Non sembra esserci pace in questi ultimi giorni per il Colosseo. Il monumento romano per eccellenza, preso d’assalto da migliaia di turisti per la stagione estiva, è stato sfregiato nelle scorse ore per la terza volta nel giro di poche settimane.
Colosseo sfregiato nuovamente da un 17enne
Nella giornata di sabato 15 luglio, un turista tedesco di 17 anni è stato sorpreso dalle autorità capitoline mentre era intento a “grattare” una parete al piano terra, provocando in questo modo il distacco di un frammento del laterizio. Preso con le mani nel sacco dal personale di vigilanza del Parco Archeologico del Colosseo, è stato rapidamente segnalato ai carabinieri del comando di Roma Piazza Venezia, è stato denunciato e ha ricevuto una sanzione amministrativa. Al momento della visita al monumento, a quanto pare, il ragazzino si trovava accompagnato da un insegnante: sembra che il giovane volesse portarsi a casa un pezzettino dell’anfiteatro Flavio come fosse un banale souvenir.
I precedenti pochi giorni prima
Circa 24 ore prima si era presentato uno scenario praticamente identico, con una studentessa di soli 17 anni, questa volta proveniente dalla Svizzera, che aveva scelto consapevolmente di sfregiare il Colosseo incidendo le sue iniziali su un basamento del monumento romano. La scena è stata anche ripresa dalle telecamere di sicurezza della struttura, che ha poi reso pubbliche le immagini del folle gesto già diventato (a modo suo) virale. Ripresa da una guida turistica al lavoro sul posto, la responsabile dell’atto vandalico è stata denunciata alle autorità e multata. Gli eventi recenti seguono a ruota quello che era accaduto a fine giugno scorso, quando il turista bulgaro Ivan Dimitrov si era permesso di incidere le sue iniziali e quelle della sua fidanzata su una delle pietre del Colosseo. Identificato nel giro di qualche giorno grazie alle indagini dei carabinieri che avevano messo a setaccio gli alberghi dove aveva pernottato, Dimitrov aveva chiesto scusa dichiarando che non sapeva che il luogo dove si trovava avesse una tale rilevanza storica.
Una discussione con i vicini di casa degenerata all’improvviso. A Foligno, Perugia, un giovane di 28 anni è stato denunciato dai carabinieri della sezione radiomobile dopo aver brandito ascia e mannaia nei confronti del confinante. Secondo la ricostruzione dei militari, alla base del litigio, vi sarebbe il posizionamento della cassetta delle lettere dei vicini che, essendo sulla recinzione del giardino, può essere raggiunta solo passando attraverso il giardino di pertinenza dell’abitazione dell’uomo.
Il 28enne sferra un colpo con l’ascia, il vicino lo schiva
Durante la lite, il 28enne ha preso l’ascia spaccalegna che aveva in giardino e ha sferrato un colpo nei confronti del vicino che prontamente è riuscito a schivarlo. I carabinieri sono stati allertati da un familiare che ha assistito alla scena. I militari hanno sequestrato sia la mannaia sia l’ascia. Il 28enne è stato denunciato all’autorità giudiziaria di Spoleto per minaccia aggravata.
Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha voluto rispondere con forza, pur senza nominarlo direttamente, a Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha parlato domenica 16 luglio di «milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate», lanciando l’idea di una «grande e definitiva pace fiscale». Le sue parole sono arrivate a distanza di poche settimane da quelle della premier Giorgia Meloni, che a maggio aveva dichiarato che la lotta «si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato». Così Ruffini, durante l’evento Facciamo semplice l’Italia, ha preferito intervenire e dichiarare che «il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno».
«Questo deve essere chiaro», ha spiegato il direttore, che ha proseguito sottolineando che «l’Agenzia è una amministrazione dello Stato, non un’entità belligerante». Ruffini ha dichiarato che si tratta di «un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che – e sono la stragrande maggioranza – le tasse, anno dopo anno, le pagano, e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale». E ancora: «Interpretiamo ogni giorno con profondo senso dello Stato il nostro ruolo al servizio della collettività. Siamo al fianco dei cittadini che vogliono continuare ad avere un corretto rapporto con il fisco e assicurare da parte di tutti il pieno e leale rispetto delle regole fiscali».
Per Ruffini, quello dell’Agenzia è un «lavoro essenziale per il funzionamento di tutta la macchina pubblica, perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione. Servono risorse e noi siamo chiamati a raccoglierle a vantaggio di tutti. Anche di chi si sottrae al loro pagamento». E per i modi e i tempi? «Sono stabiliti sempre e soltanto dal legislatore».
Sono venti i miliardi di evasione recuperati
Ruffini poi passa ai dati e si sofferma su quanto recuperato e sul personale. Nonostante «13 mila risorse in meno in dieci anni, il 30 per cento», il direttore spiega che sono aumentati «i controlli in un’ottica collaborativa e di compliance». Sono stati recuperato 3,2 miliardi di euro con le lettere e 9,5 con l’attività antifrode. Ruffini poi conclude: «I risultati ci stanno dando ragione, visto che nel 2022 abbiamo recuperato nel complesso la cifra record di oltre 20 miliardi di evasione. Il più importante risultato di sempre e ci tengo a sottolinearlo con orgoglio e con gratitudine per il lavoro svolto dai colleghi». E l’organico sarà riportato a 37 mila unità complessive: «Il piano straordinario autorizzato dalla legge di Bilancio ci consentirà di contare, entro la fine del 2024, su circa 11mila nuove risorse».
Google celebra una delle scienziate più importanti ma forse meno note dell’ultimo secolo. Per il 17 luglio, il doodle – alterazione del logo del motore di ricerca in home page – ha come protagonista Eunice Newton Foote in occasione dei 204 anni dalla nascita. Originaria del Connecticut, negli Stati Uniti, ha scoperto per prima l’importanza dell’effetto serra sul pianeta grazie ad alcuni studi sull’anidride carbonica. Ignorata dalla comunità scientifica per oltre un secolo in quanto donna, è stata riscoperta soltanto nel 2019 nel corso di una conferenza dell’Università della California. Brillante studiosa, si batté a lungo per la parità di genere nella società e negli studi accademici.
Eunice Newton Foote, chi è la protagonista del nuovo doodle di Google
La passione di Eunice Newton Foote nacque già durante gli studi presso il Troy Female Seminary, che frequentò dal 1836 al 1838 anche grazie al supporto di suo padre Isaac Newton, omonimo del grande studioso. Dopo aver imparato i fondamenti di gran parte delle materie scientifiche, soprattutto biologia e chimica, in uno dei suoi esperimenti si imbatté in un fenomeno allora pienamente sconosciuto: l’effetto serra. Foote infatti utilizzò quattro termometri, due cilindri di vetro e una pompa per studiare l’anidride carbonica. Con l’aiuto della pompa estrasse l’aria da uno dei cilindri e la passò nell’altro, registrando le variazioni della temperatura ogni tre minuti a cicli continui. Notò subito come facesse più caldo con l’aria più densa e più fresco in quella rarefatta. Ripetendo i test, registrò la variazione maggiore in presenza di quello che chiamò «gas acido carbonico», oggi noto come CO?.
«Un’atmosfera carica di questo gas darebbe alla nostra Terra una temperatura elevata», scisse Eunice Newton Foote nella sua ricerca, pubblicata nel 1856. «Se l’aria fosse mescolata in una proporzione sempre maggiore, ne deriverebbe una temperatura ancora più alta». In pratica, descrisse in maniera dettagliata l’effetto serra e il suo impatto sul clima terrestre, molti anni prima che gli scienziati decidessero di concentrare i loro studi sul fenomeno. Per decenni però, in quanto donna, venne ignorata dai colleghi, tanto che in molti hanno attribuito il successo all’irlandese John Tyndall, che però giunse anni dopo di lei. Proprio per i numerosi ostacoli che incontrò sul proprio cammino, la scienziata si batté a lungo per la parità di genere. Nel 1848 aveva infatti partecipato alla prima Convenzione per i diritti delle donne a Seneca Falls, nello Stato di New York, dove aveva sottoscritto la Dichiarazione dei sentimenti, documento per chiedere l’uguaglianza nello status sociale e legale.
Durante l’evento dell’agenzia delle Entrate – Facciamo semplice l’Italia – il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo si è pronunciato sulle parole di Salvini, che è tornato a cavalcare la proposta di una «grande e definitiva pace fiscale» – affermando: «Ha espresso un suo pensiero: io penso che abbia ragione il capo dello Stato quando nel discorso di fine anno ha detto che la Repubblica sta nel senso civico delle persone che pagano le tasse. La prima regola è che le imposte vanno pagate, poi è evidente che dobbiamo essere capaci (ed è uno dei temi nel programma di questo governo) di semplificare il nostro sistema per renderlo più vicino alle esigenze dei cittadini».
Rottamazione quater: «Sistema più consono alla prassi europea»
Paolo Zangrillo ha poi precisato: «Io penso che sul tema della rottamazione si sta facendo un lavoro importante: la rottamazione quater ci avvicina verso una riforma del sistema sanzionatorio che consente di avvicinarci verso sistema più consono alla prassi europea». Le parole di Zangrillo arrivano a poca distanza dalle dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini rilasciate durante una visita allo stabilimento Mermec-Ferrosud di Matera. Rispondendo alle domande dei giornalisti, aveva proposto «una grande e definitiva pace fiscale tra fisco e contribuenti per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate» aggiungendo che «Se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto».
Giugno 2021, l’Inter guidata dalla bandiera juventina Antonio Conte si laureava campione d’Italia. RomeluLukaku era l’idolo della tifoseria nerazzurra. JuanCuadrado era stato nella sua carriera nemico storico, con la maglia bianconera della Juventus, accusato spesso di comportamenti al limite del regolamento (leggi simulazioni). E FranckKessié? A Milanello comunicava che sarebbe andato in scadenza di contratto, giocando la stagione successiva con la maglia del Milan per poi lasciarlo a parametro zero. Non prima di aver baciato lo stemma giurando amore eterno e di aver portato a casa lo scudetto. Domani potrebbe essere tutto diverso. L’ivoriano reduce da una stagione con più ombre che luci a Barcellona potrebbe tornare in un campionato che conosce bene, sponda Juve. Cuadrado invece in un blitz domenicale della squadra mercato dell’Inter, è diventato un giocatore a disposizione di SimoneInzaghi. Lukaku, dopo una inattesa piroetta, vestirà una maglia che non sarà quella nerazzurra. Nonostante la litania che ha accompagnato il suo nome dal giorno successivo al ritorno in maglia blues del Chelsea. «Voglio tornare all’Inter», aveva detto a dicembre 2021. Era tornato ad Appiano Gentile a giugno 2022. Ha rifiutato il trasferimento definitivo a luglio 2023, sedotto (così dicono i rumors) dall’offerta della Juventus. Insomma, il mondo sottosopra in questi intrecci di calciomercato.
Arabia, soldi facili e i sentimenti dei tifosi calpestati
Per molti è inspiegabile quello che sta accadendo. Bandiere, o presunte tali, che cambiano. Passando proprio dall’altro lato della barricata. I soldi sì, i consigli pure. Se è vero come e è vero che spesso i soldi contano tanto, per una carriera così breve come è quella di uno sportivo dovrebbe avere un valore anche la credibilità. La capacità di rimanere lì dove si regalano grandi prestazioni. Ecco allora i consigli. Per alcuni anni si è gettata la croce addosso ai procuratori, brutti e cattivi. Federico Pastrorello fu il regista dell’operazione Lukaku-Chlesea tris. E prima il compianto Mino Raiola aveva realizzato operazioni tra le più machiavelliche: Mario Balotelli dall’Inter al Milan dopo due stagioni al Manchester City. Zlatan Ibrahimovic dall’Inter al Milan via Barcellona. E ancora, Paul Pogba riportato a Manchester, sponda United, dalla Juve pagato a peso d’oro dopo essere uscito gratuitamente proprio dai Red Devils. Ora che la stagione dei procuratori è finita, è il turno dei consulenti. Mamme, avvocati o amici. Big Rom sarebbe stato convinto da Sebastien Ledure a scaricare il progetto nerazzurro, in favore di altri lidi. Causa panchina nella seconda metà di un campionato in cui la punta belga è stato per lunghi tratti impalpabile. Kessié al Barcellona ci era andato consigliato dai genitori, convinti che avrebbe fatto il grande salto. Incappato invece in una ripida discesa nel vuoto. Ora tutti cercano un riparo sicuro e ricco. Chi dice no all’Arabia cambia ugualmente strada, perché un nuovo inizio forse risulta essere più facile di un riscatto tutto da dimostrare.
È in arrivo il grande concerto di Harry Styles a Reggio Emilia, in particolare a Campovolo, che ospiterà l’unica tappa italiana del tour del cantautore inglese. L’evento è in programma per sabato 22 luglio.
La (possibile) scaletta del concerto di Harry Styles a Reggio Emilia
L’esibizione dell’ex voce degli One Direction è tra gli eventi più attesi dell’estate 2023 e chiuderà il suo Love on tour, la tournée iniziata nel 2021 che ha portato in giro per il mondo il suo terzo album da solista, Harry’s House. I biglietti sono sold out e gli oltre 100 mila fan del cantautore inglese si preparano a vivere uno spettacolo unico che vedrà sul palco i più grandi successi dell’artista. Di seguito la probabile scaletta basata sui suoi precedenti concerti:
Daydreaming
Golden
Adore You
Keep Driving
Daylight
She
Matilda
Satellite
Late Night Talking
Cinema
Music for a Sushi Restaurant
Treat People With Kindness
What Makes You Beautiful
Grapejuice
Watermelon Sugar
Fine Line
Sign of the Times
As It Was
Kiwi
I cancelli apriranno alle 10 di sabato 22 luglio mentre quelli dell’Arena alle 12. L’inizio del concerto è previsto per le 19:30 con l’apertura delle Wet Leg, il duo formato da Rhian Teasdale e Hester Chambers. Alle ore 20:45 toccherà ad Harry Styles.
Il soli sei anni ha conquistato gli stadi del mondo
Harry Styles è diventato in poco tempo un’icona del pop internazionale conquistando gli stadi più importanti. L’artista inglese ha fatto il suo esordio nel mondo della musica nel 2010 insieme alla boy band One Direction, con cui ha venduto a livello globale oltre 50 milioni di copie. Nel 2016, a seguito della decisione del gruppo di prendersi una pausa, ha intrapreso la carriera da solista pubblicando il suo primo album Harry Styles che ha scalato le classifiche di Gran Bretagna ed Usa. Il suo ultimo album, terzo in carriera, è Harry’s House pubblicato nel 2022.
La notizia di per sé ancora non ha ricevuto conferme o smentite di sorta, ma sembra proprio che Shakira abbia trovato una nuova fiamma: si fanno sempre più insistenti in questi ultimi giorni le voci che la vorrebbero legata sentimentalmente al celebre giocatore di basket Jimmy Butler, di 13 più giovane di lei.
Shakira frequenta Jimmy Butler? Esplode il gossip
I due avrebbero a quanto pare iniziano ad uscire insieme sempre più spesso nell’ultimo periodo. Appena lo scorso mercoledì, per esempio, la coppia è stata pizzicata a cena in un ristorante di Londra. A confermare le voci di una frequentazione in corso è stato in queste ultime ore anche il giornale gossipparo US Weekly, che ha scritto: «Sono usciti qualche volta, ma le cose sono molto recenti ed è troppo presto per dire se c’è un potenziale per una relazione a lungo termine. I 13 anni di differenza non danno fastidio a Shakira. Jimmy la fa sorridere e lei è felice di passare del tempo con lui». US Weekly, inoltre, riporta che i due hanno iniziato a vedersi solo di recente e anche il rispettivo «follow». sui social è scattato solo in tempi non sospetti. In base alla ricostruzione dei media di settore statunitensi, sembra che tutto sia nato dopo che Shakira ha pubblicato un video dove faceva il tifo per i Miami Heat: a sua volta Butler, che gioca nella medesima squadra, aveva messo like ad un video dove l’artista cantava e suonava, e proprio a partire da questo momento sarebbe partito il flirt.
Lewis Hamilton è soltanto un ricordo per Shakira?
Se la notizia del flirt tra Shakira e Butler dovesse essere confermata bisognerebbe dunque considerare ufficialmente chiusa la (presunta) parentesi con il pilota Lewis Hamilton, con cui a sua volta Shakira pare avesse iniziato una frequentazione nei mesi scorsi. Anche in questo caso, tuttavia, né la cantante né lo sportivo avevano confermato alcunché, né erano apparse foto rubate particolarmente compromettenti. Shakira, com’è ormai arcinoto, è tornata ufficialmente single a partire dalla scorsa estate con la fine della storia d’amore con il calciatore Gerad Piqué, che l’aveva tradita con Clara Chia.
Una storia che sembra avere i contorni di un film drammatico di Hollywood, ma che in realtà è accaduta davvero. Tutto è successo nel bel mezzo dell’oceano Pacifico, dove un marinaio australiano di 51 anni e il suo cane Bella si sono ritrovati alla deriva per due mesi riuscendo però miracolosamente a sopravvivere.
Marinaio australiano e il suo cane sopravvivono per due mesi alla deriva
Tim Shaddock, questo il nome dell’uomo protagonista della vicenda, era partito con il suo catamarano da La Paz, in Messico, per dirigersi con la sua imbarcazione verso la Polinesia francese. Un viaggio già di per sé piuttosto complesso attraverso gran parte dell’enorme oceano Pacifico. Insieme a lui il suo fidato cane, che gli ha fatto compagnia negli ultimi due, difficilissimi mesi. Dopo svariati chilometri al largo delle coste messicane, Shaddock si è ritrovato con la barca gravemente danneggiata da una tempesta e con tutti i dispositivi elettronici completamente fuori uso. Il viaggiatore è dunque rimasto da solo in mezzo all’oceano e senza più punti di riferimento per navigare e raggiungere la sua destinazione, ancora molto distante dal punto dell’imbarco iniziale.
La dieta a base di pesce crudo e acqua piovana
Ci sono voluti due mesi per ritrovare lui e il suo cane, entrambi molto provati e dimagriti di diversi chili a causa di una dieta molto spartana che ha incluso solo pesce crudo e acqua piovana raccolta a bordo del mezzo. Alle autorità che sono riuscite a salvargli la vita, Shaddock ha raccontato: «Ho attraversato una prova molto difficile ma ora ho solo bisogno di riposo e di buon cibo perché sono stato a lungo da solo in mare». Il marinaio e il cane Bella dovrebbero far presto ritorno in Messico.
«Gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia»: Giacomo Puccini non era uno che lesinava le parole, tanto meno quando parlava di Torre del Lago: quello era il suo luogo del cuore, un borgo selvaggio, semideserto («abitanti 120, 12 case»), ideale per comporre e andare a caccia, immerso in un ambiente naturale affascinante e ispirante. Li amava talmente, quel villaggio e quel padule con i loro “tramonti lussuriosi”, da confessare che gli sarebbe piaciuto molto che una sua opera fosse rappresentata lì all’aperto, sulla riva del lago di Massaciuccoli, a poche decine di metri dalla villa che si era fatto costruire. Fin che è vissuto non è accaduto, ma ben presto, dopo la sua morte, quell’antico desiderio ha trovato realizzazione. La prima Bohème a Torre del Lago risale al 24 agosto 1930, sul podio Pietro Mascagni, gran cerimoniere Giovacchino Forzano, il librettista di Suor Angelica e Gianni Schicchi, ben allineato con il regime fascista e infatti forte di un decisivo appoggio del ministero della Cultura popolare per il suo “Carro di Tespi lirico”, nell’ambito del quale era stato organizzato l’omaggio. Era il primo atto di quello che sarebbe diventato, dopo la Seconda Guerra mondiale, il Festival Puccini, il più antico fra quelli italiani dedicati monograficamente al compositore “di casa”, visto che quello rossiniano a Pesaro ha da poco superato le 40 edizioni e quello verdiano a Parma arriverà quest’autunno alla numero 23. Il più antico (l’anno prossimo – nel centenario della morte del musicista – taglierà il traguardo della 70esima edizione), tuttavia lontano dal prestigio e dalla notorietà dei confratelli.
L’invasione di campo di Sgarbi e la sceneggiata di Veronesi contro lo spettacolo di Gayral
Quest’anno, poi, problemi e polemiche sono stati particolarmente virulenti e per molti aspetti grotteschi. Qualcuno potrebbe osservare che tutto serve per attirare l’attenzione, per fare marketing, come suole dirsi. Ma è lecito dubitare che sceneggiate come quella attuata venerdì dal direttore d’orchestra Alberto Veronesi durante la serata inaugurale del festival con La Bohème facciano qualcosa per il botteghino oltre che fare – senza dubbio – notizia. La 58enne bacchetta milanese – una carriera mai arrivata ai livelli della unanimemente riconosciuta eccellenza, con una lunga e spesso discussa presenza proprio a Torre del Lago – ha in pratica accolto un assist preparato qualche giorno prima dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. L’esponente del governo – in sede di lancio del festival – aveva infatti sparato ad alzo zero in maniera preventiva sullo spettacolo firmato da Christophe Gayral, regista francese al debutto italiano con un curriculum significativo all’Opéra du Rhin a Strasburgo, mai prima alle prese con Puccini. Sgarbi, con una mossa senza precedenti – una vera e propria invasione di campo della politica – aveva aspramente criticato e preventivamente bocciato lo spettacolo di Gayral, in quanto ambientato a Parigi allo sbocciare del Maggio, tra 1967 e 1968, fra pugni chiusi e manifesti del Che. Secondo il sottosegretario, un’ambientazione inaccettabile, tale da “tradire” Puccini. Gayral aveva rimandato al mittente la contestazione in nome della libertà dell’arte, il responsabile musicale dello spettacolo si è invece schierato con il governo (del resto si era candidato alle ultime Regionali in Lombardia con FdI e prima ancora ci aveva provato col Terzo Polo alle Comunali Lucca). E per farlo, invece di scegliere, e sarebbe stato legittimo, di abbandonare la produzione, a sorpresa si è presentato sul podio e ha diretto con una benda nera sugli occhi, «per non vedere quelle orribili scene». Una vera e propria piazzata che ha irritato il pubblico.
Numerose le contestazioni, pesanti gli insulti. Ventiquattr’ore dopo il festival gli ha dato il benservito. Scomposta e quasi incredibile la replica. Secondo quanto ha pubblicato domenica sera il sito www.luccaindiretta.it. il direttore d’orchestra chiede retoricamente al ministero se sia giusto finanziare «arte strumentalizzata nel nome della propaganda politica» e conclude così: «Il pensiero unico di sinistra, sconfitto dalla storia e dalle elezioni, riemerge in forma coatta sotto forma di una regia lirica».
Il sottosegretario e il direttore hanno deciso di schierarsi con la retroguardia
Con tutta evidenza, né Sgarbi né Veronesi (il che è ancora più grave, trattandosi di un addetto ai lavori) hanno mostrato di riconoscere quello che è successo dal punto di vista rappresentativo negli ultimi decenni non soltanto a proposito della Bohème, ma in generale per quanto riguarda il teatro musicale, che finalmente, grazie alla nuova regia, sta archiviando modi rappresentativi frusti e antiquati, tali da minare, in nome di una ottusa fedeltà ai testi librettistici, la ricezione del melodramma da parte del pubblico contemporaneo. In quella che ormai è una polemica pseudoculturale di retroguardia, insomma, politico e direttore hanno deciso di schierarsi con la retroguardia. Che sempre invoca in casi del genere il presunto “tradimento” di Puccini, o di Verdi, o di qualsiasi autore, dilagando sui social network. Non abbiamo visto lo spettacolo di Gayral. Non sappiamo quindi se è riuscito o meno, ma sappiamo per lunga esperienza che l’esito prescinde dagli aspetti illustrativi della vicenda. Conta l’interpretazione, della quale nei casi migliori ciò che si vede è l’efficace funzione. Per questo, demonizzare un’ambientazione diversa da quella indicata nel libretto, postulando preventivamente che ciò sancisca il fallimento dell’allestimento, dimostra una ristrettezza di vedute desolante. Vedi caso, uno degli spettacoli più ammirati ed esaltati dell’ultimo decennio in Italia è stato La bohème ambientata fra giovani delle periferie degradate ai nostri giorni, firmata nel 2018 dal compianto regista Graham Vick al Comunale di Bologna, allestimento che ha ottenuto il premio Abbiati dell’Associazione nazionale dei critici musicali come migliore spettacolo della stagione. «Una lettura», diceva la motivazione, «nuova e autentica, che ha restituito un tempo contemporaneo e insieme assoluto al teatro della giovinezza di Puccini». Era “tempo contemporaneo” anche quello messo in scena allo Sferisterio di Macerata nel 1984 dal celebre, provocatorio e controverso regista cinematografico Ken Russell, in una delle sue rarissime incursioni nel melodramma. Nella sua Bohème, Mimì – in scena una 24enne Cecilia Gasdia – moriva di overdose, mentre intorno sfilava l’opulenza del consumismo, con decine di modelle in pelliccia. Le polemiche furono violente, sempre basate su un punto di partenza sbagliato, la fedeltà alla lettera e non al senso. Ma allora il teatro di regia muoveva i primi passi, o poco più. Oggi, queste posizioni appaiono drammaticamente inattuali.
Venezi propone a Lucca l’Inno a Roma, lo stesso che Mussolini impose alle scuole elementari e usato da Almirante nei suoi comizi
E inattuale, ma anche capziosa, appare pure l’altra querelle pucciniana e toscana che aggiunge calore polemico a questa estate già abbastanza calda per conto suo. Ne è protagonista una collega di Alberto Veronesi, molto più giovane di lui, molto più visibile di lui (in virtù della sua attività di testimonial pubblicitaria e più di recente per il ruolo politico di consigliere per la musica del ministro della Cultura), ma come lui finora non protagonista di una carriera ad alto livello, né considerata dalla critica dotata di un talento pari alle iperboli che ne accompagnano le iniziative, iperboli del resto provenienti quasi esclusivamente dai suoi sostenitori politici. Pochi giorni prima della Bohème di Torre del Lago, la 33enne Beatrice Venezi – fresca di un insensato tentativo di veto di carattere politico a Nizza, mentre sarebbe stato significativo, semmai, uno stop artistico – ha diretto a Lucca il concerto inaugurale delle celebrazioni pucciniane, spiazzando e irritando gli organizzatori quando ha proposto, al momento dei bis, l’Inno a Roma. È questa una delle pagine meno felici del compositore. Non lo dice chi scrive, ma lo stesso autore: nella primavera del 1919, quando ci stava lavorando su commissione del sindaco di Roma, Puccini definiva questo lavoro «una bella porcheria» in una lettera alla moglie Elvira, e «disgraziato Inno» in uno scambio epistolare con il musicologo Domenico Alaleona. Se ne potrebbe dedurre che non sarebbe stato granché contento di sentire eseguito questo pezzo nella sua Lucca, ma non è questo il punto: si tratta di una creazione pucciniana e come tale va considerata. Il punto è che quando Venezi dice che è l’Inno a Roma «è un inno patriottico composto nel 1919. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato», dice due cose giuste (la data di composizione, prima dell’avvento del fascismo, e il carattere dello spartito) e una tendenziosamente sbagliata, perché trascura l’evidenza storica. L’Inno fu infatti fatto proprio dal fascismo e inserito per volere di Mussolini nell’innario delle scuole elementari, quindi imposto a tutti i bambini italiani. Nel Dopoguerra il suo ritornello («Sole che sorgi, libero e giocondo…») continuò la sua carriera politica come sigla dei comizi del fondatore e segretario del Msi, Giorgio Almirante. Quindi il problema non è se Puccini era fascista o meno (non lo era), ma è proprio il quasi secolare uso ideologico a senso unico di questa musica minore, sino a farne un simbolo di appartenenza politica. Venezi dice di voler cancellare questa connotazione, ma non può non sapere quanto essa sia tuttora viva e vitale. Dato che l’Inno non è affatto un gioiello nascosto da riportare alla luce, meglio sarebbe lasciarlo ai convegni musicologici o alle rarità editoriali e discografiche. In una serata con 5 mila spettatori, come quella di Lucca, l’effetto è completamente diverso. E difficilmente esclude l’ideologia.
Erano da poco passate le 9 di lunedì 17 luglio, quando si è verificato il grave incidente stradale lungo l’autostrada dei Laghi A8 che ha coinvolto quattro mezzi, tra cui un Tir. Il tratto compreso tra Lainate e il bivio con l’A9 in direzione dell’allacciamento con l’A4 è stato temporaneamente chiuso.
Il salto della carreggiata e l’arrivo dei soccorsi
Secondo le prime informazioni il Tir avrebbe effettuato un salto di carreggiata investendo prima un’auto e subito dopo la barriera in cemento. La dinamica è al vaglio della Polstrada Autolaghi. I soccorsi sono stati coordinati da Areu metropolitana che ha inviato sul posto ambulanze, automediche e un elicottero sanitario. Intervenuti anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Milano.
Grave l’uomo alla guida dell’auto investita
Almeno tre i feriti, di cui il più grave risulta essere l’uomo alla guida dell’auto investita dal mezzo pesante, trasportato in codice rosso al Niguarda, mentre gli altri due, sono stati ricoverati in codice giallo, uno all’ospedale di Legnano e l’altro al Sant’Anna di Como. Società autostrade fa sapere che sul luogo dell’evento il traffico è bloccato e si registrano 8 km di coda verso Milano e 3 km verso Varese.
Percorso alternativo al luogo dell’incidente
Come suggerito da società autostrade, per chi viaggia da Varese verso Milano, è preferibile uscire a Busto Arsizio, e percorrere la strada statale 36 per raggiungere lo svincolo di Marcallo Mesero dove immettersi in A4 verso Milano, mentre agli utenti provenienti da Como e diretti verso Milano, il consiglio è quello di percorrere l’A36 Pedemontana, quindi la strada statale 35 per raggiungere lo svincolo di Cormano dove immettersi in A4. Percorso inverso per chi da Milano è diretto verso Como.
Stasera 17 luglio 2023 andrà in onda, sul canale televisivo Rai Movie alle ore 21.10, il film intitolato Geronimo (1962). La pellicola ha debuttato nei cinema di tutto il mondo nel 1962 e appartiene al genere cinematografico western. Il regista di quest’opera è Arnold Laver mentre la sceneggiatura è stata scritta da Pat Fielder. All’interno del cast del film ci sono attori come John Anderson, Pat Conway, Chuck Connors, Kamala Devi e Lawrence Dobkin.
Geronimo 1962, trama e cast del film in onda stasera 17 luglio 2023 su Rai Movie
La trama del film ruota intorno alle vicende del noto e fiero capo indiano. È il 1883 e Geronimo (Chuck Connors) continua a guidare i suoi compagni indiani contro l’esercito degli Stati Uniti d’America. Ogni battaglia sembra essere fatale per i nativi, ma grazie al loro orgoglio e alla loro resilienza questi ultimi tengono duro. Inoltre, il capo Geronimo organizza ogni forma di resistenza e riesce a spronare con il suo carisma i suoi amici a resistere. Tuttavia, in una fase delicata del conflitto, Geronimo decide di fuggire insieme ai suoi amici in Messico. Si tratta di una mossa strategica per riorganizzare le forze e prendere del tempo dagli attacchi dei cosiddetti «visi pallidi».
Gli Apaches sono quindi costretti a ripiegare, ma studiano già quali sono le tattiche da usare per contrastare gli Stati Uniti. Allo stesso tempo quello che i nativi americani non sanno è che il Congresso degli Stati Uniti sta aprendo un’inchiesta. L’obiettivo del Congresso è quello di fermare gli scontri e riconoscere i diritti dei pellerossa. Tuttavia, il capo Geronimo non vuole arrendersi e non vuole che gli Stati Uniti prendano possesso delle sue terre. Per questa ragione non si fermerà dinanzi l’avanzata dei visi pallidi, ma continuerà a lottare con la sua gente al fianco dei suoi fidati compagni, venendo ricordato come uno dei più grandi condottieri degli Apaches.
Geronimo 1962, 5 curiosità sul film
Geronimo 1962, le critiche per la scelta dell’attore protagonista
Al momento del suo debutto nei cinema americani, la pellicola venne criticata per la scelta di Chuck Connors come attore protagonista. L’attore è stato scelto per interpretare Geronimo, noto capo dei nativi americani che combatté contro l’esercito degli Stati Uniti d’America. Tuttavia, Geronimo era un apache mentre Connors aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Si trattava quindi di una rappresentazione poco realistica e poco fedele alla realtà storica, per questa ragione in tanti si scagliarono contro la produzione.
Geronimo 1962, due attori sono diventati marito e moglie grazie al film
Chuck Connors ha recitato in questa pellicola insieme all’attrice Kamala Devi. I due, grazie a questo film, stabilirono un buon rapporto e qualche tempo dopo la fine delle riprese decisero di convolare a nozze. Tuttavia, la loro relazione terminò 10 anni dopo il loro incontro sul set di Geronimo, nel 1972, quando divorziarono.
Geronimo 1962, un attore ha lavorato anche come doppiatore della pellicola
Un attore scelto dalla produzione, Claudio Brook, nel film interpreta il ruolo di Mr. Henry. Curiosamente, nella versione in spagnolo pensata per il rilascio in Sudamerica del film, Brook, di chiare origini messicane, doppia il personaggio da lui interpretato.
Geronimo 1962, un personaggio interpretato da un attore di culto
Nel cast della pellicola c’è anche spazio per Adam West, che interpreta il personaggio di John Delehay. Dopo aver preso parte a questo film, è diventato un attore di culto interpretando il supereroe Batman nell’omonima serie televisiva andata in onda nel 1966.
Geronimo 1962, i buoni incassi della pellicola
Nonostante le critiche, la pellicola ha avuto buoni incassi. Secondo i dati riportati dal sito web Wikipedia, in totale al box office il lungometraggio ha incassato 1 milione di dollari e solo in Giappone l’incasso è stato pari a 300 mila dollari.
Alessio D’Amato passa ad Azione, il Partito democratico perde il suo ex candidato alla presidenza della regione Lazio sostenuto solo pochi mesi fa. La notizia era nell’aria da tempo ma l’ufficialità è arrivata solo la mattina del 17 luglio, durante la conferenza stampa convocata dal leader e fondatore di Azione Carlo Calenda nella sala Nassiriya del Senato. Era stato proprio l’ex ministro dello sviluppo economico a caldeggiare la candidatura alle regionali nel Lazio del 2022 di D’Amato, in quel momento esponente del Pd. L’ex consigliere regionale dem ha commentato: «Sono entrato in Azione per dare il mio contributo per rafforzare il fronte riformista». Già assessore regionale alla sanità, D’Amato si era distinto nella gestione della pandemia ottenendo così i galloni di «amministratore competente». Qualifica che era risultata insufficiente per ottenere il sostegno del Movimento 5 stelle, deciso nel candidare Donatella Bianchi, e dei cittadini della regione Lazio che avevano optato senza troppi dubbi su Francesco Rocca, candidato di Fratelli d’Italia già alla guida della protezione civile.
L’ex candidato dem: la rottura con la linea politica di Elly Schlein
Alla base della frattura con il Partito democratico c’è la nuova linea politica dettata dalla segretaria Elly Schlein. Incompatibilità che l’ex assessore regionale non ha mai nascosto e che è tornato a manifestare in occasione del suo ingresso nel nuovo soggetto politico. D’Amato sui temi caldi che interessano regione Lazio dimostra di avere idee chiare: «A Roma il termovalorizzatore va fatto, punto. Chi ha ancora remore e dubbi è ingiustificabile». Tema, quello del termovalorizzatore, che è costato la sopravvivenza al governo guidato da Mario Draghicaduto su impulso proprio del Movimento 5 stelle. Pentastellati a cui i dem di Schlein già da tempo hanno teso la mano nel tentativo di costruire un’alleanza programmatica che non potrà prescindere da una convergenza sui temi ambientali. Oltre che sull’annoso dibattito legato al sostegno ucraino nel conflitto contro la Russia, argomento su cui la linea del partito democratico sembra sempre meno chiara.
Dopo D’Amato Calenda annuncia: «Nuovi ingressi? Sarà un processo lungo di arrivi»
Per Carlo Calenda non ci sono dubbi, gli arrivi nelle fila di Azione continueranno. L’ex titolare del Mise spiega: «Nuovi ingressi in Azione? Si, sarà un processo lungo di arrivi». Rispedisce al mittente la velata accusa di fare calcio mercato in politica e chiarisce a chi è rivolto l’appello: «Arriveranno molti amministratori, amministratori ed oltre. Mettiamola così». E sulle differenze interne al partito emerse nelle ultime settimane, fuga ogni dubbio: «La posizione di Gelmini, popolare e cattolica, quella mia, che non sono cattolico, e quella di D’Amato, che viene da sinistra, sulla GPA sono sovrapponibili». Poi l’annuncio arriva anche via social, il frontman del fu Terzo Polo scrive su Facebook: «La sua cultura della buona amministrazione che gli ha consentito di fare tanto per il Lazio e organizzare la migliore campagna vaccinale darà la spinta giusta ad Azione. Alessio entrerà nella segreteria nazionale e lavorerà insieme ai nostri consiglieri alla riorganizzazione dell’attività del partito nella nostra Regione. Buon lavoro!».
Il ciclo solare è molto vicino al suo picco. La nostra stella infatti ogni 11 anni attraversa periodi di alta e bassa attività, associata alla formazione sulla superficie di macchie solari, ossia regioni che si distinguono per temperature più basse e forti campi magnetici. Il nuovo apice, inizialmente previsto nel 2025, potrebbe però arrivare in anticipo. Un nuovo studio della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) americana ha ipotizzato infatti la massima intensità solare fra la metà e la fine del 2024. «Non esistono due cicli uguali», hanno spiegato gli scienziati alla Cnn, analizzando i dati della ricerca. «Non c’è comunque nulla di cui preoccuparsi». Per quanto riguarda la Terra, possibili ripercussioni sulle reti elettriche, sui Gps e sui satelliti nell’orbita bassa.
Come funziona il ciclo solare e cosa succede al suo picco
Sebbene possa sembrare sempre uguale a se stesso, il Sole cambia continuamente guidato dal magnetismo. Ogni 11 anni infatti il campo magnetico della nostra stella “si aggroviglia”, causando l’inversione dei due poli e amplificandone l’attività. Hanno così luogo le già citate macchie solari e i brillamenti, ossia violente e improvvise eruzioni di materia che sprigionano energia per milioni di bombe atomiche. Una volta raggiunto il picco, il ciclo solare può rimanere stabile anche per alcuni anni. «Gli effetti sulla Terra giungeranno molto dopo, ma è impossibile fare previsioni certe», ha precisato Mark Miesch, ricercatore dello Space Weather Prediction Center della Noaa. «Il Sole varia di continuo, ma è tutto assolutamente sotto controllo».
Secondo i dati dell’ultimo studio, il Solar Cycle 25 avrebbe dovuto seguire il precedente con una particolare debolezza nei fenomeni. Gli scienziati hanno però riscontrato un’inversione di tendenza, testimoniata da un aumento repentino delle macchie solari, ben 143 contro le appena 63 previste in origine. In crescita, di conseguenza, anche i brillamenti e le tempeste solari. In passato alcuni eventi estremi hanno duramente colpito la strumentazione degli astronomi, provocando danni per milioni di dollari. Nel 1989 l’intera rete elettrica del Quebec rimase fuori uso per giorni a seguito di un improvviso fenomeno geomagnetico. «Non è possibile confermare se e quando si verificherà un caso simile», ha dichiarato Bill Murtagh, ricercatore della Noaa. «Potrebbe accadere fra due settimane o anche tra 50 anni».
Dalle aurore boreali ai guasti alla rete satellitare, gli effetti sulla Terra
Il picco del ciclo solare può avere dunque importanti conseguenze anche sulla Terra. Le tempeste generate dalla nostra stella possono influenzare non solo la rete elettrica, ma anche mandare in tilt gli strumenti di geolocalizzazione e disturbare l’aviazione e i satelliti in orbita bassa. Il 29 gennaio 2022 infatti un’esplosione di massa coronale dal Sole ha bruciato gran parte della strumentazione Starlink di SpaceX. Tali eventi possono provocare continui blackout radio e persino creare rischi per le missioni spaziali con equipaggio. L’avvicinamento del picco solare inoltre genera fenomeni visibili sul nostro pianeta come le aurore boreali e gli airglow, particolari luminescenze notturne dell’atmosfera. Possibili anche conseguenze sulle migrazioni di balene e tartarughe, che si servono del campo magnetico per muoversi in mare aperto.
A M9 flare (R2) occurred on 16 May at 12:43 pm EDT (1643 UTC). The flare erupted from a yet to be observed active region just beyond the southeast limb of the visible solar disk. See the full story at https://t.co/4o4q22qGehpic.twitter.com/q1XSncqIKj
Paolo Ruffini, nato a Livorno il 26 novembre 1978, è un attore, conduttore televisivo, regista e sceneggiatore teatrale. Nel suo passato ci sono l’animazione nei villaggi turistici e la svolta di carriera con la partecipazione al concorso Cercasi VJ su Mtv.
Paolo Ruffini: biografia e carriera
Dopo il 2002, su Mtv ha condotto programmi come Mtv On the beach, Hitlist Italia, Mtv Mobile Chart e Select. Due anni dopo ha lasciato la rete per lavorare con Max Giusti nel programma Bla Bla Bla, mentre nel 2005 ha debuttato al cinema partecipando ai filmNatale a Miami di Neri Parenti. Negli stessi anni ha continuato a condurre programmi con Max Giusti come Stracult e Matinée e Soirée. Nel 2007 è diventato volto del canale satellitare Comedy Central del gruppo Mtv Italia, continuando a recitare in La seconda volta non si scorda mai di Francesco Ranieri Martinotti (2008) e Natale a Riodi Neri Parenti (2008). Due anni dopo Paolo Virzì l’ha voluto nel cast del film La prima cosa bella.
Nel 2010 è stato è sul set della commedia diretta da Giambattista Avellino C’è chi dice no, co-protagonista al fianco di Luca Argentero e Paola Cortellesi, e poi nelle commedie di Fausto Brizzi Maschi contro femmine e Femmine contro maschi. Nel 2011 e per diversi anni successivi ha condotto Colorado mentre nel 2013 ha esordito alla regia con il film Fuga di cervelli. Dal 2016 in poi ha recitato in diversi film tra i quali Natale a Londra – Dio salvi la regina (2016), L’agenzia dei bugiardi (2019), entrambi con la regia di Volfango De Biasi e Modalità aereo di Fausto Brizzi (2019). Nel 2022 è uscito il suo secondo film come regista, Rido perché ti amo.
Paolo Ruffini: la vita privata
L’attore e conduttore è stato sposato dal 2007 al 2013 con l’attrice Claudia Campolongo. Dal 2015 fino al 2019 è stato poi legato sentimentalmente all’attrice e cantante Diana Del Bufalo. Ora sembra che sia al fianco di Barbara Clara Pereira, un’attrice venezuelana conosciuta in tv per aver interpretato il ruolo di Viola Castelli nella soap opera Centovetrine tra il 2010 e il 2015. In un’intervista a Oggi rilasciata a giugno 2023, Paolo ha così dichiarato in merito: «Sono felice di stare con lei. É una persona accogliente, una che mi capisce. Figli? É una cosa importante, su cui ci si ragiona. Non è un desiderio istintivo, va ponderato. Sono un folle romantico ma un figlio attualmente non è nel ‘copione’».
Nel porto di Ponza, in provincia in Latina, due persone sono rimaste ferite durante un’esplosione avvenuta all’interno di un’imbarcazione da pesca ormeggiata al porto. Lo scoppio, che ha causato una fiammata di circa venti metri, si è verificato attorno alle 10 di lunedì 17 luglio. Sul posto sono intervenuti il 118 e la capitaneria di porto.
Feriti il comandante e il frigorista del peschereccio
Mentre carabinieri e guardie costiere hanno avviato le indagini per chiarire la causa dell’esplosione, il comandante del peschereccio, ponzese, e il frigorista sono rimasti gravemente ustionati. Entrambi sono stati soccorsi e trasferiti all’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Secondo i primi accertamenti sembra che sul peschereccio fossero in corso dei lavori per una saldatura.
Violante Placido, nata a Roma il 1 maggio 1976, è un’attrice e cantante. Nella sua carriera ha avuto diverse candidature sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento. Nel 2006 ha debuttato nel mondo musicale con lo pseudonimo Viola, cantando in inglese.
Violante Placido: biografia e carriera
Vioante ha esordito al cinema nel 1993, con il film Quattro bravi ragazzi di Claudio Camarca insieme al padreMichele Placido, e si è poi fatta notare nella commedia Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996) accanto a Stefano Accorsi. Il successo è arrivato nel 2002 con il film L’anima gemella di Sergio Rubini, con cui è stata candidata come miglior attrice al Nastro d’argento. Nel 2003 ha recitato in Ora o mai più di Lucio Pellegrini e Che ne sarà di noi di Giovanni Veronesi, guadagnandosi una candidatura ai David di Donatello come migliore attrice protagonista. L’anno seguente è stata diretta dal padre in Ovunque sei e poi ha recitato in pellicole come La cena per farli conoscere (2007) di Pupi Avati e Lezioni di cioccolato (2007).
Per la televisione, nel 2009 ha interpretato il ruolo di Moana Pozzi nella miniserie tv di Sky Cinema Moana, diretta da Alfredo Peyretti, e l’anno seguente ha recitato accanto a George Clooney nel film The American. Nel 2014 è diventata una delle protagoniste della serie televisiva Transporter: The Series. Tra i film più recenti in cui ha recitato vi sono 7 minuti, regia di Michele Placido (2016), Modalità aereo di Fausto Brizzi (2019), Il giorno più bello, regia di Andrea Zalone (2022) e Improvvisamente Natale di Francesco Patierno (2022).
Violante Placido: la vita privata
L’attrice è legata sentimentalmente al regista Massimiliano D’Epiro da più di 10 anni. I due si sono fidanzati nel 2011 e non si sono mai separati. Il compagno ha anche diretto Violante e suo padre Michele nella fiction Storia di Anna. Dalla coppia è nato, nel 2013, il figlio Vasco.
Durante la programmazione Rai dei Mondiali di nuoto di Fukuoka i telecronisti Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi si sarebbero resi protagonisti di una serie di commenti infelici, dal tono sessista e infarciti di stereotipi. Lo denuncia su Twitter l’utente D?, allegando la pec di protesta inviata alla Rai: «Ci sono dei limiti e credo che oggi siano stati ripetutamente superati». Viale Mazzini si sta già occupando del caso.
Sessismo e stereotipi razzisti: le frasi ascoltate durante la telecronaca
La maggior parte dei commenti sarebbe avvenuta nel commento dei tuffi, tra la fine dell’eliminatoria maschile 10 metri sincro (finita alle 7.30 circa) e la prima rotazione femminile di finale (8.40, l’orario di inizio della diretta su Rai 2). Tra gli scambi di battute riportati dall’utente c’è questo: «Le olandesi sono grosse eh», «E pure la nostra Vittorioso (Giulia, ndr). Ma tanto a letto sono tutte alte uguali». L’utente D?, accusato da alcuni utenti di essersi inventato tutto, scrive: «La citazione non è pedissequa ma rendetevi conto che erano le otto di mattina, è già tanto ricordarsi il 95 per cento di quello che hanno detto». Giocando sull’assonanza tra il cognome della britannica Yasmin Harper e l’arpa, i telecronisti avrebbero detto che «la si tocca» e che «gli uomini devono studiare sette note, le donne solo tre: si la do».
Tra le frasi ascoltate e riportate da D? anche: «Fuma sano, fuma bene, fuma solo pakistano». Qui l’uscita sui cinesi che chiamerebbero “Liccardo” il nostro Riccardo Giovannini, evidentemente non essendo in grado di pronunciare la “r”. Per il resto, spiega D?, per il momento non si trova altro online.
I precedenti di Leonarduzzi: la battuta sessista durante un rally e gli auguri a Hitler
Nel 2020 Leonarduzzi, durante il commento di una gara di rally, si è lasciato andare a una battuta becera di stampo sessista, “ispirata” dal secondo posto del pilota estone Ott Tänak, scatenando l’ira dell’opinione pubblica. «Mi hanno detto una battutaccia, mi vogliono far vincere cento euro se la dico… Donna nanak, tutta Tanak», aveva detto. In quell’occasione erano arrivate le scuse della Rai e la sospensione del telecronista. Prima ancora, nel 2018, un episodio più grave, avvenuto però al di fuori degli schermi Rai. Il 20 aprile, in occasione del 129esimo anniversario dalla nascita di Adolf Hitler, Leonarduzzi aveva scritto su Facebook «Alles Gute zum Geburtstag», ovvero «Buon compleanno» in tedesco. Così aveva commentato la Rai dopo le inevitabili polemiche: «Non può essere certo un post su un social network a mettere in discussione il ruolo svolto quotidianamente dal Servizio Pubblico nel contrasto all’apologia del nazifascismo e nella trasmissione dei valori connessi alla Memoria e contro ogni forma di discriminazione e odio».
Tragedia in volo in provincia di Verona, in località Ferrara di Monte Baldo, dove un uomo è morto a bordo dell’aereo da turismo che stava pilotando e che all’improvviso ha perso quota schiantandosi violentemente al suolo.
Aereo turistico si schianta nel Veronese: morto il pilota 57enne
Tutto è accaduto nella giornata di domenica 16 luglio. Il velivolo stava sorvolando al momento dell’incidente il Monte Baldo, un’area boschiva e montuosa quasi completamente disabitata ma parecchio frequentata dagli appassionati di trekking. Trattandosi di una zona molto impervia, i soccorritori hanno avuto serie difficoltà per recuperare i resti del velivolo dove ha perso la vita il pilota, un turista tedesco di 57 anni. L’elicottero di emergenza del 118 che è arrivato in zona è decollato dalla frazione Fraine di Sotto, tutto questo mentre, via terra, si stavano attivando anche i mezzi e gli uomini del soccorso alpino e dei vigili del fuoco. Quando i soccorritori sono giunti sul posto non hanno potuto far altro che accertare la morte del turista, il cui corpo giaceva all’interno del velivolo che nello schianto si è anche capovolto su sé stesso. Al momento del dramma, a bordo del mezzo c’era soltanto l’uomo rimasto vittima dell’incidente: non si segnalano altre persone coinvolte.
La vittima era partita da Trento
Il piccolo Cessna coinvolto nello schianto era a quanto pare partito da Trento ed era diretto a Verona. Sconosciuta la dinamica precisa del disastro, sulla quale stanno tuttora indagando i carabinieri giunti a loro volta sul posto per ricostruire gli eventi. Per un quadro più puntuale rispetto ai fatti sarà necessario attendere i rilievi tecnici e il risultato dell’autopsia condotta da un medico legale. Il pm di turno al lavoro sul caso ha nel frattempo già disposto il sequestro dell’area e dei rottami dell’aereo.
Afrojack, nome d’arte di Nick van de Wall, è nato a Spijkenisse il 9 settembre 1987 ed è un dj, produttore discografico e remixer di origini surinamesi. Nel 2007 ha fondato la sua etichetta discografica, la Wall Recordings, e nel 2014 ha pubblicato il suo primo album, Forget the World.
Afrojack: biografia e carriera
All’età di cinque anni, Nick ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte. A 11 anni ha poi scoperto il sequencer FL Studio, un noto programma per comporre musica elettronica, e ha iniziato a produrre i suoi primi brani. Nel 2006 si è ufficialmente messo a realizzare i primi lavori da presentare alle case discografiche aiutato da Sidney Samson e Laidback Luke, dj di fama internazionale. È così che ha inciso il singolo In Your Face, che ha raggiunto il 60esimo posto nella Top 100 olandese e il terzo nella dance chart olandese. Nel 2007 ha iniziato a farsi chiamare Afrojack iniziando a produrre insieme a David Guetta, Josh Wink, Dave Clarke, Benny Rodrigues e Roog. Nel 2010 ha incontrato la cantante connazionale Eva Simons, salendo al successo con la hit Take Over Control pubblicata nei Paesi Bassi e anche nel resto del mondo.
Ha poi collaborato con Ne-Yo, Pitbull e Nayer per realizzare un’altra hit electro dance dal successo mondiale, Give Me Everything, pubblicata nel marzo 2011. Nell’inverno 2011/2012, insieme ai tre fratelli cantanti Shermanology, ha realizzato il brano Can’t Stop Me. Grazie a questi pezzi la sua popolarità è cresciuta e dal 2010 è ogni anno guest dj all’evento musicale belga Tomorrowland. Nel novembre 2017 ha pubblicato con David Guetta il singolo Dirty Sexy Money, che ha visto la partecipazione di Charli XCX e French Montana, mentre nel gennaio 2018 ha collaborato con Sia e David Guetta al singolo Helium. Il 14 giugno 2019 ha rilasciato We Got That Cool, singolo prodotto in collaborazione con Yves V diventato una hit in tutto il mondo.
Afrojack: la vita privata
Il dj è legato da alcuni anni a Elettra Lamborghini, cantante e showgirl italiana. La coppia si è fidanzata ufficialmente il 26 dicembre 2018 e il 26 settembre 2020 è convolata a nozze a Villa del Balbiano a Ossuccio, sul Lago di Como.