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Chi rema contro il campo largo in vista delle Regionali del Piemonte
Vicini, ma non troppo. Sia in vista delle Europee che degli altri appuntamenti elettorali importanti previsti nel 2024: su tutti, le Regionali in Piemonte. A livello nazionale il dossier migranti sta mostrando plasticamente come il Movimento 5 stelle continui a non volersi schiacciare sul Partito democratico. Il leader pentastellato Giuseppe Conte non manca naturalmente di attaccare il governo e Giorgia Meloni, ma ci tiene ad esaltare l’autonomia del proprio profilo politico: «Se ci sono punti di diverbio, di dissenso col Pd, io lo voglio dire. Noi siamo per esempio per la “terza via” sull’immigrazione. Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata. Secondo noi non è possibile». D’altronde la competizione col proporzionale in vista delle Europee lascia prediligere la strategia del “marciare divisi e colpire divisi”, ma si sa che anche a livello territoriale il M5s coltiva in modo prudente la relazione con i dem.

In Piemonte il campo larghissimo al momento pare una chimera
In Piemonte fervono le manovre tra le opposizioni al governatore uscente di centrodestra Alberto Cirio. I democratici, dal marzo scorso guidati in regione da Mimmo Rossi, stanno provando a tenere unito tutto il fronte, ma il “campo larghissimo” al momento pare una chimera e sia i cinquestelle sia i centristi dell’ex Terzo polo restano alla finestra. Il documento presentato in vista delle Regionali vede l’adesione di Europa Verde, con l’ex M5s Giorgio Bertola, e della sinistra (Possibile, Sinistra italiana e Sinistra ecologista) che qui però marciano separati, a differenza di quanto accade in Parlamento. Ci sono pure Demos, i Radicali e +Europa, il Centro democratico, Volt e altre realtà civiche locali. Le minoranze che combattono Cirio dentro e fuori Palazzo Lascaris dettano gli obiettivi, ma i tempi restano fumosi in attesa di capire cosa faranno i convitati di pietra, M5s in testa: «Nei prossimi giorni costruiremo una carta dei valori, il punto di partenza per la costruzione di un programma condiviso così come condivideremo tempi e metodi per l’identificazione del candidato o della candidata presidente».

Il Pd in linea con lo sforzo di Schlein cerca di fare amalgama ma i centristi frenano
Il Pd regionale, insomma, cerca i trait d’union, punta a fare amalgama ed enfatizza le battaglie programmatiche che possono vedere un’ampia convergenza, in linea con lo sforzo della segretaria Elly Schlein a livello nazionale. «Cresce l’urgenza di mettere in campo un’alternativa credibile alle destre. Un’alternativa fondata sui diritti fondamentali che vanno garantiti a tutte e tutti, per evitare che, come sta accadendo in Piemonte, diventino privilegi solo per pochi, a partire dalla sanità», spiegano le forze di centrosinistra. Sul fronte centrista, comunque, le chance di intesa latitano: Renzi, a livello nazionale, pare veleggiare sempre più spedito verso il centrodestra, mentre il leader di Azione Carlo Calenda non sembra tenere il Piemonte in cima alle sue priorità. Peraltro, l’ex ministro ha un buonissimo rapporto con il presidente Cirio e ha piazzato l’ex forzista Enrico Costa, non esattamente un acerrimo nemico dell’attuale maggioranza, nel ruolo di commissario “azionista” in regione.

La pentastellata Appendino per ora sta alla finestra
Sul versante pentastellato, invece, la plenipotenziaria di Giuseppe Conte per il dossier è naturalmente l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, oggi parlamentare di spicco del cinquestelle, che al momento rimane sulle sue e non apre all’accordo. Quali i motivi di questa resistenza? Vecchi rancori con i dem non ancora smaltiti? Troppa distanza sui programmi? Divergenze sul nome del candidato o circa le procedure di scelta? Oppure pesa, appunto, il desiderio tattico di non appiattirsi troppo sull’alleato che in questa fase è, inevitabilmente, soprattutto un concorrente elettorale? Di certo, le forze di centrosinistra mordono il freno e in assenza di altre candidature per eventuali primarie, il designato dovrebbe essere Daniele Valle. Il 40enne democrat, che oggi è vicepresidente del Consiglio regionale, ha già gettato il cuore oltre l’ostacolo annunciando, nel giugno scorso, la sua candidatura contro Cirio. L’attuale governatore osserva dall’esterno e di sicuro si sfrega le mani per la solita discordia nel campo (largo?) di Agramante.