Caso Regeni, la Corte costituzionale deciderà a breve la sorte del processo

La sorte del processo per l’omicidio di Giulio Regeni, che vede imputati quattro 007 egiziani per il rapimento, la tortura e l’uccisione del giovane ricercatore friulano nel 2016 al Cairo, è da oggi nelle mani della Corte costituzionale. I giudici riuniti in camera di consiglio hanno cominciato l’esame della questione sollevata dal tribunale sulla costituzionalità dell’articolo 420 bis del codice di procedura penale, nella nuova formulazione frutto della riforma Cartabia.

LEGGI ANCHEZaki è stato rilasciato, Tajani: «Nessun baratto con il caso Regeni»

Per il gup e pm l’articolo 420 bis è illegittimo

L’articolo per il gup Roberto Ranazzi e per i pm della capitale, è illegittimo nella misura in cui non consente il processo in contumacia quando è provato che l’assenza degli imputati sia dovuta alla mancata assistenza giudiziaria o al rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza. Le autorità egiziane, a partire dalla procura generale del Cairo, non hanno mai veramente collaborato con i magistrati italiani. Hanno invece fatto muro alle loro richieste, rifiutandosi di dare gli indirizzi degli imputati, necessari per poter procedere alla notifica degli atti processuali, anche quando i recapiti sono stati chiesti per via diplomatica.

Caso Regeni, la Corte costituzionale deciderà a breve la sorte del processo
I funerali nel febbraio del 2016 (Getty).

La decisione nei prossimi giorni

Il comportamento è la causa dello stallo del processo, che ora si potrebbe celebrare solo se la Consulta accogliesse l’eccezione dei magistrati romani, modificando con il suo intervento la norma con cui l’Italia ha inteso adeguarsi alla giurisprudenza della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della Cassazione. Terminata nel primo pomeriggio, la camera di consiglio dei giudici costituzionali è stata aggiornata ai prossimi giorni per la decisione.

Le strade possibili sono tre

Tre le strade possibili, come spiega il presidente emerito della Corte Giovanni Maria Flick: «La Corte può ritenere fondata l’eccezione e accoglierla in base a una valutazione degli alti principi costituzionali che gestiscono la figura del giusto processo oppure ha la possibilità di ritenerla infondata o manifestamente infondata e motiverà le ragioni per cui lo ha fatto sia nell’uno sia nell’altro caso. Oppure, ancora, può dichiarare l’eccezione inammissibile nella misura in cui non ritenga che possa essere suo compito eliminare situazioni che richiedono un intervento legislativo».

Powered by WordPress and MasterTemplate