Daily Archives: 5 Ottobre 2023

Irene Pivetti e il caso delle mascherine inutilizzabili: chiesto il rinvio a giudizio

Durante l’emergenza covid del 2020, Irene Pivetti, insieme all’imprenditore Luciano Mega, avrebbero fornito alla Protezione Civile, allora guidata da Angelo Borrelli, ma anche all’Asl di Napoli 3, all’Atm Genova, a Estar Toscana e a una serie di aziende private, milioni di mascherine FFP 2 e chirurgiche inutilizzabili in quanto non rispondenti ai criteri minimi imposti dall’Unione Europea. La fornitura sarebbe stata perfezionata con due contratti da 23 milioni di euro e 2 milioni di euro. A sostenerlo è la procura di Busto Arsizio che ha chiuso le indagini a carico di Irene Pivetti e ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Camera: 92 i capi d’accusa elencati nella richiesta depositata.

I reati ipotizzati

Oltre all’ex-parlamentare, già a processo a Milano per un’altra vicenda in cui è accusata di evasione fiscale e autoriciclaggio, e all’imprenditore di Vanzago ne dovranno rispondere anche la figlia di Pivetti, il genero, e altre persone che avrebbero fatto da prestanome per i passaggi di denaro dai conti della Only Italia all’estero. Tra i reati ipotizzati, frode in forniture pubbliche, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, contrabbando aggravato e bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e false fatturazioni. La procura di Busto aveva chiesto l’arresto nel marzo scorso: il giudice per le indagini preliminari di Busto aveva rigettato la richiesta dichiarandosi incompetente, destinando il processo Roma. Nelle 600 pagine di ordinanza, il Pm di Busto Ciro Caramore ha ribadito come il processo, trattandosi di presunto reato commesso a Malpensa, sia da celebrarsi a Busto. Il Riesame ha dato torto a Busto dichiarandosi incompetente nel merito. Il legale di Pivetti, Filippo Cocco: «Prendiamo atto della richiesta di rinvio a giudizio. Il Riesame si è già espresso: quello di Busto non è il Tribunale competente».

Salone del libro di Torino: le novità dell’edizione 2024

Presentato l’atteso piano editoriale 2024-2026 del Salone del Libro di Torino. La nuova direttrice Annalena Benini ha svelato nel pomeriggio di giovedì 5 ottobre tutte le novità dell’ultima edizione 2024: sarà organizzato in sette sezioni tematiche, ognuna affidata a un curatore, con un’ampia presenza femminile. Annunciato anche il primo evento di Aspettando il Salone, che si terrà il 17 ottobre al Sermig con Patrick Zaki, con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria dal 6 ottobre, durante il quale l’attivista egiziano racconterà la sua esperienza in carcere.

I nomi dei curatori delle sette sezioni

Sono stati resi noti anche i nomi dei curatori delle sette sezioni tematiche, che avranno assolutà libertà creativa nel condurre gli incontri, uno per ogni giornata del Salone: Editoria sarà affidata a Teresa Cremisi; Arte a Melania Mazzucco; Romanzo allo scrittore Alessandro Piperno; Romance a Erin Doom; Leggerezza a Luciana Littizzetto; Informazione a Francesco Costa; Cinema a Francesco Piccolo.

Un Salone «attento ai ragazzi»

«Sono grata ai curatori per avere accettato questo incarico. Sono tutti qui», ha detto la nuova direttrice Benini aggiungendo che, oltre alle sezioni tematiche, ci sarà una redazione formata da Paola Peduzzi, Igiaba Scego, Francesca Sforza e Tiziana Triana. Tra i collaboratori tecnici Ilide Carmignani per l’area traduzione; Giusi Marchetta per l’area ragazzi e scuole; Sara Speciani, per l’area professionale. «Con questa squadra faremo del nostro meglio per fare un bellissimo Salone» ha affermato, spiegando anche che «sarà un Salone particolarmente attento ai ragazzi, abbiamo bisogno di ascoltarli e accogliere le loro istanze. Il libro del nostro progetto speciale Un libro tante scuole sarà Cime tempestose di Emily Bronte».

«Sono emozionata ma non ho paura»

«Sono molto emozionata, ma non ho paura» ha dichiarato la nuova direttrice che ritiene «l’indipendenza» del Salone del Libro oltre che «scontata» anche «punto di partenza per lavorare, non ne conosco altri». Benini ha specificato di non avere avuto alcuna interlocuzione con esponenti del governo durante la messa a punto del suo programma.

Incidente di Mestre, Fiorese difende i mezzi elettrici e spiega perché sono sicuri

I mezzi elettrici sono sicuri, anzi sono più sicuri. A esserne convinto è Massimo Fiorese, amministratore delegato della società La Linea, proprietaria del pullman elettrico precipitato da un cavalcavia, a Mestre, nella serata del 3 ottobre in cui hanno perso la vita 21 persone e 15 sono rimaste ferite. A seguito delle successive polemiche sulle batterie elettriche e sulla possibilità che prendano fuoco più velocemente, polemiche alimentate anche dal ministro delle Infrastrutture e vicepresidente del consiglio Matteo Salvini che ha invitato a «riflettere sull’elettrico», Fiorese, in un’intervista al quotidiano Repubblica ha spiegato perché si tratta di parole meramente «strumentali», smontando punto per punto le voci delle ultime ore.

«Girano tante stupidaggini»

Fiorese, alla domanda sul perché del ricorso ai mezzi elettrici nella sua azienda, cita Paesi in cui si tratta di una realtà consolidata come la Cina, il Nord Europa, la Francia e l’Inghilterra. «Qui purtroppo vedo ancora che girano tante stupidaggini. Siamo il Paese dove ognuno è esperto di tutto e sentenzia su tutto, lo si vede anche in questo caso». Sulle parole del ministro Salvini, riferite all’utilizzo delle batterie elettriche e alla loro presunta pericolosità, ha affermato: «Ognuno strumentalizza in base a quello che fa comodo e se qualcuno vuole salvare i motori lo fa mettendo in dubbio le batterie elettriche».

«Le batterie non destabilizzano il mezzo»

Altro punto sotto accusa è il peso delle batterie. L’ad dell’azienda smentisce l’ipotesi secondo la quale influirebbe sulla stabilità del mezzo: «Tra le diverse stupidaggini che ho letto c’è proprio quella di chi dice che le batterie elettriche sono più pesanti e destabilizzano il mezzo. Non è vero. Prima di tutto ogni autobus non può superare le 19 tonnellate e mezzo di peso e l’autobus in questione ne pesa 13. Poi è vero che gli autobus elettrici pesano di più, ma parliamo di un 10 per cento e basta».

Il rischio di incendio 

«Quando l’autobus è precipitato si sono immediatamente attivati 12 estintori e materiali autoestinguenti. Questo ha permesso all’autobus di non prendere completamente fuoco» ha spiegato Fiorese al quotidiano. «Quando sono arrivati i pompieri hanno comunque gettato acqua per sicurezza». A prendere fuoco, aggiunge, è stato «il cosiddetto impianto a basso voltaggio, quello che fa funzionare ad esempio lampadine ai fari» e che «si trova anche sugli autobus con motore elettrico».

Roma, maxi incendio al country club della Ryder Cup

È divampato intorno alle 17.30 di giovedì 5 ottobre, l’incendio al Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia. A prendere fuoco una struttura di circa 120 metri quadri, completamente avvolta dalle fiamme. La densa colonna di fumo nero è visibile da chilometri di distanza. Il villaggio, sino a domenica scorsa, ha visto svolgersi l’evento internazionale di golf Ryder Cup che ha coinvolto ben 620 milioni di telespettatori in più di 190 paesi e attirato 270 mila presenze.

Le operazioni di spegnimento

Il padiglione colpito è l’area della cosiddetta Hospitality, destinata agli spettatori Premium. L’incendio è partito dalle tribune che si trovano a ridosso dei campi da gioco. Sul posto sono intervenute tre squadre di vigili del fuoco (due autobotti, una autoscala e il nucleo Tas), le ambulanze del 118, i volontari della protezione civile e la polizia.

Osimhen diventa Cicciobello bomber ma il Napoli blocca la vendita

Victor Osimhen diventa Cicciobello bomber. La foto del bambolotto ispirato all’attaccante nigeriano, con tanto di maglia del Napoli, mascherina nera e capelli ricci biondi, ha fatto il giro dei social. A lanciarlo è stata l’azienda Giochi Preziosi e si pensava che il bambolotto potesse essere messo sul mercato già nei prossimi giorni. Intorno al giocattolo si è creato però un giallo, perché sembra che il Napoli non abbia concesso la licenza per il prodotto. La società detiene i diritti d’immagine dei propri tesserati e sarebbe intenzionata a passare alle vie legali se Cicciobello bomber dovesse essere messo in vendita.

Il pupazzo di Osimhen costerà 70 euro

Il presso di Cicciobello bomber sarà di 70 euro. Non poco, nonostante sembri non interessare ai tanti tifosi che hanno commentato la notizia e si preparano ad acquistarlo, in vista anche del periodo natalizio, per regalarlo a figli e nipoti. Si tratta dell’ennesimo oggetto ispirato dall’attaccante nigeriano. Osimhen è diventato un idolo grazie ai tanti gol nella scorsa annata e allo scudetto conquistato dal Napoli. E così a lui sono state dedicate torte, uova di Pasqua, pizze, panini, caffè e perfino una versione della zeppola di San Giuseppe. La sua mascherina protettiva, utilizzata dopo un brutto infortunio, è stata per mesi un oggetto di tendenza.

Osimhen diventa Cicciobello bomber il Napoli blocca la vendita
Victor Osimhen durante il match del Napoli contro il Real Madrid (Getty Images).

De Laurentiis sul rinnovo di Osimhen: «Nessun problema»

Intanto il club è alle prese con il caso del rinnovo del calciatore. Dopo la frattura generata dai video pubblicati su TikTok dal profilo ufficiale, che hanno indispettivo l’attaccante, Osimhen ha ripreso a giocare e segnare. L’accordo con la società sembra però lontano e il nigeriano rischia di svalutarsi, con l’avvicinarsi della scadenza prevista per giugno 2025. Il presidente Aurelio De Laurentiis però è apparso sereno e ha dichiarato: «Non c’è problema, non c’è mai un problema. Nel Napoli sono sempre tutti contenti. Il problema è semmai quando vanno via da Napoli che non riescono più a trovare la strada maestra. Osimhen è sempre forte, un giocatore che fa squadra da solo, non è in discussione».

Mara Venier e il video in cui propone investimenti truffa: «È un fake creato con l’IA»

Mara Venier che invita a investire denaro: è questa la truffa perfezionata con l’immagine della conduttrice «resa dinamica» – come riportato da Adnkronos – «con la tecnologia dell’intelligenza artificiale che, unita a quella di Elon Musk, invita gli italiani a investire 250 euro in un progetto finanziario garantendo un ingente reddito fisso mensile». Immediata la denuncia di Mara Venier, pervenuta all’agenzia di stampa tramite l’avvocato della conduttrice, Giorgio Assumma, denuncia scattata per tutelarsi dall’uso abusivo della sua immagine.

«Guadagni senza sforzi»

Investire per avere un ritorno di denaro facile e immediato: il post incriminato è comparso su Facebook lunedì 2 ottobre. Al suo interno un presunto consulente finanziario promuove un progetto che dovrebbe portare «i cittadini del Paese a guadagnare senza il minimo sforzo» facendo riferimento alle criptovalute. Per aderire il metodo è semplice: basta attendere una chiamata «e seguire le istruzioni».

L’uso abusivo dell’immagine

È qui che si configura l’uso abusivo dell’immagine denunciato dalla conduttrice. Sotto il post infatti, a sostenere il progetto, la foto “animata” di Mara Venier, che parla agli utenti attraverso l’Intelligenza Artificiale. Come spiega lei stessa ad Adnkronos «il video viene pubblicato attraverso una piattaforma web, accompagnato dai suggerimenti favorevoli di un ipotetico consulente finanziario che appare fotografato e citato con nome e cognome. Da un primo accertamento l’impresa che ha assunto l’iniziativa non risulta reperibile, così come del tutto falso è il nome del consulente».

Le telefonate dei fan

Ma qual è stata la reazione dei fans della conduttrice? Mara Venier ha parlato di un putiferio: «Ho già ricevuto numerose telefonate di miei fans, meravigliati del fatto che io mi sia lasciata coinvolgere in una iniziativa palesemente ingannatoria. Ho dato mandato al mio legale Giorgio Assumma di attivare tutte le iniziative amministrative e giudiziarie per far cessare l’illecito, e ottenere il risarcimento dei danni».

Salvini e il rapporto di amore e odio con l’elettrico

Persino davanti alla tragedia di Mestre, con le 21 vittime appena identificate e le indagini in corso, non è riuscito a contenersi: «Non è un problema di guardrail». Certo, ha ammesso il 4 ottobre il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, «è presto per dare commenti (aggiungiamo noi, per fortuna), qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo». La procura di Venezia però la pensa diversamente. «Stiamo accertando la situazione del guardrail, disporremo una consulenza tecnica e stiamo individuando i soggetti a cui affidare questo incarico», ha detto il pm Bruno Cherchi, ponendo “spunti di riflessione”, sì, ma sullo stato dell’infrastruttura e sulle barriere di protezione che, come ammesso dallo stesso Comune, dovevano essere messe a norma.

Le auto elettriche hanno il rischio di incendio più basso: Salvini lo sa?

Il leader leghista però è arrivato prima per non perdere l’occasione di cavalcare la battaglia contro l’elettrico. Crociata che lo scalda almeno come quella contro la farina di grillo, la carne in laboratorio, e gli «ecoimbecilli». Peccato solo che il “qualcuno” che ha sussurrato a Salvini la teoria secondo cui i veicoli elettrici prenderebbero fuoco più rapidamente si sia perso lo studio dei ricercatori del sito di assicurazioni Usa Auto Insurance Ez (citato dal Fatto) dal quale emerge che le auto elettriche hanno un rischio di incendio di 25,1 casi ogni 100 mila veicoli venduti, mentre le auto a benzina hanno un rischio di incendio di 1.529,9 casi ogni 100 mila. Le più rischiose, per la cronaca, in questo senso sono le ibride che hanno registrato 3.474,5 casi di incendio su 100 mila vetture vendute.

Salvini e il rapporto di amore e odio con l'elettrico
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

La crociata contro le «folli scelte automobilistiche dell’Europa»

La crociata di Salvini contro le auto elettriche non è certo nuova. Intervenendo il 3 ottobre, poche ore prima dello schianto del pullman, all’inaugurazione di Expo Ferroviaria a Milano-Rho, il ministro era tornato a definirle «solo un enorme regalo alla Cina». «Ringrazio tutti quelli che lavorano in ambito ferroviario che sono i veri sostenitori della transizione green ed ecologica, senza lasciare a casa migliaia di lavoratori», aveva aggiunto, «cosa che le folli scelte dell’Europa in ambito automobilistico rischiano di fare».

«Meglio altre modalità come gli e-fuel e i biocarburanti»

L’attacco combinato a Bruxelles-auto elettriche era già stato riproposto a marzo. A 24 Mattino di Radio24, dopo un incontro con le controparti europee Strasburgo, Salvini aveva ribadito il no di Roma alla direttiva del pacchetto Fit for 55 che prevede per il 2035 il vincolo di emissioni zero per le automobili vendute sul territorio dell’Unione. «L’elettrico in questo momento costa di più e nel suo ciclo completo a volte inquina anche di più, dall’inizio alla fine della vita di una batteria», aveva dichiarato sicuro il ministro, «ci sono altre modalità come gli e-fuel e i biocarburanti ugualmente poco inquinanti e chiediamo di aggiungerli al dossier».

Salvini e il rapporto di amore e odio con l'elettrico
Una fabbrica di batterie elettriche (Imagoeconomica).

Eppure qualche mese dopo, a maggio, partecipando all’Automotive Dealer Day 2023 di Verona aveva ammesso di possedere un veicolo elettrico e di conoscerne bene i problemi. «Ne ho una in famiglia, e vi assicuro che a Roma la ricarica pubblica è come Mission Impossible. L’elettrico è una delle possibilità su cui puntare per il futuro, ma non è l’unica. Noi siamo per la libertà di scelta da parte dei cittadini e delle imprese».

Nel mirino pure i monopattini e le biciclette (con dietrofront)

Ma non solo solo le quattro ruote ad agitare il Capitano. Anche la micromobilità elettrica è finita nel suo mirino, con la stretta nel nuovo codice della strada sui monopattini (obbligo di casco, targa e assicurazione oltre al limite di velocità di 50 chilometri orari nelle città). Stretta che a dirla tutta ha riguardato a sorpresa anche le biciclette – che il leghista aveva sempre difeso a spada tratta – mettendo in allarme Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori) che riteneva l’obbligo di assicurazione, targa, casco e frecce obbligatorie anche per le biciclette «misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada». E infatti poi è arrivata la retromarcia di Salvini, che però in Aula aveva detto cose diverse.

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Di elettrico-elettronico a Salvini sembrano andare a genio solo le sigarette. «Da ex fumatore che ha smesso quattro anni fa», scrisse su Facebook il 5 marzo criticando la stretta annunciata dal ministero della Sanità, «il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato».

La difesa delle e-cig viziata dal conflitto di interessi

Una difesa, quella per le e-cig, che però come fece notare Pagella Politica, era viziata dal conflitto di interessi. La Lega infatti sia per la campagna elettorale per le elezioni del settembre 2022 sia per quelle del 2018 aveva ricevuto finanziamenti (rispettivamente 50 mila e 100 mila euro) più altre “donazioni” dalla Vaporart Srl, società che ha sede a Milano e produce nel Cremonese. A conti fatti tra febbraio 2018 e febbraio 2023 nei bilanci del Carroccio arrivarono quasi 175 mila euro. Coincidenza vuole che nel 2018, all’epoca del Conte I, venne approvato un decreto legge con un condono fiscale per le aziende produttrici di liquidi per le sigarette elettroniche, come Vaporart.

Addirittura lo Svapo day contro le scelte del governo Renzi

Volendo andare ancora più indietro, nel 2014 il Capitano partecipò pure allo Svapo day, giornata di protesta contro l’aumento delle imposte voluto dal governo Renzi. E nel 202o su Twitter (quando era ancora Twitter) tuonò: «Il governo vuole triplicare da gennaio le tasse sullo svapo, sulle “sigarette elettroniche” scelte da più di un milione di italiani, che riducono i danni per la salute di tutti e danno lavoro a migliaia di commercianti, piccoli imprenditori e operai in tutta Italia». Ribadendo in un post immediatamente successivo la dose: «Questi sono matti. Giù le mani dallo svapo».

Insomma, l’elettrico e Salvini hanno un rapporto altalenante, di odio e amore, sebbene i maligni possano credere interessato. Chissà se il Capitano riuscirà in un’altra impresa: tagliare i costi dell’elettricità in bolletta. Lo promise a Pontida nel 2022 ma purtroppo per gli italiani il balzello continua a salire.

A Milano boom di centenari: da 64 a 672 in 30 anni

A Milano negli ultimi 30 anni, dal 1992 al 2023, i residenti con oltre 100 anni di età sono passati da 64 a 672, con un aumento di oltre 10 volte. Lo ha rivelato un’analisi della Fondazione per la sussidiarietà illustrata nel capoluogo meneghino alla presentazione del libro thriller Longevità fatale presso la libreria Hoepli. A trainare la crescita dei centenari milanesi, come spiegato da un comunicato, sono soprattutto le donne, che a inizio 2023 erano 576 (circa l’86 per cento del totale) rispetto a 128 di inizio secolo. Gli uomini con oltre 100 anni sono 96 (14 per cento), rispetto ai 23 presenti nel 2000.

Un centenario ogni 2.041 abitanti

Secondo l’indagine, attualmente a Milano c’è un centenario ogni 2.041 abitanti, un’incidenza che supera tutte le altre grandi città italiane. A Roma sono infatti uno ogni 2.114 abitanti, a Torino uno ogni 2.363 abitanti, a Napoli uno ogni 3.160 abitanti. Solo 30 anni fa i centenari erano una rarità, appena uno ogni 21 mila abitanti. La popolazione residente, nel frattempo è rimasta stabile, intorno a 1 milione e 370 mila unità L’incremento dei centenari è legato alle migliori condizioni di vita, di alimentazione, cura e igiene personale e ai progressi della medicina.

Sala: «Ripenseremo la città per rispondere alle istanze degli anziani»

Questo il commento del sindaco Beppe Sala in merito ai dati presentati: «Siamo orgogliosi che Milano accolga tanti cittadini e cittadine over 100. La crescita della popolazione anziana obbliga a ripensare la città in un’ottica multidisciplinare, così da rispondere in maniera efficace alle istanze di cittadine e cittadini maturi». Gli ha fatto eco Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: «La crescente longevità è una nuova grande sfida per garantire servizi e assistenza ai cittadini fragili, impegno che non può venire meno in una grande democrazia. In tempi difficili per la finanza pubblica, i bisogni di cura possono essere affrontati grazie a un’alleanza tra pubblico e privato social e diventare un’occasione per rafforzare la coesione sociale del territorio».

Nagorno-Karabakh, l’Eurocamera approva una risoluzione per nuove sanzioni all’Azerbaigian

In una risoluzione adottata giovedì 5 ottobre con 491 voti favorevoli, 9 contrari e 36 astensioni, il Parlamento europeo ha condannato fermamente «l’attacco militare pianificato e ingiustificato dell’Azerbaigian contro il Nagorno-Karabakh» del 19 settembre, che secondo i deputati costituisce una grave violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, così come una chiara violazione dei precedenti tentativi di raggiungere un cessate il fuoco.

Attacco al Nagorno-Karabakh, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per nuove sanzioni all’Azerbaigian.
Una donna di etnia armena in fuga dal Nagorno-Karabakh (Getty Images).

Chieste «indagini sugli abusi commessi dalle truppe azere che potrebbero costituire crimini di guerra»

La fuga di oltre 100 mila armeni costretti a scappare dall’enclave dopo l’ultima offensiva, hanno affermato gli eurodeputati, «equivale a una pulizia etnica». Sottolineando che l’Azerbaigian ha la piena responsabilità di garantire la sicurezza e il benessere di tutti gli abitanti del Nagorno-Karabakh, i deputati hanno chiesto «indagini sugli abusi commessi dalle truppe azere che potrebbero costituire crimini di guerra», invitando poi l’Ue a varare sanzioni mirate contro i funzionari governativi di Baku e a «offrire immediatamente tutta l’assistenza necessaria all’Armenia per far fronte all’afflusso di rifugiati».

Gli eurodeputati hanno messo in guardia Baku da ogni «potenziale avventurismo militare»

Esprimendo seria preoccupazione per le «dichiarazioni irredentiste e provocatorie del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev e di altri funzionari azeri» che «minacciano l’integrità territoriale dell’Armenia», gli eurodeputati hanno poi messo in guardia Baku da ogni «potenziale avventurismo militare», chiedendo alla Turchia di «frenare il suo alleato». Nel farlo, l’Eurocamera ha condannato il coinvolgimento di Ankara nell’armamento dell’Azerbaigian e il suo pieno sostegno alle offensive di Baku, sia nel 2020 che nel 2023.

Attacco al Nagorno-Karabakh, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per nuove sanzioni all’Azerbaigian.
Agenti di polizia azeri a Stepanakert, nel Nagorno-Karabakh (Getty Images).

L’Azerbaigian si è detto pronto ai colloqui di mediazione con l’Ue e l’Armenia

Il Parlamento, poi, ha invitato l’Unione europea a intraprendere una revisione globale delle sue relazioni con Baku, in quanto sviluppare un partenariato strategico con un Paese come l’Azerbaigian, «che viola palesemente il diritto internazionale e gli impegni internazionali e ha un allarmante record in materia di diritti umani», sarebbe «incompatibile con gli obiettivi della politica estera dell’Ue». Nella risoluzione i parlamentari hanno esortato così Bruxelles a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di gas azero e, in caso di aggressione militare o di attacchi ibridi significativi contro l’Armenia, a bloccare completamente le importazioni di petrolio e gas azero. Dopo l’approvazione della risoluzione, Baku si è detta pronta ai colloqui di mediazione con l’Ue e con l’Armenia.

Il Monte Bianco ha perso due metri in due anni

Il Monte Bianco ha perso due metri in due anni. Lo hanno annunciato alcuni geometri esperti francesi dell’Alta Savoia che hanno eseguito le misurazioni della cima più alta dell’Europa Occidentale. La vetta del colosso delle Alpi è scesa di 2,22 metri e culmina desso a quota 4.805,59 metri.

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Jean des Garets: «Tra due anni potrebbe essere molto più alto»

Non si tratta, però, di qualcosa che preoccupa gli esperti. Jean des Garets, presidente della camera dei geometri dell’Alta Savoia, ha spiegato innanzitutto quali potrebbero essere gli effetti: «Questa differenza di altezza può riflettere le variazioni pluviometriche dell’estate». Poi ha sottolineato quanto sia comune un’oscillazione di questo tipo in cime come il Monte Bianco. Ha sottolineato inoltre che nei prossimi rilievi  «potrebbe essere benissimo molto più alto tra due anni».

Il Monte Bianco ha perso due metri in due anni
Una vetta del Monte Bianco (Getty Images).

Ludovic Ravanel: «Variabilità sempre esistita»

Anche il direttore di ricerca del Cnrs di Chambery, il geomorfologo Ludovic Ravanel, ha commentato: «La variabilità del Monte Bianco tra i 4.806 metri e i 4.811 metri  è sempre esistita. Tutte le calotte glaciali hanno una naturale variabilità stagionale che dipende dalle precipitazioni e dai venti». Ciò che spaventa gli scienziati, però, è l’effetto del surriscaldamento globale sulla Alpi. I ricercatori europei affermano che i ghiacciai del Vecchio Continente hanno perso un terzo del loro volume dal 2000 al 2020. E nella sola estate del 2022 lo scioglimento delle Alpi francesi è stato «eccezionale» e ha coinvolto circa il 7 per cento della massa glaciale rimanente.

Al via le prove di evacuazione degli ospedali dei Campi Flegrei

Nella zona dei Campi Flegrei stanno per iniziare le prove di evacuazione degli ospedali in caso di forti terremoti per il bradisismo, cioè un periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo, o per un eventuale eruzione. Sono state programmate per venerdì 6 ottobre dalle 11 alle 13 le prove all’ospedale San Giuliano del Comune di Giugliano e al San Giovanni di Dio di Frattamaggiore. Prevista per sabato 7 invece, sempre dalle 11 alle 13, la prova di evacuazione all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. La preoccupazione nella zona è aumentata dopo l’intensificarsi delle scosse, un fenomeno che sembra in crescita inarrestabile, almeno confrontando gli eventi anno dopo anno.

In atto la ricognizione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie del territorio

Insieme con l’avvio delle prove di evacuazione verrà svolta anche la preparazione del piano ufficiale che il comitato della sanità sta preparando da attuare in caso di pericolo, e che è composto dal direttore regionale della Sanità, Nino Postiglione e dai direttori generali dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, dell’Asl Napoli 2 Mario Iervolino e dell’Asl Napoli 3 Giuseppe Russo. Il comitato, che è coordinato da Verdoliva, sta anche esaminando tutte le strutture sanitarie dei territori interessati. È ritenuto infatti «necessario procedere con urgenza alla ricognizione di tutte le strutture sanitarie e socio-sanitarie che insistono nel territorio di competenza, specificando il numero dei posti letto attivi per disciplina e per intensità di cure, il numero massimo dei degenti ospitabili e quanto altro necessario a predisporre soluzioni assistenziali alternative in caso di necessità».

Nel regolamento delineate le strutture alternative di ricovero dei pazienti

Il regolamento della Regione Campania in merito di pericolo prevede lo spostamento dei pazienti ospitati in strutture sanitarie o socio-sanitarie che devono essere evacuate e, se necessario, il ricovero in strutture alternative in fase II di preallarme. Il regolamento delinea anche le attività per assicurare la continuità dei servizi di assistenza sanitaria, in particolare di emergenza e urgenza, in fase II di preallarme e in fase III di allarme, ma anche la continuità dei servizi di assistenza sanitaria nelle Regioni e Province autonome gemellate per i soggetti residenti o domiciliati nei Comuni della Zona rossa da evacuare in fase III di allarme.

Violenze nella caserma di Piacenza: condanna definitiva per l’ex appuntato Montella

La condanna per l’ex appuntato Giuseppe Montella è definitiva a 9 anni, 8 mesi e 20 giorni di carcere, come riportato dal Corriere della Sera. Torna invece in appello a Bologna, il processo al maresciallo Marco Orlando per la riformulazione della condanna, dopo l’annullamento di alcuni capi di imputazione che avevano portato la pena a 8 anni e 20 giorni. Ancora una fase in appello per altri tre imputati per i quali la Cassazione ha confermato la linea investigativa, ma ha annullato alcune ipotesi d’accusa rendendo necessario che vengano successivamente delineate le pene finali.

L’inchiesta e le accuse

I fatti risalgono al 2020: dopo l’inchiesta del procuratore capo Grazia Pradella e dei sostituti Matteo Centini e Antonio Colonna, oltre agli arresti, venne disposto il primo sequestro di una caserma mai avvenuto in Italia. Secondo l’accusa, erano stati documentati arresti illegali, falsi negli atti e violenze talmente gravi sulle persone fermate da configurare il reato di tortura, confermato in Cassazione. Al ruolo dell’allora maresciallo Montella, considerato centrale, si affiancava quello dei complici: quando venivano arrestati piccoli spacciatori, la droga veniva infatti sequestrata dai militari per rimetterla poi nel mercato illegale, cedendola ai pusher che diventavano così loro informatori e nei confronti dei quali veniva spesso usata violenza. Un sistema che permetteva al gruppo di arrestare altre persone, dimostrando gli ottimi risultati delle attività investigative ai superiori.

Gardaland, manager chiama «principessa» un cassiere gay davanti a colleghi e clienti: licenziato

Il manager di un ristorante di Gardaland è stato licenziato per aver insultato e deriso ripetutamente un cassiere, dichiaratamente gay, chiamandolo «principessa» o con epiteti offensivi. I vertici del locale non hanno esitato a licenziarlo poiché l’uomo non ha «rispettato la dignità e l’orientamento sessuale» della vittima. Ma lui ha presentato ricorso al tribunale civile di Verona, convinto che si trattasse di un licenziamento ingiusto. I magistrati, però, hanno respinto la richiesta, parlando di «offesa alla dignità personale e all’orientamento sessuale». Condannato anche un cameriere per falsa testimonianza.

Il racconto della vittima

A raccontare la storia è stata la vittima, un uomo di 37 anni. In un’intervista al Corriere del Veneto ha spiegato di essere stato deriso più volte. Si è poi focalizzato su un episodio chiave: «Ero alla cassa e un gruppo di persone stava entrando quando arriva un cameriere che mi stava portando uno scontrino con dei soldi e mi dice “tieni principessa” (…) mi giro per guardarlo e noto che alle sue spalle c’era il manager del ristorante divertito che gesticolava in modo femminile e mi ripeteva la parola “principessa”». Dopo aver reagito, è stato invitato dal capo a «continuare a lavorare».

Poi l’uomo è andato a protestare: «Finito il turno di lavoro sono andato a informare il mio superiore chiarendo che in quel modo non avrei potuto continuare a lavorare e quest’ultimo mi ha spostato in un altro ristorante. Venuta a conoscenza dell’episodio discriminatorio, la direzione del parco divertimenti è intervenuta tempestivamente per punire i responsabili di “gravi e intollerabili comportamenti”».

Gardaland, manager chiama «principessa» un cassiere gay davanti a colleghi e clienti licenziato
Un’attrazione a Gardaland (Imagoeconomica).

Il cameriere condannato a due anni di reclusione

Licenziato anche il cameriere, che è stato condannato a due anni di reclusione con la condizionale per falsa testimonianza. Il giovane ha negato davanti al giudice di aver chiamato la vittima «principessa» o di aver sentito chiamare così il collega. A sconfessarlo sono state le versioni di tutti gli altri dipendenti del ristorante, raccolte dal giudice civile Alessandro Gasparini. E questi ultimi hanno anche spiegato che lo stesso cassiere ha partecipato agli insulti, diventando complice dell’ex manager.

Selena Gomez rivela: «Disturbi mentali dopo le foto in Australia»

«Il mito della bellezza imprigiona la donna moderna in un ciclo di disperazione». A parlare è Selena Gomez, sulla cresta dell’onda per il singolo musicale Single Soon e la serie tv Only Murders in the Building. Ex icona della Disney con la sitcom I maghi di Waverly, dal 2020 convive con un disturbo bipolare. Come riporta il Daily Mail, tutto sarebbe iniziato durante un viaggio in Australia nel 2018. Un paparazzo le scattò infatti alcune foto mentre si rilassava in bikini a bordo del suo yacht tra una tappa e l’altra dello Stars Dance Tour, scatenando una lunga scia di critiche da parte degli hater. Tanto da spingersi a prendere una paura da Instagram, dove oggi conta 430 miloni di follower che la rendono la donna più seguita al mondo. «L’ossessione della perfezione fisica intrappola le donne tanto da farle odiare se stesse», ha proseguito la star 31enne. «È impossibile soddisfare il canone impeccabile».

Selena Gomez, dopo la diagnosi ha lanciato un fondo per la salute mentale

«In diversi momenti non mi sentivo sicura del mio aspetto», ha continuato Selena Gomez. «Solo per colpa di quello che vedevo su Instagram. Quando mi hanno diagnosticato il disturbo bipolare mi sono sentita un po’ più sollevata, perché sapevo cosa mi stava succedendo». Nel 2020, ha lanciato anche il suo Rare Impact Fund, fondo con cui spera di aiutare le persone che soffrono per la loro precaria salute mentale. Mercoledì 4 ottobre a Los Angeles ha presentato, alla presenza del collega e amico Martin Short, la prima edizione di un evento di beneficenza per sostenere i bisognosi. «È un sogno che si avvera, derivato però dai momenti più bui della mia vita», ha detto sul palco l’artista, che ha poi rilasciato un’intervista all’Hollywood Reporter. «Ho lottato a lungo e mi sentivo spesso senza speranza», ha proseguito Gomez. «Oggi ho meno paura, ma sto lavorando duramente giorno dopo giorno, felice di essere viva».

L'ex star Disney Selena Gomez ha rivelato le conseguenze sulla sua salute mentale di un viaggio in Australia. Tutta colpa di alcune foto.
Selena Gomez in uno scatto sui social (Gomez, Instagram).

Con il suo Rare Impact Fund spera di raccogliere 100 milioni di dollari nell’arco di 10 anni per fornire risorse e aiuto a chi come lei ha attraversato un periodo brutto. A ispirarla la sorellina Gracie, nata nel 2013 dalle seconde nozze della madre. «Quando la guardo, spero di farle ereditare un mondo migliore», ha spiegato la star di Hollywood. «Voglio che sia più gentile, chiaro e connesso per tutti». All’evento era presente anche la storica amica di Gomez, Francia Raisa, che le donò un rene nel 2017 dopo la diagnosi di un lupus. «Selena ha una grande voce sui social», ha dichiarato la ragazza. «Se questo può aiutare anche una sola persona a stare meglio, allora ne vale la pena». A Los Angeles, dopo gli interventi degli ospiti tra cui la cantante HER e il dj Marshmello, si è tenuta un’asta. I pezzi più pregiati sono stati due biglietti per i live di Taylor Swift – tra l’altro grande amica di Gomez – battuti per 15 mila dollari.

L'ex star Disney Selena Gomez ha rivelato le conseguenze sulla sua salute mentale di un viaggio in Australia. Tutta colpa di alcune foto.
Selena Gomez al Rare Impact Fund Benefit (Getty Images).

Elodie: «Il mio corpo è il mio manifesto di donna libera»

«Il corpo non dovrebbe suscitare scandalo, questo è il mio corpo, il mio manifesto di donna libera». Dopo le polemiche per le foto senza veli, Elodie a Milano, presentando il suo clubtape Red Light, è tornata sul tema della libertà di mostrarsi, senza nessuna marcia indietro. «Tanti mi hanno detto che non c’è bisogno, invece ce n’è eccome! Il corpo è nostro e siamo libere di decidere come utilizzarlo. Per me è arte e libertà», ha sottolineato l’artista. Elodie non ha esitato a mostrarsi nemmeno nei video che accompagnano i sette nuovi brani raccolti nel primo clubtape italiano, Red Light, disponibile dal 6 ottobre 2023 su tutte le piattaforme digitali. La copertina dell’album è firmata da Milo Manara, che ha trasformato con la sua arte l’immagine di Elodie nuda usata per il singolo A fari spenti.

Ucraina, 49 civili morti in un attacco russo nel distretto di Kupiansk

Quarantanove persone, tra cui un bambino di sei anni, sono state uccise durante un attacco missilistico delle forze russe sul villaggio di Groza, nel distretto di Kupiansk. L’esercito di Mosca, ha spiegato il ministro degli Interni Igor Klimenko, ha bombardato un negozio di alimentari e bar del piccolo centro abitato. Il locale in quel momento era particolarmente affollato perché, stando a quanto emerso, era in corso la veglia funebre di un abitante. Oltre alle numerose vittime, ci sarebbero anche almeno sette feriti gravi.

Ucraina, 49 civili morti in un attacco russo a Kupiansk. Colpito un negozio di alimentari e bar. Zelensky: «Crimine brutale».
Le macerie dopo i missili russi (Telegram).

Zelensky: «Deliberato attacco terroristico»

La notizia è stata confermata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dal capo del suo ufficio, Andriy Yermak. «Un crimine russo chiaramente brutale: un attacco missilistico contro un normale negozio di alimentari, un attacco terroristico completamente deliberato», ha scritto il Zelensky su Telegram, porgendo «condoglianze a tutti coloro che hanno perso i loro cari».

Fausto Brizzi e Silvia Salis genitori: è nato il loro primo figlio Eugenio

Fausto Brizzi e Silvia Salis hanno annunciato la nascita del loro primo figlio Eugenio. Venuto al mondo a Genova, città natale della madre, porterà solo il cognome di quest’ultima. Per comunicare il lieto evento, il regista e la vicepresidente del Coni hanno condiviso un post sui social dove si mostrano per la prima volta in tre. «Sopra ogni cosa», si legge nel messaggio a corredo dell’immagine in bianco e nero della famigliola.

Si chiama come il nonno materno

Il nome è lo stesso del nonno materno, per il quale il nuovo arrivato è il primo nipotino. Anche per Silvia si tratta del primo figlio, mentre il regista e produttore aveva già avuto una figlia dall’ex moglie Claudia Zanella sette anni prima. Quanto alla scelta di dargli solo il cognome della madre, la coppia ha spiegato all’unisono: «La possibilità che, in presenza del riconoscimento paterno, venga utilizzato il cognome della madre è un cambiamento culturale epocale ed è passato incredibilmente inosservato. È importante dare un segnale, e con un neonato maschio. Abbiamo sentito che era il momento di farlo perché viviamo in un paese dove ogni giorno le cronache ci raccontano di uomini che continuano a credere le donne e i figli una loro “proprietà” disponendone a loro piacimento. La pena è necessaria in questi casi, ma è di un cambiamento culturale che abbiamo bisogno. Un maschio che capisce fin da bambino che nella sua famiglia vige la parità assoluta, non diventerà uno degli uomini di cui sopra». Ad avere l’idea è stato il neo papà, e quando lo raccontano – ha spiegato Silvia – le reazioni lasciano perplessi: «Sguardi strani anche da parte di alcune donne, e questo mi ha stupita».

Del Piero in Arabia Saudita: l’Al Nassr lo vuole come ds

Alessandro Del Piero potrebbe diventare il nuovo direttore sportivo dell’Al Nassr, club di punta della Saudi League e attuale squadra di un altro ex calciatore della Juventus, Cristiano Ronaldo. L’indiscrezione circola sui social, soprattutto su X, dove i fan bianconeri attendono di conoscere il futuro della loro vecchia bandiera. Del Piero non ricopre alcun ruolo all’interno della Juventus e da anni la tifoseria spera in un suo ritorno a Torino, da dirigente o nello staff. Si attendono conferme dai media locali, che non hanno ancora ripreso la notizia.

Del Piero attualmente vive a Los Angeles

Dopo aver chiuso la carriera in Australia e in India, Del Piero si è trasferito all’estero. L’ex stella della Juventus, oggi 48enne, vive da anni in California, a Bel Air, in una villa da 6 milioni di dollari insieme alla moglie Sonia e ai tre figli. Lì è diventato un apprezzato ristoratore dopo l’apertura del suo ristorante N.10, a Los Angeles. Inoltre Del Piero ha aperto diverse scuole calcio ed è diventato uno dei commentatori di punta di Sky ed Espn.

Del Piero in Arabia Saudita l'Al Nassr lo vuole come ds
Del Piero insieme alla moglie Sonia e ai tre figli durante una cerimonia (Getty Images).

All’Al Nassr troverebbe Ronaldo, Brozovic e Manè

Qualora dovesse davvero diventare il nuovo ds dell’Al Nassr, Del Piero non solo andrebbe in uno dei club di punta del calcio arabo, ma ritroverebbe anche diversi campioni che hanno giocato nel calcio europeo a grandi livelli. Oltre al già citato Cristiano Ronaldo, basti pensare all’ex Liverpool Sadio Manè e al centrocampista croato Marcelo Brozovic, fino allo scorso anno all’Inter. L’obiettivo sarebbe quello di portare il club alla vittoria non soltanto della Saudi Pro League, sfuggita durante la passata stagione, ma anche della Champions League asiatica.

Del Piero in Arabia Saudita l'Al Nassr lo vuole come ds
L’esultanza dell’attaccante Cristiano Ronaldo dopo un gol con la maglia dell’Al Nassr, club dell’Arabia Saudita in cui gioca da due stagioni (Getty Images).

Il cane di Biden allontanato dalla Casa Bianca per i troppi morsi allo staff

Commander, il pastore tedesco di due anni del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e della moglie Jill, è stato allontanato dalla Casa Bianca dopo una serie di incidenti. Secondo quanto riportato dalla Cnn, il cane è stato portato via dopo aver morso un agente del Secret Service. È stato l’11esimo episodio, tra Casa Bianca e residenza in Delaware, in cui Commander si è mostrato aggressivo, portando anche un agente ad avere bisogno di assistenza medica.

Fonti della Cnn: «Ambiente di lavoro ostile e pericoloso per lo staff»

«Il presidente e la first lady hanno a cuore la sicurezza di coloro che lavorano alla Casa Bianca e di chi ogni giorno li protegge», ha dichiarato la portavoce della first lady, Elizabeth Alexander. Sul futuro di Commander c’è ancora incertezza e la coppia presidenziale sta valutando le possibili soluzioni. In passato la Casa Bianca aveva giustificato l’aggressività del cane con lo «stress della vita a corte» per i “First dogs“. Tuttavia, una fonte della Cnn ha parlato di un ambiente di lavoro «ostile» e pericoloso» per lo staff, con agenti ai quali verrebbe suggerito come spostarsi per evitare di incontrare Commander. 

Casa Bianca, il cane di Biden allontanato per i troppi morsi agli agenti segreti
Il presidente Usa Joe Biden e la moglie Jill Biden a passeggio con Commander in Delaware (Getty Images).

Major, l’altro «First Dog» dei Biden che fu allontanato

La storia di Commander ricorda quella di Major, l’altro pastore tedesco dei Biden che a causa di alcuni incidenti nel 2021 fu portato a vivere da un addestratore in Delaware, dove la coppia ha una casa residenziale che gli ha permesso di continuare a fare visita al cane. Commander è il terzo pastore tedesco dei Biden, prima di lui e di Major, il titolo di “First Dog” era stato di Champ, morto a 13 anni nel giugno del 2021 in Delaware. 

Operato per alluce valgo perde un piede e una gamba

Doveva essere un intervento di routine, una semplice operazione di correzione dell’alluce valgo ma il paziente, per via di alcune patologie che non erano state tenute in considerazione e avrebbero sconsigliato l’intervento, è andato incontro a un calvario che ha portato all’amputazione del piede e di una gamba. Per questo tre ospedali sono stati condannati a risarcire l’uomo e i suoi due figli, in misura diversa. Il giudice di Bologna che ha emesso la sentenza, sulla scorta di una consulenza, ha rilevato come l’operazione sia stata eseguita senza «procedere ai necessari e doverosi accertamenti angiologici» nella casa di cura Villa Erbosa (Bologna) dove l’uomo aveva contratto un’infezione «non adeguatamente e tempestivamente curata dai sanitari».

«Condotte negligenti e tardivo intervento»

All’Istituto Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese) si contesta la tardiva individuazione del quadro settico e il mancato ricovero dopo il pronto soccorso. «L’evoluzione negativa delle condizioni del paziente in seguito registratasi, culminata dapprima con l’amputazione del piede sinistro e poi della gamba destra, trova dunque origine nelle condotte negligenti attuata dalle due strutture» ha scritto il giudice. Poi «si è innestato il contributo dell’allora Asst di Monza ospedale San Gerardo (ora Fondazione San Gerardo dei Tintoti nrd.) che, omettendo di intervenire in modo tempestivo e adeguato, ha contribuito all’epilogo del decorso clinico con l’amputazione dell’altro arto». Il paziente infatti era stato una prima volta dimesso con la prescizione di un farmaco «sostanzialmente inutile» e le sue condizioni erano peggiorate.

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