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Ruffini risponde a Salvini: «Contrasto all’evasione fiscale non è perseguitare qualcuno»
Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha voluto rispondere con forza, pur senza nominarlo direttamente, a Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha parlato domenica 16 luglio di «milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate», lanciando l’idea di una «grande e definitiva pace fiscale». Le sue parole sono arrivate a distanza di poche settimane da quelle della premier Giorgia Meloni, che a maggio aveva dichiarato che la lotta «si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato». Così Ruffini, durante l’evento Facciamo semplice l’Italia, ha preferito intervenire e dichiarare che «il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno».
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Ruffini: «L’Agenzia non è entità belligerante»
«Questo deve essere chiaro», ha spiegato il direttore, che ha proseguito sottolineando che «l’Agenzia è una amministrazione dello Stato, non un’entità belligerante». Ruffini ha dichiarato che si tratta di «un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che – e sono la stragrande maggioranza – le tasse, anno dopo anno, le pagano, e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale». E ancora: «Interpretiamo ogni giorno con profondo senso dello Stato il nostro ruolo al servizio della collettività. Siamo al fianco dei cittadini che vogliono continuare ad avere un corretto rapporto con il fisco e assicurare da parte di tutti il pieno e leale rispetto delle regole fiscali».
Per Ruffini, quello dell’Agenzia è un «lavoro essenziale per il funzionamento di tutta la macchina pubblica, perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione. Servono risorse e noi siamo chiamati a raccoglierle a vantaggio di tutti. Anche di chi si sottrae al loro pagamento». E per i modi e i tempi? «Sono stabiliti sempre e soltanto dal legislatore».

Sono venti i miliardi di evasione recuperati
Ruffini poi passa ai dati e si sofferma su quanto recuperato e sul personale. Nonostante «13 mila risorse in meno in dieci anni, il 30 per cento», il direttore spiega che sono aumentati «i controlli in un’ottica collaborativa e di compliance». Sono stati recuperato 3,2 miliardi di euro con le lettere e 9,5 con l’attività antifrode. Ruffini poi conclude: «I risultati ci stanno dando ragione, visto che nel 2022 abbiamo recuperato nel complesso la cifra record di oltre 20 miliardi di evasione. Il più importante risultato di sempre e ci tengo a sottolinearlo con orgoglio e con gratitudine per il lavoro svolto dai colleghi». E l’organico sarà riportato a 37 mila unità complessive: «Il piano straordinario autorizzato dalla legge di Bilancio ci consentirà di contare, entro la fine del 2024, su circa 11mila nuove risorse».