Mimmo Lucano torna a parlare: «Posso aver commesso errori ma per aiutare i deboli»

L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, condannato in primo grado nell’ambito del processo Xenia a 13 anni e due mesi di reclusione dal tribunale di Locri con diverse accuse, tra cui favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è tornato a parlare. L’ex primo cittadino ha fatto consegnare dai propri legali ai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria una lettera. Al suo interno, Lucano si è difeso: «Come tutti gli esseri umani posso aver commesso degli errori ma ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all’accoglienza e all’integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture».

Mimmo Lucano torna a parlare «Posso aver commesso errori ma per aiutare i deboli»
L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano durante un evento nel 2020 (Imagoeconomica).

Lucano ha «piena fiducia nei miei avvocati»

Nella lettera Lucano ha ripercorso la vicenda con una lunga premessa. Ha scritto: «Egregi Giudici, sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l’accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali».

E ha proseguito: «È passato un anno da quando la Procura generale ha nuovamente richiesto la mia pesante condanna che descrive il sottoscritto come responsabile di gravi reati e addirittura di essere stato il capo di un’associazione a delinquere. Ebbene, nel confermare piena fiducia agli avvocati difensori che si occupano della mia sorte, condividendone le argomentazioni difensive, una sola cosa sento il bisogno di dichiarare a voi, rispettosamente, prima che vi riuniate in camera di consiglio».

Mimmo Lucano torna a parlare «Posso aver commesso errori ma per aiutare i deboli»
Mimmo Lucano (Imagoeconomica).

L’ex sindaco: «La mia una missione di vita»

Poi Lucano ha scritto: «Ho vissuto anni di grande amarezza e di sfiducia nella giustizia, non solo e non tanto per la limitazione della libertà personale, quanto per l’ingiusta campagna di denigrazione che si è abbattuta sull’esperienza di ripopolamento del borgo vecchio di Riace aperto all’accoglienza dei migranti. Non appena è stato possibile, durante questi anni di iter processuale, ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità. Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere. Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti».

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