Daily Archives: 15 Ottobre 2023

Report stasera su Rai 3, la Sanità Pubblica e la collezione degli Agnelli

Stasera alle ore 20.55 andrà in onda sul canale Rai 3 il programma Report. Come sempre a condurre la trasmissione ci sarà Sigfrido Ranucci che presenterà le varie inchieste della puntata. Nel dettaglio, ci saranno tre inchieste analizzate nel corso della serata: La stiamo perdendo, Compra l’arte e mettila da parte e La crosta. La puntata sarà disponibile anche on demand e in streaming sulla piattaforma Rai Play.

Report ritorna su Rai 3 questa sera e parlerà di diversi argomenti, ecco le anticipazioni del programma di Sigfrido Ranucci.
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report (X).

Report, le anticipazioni della puntata di stasera 15 ottobre 2023 su Rai 3

La prima inchiesta della puntata di questa sera di Report si intitola La stiamo perdendo ed è stata realizzata da Claudia Di Pasquale con la collaborazione di Goffredo De Pascale e Raffaella Notarile. Tale inchiesta parlerà della situazione della sanità pubblica in Italia: ospedali al collasso, mancanza di personale, liste d’attesa infinite e tante altre criticità. In particolare, in alcune regioni dell’Italia settentrionale si sta assistendo a una fuga di medici e infermieri dal settore pubblico verso quello privato: oggi chi paga può ricevere cure subito mentre chi si affida al Servizio Sanitario Nazionale deve aspettare mesi e sperare che le proprie condizioni non peggiorino. All’orizzonte c’è il PNRR e le tante modifiche proposte per migliorare la Sanità del paese come il potenziamento della medicina territoriale con la costruzione di case e ospedali di comunità. Ma basta questo per salvare la situazione? Il team di Report cercherà di dare risposta a questa domanda e trovare i responsabili di questo disastro sanitario.

La seconda inchiesta si intitola Compra l’arte e mettila da parte ed è stata realizzata da Manuele Bonaccorsi e Federico Marconi. Nel corso di quest’inchiesta si cercherà di far luce sulla collezione di opere d’arte che fa parte del patrimonio di Gianni Agnelli. Si tratta di una selezione di oltre 600 opere realizzate dai migliori esponenti della storia come Monet, Picasso, Bacon, Balthaus e molti altri ancora. Una collezione così vasta che nessuno prima era riuscito a ricostruirla ma Report, grazie a documenti inediti, ha portato a termine quest’ardua impresa e mostrerà la selezione di capolavori che fanno parte del patrimonio di Gianni Agnelli e che è finita al centro della disputa sull’eredità della figlia Margherita e dei nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. Inoltre, Report si interrogherà sul ruolo del ministro dei Beni culturali e su come sia possibile che alcune opere d’arte risultino essere sparite dalla collezione. Queste ultime potrebbero essere finite all’estero ma non ci sono certezze al riguardo tanto che la Procura di Milano indaga ancora oggi per scoprire la loro corretta posizione.

Report, le altre inchieste della puntata di stasera 15 ottobre 2023 su Rai 3

Nel corso della puntata ci sarà anche un’altra inchiesta chiamata La crosta e realizzata da Luca Bertazzoni con la collaborazione di Marzia Amico. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha rivelato a Report che negli ultimi anni di vita Silvio Berlusconi avrebbe speso la somma di circa 20 milioni di euro per acquistare opere d’arte, spesso telefonando ai centralini dei canali di televendite per conquistare interi lotti. Inoltre, le telecamere della trasmissione sono entrate in uno show room di Arzano, vicino Napoli, dove l’ex Premier avrebbe acquistato uno spazio di circa 5mila metri quadri.

Oltre a ciò, la troupe è riuscita a scoprire che l’enorme collezione di opere d’arte di Berlusconi si trova custodita in un hangar nelle vicinanze di Villa San Martino, ad Arcore, e conterrebbe al suo interno circa 25mila opere d’arte. I membri di Report sono riusciti a entrare in quest’edificio e mostreranno immagini esclusive dell’enorme collezione che per tutto questo tempo è rimasta celata in questo luogo definito come «la quadreria del presidente».

Entrapment stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 15 ottobre 2023 andrà in onda il film Entrapment sul canale Rai Movie alle ore 21.10. Il regista è Jon Amiel mentre la sceneggiatura è stata scritta da Ronald Bass e William Broyles Junior. Nel cast ci sono Catherine Zeta-Jones, Sean Connery, Ving Rhames, Will Patton e Kevin McNally.

Entrapment è il film che andrà questa sera in onda su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Una scena del film (X).

Entrapment, trama e cast del film stasera 15 ottobre 2023 su Rai Movie

La trama racconta la storia di Virginia Baker (Catherine Zeta-Jones) un’agente dell’assicurazione Waverly che ha un compito molto importante: trovare colui che ha rubato un famoso dipinto del pittore Rembrandt a New York. Tutti i sospetti ricadono sul ladro Robert Mac Dougal (Sean Connery) e Virginia cerca di mettersi sulle sue tracce. Tuttavia, la donna vuole incastrare Dougal: si presenta a lui come una grande ladra con progetti ambiziosi per il futuro. Tra i due c’è subito una chimica incredibile e Robert decide di portare Gin in Scozia per addestrarla e proporgli un incredibile colpo: rubare una maschera cinese nel Bedford Palace di Londra.

Tuttavia, dopo aver pianificato il tutto, Virginia si fa scoprire da Robert ma il ladro gli fa un’altra proposta: rubare 8 miliardi di dollari depositati all’International Bank nelle Petronas Tower di Kuala Lumpur, in Malesia. Si tratta di un piano decisamente rischioso ma che potrebbe far diventare ricchi i due. Tra inganni, tensione e tradimenti, Virginia accetterà e si renderà conto che ormai è complice di Robert e forse è finita nella sua trappola.

Entrapment, 5 curiosità sul film stasera 15 ottobre 2023 su Rai Movie

Entrapment, una grande differenza d’età tra i due protagonisti

Tra i due attori principali c’è una grande differenza d’età: Catherine Zeta-Jones è più giovane di Sean Connery di ben 39 anni. Questo aspetto si sposa alla perfezione con la chimica che i due personaggi hanno nella storia.

Entrapment, la Zeta-Jones ginnasta esperta

Secondo alcune fonti, durante le scene dell’allenamento di Virginia nel castello scozzese, Catherine Zeta-Jones ha interpretato tutto da sola, senza voler aiuto dagli stuntmen. Questo significa che tutte le acrobazie che si vedono sono state interpretate dall’attrice che si può definire una ginnasta esperta.

Entrapment è il film che andrà questa sera in onda su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Catherine Zeta-Jones e Sean Connery nel film (X).

Entrapment, 2 milioni di dollari risparmiati sul budget

La co-produttrice Rhonda Tollefson ha affermato che la produzione ha risparmiato 2 milioni di dollari che erano stati inclusi nel budget iniziale. Gran parte di questi risparmi sono dovuti alle abitudini di Sean Connery. L’attore e produttore della pellicola, da buon scozzese, non ha assunto alcun chauffeur per recarsi sul set, ma guidava la sua auto, e non usava voli privati ma voli commerciali per spostarsi tra le varie location.

Entrapment, gli incassi della pellicola

La pellicola ha ottenuto grandi risultati al botteghino. Infatti, è stata realizzata con un budget di 66 milioni di dollari ma secondo quanto riportato dal portale Box Office Mojo, ha ottenuto un incasso pari a circa 212 milioni di dollari.

Entrapment, la produzione voleva un’altra attrice come protagonista

In realtà, la produzione inizialmente aveva scelto un’altra attrice come protagonista. Il ruolo di Virginia sarebbe dovuto andare a Nicole Kidman. Tuttavia, per svariate ragioni le trattative non si concretizzarono e il ruolo venne dato a Catherine Zeta-Jones.

Le sofferenze della Sampdoria tra crisi di campo e incognite societarie

Un anno vissuto pericolosamente è stato messo alle spalle. Rimane un futuro da decifrare. E nel mezzo c’è un presente reso possibile dal complicato procedimento condotto per impedire che la società fallisse e fosse costretta a ripartire dai dilettanti, come toccato a altre realtà del calcio italiano. Continua a essere travagliata la vicenda della Sampdoria, che in Serie B viaggia al penultimo posto in classifica. A trascinarla lì sono state le nuove magie del Maestro Andrea Pirlo, capace di accumulare quattro sconfitte nelle quattro gare casalinghe. Ma la verità è che per la società blucerchiata è stato già un grande traguardo esserci, in questo campionato di Serie B. Sul tema crescono le perplessità, espresse dal moltiplicarsi delle analisi che circolano via web e chat o già esplicitate in articoli di stampa. La situazione economico-finanziaria rimane drammatica, in attesa di un nuovo compratore che ancora non si è manifestato. Per il momento governa il duo Andrea Radrizzani-Matteo Manfredi, che è dichiaratamente di passaggio. In questa situazione anche due così possono sembrare i salvatori della patria. Che però si è salvata soprattutto grazie allo scattare di altri meccanismi utilizzati per evitare il fallimento della società, ma alquanto generosi. C’è inoltre la questione della probabile sopravvalutazione di un credito iscritto a bilancio. Ma vediamo quali sono i punti maggiormente contestati.

Le sofferenze della Sampdoria tra crisi di campo e incognite societarie
Andrea Radrizzani (Imagoeconomica).

L’anno prossimo in Serie A, altrimenti sono guai…

Il piano di ristrutturazione del debito presentato da UC Sampdoria SPA al tribunale di Genova prevede, fra le condizioni di scenario, la promozione in Serie A della squadra blucerchiata al termine dell’attuale stagione e la permanenza nella massima categoria al termine della stagione 2024-25. Una condizione quantomeno aleatoria, ma evidentemente presa sul serio. Invero, da un estratto dell’accordo che Lettera43 ha avuto modo di leggere, emerge che è stato valutato anche uno scenario alternativo, in cui si prevede la permanenza in B anche per le stagioni 2024-25 e 2025-26. Con annessa previsione di perdita d’esercizio abbastanza rilevante, specie se si tiene conto che andrebbe a impattare su una situazione già complessa. Ma questa seconda ipotesi viene data come secondaria nonché poco spendibile per il piano di risanamento. Dunque si scommette tutto sull’immediato ritorno in Serie A.

Le sofferenze della Sampdoria tra crisi di campo e incognite societarie
L’allenatore della Samp Andrea Pirlo (Imagoeconomica).

Tutti gli sconti sui debiti: dalle Entrate ai tassi agevolati

C’è stata una certa generosità da parte dei creditori nei confronti della società blucerchiata. A partire dai creditori pubblici. L’Agenzia delle entrate, creditrice di 49,1 milioni di euro, ha accettato di incassarne soltanto 17,7 milioni, così rinunciando a 31,4 milioni. Un capitolo a parte è quello relativo all’esposizione col sistema finanziario, che ammontava a circa 71 milioni e è stata in buona parte coperta dall’escussione della garanzia Sace, messa a disposizione dallo Stato durante la crisi generata dal Covid. Si tratta di circa 48 milioni che la società blucerchiata deve allo Stato. Per farlo sono state contrattate condizioni di restituzione di tutto comodo. La Sampdoria potrà ridare l’intero debito in unica soluzione il 31 dicembre 2043, cioè fra vent’anni. Il tasso d’interesse applicato sarà del 2,5 per cento, nettamente inferiore a quelli di mercato. Gli interessi decorreranno soltanto dal 2026. Alla Sampdoria è stata data anche la possibilità di pagare soltanto lo 0,25 per cento annuo e capitalizzare il restante 2,25 per cento. Inoltre, in caso di cessione prima del 2043 (ciò che da tutti è auspicato), l’investitore sarebbe tenuto a pagare soltanto il 50 per cento di quanto dovuto a Sace, mentre il restante 50 per cento dovrebbe essere versato soltanto se per la cessione della società giungerà una quantità rilevante di denaro.

Le sofferenze della Sampdoria tra crisi di campo e incognite societarie
Una protesta dei tifosi blucerchiati per le vicissitudini giudiziarie (Getty).

Il possibile buco di bilancio: occhio a quel credito legato a Ferrero

Nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2022 viene calcolato fra gli attivi un credito da concordato fiscale con Sport Spettacolo Holding (Ssh), il veicolo attraverso cui l’ex presidente e proprietario Massimo Ferrero controllava la società blucerchiata. Si tratta di una posta da 28 milioni di euro che, viene fatto notare, rischia di essere virtuale per due motivi. Il primo: dopo il passaggio di proprietà la US Sampdoria non ha più rapporti con Ssh, dunque decade anche lo schema di concordato fiscale con l’effetto che quei crediti si trasformano in debiti per la società blucerchiata. Il secondo: quand’anche la Sampdoria fosse stata ancora in regime di concordato fiscale con Ssh, sarebbe stata ipotesi molto audace immaginare che dalla galassia societaria di Ferrero giungessero quelle risorse. Dunque il bilancio della società doriana conterrebbe un buco potenziale da 28 milioni di euro, che se tenuto in considerazione avrebbe completamente ridisegnato l’equilibrio dei conti societari. Con conseguenze determinanti per il complesso piano di salvataggio.

Le sofferenze della Sampdoria tra crisi di campo e incognite societarie
L’ex presidente della Samp Massimo Ferrero (Imagoeconomica).

Un favore pure sul “paracadute”? Il Coni ha detto no

Intanto la società blucerchiata ha cercato in questi giorni l’ennesimo sconto, ma stavolta la missione era impossibile. La coppia di proprietari Radrizzani-Manfredi aveva provato a ottenere dalla Lega di B uno sconto sulla percentuale del cosiddetto “paracadute” (la cifra di indennizzo che viene versata alle retrocesse dalla Serie A per ammortizzare le perdite da declassamento) da corrispondere alle altre società di Serie B. Si tratta del 10 per cento su 25 milioni di euro. Il Collegio di garanzia del Coni ha bocciato la richiesta: quei 2,5 milioni di euro dovranno essere versati. Non tutti gli sconti riescono col buco.

Netanyahu: «Hamas pensava di spezzarci, ma saremo noi a farlo»

«Hamas pensava che saremmo crollati, ma saremo noi a spezzare loro». Lo ha detto Benjamin Netanyahu, aprendo la prima riunione del gabinetto del governo di emergenza: «Lavoriamo 24 ore su 24 come una squadra, con un fronte unito. Questo trasmette un messaggio chiaro al popolo, al nemico e al mondo». Scaduta la tregua concessa da Israele, sono infatti subito ripresi i raid dell’Idf, che si sta preparando all’offensiva di terra. L’Autorità nazionale palestinese ha annunciato che il numero dei morti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania è salito a 2.384, mentre quello dei feriti a 10.250. Circa 1.400 le vittime in Israele. Un convoglio di rifugiati interni, sostiene Hamas, sarebbe stato colpito da un raid aereo israeliano causando 70 morti, circostanza smentita da Tel Aviv, che da giorni sta gettando volantini dal cielo, delineando un percorso che non sarà oggetto di alcun attacco.

Il presidente di Israele Netanyahu: «Hamas pensava di spezzarci, ma saremo noi a farlo». Gli aggiornamenti sulla guerra.
Mezzi e soldati israeliani diretti al confine con la Striscia di Gaza (Getty Images).

Un milione di sfollati, Israele riapre le condutture dell’acqua

L’Onu ha stimato che, dopo la prima settimana di guerra, a Gaza ci siano un milione di sfollati. Per gli abitanti della Striscia resta la minaccia dei missili di Tel Aviv, ma almeno dopo un blocco durato quasi una settimana Tel Aviv ha riaperto le condutture dell’acqua nel sud di Gaza. Lo ha detto alla Cnn il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, riferendo di essere stato informato da dirigenti israeliani.

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Sono 126 gli ostaggi nelle mani di Hamas: l’appello del Papa per la liberazione

L’esercito israeliano ha reso noto che sono 126 gli ostaggi confermati nelle mani di Hamas. L’organizzazione terroristica aveva comunicato che 13 dei prigionieri (tra cui alcuni stranieri) sono rimasti uccisi sotto i bombardamenti di Tel Aviv. «Continuo a seguire con tanto dolore quanto accade in Israele e in Palestina e penso ai tanti, in particolare ai piccoli e agli anziani. Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi»: così papa Francesco dopo la recita dell’Angelus davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro.

Avviata l’evacuazione di Sderot, che torna nel mirino delle Brigate al-Qassam

L’esercito israeliano ha avviato lo sgombero di Sderot, situata a ridosso della striscia di Gaza e teatro di efferatezze da parte di Hamas. La città conta 30 mila abitanti, che avranno diritto di soggiornare in pensioni a spese dello Stato in luoghi più sicuri di Israele. Secondo i media, l’evacuazione non è obbligatoria e chi lo ritiene opportuno può restare nella propria abitazione. Le Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, nel pomeriggio ha rivendicato il lancio di una salva di missili su Sderot in risposta agli attacchi contro i civili a Gaza.

Il presidente di Israele Netanyahu: «Hamas pensava di spezzarci, ma saremo noi a farlo». Gli aggiornamenti sulla guerra.
L’evacuazione della città israeliana di Sderot (Getty Images).

Gli ebrei ortodossi che vogliono combattere, nonostante l’esenzione dalla leva

Circa 1.500 ebrei ultra-ortodossi (haredim) di età superiore a quella per l’esenzione dalla coscrizione militare (26 anni) hanno chiesto di unirsi al servizio di riserva dell’esercito dall’inizio del conflitto. Le domande, scrivono i media israeliani, saranno ora valutate dalle forze armate: di norma, infatti, per gli ebrei ortodossi in Israele c’è l’esenzione dalla leva.

Teheran, grave un alto ufficiale dell’intelligence vittima di un attentato

Un alto ufficiale dell’intelligence del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, Mohammed Akiki, è stato vittima di un attentato a Teheran: raggiunto da alcuni spari, si trova ricoverato in ospedale in condizioni critiche. C’è l’ipotesi che l’agguato sia parte della risposta di Israele all’attacco di Hamas.

Pechino: «Sostegno ai Paesi islamici sulla questione palestinese»

Pechino ha tessuto relazioni commerciali e diplomatiche sia con Tel Aviv sia con i Territori palestinesi, mantenendosi sempre equidistante dalle fazioni in campo. Ma ora la Cina ha deciso di schierarsi, sostenendo «i Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese» al fine di parlare «con una sola voce». È quanto ha detto il ministro degli Esteri della Repubblica Popolare, Wang Yi, nel corso di una telefonata avuta con l’omologo iraniano Hossein Amir -Abdollahian.

«Tel Aviv dovrebbe ascoltare seriamente gli appelli della comunità internazionale»

«La comunità internazionale dovrebbe agire per opporsi alle azioni di qualsiasi parte che danneggiano i civili», ha aggiunto Wang, che il 14 ottobre ha parlato anche con l’omologo saudita Faisal bin Farhan Al Saud della crisi in Medio Oriente, rilevando che che le azioni di Israele «sono andate oltre l’ambito dell’autodifesa» e che Tel Aviv «dovrebbe ascoltare seriamente gli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale dell’Onu sullo stop alle punizioni collettive del popolo di Gaza».

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Pechino: «Sostegno ai Paesi islamici sulla questione palestinese». Lo ha detto il ministro degli Esteri cinese all’omologo iraniano.
Razzi sparati dalla Striscia di Gaza verso Israele (Getty Images).

L’inviato speciale della Cina in Medio Oriente per premere sul cessate il fuoco

L’inviato speciale cinese Zhai Jun sarà in Medio Oriente nei prossimi giorni «allo scopo di coordinarsi con le varie parti per un cessate il fuoco, per proteggere i civili, per alleviare la situazione e per promuovere colloqui di pace». Lo ha riferito il network statale Cctv. La missione di Zhai era stata anticipata dal ministro degli Esteri cinese Wang, durante la conferenza stampa con l’omologo Ue Josep Borrell, al termine del Dialogo strategico Cina-Ue

Spider-Man: Far From Home stasera su Tv8: trama, cast e curiosità

Stasera 15 ottobre 2023 andrà in onda sul canale Tv8 il film Spider-Man: Far from home alle ore 21.25. Il regista è Jon Watts mentre la sceneggiatura è stata scritta da Erik Sommers e Chris McKenna. Nel cast ci sono Tom Holland, Zendaya, Jake Gyllenhall e Cobie Smulders.

Spider-Man: Far from home è il film che andrà in onda questa sera su Tv8, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
La locandina (X).

Spider-Man: Far from home, trama e cast del film stasera 15 ottobre 2023 su Tv8

La trama racconta la storia di Peter Parker (Tom Holland), l’alter ego dell’eroe Spider-Man, otto mesi dopo gli eventi che hanno portato alla guerra degli Avengers con il malvagio Thanos. Peter è ancora triste per la morte di Iron Man (Robert Downey Junior) ma deve pensare ai suoi impegni come studente e soprattutto a MJ (Zendaya), una compagna di classe di cui è segretamente innamorato. L’occasione per dichiararsi alla ragazza arriva quando Peter, il suo amico Ned (Jacob Batalon), MJ e gli altri suoi compagni di classe partono per un viaggio in Europa.

I ragazzi si divertiranno ma Peter, che è sempre Spider-Man e ha addirittura un nuovo costume, dovrà fare i conti con una figura misteriosa: Quentin Beck (Jake Gyllenhall), una sorta di eroe che dice di provenire da una dimensione alternativa e ha il compito di fermare dei nemici elementali. Tra colpi di scena e tradimenti, Peter Parker scoprirà che Beck non è quello che dice di essere e dovrà indossare i panni dell’eroe mascherato per poter salvare la sua vita e la vita dei suoi cari.

Spider-Man: Far from home, 5 curiosità del film stasera 15 ottobre 2023 su Tv8

Spider-Man: Far from home, il primo film senza un cameo importante

Questo è il primo film del Marvel Cinematic Universe che non ha un cameo di Stan Lee al suo interno. Questo perché il noto autore è morto prima che le riprese potessero essere completate.

Spider-Man: Far from home, il desiderio non realizzato di Tom Holland

L’attore protagonista Tom Holland voleva che apparisse nel film anche un altro personaggio, un nemico molto noto di Spider-Man: Kraven il cacciatore. Holland desiderava che Kraven fosse interpretato da Jason Momoa ma purtroppo per lui lo script era diverso e non è stato possibile includere tale nemico.

Spider-Man: Far from home è il film che andrà in onda questa sera su Tv8, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Tom Holland in una scena (X).

Spider-Man: Far from home, Jake Gyllenhall connesso a un film Marvel tempo fa

L’antagonista di questo film è interpretato da Jake Gyllenhall ma le cose potevano andare diversamente. Infatti, prima delle riprese di Spider-Man 2 di Sam Raimi, nel 2004, Tobey Maguire subì un brutto infortunio e la sua partecipazione alla pellicola era incerta. Raimi allora voleva rimpiazzare Maguire proprio con Gyllenhall facendolo interpretare il principale eroe. Tuttavia, Maguire riuscì a guarire in tempo e venne confermato come protagonista.

Spider-Man: Far from home, il ruolo di antagonista offerto a un attore che ha rifiutato

La produzione inizialmente aveva pensato a un altro attore per interpretare il principale villain del film. Infatti, la produzione desiderava dare questo ruolo a Matt Damon ma sembra che l’attore ha rifiutato la proposta.

Spider-Man: Far from home, gli incassi stratosferici

Questo film è stato realizzato con un budget di 160 milioni di dollari. Tuttavia, gli incassi al botteghino sono stati stratosferici, visto che secondo i dati riportati dal portale Box Office Mojo, la pellicola ha incassato più di 1 miliardo di dollari.

Fedez rassicura i fan nel giorno del 34esimo compleanno

«E sono 34 anni…grato alla mia famiglia per tutto l’amore che riesce a darmi ogni giorno. Grazie a tutti per gli auguri». Così Fedez ha festeggiato su Instagram il suo compleanno, cogliendo anche l’occasione per aggiornare i fan sul suo stato di salute dopo il ricovero in ospedale per l’emorragia provocata da due ulcere. «Oggi è una giornata importante non tanto per il mio compleanno, non mi interessa. Ho fatto gli esami del sangue, l’emocromo è ok e i dottori mi hanno dato il permesso di volare a Manchester per il concerto dei Blink-182», ha detto in una storia, con alle spalle la moglie Chiara Ferragni. Fedez era stato ricoverato il 29 settembre: «Purtroppo attualmente sono ricoverato a causa di due ulcere che mi hanno causato un’emorragia interna. Mi hanno salvato la vita», aveva raccontato dopo che si era diffusa la notizia.

 

Il fanatismo ci ha tolto anche il gusto di parlare del tempo

«Parliamo del tempo» una volta era la scappatoia per evitare argomenti divisivi o sconvenienti, a cominciare dalla trimurti bandita dalle conversazioni anglosassoni: politica, sesso e religione. Su sole o pioggia, caldo o freddo, si poteva essere tutti abbastanza d’accordo, al massimo si dissentiva pacatamente su inoffensivi annessi e connessi (acciacchi, effetti sul traffico, aggiustamenti del guardaroba o della quantità di coperte, eccetera). Sfortunatamente, negli ultimi anni è stato fittamente minato anche quell’ultimo terreno hate-free (si potrebbe dire “non ancora rosicamentizzato”, ma suona anche peggio): non sia mai che ci sottraiamo vigliaccamente all’obbligo quotidiano di farci saltare una vena e azzannarci alla gola l’un l’altro schizzando il giusto quantitativo di bile. Il renitente all’odio è un subdolo codardo da inseguire, stanare e inchiodare in quello che era il suo ultimo rifugio: i discorsi sul tempo atmosferico.

Il fanatismo ci ha tolto anche il gusto di parlare del tempo
Dopo un ottobre caldo, sta per arrivare il brutto tempo (Getty).

L’avverbio prima di “caldo” fa tutta la differenza del mondo

Così oggi prima di buttare lì in un contesto sociale (o social) qualche osservazione su questo ottobre che finora sembra una lunghissima proroga dell’agosto, bisogna valutare attentamente gli interlocutori e selezionare le parole di conseguenza. Per esempio: meglio “caldo”, “insolitamente caldo”, “eccezionalmente caldo “ o “innaturalmente caldo”? Aggiungere un avverbio, e decidere quale avverbio aggiungere, sono già scelte di campo, da effettuare previo screening ideologico del proprio pubblico. Mi spiego meglio. Dici “fa caldo”, senza avverbio: cioè prendi semplicemente atto della sensazione presente e dell’altezza raggiunta dalla colonnina di mercurio. Possibile effetto sull’interlocutore: fai la figura del sempliciotto o del superficiale che non sa in che mondo vive e non si cura di saperlo.

Siete pavidi seguaci di Greta o cripto-negazionista del clima?

Opti per “insolitamente caldo“, ossia lo percepisci, dài un’occhiata allo storico e ti limiti a registrare la differenza fra l’ottobre 2023 e quelli degli anni precedenti. Risultato: il tuo distacco rischia di venire scambiato per nicodemismo, cioè potresti essere inquadrato come un pavido seguace di Greta Thunberg che non ha il coraggio di dire come la pensa ed evita il conflitto. “Eccezionalmente caldo”: ti rendi conto che la temperatura è anomala ma la sfumatura dell’avverbio implica che sotto sotto la ritieni solo un’eccezione e che dunque la regola è salva. Effetto: aha, ecco smascherato il cripto-negazionista del clima, l’amico di Vittorio Feltri e di Matteo Salvini, quello che si informa su Libero e crede che tutto vada bene e non sia il caso di correre ai ripari.

Il fanatismo ci ha tolto anche il gusto di parlare del tempo
Greta Thunberg (Getty).

Ma è la natura, non c’è bisogno di gridare all’apocalisse!

Innaturalmente caldo”: ti fa uno strano effetto mangiare le caldarroste in bermuda e sandali e provi pena per le tue esauste piante da fiore che, invece di concedersi il meritato riposo vegetativo autunnale, devono fare gli straordinari a causa di una temperatura che non scende sotto i 22 gradi nemmeno di notte. Effetto sull’interlocutore: innaturale? E tu come fai a dire cos’è naturale e cosa no? Sei un professore di biologia? E se lo sai, non sai che la natura può cambiare anche per i cavoli suoi, e la cosa più naturale che possono fare gli esseri viventi fare è adattarsi ai suoi cambiamenti, non certo gridare all’apocalisse imminente e far sentire in colpa chi non si compra l’auto elettrica, che poi inquina anche di più?

Sulla transizione ecologica si gioca la prossima campagna elettorale

Considerato che su Green Deal e transizione ecologica si giocherà (si sta già giocando) la campagna elettorale per le elezioni europee 2024, da qui al prossimo anno parlare del tempo sarà esattamente come parlare di politica e anche di religione, poiché le posizioni in materia di clima, come ormai in qualunque materia, sono ormai così polarizzate, estreme e dogmatiche da sfiorare il fanatismo. Sarebbe la volta buona per sdoganare e normalizzare le conversazioni sul sesso, attività naturale, a basso impatto ambientale (a patto di farlo solo con partner raggiungibili a piedi o in bicicletta) e in grado di produrre calore in modo rinnovabile ed ecosostenibile. Ma nell’Italia di Eugenia Roccella e di Simone Pillon dubito che sarà una terza via praticabile.

Riscoprire Ingeborg Bachmann a 50 anni dalla morte

Un mozzicone di sigaretta scivola dalle dita e cade dove non deve cadere, forse proprio sulla sua vestaglia di nylon, il fuoco rapidamente si propaga, arrivano i soccorsi, lei viene portata in un ospedale specializzato per le ustioni. È la notte del 26 settembre 1973 quando Ingeborg Bachmann, poetessa e scrittrice austriaca residente a Roma da anni, entra in ospedale. Al suo arrivo appare ancora cosciente, ma la situazione appare subito molto grave. Il 17 ottobre, dopo oltre due settimane di agonia, Bachmann muore. Molti la salutano come la massima poetessa di lingua tedesca del Novecento. Thomas Bernhard, scrittore spesso sprezzante verso i connazionali austriaci, in un suo romanzo, L’imitatore di voci, la saluta come «la scrittrice più intelligente e significativa del nostro secolo».

Ingeborg Bachmann e la Roma dove, disse, «ho imparato a vivere»

Per ricordarla a 50 anni dalla scomparsa sono state organizzate diverse iniziative, perlopiù a Roma, la città che dalla metà degli Anni 50 era diventata la sua seconda casa. «Qui ho imparato a vivere», diceva, «perché si può imparare qualcosa da loro (gli italiani, ndr) solo se si butta via tutto, ogni convinzione che si aveva prima». Passeggiate letterarie, convegni, letture e soprattutto la pubblicazione della sua più importante raccolta di poesie: Invocazione all’orsa maggiore (a cura di Luigi Reitani, Adelphi). Uscita nel ’56, questa raccolta la consacra definitivamente come un voce singolare di un panorama poetico che cercava di trovare una strada fra le gigantesche ferite della Seconda Guerra mondiale. Tra chi scriveva che non poteva esserci più poesia dopo Auschwitz, per non consolare un mondo che doveva invece continuare a riflettere, e chi cercava di ripercorrere i binari di un lirismo ormai senza più alcun posto nella società, Bachmann elabora una poesia strettamente legata alla realtà di un Paese, il suo, in macerie. Una poesia salvifica, in grado si svelare la realtà: «Vieni, grazia di suono e di fiato, / fortifica questa bocca, / quando la sua debolezza / ci atterrisce e frena. // Vieni e non ti negare, / poiché noi siamo in lotta con tanto male».

Riscoprire Ingeborg Bachmann a 50 anni dalla morte
Invocazione all’orsa maggiore (Adelphi).

La Carinzia, paradiso perduto e minacciato, il bisogno di evasione e l’Italia

La verde Carinzia (era nata a Klagenfurt, il 25 giugno 1926), con i suoi vigneti, i laghi alpini, i castelli da cartolina, è una sorta di paradiso perduto, continuamente minacciato: «Nella terra del pascolo giunsi quand’era già notte,/ fiutando le cicatrici nei prati/ e il vento, prima che si levasse./ L’amore più non pascolava,/ le campane erano spente/ e i cespugli affranti». Laureata in filosofia, con una tesi nella quale osava criticare il pontefice massimo della filosofia tedesca del Novecento, Martin Heidegger, Bachmann inizia a lavorare per la radio, poi, nel’53, con la sua prima raccolta di poesie, Il tempo dilazionato, l’immediato successo, salutato dal premio tributatole dal Gruppo 47, la formazione di scrittori e poeti di cui faceva parte fra gli altri anche il futuro premio Nobel Günther Grass. Nonostante il successo inizia a sentire l’esigenza di evadere da un ambiente dominato dagli uomini: «Nel paese dei profondi laghi e di libellule,/ sfinita bocca sulla roccia antica,/ uno chiama lo spirito dell’alba,/ prima che lascia sempre il paese». In forza di una serie di circostanze inizia a viaggiare per l’Italia, Napoli, Venezia, la Puglia, Napoli, città in grado di rapirla. Di questa inquietudine, di questa ricerca di un luogo dove poter “vivere” è intrisa l’Invocazione, come questi versi, ispirati da un viaggio a Ischia: «Frutti d’ombra dalle pareti cadono,/ la luna imbianca col suo lume la casa, e cenere/ di spenti crateri da brezza marina è portata». Questa raccolta è a tutti gli effetti la consacrazione definitiva per Bachmann, capace di elaborare una poesia assieme densa di significati ma anche di incredibile potenza lirica, in grado di emozionare, avvolgendolo, il lettore.

Riscoprire Ingeborg Bachmann a 50 anni dalla morte
Un murale di Ingerborg Bachmann a Klagenfurt.

Malina, manifesto del nascente movimento femminista

Dopo molte stazioni la poetessa si stabilisce a Roma, dove trova la sua abitazione definitiva in via Giulia, a due passi da Campo de’ Fiori, in quei vicoli maleodoranti dove ancora si manifestava la presenza della mala romana, con tutto il suo corollario di strozzini (chiamati “cravattari”), esattori e altra banditaglia varia. Lei si immerge in questa rumorosa quotidianità, affascinata però più che dal frenetico andirivieni, dal senso di decadenza che trasudava: «Qui a Roma», scrive in Quel che ho visto e sentito a Roma, «il Tevere è bello, ma trascurato. L’isola Tiberina è un’isola di malati e di morti. Al Ghetto non bisogna lodare il giorno prima che faccia sera». Negli anni successivi si dedica soprattutto alla prosa, raccolte di racconti, come Tre sentieri per il lago, definito da Pietro Citati una delle più belle di tutto il Novecento, e il Trentesimo anno. Progetta una trilogia intitolata Cause di morte, il primo tassello, Malina è un romanzo amatissimo da quelle nuove generazioni che cercavano di cambiare assetti sociali ed equilibri, diventato presto una sorta di manifesto del nascente movimento femminista. Il ciclo rimane incompleto, la sua eredità però attraversa le generazioni, come quei confini, di cui parlava in una delle sue poesie: «Siano i confini pur in ogni parola:/ per nostalgia li attraverseremo/ e saremo in armonia con ogni luogo».

«Avete fatto fuggire il cane», tre bimbe messe alla porta

Convinto che il cane si sia allontanato da casa, chiude sua figlia di otto anni e due amichette fuori dall’abitazione, ritenendole responsabili. È successo in via Piromallo a Massa di Somma, piccolo comune alle pendici del Vesuvio: un uomo di 49 anni è stato denunciato a piede libero per abbandono di minori.

Il cane in realtà si era nascosto sotto a un letto

La bambina di 8 anni stava ospitando in casa due amichette della stessa età. Quando il padre ha scoperto che il loro cane era fuggito, senza pensarci ha attribuito la colpa alle tre bimbe, sbattendole fuori di casa, sul marciapiede, attorno alle 20. Le piccole, spaventate, a quel punto si sono rifugiate in un negozio di detersivi, chiedendo aiuto al proprietario che a quel punto ha chiamato il 112. E così per il 49enne, incensurato, è scattata una denuncia. Le piccole sono state affidate alla moglie dell’uomo, in quel momento altrove per alcune commissioni. Il cane, tra l’altro, non era mai uscito di casa: si era semplicemente nascosto sotto a un letto.

Con il Corano in mano aggredisce passanti a Milano, arrestato

Un 33enne egiziano, che ha aggredito tre persone in viale Monza a Milano con un Corano in mano e la veste islamica indosso, è stato arrestato dagli agenti della Digos per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” (articolo 604 bis del Codice penale). Ibrahim Tawfik, questo il nome dell’uomo, sarà processato per direttissima mentre è stato anche denunciato per lesioni.

L’aggressione gridando “Allah Akbar”

Gridando “Allah Akbar”, l’uomo si era scagliato a mani nude contro tre passanti e un 44enne ecuadoriano, poi soccorso e medicato per contusioni in ospedale. Anche l’aggressore era stato portato in ospedale per accertamenti per capire se avesse assunto alcool o sostanze stupefacenti: una volta dimesso, è stato arrestato e denunciato. L’episodio, hanno spiegato gli investigatori, non ha alcun legame con la manifestazione pro Palestina che era in corso a Milano nelle stesse ore.

Il passato da scafista e l’ordine di espulsione

Con un passato da scafista e un arresto nel 2014 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, l’aggressore era stato colpito da un ordine di espulsione firmato dal questore di Milano nel 2020 e aveva effettivamente lasciato l’Italia. Poi a luglio del 2023, dunque prima dei cinque anni previsti dal provvedimento, era stato però fermato durante un controllo casuale a Milano e arrestato per essere rientrato sul territorio nazionale prima dei termini. Giudicato per direttissima, per lui era stato disposto l’obbligo di firma. Irregolare e senza fissa dimora, non era mai finito nel mirino degli specialisti della Digos che monitorano gli ambienti islamici alla ricerca di possibili estremisti.

Mestre, bus contro palazzo: è della società di quello precipitato dal cavalcavia

Nella serata del 14 ottobre un autobus elettrico del trasporto urbano di Mestre ha invaso la corsia opposta di marcia, impattando poi contro la colonna di un palazzo sull’altro lato della carreggiata. Ferito l’autista, 14 passeggeri contusi. Il mezzo è della stessa società – La Linea – di quello che il 3 ottobre è precipitato dal viadotto della Vempa, provocando la morte di 21 persone.

LEGGI ANCHE: Intervento su un cavalcavia di Mestre vicino a quello della strage

Il bus ha deviato improvvisamente di corsia, finendo contro il pilone di un palazzo. L’autista, ferito non in modo grave, ha raccontato di aver perso il controllo del veicolo mentre affrontava una semicurva perché colto da un malore improvviso. Avm, la società di gestione delle tratte di trasporto urbano, ha annunciato che da lunedì 16 ottobre sospenderà in via cautelativa il servizio di tutti i bus de La Linea, sostituendoli con propri mezzi.

In un post su X, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha scritto: «Grazie al personale sanitario prontamente intervenuto per i soccorsi, ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine che stanno seguendo le operazioni per la rimozione del bus, il controllo di staticità del palazzo colpito e la riapertura della strada. Ci sono una quindicina di feriti, fortunatamente non gravi».

Morta l’attrice americana Piper Laurie

L’attrice americana Piper Laurie, a fianco di Paul Newman del film Lo spaccone e in un ruolo di primo piano in Carrie – Lo sguardo di Satana, è morta all’età di 91 anni. «Un essere umano meraviglioso e uno dei grandi talenti del nostro tempo», ha detto la rappresentante Marion Rosenberg a Variety, parlando dell’attrice che aveva ottenuto tre nomination agli Oscar nel corso della sua carriera.

Morta a 91 anni l’attrice americana Piper Laurie, che aveva recitato al fianco di Paul Newman ne Lo Spaccone.
Piper Laurie nel 1954 (Getty Images).

Aveva recitato anche in Twin Peaks

Laurie aveva ricevuto la sua prima nomination all’Oscar appunto per il suo lavoro al fianco di Newman ne Lo spaccone (1961). Dopo essersi ritirata per più di un decennio, era tornata al cinema e alla televisione a metà degli Anni 70, ottenendo una seconda candidatura per la sua interpretazione in Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) e Figli di un Dio minore (1986). Sempre nel 1986 aveva vinto l’Emmy come miglior attrice in un film tv per La promessa. L’interpretazione di Catherine Martell in Twin Peaks di David Lynch, poi, le era valsa nel 1991 il Golden Globe per la migliore attrice non protagonista in una serie televisiva.

Israele ammassa truppe per l’offensiva da terra, l’Iran avverte: «La situazione potrebbe andare fuori controllo»

Sempre più drammatica la situazione nella Striscia di Gaza, da giorni sotto attacco da parte di Israele, che ha come obiettivo prioritario eliminare i combattenti di Hamas. Sono più di 2.300 i morti e quasi 10 mila i feriti, fa sapere il ministero della Sanità locale. Il bilancio è destinato a peggiorare, visto che Tel Aviv si prepara all’offensiva da terra e sono milioni gli abitanti in trappola. L’Idf ha attaccato più di 100 obiettivi militari nella notte tra sabato e domenica. E sta continuando ad ammassare truppe al confine. Ma avvierà «operazioni militari significative» solo una volta che i civili avranno lasciato la Striscia, assicura l’esercito israeliano, facendo tuttavia intendere che non aspetterà in eterno: «È davvero importante che la gente a Gaza sappia che siamo stati molto, molto generosi con il tempo. Abbiamo dato ampio preavviso, più di 25 ore».

Israele ammassa truppe per l'offensiva da terra nella Striscia di Gaza, l’Iran avverte: «La situazione potrebbe andare fuori controllo».
Il sistema Iron Dome intercetta razzi di Hamas (Ansa).

«I residenti di Gaza non lasceranno mai la Striscia»

«I residenti di Gaza sono profondamente radicati nel loro territorio e non lasceranno mai. Abbiamo una solo una strada che è il diritto al ritorno alle nostre terre in tutta la Palestina», ha detto Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas. In risposta all’ordine lanciato dalle forze di difesa israeliane al popolo palestinese affinché lasci Gaza in vista di un imminente attacco (aperto un corridoio umanitario dalle 10 alle 13), il ministero della Sanità ha comunicato che non abbandonerà i suoi ospedali «nemmeno se verranno demoliti sopra le teste» delle persone al loro interno. Intanto la Commissione Ue ha annunciato che triplicherà immediatamente gli aiuti umanitari nella Striscia, portandoli a 75 milioni di euro. Lo ha comunicato in una nota la presidente Ursula von der Leyen, dopo un colloquio con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Israele ammassa truppe per l'offensiva da terra nella Striscia di Gaza, l’Iran avverte: «La situazione potrebbe andare fuori controllo».
Sono oltre 2.300 le vittime palestinesi (Getty Images).

Ucciso uno dei responsabili strage nel kibbutz Nirim

Nei raid della notte su Gaza è rimasto ucciso uno dei responsabili della strage avvenuta nel kibbutz Nirim. Lo ha reso noto l’esercito israeliano: si tratta di Billal al-Kedra, comandante dell’unità di elite di Hamas nota come Nukhba. Si trovava nella zona di Khan Yunes, nel sud della Striscia. In questo attacco, condotto da aerei da combattimento, ha precisato il portavoce, «sono stati uccisi altri terroristi di Hamas e della Jihad islamica».

Israele ammassa truppe per l'offensiva da terra nella Striscia di Gaza, l’Iran avverte: «La situazione potrebbe andare fuori controllo».
La disperazione di un abitante di Gaza (Getty Images).

Iran, se Israele continua la situazione sarà incontrollabile

Israele ha risposto con colpi di artiglieria al fuoco proveniente dalle Siria, dopo che sono risuonate le sirene dell’allarme aereo nelle alture del Golan. Lo riferisce l’esercito. Continuano intanto le minacce da parte dell’Iran: «Se i crimini di guerra e il genocidio dell’apartheid israeliano non verranno fermati immediatamente, la situazione potrebbe andare fuori controllo e ripercuotersi su conseguenze di vasta portata», ha affermato la missione iraniana all’Onu. Teheran ha avvertito Israele in un messaggio all’Onu che risponderà se proseguirà la sua offensiva di terra nella Striscia di Gaza controllata da Hamas. Come «deterrenza contro azioni ostili a Israele» gli Stati Uniti hanno mandato una seconda portaerei nel Mediterraneo orientale.

Il terribile racconto dei medici legali israeliani

Corpi privi di braccia e piedi, un bambino decapitato, diffusi segni di torture e di stupro. È il terribile quadro descritto dai medici legali israeliani, che hanno raccontato ai giornalisti in quali condizioni sono state trovate molte vittime dell’attacco compiuto da Hamas il 7 ottobre. Lo riporta la Reuters. Circa 1.300 i corpi portati nella base militare di Ramla, in Israele, per essere identificati.

Benji, un ritorno musicale del quale avremmo voluto fare a meno

Tiziano Ferro deve aver fatto scuola, perché se un tempo vigeva il detto “lavare i propri panni sporchi in casa”, sembra che oggi per promuoversi non ci sia di meglio che andarli a pulire davanti a uno schermo, di una tv o di uno smartphone dove si seguono social e videocast. Ultimo in ordine di tempo dei seguaci ferriani è Benji, al secolo Benjamin Mascolo, un tempo parte del duo Benji e Fede, a lungo in vetta alle classifiche di vendita con titoli fortunatamente presto rimossi dalla memoria collettiva. Diventato habitué  delle cosiddette cronache rosa per la liaison, ora finita, con Bella Thorne, ora è di nuovo pronto a sfornare musica in proprio, vai a capire se è una promessa o una minaccia.

La confessione fraterna a One More Time di Luca Casadei tra sessodipendenza, droghe e alcol

Conscio che oggi è tutto divenuto iperveloce, e quel che funzionava anche solo ieri in un battito d’ali diventa modernariato buono per un mercatino della domenica, Benji –  nonostante abbia 30 anni si fa chiamare ancora come fosse il protagonista di un cartoon giapponese – ha deciso di mettere in piazza un passato prossimo, va detto, piuttosto oscuro. Lo ha fatto andando nel luogo preposto a questo, e no, non sto parlando di Belve, ma di One More Time di Luca Casadei, seguitissimo videocast nel quale il di nero vestito videocaster tira fuori il peggio dai propri ospiti provando poi, come uno sciamano tirato a lucido per la Fashion Week, a farli rialzare. Questo il format del suo show, la storia di chi è caduto ma si è poi rimesso in piedi. Benji, chiamato a inaugurare la nuova stagione, non si è certo tirato indietro, anzi, ha sciorinato per quasi due ore tutti i dettagli più intimi e anche osceni della sua recente vita: il rapporto tossico con la bella Bella, la sessodipendenza, le orge (pensa te come siamo messi che a parlare di orge ancora si fa notizia), passando poi a un altro tipo di tossicità, quella da dipendenze chimiche e alcoliche. Il racconto di Bella che non gli apre la porta e lui, lasciati in casa tutti i vestiti, se ne va in giro nudo per le strade di Los Angeles sembra scritto da uno sceneggiatore che non ha aderito allo sciopero di Hollywood.

Benji, un ritorno musicale del quale avremmo voluto fare a meno
Benji nel video di Sobrio.

Parliamo di tutto tranne che di musica

Preciso preciso, perfetto perfetto, per far parlare di One More Time, Casadei sui social non ha mancato di confessare come il mettersi a nudo di Benji di fronte al microfono abbia in qualche modo creato tra loro un legame che va oltre la professione e anche oltre l’amicizia, quasi una fratellanza. Benji dal canto suo ha raccontato di come fosse diventato semplicemente un’appendice a racconti su altri. Era presente quando Conar McGregor ha steso Francesco Facchinetti, era presente qui e lì a fianco a Bella Thorne, insomma, era arredamento. Di musica, ovviamente, non se n’è parlato, e cosa vorrai mai dire di chi ha regalato al mondo pezzi quali… no, non fatemeli citare, li ho rimossi e così spero voi, e che nel tempo è riuscito a buttare quanto capitalizzato nel giro di pochi anni nel cestino della spazzatura, confermando di aver lavorato solo sulla sua immagine. La lite con Fede, del resto, fu causata da uno scontro dovuto proprio a questo.

Il lancio di Sobrio

Oggi Benji è tornato, di nuovo in piedi, per dirla con Luca Casadei, anche se con voce meno radiofonica e con un po’ più di capelli in testa. Dopo aver fatto un passaggio obbligato in quel de Le Iene – se non fai un monologo lì, vestito di nero, oggi come oggi, in pratica non esisti –  ecco la notizia che sta per tornare anche sul mercato discografico che nel mentre è decisamente cambiato: lo streaming è l’unica via percorribile e la trap la fa da padrona. Titolo della canzone, attenzione, Sobrio. Una canzone che si muove tra pop e urban, di una bruttezza che, come si dice in questi casi, fa il giro, però invece di fermarsi e diventare ai nostri occhi (orecchi) bella, continua come nella Ruota della Fortuna, fermandosi su Perde. Una canzone che parla di Bella Thorne, ovviamente. La sobrietà sarebbe dalle dipendenze in senso generale, quindi anche quella dall’amore tossico provato per lei, ma non fosse per questo mettere in piazza i fatti suoi non meriterebbe neanche uno sbadiglio. Benji è tornato, certo, e si dice sobrio, fatto che ovviamente accogliamo con piacere, per quanto si possa provare piacere per chiunque sta vivendo un buon momento su questo pianeta così martoriato. Ma quel monologo di nero vestito che sembrava tanto il discorso che si fa alla Alcolisti anonimi, anche su questo Tiziano Ferro nella sua docuserie è arrivato per primo, si sgretola nel momento in cui si ha la sensazione che tutto sia solo un goffo tentativo di promuovere un ritorno per il resto irrilevante.

Quell’autobiografismo morboso da cui non riusciamo a liberarci

Negli ultimi anni, forse per questo dominio delle charts da parte dei trapper e dei rapper, è passato per buono il concetto che la musica debba essere giocoforza autobiografica, restringendo in maniera asfissiante il campo visivo di chi scrive, e quindi di chi ascolta, per altro inducendo molti a credere di aver vissuto una vita comunque tale da essere raccontata nei minimi dettagli, e di essere raccontata in una qualche forma d’arte, sia essa musica, di questo parliamo, ma anche letteratura, pensiamo al boom dei memoir e dell’autofiction. Incrociare questo autobiografismo spinto con l’autobiografismo morboso di certi spettacoli televisivi, che non fanno altro che indagare in maniera indiscreta e volgare dentro le vite di gente che spesso conosciamo solo per questo, genera mostri che non credo ci possiamo permettere. La vita è già sufficientemente dura di suo, una nuova canzone di Benji, oggi, è forse troppo anche per noi, che sentita quella canzone tutto vorremmo essere fuorché sobri.

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