«Ho appreso del decesso di Liliach Le Havron, italo-israeliana e moglie di Evitar Kipnis il cui corpo era stato ritrovato nei giorni scorsi. Entrambi erano scomparsi dopo l’attacco di Hamas» ha scritto il ministro degli Esteri Antonio Tajani su X.
Ho appreso del decesso di Liliach Le Havron, italo-israeliana e moglie di Evitar Kipnis il cui corpo era stato ritrovato nei giorni scorsi. Entrambi erano scomparsi dopo l'attacco di Hamas. Rinnovo le condoglianze ai figli e alla famiglia. Per l'Italia un altro giorno di lutto.
«Rinnovo le condoglianze ai figli e alla famiglia» – ha concluso Tajani – «Per l’Italia un altro giorno di lutto». Il marito della donna era stato identificato in base all’esame del Dna.
La “quasi” conferma è arrivata da un post comparso sui profili social dell’attore Peppe Zarbo, diventato famoso nei panni dello storico personaggio Franco Boschi in Un posto al sole da ben 27 anni. Insieme a una vecchia foto della soap, ambientata a Napoli e trasmessa su Rai3, la frase «Il 21 Ottobre 1996 andava in onda la prima puntata di Un posto al sole».
«È stata un’avventura incredibile e irripetibile. Voglio ringraziare di cuore Rai, Freemantle e tutto il pubblico, così come le generazioni che sono cresciute insieme a noi. Aver fatto parte di questa famiglia è stato un vero privilegio e un’esperienza indimenticabile che porterò sempre nel mio viaggio». Parole che suonano come un’addio.
«Grazie di cuore a tutti»
«Guardando indietro, mi riempio di emozione per tutti i momenti condivisi e per tutto l’amore che ho ricevuto. Sono grato per l’affetto che mi avete dimostrato nel corso degli anni. Grazie di cuore a tutti!», ha poi concluso l’attore.
L’ultranovantenne Leonardo Altobelli si prepara a indossare per la quindicesima volta la corona d’alloro con la laurea in criminologia. Dopo quelle in Giurisprudenza, Scienze Politiche, Lettere, Filosofia, Pedagogia, Agraria, Scienze e tecnologie alimentari, Scienze turistiche, Storia, Biotecnologie e Archeologia, sta per conseguire quella in Scienze investigative.
«Dopo questa mi fermo»
Nel suo curriculum universitario, Altobelli vanta anche sette diplomi in medicina sociale, medicina dello sport, diritto sanitario e tutor di medicina generale. Originario di Troia, in provincia di Foggia, di cui è stato sindaco nel 1984, è stato medico di base fino all’età di 70 anni. Un percorso professionale e lavorativo durante il quale non ha mai smesso di studiare: «Sono lo studente più anziano del mondo, ma ora, dopo questa laurea mi fermo, perché vorrei lasciare a future memorie quello che ho fatto e perché l’ho fatto», ha spiegato all’Ansa. E ancora: «Mi dedicherò alla scrittura. Ai giovani dico di amare tutto ciò che fanno. Di abbracciare il proprio lavoro, e di farlo con il sorriso e la calma. Lo studio mi ha sempre appassionato. Per questo mi definisco uno studente del mondo».
Un elicottero militare è caduto e si è poi ribaltato in un campo nei pressi dell’aeroporto civile La Spreta di Ravenna. L’incidente è avvenuto durante la fase di atterraggio: due le persone rimaste ferite. Il velivolo è un elicottero da esplorazione e scorta A129 Mangusta assegnato al settimo reggimento Vega.
Il trasporto in ospedale
I due militari dell’esercito sono stati trasportati all’ospedale Bufalini di Cesena. Le condizioni di uno dei feriti sono serie, ma non è in pericolo di vita. La E45, che si trova vicino al luogo dell’incidente è stata temporaneamente chiusa al traffico al km 248 mentre il traffico è stato deviato.
Nella lista di giocatori che rappresenteranno l’Italia per la Final 8 di Coppa Davis in programma a Malaga, in Spagna, dal 21 al 26 novembre, c’è anche Jannik Sinner. Tra gli altri convocati dal capitano della nazionale italiana di Coppa Davis, Filippo Volandri, ci sono Matteo Arnaldi, Simone Bolelli, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego. Giovedì 23 novembre alle ore 10, gli azzurri sfideranno l’Olanda nei quarti della Davis Cup Final 8. In caso di passaggio del turno, l’Italia sfiderebbe in semifinale la vincente tra la Serbia di Novak Djokovic e la Gran Bretagna, vincitrice del Gruppo B.
«Questa è la squadra che al momento dà maggiori certezze» – ha commentato il capitano dell’Italia di tennis in Coppa Davis – «Berrettini sta lavorando duramente per recuperare al 100 per cento: per lui, come per tutti gli altri, vale appunto il criterio generale di selezione, basato sulle garanzie fisiche e tecniche che si possono fornire. Monitoreremo i progressi nelle prossime settimane».
Volandri ha poi aggiunto: «A Malaga torneremo con l’obiettivo di vincere, è innegabile. Abbiamo dimostrato di avere cuore, carattere e tanta, tantissima qualità. La strada verso il titolo sarà lunga e impervia, ne siamo consapevoli. A questi livelli, non sono ammessi errori: bisogna conservare sempre la massima compattezza e concentrazione in ogni momento. Posso contare su un gruppo composto da ragazzi straordinari, sotto ogni punto di vista, pronti a dare il massimo per rappresentare questi colori. Non c’è niente di più gratificante che indossare e lottare per la maglia azzurra».
Il soprannome di Signora della domenica Mara Venier se l’è guadagnato sul campo. Merito delle 15 edizioni di Domenica In condotte a partire dagli Anni 90. Va a lei il merito di aver risollevato il programma dalla crisi di ascolti di cui il programma soffriva da anni. Dal suo ritorno, nel 2018, alla guida del contenitore pomeridiano di Rai1 l’Auditel ha ricominciato a premiare l’ammiraglia della tivù di Stato, tanto che i dirigenti si sono ben guardati dal sostituire “zia Mara” o ripensare il format. D’altronde Venier se l’è cavata egregiamente contro qualsiasi competitor Canale 5 le mettesse contro, anche con un colosso come Amici di Maria De Filippi. Un incantesimo che nella stagione 2023/2024 sembra essersi però rotto. Il 22 ottobre Domenica In ha fatto compagnia a 2 milioni 160 mila spettatori con il 16 per cento di share nella presentazione di 23 minuti, per poi salire a 2 milioni 147 mila pari al 17,3 per cento nella prima parte, quindi 1 milione 876 mila e il 17,7 per cento nella seconda parte. Altri numeri per il talent dell’ammiraglia di Mediaset che ha conquistato 2 milioni 920 mila spettatori al 24,6 per cento di share.
Monica Maggioni è la terza più vista con meno di un milione di telespettatori
Terza rete nella classifica del pomeriggio è Rai3 grazie al TgRegione (14,9 per cento) e In mezz’ora che è stato seguito da 878 mila teste (7,2 per cento) nella prima parte per poi scendere a 595 mila (5,5 per cento) nella seconda chiamata Il mondo di In mezz’ora. A seguire Rebus è stato visto da 509 mila persone (5 per cento). Fuori dal podio Rai2 prima con Paesi che vai (506 mila spettatori pari al 3,9 per cento) poi con Origini e le sue 407 mila teste all’ascolto (3,6 per cento). Infine, la linea è passata alla partita di pallavolo Modena-Milano che ha abbassato la media di rete a 211 mila e il 2 per cento. Su Italia1E-Planet ha fatto compagnia a 315 mila spettatori (2,3 per cento), mentre Twister è stato seguito da 312 mila persone (2,8 per cento). Su Rete4 il film Gli uccelli ha tenuto davanti alla tivù 376 mila persone per un 3,3 punti di share. Su La7Una giornata particolare si è fermata a 335 mila (2,8 per cento), mentre La7 Doc si è dovuto accontentare di 252 mila telespettatori e il 2,5 per cento.
Un distacco netto fin dal debutto di Amici di Maria De Filippi
Andando indietro nelle settimane, il 15 ottobre Rai1 si è fermata sotto il 16 per cento con Canale 5 che volava sopra il 22. Era andato peggio lo scontro diretto tra Domenica In e Amici di sette giorni prima, con la De Filippi che superava il 24 per cento. Il primo ottobre Venier era riuscita a tenere botta sopra al 18, mentre la collega quattro canali più avanti manteneva un media sopra al 23,5, dopo un debutto, la settimana precedente, sopra il 25 con Rai1 che boccheggiava tra il 17,6 e il 15,9 per cento.
Mara Venier sconfitta anche dalle soap di Canale 5 al suo debutto a metà settembre
Certo non che domenica 17 settembre, al suo esordio dopo le vacanze estive e con le soap di Canale 5 come competitor, Mara Venier abbia volato: partita con il 15,7 per cento, è poi salita 2 milioni 88 mila spettatori (17,6 per cento) nella prima parte, per poi tornare al 15 per cento nella seconda e chiudere con un misero 13,2 nel segmento dei saluti finali. In parallelo Beautiful teneva incollate davanti alla tivù 2 milioni 333 mila persone, pari al 18,5 per cento di share. Qualche testa in meno (2 milioni 228 mila), ma un punto di share in più invece per Terra Amara.
Nel 2022 Domenica In è riuscita a battere Amici di Maria De Filippi
Era andata diversamente un anno prima, quando, l’11 settembre, la zia Mara faceva il suo ritorno su Rai1 con 2 milioni 188 mila teste davanti alla televisione (17,9 per cento) nella prima parte per poi scendere a 1 milione 882 mila spettatori (16,5 per cento) nella seconda. Canale 5 intanto piangeva miseria con Beautiful sotto al 14 per cento (1 milione 704 mila spettatori) e, ancora peggio, con Una vita e Grand Hotel all’8,8. A cambiare le carte in tavola era stato il ritorno di Maria De Filippi. Poi è iniziato il testa a testa con la prima vittoria in termini di persone davanti alla tivù da parte di Rai1 a inizio novembre. Quindi il 18 dicembre è arrivata la sconfitta del talent di Canale 5. Il record di Domenica In è arrivato con lo speciale Sanremo il 12 febbraio con quasi il 40 per cento e più di cinque milioni di telespettatori, mentre Canale 5 scendeva sotto al 20 per cento. Con la conclusione dell’appuntamento pomeridiano di Amici a marzo, Venier è tornata quindi a essere la regina di quella fascia oraria, tanto che il 27 maggio è andata in onda in prima serata una puntata speciale intitolata Domenica In show per festeggiare il successo dell’edizione in corso e i quasi 30 anni dalla prima puntata della trasmissione condotta dalla presentatrice.
Mara Venier è pronta a lasciare Domenica In a fine stagione
Presentatrice che, come quasi ogni anno dal 2019, si è detta pronta a lasciare il programma una volta finita la stagione: «Questa volta non ci saranno ripensamenti. Sono fermamente convinta ed è giusto così. Me lo ha insegnato Renzo Arbore, se sono qui lo devo a lui: è meglio lasciare quando stai in alto, non quando cadi», ha detto durante la conferenza stampa di presentazione. «Il mio tallone d’Achille è infatti dire sempre di sì», ha aggiunta a sua discolpa. «Questa volta non tornerò indietro. Questa trasmissione mi ha dato tantissimo, l’affetto del pubblico, che mi è stato vicino anche quando non ero in onda, ma mi ha tolto tanto. Voglio dedicarmi alle persone che amo: a mio marito, ai miei figli e ai nipoti. La vita ti mette davanti a prove incredibili e quindi finché posso voglio godermi le persone più vicine», ha concluso. E, vista l’aria che tira, chissà che la Rai meloniana non premi Pino Insegno per i pessimi ascolti de Il mercante in fiera di Rai2 affidandogli il contenitore della domenica pomeriggio che, per altro, ha già condotto nella stagione 2014/2015 in coppia con Paola Perego e con una media poco superiore al 14 per cento.
Il decreto Energia, con norme relative al rinvio del termine del mercato tutelato e con incentivi per le rinnovabili e le imprese energivore, non sarà discusso al Cdm, come previsto per lunedì 23 ottobre.
Esame rinviato alla prossima settimana
Il decreto, che era indicato nell’ordine del giorno del pre-consiglio, non figura invece nell’odg del Consiglio dei ministri effettivo. Secondo quanto si apprende, l’esame sarebbe rinviato alla prossima settimana. Il provvedimento, conterrà “disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato i protocolli per l’entrata della Svezia nella Nato e ha mandato i documenti al parlamento turco per l’approvazione finale. Lo rende noto la presidenza della Repubblica di Ankara. Erdogan per più di un anno si è opposto all’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza atlantica a causa del sostegno che il governo svedese garantirebbe ad attivisti curdi affiliati al Pkk, che la Turchia considera un’organizzazione terroristica.
L’apertura della Turchia era arrivata a luglio, al vertice Nato di Vilnius
L’apertura della Turchia sull’adesione della Svezia alla Nato era arrivata a luglio, dopo un incontro a Vilnius tra Erdogan, il primo ministro svedese Ulf Kristersson e il segretario generale Nato Jens Stoltenberg. I protocolli dovranno ora essere votati dal parlamento di Ankara: una mera formalità, che sancirà il semaforo verde da parte della Turchia all’ingresso del Paese scandinavo nell’Alleanza atlantica, dopo il via libera alla Finlandia arrivato nei mesi scorsi. I due Paesi avevano fatto richiesta di adesione a maggio del 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ma le pratiche erano state pratiche erano state separate proprio per l’opposizione della Turchia.
Fabrizio Corona è indagato per diffamazione a mezzo stampa, dopo le querele presentate dai calciatori Nicolò Casale e Stephan El Shaarawy contro di lui. Gli atleti di Lazio e Roma sono stati tirati in ballo dal re dei paparazzi nel caso legato alle scommesse nel mondo del calcio, durante un’intervista a Striscia la notizia. L’ex fotografo ora è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano. Il fascicolo è quello sul tavolo del procuratore capo Marcello Viola e dell’aggiunta Letizia Milani.
La procura di Torino: «Nessuna evidenza su tre calciatori»
Già il 18 ottobre, è stata la procura di Torino a contraddire Corona, sottolineando che sul coinvolgimento di El Shaarawy, Casale e del terzo nome fatto dal re dei paparazzi, cioè Federico Gatti, non ci fosse «nessuna evidenza». Ed è stato allora che l’avvocato del difensore della Lazio ha promesso querela. Lo stesso ha fatto il legale dell’attaccante della Roma. El Shaarawy ha poi firmato il gol vittoria della Roma contro il Monza, scoppiando in lacrime dopo le tensioni degli ultimi giorni. Gli unici tre calciatori al centro dell’inchiesta torinese restano Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo.
Da quando è esplosa la crisi in Medio Oriente sono aumentati del 18 per cento gli attacchi informatici contro Israele e sono cresciuti quelli nel settore governativo e militare, con una impennata del 52 per cento rispetto alle settimane precedenti il 7 ottobre. Questi alcuni dei dati contenuti in un rapporto di Check Point Software Technologies, società di sicurezza informatica con sede a Tel Aviv. Tra le minacce informatiche individuate ci sono gli attacchi Ddos, quelli che mettono ko un sito, da parte di gruppi di hacktivisti (deriva dall’unione delle parole hacker e attivisti) contro i siti web israeliani.
La minaccia maggiore arriverebbe dagli hacktivisti affiliati alla Russia
Tra le tendenze crescenti che potrebbero intensificare il conflitto informatico ci sono gruppi di hacktivisti affiliatiallaRussia che si stanno ora concentrando su Israele, gruppi sostenuti dal governo iraniano che stanno entrando nel conflitto, criminali informatici che stanno sfruttando la guerra per lanciare attacchi ransomware. «Fin dalle prime ore della guerra abbiamo osservato un graduale spostamento dell’attenzione dei principali gruppi di hacktivisti affiliati alla Russia come Killnet e Anonymous Sudan, lontano dalla loro narrativa contro l’Ucraina e i paesi occidentali, verso un’azione contro Israele», hanno spiegato i ricercatori. Inoltre, secondo la società di sicurezza, «Adl Ali, un gruppo di hacktivisti emerso alla fine di settembre 2022 durante le proteste contro il regime iraniano in seguito alla morte di Mahsa Amini, si è buttato nella mischia il 10 ottobre, sostenendo di prendere di mira le infrastrutture israeliane». «Si prevede che la guerra informatica sarà uno strumento utilizzato da più entità su entrambi i fronti, indipendentemente dal loro coinvolgimento diretto nel conflitto di terra. Una domanda che sorge spontanea è come Hamas, che sta affrontando sfide infrastrutturali come le interruzioni di corrente nella Striscia di Gaza, si muoverà nel dominio informatico», ha concluso Check Point Software Technologies.
Il tribunale di Velletri ha nominato Thea Paola Angelini amministratrice di sostegno per il patrimonio personale del padre Francesco. È quanto hanno reso noto fonti vicine ai legali di Francesco Angelini. La pronuncia, hanno riferito le stesse, «ha chiuso il procedimento che si era aperto a seguito della sentenza del settembre 2022 con cui il tribunale, in sede civile, aveva riconosciuto la capacità di Francesco Angelini disponendo che fosse il giudice della tutela a decidere su eventuali supporti di sostegno». I legali di Francesco Angelini hanno quindi «preso atto con soddisfazione del provvedimento e della positiva conclusione di un iter giudiziario doloroso per il Cavaliere». La pronuncia, hanno concluso le fonti a loro vicine, «conferma quanto Francesco aveva deciso nel 2016 designando Thea Paola amministratrice di sostegno nel caso di future necessità. La decisione del giudice è, inoltre, coerente con l’assetto di governance del Gruppo Angelini Industries, che il Cavaliere aveva definito nel 2018 identificando nella figlia Thea Paola la figura più adatta a guidare l’azienda».
La vicenda legale iniziata con le denunce della figlia Maria Gioella
Si chiude così la vicenda legale iniziata per mano di una delle figlie di Francesco, Maria Gioella, che non ha mai accettato la decisione del padre di nominare Thea Paola alla guida del Gruppo di famiglia e ha avviato una campagna giudiziaria nei confronti della sorella e di suo marito Sergio Marullo di Condojanni, dal 2020 amministratore delegato del Gruppo. Nel 2019, infatti, Maria Gioella ha denunciato i due per circonvenzione di incapace ai danni di Francesco Angelini e ha avanzato una richiesta di interdizione dello stesso. Ha inoltre sporto denuncia presso il tribunale di Roma su presunte false comunicazioni sociali inerenti alcune assemblee di Angelini Finanziaria. Nel 2021 le indagini si sono concluse con l’archiviazione in via definitiva di tutte le sue accuse. Nel settembre 2022, il giudice civile ha rigettato anche la richiesta di interdizione, ribadendo che il Cavaliere Angelini fosse capace di intendere e di volere e che godesse di idoneità a comprendere le dinamiche imprenditoriali del Gruppo societario in cui per una vita è stato impegnato dal punto di vista professionale. Ha quindi trasmesso gli atti al giudice tutelare affinché valutasse l’eventuale necessità della nomina di un amministratore di sostegno a tutela dello stesso Cavaliere, per via del patrimonio personale da gestire e dell’aspro conflitto familiare in atto. Nel settembre 2023 è stata archiviata anche la denuncia per false comunicazioni sociali fatta da Maria Gioella e a ottobre è arrivata la nomina di Thea Paola come amministratrice di sostegno.
Tale e Quale Show 2023perde un altro pezzo e questa volta (sembra) in via definitiva. Stando alle ultime indiscrezioni sembra infatti che un secondo concorrente, dopo Maria Teresa Ruta, si sia infortunato trovandosi costretto a ritirarsi dal gioco.
Scialpi costretto a ritirarsi da Tale e Quale Show 2023 a causa di un infortunio
Ad anticipare la notizia in anteprima è stato il sito TvBlog, che ha parlato del ritiro imminente dallo show di Scialpi. L’artista, molto noto soprattutto negli Anni 80 si sarebbe a quanto pare infortunato ad una gamba. Sembra che il fattaccio sia avvenuto nel corso dell’ultima puntata di Tale e Quale Show 2023 (la quinta) trasmessa venerdì 20 ottobre 2023 su Rai 1. A dire il vero già in quella stessa occasione Scialpi non era riuscito ad esibirsi per problemi con la voce. L’artista si era comunque presentato in studio, promettendo che avrebbe garantito al pubblico la sua personale imitazione dei Cugini di campagna. Purtroppo però nel frattempo si è fatto male e si è così trovato costretto a cambiare i suoi piani. In base alle prime ricostruzioni emerse riguardo alla sua disavventura, sembra che tutto sia legato a uno scivolone causato dagli alti zatteroni che indossava.
Le imitazioni della sesta puntata di Tale e Quale Show 2023
Alla fine di questa edizione di Tale e Quale mancano soltanto tre puntate, poi sarà annunciato il trionfatore. Nella serata di venerdì 27 ottobre i telespettatori vedranno Jo Squillo nei panni di Mina, Ginevra Lamborghini in quelli di Madame. Alex Belli sarà Totò Cotugno, mentre Pamela Prati interpreterà Carmen Miranda. Ancora, Jasmine Rotolo sarà Noemi, mentre Luca Gaudiano vestirà i panni di Tananai, Lorenzo Licitra imiterà Michael Jackson, Ilaria Mongiovì sarà Marcella Bella. Maria Teresa Ruta dovrebbe poi tornare ad esibirsi, imitando Nancy Sinatra.
L’istanza di revoca anticipata del 41 bis, presentata dalla difesa di Alfredo Cospito, è stata respinta dal tribunale della Sorveglianza di Roma. Secondo i giudici, l’anarchico, che dall’ottobre del 2022 fino all’aprile scorso ha portato avanti un lungo sciopero della fame contro il regime del carcere duro, continua ad avere una «estrema pericolosità», nonostante la Dna e gli organi centrali di polizia avevano dato parere positivo.
La condanna a 23 anni
Cospito, leader degli anarchici del Fai-Fri, si trova in carcere in seguito alla condanna per aver sparato alle gambe, a Genova nel 2012, all’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per aver collocato due ordigni esplosivi fuori dalla caserma della Scuola per carabinieri di Fossano (Cuneo). L’anarchico, per i fatti del 2006, è stato condannato a 23 anni di reclusione inflitta dalla Cassazione. Il carcere a vita per il 57enne – recluso a Sassari – era stato richiesto dalla procura generale.
Allerta arancione per maltempo in quasi tutta la Toscana per la giornata di martedì 24 ottobre, ad esclusione delle zone sud-orientali e le isole per le quali è previsto un codice giallo dalle 6 fino alla mezzanotte. A emettere l’allerta è stata la sala operativa della protezione civile regionale che ha assegnato il codice arancione per temporali forti e rischio idrogeologico che sarà valido per tutta la giornata e per tutta l’area nord-occidentale (per la stessa area è stato emesso anche un codice giallo dalle 20 fino alla mezzanotte di lunedì 23 ottobre). Sarà inoltre valido dalle ore 11 fino alla mezzanotte, sempre di martedì 24 ottobre, il codice arancione per temporali forti e rischio idrogeologico per le zone centro-meridionali per le quali è attivo anche il codice giallo dalle 6 fino alle 11. Per le restanti zone sud-orientali, invece, è stato emesso un codice giallo dalle 6 fino alla mezzanotte di martedì 24 ottobre.
In arrivo temporali associati a forti raffiche di vento e grandinate
Dalla serata di lunedì 23 ottobre, invece, è previsto l’arrivo di temporali sulle zone di Nord-Ovest in estensione nella mattinata di martedì 24 ottobre, anche sul litorale centro settentrionale quando isolati temporali interesseranno anche il resto della Toscana. Dal pomeriggio del 24 ottobre, invece, i temporali potranno interessare tutta la regione e in serata risulteranno più probabili sulle province meridionali. I temporali potranno risultare forti, persistenti e associati a forti raffiche di vento e grandinate.
Le previsioni per lunedì 23 e martedì 24 ottobre
Lunedì 23 ottobre: il rinforzo dei venti di scirocco con raffiche fino a 50-60 km/h in Arcipelago, sul litorale centro meridionale e sottovento ai rilievi appenninici. Mare da mosso a molto mosso a largo e sulle coste esposte al flusso di Scirocco.
Martedì 24 ottobre: sono previsti inizialmente venti di scirocco con raffiche fino a 50-60 km/h in Arcipelago, sul litorale centro meridionale e sottovento ai rilievi appenninici, in rotazione a Libeccio dalla tarda mattinata con rinforzi fino a 60-80 km/h su costa e Arcipelago meridionali e sui crinali appenninici. Nel pomeriggio del 24 ottobre, sul restante litorale raffiche fino a 60-70 km/h, altrove deboli o moderati. Mare molto mosso sui settori a Sud dell’Elba e dal tardo pomeriggio anche sugli altri settori.
La prefettura di Reggio Emilia ha deciso di annullare il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica indetto per martedì 24 ottobre in vista del presunto concerto di Kanye West alla Rcf Arena. L’evento, previsto per il 27 ottobre dopo settimane di indiscrezioni e rumors, non si farà.
Il palco era stato completato
Dopo un valzer durato circa due settimane ora i tentennamenti sono finiti. Le voci su un possibile concerto per il lancio mondiale del nuovo disco del rapper statunitense erano iniziate a circolare il 7 ottobre. A confermale era poi stata la messa in moto della macchina organizzativa della Rcf Arena, che aveva addirittura completato l’allestimento del palco nella zona del Campovolo di Reggio Emilia. Tutto pur di dare al controverso artista la possibilità di mettere in piedi un evento anche last minute. Anche lo staff di Ye sarebbe venuto in città per fare il sopralluogo dell’area in vista del live.
La data inizialmente ipotizzata era quella del 20 ottobre scorso, con la prefettura che aveva ricevuto la richiesta da parte dell’organizzazione dell’Arena. Data che poi è slittata di una settimana, con un’altra pre-allerta di tutti i volontari che avrebbero dovuto lavorare a un evento stimato per circa 80mila persone. Archiviata anche la data del 27 ottobre, i fan rimangono in attesa di nuovi aggiornamenti dagli Stati Uniti, sperando che il concerto sia solo rimandato a data da destinarsi.
Martedì 24 ottobre, in Islanda, è fissato uno sciopero generale delle donne al quale è pronta a partecipare anche la prima ministra Katrín Jakobsdóttir. Si tratta di una giornata di protesta contro il gender pay gap, ossia il divario di retribuzione tra uomini e donne, e contro le violenze sessuali e di genere. Vi hanno aderito, oltre alla premier, anche migliaia di donne e di persone di genere non binario.
Stop al lavoro retribuito e non retribuito
Lo sciopero di un giorno consiste nell’interruzione del lavoro retribuito e non retribuito che comprende il lavoro domestico e di cura in ambito familiare. La prima ministra islandese ha deciso di partecipare e unirsi alla protesta per «mostrare solidarietà alle donne islandesi». Frutto di un importante lavoro politico che ha coinvolto più di 30 organizzazioni, lo sciopero si prepara a essere il più grande della storia del Paese. La manifestazione più ampia si terrà a Reykjavik, capitale, e in una decina di altre città. Drífa Snædal, una delle organizzatrici, ha spiegato al Guardian che «la violenza contro le donne e il lavoro sottopagato sono due facce della stessa medaglia e hanno effetto l’una sull’altra».
E pensare che l’Islanda è vicina alla parità di genere
Ogni anno, il World Economic Forum stila il report sul divario di genere e negli ultimi 14 anni l’Islanda è sempre stato uno dei Paesi più vicini al raggiungimento della parità. Tuttavia, le organizzatrici hanno fatto notare che spesso in alcune professioni il divario di retribuzione tra uomini e donne è ancora alto. Nonostante ci sia una legge dal 2017 che impone alle aziende di certificare che lo stipendio di uomini e donne sia uguale a parità di mansioni lavorative, secondo i dati ci sarebbero ancora delle differenze. Freyja Steingrímsdóttir, tra le organizzatrici dello sciopero e portavoce del Bsrb (sindacato dei lavoratori pubblici), ha detto che «si parla dell’Islanda come di un paradiso della parità di genere. Dobbiamo assicurarci di essere all’altezza di queste aspettative».
Con oltre il 51 per cento delle preferenze, Maurizio Fugatti (Lega) si conferma presidente della Provincia di Trento. Il candidato del centrodestra, al secondo mandato, ha ottenuto il 51 per cento delle preferenze e la sua coalizione avrà 21 seggi. Staccato di 14 punti l’ex sindaco di Rovereto (seconda città più popolosa della provincia) Francesco Valduga, candidato della coalizione di centrosinistra che si deve accontentare di 13 seggi. Al termine di una tornata elettorale fortemente polarizzata, gli altri cinque nomi che correvano come presidente si sono spartiti circa il 10 per cento delle preferenze: l’unico a entrare in Consiglio sarà Filippo Degasperi, che correva per la coalizione Onda Popolare.
Il Pd resta il primo partito della Provincia di Trento
I risultati dei partiti vedono in testa il Partito Democratico del Trentino con il 16,24 per cento e 7 seggi in Consiglio provinciale, seguito da Lega Fugatti presidente (13,2 per cento e 5 seggi), Fratelli d’Italia (12,23 per cento e 5 seggi), Noi Trentino per Fugatti presidente 10,56 per cento e 4 seggi), Campobase (8,18 per cento e 3 seggi). Poi gli altri.
VITTORIA in Trentino, Lega e Civica del presidente prima forza politica con oltre il 20%, Maurizio Fugatti confermato con larghissimo vantaggio. Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e ora Provincia Autonoma di Trento: premiata nel 2023 la concretezza e la buona… pic.twitter.com/CLFnP46f1L
Salvini: «Premiate concretezza e buona amministrazione»
«Vittoria in Trentino, Lega e Civica del presidente prima forza politica con oltre il 20 per cento, Maurizio Fugatti confermato con larghissimo vantaggio», ha twittato Matteo Salvini. «Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e ora Provincia Autonoma di Trento: premiata nel 2023 la concretezza e la buona amministrazione del territorio con la Lega e il centrodestra. Buon lavoro a Maurizio e alla sua squadra!». Così Giorgia Meloni: «Il centrodestra unito porta a casa un altro grande risultato. Complimenti a Maurizio Fugatti, rieletto Presidente della Provincia autonoma di Trento e buon lavoro a lui e a tutta la squadra».
I risultati dell’Alto Adige: la vittoria amara per la Svp
In Alto Adige terzo mandato per Arno Kompatscher con la Südtiroler Volkspartei (Svp) che si conferma il primo partito, ma con il peggior risultato di sempre: appena il 34,5 per cento dei voti e soli 13 seggi. La formazione politica, che rappresentare gli interessi dei gruppi linguistici tedesco e ladino in Alto Adige, non scendeva sotto il 40 per cento dal 1948. «Abbiamo perso. Questo è fuori discussione. Abbiamo perso due consiglieri, mentre avevamo calcolato di perderne uno», ha dichiarato il segretario della Svp Philipp Achammer. Secondo partito dell’Alto Adige il Team K, in flessione con l’11,1 per cento dei voti. Exploit del movimento popolare secessionista Süd-Tiroler Freiheit, che ha quasi raddoppiato il risultato del 2018 arrivando al 10,9 per cento. Verdi al 9 per cento, poi FdI primo partito italiano con il 6 per cento. La formazione di Meloni chiede alla Svp di governare insieme. «Noi siamo pronti. I voti confermano che non possono più esserci pregiudiziali etniche o linguistiche. Fratelli d’Italia a questo punto vuole partecipare al governo dell’autonomi», ha affermato Alessandro Urzì, leader di FdI in regione. «L’onda Meloni è arrivata anche in Alto Adige, dando un risultato storico», ha detto all’Adnkronos il consigliere provinciale di Bolzano e consigliere regionale del Trentino Alto Adige, Marco Galateo. Crolla invece la Lega, che scende dall’11,1 di cinque anni fa al 3 per cento. Da segnalare il risultato della lista ideata dall’ex comandante degli Schuetzen, Juergen Wirth Anderlan, capace di ottenere il 6 per cento dopo una campagna elettorale impostata sul “no” a migranti e vaccini.
La Grecia ha compiuto un passo importante per la prima volta dal 2013. Standard and Poor’s (S&P), fra le prime tre agenzie di rating al mondo assieme a Moody’s e Fitch, ha alzato la valutazione del Paese portandolo fuori dalla zona “spazzatura“.
La Grecia avanza mentre l’Italia rischia
L’agenzia ha spiegato che, grazie al netto miglioramento della condizione dei conti pubblici di Atene, la Grecia è ufficialmente uscita dalla zona d’ombra e fatto un enorme passo in avanti. Dalla crisi del debito del 2009-2015, il Paese ha registrato dei progressi significativi nell’affrontare gli squilibri economici e fiscali. S&P ha aggiunto che «il significativo consolidamento di bilancio ha posto la traiettoria fiscale della Grecia su un percorso di deciso miglioramento. Sostenuto da una ripresa economica molto rapida, il governo greco è stato in grado di superare regolarmente i propri obiettivi di bilancio nonostante il graduale aumento dei trasferimenti sociali. Ci aspettiamo che quest’anno il governo raggiunga un avanzo primario pari ad almeno l’1,2 per cento del Pil, superando l’obiettivo dello 0,7 per cento, anche considerando i costi di bilancio associati ai recenti incendi e inondazioni. Prevediamo un avanzo primario medio del 2,3 per cento del Pil nel periodo 2024-2026». L’Italia, invece, ha schivato un possibile declassamento con S&P che ha confermato il proprio giudizio. Le previsioni di crescita rallentano, dunque, ma questo non cambia il voto sulla capacità del Paese di gestire il debito nei confronti del mercato.
L’età della Luna affascina e divide da decenni gli scienziati di tutto il mondo. Satellite naturale della Terra, potrebbe essere un po’ più vecchia di quanto stimato finora. Uno studio dell’Università di Glasgow infatti ritiene che possa avere 40 milioni di anni in più, portando la sua nascita a 4,46 miliardi di anni fa. Per farlo, gli esperti hanno analizzato campioni di roccia prelevati dalla missione Apollo 17 nel 1972, l’ultimo viaggio della Nasa con equipaggio umano in attesa di Artemis 2. «Scoprire di più sulla sua origine potrebbe anche aiutarci a delineare le tappe della sua storia», ha spiegato al Guardian la dottoressa Jennika Greer, autrice principale dello studio. La ricerca è disponibile integralmente sulla rivista Geochemical Perspectives Letters.
La Luna è nata dallo scontro fra la Terra e un enorme asteroide
Secondo gli esperti, la Luna si sarebbe formata circa 100 milioni di anni dopo la nascita del Sistema solare. Dopo la formazione dei vari pianeti, un corpo celeste grande quanto Marte avrebbe colpito la Terra, portando all’espulsione di un’enorme massa di materiale che ha dato origine al satellite. L’energia scaturita dall’impatto portò a una fusione della superficie, raffreddatasi soltanto in seguito per creare i cristalli prelevati dalla missione Apollo 17. Per studiarli, come ha spiegato il Guardian, gli astronomi hanno sfruttato la tecnica della tomografia a sonda atomica, che prevede l’utilizzo di un laser. «Abbiamo iniziato affilando un pezzo del campione lunare fino a ottenere un frammento appuntito», ha detto Greer. «Poi abbiamo usato un laser per far evaporare gli atomi dalla superficie di quella sezione. La velocità con cui si muovono gli atomi ci dice quanto sono pesanti, il che a sua volta ci spiega di cosa sono fatti».
La composizione degli atomi ha così permesso di risalire all’epoca della loro formazione, ossia la nascita della Luna stessa. Secondo alcuni esperti, la data potrebbe anche traslare ulteriormente nel passato. La planetologa svizzera Mélanie Barboni ha dichiarato su Science Advances che l’origine potrebbe addirittura risalire a 140 milioni di anni prima del previsto. «La scoperta conferma ancora una volta l’importanza di prelevare i campioni dal suolo lunare», ha ricordato al GuardianRomain Tartèse, docente all’Università di Manchester. «È fondamentale riportare sulla Terra alcuni frammenti di roccia e terriccio, perché anche a distanza di 50 anni possono rivelare informazioni nuove grazie allo sviluppo della tecnologia».
Da Artemis 2 della Nasa all’India, le prossime missioni in programma
Le grandi agenzie spaziali del mondo si stanno preparando da tempo a riportare l’uomo sulla Luna oltre mezzo secolo dopo l’ultima volta. La Nasa ha già avviato il suo programma Artemis 2, con lancio previsto nel novembre 2024. Già scelti i quattro astronauti che vi parteciperanno: l’americana Christina Koch con i colleghi della Nasa Victor Glover e Reid Wiseman e il canadese Jeremy Hansen. Effettuata a luglio 2023 la prima simulazione con il caricamento del propellente che alimenteranno il razzo Sls di SpaceX. La Nasa non è però la sola a lavorare per un viaggio verso la Luna. La Cina infatti ha in programma di spedire i propri taikonauti entro il 2030, anche se ancora sprovvista di una navicella adeguata. Una volta tornati sulla Terra dovranno infatti fornire indicazioni per costruire una stazione di ricerca permanente, base per le prossime missioni verso Marte. Nel 2040 poi toccherà anche all’India.
L’Iran resta formalmente fuori dal conflitto israelo-palestinese, almeno per ora, visto che le minacce da velate si fanno sempre più concrete, con il numero due della Guardia rivoluzionaria iraniana, Ali Fadavi, che ha indicato come obiettivo la città israeliana di Haifa. Ma è opinione generale che Teheran stia già costantemente tirando le fila dei suoi gruppi terroristici per procura a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e persino nello Yemen, allo scopo di allargare il fronte della guerra. Ne è convinta anche Tel Aviv, in particolare dopo il lancio di tre missili da crociera e droni da parte dei ribelli yemeniti Houthi, diretti «potenzialmente verso obiettivi in Israele» e intercettati dal cacciatorpediniere americano Uss Carney, operante nel Mar Rosso. Sciiti di stampo zaydita, gli Houthi controllano da anni la capitale Sana’a e hanno nell’Iran il principale sostegno ideologico, religioso e militare. Il ministro dell’Economia israeliano Nir Barkat, dopo uno degli ormai tanti attacchi provenienti dal Libano e targati Hezbollah, non si è nascosto: «Il loro piano è attaccare Israele su tutti fronti. Allora noi attaccheremo la testa del serpente: l’Iran».
Dopo l’Arabia Saudita, nel mirino degli Houthi c’è Israele
Il gruppo armato degli Houthi da qualche anno controlla Sana’a, la capitale yemenita. Nati verso la fine del secolo scorso, ufficialmente si chiamerebbero An??r All?h (Partigiani di Dio), ma sono noti con il nome della famiglia che ha fondato il movimento: il primo leader Hussein al-Houthi fu ucciso dalle forze statali yemenite nel 2004. Per diversi anni i ribelli sciiti hanno tenuto sotto pressione l’Arabia Saudita, patria del sunnismo e sostenitrice delle forze governative dello Yemen: dopo la tregua con Riad, arrivata grazie alla mediazione dell’Oman, il gruppo sciita ha messo nel mirino Israele, che si stava avvicinando ai sauditi.
La guerra a bassa intensità lungo il confine tra Israele e Libano
Gli Houthi sono sciiti, come gli iraniani ed Hezbollah, da dove fin dalle prime ore del conflitto sono partiti colpi di artiglieria indirizzati verso Israele. Scontri a bassa intensità quelli lungo la Linea Blu di demarcazione tra Libano e Israele, ma che comunque hanno fatto vittime, contribuendo a innalzare la tensione. Hezbollah, come gli Houthi, riceve – non è un mistero – addestramento, competenza tecnica e armi sempre più sofisticate dall’Iran. Nell’ambito del conflitto in corso, Israele ha colpito anche in Siria, dove transitano i rifornimenti per l’organizzazione paramilitare e antisionista libanese.
Hamas e il sostegno di Teheran: ma fino a che punto è arrivato?
Della “galassia” iraniana fanno poi parte i sunniti di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2007. Secondo un rapporto del Wall Street Journal, che ha citato anonimi esponenti di Hamas appunto e di Hezbollah, l’Iran ha svolto un ruolo centrale nella pianificazione dell’attacco del 7 ottobre, dando poi il via libera all’assalto in un incontro avvenuto a Beirut meno di una settimana prima che avesse luogo. Il coinvolgimento delle Guardie rivoluzionarie iraniane è stato smentito dal segretario di Stato Usa Antony Blinken, il quale ha dichiarato di non aver visto prove in tal senso, nonostante la «lunga relazione» tra la repubblica islamica e il gruppo palestinese, che hanno negato. Di sicuro, però, il leader dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh e il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian hanno discusso di come fermare i «crimini brutali» israeliani a Gaza. Teheran a più riprese ha poi fatto riferimento al rischio di escalation.
I timori per la normalizzazione delle relazioni Israele-Arabia Saudita
Il Wall Street Journal ha descritto un ampio piano iraniano «per creare una minaccia multifronte che possa strangolare Israele da tutti i lati: Hezbollah e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina nel Nord, e la Jihad islamica palestinese e Hamas a Gaza e in Cisgiordania». Come ha spiegato ad Haaretz Raz Zimmt, esperto di affari iraniani del National Security Studies di Tel Aviv, «dobbiamo distinguere tra supporto e controllo»: ammesso e non concesso che il via libera all’attacco non sia arrivato da Teheran, è verosimile che l’Iran abbia incoraggiato questa azione al fine di interrompere una potenziale normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, mediata dagli Stati Uniti. Buoni rapporti tra Israele, Egitto, Giordania e gli Stati del Golfo, sostenuti dagli Usa, creerebbero potenzialmente un fronte anti-Iran economicamente minaccioso per la Repubblica islamica.
L’Iran a un certo punto dovrà scegliere il male minore
Sono molti gli analisti invece a sostenere che qualsiasi decisione di aprire un secondo vero fronte contro Israele a Nord, attraverso Hezbollah, alla fine verrà presa a Teheran e non a Beirut. Ma fino a che punto è disposto a spingersi l’Iran con il suo “asse di resistenza” anti-ebraico? Dipende da quanto vorrà rischiare di perdere una delle sue risorse chiave, Hezbollah, per salvarne un’altra, Hamas. Secondo Zimmt, non è detto che in caso di campagna di terra israeliana a Gaza, dal Libano arrivi automaticamente una risposta pesante. Il dilemma, in tale senso, «si presenterà se e quando arriveremo al punto in cui esisterà una minaccia esistenziale alla sovranità militare e politica di Hamas a nella Striscia». Che, va detto, ora è un obiettivo di Israele per sua stessa ammissione. L’Iran, ha spiegato l’esperto, «dovrà scegliere il male minore». Se non farà nulla, «incoraggerà Israele a causare ulteriori danni ad Hamas e a dimostrare la debolezza del decantato asse di resistenza». Allo stesso tempo, «se dovesse coinvolgere Hezbollah, una rappresaglia israeliana su vasta scala avrà un impatto enorme sulle capacità strategiche» della milizia libanese. Secondo Zimmt, appare più probabile la prima via.
I guai interni di Teheran e l’odio viscerale verso gli ebrei
Per Alireza Nader, studioso di Iran e Medio Oriente e membro di Foundation for Defense of Democracies, dietro al coinvolgimento iraniano ci sono motivi più semplici e, per questo, possibili ragionamenti sugli sviluppi futuri lasciano il tempo che trovano. «Il regime ha affrontato la rivolta popolare più massiccia e duratura degli ultimi 44 anni. Per il momento è riuscito a contenere le proteste, ma la minaccia di un suo rovesciamento non è scomparsa. L’attacco contro Israele è una prova di forza rivolta al popolo iraniano», ha twittato l’esperto. Mettendo poi in evidenzia un altro aspetto: «L’Ayatollah Ali Khamenei e le Guardie rivoluzionarie sono motivati da un odio profondo per gli ebrei. Le loro azioni non possono essere spiegate con calcoli geopolitici. A loro piace vedere morte e distruzione inflitte agli ebrei in tutto il mondo».