Daily Archives: 24 Agosto 2023

Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 nella costa ionica reggina

Una scossa di terremoto di magnitudo 3.1 è stata avvertita nella notte tra il 23 e il 24 agosto al largo della costa ionica calabrese in provincia di Reggio Calabria. L’epicentro del sisma, registrato alle 3.28 di giovedì 24 agosto, dai sensori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, è stato localizzato in mare aperto, a 69 chilometri dalla costa sud orientale della Calabria e a una profondità di 37,4 chilometri. Non sono stati segnalati danni alle persone o alle cose. Pochi minuti prima, alle 3.01, un’altra scossa di magnitudo 2.1 era stata registrata a Frascineto, nella zona del Pollino in provincia di Cosenza.

Nei Brics entreranno altri sei Paesi, tra cui Arabia Saudita e Iran

Adesso servirà un nuovo acronimo, chissà. Intanto la notizia: il gruppo Brics si allargherà dal primo gennaio 2024 con sei nuovi “membri effettivi”: Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Lo ha annunciato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, nel corso della conferenza stampa che ha chiuso il 15esimo vertice dell’organizzazione.

Lula: «A questa prima fase se ne aggiungerà un’altra di ulteriore ampliamento»

«Come cinque Paesi Brics abbiamo raggiunto un accordo su principi guida, standard, criteri e procedure del processo di espansione, di cui si stava discutendo da molto tempo», ha spiegato Ramaphosa, “padrone di casa” visto che il summit si è svolto a Johannesburg. Con l’ingresso di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, i Paesi Brics «rappresenteranno il 36 per cento del Pil mondiale e il 47 per cento della popolazione dell’intero pianeta», ha evidenziato il presidente brasiliano Lula, anticipando che «a questa prima fase se ne aggiungerà un’altra di ulteriore ampliamento». Sono 40 circa i Paesi che hanno espresso interesse a aderire al Brics.

Nei Brics entreranno altri sei Paesi: Arabia Saudita, Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti.
Un momento della conferenza stampa finale (Getty Images).

Xi: «Nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo»

L’allargamento dei Brics con altri sei Paesi «rappresenta un nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo», ha dichiarato nel corso della conferenza stampa finale il presidente cinese Xi Jinping. «La Repubblica islamica dell’Iran è diventata un membro dei Brics. La piena adesione al gruppo delle economie emergenti del mondo è uno sviluppo di portata storica e una conquista strategica per la politica estera della Repubblica islamica», ha scritto su Twitter (X) il vice capo dello staff per gli affari politici della presidenza iraniana Mohammad Jamshidi.

Negli ultimi due decenni i Brics hanno quasi triplicato il loro peso sul Pil nominale globale

L’acronimo Bric era stato coniato nel 2001 Jim O’Neill, economista della banca d’investimento Goldman Sachs, per indicare i quattro Paesi allora “emergenti” che avevano maggiori potenzialità di crescita: Brasile, Russia, India e Cina, a cui successivamente si aggiunse il Sudafrica. Negli ultimi due decenni, i Brics hanno quasi triplicato il loro peso sul Pil nominale globale, passando dall’8,9 per cento del 2003 al 26 per cento del 2022.

Riaperta a Potenza la chiesa della Trinità dove fu trovata Elisa Claps

Non sono bastati gli appelli, l’indignazione della famiglia, le polemiche per la presunta connivenza del clero locale con quell’omicidio e tanti aspetti ancora oscuri attorno a ciò che dovrebbe essere un luogo di culto e invece è diventato per 17 anni un luogo di morte. È stata riaperta il 24 agosto 2023, a Potenza, la chiesa della Santissima Trinità nel cui sottotetto, il 17 marzo 2010, fu trovato il cadavere di Elisa Claps, la ragazza potentina scomparsa e uccisa il 12 settembre 1993.

La riapertura secondo la famiglia Claps è «un affronto alla decenza»

La notizia è stata confermata da fonti della curia arcivescovile potentina. Da tempo era stato avviato il progetto di riapertura al culto della chiesa, che si affaccia su via Pretoria, la strada principale della città, provocando anche polemiche da parte della famiglia Claps, contraria a questa scelta. La famiglia spiegò all’epoca che l’idea di riaprire la chiesa era considerato «un affronto alla decenza consentire a quell’edificio di culto il ritorno alle ordinarie funzioni religiose».

Non è bastata la lettera di papa Francesco alla mamma di Elisa

Qualche settimana prima della riapertura papa Francesco ha inviato due lettere: una indirizzata all’arcivescovo di Potenza monsignor Salvatore Ligorio l’altra alla mamma di Elisa, Filomena Iemma. Il papa ha ringraziato l’arcivescovo, e alla famiglia ha pregato di ripensarci. La famiglia Claps ha ringraziato il pontefice attraverso le parole del fratello di Elisa, Gildo, che ha però sottolineato come la famiglia non sia comunque favorevole alla riapertura del luogo di culto.

Riaperta chiesa dove è stato trovato il corpo di Elisa Claps
Elisa Claps e Danilo Restivo (Facebook).

Chi era Elisa Claps e com’è morta: in carcere c’è Danilo Restivo

Elisa Claps, studentessa di Potenza, fu uccisa a 16 anni. Scomparve da casa nel settembre 1993 e se ne persero le tracce, fino a quando non fu rinvenuto il cadavere della ragazza proprio nel sottotetto della Chiesa di Potenza. Le indagini compiute successivamente appurarono che la morte della giovane avvenne lo stesso giorno della sua scomparsa. A ucciderla fu Danilo Restivo, che, nel periodo in cui non si sapeva ancora nulla della tragica fine di Elisa fu giudicato colpevole anche dell’uccisione, compiuta nel 2002 in territorio britannico, di una vicina di casa, Heather Barnett. Il giorno della scomparsa, pare che Elisa avesse concordato insieme a un’amica di recarsi presso la Chiesa della Santissima Trinità, per incontrare un amico che doveva consegnarle un regalo per festeggiare la promozione agli esami di riparazione. Quel giorno Daniele Restivo si presentò con gli abiti insanguinati al pronto soccorso dell’ospedale cittadino per farsi medicare un taglio alla mano, raccontando ai medici d’essersi ferito in seguito ad una caduta accidentale nel cantiere vicino alla chiesa. La ferita sembrò però essere stata provocata da una lama. Le indagini della polizia, hanno appurato che Restivo fosse solito importunare le ragazze e tagliare loro ciocche di capelli. Restivo è stato condannato a 30 anni di reclusione. La famiglia Claps ha da sempre sollevato pesanti sospetti su don Domenico Sabia, detto don Mimì, geloso “custode” della chiesa di Potenza e ora morto, accusato di essere a conoscenza del luogo in cui si trovava il cadavere di Elisa, ma di non averlo rivelato per proteggere forse lo stesso Restivo, che conosceva, tanto da essere stato immortalato in una foto con lui durante il 18esimo compleanno del futuro assassino. Ombre che restano anche ora che la chiesa è stata riaperta.

Usa: «Sfacciata violazione» il tentato lancio di Pyongyang

La Casa Bianca ha «condannato fermamente» l’ultimo tentativo della Corea del Nord di lanciare un satellite spia nello spazio, ritenendolo «una sfacciata violazione» di molteplici risoluzioni del consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

«Venire al tavolo per negoziati seri»

Ha pertanto esortato, in una nota, tutti i Paesi a condannare il lancio e ha invitato Pyongyang a «venire al tavolo per negoziati seri», aggiungendo che gli Stati Uniti prenderanno «tutte le misure necessarie» per garantire la sicurezza dell’America e la difesa della Corea del Sud e del Giappone.

Il Giappone e il karoshi: perché si muore ancora per troppo lavoro

In Giappone si può morire per troppo lavoro. Un fenomeno che i locali chiamano karoshi, letteralmente “morte per superlavoro”, e che affligge da anni il Sol Levante. L’ultimo caso, come ha riportato il servizio radiotelevisivo nazionale NHK, riguarda Shingo Takashima, giovane medico di Kobe, che nel maggio 2022 si è tolto la vita dopo 207 ore di straordinario al mese per 90 giorni. Ad appena 26 anni, non ha retto i ritmi troppo stressanti richiesti dall’ospedale. «Mi diceva che nessuno si sarebbe preso cura di lui», ha raccontato ora, dopo oltre un anno, la madre in conferenza stampa. «Lamentava che tutto era diventato troppo difficile». Eppure il Konan Medical Center in cui lavorava ha negato ogni accusa. «I medici trascorrono molto tempo da soli per studiare o riposarsi», ha sottolineato un portavoce dell’ospedale. «Non è possibile stabilire con precisione l’orario di impiego».

Giappone alle prese con il karoshi, la morte per superlavoro. L'ultimo caso con un medico 26enne suicida. Le misure adottate dal governo.
Un dipendente giapponese in giacca e cravatta per le strade di Tokyo (Getty Images).

In Giappone giornate da oltre 12 ore lavorative e ferie quasi assenti

I ritmi di lavoro in Giappone da tempo sono ai limiti del sostenibile. In un video diventato virale nel 2015, un ragazzo di Tokyo di nome Stu aveva documentato una giornata tipo per un dipendente del settore finanziario. Si alza la mattina presto, di solito poco dopo l’alba, per correre in ufficio dove rimane per almeno 13 ore. Non esce infatti quasi mai prima delle 23, dove ha inizio una corsa frenetica per trovare l’ultimo treno in grado di riportarlo a casa. Bilancio settimanale? Ben 73 ore di lavoro a fronte di appena 35 di sonno. «Non merito compassione, quando ho firmato il contratto sapevo a cosa andavo incontro», ha precisato il ragazzo. «Ho solo voluto informare la gente sulla situazione».

L’overwork in Giappone è stato confermato dall’Economist, con un focus sulle ferie quasi del tutto assenti. Per i neo assunti si parla di 10 giorni all’anno, ma solo il 5 per cento le richiede. Ritmi infernali che spingono alcuni dipendenti a sbronzarsi talmente tanto la sera da non riuscire nemmeno a tornare a casa. Un fenomeno così ricorrente da aver spinto i negozi di abbigliamento ad abbassare i prezzi per camicie e cravatte al mattino. In tanti però non reggono la pressione e spesso finiscono per suicidarsi. Come Matsuri Takahashi, 24enne dipendente dell’azienda pubblicitaria Detsu, che si gettò dalla finestra la notte di Natale del 2015. Oppure Kiyotaka Serizawa, impiegato edile che nello stesso anno si tolse la vita dopo aver lavorato per mesi circa 90 ore a settimana.

Nel 2024 è in arrivo una riforma per ridurre il lavoro dei medici

Il governo ha già attivato alcune misure per favorire i dipendenti. Secondo un sondaggio del ministero della Salute del 2022, l’8,6 per cento delle aziende private ha adottato la settimana lavorativa da quattro giorni. Una mossa che ha subito incontrato il favore dei lavoratori tanto che, come ha ricordato Nikkei ad aprile, si pensa di espanderla anche al settore pubblico. Nel 2024 invece arriverà una riforma per il settore sanitario, vessato da ritmi insostenibili soprattutto nei reparti di chirurgia, ostetricia e ginecologia. NHK ha spiegato che dall’aprile prossimo, il lavoro straordinario dei medici sarà fissato a 960 ore annuali. Già attivi invece gli sportelli online per chi soffre di ansia e preoccupazioni per la propria salute. Disponibili sul sito ufficiale del ministero, presentano anche indicazioni per raggiungere il centro medico più vicino.

Giappone alle prese con il karoshi, la morte per superlavoro. L'ultimo caso con un medico 26enne suicida. Le misure adottate dal governo.
Un uomo dorme in stazione dopo una lunga giornata di lavoro (Getty Images).

Ex capo Cia: «È probabile che Mosca cerchi il controllo del gruppo Wagner»

«È probabile che Mosca cerchi di assumere il controllo del gruppo Wagner» dopo la morte del suo fondatore, Yevgeny Prigozhin, in un incidente aereo ieri in Russia: lo ha detto alla Cnn l’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti ed ex direttore della Cia, Leon Panetta.

LEGGI ANCHE: La fine di Prigozhin, il metodo Putin e il futuro della Wagner

Membri Wagner «dovrebbero preoccuparsi della loro vita»

«Penso che saranno molto preoccupati di permettere a questi ragazzi di continuare a operare da soli», ha affermato Panetta riferendosi ai mercenari del gruppo Wagner. «Non mi sorprenderebbe quindi se affermassero il controllo sul gruppo Wagner in Africa, in Asia e ovunque si trovino», aggiungendo: «A questo proposito, credo che anche i membri del gruppo Wagner debbano preoccuparsi della loro vita».

 

 

Sradica parchimetro e lo carica in auto: il video

Ha sradicato dal marciapiede un parchimetro in pieno giorno, nel centro di Cerignola, in provincia di Foggia, e lo ha caricato nel portabagagli della propria auto allontanandosi come se nulla fosse. L’uomo, un 32enne, è stato poi arrestato dalla polizia che lo ha rintracciato grazie al video del furto realizzato da un cittadino.

Le immagini sui social arrivate agli agenti

Le immagini, infatti, hanno fatto subito il giro del web accompagnate dal titolo Poco fa a Cerignola, e sono arrivate anche agli agenti del locale commissariato. Il parchimetro, in cui c’erano 127 euro, era stato poi abbandonato poco distante dal veicolo.

La fine di Prigozhin, il metodo Putin e il futuro della Wagner

La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma Vladimir Putin ha deciso di non seguire il detto popolare eliminando il suo ex cuoco a soli due mesi dal “quasi golpe” del 23 giugno. Il jet privato di proprietà di Yevgeny Prigozhin si è schiantato infatti nella regione di Tver, in Russia, probabilmente dopo essere stato abbattuto dalla contraerea russa mentre viaggiava da Mosca a San Pietroburgo. Tutte le 10 persone a bordo del velivolo hanno perso la vita. Che tra essi ci fosse anche il capo della Wagner è dato per certo da tutti i media russi. Esiste una flebile possibilità che non sia così, dato che i cadaveri sono carbonizzati e servirà il test del dna per riconoscerli. Ma un colpo di scena del genere sembra davvero fantascienza. Sarebbe troppo, persino per Prigozhin.

La fine di Yevgeny Prigozhin, il metodo Vladimir Putin e il futuro del Gruppo Wagner. Cosa succede ora in Russia.
Il luogo dell’impatto (Getty Images).

Il chiosco di hot dog da cui era nato un impero: la storia di Prigozhin

L’ultima apparizione di Prigozhin prima della morte risala a qualche giorno fa: il leader della Wagner è apparso in un video che lo mostrava in Africa, «al lavoro per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente». Prima di diventare il capo della (ormai) famosa brigata di mercenari, Prigozhin era stato un imprenditore di successo, capace di costruire un impero nella ristorazione partendo da un chiosco di hot dog. Lo aveva aperto nel 1990 a San Pietroburgo, dopo aver scontato nove anni di galera per rapina, frode e coinvolgimento di adolescenti nella prostituzione. Da quel chiosco, dove pare preparasse una salsa deliziosa con cui farcire i panini, la sua fortuna si moltiplicò rapidamente in una serie di ristoranti aperti nella città, tra cui uno di lusso su un battello sulla Neva.

I ricchi contratti per fornire catering agli enti pubblici

Tra i clienti fissi l’allora sindaco Anatoly Sobchak e il suo vice Putin, anche lui di San Pietroburgo. Colpito dalla cucina e dai modi di Prigozhin, una volta diventato presidente Putin avrebbe portato i suoi illustri ospiti, da Jacques Chirac a George W. Bush fino a Yoshiro Mori, proprio a mangiare lì. Grazie ai suoi contatti ad alto livello e alla società fondata negli Anni 90, la Concord, Prigozhin era poi riuscito a ottenere lucrosi contratti per fornire il catering a numerosi enti pubblici. Nel 2012, per esempio, aveva acquisito il contratto per i pasti per le mense di Mosca per 10,5 miliardi di rubli (220 milioni di euro) e nel 2015 aveva siglato un accordo con la Difesa da 9 miliardi di rubli. Nel frattempo, in piena guerra del Donbass, era nata la sua creatura più ambiziosa e controversa: il gruppo Wagner, compagnia di mercenari messi a disposizione del Cremlino e delle sue “avventure” nel mondo, Ucraina compresa.

L’ammutinamento, la marcia su Mosca, la mediazione di Lukashenko

Ma negli ultimi tempi, a causa delle sue invettive contro i vertici della Difesa, Prigozhin era diventato difficile da gestire. Il punto di non ritorno la notte tra il 23 e il 24 giugno, quando si è verificato l’ammutinamento dei suoi miliziani, fermati a 200 chilometri da Mosca dall’accordo raggiunto tra Prigozhin e Putin, mediato da Aleksander Lukashenko. Dopo il fallito golpe, il capo della Wagner si era trasferito (di fatto esiliato) con le sue truppe in Bielorussia. Ma in molti si chiedevano come il Cremlino potesse tollerare un simile affronto senza prendere in considerazione una vendetta contro il capo della Wagner, considerato il più classico dei dead man walking.

La fine di Yevgeny Prigozhin, il metodo Vladimir Putin e il futuro del Gruppo Wagner. Cosa succede ora in Russia.
Vladimir Putin (Getty Images).

Chi si oppone a Putin muore: 39 strani decessi dall’inizio della guerra

Prigozhin non è il primo e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultimo avversario a cadere sotto la scure di Putin: da quando è diventato presidente è questa la sorte che attende chi gli si oppone. Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono state 39 le morti misteriose di personaggi che avevano a che fare con lo zar. L’ultimo caso riguarda(va) Sergej Grishin, deceduto per una setticemia. Non un personaggio famosissimo, ma pur sempre un ex banchiere che aveva criticato vivacemente l’operato di Putin. Al pari di altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme a tutta la famiglia: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev, Sergei Protosenya. E che dire di Ravil Maganov e Pavel Antonov, entrambi morti suicidi dopo essersi gettati dalla finestra?

I casi più famigerati nel 2006: le uccisioni di Litvinenko e Politkovskaya

Ma la scia di morte è iniziata molto prima. Celebre il caso di Alexander Litvinenko, ex ufficiale del Kgb avvelenato nel 2006 con il polonio. Risale allo stesso anno l’assassinio della reporter di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya, uccisa di fronte alla sua casa di Mosca proprio nel giorno del compleanno del leader russo. Sempre con colpi di arma da fuoco furono ammazzati diversi esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come l’attivista Natalia Estemirova e l’avvocato Stanislav Markelov, freddati nel 2009 al pari della giornalista Anastasia Baburova. Una morte violenta toccò anche a Boris Nemtsov, ex vice primo ministro, freddato nel 2015 con un colpo di pistola mentre camminava su un ponte di Mosca proprio nei pressi del Cremlino. Tra i pochi a essersi salvati c’è Alexei Navalny, sopravvissuto a un doppio avvelenamento ma rinchiuso in carcere da due anni e da poco condannato a 19 per estremismo.

La fine di Yevgeny Prigozhin, il metodo Vladimir Putin e il futuro del Gruppo Wagner. Cosa succede ora in Russia.
Fiori con il simbolo della Wagner all’esterno della sede di San Pietroburgo (Getty Images).

Gruppo Wagner allo sbando: è arrivata la fine della milizia mercenaria?

«Se la notizia della morte di Prigozhin sarà confermata, organizzeremo una seconda Marcia della Giustizia su Mosca! Vi conviene che sia vivo», ha scritto un militare della Wagner su Telegram, dopo aver saputo dell’abbattimento. Quanto è concreta la minaccia di una marcia-bis? Poco: la brigata dal golpe di fine giugno è stata depotenziata e tutti gli agganci all’interno dell’esercito di Mosca sono stati individuati e puniti (almeno secondo il Cremlino). Che ci sia Putin dietro alla morte di Prigozhin è dato per certo dai wagneriti, che si rammaricano per non essere andati fino in fondo quando avrebbero potuto. Secondo alcune voci, Prigozhin stava volando a Mosca per bloccare il piano di Andrey Averyanov, vice capo del Gru, intenzionato a sostituire la Wagner con una nuova brigata di 20mila soldati destinata all’Africa, che è un po’ il giardino di casa della milizia fondata nel 2014 dallo “chef” di Putin. Esiliati in Bielorussia o altrimenti già inquadrati nell’esercito, gli uomini della Wagner erano stati già depotenziata. La decapitazione del gruppo dovrebbe adesso mettere fine alle operazioni dei suoi mercenari, che allo sbando non avrebbero altra scelta che entrare a far parte di altre fazioni più leali al Cremlino.

Garante privacy: «Non condividere il video della violenza di Palermo»

Il Garante privacy ha messo in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, della diffusione e condivisione dei dati personali della vittima dello stupro di Palermo e dell’eventuale video realizzato. A seguito di numerose notizie stampa su una “caccia alle immagini” scatenatasi nelle chat, l’Autorità – con due provvedimenti d’urgenza – ha rivolto un avvertimento a Telegram e alla generalità degli utenti della piattaforma, affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla.

I risvolti penali e l’art.734 bis

L’autorità ha spiegato che, la possibile diffusione di dati idonei a identificarla, anche indirettamente, è in contrasto, peraltro, con le esigenze di tutela della dignità della ragazza. Il Garante ha ricordato che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, e ha evidenziato i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale).

Fukushima, rilasciate le acque contaminate: inutili le proteste

L’avvio del riversamento dell’acqua contaminata contenuta negli oltre mille serbatoi presenti sul sito della centrale di Fukushima è iniziato alle 13, ora locale, del 24 agosto, quando in Italia erano le 6 del mattino. Lo ha annunciato il gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), confermando il piano spiegato a inizio settimana. Percorso sostenuto dal governo e approvato dalla Agenzia nazionale dell’energia atomica (Aiea). Nonostante le proteste dei Paesi vicini, in primis la Cina, e delle associazioni degli ambientalisti.

Acqua rilasciata a un chilometro dalle coste, Tepco monitorerà il tasso di inquinamento

La Tepco ha diluito il liquido con acqua di mare rispettando i limiti consentiti dalle norme di sicurezza giapponesi, prima di iniziare lo scarico tramite un tunnel sottomarino situato a un chilometro dal sito. Secondo gli accordi presi dal governo nipponico, la società dovrebbe occuparsi di monitorare le sostanze radioattive nelle acque vicine alla centrale nella stessa giornata del 24 agosto, e di diffondere i dati venerdì 25 agosto. A luglio l’Aiea ha stabilito che il piano di scarico è in linea con gli standard globali di sicurezza e avrebbe un impatto «trascurabile» sulle persone e sull’ambiente. Un giudizio che tuttavia non convince la Cina che ha bloccato l’import di prodotti alimentari da 10 prefetture in Giappone e ha introdotto test di radiazioni su larga scala per i prodotti ittici nipponici. A luglio i due governi erano arrivati ai ferri corti, l’ambasciatore cinese a Tokyo aveva commentato la decisione di sversare l’acqua in mare così: «L’oceano non è la fogna privata del Giappone».

Fukushima, rilasciate le acque contaminate: inutili le proteste dei paesi vicini
Le protesta contro il rilascio di acqua radioattiva nei mari (Ansa).

Seul: «Rispettiamo Aiea, ma rispettiamo le preoccupazioni dei cittadini»

Il governo sudcoreano ha dichiarato di rispettare l’esito della revisione dell’Aiea basata sulle analisi del piano giapponese, ma dovrà considerare le preoccupazioni persistenti tra la popolazione. L’Agenzia per la pesca del Giappone ha riferito che monitorerà i livelli di concentrazione di sostanze radioattive nei pesci catturati entro un raggio di 10 chilometri dalla centrale, e la pubblicazione dei primi risultati è attesa sul sito web dell’agenzia non prima di sabato 26 agosto.

La Cina: «Egoista e irresponsabile il rilascio delle acque»

La Cina è tornata a criticare con durezza il Giappone dopo l’avvio delle operazioni di rilascio nell’oceano delle acque trattate della disastrata centrale nucleare di Fukushima, definendo la mossa «estremamente egoista e irresponsabile». Lo si legge in una nota del ministero degli Esteri. Nonostante le critiche e l’opposizione della comunità internazionale, «il governo nipponico ha avviato unilateralmente lo scarico di acqua contaminata: la Cina vi si oppone e lo condanna con forza», si legge nella nota, secondo cui Pechino ha «intrapreso iniziative serie contro il Giappone chiedendo di porre fine agli abusi». L’operazione è «una questione importante per la sicurezza» e il suo impatto va oltre i confini del Sol Levante, di cui «non è affatto una questione privata». Da quando è iniziato l’uso dell’energia nucleare per scopi pacifici, «non ci sono stati né precedenti né standard universalmente riconosciuti per lo scarico di acqua contaminata» in mare.

Parigi, Véran: «Ragionevoli dubbi su incidente aereo Prigozhin»

Esistono «ragionevoli dubbi» sulle «condizioni» dell’incidente aereo in cui è morto il leader del gruppo paramilitare Wagner, Yevgeny Prigozhin: lo ha detto il portavoce del governo francese, Olivier Véran, in un’intervista a France 2.

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Il portavoce: «Una verità che può essere stabilita»

«In linea di principio, è una verità che può essere stabilita» ha aggiunto. Ieri il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva commentato che poche cose accadono in Russia senza che Putin vi abbia a che fare.

Terremoto di Amatrice, Meloni: «Cambio di passo sulla ricostruzione»

«Sono trascorsi sette anni dal terribile terremoto che alle 3.36 del 24 agosto 2016 ha colpito il Centro Italia. In quella terribile notte, una forte scossa ha dato il via ad una sequenza distruttiva che si è protratta fino ai primi giorni del 2017 e che ha coinvolto un territorio molto vasto della nostra Nazione. Quattro le Regioni colpite, più di trecento vite spezzate, centinaia di feriti, decine di migliaia di sfollati, borghi e città interamente distrutti o gravemente danneggiati. Meravigliosi ‘luoghi dell’anima’ – da Amatrice a Norcia, da Accumoli ad Arquata, da Visso a Castelsantangelo sul Nera, da Ussita a Pescara del Tronto, e tanti altri – che sono nel cuore di tutti noi. Una vera e propria catastrofe che rimarrà per sempre nella nostra memoria collettiva. In questo anniversario rinnoviamo il nostro cordoglio per le vittime e la vicinanza alle loro famiglie e ai loro cari». A dichiararlo è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

«Nuovo impulso alla ricostruzione»

«In questi mesi» – ha aggiunto – «dopo gli anni della pandemia e lo shock dei prezzi dovuto all’inflazione, si è dato un nuovo impulso alla ricostruzione privata e sono state poste le basi per velocizzare quella pubblica, snellendo le procedure e sostenendo concretamente i soggetti attuatori nelle attività di progettazione e sviluppo delle opere pubbliche». Meloni ha sottolineato che «a questo lavoro si accompagna l’impegno prioritario per l’infrastrutturazione stradale delle aree dell’Appennino centrale, per troppi anni dimenticate e trascurate, con investimenti che raggiungono il miliardo di euro, e per porre le condizioni per nuove attività economiche e sociali. Da questo punto di vista» – ha proseguito – «l’avanzamento puntuale e il riscontro al programma NextAppennino, finanziato dal Piano nazionale complementare del Pnrr per le aree sisma 2009 e 2016, sta dimostrando che è possibile mettere a terra le risorse pubbliche per stimolare investimenti privati e gettare le basi di un nuovo sviluppo».

Il governo sceglie Lucio Caracciolo come consulente del Piano del mare

Cosa c’entra Lucio Caracciolo con il mare? Chissà. Il governo Meloni, comunque, ha scelto il giornalista fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes come consulente per «attività di studio, analisi, ricerca e contributo alla stesura del Piano del mare con riferimento, in generale, alla politica marittima integrata e, nello specifico, alla medesima materia in rapporto agli altri settori di riferimento del Piano». Caracciolo dovrà anche fornire alla Struttura di missione per le politiche del mare «specifica consulenza sugli stessi temi».

Il governo sceglie Lucio Caracciolo come consulente del Piano del mare
Il giornalista esperto di geopolitica Lucio Caracciolo (Imagoeconomica).

Caracciolo spesso ospite in tivù per parlare di guerra in Ucraina

L’incarico – risulta dal sito del governo – è stato conferito il 6 aprile 2023, ma solo nelle ultime ore ne è stata data informazione online. Nel curriculum pubblicato – scritto evidentemente ad hoc per l’incarico, visto che è datato 4 aprile e piuttosto striminzito, una decina di righe testuali non in formato europeo – si ripercorre la carriera del giornalista. Al settimanale Nuova Generazione dal 1973 al 1975, a la Repubblica dal 1976 al 1983. Poi caporedattore di MicroMega dal 1986 al 1995. Dal 2009 al 2020 ha insegnato Studi strategici all’Università Luiss di Roma e dal 2017 al 2020 Geopolitica all’Università San Raffaele
di Milano. Numerose anche le attività di saggista. È noto anche al pubblico televisivo viste le frequenti ospitate in programmi tivù quando si parla di crisi geopolitiche o di guerre, come nel caso del conflitto Russia-Ucraina. Di competenze specifiche sul mare, però, non c’è traccia.

Il governo sceglie Lucio Caracciolo come consulente del Piano del mare
Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare nel governo Meloni (Imagoeconomica).

Fino a fine anno affiancherà (gratis) il ministro Nello Musumeci

Caracciolo sarà consulente del ministero guidato da Nello Musumeci fino a fine 2023 non percependo alcun compenso. Nel frattempo, inoltre, il Piano sul mare lo ha anche approvato. Il 7 agosto, infatti, il Cipom, il Comitato interministeriale per le politiche del mare, ha dato il via libera allo strumento di programmazione «per avviare una politica marittima unitaria e strategica». Il ministro Musumeci aveva detto: «Il primo importante passo è stato fatto. L’Italia secondo gli obiettivi del governo intende guardare al mare oltre l’orizzonte con occhi nuovi, sempre più attenti alla sua salvaguardia e valorizzazione». Anche con il supporto di Caracciolo.

A sette anni ferma l’auto e salva il padre dall’infarto

Colpito da un infarto mentre si trovava alla guida dell’auto, è stato salvato dal figlio, un bambino di appena 7 anni, che ha avuto la prontezza di riflessi di fermare la vettura. Il fatto, raccontato dal Corriere dell’Alto Adige, è avvenuto a Bolzano il giorno di Ferragosto.

Il bambino ha tirato il freno a mano

L’uomo, 58 anni, ha fatto appena in tempo di dire al figlio di sentirsi male prima di accasciarsi sul volante. Il bambino, senza esitare, ha sollevato il piede del padre che premeva sull’acceleratore e ha tirato il freno a mano. Poi, con lo smartphone dell’uomo, ha chiesto aiuto al 112 che ha inviato sul posto un’ambulanza che ha portato all’ospedale il padre del bambino che ora, dopo qualche giorno, si è ripreso e sta bene.

Sean Penn, online il trailer del documentario sulla guerra in Ucraina

È online il primo trailer di Superpower, il documentario di Sean Penn che racconta la guerra in Ucraina, dal 15 settembre su Paramount+. L’attore e regista hollywoodiano ripercorre, grazie ai suoi viaggi nel Paese, le varie fasi dell’invasione russa, partendo dall’inizio del conflitto con gli attacchi del 24 febbraio 2022. Direttamente dalla prima linea del fronte bellico, Penn ha potuto filmare infatti il momento in cui i missili e le bombe di Mosca colpirono Kyiv. Punto focale del documentario è però il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, descritto come «uno dei leader più carismatici e significativi dell’era moderna, che ha abbracciato il destino del suo Paese». Con interviste realizzate direttamente nel suo bunker, Superpower ne racconterà la dura risposta all’invasione russa e la capacità di tenere alto l’onore della patria.

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Superpower, cosa sappiamo sul documentario di Sean Penn sulla guerra in Ucraina

«Il vero superpotere dell’Ucraina risiede proprio nella forza e nel cuore del suo leader», si legge nella sinossi ufficiale del documentario. «Ex attore comico, è diventato presidente per guidare il suo Paese contro un colosso mondiale». Nei suoi sette viaggi in Ucraina dal 2021, Sean Penn ha potuto parlare in diverse occasioni con Zelensky, filmando alcuni snodi cruciali della guerra. «La narrazione coinvolgente consentirà al pubblico di vedere cosa accadde la notte dell’invasione», ha spiegato all’Hollywood Reporter Susan Zirinsky, presidente della società di produzione See It Now Studios. «Da quel momento il mondo è cambiato». Nel documentario, Sean Penn non risparmia nemmeno qualche critica alla sua nazione. «Quando entri in un Paese con una tale unità, ti rendi conto di ciò che noi (gli Stati Uniti, ndr.) abbiamo perso», ha sottolineato l’attore.

Superpower uscirà il 15 settembre su Paramount+. Sean Penn intervista il presidente ucraino Zelensky e i militari impegnati al fronte.
Il presidente ucraino Zelensky la prima notte dell’invasione (Superpower, screenshot YouTube).

Nel corso del documentario Superpower, Sean Penn ha avuto modo di parlare anche con diversi veterani dell’esercito ucraino che combatterono la Russia nel 2014, data di annessione della Crimea. Spazio anche per i racconti di importanti personaggi politici e di alcuni musicisti di Kyiv che si preparano a resistere agli attacchi di Mosca. Non mancheranno le testimonianze di famiglie distrutte dal conflitto, che ha portato via loro la casa e ogni bene. Sean Penn ha intervistato i soldati che combattono ogni giorno al fronte, tra cui donne divenute cecchini e bambini che si addestrano quotidianamente per la guerra. Durante Superpower si potranno ascoltare analisi e spiegazioni di funzionari non solo ucraini, ma anche statunitensi e polacchi.

Superpower uscirà il 15 settembre su Paramount+. Sean Penn intervista il presidente ucraino Zelensky e i militari impegnati al fronte.
Sean Penn al Festival di Berlino per presentare il documentario (Getty Images).

Usa, California: sparatoria in un bar

Almeno quattro persone, tra cui un uomo armato, sono state uccise in una sparatoria avvenuta in un bar per motociclisti in California. Lo riferisce Sky News, citando il dipartimento dello sceriffo della contea di Orange.

Da chiarire la morte dell’uomo armato

Sempre secondo l’emittente, almeno altre sei persone sono state ricoverate in ospedale dopo che l’aggressore ha aperto il fuoco all’interno del bar Cook’s Corner a Trabuco Canyon. L’ufficio dello sceriffo non ha chiarito come l’uomo armato sia stato ucciso. Secondo media locali, si sarebbe trattato di un agente delle forze dell’ordine in pensione.

Comune dell’Appennino toscano vende all’asta l’ex cimitero

Manca ancora l’ufficialità perché l’unica busta arrivata sarà aperta giovedì 24 agosto, ma l’ex cimitero di Salecchio, frazione di Palazzuolo sul Senio (Firenze), ha già nuovo proprietario. Si tratta di Massimo Cirri, conduttore radiofonico della trasmissione Caterpillar e drammaturgo, che nei giorni scorsi aveva annunciato di aver partecipato all’asta pubblica con un articolo su Il Post, offrendo 3.050 euro, la base era a quota 3mila, per rilevare l’intero spazio, abbandonato da anni, e riqualificarlo. Sua l’unica offerta arrivata al Comune alto-mugellano, il termine ultimo era lunedì scorso, come fa sapere il sindaco Gian Piero Moschetti.

Moschetti: «Un successo che non ci aspettavamo»

«Siamo molto contenti perché in questo modo restituiamo quelli che consideriamo spazi pubblici a tutti gli effetti, a una funzione pubblica. La busta verrà aperta domani, Massimo Cirri ha scritto pubblicamente l’importo e immaginiamo che sarà quello». La vendita del cimitero di Salecchio potrebbe non restare isolata: «Abbiamo avuto richieste per l’ex cimitero di Lozzole da parte di una comunità vicina alla chiesa e ci hanno chiesto di valutare anche quello di Bibiana. È un successo che non ci aspettavamo, anche se lo speravamo», ha aggiunto Moschetti. «I resti delle salme sono stati portati via da tempo, la legislazione non permette più di avere camposanti in zone così isolate e non controllati. Quindi, una volta tolta la qualifica di cimitero, la vendita è un modo per salvarli dall’abbandono. E siamo contenti che qualcuno possa dargli una nuova vita».

 

 

È morto Evaristo Fusar, il fotografo dei grandi del cinema

È morto nella notte tra domenica  20 e lunedì 21 agosto, all’età di 89 anni, Evaristo Fusar, tra i protagonisti del fotogiornalismo italiano. Nato a Milano nel 1934, viveva in Lomellina, a Ottobiano. Conseguito il diploma magistrale, Fusar si appassionò di fotografia e iniziò l’attività di fotoreporter nel 1953 all’agenzia Interpix realizzando reportage come freelance da tutta Europa e risiedendo anche a Parigi, Londra e Madrid.

Fusar: fotografo per i più importanti giornali

Alla fine degli anni Cinquanta fu assunto da L’Europeo, dove rimase fino al 1967 come inviato, documentando grandi avvenimenti, in particolare del mondo dello spettacolo e della musica. Fu sul set di Luchino Visconti nel Gattopardo, di Antonioni nel Deserto Rosso e con Fellini, Germi e Monicelli.  Nel 1967 il passaggio alla Domenica del Corriere, l’illustrato del Corriere delle Sera, per cui fotografò i luoghi e avvenimenti da tutto il mondo. Pubblicò immagini di grandi personaggi americani come John Ford, Rita Hayworth, Groucho Marx e Clint Eastwood, superando le cento copertine. Nel 1986 il cambio alla redazione di Capital per tre anni, tornando poi libero professionista.

Nel 1974 venne nominato cavaliere della Repubblica

Nominato cavaliere della Repubblica nel 1974, nel 1978 gli è stata conferita anche la grande Medaglia d’oro di Benemerenza della Città di Milano. Nell’aprile 1964 Fusar aveva esposto alla galleria Gianferrari mentre nel 1978 è stato il primo fotografo italiano al quale la Permanente ha dedicato una personale. Dal 1986 è stato presente in gallerie italiane con una mostra itinerante sulla Francia degli anni Sessanta e nel 1988 espose alla galleria d’Arte Cafiso di Milano i suoi Fusarbolli. Nel dicembre 1994 fu alla galleria Il Diaframma Kodak Cultura con la personale dedicata ai cent’anni del cinema e nel 2006 alla mostra I maestri della Fotografia al Guggenheim di Venezia.

Usa 2024, primo duello tv. DeSantis delude, solo in due attaccano Trump

L’unica cosa su cui sono stati d’accordo è il fallimento di Joe Biden. Per il resto gli otto candidati presidenziali americani qualificatisi per il primo dibattito tv su Fox News si sono attaccati su tutto, dall’Ucraina all’aborto e al clima, ma soprattutto sul convitato di pietra Donald Trump, il cui tentativo di boicottare il confronto è naufragato in una intervista scontata con l’amico Tucker Carlson su X. Dal duello di Milwaukee non esce tuttavia un vero vincitore.

Desanti promette di «rimandare Biden nel suo basement»

Il governatore della Florida Ron Desantis, principale rivale del tycoon, sembra aver perso l’occasione per emergere dal gruppo e risalire nei sondaggi: troppo studiato, poco empatico, riporta l’Ansa. Ha insistito sul declino del Paese e promesso di «rimandare Joe Biden nel suo basement», ma la sua proposta non è andata al di là del controverso «modello Florida». Pur nel suo stile austero, Mike Pence ha invece messo a segno qualche punto ed è quello che ha parlato di più. Come quando ha incassato il sostegno dei rivali per aver difeso la costituzione opponendosi alla richiesta di Trump di non certificare la vittori di Biden. O quando ha messo a posto il giovane e rampante imprenditore biotech di origini indiane Vivek Ramaswamy, un novello Trump anti establishment che sta scalando i sondaggi, attaccando tutti e venendo ricambiato con la stessa moneta: «non è tempo di esordienti e di apprendistato», lo ha liquidato Pence.

«Questo tizio sembra ChatGtp»

«Non ne posso più di questo tizio che sembra ChatGtp», ha rincarato la dose l’ex governatore Chris Christie, che ha sfoderato tutta la sua retorica tagliente e proponendosi come l’unico che ha battuto (nel suo stato) un democratico in carica. Promossa anche l’esperta ex governatrice del South Carolina Nikki Haley, secondo l’agenzia, l’unica a chiedere di non «demonizzare» l’aborto e a sottolineare il plus femminile: «se vuoi che di una cosa si parli chiedi ad un uomo, sei vuoi che una cosa sia fatta chiedi ad una donna», ha detto citando Margaret Thatcher. Tim Scott, unico senatore afroamericano repubblicano, non ha fatto scivolate e ha rilanciato il suo messaggio e la sua storia che incarna l’America dream. Non pervenuto l’oscuro governatore del North Dakota Doug Burgum, mentre l’ex governatore moderato dell’Arkansas Asa Hutchinson si è distinto per i suoi attacchi aperti a Trump, insieme a Christie: i due, entrambi ex procuratori, sono stati gli unici a dire che non lo sosterranno se diventerà.

Recuperati tutti e 10 i corpi delle persone che viaggiavano sul jet di Prigozhin

I 10 corpi delle persone che viaggiavano sul jet privato – un Embraer Legacy 600 – del gruppo Wagner precipitato nella regione russa di Tver sono stati tutti recuperati. I resti rinvenuti sono carbonizzati e per le conferme definitive occorrerà attendere il test del Dna per l’identificazione. «Il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia e vero patriota, Yevgeny Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’Inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!», si legge su Grey Zone. Con lui ha perso la vita il comandante militare della Wagner, Dmitry Utkin, ha confermato Rosaviatsia, l’Agenzia federale russa per il trasporto aereo.

L’impatto con i proiettili della contraerea

L’aereo su cui si trovava Prigozhin, scomparso dai radar alle 18.20 ora locale (le 17.20 in Italia) di mercoledì 23 agosto, è precipitato vicino al villaggio di Kuzhenkino. Grey Zone ha diffuso un video in cui si vede il jet precipitare verticalmente mentre dalla carlinga si sprigiona un denso fumo. Nel cielo blu si nota un altro sbuffo di fumo bianco, che secondo la stessa fonte sarebbe stato prodotto dall’impatto di uno o più proiettili della contraerea contro il velivolo.

Podolyak: «Putin non perdona nessuno»

«E’ ovvio che Putin non perdona nessuno», ha scritto su X il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Per poi aggiungere che «l’eliminazione dimostrativa di Prigozhin e del comando Wagner due mesi dopo il tentativo di golpe è un segnale di Putin alle élite russe in vista delle elezioni del 2024. Attenzione! La slealtà equivale alla morte».

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