Daily Archives: 2 Ottobre 2023

Strage delfini in Amazzonia, oltre 100 esemplari morti nel lago Tefé

Strage di delfini nell’Amazzonia brasiliana, in cui la siccità ha toccato livelli record e la temperatura dell’acqua ha superato i 102 gradi Fahrenheit, pari a 39 gradi Celsius. Oltre un centinaio di esemplari di delfino sono stati trovati morti nel lago Tefé negli ultimi sette giorni, come ha segnalato l‘Istituto Mamirauà, un centro di ricerca finanziato dal ministero della Scienza brasiliano.

Temperature record, il lago Tefé tocca i 39 gradi Celsius

Un numero tanto elevato di delfini morti è anomalo, secondo l’Istituto, secondo che ha ipotizzato possano essere le temperature record del lago e la siccità storica in Amazzonia la causa delle morti di massa. «È ancora presto per stabilire la causa di questo evento estremo, ma secondo i nostri esperti è sicuramente collegato al periodo di siccità e alle alte temperature del lago Tefé, in cui in alcuni punti si superano i 39 gradi Celsius (102 gradi Fahrenheit)», è stato scritto nella nota. Il Rio delle Amazzoni, il corso d’acqua più grande del mondo, è attualmente nella stagione secca, e anche diversi esemplari di fauna fluviale soffrono le temperature record.

Bari, spari al docente con una pistola a pallini: arriva la sospensione per i due studenti

Lo studente 17enne che, venerdì 29 settembre, aveva colpito con una pistola a pallini il professor Pasquale Pellicani, presso l’istituto Romanazzi di Bari, ha ricevuto due settimane di sospensione. Si tratterebbe del provvedimento deciso dal consiglio di classe straordinario convocato sul caso. Stessa sorte al compagno che aveva portato l’arma all’interno dell’aula.

Il prof non ha sporto denuncia

Durante lo svolgimento dei lavori del consiglio di classe straordinario, presente anche lo stesso Pellicani, tornato a scuola nella mattinata di lunedì 2 ottobre. Il docente, che non ha sporto denuncia verso i due studenti, aveva inizialmente chiesto l’espulsione per poi rivedere le proprie posizioni prima dell’inizio della riunione. Di qui, la proposta di una sospensione durante la quale i ragazzi possano avere la possibilità di svolgere lavori socialmente utili (in linea con disegno di legge firmato dal ministro Giuseppe Valditara e non ancora però diventato legge).

Valditara: «Solidarietà al docente e alla scuola»

«Ho sentito oggi la dirigente scolastica dell’istituto Romanazzi di Bari, dove la scorsa settimana un professore è stato colpito da un pallino di plastica sparato da uno studente e ho espresso la mia solidarietà alla persona del docente e alla scuola. La vicenda conferma quanto sia urgente affermare il principio che un docente va rispettato in ogni caso e che qualunque offesa o violenza sarà sanzionata in modo efficace» ha affermato il ministro Valditara. «Non dobbiamo lasciare a casa gli studenti bulli» ha aggiunto «ma aiutarli a capire concretamente gli errori fatti e i doveri che discendono dall’appartenere a una comunità».

 

Lecce, maxi incendio a Santa Cesarea Terme: le fiamme lambiscono case e locali

Un incendio è divampato a Santa Cesarea Terme, in provincia di Lecce, nella giornata di lunedì 2 ottobre. Le fiamme alimentate dal vento sono arrivate a ridosso del paese. Alcuni abitanti della zona sono stati fatti allontanare dalle loro case per essere spostati in aree più sicure. Le strade di accesso alla località sono state chiuse al traffico per favorire il lavoro dei mezzi di soccorso impegnati nelle attività di spegnimento, eventuale evacuazione e di bonifica. Il sindaco del comune leccese, Pasquale Bleve, ha attivato il Coc.

Danni ingenti si registrano, oltre alla vegetazione nella zona della pineta dove sono andati bruciati alberi secolari, anche ad alcune strutture a ridosso del Belvedere e di via Pola, tra cui delle abitazioni e il noto locale con discoteca estiva Malè. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco, i volontari della protezione civile e il personale Arif. Per monitorare la situazione complessiva impiegato anche un drone. Non si registrano danni alle persone.

Lorenza Cingoli: morta a 58 anni l’autrice della Melevisione e L’albero azzurro

«Autrice brillante, persona vivace e compagna di lavoro di grande professionalità» ricordandone «l’entusiasmo e la dedizione alla scrittura di racconti, libri e programmi dedicati ai più piccoli». In un comunicato Rai Kids e tutta la comunità della tv per ragazzi italiana piange la scomparsa della 58enne. Lorenza Cingoli, autrice de L’Albero Azzurro e la Melevisione aveva lavorato anche con Dario Fo, come co-sceneggiatrice del lungometraggio Johan Padan alla descoverta de le Americhe. L’ultima creazione che la vedeva impegnata fino agli ultimi mesi è il programma Calzino, registrato dalla sede Rai di Torino che, come si legge dal comunicato, è stata la sua «casa, il luogo dell’impegno e del confronto, il luogo delle amicizie e delle collaborazioni. I suoi programmi continueranno per anni a divertire ed educare le nuove generazioni».

La carriera

Lorenza Cingoli era nata il 13 marzo 1965 ad Ancona, per quanto milanese d’adozione. Autrice del programma per i più piccoli L’albero azzurro dal 1996 al 2003, e della Melevisione dal 2004 al 2015, tra i suoi lavori resta l’ideazione del coniglio della Junior Tv. La collaborazione con Dario Fo risale invece al 1999. L’autrice contribuì anche al lungometraggio Berni e il giovane faraone, ambientato nelle sale del museo Egizio di Torino, insieme a Martina Forti.

Autrice e scrittrice

Oltre a essere la firma di diversi programmi per ragazzi, Lorenza Cingoli scrisse anche libri e racconti per giovani e giovanissimi, tra cui: Le più belle storie dell’Iliade, sempre con Martina Forti (Ed. Gribaudo), L’isola che non c’era e James e lo sguardo del gigante (Lapis). Nel 2020, in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello, scrisse il romanzo Raffaello e lo scorpione lucente.

 

Conversano, muore 17enne: l’incidente mentre era in diretta social

È di un morto e un ferito il tragico bilancio del terribile incidente avvenuto nel centro di Conversano, in via Bari, poco prima della mezzanotte tra domenica 1 e lunedì 2 ottobre. La moto con a bordo due giovani, entrambi di Mola di Bari, si è improvvisamente scontrata, per cause ancora da accertare, con una Volkswagen Golf, proveniente da via Cozze. Proprio in quei secondi, Anthony Innamorato, il 17enne che ha perso la vita, era in diretta social, su Instagram.

La seconda auto

Dopo l’impatto, lo scooter è stato scaraventato anche contro una Bmw che transitava in quel punto. Sulla dinamica e sulle responsabilità indagano i carabinieri. L’amico della vittima, alla guida dello scooter, è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale San Giacomo di Monopoli, mentre i conducenti delle due auto coinvolte sono stati curati sul posto, senza gravi conseguenze.

Proclamato il lutto cittadino

Il sindaco di Mola, Giuseppe Colonna, ha annunciato sui social che sarà proclamato il lutto cittadino: «In questo momento di profondo dolore, non ci sono parole sufficienti per esprimere la nostra tristezza. Tutta la comunità di Mola si stringe attorno alla famiglia e agli amici di Anthony. Che il nostro abbraccio e la nostra vicinanza possano giungervi con forza in questo momento così difficile».

Tiziano Ferro e l’uscita del primo romanzo: «Sognavo uno scenario diverso»

«Questa è una settimana speciale per me: esce il mio primo romanzo. Sognavo uno scenario diverso per il giorno della sua nascita ma non importa. La valanga d’affetto che sto ricevendo è così potente da far rumore. E quello, adesso, è tutto ciò di cui ho bisogno. Vi voglio bene!». È lo sfogo del cantante Tiziano Ferro sui social, che torna a parlare del periodo che sta attraversando, dopo l’annuncio del recente divorzio dal marito Victor, proprio nei giorni in cui esce il suo romanzo La felicità al principio.

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«Non ho mai conosciuto la vera solitudine», ha aggiunto l’artista. «Pure qui, a decine di migliaia di chilometri da chi mi conosce davvero, ho sentito l’abbraccio potente che solo i veri amici sanno concederti». Ad accompagnare queste parole pubblicate in un post sui suoi profili, una foto che lo ritrae seduto in terra a leggere con, in testa, orecchiette da coniglio, probabile dono dei suoi due figli, per i quali in questo momento non può lasciare gli Stati Uniti e fare promozione in Italia per il libro, come già aveva spiegato nei giorni scorsi.

Tennis, Pechino: Sinner batte Dimitrov e conquista la semifinale

Jannick Sinner ha conquistato la semifinale nel torneo di Pechino dopo aver battuto il bulgaro Grigor Dimitrov in tre set: punteggio 6-4, 3-6, 6-2 in due ore e 31 minuti di gioco. Si è trattato di un quarto di finale non facile per Jannick che si è dimostrato più forte anche delle difficoltà fisiche.

Da qualche giorno infatti, Sinner sta affrontando uno stato influenzale, tanto che a metà del terzo set ha rigettato durante un cambio di campo. La semifinale di martedì 3 ottobre riproporrà il confronto tra Sinner e Carlos Alcaraz.

Lieto evento ad alta quota: bimbo nasce in aereo sul volo Dubai-Malpensa

È nato in volo, tra Dubai e Malpensa, il piccolo atterrato con la neomamma nello scalo lombardo poche ore dopo il lieto evento. Come riportato dalla Prealpina, a soccorrerlo al suo arrivo, nella serata di sabato 30 settembre, sono stati medici e infermieri neonatologi dell’Asst Sette Laghi, ospedale Del Ponte, intervenuti con l’ambulanza-nursery-terapia intensiva viaggiante che gli ha permesso di andare direttamente sulla pista per prestare al piccolo tutte le cure necessarie.

L’assistenza del chirurgo tra i passeggeri

Durante il volo, mamma e nascituro sono stati assistiti da un chirurgo che si trovava tra i passeggeri. Dopo l’atterraggio, hanno trascorso la notte all’ospedale Filippo Del Ponte di Varese, da dove era partita l’ambulanza con la culla speciale. Il bimbo pesa circa tre chili e pare sia nato a termine. Restano i dubbi su come sia stato possibile che alla madre sia stato concesso di salire a bordo di un aereo al termine della gestazione. Il volo con partenza da Dubai trasportava la coppia di genitori di origine asiatica da alcuni parenti nel Nord Italia.

Intesa Sanpaolo, le imprese italiane di cosmetica tra le più performanti: cresce l’export

Il settore italiano della produzione di cosmetica è stato uno dei più performanti negli ultimi anni. È quanto emerge da un’elaborazione della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo su 780 bilanci aziendali di imprese del settore (443 commerciali e 337 di produzione). Il comparto produttivo è stato spinto soprattutto dalle startup, ovvero le imprese costituite dopo il 2010, che hanno registrato un +24 per cento di crescita di fatturato nel quadriennio 19-22.

Le aziende titolari di brevetti sono molto più performanti

Nel 2022 la cosmetica, pur subendo un ridimensionamento della marginalità unitaria, ha continuato a mostrare livelli di redditività elevati. L’EBITDA margin è stato infatti pari al 9,6 per cento tra le imprese di produzione, inferiore solo alla farmaceutica (11,7 per cento) e al biomedicale (9,8 per cento). Inoltre, il valore dei margini operativi lordi ha registrato un aumento cumulato pari al 3,8 per cento (5,5 per cento per le imprese di produzione) ed è salito per il 47 per cento delle imprese. Più fattori di competitività consentiranno alle imprese del settore di affrontare con successo il complesso scenario esterno. Anche in prospettiva potranno far leva sull’elevato utilizzo di fattori immateriali come innovazione e marketing. L’incidenza delle immobilizzazioni immateriali sul totale dell’attivo è infatti mediamente pari al 2,6 per cento, solo di poco inferiore ai dati della farmaceutica (3 per cento). Le aziende del settore titolari di brevetti sono molto più performanti: nel 2022 hanno registrato EBITDA margin in crescita e quasi doppio rispetto a quelle senza brevetti (14,3 per cento contro 7,5).

Nel primo semestre del 2023 l’export a prezzi correnti è aumentato del 25 per cento

Le imprese della cosmetica possono poi contare su un “cuscinetto” di liquidità pari all’11,7 per cento dell’attivo, con punte del 14 per cento tra le micro imprese. Inoltre, nel tempo hanno rafforzato la propria patrimonializzazione: il patrimonio netto sul passivo è salito al 40,3 per cento nel 2022 dal 33,8 del 2019. È alta poi la competitività delle aziende italiane della cosmetica sui mercati internazionali. Nel primo semestre del 2023 l’export a prezzi correnti è aumentato del 25 per cento in termini tendenziali. È stata battuta la concorrenza di nostri principali competitor europei, Francia (+17 per cento) e Germania (+12 per cento) su tutti. Le imprese italiane hanno potuto contare su un buon mix di prodotti e una crescita diffusa per comparto e, soprattutto, nei prodotti per il corpo e nei profumi.

Slovacchia, il ministero degli Esteri accusa la Russia di interferenze nelle elezioni

Dopo la vittoria dei socialdemocratici dell’ex premier filorusso Robert Fico, dalla Slovacchia sono partite accuse alla Russia. Il ministero slovacco degli Esteri ha infatti convocato un funzionario dell’ambasciata di Mosca a Bratislava per presunte interferenze durante le elezioni. A raccontarlo è l’agenzia Ria Novosti.

Slovacchia, il ministero degli Esteri accusa la Russia di interferenze nelle elezioni
Robert Fico (Getty Images).

Le parole di Naryshkin sotto accusa

Le accuse si riferiscono alle parole pronunciate alla vigilia del voto da Serghey Naryshkin. Quest’ultimo, direttore del servizio di intelligence internazionale della Russia, aveva detto: «Recentemente si è verificato un aumento dell’ingerenza dell’amministrazione Joe Biden nella situazione politica interna in Slovacchia, che è associato alla preparazione delle elezioni parlamentari anticipate». Queste dichiarazioni, per Bratislava, hanno portato a un’ingerenza concreta nel processo elettorale.

Raffa in the Sky, un’operazione riuscita a metà

A un certo punto, nel secondo atto, la protagonista umana di Raffa in the Sky – la casalinga-operaia-immigrata-dal-Sud Carmela – concede finalmente sfogo al suo dolore e alla sua ira per quello che ritiene essere stato il tradimento del marito, Vito, dalla quale si è separata. Di lì a poco l’extraterrestre Raffaella Carrà (sempre meno extra e sempre più terrestre, come la s’immagina in questo spettacolo) arriverà a sanare anche questa ferita, taumaturga pop del proletariato dopo il Boom economico, gli anni di piombo, l’edonismo reaganiano e la caduta del Muro. Ma intanto la donna si prende il centro della scena e canta la sua grande Aria: «Mi tradì, quel Vito ingrato». Solo con le parole un po’ cambiate, è l’Aria di Donna Elvira nel secondo atto di Don Giovanni («Mi tradì quell’alma ingrata», prodigiosa aggiunta alla partitura del debutto praghese, scritta per la rappresentazione del capolavoro a Vienna). E lo è soprattutto per la musica, un calco piuttosto sbiadito (difficile dire quanto volutamente) della celebre pagina mozartiana. Naturalmente, il povero Vito non è per nulla un «giovane cavaliere estremamente licenzioso» che fa soffrire chi lo ama. E la sua piccola storia di fan ingenuamente innamorato di una soubrette televisiva entrata nella storia del gusto nazional-popolare non si configura certo come il momento fondante di una mitologia della cultura occidentale moderna. La citazione, forse la più evidente in una partitura che ne è ricolma, lungo un libretto che le “chiama” e le dispone con ironia e autoironia, è semmai una sorta di voluto straniamento, una cesura che serve a rendere attendibile, nel contrasto con ciò che precede e che segue quella scena ma anche dentro alla drammaturgia complessiva, il grande proclama che ha fatto da insegna dell’operazione Raffa in the sky: trattasi di opera, al limite “fantaopera”, come dice la locandina, ma guai a parlare di musical.

Raffa in the Sky, un'operazione riuscita a metà
Una scena di Raffa in the Sky (foto di Gianfranco Rota).

La presenza di personaggi e vicende del nostro tempo nell’opera contemporanea non è una novità

Preceduta da una campagna di promozione mass-mediatica forse senza precedenti almeno in tempi recenti, questa produzione della Fondazione Donizetti per Bergamo e Brescia Capitali italiane della Cultura è stata motivata (anche) con una teoria francamente opinabile. La presenza di un personaggio e di vicende del nostro tempo nell’opera contemporanea non è infatti per nulla una scelta oggi poco frequente, da affermare con coraggioso sprezzo del pericolo, immaginando che così avrebbe fatto il genius loci Donizetti, come Francesco Micheli, ideatore del progetto e regista dello spettacolo, si è premurato di ribadire in una pioggia di interviste e interventi. E del resto, nell’impeccabile programma di sala chiariscono quanto il mondo contemporaneo sia presente nell’opera odierna sia il musicologo Dario Olivieri che Alberto Mattioli, il giornalista e scrittore super-esperto di melodramma che qui ha firmato il libretto, a quattro mani con Renata Ciaravino.

Raffa in the Sky, un'operazione riuscita a metà
Raffa in the Sky ha debuttato venerd’ 29 settembre al Donizzetti di Bergamo (foto di Gianfranco Rota).

La resa modesta di una drammaturgia intrigante che spazia dal ruolo della tv al divismo fino al trionfo del pop

Resta la realtà di una iniziativa complessa esattamente come lo è il genere operistico, sicuramente intrigante per la somma dei motivi (non in senso musicale) che sottendono la drammaturgia – dal ruolo della tv nella società italiana al divismo, dal trionfo del pop a quel certo buonismo che sembra elemento imprescindibile nella vicenda della diva, per finire con un implicito, talvolta ellittico ma non meno evidente sguardo critico sull’Italia degli ultimi 50 anni. Che poi tutto sia stato delineato al meglio e “combinato” con eguale efficacia nello spettacolo, non ci sentiamo di dire. Il “plot” ideato da Ciaravino e Mattioli si basa sull’idea – peraltro ben presente nell’universo pop – che l’artista provenga da un mondo alieno e a esso alla fine rinunci. Modellato sulla vicenda di Raffaella Carrà, tale “concept” si delinea come una sorta di parabola, nella quale l’algida diversità della extraterrestre detentrice della bellezza e della creatività artistica è sottoposta a una progressiva erosione a contatto con gli umani, con tutte le loro debolezze e piccolezze. Quindi, alla fine, l’inviata di Apollo XI, monarca del pianeta Arkadia (nome-simbolo dell’astrattezza di certa tradizione culturale), sceglierà il pianeta Terra e soprattutto (ma questo è sottinteso) il pianeta Italia con i suoi abitanti, simboleggiati dalla coppia in crisi Carmela-Vito con il loro figliolo, che lotta per affermare la sua diversità. Il tutto si dipana in uno spettacolo drammaturgicamente diseguale, dalle spiccate tendenze narrative, che vive sulla brillantezza di alcuni passaggi del libretto ma non sempre riesce a chiarire il racconto e specialmente il suo senso, nelle ambivalenze di commedia e dramma. Non aiuta un evidente sbilanciamento fra un primo atto in cui succede quasi tutto (dal punto di vista della Carrà e della sua carriera) e un secondo in cui il discorso prevalente è sulla crisi della coppia comune.

Raffa in the Sky, un'operazione riuscita a metà
Chiara Dello Iacovo nei panni di Raffaella Carrà (foto di Gianfranco Rota).

Una partitura lunga e irta da un lato di un citazionismo quasi compulsivo e dall’altro di reiterati esempi di scrittura “alla maniera di”

Quanto alla musica, le reiterate professioni di fede (reperibili sempre nell’indispensabile programma di sala) nei confronti del verbo post-moderno e post-minimalista da parte del 36enne compositore Lamberto Curtoni e del suo mentore musicale Carlo Boccadoro (in questa produzione è il direttore d’orchestra) si risolvono – al di là del dettaglio mozartiano raccontato sopra – in una partitura lunga e irta da un lato di un citazionismo quasi compulsivo e dall’altro di reiterati esempi di scrittura “alla maniera di”.  Cajkovskij e Bach (rilevante il tessuto contrappuntistico nel finale primo), Monteverdi (certi recitativi del secondo atto sono fra i momenti interessanti dell’opera) e financo Gershwin (l’attacco del clarinetto nella Rapsodia in blu, ovvio…) ne costituiscono, con il doveroso Donizetti e probabilmente con molto altro, il tessuto connettivo. Ma nell’insieme, il risultato è quello di sottolineare la mancanza di punti di riferimento di reale efficacia drammaturgica. Un’invenzione ricca nello strumentale quanto povera di fatto nelle aperture melodiche, anche sul piano di una vocalità indecisa fra il declamato e l’arioso. Discorso a parte per quanto riguarda l’inevitabile presenza delle “hit” della Carrà, canzonette di geniale vivacità comunicativa che nel filtro un po’ sussiegoso di Curtoni diventano come dei “letimotive” un po’ stanchi, appannati. Che non rendono alla canzone pop italiana degli Anni 70 e 80 quel che le spetta e neppure riescono a portare il discorso musicale di Raffa in the Sky, per fare un gioco di parole, su un altro pianeta. Uno scatto che sarebbe necessario ma rimane il più delle volte sui blocchi di partenza.

Raffa in the Sky, un'operazione riuscita a metà
Una scena di Raffa in the Sky (foto di Gianfranco Rota).

Brilla Carmela Remigio e se la cava Haris Andrianos, meno convincente la Raffa di Chiara Dello Iacovo

Dentro a questa cornice, la compagnia di canto se la sbriga con professionalità nei ruoli “operistici”. Brilla la classe di Carmela Remigio (Carmela), che del resto ha pratica dell’Aria di Elvira e sa cantare recitando; se la cava con scioltezza il baritono Haris Andrianos nel ruolo di suo marito Vito. Positivi anche il tenore Dave Monaco e il mezzosoprano Gaia Petrone, entrambi in triplice ruolo ma con evidenza l’uno nei panni del re di Arkadia, l’irritabile e disincantato Apollo XI, (pronto peraltro alla fine a farsi irretire dal ritmo delle canzonette di Raffa); l’altra nella parte di Luca, figlio di Vito e Carmela alla ricerca di sé stesso. Roberto Lorenzi rende bene il mistero un po’ inquietante che avvolge la cupa figura del consigliere Fidelius, così come il tono mellifluo del Grande Censore (quello che si oppone al Tuca Tuca) e dell’invadente impresario tv, dando voce anche alla Star di Hollywood. Molto meno convincente la prova fornita dall’interprete di Raffaella Carrà. Chiara Dello Iacovo – forse anche per la tensione del debutto – ha cantato il pop con generica brillantezza e voce diseguale, lontana dalla spumeggiante verve che era il marchio di fabbrica della soubrette, e non è apparsa nella parte come sarebbe stato auspicabile, con una recitazione piuttosto rigida, talvolta trasandata. Non memorabili i momenti in cui deve ballare, peraltro assai pochi. Il suo personaggio bucava lo schermo, lei alla prima è sembrata tenere con fatica la scena, senza riuscire quasi mai a incidere davvero.

Raffa in the Sky, un'operazione riuscita a metà
Raffa in the Sky (foto di Gianfranco Rota).

L’orchestra Donizetti Opera diretta con precisione da Boccadoro ha fatto il suo dovere

Diretta con precisione da Boccadoro, l’orchestra Donizetti Opera ha fatto il suo dovere, ben coadiuvata dagli strumentisti dell’ensemble Sentieri Selvaggi. Lo spettacolo di Francesco Micheli (scene Edoardo Sanchi, costumi riccamente evocativi e inevitabilmente coloratissimi di Alessio Rosati, coreografie rivedibili di Mattia Agatiello, luci di Alessandro Andreoli) ha puntato a delineare un racconto favolistico-fumettistico che nell’insieme ha offerto un appropriato taglio interpretativo del pop televisivo all’italiana. Collocato su un alto praticabile il coro di voci bianche Piccoli Musici di Casazza, che dava voce agli abitanti di Arkadia, affidati a fantasiosi e rutilanti “sipari” di perline i cambi di scena, lo spazio del palco è stato caratterizzato da pochi elementi disegnati, facilmente spostabili dagli stessi interpreti: frammenti d’immagine, capaci di alludere con efficacia agli spazi altri e diversi della difficile quotidianità incombente nella storia. Il teatro Donizetti era al gran completo, presenze istituzionali e di governo comprese. Pubblico benevolo, non privo di claque, disponibile a qualche risata o a qualche applauso a scena aperta. Alla fine, una decina di minuti festeggiamenti. Trasmesso in differita su Rai5 la sera di venerdì 29 settembre, lo spettacolo è ora disponibile su Raiplay.

Maxi processo Mensa dei poveri: condannata Lara Comi

L’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata condannata a quattro anni e due mesi a Milano nel maxi processo a carico di oltre 60 persone imputate per il caso “Mensa dei poveri”. La decisione arriva dalla sesta sezione penale, presieduta da Paolo Guidi. Nel novembre 2019, l’esponente di FI era finita agli arresti domiciliari, poi revocati. Le accuse furono di corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni dell’Europarlamento.

Condannato l’ex deputato FI

L’ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella e l’ex consigliere regionale lombardo Fabio Altitonante sono stati assolti, assieme ad un’altra cinquantina di imputati, perché il fatto non sussiste, nel processo milanese “Mensa dei poveri”. Tra gli assolti, anche l’ex patron dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, come la stessa società. Condannato a un anno e un mese l’ex deputato di Forza Italia, Diego Sottani.

Uefa ed Eca pensano a una nuova Superlega con tre leghe da 18 squadre

La Uefa sta pensando a un campionato sul modello della Superlega. A rivelarlo è stato il quotidiano spagnolo El Pais, che ha spiegato come i vertici della federazione europea, insieme all’Associazione dei club europei, la Eca, stiano pensando a una vera rivoluzione. La nuova lega sarebbe composta da tre serie da 18 squadre ciascuna: la Superlega, la Lega Europea e la Lega Aspirante. Se così fosse, il mondo del calcio direbbe addio alle coppe europee e a un circuito che dura da decenni. Sarebbero cancellate non soltanto la Conference League e l’Europa League, ma anche la Champions League.

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Uefa ed Eca pensano a una nuova Superlega con tre leghe da 18 squadre
La celebre coppa della Champions League (Getty Images).

Solo due retrocessioni tra le prime due leghe

L’idea è ancora da affinare, ma il quotidiano spagnolo ha rivelato anche quale sarebbe il sistema di promozioni e retrocessioni. Mentre dalla Aspirante alla Europa potranno essere promosse quattro squadre, che prenderanno il posto di altrettante retrocesse, tra la Superlega e la seconda divisione il passaggio riguarderebbe soltanto due formazioni. E questo perché i club più potenti avrebbero chiesto alla Uefa di azzerare i rischi il più possibile. La retrocessione non sarebbe decisa dalla classifica di una singola stagione ma dalla media delle ultime tre o cinque, per non dare peso a un singolo campionato negativo.

Uefa ed Eca pensano a una nuova Superlega con tre leghe da 18 squadre
Aleksander Ceferin (Getty Images).

Si partirebbe dal 2027

Nelle intenzioni della Uefa e del presidente Aleksander Ceferin, si partirebbe con il nuovo sistema al termine del ciclo di diritti 2024-2027, cioè quello della nuova Champions League. Restano da risolvere alcuni problemi, tra cui l’alto numero di gare. Con leghe da 18 squadre, ogni club andrebbe a disputare 34 match europei. Troppi per un calendario già fitto. Tra le ipotesi al vaglio degli organizzatori ci sarebbe quindi la divisione in due gironi, che darebbero accesso a una fase finale. Resta da capire anche se l’Uefa si accontenterà di mantenere i match infrasettimanali o cercherà di accordarsi con le leghe nazionali per utilizzare i weekend. La discussione con le federazioni di ogni Stato è aperta, anche per capire cosa assegnare a chi vince ogni campionato e a ogni posizione raggiunta, visto che non si accederebbe più a Champions, Europa e Conference League.

A-Team stasera su Tv8: trama, cast e curiosità

Stasera 2 ottobre 2023 su Tv8 andrà in onda il film A-Team alle ore 21.30. Questa pellicola d’azione è stata diretta da Joe Carnahan mentre la sceneggiatura è stata scritta da Skip Woods, Michael Brandt e Derek Haas. Nel cast ci sono Liam Neeson, Bradley Cooper, Jessica Biel, Sharlto Copley, Patrick Wilson e Omari Hardwick.

Stasera su Tv8 andrà in onda il film A-Team, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola d'azione con Liam Neeson.
Bradley Cooper in una scena (X).

A-Team, trama e cast del film in onda stasera 2 ottobre 2023 su Tv8

La trama racconta la storia di John Smith (Liam Neeson), un colonnello conosciuto da tutti con il soprannome di Hannibal. Un po’ per fortuna, un po’ per necessità, decide di assemblare una squadra speciale reclutando alcuni dei migliori soldati dell’esercito. Ecco che nasce un team strano ma imbattibile composto dal tenente Templeton (Bradley Cooper) soprannominato Sberla, dal sergente Bosco Albert Baratus (Quinton Jackson) e dal pilota di elicotteri James Murdock (Sharlto Copley) soprannominato il Pazzo.

Il team ottiene un grande successo visto che porta a termine tante operazioni, ma durante una missione molto delicata qualcosa va storto. A mettere i bastoni tra le ruote al nuovo A-Team ci pensa la squadra loro rivale, la Black Forest capitanata da Brock Pike (Brian Bloom). Dopo questa missione i membri devono riscattare il loro onore e recuperare la reputazione che hanno perso, vendicandosi al tempo stesso dei loro nemici.

A-Team, cinque curiosità sul film

A-Team, un sequel cancellato 

Dopo l’uscita del film al cinema, la produzione voleva lanciare subito un sequel della pellicola. Ciò è stato confermato in diverse interviste da Bradley Cooper e da Joe Carnahan. Tuttavia, la produzione fece dietrofront quando vide gli scarsi risultati ottenuti al botteghino.

A-Team, il curioso aneddoto di Sharlto Copley

L’attore Sharlto Copley era un grande appassionato dalla serie televisiva da piccolo, ma sua madre non voleva che vedesse le puntate a causa della violenza mostrata sullo schermo. Spesso l’attore doveva andare a casa di amici per guardare le puntate di nascosto. Dopo che ricevette la parte nel film, telefonò alla madre e gli disse che era diventato uno dei personaggi della serie che lei odiava.

A-Team, il duro allenamento di Bradley Cooper

Durante le riprese, l’attore Bradley Cooper ricevette un grande addestramento per utilizzare armi di vario genere. Alla fine, divenne così abile con le armi da riuscire a ricaricare un fucile M4 da solo in appena quattro secondi.

Stasera su Tv8 andrà in onda il film A-Team, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola d'azione con Liam Neeson.
Bradley Cooper e Liam Neeson in una scena (X).

A-Team, un regista e un cast completamente diversi

Inizialmente, il progetto doveva essere diretto dal regista John Singleton. Quest’ultimo aveva in mente un cast totalmente diverso per il film. Singleton voleva infatti che gli attori principali fossero Mel Gibson, Christian Bale, Jim Carrey e Dwayne Johnson. In seguito, non diresse il film e la regia fu affidata a Joe Carnahan, con conseguente cambio del cast.

A-Team, altri due attori considerati per il ruolo di Murdock

Prima di scegliere Sharlto Copley per il ruolo di Murdock, la produzione aveva preso in considerazione altri due attori. Nella fattispecie, vennero considerati per la scelta Woody Harrelson e Ryan Reynolds, ma alla fine si optò per Copley.

Violenze sulla fidanzata incinta: assolto l’assassino di Luca Sacchi

Valerio Del Grosso, accusato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni nei confronti dell’allora fidanzata, è stato assolto. Il 25enne era già stato condannato dalla corte d’Appello di Roma, nel giugno scorso, a scontare 27 anni di carcere per l’omicidio di Luca Sacchi, il personal trainer ucciso da un proiettile alla testa durante un affare di droga che Del Grosso trasformò in omicidio e poi in rapina.

L’accusa di violenza contro la fidanzata

Gli ultimi fatti contestati a Del Grosso risalgono al 2019, quando il giovane aveva 21 anni e stava per diventare padre. Secondo la procura, il 25enne  picchiava la sua compagna durante la gravidanza ma non solo, le violenze sarebbero proseguite nel periodo successivo alla nascita del figlio. Le accuse vanno dalle aggressioni verbali alle minacce di morte: a causa delle ripetute violenze, la vittima avrebbe riportato la perforazione di un timpano. Inoltre, alla quindicesima settimana di gravidanza, avrebbe anche avuto una minaccia di aborto.

Il verdetto e l’assoluzione

Nonostante le accuse contestate, secondo la corte i maltrattamenti in famiglia ipotizzati dai pm «non sussistono» mentre in merito alle lesioni, la vittima ha ritirato la denuncia inizialmente depositata, pertanto non è più possibile procedere. Qualora Del Grosso fosse stato condannato anche per il reato di violenza domestica, la sua permanenza in carcere sarebbe stata ulteriormente prolungata rispetto alla pena attuale. «L’istruttoria» ha spiegato l’avvocato dell’imputato, Alessandro Marcucci, «ha dimostrato che non ci sono mai stati maltrattamenti, essendosi trattato solo di un rapporto turbolento tra due giovani ragazzi al tempo immaturi ed investiti da una genitorialità forse precoce».

Giambruno parla di «transumanza» di migranti, poi le scuse e il contrattacco

Andrea Giambruno ha definito «transumanza» la migrazione «dall’Africa verso l’Europa» di migliaia di persone, durante la puntata di Diario del Giorno, andata in onda su Rete4 il 29 settembre. Il termine, solitamente utilizzato per identificare gli spostamenti di greggi e mandrie, è costato al giornalista nuovi attacchi da tutta Italia, a distanza di poche settimane dalle polemiche sulle parole sugli stupri di Caivano e sulle vittime di violenza. Giambruno, giornalista e compagno di Giorgia Meloni, ha dichiarato in diretta: «Ho sentito dire, da politici italiani, che magari ricoprono ruoli molto importanti, che Berlusconi è stato un formidabile visionario geopolitico. Cioè è stato forse il più grande ministro degli Esteri che il Paese abbia avuto negli ultimi 30 anni. Aveva già capito tutto della transumanza, se così possiamo definirla, dall’Africa verso l’Europa».

Le scuse di Giambruno: «Termine inopportuno e inappropriato»

Dopo gli attacchi ricevuti sui giornali e sui social, Giambruno ha deciso di scusarsi in diretta tv. Ha dichiarato: «Durante la puntata di venerdì scorso di Diario del giorno, dedicata al complesso fenomeno dell’immigrazione illegale, ho utilizzato un termine decisamente inopportuno e inappropriato. Me ne scuso ovviamente, io in prima persona. Con queste persone, con il pubblico a casa e con l’azienda che mi ospita. Durante una diretta, lo sapete, o almeno chi fa questo mestiere lo sa, si utilizzano migliaia di parole. Può capitare a chiunque, umanamente, di sbagliare. Io lo faccio. Ho fatto mea culpa, lo ripeto, mi sono scusato per l’errore da me commesso».

Giambruno ironizza sui «colleghi, quelli bravi»

Poi, però, il conduttore ha proseguito rispedendo al mittente le critiche e polemizzando con i colleghi giornalisti: «Ma le accuse di razzismo che mi sono state rivolte sono lontane anni luce dalle mie idee. Mie personali, della mia storia e anche di quest’azienda che mi ospita. In chiusura, un ringraziamento ai colleghi, quelli bravi s’intende, che ogni giorno mi spiegano e mi dicono quello che devo dire o non devo dire. Ecco, a quelli così bravi dico solo una cosa: vi ringrazio, vi sono molto riconoscente, ma davvero molto».

Giambruno parla di «transumanza» di migranti, poi le scuse e il contrattacco
Andrea Giambruno (Imagoeconomica).

La difficile russificazione dei territori ucraini annessi

A un anno esatto dalla firma dell’accordo di annessione firmato dal Cremlino e i leader delle regioni ucraine occupate di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, il 29 settembre Vladimir Putin ha celebrato il Giorno della riunificazione. «Noi siamo un popolo unico e insieme supereremo qualsiasi cosa e troveremo le risposte a ogni sfida», ha dichiarato il presidente russo ringraziando i cittadini delle regioni annesse «che hanno preso insieme questa decisione consapevole, tanto attesa, combattuta e veramente popolare, durante i referendum, nel pieno rispetto degli standard internazionali. Hanno mostrato coraggio e carattere inflessibile».

La difficile russificazione dei territori ucraini annessi
Festeggiamenti a Mosca per il primo anniversario dell’annessione delle regioni ucraine occupate (Getty Images).

Il nuovo distretto federale è rimasto lettera morta

Ma quale è veramente la situazione nelle regioni annesse dopo i referendum farsa? Un anno fa, come ricorda Meduza, si pensava che questi territori sarebbero stati unificati in un nuovo distretto federale da affidare al plenipotenziario del Cremlino Dmitry Rogozin, ex capo di Roscosmos. Qualcosa però, o forse più di qualcosa, è andato storto. Nell’autunno del 2022 infatti la controffensiva di Kyiv è riuscita a riguadagnare posizioni e Kherson è stata addirittura abbandonata dall’esercito russo. Così il nuovo distretto federale non ha mai visto la luce. Secondo fonti vicine all’Amministrazione presidenziale, sentite da Meduza, Mosca sta pensando di includere i territori annessi nel già esistente distretto federale meridionale (che comprende anche la Crimea, annessa nel 2014).

La difficile russificazione dei territori ucraini annessi
Vladimir Putin con Dmitri Rogozin (Getty Images).

Nessun funzionario sgomita per essere promosso nelle regioni occupate

I capi delle nuove “regioni russe” sono rimasti per ora al loro posto, mentre Rogozin ha assunto l’incarico creato ad hoc di senatore della regione di Zaporizhzhia. La verità è che  nella nomenklatura di peso nessuno sgomita per essere ‘promosso’ alla guida dei territori annessi dove si continua a combattere e il futuro è pieno di incognite. Anzi, c’è pure chi ha preferito tornare alla casa madre. Sergei Eliseev, che per diversi mesi ha guidato il governo della regione di Kherson, dopo l’avanzata ucraina ha optato per il suo vecchio incarico di vice governatore di Kaliningrad; il leader di Donetsk, Vitaly Khotsenko, ora guida la regione di Omsk, mentre il vice primo ministro di Lugansk Vasily Kuznetsov è diventato governatore della Chukotka. Molti altri farebbero volentieri un passo indietro ma è quasi impossibile: agli occhi di Mosca equivarrebbe a una diserzione. Nemmeno il denaro offerto da Putin è stata una leva sufficiente a spingere funzionari di medio e basso livello a trasferirsi dalla Russia nelle regioni occupate: sebbene la paga sia doppia, il gioco non vale la candela, è il ragionamento. Anche i potenziali funzionari locali scarseggiano perché temono che l’Ucraina da un momento all’altro possa riprendere i territori e di diventare così facili bersagli di azioni terroristiche. Basta ricordare la morte, nel settembre 2022, del vice capo del governo di Kherson Alexei Katerinichev in un bombardamento o quelle, un mese dopo, del procuratore generale di Lugansk Sergei Gorenko e del suo vice nell’esplosione di una bomba in ufficio.

La difficile russificazione dei territori ucraini annessi
Labandiera della Wagner su un carrarmato russo a Doentsk (Getty Images).

Il concorso per governatori e il sistema dei patrocini

A causa della carenza di personale – il Cremlino non è riuscito a trovare nemmeno funzionari per i parlamenti locali  – l’amministrazione presidenziale ha iniziato a indire bandi per il personale delle nuove regioni sul modello del concorso Leader della Russia, considerato uno dei principali trampolini di carriera nella Federazione. Al momento si contano solo due ‘vincitori’ diventati viceministri a Donetsk. Parallelamente prosegue un’altra iniziativa, il cosiddetto patrocinio dei nuovi territori, una specie di gemellaggio economico. Le regioni russe sono cioè obbligate a farsi carico, in tutto o in parte, del ripristino delle infrastrutture delle città e degli oblast occupati (come San Pietroburgo con Mariupol). Il problema però sono i bilanci. Non si sa con certezza a quanto ammontino i costi del “patrocinio” (le autorità russe avevano stimato i costi totali del “ripristino delle infrastrutture” in almeno un trilione e mezzo di rubli, poco meno di 10 miliardi di euro). Senza contare i sentimenti anti-russi e filo-ucraini che serpeggiano tra le popolazioni. A conti fatti la tanto decantata russificazione delle regioni annesse per ora resta lettera morta. Si preferisce parlare di “russificazione light”. Tradotto significa, per esempio, che gli studenti sono costretti a cantare l’inno russo nelle scuole ma che ogni decisione presa sulle loro teste viene imposta da Mosca.

Attacco al potere 2 stasera su Italia 1: trama, cast e curiosità

Stasera 2 settembre 2023 andrà in onda il film Attacco al potere 2 sul canale Italia 1 alle ore 21.20. Il regista è Babak Najafi mentre la sceneggiatura è stata scritta da Katrin Benedikt, Christian Gudegast e Creighton Rothenberger. Nel cast ci sono Gerard Butler, Morgan Freeman, Aaron Eckhart e Angela Bassett.

Attacco al potere 2 è il film che andrà in onda questa sera su Italia 1, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Una scena del film (X).

Attacco al potere 2, trama e cast del film in onda stasera 2 settembre 2023 su Italia 1

La trama racconta la storia dell’agente speciale Mike Banning (Gerard Butler) che, dopo essere riuscito a sventare l’attacco terroristico contro il presidente USA Benjamin Asher (Aaron Eckhart), può godersi un momento di felicità. L’agente sta infatti per diventare papà e di lì a poco nascerà il suo primogenito. Tuttavia, la morte del primo ministro britannico costringe tutti i leader mondiali a recarsi a Londra per assistere al funerale. Mike, che è stato reintegrato nella scorta del presidente, deve viaggiare con il resto del team per raggiungere la capitale della Gran Bretagna.

Nel frattempo un gruppo di terroristi yemeniti sta pianificando un grosso attacco per eliminare in una sola volta le personalità politiche più influenti al mondo. Banning e il presidente si troveranno di nuovo colpiti da un attacco e questa volta dovranno fuggire per Londra in cerca di un posto sicuro. Grazie al sostegno del vicepresidente Trumbull (Morgan Freeman) e dell’agente speciale britannico Jacqueline Marshall (Charlotte Riley), i due riusciranno a scampare a un primo pericolo, ma l’assedio della città è appena iniziato e Mike dovrà fare di tutto per fuggire dal caos della distruzione.

Attacco al potere 2, cinque curiosità sul film

Attacco al potere 2, i due protagonisti non si sono mai incontrati sul set

A causa dei vari impegni che avevano con altri progetti, Gerard Butler e Morgan Freeman non si sono mai incontrati sul set. Infatti, nel film non appaiono mai nella stessa scena, tranne in una occasione ma in quel caso vennero usate delle controfigure.

Attacco al potere 2, un rifiuto netto 

Il regista del primo film della serie, Antoine Fuqua, rifiutò nettamente di dirigere questo progetto. Infatti, al regista non piacque la sceneggiatura e il soggetto del lungometraggio. In seguito al suo rifiuto, la produzione affidò la regia a Babak Najafi.

Attacco al potere 2, la ragione che ha spinto Morgan Freeman a partecipare al film

Morgan Freeman ha rivelato in diverse interviste il perché ha preso parte ai film di questa serie. L’attore ha spesso dichiarato che le grandi produzioni di blockbuster come Attacco al Potere 2 pagano molto bene, quindi ha ammesso di aver partecipato al progetto principalmente per soldi.

Attacco al potere 2 è il film che andrà in onda questa sera su Italia 1, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
La locandina (X).

Attacco al potere 2, Angela Bassett e la curiosità sul suo ruolo

A quanto pare, l’attrice Angela Bassett accettò di far parte del progetto soltanto per poter lavorare sul set con Morgan Freeman. Curiosamente, questo suo desiderio non si avverò, in quanto la Bassett e Freeman non condividono alcuna scena nel film.

Attacco al potere 2, gli ottimi incassi al botteghino

Gli incassi al botteghino sono stati davvero eccellenti. Il film è stato realizzato con un totale di 60 milioni di dollari e ha incassato in tutto il mondo circa 206 milioni di dollari. Non a caso, dopo questo successo, la produzione ha deciso di realizzare un ulteriore sequel intitolato Attacco al potere 3.

Il telescopio James Webb scopre pianeti che vagano nello spazio

Dal suo lancio nel Natale 2021, il telescopio spaziale James Webb ha fornito immagini incredibilmente dettagliate agli astronomi di Nasa ed Esa. Sfruttando le sue telecamere a infrarossi, ha catturato dettagli finora mai visti sulla Terra, dando vita a scoperte sempre più dettagliate sul cosmo. L’ultima arriva dalla Nebulosa di Orione o Messier 42, ammasso di stelle distante circa 1400 anni luce dalla Terra. Al suo interno, distanti da qualsiasi astro, vagano circa 40 pianeti le cui dimensioni sono simili a quelle di Giove. Curiosamente si muovono sempre in coppia, ma gli scienziati non hanno ancora una giustificazione certa per il fenomeno. «Non sappiamo cosa dire», ha spiegato alla Bbc l’astronomo dell’Esa Mark McCaughrean. «Possiamo solo avanzare alcune ipotesi».

LEGGI ANCHE: James Webb, catturata una stella morente nella Nebulosa Anello

Pianeti senza una stella, la nuova scoperta del telescopio James Webb

I pianeti individuati dal telescopio della Nasa James Webb hanno dimensioni enormi. Grandi quanto Giove, hanno dunque un raggio di quasi 70 mila chilometri e una massa oltre 300 volte superiore alla Terra. Come hanno spiegato gli scienziati, ciascuno di essi potrebbe contenere nel suo volume circa 1300 volte il nostro pianeta. Data la loro grandezza, la Nasa ha deciso di rinominare i nuovi corpi celesti Jupiter Mass Binary Objects, abbreviati nell’acronimo Jumbo. Come visibile nelle immagini pubblicate sull’account Instagram dell’agenzia spaziale europea, si muovono sempre in coppia e non orbitano attorno ad alcuna stella. «Le leggi della fisica ci suggeriscono che pianeti di tali dimensioni non dovrebbero trovarsi da soli», ha spiegato McCaughrean. «Eppure ora li possiamo vedere. Non sappiamo cosa dire».

Stando a quanto riportato dalla Bbc, al momento gli astronomi stanno valutando due potenziali alternative. La prima ipotesi suggerisce che i pianeti siano nati in regioni della Nebulosa di Orione in cui era impossibile si formassero delle nuove stelle. La seconda invece, nonché la più attendibile, suggerisce che siano stati generati da un ammasso di astri e soltanto dopo espulsi nel cosmo attraverso una serie di eventi di enorme portata. «Siamo di fronte a una pura teoria», ha precisato McCaughrean. «Non possiamo dare una risposta concreta». Gli ha fatto eco l’astronoma Heidi Hammel, che nel 1989 partecipò alla missione della sonda Voyager 2 su Nettuno. «È davvero strano», ha detto ai media britannici. «Forse un giorno avremo tutti gli strumenti per vedere con chiarezza».

Nebulosa di Orione, dove si trovano i pianeti scoperti dal telescopio

L’ammasso Messier 42, noto anche come Nebulosa di Orione, è la grande regione di formazione stellare più vicina al nostro pianeta. Con un’ampiezza di circa quattro anni luce, si sviluppa attorno a un quartetto di soli luminosi chiamato Trapezio, visibile anche a occhio nudo nel cielo. Per trovarlo, infatti, è sufficiente guardare poco più in basso rispetto alla cintura di Orione, il gruppo di tre stelle quasi in linea retta nell’omonima costellazione che porta il nome di un cacciatore greco. La Nebulosa si trova laddove gli astronomi hanno indicato la spada del protagonista del mito classico. L’immagine del James Webb è frutto di un mosaico di 700 scatti della NIRCam, telecamera a infrarossi, nel corso di una settimana di ricerca. La fotografia ha dimensioni incredibili, dato che conta a grandezza naturale 21 mila pixel per oltre 14 mila.

Ferragnez definiti «ebeti» da Corona: il processo per diffamazione si chiude con l’accordo

Si è chiuso con un accordo transattivo raggiunto tra le parti il processo a carico di Fabrizio Corona per diffamazione nei confronti di Chiara Ferragni e Fedez. I due erano stati definiti «ebeti» dall’ex re dei paparazzi in un’intervista sul sito Mon Men on Wheels nel novembre 2020. Il contenuto della transazione rimarrà riservato. Dopo l’accordo, l’avvocato Gabriele Minniti, che assiste Chiara Ferragni e Fedez, ha rimesso la querela. La notizia è stata diffusa nelle stesse ore in cui il rapper è ricoverato all’ospedale Fatabenefratelli di Milano. Domenica 1 ottobre, Fedez ha subito un nuovo intervento chirurgico a causa di un’emorragia.

Ferragnez definiti «ebeti» da Corona: il processo per diffamazione si chiude con l'accordo
Fedez e Chiara Ferragni a una premiere di Ferragnez (Getty Images).

Si procederà soltanto per la violazione della privacy

Si procede quindi per il solo reato di violazione della privacy, del quale Corona, difeso dal legale Ivano Chiesa, è stato accusato dopo avere pubblicato sul suo profilo Instagram, senza oscurare i dati personali, la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Francesca Crupi, successivamente non accolta dal gip Sara Cipolla. Tramite imputazione coatta, il fotografo dei vip era quindi finito a processo per diffamazione insieme al giornalista che aveva realizzato l’intervista. Anche per quest’ultimo il processo si chiude qua. Si torna in aula il prossimo 20 novembre per il solo reato di violazione della privacy.

 

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