Rispetto al mese di agosto, la bolletta del gas a settembre ha subito un aumento del 4,8 per cento sul mercato tutelato. A renderlo noto con un comunicato è l’Arera, l’autorità pubblica che fissa le tariffe di luce e gas sul mercato di maggior tutela, che riguarda 10 milioni di utenti, un terzo del totale.
A cosa è dovuto il rincaro
Le ragioni del rincaro sono legate all’aumento rispetto ad agosto del prezzo medio del metano. Sul mercato italiano all’ingrosso, il Psv, la quotazione media di settembre è stata di 37,05 euro al megawattora. Sono rimasti invariati gli oneri generali e la tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura.
La spesa gas per le famiglie
L’aumento, nella spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (ottobre 2022 – settembre 2023), è pari dunque a 1.459 euro circa, al lordo delle imposte, e risulta in calo del 13,9 per cento rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (ottobre 2021 – settembre 2022). Confermati per settembre e per tutto il 2023, l’azzeramento degli oneri generali e la riduzione Iva al 5 per cento, come anche per la gestione calore e teleriscaldamento. Lo scorso 28 settembre, l’Arera aveva comunicato l’aggiornamento della tariffa dell’elettricità sul mercato tutelato, che è salita del 18,6 per cento nel quarto trimestre del 2023 rispetto al trimestre precedente.
Codacons: aumenti di 181 euro a famiglia
«L’aumento delle tariffe del gas del 4,8 per cento disposto da Arera porta la bolletta media di una famiglia del mercato tutelato a quota 1.327 euro annui che, sommati ai 764 euro della luce dopo i rincari scattati nell’ultimo trimestre, fanno salire la spesa per luce e gas a un totale di 2.091 euro annui a nucleo, +181 euro all’anno rispetto le precedenti tariffe». Ad affermarlo è il Codacons che, attraverso le parole del presidente Carlo Rienzi, spiega: «Al di là dell’entità degli aumenti di settembre, ciò che più preoccupa è il rischio di una nuova escalation dei prezzi dell’energia nei mesi invernali, quando cioè si concentra l’80 per cento dei consumi di gas delle famiglie».
Un abbraccio di incoraggiamento tra due atlete, catturato in una foto, ma non una foto qualunque. È successo domenica primo ottobre durante le finali dei 100 metri a ostacoli degli Asian Games di Hangzouh, quando Lin Yuwei e Wu Yanni, due atlete cinesi si sono abbracciate per sostenersi e qualcuno ha scattato loro una foto. Nell’immagine è ben visibile il numero di corsia di Lin vicino a quello di Wu, più precisamente un 6 e un 4 insieme. La foto, che aveva iniziato a circolare su tutti i giornali e social media cinesi, è stata censurata.
Il motivo della censura è da ricercare nell’accostamento dei numeri 6 e 4, associato al massacro di piazza Tienanmen datato 4 giugno 1989. A riportare la notizia è stato il Guardian, dove si legge che i post su Weibo, principale social network cinese, contenenti la foto delle due atlete, sono stati oscurati con dei riquadri grigi che nascondono i loro numeri di gara. Lo scatto è tuttavia comparso nella sua interezza nell’account X di un artista cinese (@whyyoutouzhele) residente in Italia, già noto per aver mostrato cosa succedeva durante le proteste contro la strategia zero Covid del governo di Xi Jinping.
censored on chinese social media this photo of athletes at the asian games in hangzhou accidentally referencing tiananmen square (6/4) pic.twitter.com/zjmTQwMbb9
«Le droghe? Le usano tutti gli artisti», ha dichiarato senza mezzi termini Patty Pravo, la cantante ospite della seconda puntata di Belve su Rai2. Intervistata da Francesca Fagnani, l’artista ha raccontato la sua vita, compresi gli eccessi e le sregolatezze legati all’uso di stupefacenti. Quando la conduttrice ha chiesto se avesse provato tutte le sostanze, Patty Pravo non ha esitato a rispondere con sincerità: «Certo, ma chi è che fa questo mestiere senza anfetamine? Non lo dicono». E non si riferiva solo agli Anni 70, ma «in generale». Fagnani ha poi approfondito chiedendo alla cantante di parlare degli effetti di queste droghe e Patty Pravo, ammettendo quegli aspetti meno conosciuti della vita dietro le quinte dello spettacolo, ha spiegato: «Ti tengono sveglio. Lavori talmente tanto che alle volte non dormi assolutamente e hai molta vitalità».
I dubbi di Ornella Vanoni sui viaggi di Patty Pravo
L’intervista è proseguita facendo luce anche sull’avventurosa vita sentimentale dell’artista veneziana. Quando la conduttrice scherzosamente le ha chiesto l’elenco dei suoi mariti, la cantante ha faticato a metterlo insieme. Francesca Fagnani ha ricordato anche i numerosi viaggi intrapresi dalla cantante nonché le dichiarazioni di Ornella Vanoni, secondo la quale Patty Pravo avrebbe mentito sull’aver fatto la transoceanica. La cantante si è però difesa con ironia: «Ornella dice queste cose perché si diverte». E poi ha insistito: «Certo che è vero, perché dovrei raccontare una cazzata del genere?».
Le difficoltà dell’esordio: «Papà mi diede la maggiore età a 16 anni»
L’intervista si è conclusa con un ricordo commosso dell’esordio di Patty Pravo nel mondo dello spettacolo, che l’ha vista affermarsi da giovanissima. Quando Fagnani ha domandato se fosse stata in grado di gestire il successo, o se ne fosse stata travolta, la cantante ha rivelato: «Travolta no, ma papà mi diede la maggiore età a 16 anni. Non sapevo assolutamente nulla di tutto questo, mi dedicavo e lasciavo che gli altri facessero». Quando la conduttrice ha chiesto se si riferisse alla gestione dei soldi, l’artista ha confermato con un semplice «esatto».
La Piana di Gioia Tauro e l’intera Calabria si mobilitano contro il rischio di una possibile chiusura del grande porto transhipment, a causa delle restrizioni in materia ambientale disposte con una recente direttiva dell’Unione europea. Per il prossimo 16 ottobre è stato organizzato un flash mob al quale prenderanno parte lavoratori portuali, imprese che svolgono la loro attività nello scalo, istituzioni, sindaci, sindacati e associazioni di categoria.
Il manifesto: «Chiuderà Gioia Tauro?»
È stato intanto elaborato un manifesto per la difesa del porto di Gioia Tauro dove si legge: «Chiuderà Gioia Tauro? Riusciranno le istituzioni e la politica italiana a far cambiare tempistica all’Unione europea che con una direttiva, nell’ambito del pacchetto Fit For 55, ha imposto la riduzione delle emissioni in atmosfera anche in ambito marittimo, disponendo che gli armatori compensino annualmente le emissioni inquinanti prodotte. L’interrogativo attanaglia coloro che ritengono che Gioia Tauro possa, nel volgere di qualche mese, essere a rischio chiusura. O, quanto meno, a rischio di una drastica riduzione di occupazione e investimenti, causa il nuovo sistema di tassazione che potrebbe verosimilmente indurre le linee di navigazione a spostare i traffici in scali extra-europei. Il pericolo è veramente imminente. E la mancanza di concreta sensibilità su questo tema ci preoccupa».
Rischio «navi verso scali competitors»
«Il porto di Gioia Tauro» – si legge ancora nel manifesto – «il più grande d’Italia per transhipment e che quest’anno si appresta a segnare il record della movimentazione dei container nella sua storia breve ma intensa, potrebbe ritornare a essere un deserto, con le gru smontate e le navi dirette verso scali competitors che si trovano nei Paesi del Nord Africa, dove la direttiva UE non verrebbe applicata o si applicherebbe solo in parte. Difendere l’ambiente dai cambiamenti climatici in corso» – si afferma ancora nel documento – «è un dovere delle Nazioni e degli uomini, ma occorre farlo tutti insieme riavviando il nastro delle azioni da intraprendere con la massima responsabilità. Perché non si può accettare che vengano adottati drastici provvedimenti in Europa per inquinare meno e non si faccia altrettanto negli scali direttamente concorrenti a quelli europei”.
Il primo treno a batterie circolerà in Italia sulla Altamura-Matera, gestita dalle Ferrovie Appulo Lucane (Fal). Il convoglio, prodotto da Stadler, è stato presentato a Expo Ferroviaria a partire dal 2026, con i primi cinque convogli in servizio. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, l’assessore alla Mobilità della Basilicata Donatella Merra e il presidente di Fal Rosario Almiento.
Le batterie si ricaricano durante le soste nelle stazioni e durano circa sette anni
I cinque treni a zero emissioni sono stati acquistati da Fal a 45 milioni, in parte legati al Fondo complementare al Pnrr e in parte sul programma nazionale infrastrutture e reti Pon- Pac 2014-2020. Secondo il direttore generale di Fal Matteo Colamussi il treno a due casse prodotto da Stadler «consuma quanto 30 Suv elettrici e può trasportare 30 persone in più, tra le 176 e le 180 contro le 150 al massimo dei 30 Suv». Le batterie sono posizionate in testa ai vagoni, nei pressi della cabina, hanno un’autonomia di 70 Km, si ricaricano durante le soste nelle stazioni e hanno una durata stimata di circa sette anni.
«Siete la dimostrazione che le aziende e gli enti pubblici italiani fanno molto più green e molta più transizione ecologica intelligente rispetto a qualche chiacchierone da altre parti che pensa di imporre la transizione ecologica sulla pelle di lavoratori, cittadini e imprenditori», ha detto il ministro Salvini. «L’elettrico a batteria su binario», ha aggiunto, «viaggia e garantisce occupazione in una terra come la Lucania che di lavoro ha fame».
Annunciato anche il primo treno a idrogeno in Val Camonica tra il 2024 e il 2025
Nel corso del medesimo evento è stato anche annunciato l’arrivo del primo treno a idrogeno, commissionato ad Alstom da Trenord, che entrerà in servizio sulla Brescia-Iseo-Edolo tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Il convoglio è il primo di una serie di sei commissionati nel 2020 nell’ambito del progetto H2iseO, prima valle italiana dell’idrogeno (Hydrogen Valley). Si tratta di un Coradia Stream, che risponde all’obiettivo europeo di ridurre del 100 per cento le emissioni di CO2 entro il 2050. Il convoglio, il primo in Italia nel suo genere, è dotato di celle a combustibile a idrogeno, una capacità totale di 260 posti a sedere e un’autonomia superiore a 600 km. È stato creato e prodotto negli stabilimenti Alstom in Italia coinvolgendo il sito di Savigliano (Cuneo) per lo sviluppo, la certificazione, la produzione e il collaudo, il sito di Vado Ligure (Savona) per l’allestimento della motrice, il sito di Sesto San Giovanni (Milano) per i componenti e il sito di Bologna per lo sviluppo del sistema di segnalazione.
A Napoli è stata sequestrata e demolita una cappellavotiva con all’interno alcune foto di presunti affiliati della camorra uccisi negli ultimi anni. Le immagini erano state sistemate al fianco di un quadro e di una statuetta recanti raffigurazione di una Madonna con Gesù bambino e gli angeli. Il sequestro è avvenuto nel corso di una vasta operazione di Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza nel quartiere Ponticelli del capoluogo campano. Notificati 31 arresti.
Tra le foto anche quella di Vincenzo Costanzo
Tra le foto ritrovate c’era anche quella del 26enne Vincenzo Costanzo, ritenuto un elemento di spicco della camorra di Ponticelli (per la Dda era il reggente del clan D’Amico) ucciso in un agguato scattato durante la festa-scudetto del Napoli. Trovata anche l’immagine del fratello della moglie del boss Antonio D’Amico, della madre di Costanzo e di altri presunti affiliati uccisi in diversi raid. Tra le immagini presenti c’erano inoltre quelle di due giovani estranei alle logiche criminali, anche loro deceduti. La cappella è stata demolita e le foto restituite ai proprietari.
Forse siamo vicini alla fine del mistero. Lo street artist Bansky è atteso in tribunale a Londra, dove dovrà rispondere dell’accusa di diffamazione. E sarà tenuto comparire davanti al giudice a volto scoperto, rendendo dunque nota la sua identità. Lo scrive il Daily Mail, facendo già il suo (presunto) vero nome: Robin Gunnigham, 53 anni, nato a Bristol.
Il nome Robin Gunningham era già saltato fuori in passato
I dettagli della vicenda sono tutt’altro che chiari. Si sa però che ad avviare l’azione legale nei confronti di Bansky e della sua società Pest Control Ltd è stato l’imprenditore musicale Andrew Gallagher, attivo nel campo dei rave negli Anni 90 e oggi sul mercato della street art. Il nome di Robin Gunningham non è nuovo: era stato infatti citato per la prima volta nel 2007 dal Mail on Sunday, in inchiesta che appunto aveva provato a far luce sull’identità di Banksy.
Affinché l’Ucraina sopporti, è necessario che l’Occidente supporti. Sì, ma fino a che punto? Senza bisogno di arrivare ai livelli di Elon Musk iniziano a chiederselo in molti, perché la guerra è entrata ormai nel suo 20esimo mese e all’orizzonte non si intravedono tavoli per i negoziati. Dall’invasione da parte della Russia il sostegno occidentale a Kyiv è rimasto sempre forte. Ma nell’alleanza filo-ucraina cominciano a formarsi delle crepe.
Il Congresso Usa ha negato 6 miliardi già promessi da Biden
Gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina più di 110 miliardi di dollari in aiuti militari ed economici. Joe Biden, che ha da poco ricevuto Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, ne ha promessi a breve altri 24. Ma intanto l’accordo tra repubblicani moderati e democratici, che all’ultimo ha permesso di evitare lo shutdown, ha fatto saltare i fondi (6 miliardi) che l’amministrazione Biden aveva chiesto al Congresso per il sostegno a Kyiv. In ottica 2024, considerandosi l’unico in grado di «evitare la Terza guerra mondiale» e di fermare in conflitto «in un giorno», Donald Trump – se tornasse a Washington – vorrebbe concludere un “accordo di pace” unilaterale con la Russia di Vladimir Putin bypassando sia l’Ue che l’Ucraina. In caso contrario spingerebbe per il disimpegno a stelle e strisce. Una parte dei repubblicani ritiene che il sostegno a Kyiv dovrebbe essere limitato, altri ritengono che dovrebbe essere fornito solo se, al tempo stesso, Biden spendesse di più per la sicurezza dei confini statunitensi. Ma anche nell’area democratica si sta facendo largo la convinzione che il sostegno al Paese non possa essere infinito.
In Slovacchia ha vinto il filorusso Fico, un “piccolo Orban”
«Mi aspetto che lo speaker della Camera mantenga il suo impegno nei confronti del popolo ucraino», ha detto Biden. «Il nostro aiuto non sarà altalenante. Per quanto riguarda l’Ue, le discussioni sono in corso sul fondo da 20 miliardi in quattro anni per gli aiuti militari e mostra come l’intenzione sia di aumentare, non diminuire, il nostro sostegno», ha detto l’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell alla vigilia del Consiglio Affari Esteri di Kyiv. Aggiungendo però di essere preoccupato per la decisione del Congresso Usa di bloccare ulteriori aiuti. Non c’è però certo bisogno di volare dall’altra parte dell’Atlantico per trovare voci contrarie. Basta andare in Slovacchia, dove il fresco vincitore delle elezioniRobert Fico, anti-europeista e filo-russo, ha fatto campagna elettorale (anche) con la promessa di porre fine al sostegno militare all’Ucraina, sottolineando di essere fermamente contrario al suo ingresso nella Nato. La Slovacchia come l’Ungheria di Viktor Orban, insomma: ora sono due i Paesi pronti a porre il veto a ulteriori azioni collettive dell’Ue a sostegno di Kyiv.
In Polonia il partito di maggioranza PiS si sta smarcando da Kyiv
Anche la vicina Polonia, dove il 15 ottobre si terranno le elezioni, ha espresso dubbi sul sostegno all’Ucraina. Il presidente Andrzej Duda l’ha paragonata a un uomo che sta annegando e che, aggrappandosi a tutto, può trascinare giù i suoi soccorritori. Il primo ministro Mateusz Morawiecki, prima di aggiustare il tiro, ha affermato che la Polonia «non trasferirà più armi all’Ucraina». La rottura è arrivata dopo una querelle sul grano ma, più che una questione economica, è soprattutto politica. Il partito di maggioranza PiS, infatti, si sta smarcando da Kyiv nel tentativo di guadagnare voti in vista della tornata elettorale. Ma tant’è: le crepe ci sono e si vedono.
Le sorti dell’Ucraina non sono più in cima all’agenda politica
Alla recente Assemblea Generale delle Nazioni Unite, scrive la Bbc, è apparso chiaro che l’Ucraina non sia più automaticamente in cima all’agenda. Se ne parla e si continuerà a farlo, ma dall’aumento del costo della vita all’emergenza climatica, sono tante le sfide sul tavolo al momento. E aiutare Kyiv non è, per molti, il primo pensiero. Gli stessi discorsi di Zelensky all’Assemblea Onu e al Consiglio di Sicurezza non hanno suscitato la stessa attenzione di prima. Forse anche per una certa stanchezza (comprensibile) del leader ucraino. Su The House, rivista politica settimanale del Parlamento britannico, il ministro degli Esteri James Cleverly ha dichiarato che «bisogna fare i conti» con la stanchezza internazionale nei confronti della guerra, in quanto sta «mettendo pressione sui Paesi di tutto il mondo», dal punto di vista economico e politico. Ma se l’Occidente smettesse di sostenere Kyiv, ha affermato, la situazione non farebbe altro che peggiorare. «La posta in gioco in Ucraina è molto più grande della semplice Ucraina. Riguarda la stabilità e la prevedibilità del mondo», ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. E se ne stanno accorgendo i Paesi del Sud del mondo, in particolare dopo il ritiro della Russia dall’iniziativa sui cereali del Mar Nero dello scorso luglio. La sensazione è che la partita da giocare in Ucraina sia ancora lunga e che il sostegno possa attenuarsi nel tempo. Gli occhi sono tutti puntati a novembre del 2024, quando la vittoria di Trump, nel caso il conflitto non fosse ancora terminato, potrebbe deciderne il destino.
Sta facendo il giro della rete il video della passerella automatizzata per l’accesso al lago delle persone con disabilità allestita nella spiaggia Tre Ponti di Verbania. La clip, lunga un minuto e mezzo e pubblicata sul profilo Facebook della città piemontese, ha superato quota 2 milioni e 400 mila visualizzazioni. Il video vanta inoltre 16mila like, 74mila interazioni, più di 800 condivisioni e oltre 300 commenti.
Il dispositivo, chiamato Seatrac Mover, è costato poco più di 50 mila euro. Consiste di due binari che, partendo dalla spiaggia, arrivano fino in acqua: su di essi si muove un sedile per le persone con ridotte capacità motorie. Controllato da un telecomando, può essere azionato in autonomia anche dall’utente, senza che sia necessaria la presenza di un accompagnatore.
C’è il logo del Comune e la scritta Città di Torre del Greco e alla fine la dicitura: «Il sindaco Luigi Mennella», senza alcuna firma. Ma la lettera che ha annunciato un non meglio precisato “piano di evacuazione” della popolazione della città vesuviana a seguito della scossa di terremoto verificatasi nella zona dei Campi Flegrei nella serata di lunedì 2 ottobre 2023 è falsa. È stata fatta circolare nella tarda mattinata di martedì 3 ottobre attraverso i social e i servizi di messaggistica dei cellulari.
Il primo cittadino ha dovuto diramare una nota di smentita
La falsa lettera è diventata virale tanto da indurre prima diversi cittadini a chiamare il Comune per avere chiarimenti e poi il primo cittadino a scrivere una nota di smentita. «Quanto accaduto nelle ore scorse è di una gravità inaudita. Chi ha agito, l’ha fatto per destabilizzare l’ordine pubblico e creare infondate preoccupazioni tra la popolazione, già turbata da quanto sta avvenendo nella zona dei Campi Flegrei», ha affermato Mennella. Che ha aggiunto: «Oltre a smentire categoricamente quanto riportato nella lettera fatta circolare artatamente, abbiamo anche provveduto a dare mandato per presentare denuncia alla polizia postale. Scoveremo questi farabutti che giocano ad aizzare le folle, procurando falsi allarmi», ha concluso.
La lettera ha invitato i cittadini a recarsi nei punti di evacuazione creando molta apprensione
Nella missiva, scritta con una grammatica zoppicante, ci si è rivolti ai cittadini dopo «l’onda sismica (terremoto) di magnitudo 4.2 della scala» avvenuta ai Campi Flegrei, per invitarli a «mantenere la calma», chiedendo a tutti «gentilmente di recarsi ai piani e punti di evacuazione». Il sindaco Mennella ha fatto sapere che sono stati tanti i cittadini che hanno chiesto chiarimenti: «Sono state decine le telefonate giunte ai centralini del Comune. Se si presta la minima attenzione, si capisce come lo scritto sia palesemente falso. Purtroppo, in una fase come quella attuale, nella quale la popolazione vive uno stato di paura e preoccupazione, ogni minimo segnale può essere interpretato negativamente. Per questo motivo, con l’aiuto delle forze dell’ordine, cercheremo di risalire agli autori di questo gravissimo e inaudito falso».
L’approvazione da parte della commissione di Vigilanza della Rai del nuovo contratto di servizio 2023-2028 ha portato a una nuova spaccatura tra Pd e Movimento 5 stelle. Tutto è nato dal testo che Maurizio Lupi, relatore di maggioranza, ha presentato nella mattinata del 3 ottobre. Nella bozza, infatti, sono stati recepiti alcuni emendamenti della minoranza e questo ha portato i pentastellati a votare favorevolmente, schierandosi al fianco della maggioranza per l’approvazione del testo. Hanno votato contro, invece, i membri della commissione di Vigilanza del Pd, di Italia Viva e di Verdi e Sinistra. Ad astenersi è stato invece Azione.
Votati «più di 80 emendamenti»
Maurizio Lupi in mattinata ha riferito che la commissione avrebbe dovuto votare «più di 80 gli emendamenti, la maggior parte dei quali sono dell’opposizione». E nelle stesse ore il Pd aveva anticipato l’intenzione di non firmare il documento. Antonio Nicita, senatore dem, aveva infatti dichiarato: «Come opposizioni siamo insoddisfatti dell’esito dei lavori della commissione di Vigilanza. Troppo poche le nostre osservazioni e i nostri emendamenti accolti nel parere predisposto dal relatore di maggioranza. Per questo ho rimesso il mio mandato di relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai». Poi il voto, con la spaccatura causata dai sì del Movimento 5 stelle.
Bevilacqua: «Ottenuti risultati importanti»
E a spiegare i motivi che hanno spinto i pentastellati a votare favorevolmente è stata Dolores Bevilacqua. La senatrice del M5s ha dichiarato: «Il Movimento 5 Stelle ha lavorato per migliorare il testo originario del contratto di servizio, che era oggettivamente scarno e irricevibile. Siamo riusciti ad ottenere risultati importanti, che vanno dal rafforzamento della divulgazione scientifica alla lotta alla disinformazione, dal contrasto alla violenza di genere fino alle indicazioni sulla trasparenza ed efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche fino al piano di prevenzione della corruzione. Non possiamo definire questo il migliore dei pareri, ma senza il nostro sì la maggioranza avrebbe potuto votare un testo a proprio piacimento con la prospettiva di vedere temi come la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta. La scelta delle altre opposizioni ci sembra fuorviante».
Il Pd attacca: «Restano criticità»
I componenti del Pd della commissione invece hanno attaccato i colleghi: «Dispiace che i 5 Stelle abbiano votato diversamente dalle altre opposizioni. Ci sono criticità nel contratto di servizio per le quali non potevamo che esprimere la nostra contrarietà. Non sono state accolte infatti le nostre proposte volte, solo per fare degli esempi, a introdurre maggiori garanzie su principi e valori legati ai temi dei diritti e sul pluralismo; sono stati respinti persino gli emendamenti sul valore dell’istruzione, sul contrasto al cyber bullismo e sul tema della biodiversità. No, infine, anche agli emendamenti sul contrasto ai conflitti di interesse e sulla trasparenza».
Filini: «La Rai racconterà l’Italia reale»
Soddisfatto, invece, il centrodestra. Il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione, Francesco Filini, ha dichiarato: «Il nuovo contratto di servizio rappresenta una cornice su cui la Rai può esercitare in totale autonomia, la sua linea editoriale. Dispiace che in un clima di grande e sostanziale collaborazione, dove il buon senso e il sano confronto hanno prevalso, una parte della sinistra non abbia comunque saputo rinunciare alla pregiudiziale ideologica, ma il risultato finale ci soddisfa a pieno. La Rai tornerà a raccontare l’Italia reale, quella a cui per troppo tempo è stata tolta la voce».
Il 3 ottobre 2023 è diventata una giornata da ricordare per il tennis italiano. Grazie alla vittoria ottenuta contro Carlos Alcaraz nella semifinale nell’Atp 500 di Pechino, Jannik Sinner ha infatti raggiunto il quarto posto nel ranking mondiale. Prima di lui (nell’era del computer) c’era riuscito solo Adriano Panatta nel 1976, anno in cui il tennista romano centrò la doppietta Internazionali di Roma-Roland Garros.
Nella finale del torneo di Pechino lo attende la bestia nera Medvedev
Dopo aver conquistato la semifinale dl torneo di Pechino battendo il bulgaro Grigor Dimitrov in tre set con il punteggio di 6-4, 3-6, 6-2 in 2 ore e 31 minuti di gioco, Sinner ha regolato Alcaraz in due set con il punteggio di 7-6 (4), 6-1 in poco meno di 2 ore, ottenendo i punti necessari per scavalcare Holger Rune e Stefanos Tsitsipas e approdare così alla quarta posizione del ranking Atp. La partita è stata molto equilibrata nel primo set, mentre Sinner si è aggiudicato senza difficoltà il secondo. Ora in finale lo attende la bestia nera Daniil Medvedev, contro cui non è mai riuscito a vincere: un altro tabù da sfatare.
Pietrangeli era arrivato al terzo posto, ma prima dell’introduzione del ranking Atp
Curiosità: in assoluto, il miglior piazzamento di un italiano sarebbe il terzo posto di Nicola Pietrangeli, che ha occupato nel 1959 e nel 1960 questa posizione nella classifica mondiale, proprio negli stessi anni in cui vinse due edizioni del Roland Garros. Tuttavia, il piazzamento risale a prima del 1973, anno di introduzione del ranking Atp.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, Marelli ha fornito la disponibilità a sospendere a tempo indeterminato la procedura di chiusura della fabbrica di Crevalcore. Il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco, responsabile del settore automotive, e Stefano Lombardi, segretario generale della Uilm di Bologna, hanno così dichiarato: «Un primo, seppur piccolo, risultato conseguito grazie alle mobilitazioni dei lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani e grazie alla solidarietà dimostrata dalle istituzioni pubbliche».
Dopo l’incontro tenutosi martedì 3 ottobre al ministero delle Imprese e del made in Italy con i sindacati, l’azienda «ha condiviso la proposta del ministro Urso al fine di lavorare a un tavolo congiunto con il governo, la regione Emilia-Romagna e le parti sociali, per l’identificazione di una soluzione che preservi la continuità industriale del sito di Crevalcore». Inoltre, avrebbe parlato di «difficoltà oggettive legate alla transizione, alla mancanza di commesse e alla scelta di Stellantis di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat». La proposta di sospendere la procedura di chisura dello stabilimento di Crevalcore servirebbe dunque ad avere il tempo di «cercare un investitore per una reindustrializzazione del sito».
Si delinea un futuro per lo stabilimento #Marelli di Crevalcore e per i suoi 229 dipendenti.
La nostra priorità è sempre stata quella di sostenere e rilanciare la produzione nel settore e nella filiera dell'automotive, e siamo convinti che ciò passerà dall’accompagnamento verso… pic.twitter.com/i4Nss65fMD
«La sospensione a tempo indeterminato della procedura di chiusura dello stabilimento è un primo importante risultato, frutto anche della mobilitazione dei lavoratori di tutto il gruppo, ma non è sufficiente. La vertenza è tutt’altro che risolta» ha spiegato la Fiom con una nota congiunta a firma di Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Simone Selmi, segretario generale Fiom-Cgil di Bologna. La mobilitazione prosegue. Decideremo insieme ai lavoratori le iniziative da mettere in campo fino a quando sarà scongiurata la chiusura del sito e non verrà garantita l’occupazione».
A Firenze non nasceranno più nuovi Airbnb nell’area Unesco del centro storico. Lo ha deciso il Consiglio comunale, che ha approvato una delibera proposta e illustrata dal sindaco Dario Nardella. Il divieto scatterà all’interno dell’antica cerchia delle mura trecentesche. All’interno del documento è previsto anche l’azzeramento dell’Imu sulla seconda casa per tre anni. Potranno sfruttarlo soltanto coloro che rinunceranno alle locazioni brevi. L’atto è passato con i voti favorevoli del Pd e della Lista Nardella. A votare contro la delibera, invece, sono stati un consigliere di Italia Viva e tutto il centrodestra, tranne Forza Italia, assente al momento del voto.
Nardella: «Passo concreto». Ma la maggioranza si spacca
Per il sindaco Nardella l’approvazione della delibera, annunciata lo scorso giugno, «non è una panacea, ma un passo concreto». Il primo cittadino di Firenze ha definito «deludenti e inadeguate» le misure previste dal ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè. Ma la sua stessa maggioranza si è spaccata sul voto e ora Nardella incassa gli attacchi del centrodestra. Marco Stella, capogruppo di Forza Italia, ha definito il sindaco «isolato su una norma irragionevole», criticando la sua scelta di fermare un indotto da 2 miliardi di euro. Per Mimma Dardano, capogruppo di Italia Viva, invece, il sì alla delibera può «creare una bolla immobiliare gravissima».
A Firenze gli Airbnb raddoppiati in sette anni
Nardella ha analizzato anche i numeri raccolti dal Comune. Gli Airbnb nel 2016 erano meno di 6 mila. A distanza di sette anni, invece, ce ne sono 14.378. Il sindaco ha spiegato anche che «il costo medio dei canoni mensili per le locazioni residenziali è aumentato del 42 per cento, con un +15 per cento solo nell’ultimo anno. Questo significa pagare 500 euro per una stanza singola». Con la delibera il primo cittadino vuole difendere quei fiorentini che hanno casa in centro e che per il proliferare degli Airbnb vivono in «condomini-alberghi».
Tre nuovi film sono entrati nel programma della Festa del Cinema di Roma (dal 18 al 29 ottobre). Nella sezione Grand Public sarà presentato Gonzo Girl, esordio alla regia di Patricia Arquette. La Storia del Cinema ospiterà American Badass: A Michael Madsen retrospective di Dominique Milano, mentre la sezione Freestyle proporrà l’anteprima di Lucio Ameliodi Nicolangelo Gelormini. Ad annunciarlo la direttrice artistica Paola Malanga con Gian Luca Farinelli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, e la direttrice generale Francesca Via.
Gonzo Girl è ispirato all’omonimo romanzo di Cheryl Della Pietra
Firmato da Patricia Arquette, attrice di culto premiata con l’Oscar nel 2015 per Boyhood di Richard Linklater e interprete per cineasti come Tony Scott (Una vita al massimo), Tim Burton (Ed Wood) e David Lynch (Strade perdute), Gonzo Girl è ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Cheryl Della Pietra in cui la scrittrice racconta la sua folle esperienza come assistente di Hunter S. Thompson (l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas), il padre del cosiddetto “gonzo journalism”, stile che combina elementi di giornalismo convenzionale, impressioni personali e artifici narrativi. Protagonisti Willem Dafoe e Camila Morrone.
American Badass è un docu-film dedicato a Michael Madsen
Il documentario American Badass: A Michael Madsen retrospective di Dominique Milano ripercorre la carriera di Madsen, dall’esordio in film come Wargames – Giochi di guerra e Il migliore passando per il successo di Thelma & Louise di Ridley Scott per giungere alle sue interpretazioni in alcuni capolavori di Quentin Tarantino come Le Iene, la saga di Kill Bill e The hateful eight. Il viaggio alla scoperta dei suoi film, più di 170, è stato reso possibile grazie alle testimonianze di coloro che hanno lavorato con lui, fra cui lo stesso Tarantino, John Travolta, Ron Perlman, Charlie Sheen e Daryl Hannah.
La personalità di Lucio Amelio è al centro del documentario di Gelormini
Attraverso le interviste dirette e il materiale d’archivio, il documentario di Gelormini ha indagato lo spirito cangiante di Lucio Amelio. Da un lato l’anfitrione devoto agli artisti, il pioniere delle nuove correnti del 900, il propugnatore delle teorie e il centro del dibattito poetico. Dall’altro il businessman e genio partenopeo che ha colto le occasioni e letto la realtà per conquistare il mondo con Napoli e far conquistare Napoli dal mondo.
Lorenzo Della Femine, meglio conosciuto su TikTok come Pella Pazzo, è morto a soli 40 anni. Il popolare tiktoker partenopeo, con oltre un milione e mezzo di follower, ha avuto un arresto cardiocircolatorio nel pomeriggio di lunedì 2 ottobre. Trasportato con urgenza a Villa dei Fiori, è morto in clinica: lascia una moglie e tre figli. I funerali si terranno martedì 3 ottobre alle 19, presso la chiesa Maria Santissima Annunziata di Licignano a Casalnuovo di Napoli.
Nell’ultimo video era preoccupato
Solo pochi giorni prima del malore, Della Femine, che viveva a Casalnuovo, era già stato ricoverato in ospedale e lo stesso tiktoker aveva collegato l’episodio all’assunzione di numerosi farmaci dopo la scoperta di una labirintite. Il 40enne non aveva nascosto ai follower le sue condizioni di salute, tanto che, nell’ultimo video registrato, si era mostrato preoccupato a causa di una eccessiva sudorazione e della prossima risonanza con contrasto a cui avrebbe dovuto sottoporsi.
In Romania la crescita del numero dei casi di Covid ha fatto scattare il campanello d’allarme per il sistema sanitario. Nelle ultime due settimane, le infezioni da coronavirus sono state 28.026, con un’incidenza dell’1,26. Attualmente i pazienti ricoverati sono 1.077, di cui 82 in terapia intensiva, mentre idecessi sono 39, la maggior parte dei quali di età superiore ai 70 anni. Sul totale dei pazienti ammessi, 197 sono bambini, di cui due in terapia intensiva.
In sette giorni 14.861 casi, 3.600 in più rispetto alla settimana prima
Numeri ancora bassi, ma il cui rapidoincremento ha messo in allerta le autorità sanitarie. Martedì 2 ottobre il ministero della Salute romeno ha riferito che tra il 18 e il 24 settembre sono stati registrati 14.861 casi, oltre 3.600 in più rispetto alla settimana precedente. Il ministero ha precisato che «5.064 dei nuovi casi dell’ultima settimana riguardano pazienti re-infettati, risultati positivi oltre 90 giorni dopo la prima infezione».
Ospite del podcast Changes with Annie Macmanus, Idris Elba ha affermato di essere un workaholic, rivelando di essere in terapia da circa un anno per affrontare le sue «abitudini malsane». L’attore britannico ha detto che il mondo della recitazione premia chi, a causa del lavoro sul set, è disposto a non vedere i propri cari per diversi mesi, sottolineando però di non essere disposto «a creare una nuova famiglia per poi lasciarla»
Non solo attore di successo: è anche dj
«Niente di troppo estremo è buono. Tutto ha bisogno di equilibrio», ha continuato Elba, scherzando poi sul fatto che, al momento, ciò che lo rilassa maggiormente finisce per diventare un lavoro. Chiudersi nel suo studio a casa, ha detto, gli regala più relax che stare «seduto sul divano a guardare la tv con la famiglia». Il riferimento è alla carriera musicale che da tempo porta avanti parallelamente a quella di attore. Elba, infatti, nelle vesti di dj (nome d’arte Big Driis) è arrivato a esibirsi a Glastonbury e al Coachella.
I tanti impegni di un artista poliedrico
Candidato sei volte al Golden Globe, Elba nel 2012 si è aggiudicato il premio nel 2012 di Miglior attore in una mini-serie o film per la televisione con Luther. Nel 2016 ha inoltre vinto lo Screen Actors Guild Award come miglior attore non protagonista per il film Beasts of No Nation. Ancora prima, nella serie televisiva The Wire, aveva interpretato il personaggio di Russell “Stringer” Bell. Nel corso della carriera si è anche cimentato come regista, dirigendo nel 2018 il lungometraggio Yardie. E pure come produttore, creando lo show televisivo In the Long Run, ispirato alla sua infanzia vissuta nella Londra degli Anni 80.
Matteo Salvini ha elogiato la sostenibilità dei treni e attaccato l’Europa sulla scelta di investire nelle auto elettriche. A margine della cerimonia di Expo Ferroviaria, alla Fiera di Milano Rho, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato: «I treni e le ferrovie portano la sostenibilità vera e la transizione ecologica vera. Non le fesserie delle auto elettriche, per tutti e a tutti i costi, che sono solo un enorme regalo alla Cina». Poi l’attacco: «Ringrazio tutti quelli che lavorano in ambito ferroviario che sono i veri sostenitori della transizione green ed ecologica, senza lasciare a casa migliaia di lavoratori, cosa che le folli scelte dell’Europa in ambito automobilistico rischiano di fare».
Salvini parla anche del Ponte: «Sarà in manovra»
Salvini è tornato anche a parlare di Ponte sullo Stretto di Messina. Per il leader della Lega è da tempo un cavallo di battaglia: «È una manovra economica che credo che la maggioranza affronterà con assoluta compattezza e velocità. Non ci sarà la minima sbavatura e ci sarà anche il ponte sullo Stretto. Ho un ministero che si occupa soprattutto di investimenti quindi mi interessa che nonostante la situazione internazionale complicata si investa in infrastrutture e di investimenti ce ne saranno sulle infrastrutture strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti e ponti, tutti denari necessari per far crescere il paese».
Gomorrae Romanzo Criminalestanno per tornare. Sky e Cattleya hanno infatti annunciato a Roma, durante il suo evento per celebrare il proprio ventennale, i prequel delle serie italiane più apprezzate anche all’estero. La trama e soprattutto il cast sono ancora avvolti nel mistero, ma è già certo il ritorno di alcuni protagonisti delle narrazioni originali. «Siamo pronti per annunciare i nuovi progetti», ha spiegato al Museo Nazionale Romano il produttore Nils Hartmann. «È una chiamata alle armi, abbiamo il materiale giusto e siamo già in fase attiva di scrittura». Ancora non è chiaro quando sbarcheranno in televisione e on demand, ma non è escluso un potenziale rilascio già entro la fine del 2024.
Gomorra, la serie prequel racconterà le origini di Pietro Savastano
Al quinto posto nella classifica delle serie non americane più importanti del decennio 2010-20 stilata dal New York Times. Tradotta ed esportata in 190 Paesi del mondo. Gomorra, adattamento del romanzo di Roberto Saviano, è la produzione italiana più amata all’estero. A quasi tre anni dalla conclusione delle avventure di Genny Savastano e Ciro Di Marzio, si tornerà di nuovo a Secondigliano e Scampia per scoprire le origini di Pietro Savastano. Ancora ignoto l’attore che interpreterà il boss che nella serie originale ebbe il volto di Fortunato Cerlino. La trama, ancora priva di dettagli, narrerà la sua vita partendo dall’adolescenza, quando era solo un ragazzo di strada, fino all’età adulta, che lo vide sorgere come uno dei nomi più pericolosi della Camorra. «È come entrare nella vecchia casa che ti mancava», ha detto Maddalena Ravagli, che tornerà alla sceneggiatura con Leonardo Fasoli. «Daremo corpo a quanto solo abbozzato prima».
«Il nostro focus sarà il 1977», ha proseguito Ravagli. «Racconteremo quell’alito di rivoluzione cha sempre ha permeato i personaggi di Gomorra. Alla base ci sarà una sola domanda: Come si diventa così?». La serie prequel si comporrà pertanto di cadute e risalite, ferite e incidenti che porteranno i protagonisti sempre più nel profondo dell’attività mafiosa. Fornendo così l’opportunità di capire come Secondigliano sia diventata il più «grande supermercato della droga in Europa».
Romanzo Criminale, indietro nel tempo per l’ascesa della Banda della Magliana
Ritorno alle origini anche per Romanzo Criminale, sviluppatosi in due stagioni fra il 2008 e il 2010 come adattamento del libro di Giancarlo De Cataldo. Difficile il ritorno dei protagonisti Edoardo Pesce, Francesco Montanari e Marco Bocci, dato che la storia dovrebbe svilupparsi qualche anno prima rispetto alla prima puntata della stagione iniziale. «Ci concentreremo sui fatti che avvengono in un periodo di poco precedente all’inizio del mio romanzo», ha detto De Cataldo. «Andremo a fondo nella psicologia dei personaggi, con una penetrazione del mondo basso nell’alto». La narrazione dunque racconterà gli sviluppi nella capitale degli Anni 70 che anticiparono l’ascesa della Banda della Magliana.