Daily Archives: 6 Agosto 2023

Il diritto di contare stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 6 agosto 2023 andrà in onda alle ore 21.10 sul canale Rai Movie il film Il diritto di contare. Il regista è Theodore Melfi che ha scritto anche la sceneggiatura in collaborazione con Allison Schroeder. Nel cast del film ci sono Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monaè e Kevin Costner.

Il diritto di contare è il film che questa sera andrà in onda su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Le tre protagoniste del film (Twitter).

Il diritto di contare, trama e cast del film stasera 6 agosto 2023 su Rai Movie

La trama racconta la storia di come la NASA cercò di lanciare nello spazio i suoi astronauti in piena Guerra Fredda. È il 1961 e gli Stati Uniti cercano in ogni modo di tenere il passo della Russia per quanto riguarda la corsa allo spazio. Nonostante i numerosi studi al riguardo, i ricercatori non riescono a trovare la soluzione per poter superare gli avversari in questo campo. In tale clima si inserisce la storia della matematica afroamericana Katherine Johnson (Taraji P. Henson) e delle sue colleghe Doroty Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monae). Le tre lavorano come calcolatrici alla NASA e oltre a lavorare per riuscire a trovare una soluzione devono anche affrontare le critiche derivanti dagli altri per il loro colore della pelle e per il fatto di essere donne.

Tuttavia, Katherine viene notata per il suo straordinario talento e viene trasferita alla task force che si occuperà della missione dell’astronauta John Glenn (Glen Powell), lavorando sotto gli ordini di Al Harrison (Kevin Costner). Katherine riuscirà a farsi valere nonostante l’opposizione per motivi razziali da parte di Viviana Mitchell (Kirsten Dunst), suo supervisore. Supportata dalle amiche, Katherine riuscirà a imporsi sul luogo di lavoro e potrà trovare anche l’amore con l’ufficiale Jim Johnson (Mahershala Ali).

Il diritto di contare, 5 curiosità sul film stasera 6 agosto 2023 su Rai Movie

Il diritto di contare, il film tratto da un libro

La storia raccontata nel film si basa su fatti reali e sulla vita di Katherine Johnson. Inoltre, il soggetto è tratto da un libro, omonimo, dell’autrice Margot Lee Shetterley.

Il diritto di contare, un set storico per la pellicola

Alcune scene del film sono state girate in un edificio storico della città di Atlanta. Infatti, la casa nella quale si riuniscono le tre amiche della pellicola è la residenza nella quale si incontrarono David Abernathy e Martin Luther King.

Il diritto di contare, il commento della vera protagonista dell’opera

Prima di prendere parte alle riprese, l’attrice Taraji P. Henson si confrontò con la vera Katherine Johnson, all’epoca 98enne. La donna diede alcuni consigli all’attrice e dopo aver visto il lungometraggio al cinema si dichiarò soddisfatta del lavoro della Henson. Dal canto suo, l’attrice disse che la Johnson a 98 anni era ancora molto lucida e rimase stupita dalla sua intelligenza.

Il diritto di contare è il film che questa sera andrà in onda su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
La vera Katherine Johnson (Twitter).

Il diritto di contare, due personaggi creati in modo particolare

I personaggi interpretati da Jim Parsons e Kirsten Dunst, ovvero gli antagonisti del film che contrastano le tre colleghe afroamericane per motivi razziali, non sono basati su persone reali. Tuttavia, secondo il regista sono stati creati per l’opera per far capire al pubblico il clima che vigeva in quel periodo storico.

Il diritto di contare, i calcoli mostrati sono reali

I calcoli che vengono mostrati sulle lavagne del film sono reali e corretti. La produzione ha assunto un professore di matematica dall’HBC Morehouse College per correggere i calcoli e rendere ogni scena realistica.

Una festa esagerata stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 6 agosto 2023 andrà in onda su Rete 4 alle ore 21.25 il film intitolato Una festa esagerata. Il regista è Vincenzo Salemme che si è occupato di scrivere anche la sceneggiatura in collaborazione con Enrico Vanzina. Salemme figura nel cast come protagonista principale, accompagnato da Massimiliano Gallo, Tosca D’Aquino, Nando Paone e Francesco Paolantoni.

Una festa esagerata, stasera 6 agosto 2023 ecco trama, cast e curiosità del film stasera sul canale Mediaset Rete 4.
Una scena del film (Twitter).

Una festa esagerata, trama e cast del film stasera 6 agosto 2023 su Rete 4

La trama segue le vicende della famiglia Parascandolo, una famiglia che è in attesa di fare festa per i 18 anni della piccola Mirea (Mirea Stellato). I preparativi devono essere perfetti e quest’aria di festa coinvolge il capofamiglia Gennaro (Vincenzo Salemme), un uomo umile che lavora come ingegnere e la famelica moglie Teresa (Tosca D’Aquino), donna ambiziosa animata dalla voglia di compiere un’ascesa sociale. Proprio quest’ultima, individuando nella celebrazione una possibilità di emergere, decide di fare le cose in grande, non badando a spese: addirittura arriva ad assumere un cameriere indiano per preparare le pietanze per gli ospiti.

Gennaro ritiene questi preparativi esagerati ma nonostante i suoi dubbi continua ad assecondare la moglie contando anche sull’aiuto di Lello (Massimiliano Gallo) l’invadente aiutante portiere. Il gran giorno finalmente arriva ma proprio prima di dare il via alla celebrazione, la famiglia Parascandolo viene a sapere della morte del loro anziano vicino, il signor Scamardella (Nando Paone). A quel punto, la famiglia dovrà cercare di gestire la situazione perché rinviare la festa sembra ormai impossibile ma non si può festeggiare subito dopo un doloroso lutto. Tra stratagemmi e peripezie, Gennaro e Teresa si troveranno ad affrontare situazioni tragicomiche e comprenderanno una lezione di vita che difficilmente dimenticheranno.

Una festa esagerata, 4 curiosità sul film stasera 5 agosto 2023 su Rete 4

Una festa esagerata, gli incassi della pellicola al cinema 

Il film ha incassato al cinema 2 milioni di euro in tre settimane di programmazione. Nel corso del primo fine settimane ha ottenuto un totale di 848 mila euro.

Una festa esagerata, il soggetto tratto da un’altra opera di Salemme

In realtà il soggetto di questo film non è originale: la pellicola è la trasposizione cinematografica di una piece teatrale omonima di Vincenzo Salemme.

Una festa esagerata, stasera 6 agosto 2023 ecco trama, cast e curiosità del film stasera sul canale Mediaset Rete 4.
L’attore e regista Vincenzo Salemme (Getty Images).

Una festa esagerata, l’esperienza di Tosca D’Aquino nella vita reale

In un’intervista rilasciata a Movieplayer.it, Tosca D’Aquino ha voluto rivelare un aneddoto molto interessante. L’attrice ha infatti rivelato che partecipare alle riprese di Una festa esagerata le ha fatto ricordare una festa reale che ha organizzato in passato. La d’Aquino ha rivelato: «La festa più assurda a cui sono stata l’ho organizzata proprio io per mio marito: volevo far portare la torta dalla classica coniglietta di Playboy, con tanto di canzone ‘Happy Birthday to You’. Ma, invece di ingaggiare la coniglietta da un’agenzia di modelle, ho chiamato un’agenzia di animazione: non ci siamo capiti ed è arrivata una ragazza travestita da coniglio, molto poco sexy e molto triste. Fu una sorpresa tremenda: non ha riso nessuno, c’è stato il gelo».

Una festa esagerata, un Salemme tuttofare per questo progetto

Vincenzo Salemme ha deciso di fare tutto da solo per questo film. Tra i crediti del progetto infatti, il comico napoletano figura come regista, sceneggiatore, unico produttore e naturalmente attore protagonista.

Mondiali di ciclismo su strada, trionfo di Van der Poel

Il nuovo campione del mondo di ciclismo su strada è l’olandese Mathieu Van der Poel, protagonista di uno strappo da fuoriclasse ai 23 chilometri dal traguardo, che gli ha consentito di riprendere l’italiano Alberto Bettiol, in testa da solo in quel momento, e di staccare i rivali Wout Van Aert (poi secondo), Tadej Pogacar (terzo) e Mads Pedersen. L’olandese ha tagliato il traguardo con 1 minuto e 37 secondi sul secondo classificato nonostante una caduta in curva, dopo la quale il nipote del grande Raymond Poulidor ha incrementato di molto il suo vantaggio.

Mondiali di ciclismo su strada, trionfo di Van Der Poel. La protesta di alcuni attivisti ambientalisti ha fermato la corsa per 50 minuti.
Mathieu van der Poel a Glasgow (Getty Images).

Bettiol da solo in testa, poi la sgasata da fuoriclasse di Van Der Poel

Una gara davvero interessante quella andata in scena in Scozia, 272 chilometri con partenza da Edimburgo e poi una serie di giri nel circuito cittadino di Glasgow. Un tracciato inusuale per un evento del genere, con curve a gomito e strappi brevi ma molto pendenti, lungo il quale è andata in scena una corsa ricca di emozioni tra attacchi, fughe e diverse cadute a causa della pioggia che si è abbattuta su Glasgow. Per una porzione di gara l’Italia ha sperato in Bettiol, andato in fuga a 60 chilometri dall’arrivo e rimasto in testa da solo per 37. L’azzurro, vincitore di un Giro delle Fiandre, non è però riuscito ad andare oltre i 25 secondi di vantaggio sugli inseguitori, che hanno sempre collaborato tra loro.

Quando Van der Poel lo ha ripreso e staccato, invece, è iniziato lo show di quello che oggi è il più forte interprete delle corse di un giorno, capace di riportare il titolo iridato nei Passi Bassi dopo 38 anni. L’ultimo olandese a vincere la prova in linea dei Mondiali era stato Joop Zoetemelk nel 1985, a Giavera del Montello, in Italia.

Mondiali di ciclismo su strada, trionfo di Van Der Poel. La protesta di alcuni attivisti ambientalisti ha fermato la corsa per 50 minuti.
L’olandese Mathieu van der Poel (Getty Images).

La gara è stata fermata per 50 minuti dalla protesta di cinque attivisti 

La gara in linea di ciclismo maschile professionisti di Glasgow verrà anche ricordata per un episodio clamoroso, ovvero la protesta degli attivisti ambientalisti che, dopo essersi incollati le mani all’asfalto con del cemento, hanno fermato la corsa a 192 chilometri dall’arrivo e a un’ottantina dalla partenza. La tv e l’organizzazione non hanno diffuso le immagini della protesta, ma soltanto quelle di corridori e ammiraglie ferme in attesa di riprendere la corsa: in quel momento c’erano nove corridori in fuga, inseguiti da un altro gruppetto di tre corridori. Il plotone era invece a nove minuti. Dopo quasi 50 di pausa nell’area di Carron Valley, la corsa è ripresa con i distacchi prima dello stop. Cinque i manifestanti arrestati dalla polizia scozzese. A rivendicare l’azione di protesta è stato il movimento ambientalista This Is Rigged.

La dinastia Wagner e la crisi del Festival di Bayreuth

Sulla Verde Collina di Bayreuth soffiano venti tempestosi. E non sono quelli così genialmente descritti in musica da Richard Wagner nel Preludio dell’opera La Valchiria, prima giornata dell’Anello del Nibelungo.

Intorno al teatro che re Ludwig di Baviera fece costruire per il suo compositore prediletto, e che questi progettò come funzionale scrigno della sua rivoluzionaria drammaturgia, i sussurri polemici sono ormai folate impetuose. Il festival operistico più prestigioso e forse più antico del mondo, fondato da Wagner nel 1876 e sempre esclusivamente dedicato alle sue opere (un evento che ne ha fatto l’epicentro del fenomeno planetario chiamato wagnerismo), fra pochi mesi potrebbe conoscere un cambiamento senza precedenti, la nomina di un direttore artistico che non appartiene alla famiglia del compositore. Un caso mai accaduto in 147 anni.

Wagner e la linea dinastica della rassegna di Bayreuth

La linea dinastica della rassegna di Bayreuth è tutto sommato semplice: dopo la morte di Wagner, avvenuta a Venezia il 13 febbraio 1883, il festival proseguì fino all’inizio del Novecento sotto la supervisione della vedova, Cosima Wagner nata Liszt, e quindi, a partire dal 1908, fu diretto dall’unico figlio maschio del compositore, Siegfried, che morì 61enne nel 1930. Dopo di lui, e mentre il nazismo saliva al potere, le redini passarono alla sua vedova, Winifred, di origine inglese, figlia adottiva di un pianista tedesco, nazista entusiasta, antisemita (come del resto l’illustre suocero e la moglie di lui) e amica personale di Adolf Hitler. Già prima, ma ancor più dopo la presa di potere, il dittatore era di casa nella villa chiamata Wahnfried (più o meno, “la pace dopo le illusioni”), che il compositore si era fatto costruire a poca distanza dal Festspielhaus e nel cui giardino è sepolto. Lì Hitler s’intratteneva con i due figli maschi di Siegfried e Winifred, Wieland e Wolfgang, allora adolescenti. Il Führer aveva un atteggiamento paterno, i due ragazzi secondo le storie di famiglia lo chiamavano zio Adolf. Dopo il 1945, la catastrofe bellica e il pesante coinvolgimento della famiglia Wagner nel nazismo sembravano postulare la fine del Festival di Bayreuth, che invece risorse nel 1951, affidato a Wieland e Wolfgang Wagner. Il primo – regista wagneriano di qualità – morì prematuramente nel 1966. Il secondo ha dominato il festival per oltre mezzo secolo con gestione incontrastata e autocratica, conclusasi nel 2008, all’età di 89 anni. Secondo logica ereditaria, la soluzione dopo il suo ritiro (preceduto da molte polemiche) è stata una “diarchia” formata delle sorellastre Eva e Katharina Wagner, figlie nate dai due matrimoni di Wolfgang, con una differenza di età fra loro di oltre 30 anni. La più giovane è Katharina, nata nel 1978 e diventata direttrice artistica unica del Festival di Bayreuth dal 2015.

La dinastia Wagner e la crisi di Bayreuth
Winifred Wagner, nuora di Richard Wagner, con il figlio Wieland e Hitler (Getty Images).

I contrasti tra Katharina, pronipote del Maestro e direttrice unica del Festival, e il consiglio 

La pronipote di Richard Wagner, in proprio regista d’opera del genere “innovativo” dalla carriera non particolarmente brillante, nei mesi scorsi è entrata in rotta di collisione con il consiglio che sovrintende alla gestione economica del festival. Si tratta di un organismo composto dai rappresentanti dei principali finanziatori della rassegna, il ministero federale tedesco della Cultura, quello del Land della Baviera, la città di Bayreuth e l’associazione degli Amici del Festival, il cui delegato è attualmente il presidente. Occasione del contrasto, dietro al quale pare peraltro di capire esista una storia non breve di incomprensioni e di scarsa fiducia, la nuova e molto attesa produzione del Parsifal che ha inaugurato il festival lo scorso 25 luglio. Lo spettacolo reca la firma di Jay Scheib, 53enne regista americano di Shenandoah, Iowa, considerato una delle punte di diamante dell’innovazione teatrale (con un curriculum peraltro non particolarmente ricco nello specifico campo operistico), docente di Arti della Musica e del Teatro al prestigioso Massachusetts Institute of Technology. La caratteristica che più ha attirato l’attenzione dei media e la curiosità del pubblico è l’impiego durante la rappresentazione di tecnologie per la creazione di realtà aumentata, con l’utilizzo da parte di chi assiste di speciali visori. Di fatto, alla prima la realtà aumentata ha riguardato solo una parte degli spettatori: i presenti erano quasi 2 mila, i dispositivi necessari per questa fruizione poco più di 300. Il limite era stato deciso dal consiglio di gestione per motivi economici (si è parlato di un costo di 1.000 euro per visore) ed è stato letto dagli osservatori come un attacco diretto a Katharina Wagner e alle sue scelte artistiche, che ormai da parecchi anni sono nel mirino della parte più conservatrice non solo del pubblico ma soprattutto degli amministratori, rappresentata dagli Amici del Festival.

La dinastia Wagner e la crisi di Bayreuth
Katharina Wagner (Getty Images).

La difficoltà a riempire la sala e gli eccessi del Regietheater

Al contrasto specifico si è aggiunto un motivo di discussione nuovo e del tutto inedito per il festival wagneriano: a quanto pare, la leggendaria difficoltà di procurarsi i biglietti– anni di lista d’attesa a causa del perenne tutto esaurito – non esiste più. Anzi, ci sono spettacoli che non riempiono la sala. A differenza che in passato, adesso gli appassionati possono sperare di comperare i preziosi tagliandi al volo su Internet, registrandosi sul sito. Katharina Wagner non ha negato problemi, ma li ha addebitati a difficoltà organizzative, mentre autorevoli esponenti del mondo musicale tedesco, come ad esempio l’anziano ex sovrintendente dell’Opera di Vienna, Ioan Holender, hanno indicato una causa ben diversa: il pubblico sarebbe sempre più sconcertato dagli spettacoli che si vedono a Bayreuth e per questo sarebbe portato ad “astenersi”. Secondo questa tesi, la contrarietà agli eccessi del cosiddetto Regietheater – che pure vide la luce proprio nel teatro sulla Verde Collina, con l’innovativo Ring messo in scena nel 1976 da Patrice Chéreau – sarebbe passata dai discorsi più o meni accesi durante gli intervalli delle rappresentazioni, dalle contestazioni a fine spettacolo, dalle dispute sui social network, a una vera e propria forma di boicottaggio concreto. Al di là di quella che nel mondo dei melomani è ormai una vera e propria questione ideologica, i numeri a festival concluso diranno se la crisi dei biglietti è vera o solo presunta. Ma resta il fatto che il bilancio artistico di Katharina Wagner è tutt’altro che esaltante. E le sue scelte sono state spesso molto criticate specialmente per quanto riguarda la Tetralogia – costituita dalle opere L’oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dèi, che sono affidate unitariamente alla stessa squadra teatrale e musicale. Il tema è centrale: il teatro di Bayreuth nacque proprio per realizzare la rappresentazione ravvicinata e coerente delle quattro opere che costituiscono L’anello del Nibelungo. Già nel 2013 un enorme clamore era stato suscitato dalla regia del tedesco Frank Castorf, oggi 72 anni, direttore per oltre un ventennio della Volksbühne di Berlino, invitato dalla pronipote di Wagner a “re-immaginare” l’epico ciclo dei Nibelunghi. Ne era uscito uno spettacolo in cui l’oro causa di tutto diventava petrolio e la storia si svolgeva fra il Texas e il Mar Caspio. Titolo della recensione pubblicata dal New York Times: “Le figlie del Reno della Route 66”. Allora, peraltro, solo l’autorevolezza del direttore d’orchestra Kirill Petrenko, debuttante a Bayreuth (è l’attuale direttore stabile dei Berliner, e averlo chiamato va a merito di Katharina Wagner), aveva bloccato il regista, che voleva mettere le mani sul testo poetico-musicale e inserire nella rappresentazione brani di altri compositori. Come aveva commentato il critico Anthony Tommasini, «chi si lamenta dello spettacolo pensi che poteva andare peggio».

La dinastia Wagner e la crisi del Festival di Bayreuth
Il teatro di Bayreuth (Getty Images).

Allestimenti criticati e prezzi dei biglietti esorbitanti

Il Ring successivo è quello pure molto controverso tuttora in produzione, firmato dal 34enne austriaco Valentin Schwarz, che doveva debuttare nel 2020 ma è stato bloccato per un anno dal Covid. Qui il racconto mitico e allegorico di Wagner, popolato di dei e guerrieri, nani e giganti, misteriose fanciulle che vivono nelle profondità del Reno, uccellini parlanti e draghi che sputano fuoco sparisce a favore di un immaginario legato alla più stretta attualità, con la rappresentazione di una fatua società con l’orrore di invecchiare. E la parabola sul potere e sull’oro causa di ogni male diventa eco della cronaca peggiore: l’anello che tutti bramano è in realtà un bambino rapito. Nessun elemento magico, assente la Natura. È questo allestimento che a quanto pare fatica a trovare chi compri i biglietti. Una tendenza nella quale l’aumento dei prezzi deve anche avere il suo ruolo: adesso i posti migliori nello scomodo ma carismatico anfiteatro wagneriano costano intorno ai 450 euro ciascuno. Quanto al Parsifal inaugurale di quest’anno, secondo l’Associated Press è stato contestato dal 5-10 per cento del pubblico e alla fine applaudito per un quarto d’ora, che per le abitudini tedesche non è neanche molto. Si sa che Wagner amava e inseguiva gli effetti speciali e rivoluzionò anche il modo di inscenare l’opera e di assistervi (oggi – solo per dire – il buio in sala è ovvio, ma quando il compositore tedesco lo impose nel 1876 era una novità assoluta), ma le prime recensioni sembrano revocare in dubbio che la realtà aumentata sia un elemento utile a rileggere questo complesso “dramma sacro”. La minuziosa descrizione che ne abbiamo letto lascia in effetti un po’ interdetti. Figure evanescenti che si dissolvono in fiamme, armi che fluttuano nell’aria, teschi sorridenti, immagini di uccelli o altri animali…Pare di capire che anche senza costosi visori (per il pubblico pagante, un centinaio di euro oltre al prezzo del biglietto) non si perda poi granché.

La dinastia Wagner e la crisi di Bayreuth
L’apertura del Festival di Bayeruth nel 2007 (Getty Images).

Katharina Wagner può anche vantare notevoli successi, naturalmente, come ad esempio i magnifici Maestri cantori di Norimberga in scena nel 2017 con la regia dell’innovativo regista australiano Barrie Kosky. Uno spettacolo che è piaciuto a tutti, ambientato all’inizio nella villa di Wagner e nell’ultimo atto nella cornice del processo di Norimberga. A dimostrazione che il teatro di regia non è negativo in quanto tale: quando funziona diventa rivelatorio molto più di uno spettacolo tradizionale. In ogni caso, il destino della direttrice artistica del teatro sulla Verde Collina si deciderà nei prossimi mesi. Secondo varie fonti tedesche, l’impegno finanziario degli Amici del Festival sarebbe destinato a ridursi, lasciando spazio a maggiori contributi da parte del libero Stato di Baviera, il cui ministro della Cultura sostiene la linea della continuità. Lei si proclama disposta a lasciare senza problemi, se necessario, ma intanto rilancia, parla della necessità di un lavoro massiccio sul marketing, di un’organizzazione diversa, di realizzare nel 2026 – a 150 anni dall’inaugurazione – la prima rappresentazione a Bayreuth del Rienzi, finora sempre escluso – come tutte le opere giovanili – dal “canone” del festival. Resta il fatto che pesa ancora la rottura con uno dei maggiori specialisti wagneriani, il direttore d’orchestra Christian Thielemann, mentre la qualità degli spettacoli, regnante la pronipote di Wagner, è spesso, se non sempre una scommessa. Di sicuro, un direttore artistico che dura più di 15 anni è una rarità dappertutto. Ma Bayreuth resta un altro mondo.

Brucia la Sardegna meridionale, devastata la località di Feraxi

Dopo la Sicilia, la Sardegna. I Vigili del fuoco sono al lavoro dalle 22.30 di sabato per un vasto incendio di macchia mediterranea e vegetazione varia nella località di San Priamo frazione di San Vito, nella parte meridionale dell’isola. Le fiamme, alimentate dal forte vento, si sono propagate fino alle località di Feraxi, nel territorio del Comune di Muravera coinvolgendo anche diverse aziende agricole.

Il sindaco di Muravera: «Stento a credere che gli incendi siano stati provocati da autocombustione»

«Notte drammatica» a Muravera, ha spiegato il sindaco Salvatore Piu in un comunicato. In particolare, un violento incendio ha «letteralmente devastato la località di Feraxi», dove «quattro aziende agricole sono state annientate dal fuoco che ha ingoiato le riserve di foraggio accumulate». Distrutti anche agrumeti e una fattoria modello, meta ogni anno di numerose scolaresche. «Non ci sono certezze assolute ma stento a credere che gli incendi siano stati provocati da autocombustione. Una cosa è sicura: i danni sono gravissimi per il nostro territorio, una ferita che non sarà facile sanare. Proclameremo lo stato di calamità ma non ci fermeremo qui: il Comune presenterà un esposto alla Procura della Repubblica contro ignoti. I responsabili di questa nefandezza devono essere puniti severamente», ha dichiarato Piu. Le fiamme hanno minacciato anche alcune strutture ricettive, dalle quali è stato necessario evacuare gli ospiti.

Da Capoterra a Quartu Sant’Elena, numerosi gli interventi dei Vigili del fuoco

Nel corso della mattinata si sono resi necessari numerosi interventi nell’hinterland cagliaritano e nella provincia, per altri incendi di vegetazione. Tra i più rilevanti quello di Capoterra, dove le fiamme hanno interessato alcune sterpaglie e lambito una casa di riposo. L’incendio per fortuna è stato tempestivamente spento dagli operatori Vigili del fuoco. Un altro rogo si è sviluppato in un canneto tra Elmas e Assemini attorno alle 9: le fiamme, che propagandosi hanno lambito un’abitazione e stavano per coinvolgere un’officina, sono state spente da una squadra della sede centrale. Alle 11 un altro incendio si è sviluppato a Villamassargia: qui le fiamme hanno raggiungendo anche il centro abitato. Sul posto è arrivata la squadra di Iglesias, che ha spento l’incendio procedendo poi con le operazioni di bonifica dei focolai residui. Vigili del fuoco in azione poi a Quartu Sant’Elena, in località Pitz’e Serra: nei pressi della statale 554 un incendio di vegetazione stava per raggiungere dei veicoli in sosta e le strutture vicine. I Vigili del fuoco stanno operando poi per la messa in sicurezza di alberi pali divelti e coperture pericolanti, conseguenze del forte vento.

Bari vecchia invasa dai rifiuti ingombranti, lo sfogo social del sindaco Decaro

«O ci dite chi è stato a fare questo orrore oppure io lascio i rifiuti abbandonati dove sono, cioè per strada. Così ci rendiamo conto se è vero che l’Amiu non pulisce». È lo sfogo in diretta social del sindaco Antonio Decaro, direttamente da Strada dei Gesuiti, trasformata in una discarica a cielo aperto a causa dei numerosi rifiuti ingombranti da chissà chi.

Nel video condiviso da Decaro si vedono una lavatrice, mobili, sedie, un frigorifero e persino un antico telaio per far essiccare le orecchiette. Il tutto lasciato sul marciapiede della zona più turistica della città di Bari, ovvero il suo nucleo più antico. «Vi lamentate tanto per le difficoltà che abbiamo per mantenere puliti i quartieri, ma guardate cosa hanno ammucchiato dove passano tanti turisti ogni giorno».

Decaro: «Non è un caso isolato, 1.500 tonnellate di rifiuti ingombranti mandati in discarica da gennaio a giugno»

Quello dell’abbandono abusivo di rifiuti ingombranti da parte degli abitanti e dei dipendenti delle ditte durante ristrutturazioni e traslochi è un problema annoso per Bari vecchia. Insomma, come ha tenuto a sottolineare il primo cittadino Decaro, l’Amiu svolge regolarmente il suo dovere: il vero problema è rappresentato dai rifiuti fuori misura, lasciati dai baresi che non hanno a cuore la loro stessa città: «Non è un caso isolato, stiamo parlando di 1.500 tonnellate di rifiuti ingombranti mandati in discarica da gennaio a giugno, con il costo di smaltimento di un milione di euro entro fine anno. La metà sono abbandoni, pagati dai contribuenti. La multa prevista arriva a 800 euro e il sequestro del mezzo». Sul caso è stata avviata l’indagine della polizia locale.

La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul nel 2027

La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul, in Corea del Sud, nel 2027. Lo ha annunciato papa Francesco alla fine della messa al Parque Tejo alla fine della Gmg di Lisbona. «Dal confine occidentale dell’Europa, da qui, ci si trasferirà in estremo oriente e questo è un segno dell’universalità della Chiesa», ha detto Bergoglio, invitando intanto i giovani cattolici di tutto il mondo a Roma, dove nel 2025 si celebrerà il Giubileo dei giovani.

La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul nel 2027. Lo ha annunciato papa Francesco a Lisbona.
L’arrivo di papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona (Getty Images).

La Corea del Sud nel 2014 aveva ospitato la VI Giornata della Gioventù asiatica

Come tradizione, al termine dell’Angelus che segna la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù, Francesco ha annunciato la sede del successivo appuntamento internazionale in Corea del Sud. Dopo oltre tre decenni da quella nelle Filippine (1995), sarà di nuovo un Paese asiatico ad ospitare la prossima GMG. Le parole del pontefice sono state salutate da un fragoroso applauso, soprattutto da parte dei pellegrini sudcoreani già sistemati dalla mattina sopra il palco della Messa papale, che all’annuncio sono esplosi in una manifestazione di gioia. La Corea del Sud nell’agosto del 2014 aveva ospitato la VI Giornata della Gioventù asiatica, che lo stesso Francesco aveva presieduto recandosi a Seul e visitando anche le città di Daejeon, Kkottongnae, Solmoe e Haemi.

La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul nel 2027. Lo ha annunciato papa Francesco a Lisbona.
Giovani cattolici sudcoreani presenti alla GMG in Portogallo (Ansa).

Alla GMG di Lisbona hanno partecipato un milione e mezzo di giovani fedeli

Alla Giornata Mondiale della Gioventù hanno partecipato circa un milione e mezzo di ragazzi. «Carissimi giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: non temere! Non abbiate paura! Ma vi dico una cosa molto più bella: Gesù stesso ora vi guarda, Lui conosce ognuno di voi., conosce il cuore di ciascuno di voi e qui in questa Giornata mondiale della gioventù vi dice: “Non temete, non abbiate paura”», ha detto Bergoglio indicando ai fedeli tre verbi: brillare, ascoltare e non temere.

Strage di Bologna, De Angelis: «Io al rogo, pagherò con orgoglio»

«Ho espresso il mio dissenso. E sono finito sul rogo. Da uomo libero». Lo scrive su Facebook l’ex terrorista nero e parlamentare Marcello De Angelis, oggi responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, dopo le polemiche nate per il post scritto sulla strage di Bologna, nel quale smentiva la matrice neofascista dell’attentato del 2 agosto 1980, così come le responsabilità di Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (che è suo cognato). De Angelis, che di fatto nega quanto detto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato aspramente criticato dall’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, dall’Anpi e – tra gli altri – da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, e Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della segreteria nazionale del Pd.

«Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze»

«Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo», ha scritto De Angelis. «E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso».

Strage di Bologna, De Angelis: «Io al rogo, pagherò con orgoglio». L'ex terrorista nero, responsabile della comunicazione della Regione Lazio ha smentito la matrice neofascista.
Marcello De Angelis ai tempi della direzione del Secolo d’Italia (Imagoeconomica).

Cosa aveva scritto in occasione del 2 agosto, «giorno molto difficile per chiunque ami la giustizia»

De Angelis aveva definito il 2 agosto «un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato», De Angelis aveva scritto: «Intendo proclamare al mondo che Cristo non è morto di freddo e nessuno potrà mai costringermi a accettare il contrario. Così come so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”». Poi si era paragonato ai martiri cristiani: «Non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni».

Terza Posizione, il carcere, la politica, la direzione del Secolo d’Italia: chi è Marcello De Angelis

Classe 1960, Marcello De Angelis nel 1977 entrò con il fratello maggiore Nazareno in Lotta Studentesca, dalla cui costola sarebbe poi nato il movimento neofascista eversivo Terza Posizione. Nel 1980, anno della strage di Bologna, Nazareno – detto Nanni – morì in circostanza poco chiare nel carcere di Rebibbia, mentre lui fu arrestato a Londra, dove era arrivato per unirsi ai leader di Terza Posizione. Uscito di prigione, iniziò a lavorare come grafico, costituendosi poi una volta rientrato in Italia nel 1989. Condannato a 5 anni e sei mesi di reclusione per associazione sovversiva e banda armata, ne ha scontati tre. In seguito ha ripreso a fare politica e anche giornalismo. Eletto senatore nelle liste di Alleanza Nazionale in Abruzzo nel 2006, nel 2008 è stato eletto deputato nel gruppo del Popolo della Libertà. In passato direttore del mensile Area della destra sociale, dal 2011 al marzo 2014 è stato alla guida del Secolo d’Italia. Nel 2023 è stato chiamato da Francesco Rocca a fare da responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.

Rovereto, picchiata di notte nel parco da un senzatetto: morta 60enne

Una donna di 60 è morta dopo essere stata aggredita attorno alle 22.30 di sabato 5 agosto da uno straniero senza fissa dimora, nel mezzo del sentiero che percorre il Parco Nikolajewka, nel quartiere di Santa Maria, a Rovereto. L’uomo, poi fuggito, è stato fermato poco dopo dai carabinieri: era già noto alle forze dell’ordine.

La procura sta coordinando le indagini per ricostruire la dinamica dell’aggressione

Con ogni probabilità le percosse che sono costate la vita alle donne sono arrivate durante un’aggressione a sfondo sessuale. Come raccontato da alcuni abitanti delle palazzine vicine, richiamati dalle urla della vittima, il senzatetto l’ha colpita più volte al volto mentre si trovava schiena a terra, con i pantaloni abbassati a mezza gamba. La procura di Rovereto sta coordinando le indagini per ricostruire la dinamica dell’aggressione.

Rovereto, picchiata di notte da un senzatetto: morta 60enne che passeggiava lungo il sentiero del Parco Nikolajewka.
Il Parco Nikolajewka di Rovereto.

Nel 2022 l’uomo era stato arrestato per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale

L’uomo, di circa 40 anni, non aveva precedenti per aggressioni sessuali, ma nel 2022 era stato arrestato per danneggiamento aggravato, resistenza e violenza a pubblico ufficiale: in evidente stato di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di alcool, aveva danneggiato alcune auto in sosta, aggredendo poi dei passanti e anche i carabinieri arrivati sul posto per fermarlo.

Secondo femminicidio in pochi giorni a Rovereto: Mara Fait uccisa dal vicino di casa a colpi di accetta

Si tratta del secondo femminicidio in pochi giorni per Rovereto. Pochi giorni fa nella frazione di Noriglio, la 63 anni Mara Fait era stata aggredita e uccisa con un’accetta dal vicino di casa Ilir Zyba Shehi, dopo anni di liti e tensioni legate alla vita di condominio.

Addio al maestro Alessandro Alessandro, il pianista di Agenzia matrimoniale

È scomparso a 62 anni Alessandro Alessandro, il pianista che in tv accompagnava con il suo sottofondo musicale il programma Agenzia matrimoniale, condotto da Marta Flavi. «Proprio adesso ho saputo che Alessandro non c’è più. Amico mio ti ho voluto molto bene e tu ne hai voluto a me. Temevo questa notizia ed è arrivata. Hai lottato come un guerriero e sei stato fortissimo. Hai sempre dato a noi tutti il tuo sorriso e la tua positività. Mi mancherai moltissimo, le nostre telefonate quotidiane le tue battute le risate. Riposa in pace tesoro», ha scritto Flavi sui social.

Nato a Roscigno, in provincia di Salerno, Alessandro Alessandro viveva a Roma dal 1964. Nel 1980, a vent’anni, aveva iniziato a suonare nei piano bar della Capitale, approdando poi in tv. quando nel 1984 Maurizio Costanzo lo chiamò a sostituire per 250 puntate Franco Bracardi, storico pianista del suo talk show. Successivamente, con il suo pianoforte curò l’accompagnamento musicale del programma Agenzia matrimoniale condotto da Marta Flavi, all’epoca moglie di Costanzo. Nel corso della carriera, Alessandro ha collaborato con artisti del calibro di Lucio Dalla, Pino Daniele, Renato Zero, Raf, Antonello Venditti, Bruce Springsteen e Tony Hadley.

Morto Alessandro Alessandro, pianista di Agenzia matrimoniale. Aveva esordito in tv al Maurizio Costanzo Show.
Alessandro Alessandro.

Lascia la moglie Cristina Guerra, giornalista del Tg1, e tre figli gemelli

Malato da tempo, lascia la moglie Cristina Guerra, giornalista del Tg1, e i tre figli gemelli Carlo, Gabriele e Luca. Tra i tanti attestati di cordoglio anche quello del suo paese natale, Roscigno. «L’amministrazione comunale si unisce al dolore della famiglia Alessandro per la perdita del caro Maestro, il quale ha dato per tanti anni lustro, come roscignolo, alla musica italiana», ha scritto il sindaco.

Ponte sullo Stretto, salta il tetto di 240 mila euro per gli stipendi dei manager

L’ultima bozza del decreto omnibus “Asset e investimenti”, che lunedì 7 agosto sarà in Consiglio dei ministri, elimina il tetto massimo di 240mila euro annui per «amministratori, titolari e componenti degli organi di controllo, dirigenti e dipendenti» della società Stretto di Messina Spa, incaricata di portare avanti i lavori dell’infrastruttura che collegherà Calabria e Sicilia.

Ponte sullo Stretto, salta il tetto di 240 mila euro per gli stipendi dei manager. Schlein: «Indecenti». M5s: «Scandaloso».
Un modellino del Ponte sullo Stretto (Imagoeconomica).

Il provvedimento è già in vigore per altre iniziative del settore infrastrutturale

Il provvedimento è già in vigore da tempo per altre iniziative del settore infrastrutturale. E si è reso necessario, come hanno spiegato fonti ben informate all’Adnkronos, affinché la Stretto di Messina Spa possa dotarsi di personale con professionalità ingegneristiche, legali ed economiche adeguate a gestire la sfida di uno dei più grandi progetti infrastrutturali mai realizzati. La società, come previsto dalla legge, si doterà di personale distaccato da Anas e da Rfi. Le reazioni da parte delle opposizioni non si sono fatte attendere. «Indecenti. Dicono che i salari non si fanno per legge, eppure fanno leggi per togliere il tetto massimo ai salari sopra i 240mila euro mentre affossano il limite minimo che chiediamo per non scendere sotto i 9 euro all’ora», ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein.

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Ponte sullo Stretto, salta il tetto di 240 mila euro per gli stipendi dei manager. Schlein: «Indecenti». M5s: «Scandaloso».
Elly Schlein (Imagoeconomica).

Bonelli: «Insulto agli italiani, il governo e Meloni in persona si devono vergognare»

«La volontà di Meloni e Salvini di concedere una deroga al tetto degli stipendi per i vertici della società Stretto di Messina Spa è scandalosa», ha detto Agostino Santillo, coordinatore del comitato Infrastrutture del M5s. «Lo scenario è il seguente: Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già». Così Daniela Ruffino, deputata di Azione: «Misure come quella adottata per i manager del Ponte sono fatte per alimentare fratture e risentimento sociale». Per Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, la norma prevista dal decreto «è un insulto agli italiani», di cui «questo governo e Meloni in persona si devono vergognare». Questo il tweet di Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva: «Azzardo una previsione. Viste le capacità di Salvini, il Ponte non si farà e l’unica cosa che rimarrà di questa vicenda saranno gli stipendi d’oro ai manager della società. Il tetto dei 240 mila euro introdotto dal governo Renzi è sacrosanto, fuori da ogni logica farlo saltare».

Christine Lee, la presunta spia cinese che ha denunciato l’MI5

Nel gennaio 2022 l’MI5 l’aveva classificata come spia della Cina. Per il servizio di intelligence interno del Regno Unito, l’avvocatessa Christine Lee, 59 anni, residente a Birmingham, sarebbe stata «coinvolta in attività di interferenza politica»  per conto del Partito Comunista cinese. A distanza di oltre un anno, la donna, che ha sempre negato ogni accusa, ha citato in giudizio l’agenzia britannica nel tentativo di riabilitare il proprio nome. I suoi avvocati hanno addirittura intrapreso un’azione legale contro l’MI5, chiedendo un risarcimento danni – che potrebbe essere milionario – per violazione dei diritti umani. «C’è stato un attacco pubblico alla sua reputazione senza alcun precedente accertamento di colpevolezza», ha dichiarato Tony Human, uno dei legali della presunta spia.

Christine lee la presunta spia cinese che accusa lìMI5
Lo studio di Christine Lee (Getty Images).

Lee nel mirino dell’MI5 per donazioni ai politici del partito laburista

Ma perché il controspionaggio britannico ha messo in guardia Westminster su Miss Lee? E chi è davvero questa signora improvvisamente balzata agli onori delle cronache internazionali? Christine Lee è arrivata in Gran Bretagna dalla Cina nel 1974, all’età di 11 anni. Ha fondato uno studio legale nel 1990, specializzandosi in immigrazione. È diventata consulente legale dell’ambasciata cinese nel 2008 e, in seguito, anche dell’Ufficio per gli affari cinesi d’oltremare a Pechino, che nel 2018 è entrato a far parte del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, un organismo collegato al governo cinese. Lo scandalo è iniziato circa un anno fa, quando la speaker della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle, ha diffuso l’allerta dei servizi britannici su di lei. «Ha facilitato donazioni a parlamentari in servizio e aspiranti per conto di cittadini stranieri con sede a Hong Kong e in Cina», ha spiegato Hoyle sintetizzando l’avviso dell’MI5. Christine Lee è finita così nel tritacarne per essere stata finanziatrice del Labour.  Spulciando negli archivi dei giornali e dei siti istituzionali si trovano sue foto in compagnia di svariati politici di spicco, da Jeremy Corbyn a David Cameron. L’accusa che pende su Lee è pesante: presunta interferenza nella politica britannica. Lee avrebbe finanziato a lungo l’ufficio del deputato laburista Barry Gardiner, e influenzato quasi altri 500 deputati mediante il suo studio legale di Birmingham, che offre anche consulenza legale all’ambasciata cinese della City. L’avvocato dell’MI5, Rosemary Davidson, ha invece affermato che l’allerta per interferenza è stata emessa «per proteggere la democrazia parlamentare dalla minaccia rappresentata dall’interferenza politica straniera».

Christine lee la presunta spia cinese che accusa lìMI5
L’allerta diramata dall’MI5.

L’assunzione del figlio di Lee nell’ufficio di Gardiner

Secondo i media britannici, a partire dal 2005 Lee avrebbe donato 675.586,88 sterline al Partito Laburista, principalmente attraverso l’ufficio di Gardiner. Altre fonti sottolineano il fatto che queste donazioni sarebbero proseguite, in maniera ancora più regolare, a partire dal settembre 2015, ovvero subito dopo la nomina di Brent North a ministro ombra per l’Energia. Ben 183 mila sterline furono impiegate per pagare gli stipendi dei due assistenti a Westminster dello stesso Gardiner, uno dei quali era Daniel Wilkes, figlio di Christine Lee. Wilkes non sarebbe stato a conoscenza dell’attività della madre e si è dimesso non appena è esploso il caso. Lee però non è mai stata arrestata e resta tuttora sotto inchiesta da parte dei servizi di sicurezza. Al momento si troverebbe ancora nel Regno Unito, dove continua a gestire il suo studio legale. I funzionari britannici hanno ipotizzato che l’avvocatessa fosse coinvolta in una “operazione di seeding”, ovvero nella coltivazione di contatti nella speranza che questi, presto o tardi, sarebbero saliti al potere. Per anni ha anche elargito fondi di ogni tipo per attività di ricerca e cause benefiche, spesso attraverso un’organizzazione no-profit da lei fondata con l’obiettivo di promuovere la cooperazione tra la Cina e il Regno Unito. La difesa ha chiesto un risarcimento all’MI5 sulla base del fatto che la donna non può più viaggiare in Cina, impegnarsi in politica né fare donazioni ai partiti politici britannici. Vuole inoltre che i servizi londinesi consegnino tutte le informazioni raccolte su di lei. E questo, in caso di successo, sarebbe un grande colpo per Pechino.

Tre mostre sul dialogo tra classico e contemporaneo

Dialogare con il passato e trarne ispirazione per creare nuove forme d’arte. È quello che accade nei lavori di Fabio Viale ospitate all’aeroporto di Malpensa, nelle opere di Claudio Palmieri esposte a Naxos e nella mostra di Matisse al Man di Nuoro. Lettera43 vi accompagna in questo viaggio nel tempo tutto agostano.

I marmi tatuati di Fabio Viale a Malpensa

Sono tatuati, i marmi di Fabio Viale, ospitati alla Porta di Milano, al terminal 1 di Malpensa. Dal buio profondo della sala, così diversa dagli altri ambienti dell’aeroporto, risaltano le opere monumentali dell’artista che fonde mitologia, memoria e linguaggi contemporanei. Nella mostra Monumentum lo scultore cuneese cita icone che vanno dalla Venere di Milo al gruppo ellenistico di Laocoonte, dall’antico Torso Belvedere al David di Michelangelo. Tutti tatuati, appunto, con motivi orientali o come i rapper. E la Mano, che riproduce l’arto di una statua romana di grandi dimensioni, è “disegnata” da scarabei e teschi, che rientrano nel vasto repertorio figurativo criminale. È un’opera in cui si incontrano il passato e il presente, la monumentalità classica, sinonimo di armonia, e un vocabolario attuale, che comunica invece minaccia, aggressività, controllo, sete di potere. (www.malpensanews.it Ingresso libero. Fino al primo settembre).

Le rovine contemporanee di Palmieri a Naxos

Un faccia a faccia spettacolare tra contemporaneo e rovine archeologiche? A Naxos, Taormina, con le opere di Claudio Palmieri. Che con 19 fra sculture e installazioni ripropone 36 anni di sperimentazione su una materia lavorata fino a ricordare rinvenimenti fossili e lontane ere geologiche. L’artista romano, che si forma guardando al Futurismo per poi accostarsi all’Informale, è anche pittore e fotografo. I pezzi esposti nella radura davanti al Museo per la rassegna Pieghe del tempo dialogano con il parco archeologico, che testimonia la prima colonia greca fondata in Sicilia nel 734 a.C.. Il metallo di Architettura naturale, con la sommità accartocciata su due lunghissimi steli, ha una struttura stilizzata che rimanda al volo di un animale senza tempo. I colori virano dall’oro al verde, passando per il blu cobalto, ma mentre il tipo di patina è assolutamente moderno, i toni richiamano quelli dei minerali, come in un confronto continuo fra l’oggi e un passato remoto. (www.parconaxostaormina.com Fino al 30 settembre).

A Nuoro le Metamorfosi di Matisse scultore

Un volto diverso, quello che di Matisse offre il Museo Man di Nuoro. Pensando all’artista vengono subito in mente i quadri con colori vivaci, figure appiattite e contorni marcati. Ma nella rassegna Metamorfosi sono esposte le sculture, che consentono di ripercorrere la ricerca formale che il francese conduce soprattutto sul corpo umano, in rapporto con lo spazio e il tempo. Il Nudo disteso, che riprende l’’iconografia classica femminile, è un esempio della sintesi a cui giunge l’esponente dell’avanguardia Fauves: fianchi abbondanti, forme generose, restituite attraverso superfici non sempre levigate, sono al tempo stesso frutto di stilizzazione e di uno sguardo alla plastica arcaica, con donne dal volto non definito. (www.museoman.it Fino al 12 novembre).

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