridionale della Striscia di Gaza), provocando un numero elevato di morti e di feriti. Obiettivo dell’attacco era, in apparenza, un edificio vicino al più grande mercato della Striscia, in quel momento molto affollato. Il bilancio dei morti a Gaza per gli attacchi israeliani è salito a 5.791. Lo ha detto il ministero della Sanità di Hamas. Secondo la stessa fonte sono 12 gli ospedali chiusi e 32 le cliniche impossibilitate a fornire servizi ai proprio assistiti.
Proseguono gli attacchi di Israele contro Hezbollah: 30 i miliziani uccisi
L’esercito israeliano ha rivendicato di aver distrutto una cellula terroristica, e le armi che aveva a disposizione, con un raid aereo in territorio libanese nell’area di Har Dov. Sono 30 i combattenti di Hezbollah uccisi in azioni contro Israele in operazioni militari nel sud del Libano dall’8 ottobre: questo in base a un conteggio fatto sulla base dei necrologi diffusi dallo stesso Partito di Dio e dai funerali di “martiri” svoltisi nel sud del Libano nelle ultime settimane.
Hamas libera due ostaggi: il racconto della prigionia nei tunnel di Gaza
Hamas ha liberato altri due ostaggi. Si tratta di due donne israeliane: Nurit Cooper, 79 anni, e Yocheved Lifshitz, 85 anni. Catturate il 7 ottobre nelle loro case nel Kibbutz Nir Oz, sono state consegnate alla Croce Rossa al valico di Rafah, al confine tra Striscia di Gaza e l’Egitto. Lifshitz, dall’ospedale di Tel Aviv dove è stata ricoverata, ha raccontato alla stampa alcuni dettagli della prigionia, trascorsa all’interno di una «enorme rete» di tunnel sotterranei scavati e gestiti da Hamas, paragonata alla «tela di un ragno».
Hamas has released Footage tonight showing them Releasing 2 Hostages, Nurit Cooper aged 79 and Yocheved Lifshitz aged 85 who were both Handed Over to the International Red Cross in Southern Gaza tonight for “Humanitarian Reasons” following Negotiations with Egypt and Qatar; after… pic.twitter.com/Nr7c0GAuTV
Un Paese in cui tutti galleggiano e nessuno viene lasciato indietro. Almeno in politica. L’ultimo risultato del riciclo perenne di poltrone e nomine ha portato Gabriella Giammanco nel ruolo di nuova portavoce dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Ente che, tra le altre cose, gestisce il gioco d’azzardo pubblico e legale in Italia, tornato particolarmente d’attualità perché tanto si sta parlando di scandalo scommesse, quelle però sui circuiti illegali, che ha travolto (di nuovo) una parte del calcio italiano.
In parlamento dal 2008 al 2022, fino alla mancata rielezione
Giammanco, 46 anni, ha trascorso tutta la vita (politica) tra Popolo della libertà e Forza Italia, dal 2008 al 2022, passando tra Camera e Senato nel corso della XVI, XVII e XVIII legislatura, fino a quando non è riuscita a essere rieletta a Montecitorio dopo aver ottenuto solo il 28,18 per cento dei voti contro il candidato del Movimento 5 stelle Davide Aiello (35,86 per cento). Ma niente paura, un anno dopo è arrivata la sistemazione.
La storia con Minzolini e il matrimonio con Angelini finito nel 2022
Giornalista professionista, Giammanco è laureata in Scienze della comunicazione con il massimo dei voti. Autrice di programmi televisivi e consulente per la comunicazione istituzionale di società pubbliche e private, il suo curriculum è stato selezionato nell’ambito di «una procedura a evidenza pubblica gestita da una Commissione di valutazione composta di cinque esperti e nominata dal direttore dell’Agenzia», come è stato chiarito. Per l’ex deputata e senatrice, legata sentimentalmente in passato anche con l’imprenditore immobiliarista Marco Mezzaroma e col giornalista Augusto Minzolini, era stato un 2022 da dimenticare, visto che oltre ad aver mancato la conferma del seggio in parlamento aveva dovuto fare i conti pure con la fine del suo matrimonio, iniziato nel 2019, con l’imprenditore Federico Angelini. Adesso almeno grazie al nuovo incarico si potrà consolare con un parziale risarcimento.
Si aprirà tra circa un anno, il 24 settembre 2024, davanti alla Corte d’Assise di Como, il processo nei confronti di Giuseppe Morabito, il boss quasi ottantenne della ‘ndrangheta, Demetrio Latella e altre due persone finite imputate in seguito alla nuova inchiesta della Dda di Milano sul caso di Cristina Mazzotti, la studentessa rapita e uccisa nell’estate del 1975. A decidere il rinvio a giudizio è stata oggi la gup Angela Minerva accogliendo la richiesta del pm Stefano Civardi che riguarda anche Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, pure loro ritenuti vicini a cosche calabresi come Latella.
Cos’è successo il primo luglio del 1975
Cristina Mazzotti, allora 18enne, la notte del primo luglio ’75 venne rapita da un commando della ‘ndrangheta mentre, in compagnia di amici, stava rientrando nella villa di famiglia a Eupilio, in provincia di Como. Il primo settembre successivo una telefonata anonima indicò ai carabinieri di scavare in una discarica di Galliate, a Novara, dove fu trovato il cadavere. Per il pm Civardi, che ha riaperto il caso, per il quale 13 persone sono già state condannate in passato, Morabito sarebbe stato l’ideatore e avrebbe fornito anche un’auto che servì da civetta per segnalare l’arrivo della Mini Minor, con cui la vittima stava rincasando, e per «fare da staffetta verso il luogo» della prigionia. Il fratello e la sorella di Cristina Mazzotti sono parti civili.
Un Cristo crocifisso sulle ali di un aereo militare americano. Donald Trump nudo con gli attributi molto più piccoli del normale. Filippo Strozzi fatto di mattoncini Lego. Sono alcune delle circa 200 opere presenti nel nuovo Museo dell’arte proibita che aprirà a Barcellona giovedì 26 ottobre. Curatore è il giornalista e uomo d’affari spagnolo Texto Benet, che ha portato a compimento una ricerca di cinque anni finanziata personalmente. «Dimostriamo che la censura, in ogni parte del mondo, ha fallito», ha detto al Guardian. «Il nostro è un inno alla libertà di espressione». Presenti opere di Andy Warhol, Pablo Picasso, Gustav Klimt, Ai Weiwei e molti altri. Il museo, che sorge nella Casa Garriga Nogues situata nel centro di Barcellona, sarà aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle 20.
Da Picasso a Warhol, le opere presenti nel Museo dell’arte proibita
Nella collezione figurano dipinti, sculture, incisioni, fotografie, installazioni e opere audiovisive, realizzate durante la seconda metà del XX secolo e nel corso del XXI. Presenti Los Caprichos, Duendecitos e Miren que grabes! di Francisco Goya oppure studi preparatori di Gustav Klimt per l’opera perduta La medicina, distrutta dai nazisti durante un incendio negli Anni 40. Il Museo dell’arte proibita conterrà anche i ritratti di Mao realizzati da Andy Warhol, vietati dalla Cina nel 2012 prima di una mostra a Shanghai. Texto Benet ha raccolto anche le Suite di Pablo Picasso, i capolavori erotici del pittore in una serie di stampe risalenti al 1968. Presenti anche cinque opere della serie Raffaello e la Fornarina che fecero gridare allo scandalo quando vennero svelate al pubblico.
Fra le opere più recenti figurano Filippo Strozzi in Lego dell’artista cinese Ai Weiwei. Realizzata nel 2016, fa parte di una serie di quattro opere che comprende Dante Alighieri, Girolamo Savonarola e Galileo Galilei. Esposti per la prima volta a Firenze, rappresentavano la risposta a un rifiuto ricevuto dallo stesso Weiwei da parte dell’azienda danese di poter utilizzare i mattoncini poiché «non adatti a proteste di carattere politico-religioso». Le opere infatti simboleggiano la censure e l’esilio subito dai quattro italiani per il loro credo. Singolare anche la scultura di Eugenio Merino, che mostra il dittatore Francisco Franco in uniforme militare imprigionato in un distributore automatico. Presente anche il ritratto di Donald Trump, rappresentato nudo con i genitali minuscoli da Illma Gore.
Spazio anche per i disegni dei prigionieri di Guantánamo
Le teche del Museo dell’arte proibita di Barcellona conterranno anche disegni provenienti da Guantánamo, carcere di massima sicurezza chiuso da Barack Obama nel 2009. Otto anni dopo furono protagonisti di una mostra a New York, ma il governo degli Stati Uniti ne chiese la distruzione. «Non sono bellissime», ha detto Benet al Guardian. «La loro storia però è importante ed esporli qui significa, seppur in parte, ricorda la loro liberazione». Spazio anche per opere censurate con l’accusa di blasfemia. Fra queste spicca Flores a Maria, ritratto eseguito da Charo Carrales che vede la Vergine, in mezzo agli angeli, praticare la masturbazione. Discorso simile per Civiltà cristiana occidentale dell’argentino Leon Ferrari con il Cristo crocifisso sulle ali di un caccia militare americano. Presente anche la fotografia di Terry O’Neill con l’attrice Raquel Welch sulla croce in quanto bersagliata dalla stampa per la sua performance in Un milione di anni fa.
L’artista franco-algerina Zoulikha Bouabdellah e la kazaka Zoya Falkova, con le loro opere, hanno invece sottolineato la difficile condizione delle donne nei loro Paesi. Per quanto riguarda la prima, il Museo dell’arte proibita di Barcellona esporrà Silence Rouge et Bleu, insieme di 30 tappetini da preghiera decorati con paillettes. La seconda sarà presente con Evermust, un sacco da boxe in pelle nera che ricorda un busto femminile. Venne esposto per la prima volta nel Museo nazionale delle Belle arti di Bishkek, la capitale del Kirghizistan, salvo venire bandito dal governo.
Una campagna di crowdfunding per sostenere e garantire una adeguata qualità della vita per Milena Cannavacciuolo. Si chiama «Lotto per Mile» ed è stata lanciata dalle amiche e dalla compagna dell’attivista Lgbt rimasta vittima, due anni fa, di un’improvvisa emorragia cerebrale. Nonostante i medici temessero che sarebbe rimasta in stato vegetativo «lentamente» – si legge nel post che accompagna la raccolta fondi – «è riuscita a riacquisire coscienza, ma ha dovuto cambiare quattro ospedali e affrontare un lungo percorso di riabilitazione, perché l’emorragia ha colpito la parte del cervello che governa il corpo».
L’impegno per i diritti
Milena Cannavacciuolo nel 2012 creò Lezpop.it, uno dei primi portali di intrattenimento, cultura e informazione lesbica italiani. Qualche anno dopo contribuì all’apertura del Pop, locale a Porta Venezia, a Milano, diventato un luogo di riferimento per la comunità gay e lesbica cittadina.
Le condizioni
L’attivista attualmente «riesce in parte a controllare il braccio destro, ma non può muoversi da sola né parlare, e si alimenta con la nutrizione artificiale. Comunica attraverso una tavoletta alfabetica o il computer, ha bisogno di proseguire la riabilitazione con il fisioterapista e il logopedista e di assistenza continua, anche per gestire il diabete di cui soffre da quando aveva 15 anni».
I costi da sostenere
Il costo dell’assistenza necessaria va «tra i 4.500 e i 5.000 euro al mese per le tre badanti che la assistono; tra 700 e 1.000 euro al mese per i farmaci; 600 euro al mese per la quota di Milena per l’affitto di casa». Tuttavia «i sussidi pubblici non bastano a coprire tutte le spese, perché quelli passati dagli enti competenti non sono sufficienti». Le donazioni partono dai 15 euro su Eppela, con 60 o più si riceve una tavola tratta da Lesboom di Laura Mango, o dell’artista Frad, in formato digitale a fine campagna.