Daily Archives: 17 Agosto 2023

Andrea Abodi, Arabia? «Serve una risposta internazionale»

«Non credo che la risposta possa essere nazionale; deve essere internazionale, facendo valere da parte della Fifa regole per l’equilibrio competitivo». Così Andrea Abodi, ministro per lo sport e i giovani, è tornato a commentare l’estate di acquisti milionari da parte dei club arabi. «Ciclicamente» – ha aggiunto, ai microfoni di Sky Sport – «ci sono stati fenomeni, come quello del campionato americano. Tutti ricordano i Cosmos, l’acquisto di Pelè, Chinaglia…. Poi è venuto il tempo della Russia, poi della Cina».

L’Arabia Saudita ha una strategia politica

«Probabilmente l’Arabia Saudita ha qualcosa di più, ha una strategia geopolitica. Bisogna rispondere non prendendo solo atto, nè con reazioni scomposte: sono fenomeni di mercato, servono regole per l’equilibrio competitivo. Il nostro campionato ha perso qualche campione» – ha concluso Abodi – «ma non credo subirà particolari contraccolpi: rimane affascinante. Certo, per contrastare questi fenomeni e altri come la Superlega bisogna migliorare il prodotto, non solo a livello nazionale, ma anche di alleanze continentali».

Roma, terme in Sabina: bimbo muore risucchiato dallo scarico

Un bambino è morto alle terme di Cretone, tra Palombara Sabina e Passo Corese in provincia di Roma. Il piccolo, secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco, sarebbe stato risucchiato dallo scarico delle terme. Il corpo non è ancora stato recuperato e sul posto sono presenti diverse squadre di soccorso.

Il piccolo sarebbe caduto in una delle vasche mentre erano in corso le attività di pulizia. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Monterotondo.
Pronto Soccorso, ambulanza (Imagoeconomica).

La caduta durante la pulizia delle vasche

Secondo quanto è stato possibile ricostruire al momento, il bimbo avrebbe 8 anni e sarebbe caduto in una delle vasche termali proprio mentre era in corso l’attività di pulizia e svuotamento. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Monterotondo.

Capri, Kodak Black regala il suo prezioso bracciale a un giovane maitre

Kodak Black, il noto rapper americano in vacanza a Capri con l’intera famiglia, ha dato vita a varie performance canore insieme allo staff del ristorante Al Capri dei titolari Enzo Iuele e Massimo Verde. Tre serate di show gratuiti per gli habitué del locale a pochi passi dalla piazzetta con vista sul golfo di Napoli, dove il cantante 26enne ha trovato l’ambiente ideale, tanto da diventare subito amico del gruppo di capresi e dei vacanzieri che per alcune sere lo hanno applaudito nei suoi fuori programma.

Capri, Kodak Black regala il suo prezioso bracciale a un giovane maitre
Kodak Black (Getty Images)

Invece della mancia, un bracciale in oro bianco e brillanti

Il pluripremiato cantante, applaudito in ogni sua esibizione da migliaia di fans, si è sentito talmente a suo agio in particolare con Antonio, il giovane maître del locale, che, al momento di lasciare il ristorante per l’ultima volta, ha voluto lasciargli un suo personale ricordo. Kodak Black si è sfilato dal braccio un prezioso bracciale in oro bianco e tappezzato di preziosi brillanti allacciandolo lui stesso al polso del responsabile della sala del ristorante, che non si aspettava di ricevere un tale regalo. Il rapper ha poi improvvisato un motivo creato all’istante che ha coinvolto anche tutto il resto dello staff. Una serata conclusa con saluti, abbracci e un arrivederci a presto.

Ucraina, Aleksandr Lukashenko: «La guerra si può fermare»

«La guerra in Ucraina si poteva evitare». Sono le parole pronunciate dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko durante l’intervista con la giornalista ucraina Diana Panchenko, come confermato da Adnkronos.

«Putin sarà il prossimo presidente»

Lukashenko ha inoltre affermato che il conflitto «Si può fermare ora». Secondo il presidente bielorusso, Putin sarà rieletto presidente in Russia: «Penso che Putin sarà il prossimo presidente. Le elezioni saranno tra sei mesi, nessuno al momento è in grado di sfidarlo». Lukashenko giovedì 17 agosto ha incontrato il ministro della Difesa cinese Li Shangfu. 

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi

«Un giorno, da qualche parte, troveremo un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di perdonare», cantano Maria e Tony in Somewhere, uno dei brani più celebri di West Side Story. Come dimostrano le polemiche scoppiate intorno al biopic Maestro dedicato al suo autore, Leonard Bernstein, quel giorno e quel luogo sono ancora lontani. E non è facile nemmeno riferire il motivo della polemica in termini che non sembrino negazionisti, riduzionisti o, al contrario, fanaticamente woke. Tutto gira intorno al naso del protagonista e regista del film, quell’adorabile marcantonio di Bradley Cooper, non ebreo (padre di origine irlandese, madre italiana di ceppo napoletano-abruzzese, come riferisce pignolamente la voce inglese di Wikipedia), che per accentuare la sua somiglianza con il marcantonio ebreo Bernstein ha indossato un naso finto, anche più pronunciato di quello del celebre direttore d’orchestra.

La «Jewface» e le critiche social degli attori di origine ebraica

L’artificio, definito «Jewface», epitome dell’eterno stereotipo somatico dell’israelita, è stato fortemente criticato sui social da alcuni attori di origine ebraica, scatenando una tempesta di repliche, da quelle autorevoli e pacate dei figli di Bernstein, che Cooper ha coinvolto durante tutta la lavorazione del film, alle più sarcastiche e sconclusionate («ma la Sirenetta nera vi andava bene, eh?»). Nel mezzo ci sono le argomentazioni “professionali”: «Se Cooper non è in grado di impersonare un ebreo senza mettersi un naso finto, avrebbe fatto meglio a scegliersi un altro personaggio», ha obiettato, fra gli altri, l’attrice inglese Tracey-Ann Oberman su Instagram. Non c’è bisogno di scomodare Charlton Heston, che interpretò Ben Hur, Mosè e Giovanni Battista sfoggiando un perfetto nasino wasp; lo stesso Bradley Cooper in tempi più recenti ha vestito i panni di Elephant Man a teatro senza imporsi le protesi deformanti indossate dall’impareggiabile John Hurt nel film del 1980.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Il profilo accentuato di Bradley Cooper.

Cooper aveva recitato al naturale la parte di uno sfigurato dalla leptospirosi

Possibile che al divo di A Star Is Born riesca più facile recitare al naturale la parte di un gentile orribilmente sfigurato dalla leptospirosi che quella di un prestante musicista ebreo dal naso non più pronunciato di quello di tanta gente? E soprattutto, possibile che non gli sia passato per la mente che siamo nell’epoca meno adatta per sottolineare l’etnicità di un personaggio attraverso l’enfatizzazione posticcia di tratti somatici come il naso o il colore della pelle, sia pure, come nel caso di Bernstein, con il beneplacito dei familiari? Familiari, peraltro, che tempo fa avevano negato il placet a un analogo progetto-Bernstein di Jake Gyllenhaal, ebreo e desideroso da anni di portare sullo schermo la figura dell’artista e i suoi conflitti con la propria identità ebraica. «Così è la vita», si è limitato a commentare l’attore, augurando buona fortuna al film di Cooper.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Il “vero” Leonard Bernstein (Getty).

Anche Golda Meir interpretata dalla bianchissima brit Helen Mirren

Le argomentazioni degli apostoli anti-woke sono prevedibili: l’arte è arte, e allora perché non dare ruoli da serial killer solo a veri serial killer, eccetera eccetera. La domanda sottintesa è: vivaddio, perché noi bianchi (binary, cristiani, abili) non possiamo interpretare chi ci pare, comprese figure provenienti da gruppi che per millenni abbiamo oppresso o escluso, e con più efficacia di attori e attrici appartenenti a quei gruppi? Un po’ di immaginazione e una mano di cerone scuro, e possiamo diventare chi abbiamo deportato dall’Africa e schiavizzato, un naso finto e diventiamo quelli che fino a pochi decenni fa discriminavamo e perseguitavamo. Il ruolo di Golda Meir, sfuggita ai pogrom della Russia zarista, è perfetto per la bianchissima brit Helen Mirren, appartenente comunque anche lei a un’altra minoranza discriminata nel mondo dello spettacolo, le donne anziane: la vedremo presto sullo schermo in Golda.

La lotta all’antisemitismo buona solo per il Giorno della memoria

E comunque, quanto possono interessare al grande pubblico, fatto di gentili, i tormenti interiori che solo un ebreo conosce, e che hanno accompagnato per tutta la vita ebrei di successo come Bernstein o Oppenheimer (protagonista di un altro super-biopic in arrivo in Italia e interpretato dall’irlandese Cillian Murphy), sempre alla ricerca di un’integrazione mai interamente compiuta a causa delle incancellabili radici ebraiche – o meglio, dell’antisemitismo, sentimento tutt’altro che sradicato, anzi? Meglio troncare, sfumare, sopire. Perché un piccolo, imbarazzante particolare finirebbe per pesare come un macigno nella ricostruzione del Grande personaggio, e di ricordarci (a noi non ebrei) quel che non rispolveriamo se non in occasioni circoscritte e dedicate, come il Giorno della memoria, e che negli altri giorni ci è venuto un po’ a noia. Tanto che possiamo anche prendere alla leggera questioni come il «naso ebraico», ed è difficile non pensare a un’altra infelice battuta, non tratta da un film americano ma uscita dalla bocca di una politica italiana, Elly Schlein, che a febbraio del 2023 sottolineava la forma «etrusca» del suo naso e la sua non-ebraicità in quanto relativa «solo» al suo lato paterno.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Bradley Cooper nel film Maestro.

Bernstein era anche bisessuale: Cooper sarà ricorso a una protesi?

Questi scrupoli dettati dal timore di non essere accettati erano gli stessi di Oppenheimer quando voleva essere chiamato Robert e non Julius, suo nome di nascita (lo stesso di Groucho Marx, per inciso), perché “Julius Oppenheimer” avrebbe dichiarato troppo apertamente le sue origini; gli stessi di Leonard Bernstein quando trasferì nella West Side di New York, fra portoricani e yankee, una trama originariamente collocata nel Lower East Side, dove si fronteggiavano ebrei e irlandesi. (Per inciso: Bernstein era anche bisessuale, ebbe storie gay con il direttore d’orchestra Dimitri Mitropoulos e con il compositore Aaron Copland. Bradley Cooper avrà omesso il particolare o sarà ricorso a una protesi?)

Sanna Marin, la bella vita della rinata ex prima ministra della Finlandia

Reduce dall’addio all’incarico di prima ministra della Finlandia e al marito Markus, da cui si è separata, Sanna Marin si sta godendo la prima estate da single (e con minori responsabilità politiche). Spettatrice del modaiolo Flow Festival di Helsinki, il più giovane capo del governo nella storia della Paese scandinavo ha pubblicato delle foto in cui ha sfoggiato look decisamente aggressivi: basta con gli eleganti tailleur a cui eravamo abituati, largo a top corti, minigonne di pelle e sandali col tacco.

In tanti la elogiano, ma non mancano le critiche

Marin, 38 anni a novembre, ha partecipato all’evento musicale con la compagna di partito Nasima Razmyar, anche lei membro dell’Eduskunta, ossia il parlamento finlandese, che però ha optato per un completo sobrio tra canotta e pantaloni larghi. Finita al centro di feroci polemiche dopo essere stata ripresa durante un party in piena pandemia, questa volta Marin ha diviso gli utenti dei social. Da una parte c’è chi l’ha elogiata («Sono abbastanza sicuro che avremmo già raggiunto la pace nel mondo se la maggior parte dei leader mondiali fosse come», scrive un follower), dall’altra ha attirato di nuovo delle critiche («Ad agosto del 2022 postava foto del suo matrimonio e un anno dopo, appena divorziata, pubblica foto sexy», uno dei commenti).

Sanna Marin, la nuova vita dell’ex prima ministra della Finlandia: dagli impegni politici al Flow Festival di Helsinki.
Sanna Marin, 38 anni a novembre (Getty Images).

La fine del matrimonio con Markus Räikkönen, sposato nel 2020

«La mia vita privata non ha alcun significato sociale ed è irragionevole che se ne parli ancora. Vi prego di smetterla», aveva scritto poche settimana fa ai media finlandesi, decisamente interessati alla separazione dal marito Markus Räikkönen, che aveva sposato il primo agosto del 2020. La coppia (che ha una figlia) ha annunciato il divorzio, tramite i rispettivi profili social, il 10 maggio 2023.

Sanna Marin, la nuova vita dell’ex prima ministra della Finlandia: dagli impegni politici al Flow Festival di Helsinki.
Sanna Marin durante un impegno istituzionale (Getty Images).

La batosta alle elezioni e le dimissioni da leader dem

Membro dell’Eduskunta dal 2015, Marin era stata eletta a capo del governo finlandese il 10 dicembre 2019, terza donna nella storia del Paese dopo Anneli Jäätteenmäki e Mari Kiviniemi. Ad aprile 2023, però, la premier socialdemocratica è uscita sconfitta dal voto per il rinnovo del parlamento monocamerale finlandese, che ha visto prevalere i partiti di centro-destra a discapito della coalizione di centro-sinistra. Incassata la batosta, si è dimessa da leader del Partito Socialdemocratico Finlandese, spiegando che non si candiderà per un altro mandato al prossimo congresso, previsto a settembre. «Devo ammettere francamente che la mia resistenza è stata messa a dura prova in questi anni», aveva dichiarato. Poi a stretto giro l’annuncio del divorzio, epilogo di un matrimonio messo in difficoltà fin dall’inizio dai gravosi impegni di Marin, diventata premier poco prima dello scoppio della pandemia.

Sardegna, sabbia rubata e rivenduta online: un tedesco fa l’asta su Ebay

La sabbia rubata a Is Arutas venduta su Ebay. La singolare asta online è stata avviata da un cittadino tedesco. Ma la sua azione non è passata inosservata: il sindaco di Cabras, Andrea Abis, si è già rivolto ai carabinieri e alla Procura di Oristano affinché la vendita venga bloccata.

Abis: «Un problema sempre attuale»

Il primo cittadino di Cabras ha affermato: «Il prelievo di sabbia dalle spiagge di Is Arutas, Mari Ermi e Maimoni è purtroppo un problema sempre attuale, ed è nostra intenzione contrastarlo in qualunque modo. La sabbia di quarzo di Is Arutas in vendita speculativa su internet è veramente insopportabile. Spero che la Procura riesca a bloccare questi delinquenti e nel caso chiederemo che paghino un conto salato». Durante il ponte di Ferragosto, inoltre, sono scattate le prime multe per i furti di sabbia e conchiglie da Is Arutas. Nel mirino della polizia municipale sono finiti quattro turisti, due italiani e due danesi: per loro una sanzione di mille euro.

LEGGI ANCHESardegna: portano via la sabbia da 11 spiagge della Gallura, multati 2 turisti

Elon Musk scrive a Sangiuliano: «Il combattimento con Zuckerberg non sarà in Italia»

Il combattimento tra Elon Musk e Mark Zuckerberg di cui si parla ormai da mesi non si terrà in Italia. Anzi, rischia di non farsi del tutto. Ad annunciarlo è stato il fondatore di Tesla e attuale proprietario di Twitter, scrivendo sul social in risposta a un tweet del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Quest’ultimo l’11 agosto aveva parlato di continue discussioni con il miliardario per organizzare un «grande evento». Non si sarebbe tenuto a Roma, ma avrebbe portato a una «ingente donazione a due ospedali pediatrici italiani». Nemmeno una settimana più tardi arriva lo stop di Musk, che scarica le responsabilità sul rivale.

Elon Musk scrive a Sangiuliano «Il combattimento con Zuckerberg non sarà in Italia»
Elon Musk (Getty).

Musk: «Grazie, ma Zuck non è interessato»

Elon Musk ha attaccato nuovamente il fondatore di Facebook e attuale Ceo di Meta, rispondendo sei giorni dopo a Sangiuliano: «Voglio ringraziare il ministro Sangiuliano per la gentilezza e la disponibilità nel voler organizzare un evento di intrattenimento, culturale e di beneficenza in Italia. Volevamo promuovere la storia dell’Antica Roma con il supporto di esperti e allo stesso tempo raccogliere soldi per i veterani americani e gli ospedali pediatrici in Italia. Zuckerberg ha rifiutato l’offerta perché non è interessato a questo approccio. Vuole solo combattere se è la UFC organizzare l’incontro. Io comunque sono sempre pronto a combattere».

Zuckerberg: «Elon non è serio»

Dopo l’annuncio dell’11 agosto, però, è stato Mark Zuckerberg ad attaccare Elon Musk. In un post su Facebook il ceo ha dichiarato: «Elon non è serio». E poi si è detto disponibile a «un vero appuntamento. Dana White (presidente di Ufc) si è offerto di realizzare una competizione vera, per beneficenza. Elon non conferma una data, poi dice che ha bisogno di un intervento chirurgico e ora chiede invece di fare un “round di pratica” nel mio cortile. Se Elon volesse valutare seriamente una vera data e un evento ufficiale, sa come contattarmi. Altrimenti, è il momento di andare avanti. Mi concentro su competizioni con persone che prendono lo sport sul serio».

Elon Musk scrive a Sangiuliano «Il combattimento con Zuckerberg non sarà in Italia»
Mark Zuckerberg (Getty).

 

San Pietro in Bevagna, 14enne sbalzata da una giostra: è in gravi condizioni

Nella serata di mercoledì 16 agosto 2023, una 14enne originaria di Ferrara è stata sbalzata da una giostra in un piccolo luna park allestito a San Pietro in Bevagna, nella marina di Manduria, e ha battuto violentemente prima contro alcune strutture di metallo e poi al suolo, perdendo i sensi. La minorenne è stata soccorsa prima da un medico fuori servizio che si trovata in zona, che le ha praticato un massaggio cardiaco, poi dai sanitari del 118 che l’hanno stabilizzata e portata in codice rosso all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. La giovane, ricoverata nel reparto di neurochirurgia, ha riportato un trauma cranico commotivo, trauma toracico e trauma facciale. La prognosi resta riservata, ma non corre pericolo di vita: fonti sanitarie assicurano che le sue condizioni sono in miglioramento.

Sono in corso gli accertamenti su quanto accaduto

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Manduria che hanno sequestrato la giostra, denominata swing, su disposizione del magistrato di turno. A quanto si è appreso, la 14enne, che era sulla giostra con il padre, è stata proiettata fuori dal piccolo abitacolo durante la parte più veloce del giro. Sono in corso accertamenti per verificare l’esatta dinamica dell’accaduto e stabilire le responsabilità.

Suicidio assistito, Zaia apre: «Un Paese civile deve avere una legge»

In controtendenza con il proprio partito, la Lega, il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di fine vita come «fatto di civiltà». L’apertura del presidente della Regione è arrivata durante un’intervista sul canale Twitch dello streamer Ivan Grieco. E Zaia è stato chiaro: «È un diritto che deve essere garantito ai cittadini. Se succedesse a me vorrei poter decidere». Dichiarazioni che cozzano con quanto portato avanti da sempre dalla Lega e dal suo leader Matteo Salvini, che hanno ostacolato l’introduzione di una legge sul suicidio assistito.

Suicidio assistito, Zaia apre «Un Paese civile deve avere una legge»
Salvini e Zaia durante un evento (Imagoeconomica).

Zaia: «I tribunali hanno spesso preceduto il Parlamento»

Il governatore ha spiegato il proprio punto di vista ripercorrendo quanto accaduto negli ultimi anni, a partire dalla prima storica sentenza del 2019. «Spesso i tribunali hanno preceduto il legislatore per quanto riguarda temi come il fine vita», ricorda. «Il padre di Eluana Englaro, ad esempio, ha ottenuto l’autorizzazione a sospendere l’alimentazione non dal Parlamento, riunito a discutere senza concludere nulla, ma tramite la sentenza di un tribunale».

Suicidio assistito, Zaia apre «Un Paese civile deve avere una legge»
Una volontaria durante una manifestazione per istituire il referendum sull’eutanasia legale (Imagoeconomica).

Il governatore richiama l’esempio della signora Gloria

E proprio in Veneto a fine luglio è stato permesso alla 78enne Gloria, paziente oncologica in fase terminale, di accedere al suicidio assistito. Zaia ne ha parlato durante l’intervista: «Non stiamo parlando di casi in cui si ricorrerebbe al fine vita se, per esempio, si venisse lasciati dalla fidanzata. Parliamo di una cosa seria, di casi di malati terminali. La signora Gloria, nome di fantasia, ha avuto accesso a questo percorso appellandosi alla sentenza della Corte Costituzionale. Ma un Paese civile deve dotarsi di una legge, è impensabile gestire questa questione tramite una sentenza. Finirà che, se questa legge non la facciamo per scelta, la faremo per necessità perché ormai ci sono sempre più casi di questo genere».

Scacchi, donne trans escluse da tutti gli eventi mondiali femminili

La Federazione internazionale degli scacchi (Fide) ha vietato a tutte le donne trans di partecipare agli eventi mondiali femminili. Le nuove regole, che entreranno in vigore da lunedì 21 agosto, rimarranno attive fino a quando non saranno effettuate ulteriori analisi per riscontrare eventuali vantaggi, che comunque potrebbero richiedere fino a due anni. Nel frattempo, l’eventuale ammissione di una giocatrice sarà valutata caso per caso prima delle competizioni. Lo ha riportato il Washington Post, che non ha però specificato cosa abbia spinto la federazione a varare la nuova regola. Immediata la reazione da parte dei sostenitori dei diritti Lgbtq+, che hanno parlato di una mossa basata su «idee ignoranti» e che rappresenta un «insulto non solo alle donne transgender, ma alle cisgender e al gioco stesso».

Polemiche per le nuove regole negli scacchi della Fide. Cambiare sesso da donna a uomo inoltre porterà alla perdita di tutti i titoli vinti in carriera.
La Fide ha deciso di escludere le donne trans dagli eventi mondiali di scacchi (Getty Images).

Alcune giocatrici di scacchi perderanno anche i titoli conquistati finora

«Le persone che cambiano il proprio sesso da maschio a femmina non hanno alcun diritto di competere in eventi ufficiali per donne», ha deciso la Fide, che ha poi aggiunto novità sul riconoscimento dei titoli vinti negli anni. «Se una giocatrice detiene un trofeo in categorie femminili e decide di passare al maschile, ogni vittoria deve essere abolita». Stranamente, però, non accadrà nulla in caso contrario. Sempre secondo il Washington Post, non è chiaro se le nuove norme influenzeranno le giocatrici transgender già registrate oppure se verranno applicate solo a chi effettuerà la transizione in futuro. La stessa Fide non ha risposto infatti per ulteriori commenti e spiegazioni della decisione. «Sembra che le donne trans rappresentino la massima minaccia per gli scacchi», ha scritto su Twitter (X) Yosha Iglesias, giocatrice trans francese. «Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?».

Il Center for Trans Equality ha invece parlato di «idee ignoranti» che insultano l’intero sistema. «Negli scacchi non c’è la dimensione di fisicità che potremmo vedere in altri sport, è un gioco di strategia», ha spiegato Richard Paigle, sociologo alla Monash University in Australia. «I maschi dunque sarebbero più abili strategicamente? Non è solo un’azione transfobica, ma anche antifemminista». Negli scacchi, intanto, la presenza femminile sta crescendo anno dopo anno, spinta dalla serie tv La regina degli scacchi. Nel 2020 però soltanto 37 degli oltre 1600 maestri internazionali erano donne.

A tre settimane dal golpe, il Niger si prepara all’intervento dell’Ecowas

A tre settimane dal colpo di Stato che in Niger ha deposto il presidente Mohamed Bazoum, a Niamey i sostenitori dei golpisti hanno chiesto il reclutamento di massa di volontari per assistere l’esercito di fronte alla crescente minaccia da parte dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, pronta a intervenire per ripristinare l’ordine nel Paese. «È un’eventualità. Dobbiamo essere pronti», ha detto all’Associated Press Amsarou Bako, uno dei fondatori del gruppo Volontari per la Difesa del Niger.

A tre settimane dal golpe, il Niger si prepara all'intervento militare dell'Ecowas, da cui si dissocia l'Unione Africana.
Militari dell’esercito del Niger schierati nella capitale Niamey (Getty Images).

I Volontari per la Difesa del Niger pronti a combattere per la giunta militare

I Volontari per la Difesa del Niger sono pronti a combattere, assistere con cure mediche e fornire logistica tecnica e ingegneristica, nel caso in cui la giunta militare abbia bisogno di aiuto, fanno sapere i promotori. Bako ha spiegato che il reclutamento è aperto a chiunque abbia compiuto 18 anni e che la giunta militare, sebbene a conoscenza dell’iniziativa, non è stata coinvolta nella campagna che dovrebbe scattare sabato 19 agosto a Niamey e nelle città vicine ai confini con Nigeria e Benin. È qui che potrebbero attaccare le forze della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, i cui vertici della Difesa si sono riuniti ad Accra, in Ghana, per valutare la possibilità di dispiegare forze armate nella Repubblica del Niger.

A tre settimane dal golpe, il Niger si prepara all'intervento militare dell'Ecowas, da cui si dissocia l'Unione Africana.
I vertici della Difesa dell’Ecowas si sono riuniti in Ghana (Getty Images).

Tutti gli appelli caduti nel vuoto: l’Ecowas si riunisce per pianificare l’attacco

I capi di stato maggiore dell’Ecowas si incontrano giovedì 17 e venerdì 18: la riunione, che inizialmente doveva tenersi sabato 12 agosto, era stata rinviata. Ma nel frattempo niente è cambiato. Appena dopo il golpe del 26 luglio, l’organizzazione aveva comunicato di essere pronto a intervenire «con ogni mezzo necessario, compreso un intervento armato» per ristabilire l’ordine democratico. Aveva poi proceduto alla chiusura di tutti i confini con il Paese, vietato i voli commerciali nello spazio aereo del Niger e varato sanzioni nei confronti della giunta militare guidata da Abdourahamane Tchiani. Ogni appello ai golpisti è però caduto nel vuoto. Scaduto anche l’ultimatum, lo scontro per mettere fine allo stallo si fa sempre più probabile, nonostante tiepidi segnali di voler risolvere pacificamente la crisi, lanciati da ambo le parti. Non è però chiaro se e come le truppe Ecowas interverranno. Secondo gli esperti una forza composta da migliaia di soldati provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal e Benin potrebbe impiegare settimane o mesi per prepararsi a entrare in azione. E nel frattempo la giunta golpista, intenzionata processare Bazoum per alto tradimento, potrebbe rafforzare il suo potere in Niger.

A tre settimane dal golpe, il Niger si prepara all'intervento militare dell'Ecowas, da cui si dissocia l'Unione Africana.
Niger, il sostegno ai golpisti va di pari passo con quello alla Russia (Getty Images).

Dalla parte dei golpisti Mali, Burkina Faso e Guinea (oltre alla Russia)

I golpisti hanno il supporto di Mali, Burkina Faso e Guinea. E, a inizio settimana, il primo ministro del Niger nominato dalla giunta, Ali Mahaman Lamine Zeine, ha visitato il vicino Ciad dove ha incontrato il presidente Mahamat Idriss Déby, per cercare sostegno. Intanto, pur sospendendo temporaneamente il Niger da tutte le sue attività, l’Unione Africana (organizzazione internazionale e area di libero scambio comprendente tutti gli Stati del continente) si è dissociata dal possibile intervento militare nel Paese da parte dell’Ecowas. In tutto questo, i mercenari della Wagner, per bocca del fondatore Yevgeny Prigozhin, si sono detti disponibili a intervenire a favore dei golpisti che hanno chiesto aiuto in vista di un eventuale intervento armato.

L’assoluzione stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 17 agosto 2023 andrà in onda su Rai Movie il film L’assoluzione. Il regista di quest’opera del 1981 è Ulu Grossard mentre la sceneggiatura è stata scritta da Joan Didion, John Gregory Dunne e Gary S. Hall. Nel cast ci sono Robert De Niro, Robert Duvall, Charles Durning e Kenneth McMillan.

L'assoluzione è il film che andrà in onda questa sera sul canale Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
I due protagonisti del film (Twitter).

L’assoluzione, trama e cast del film in onda stasera 17 agosto 2023 su Rai Movie

La trama racconta la storia di due fratelli, Des e Tom Spellacy, che vivono nella Hollywood del secondo dopoguerra. Desmond Spellacy (Robert De Niro) è un ambizioso monsignore, un uomo che cerca sempre di vincere e fare di tutto per arrivare ai suoi obiettivi. Ama il potere e non si fa tanti scrupoli dal momento che è arrivato ad accettare anche alcuni favori di Jack Amsterdam (Charles Durning), un ambiguo imprenditore. Tom Spellacy (Robert Duvall) è invece un detective duro e dai modi non ortodossi che riscuote continuamente tangenti da un bordello. È amico della proprietaria ma non si fa fermare dall’amicizia quando deve arrestarla per salvare la sua vita e la sua carriera.

Un giorno, a Tom viene affidato un caso molto particolare: la prostituta Loris è stata assassinata in modo violento, venendo tagliata in due. Il caso è scabroso e inizialmente sono davvero pochi gli indizi. Tuttavia, Tom ha intenzione di risolvere quest’omicidio e assicurare alla giustizia il killer che ha compiuto quest’efferato gesto. In realtà dovrà incontrarsi con il fratello e avvisargli che proprio i suoi amici sono i principali sospettati. Il caso arriverà a un punto di svolta e Tom dovrà decidere se risolverlo e rischiare di rovinare le ambizioni del fratello Des o archiviare il tutto.

L’assoluzione, 5 curiosità sul film 

L’assoluzione, il film ha un soggetto non originale

Il film, che in inglese ha il titolo di True Confessions, non ha un soggetto originale. Si tratta della trasposizione cinematografica del libro di John Gregory Dunne intitolato Verità confessate. Dunne figura anche come sceneggiatore della pellicola. Allo stesso tempo, il libro e di conseguenza il film si basano su fatti realmente accaduti, ovvero quelli relativi all’omicidio irrisolto di Elizabeth Ann Short, conosciuta come «La Dalia Nera».

L’assoluzione, la reazione genuina delle comparse in una scena

Una scena del film mostra una rissa che avviene durante la cena. Il regista Ulu Grossard non informò le comparse che ci sarebbe stata, perciò quando le cose degenerarono come da copione molte comparse si spaventarono davvero e le loro reazioni furono genuine.

L’assoluzione, la preparazione di Robert Duvall per interpretare il suo ruolo

Per calarsi al meglio nella parte del detective duro e inflessibile, Robert Duvall decise di trascorrere delle ore accompagnando dei veri poliziotti della sezione omicidi di Los Angeles. Studiò inoltre il funzionamento della macchina della verità e visitò una vera scena del crimine.

L'assoluzione è il film che andrà in onda questa sera sul canale Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
L’attore Robert Duvall oggi (Getty Images)

L’assoluzione, De Niro dimagrì di 25 chili per il film  

Questo è stato il primo progetto per Robert De Niro dopo aver recitato in Toro Scatenato di Martin Scorsese. L’attore fu costretto a perdere peso per interpretare il nuovo ruolo e dimagrì di ben 25 chili.

L’assoluzione, una chiesa particolare usata per una scena

In una scena iniziale, i due fratelli protagonisti della pellicola si incontrano all’interno di una chiesa. Si tratta della stessa chiesa che diventerà famosa anni dopo per la scena del matrimonio/strage dei film Kill Bill Vol. 1 e Kill Bill Vol. 2 di Quentin Tarantino.

Caso Segre-Seymandi, lei attacca ancora: «Vittima di femminicidio mediatico»

Il caso Segre-Seymandi non si sgonfia. Ora a parlare è la donna, che sostiene di essere vittima di un «autentico femminicidio mediatico». E secondo La Stampa starebbe valutando un’azione legale insieme al proprio avvocato, Claudio Strata. La storia di come il suo ex compagno abbia interrotto la relazione davanti a decine di amici, accusandola di tradimento, sta facendo il giro del mondo.

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L’analisi di Seymandi: «Ha messo tutto in evidenza in prima pagina»

La donna ripercorre quanto successo: «Nella lettera di Massimo Segre, per l’ennesima volta la mia vita e il nostro comune percorso insieme erano messe in evidenza a tutta pagina, sulla cronaca nazionale, mescolate, nell’articolo, con la pubblicità per le future iniziative imprenditoriali delle aziende del mio ex compagno. Massimo in quella grande, disorientante, pagina di giornale parla molto di sé stesso: sostiene che “non vi è violenza nell’affermare la verità pubblicamente”, riferendosi alla decisione di mettere in piazza il nostro privato, che forse ha preso convinto dai discorsi di chi non ha mai voluto la nostra felicità».

Caso Segre-Seymandi, lei attacca ancora «Vittima di femminicidio mediatico»
Una delle scene del video con protagonisti Segre e Seymandi (Youtube).

Seymandi attacca: «Anello scomparso 15 giorni prima di quella sera»

E poi: «Parla, Massimo – forse con l’intento di attirarsi le simpatie di qualcuno – “dell’anello di fidanzamento di proprietà di sua mamma”, il nostro anello di fidanzamento, di cui non perde l’occasione di sottolineare il valore materiale …, anello al quale ero affezionatissima come a una delle mie cose più care, misteriosamente sparito (guarda caso) da casa nostra 15 giorni prima di quella tristissima serata salita agli onori delle cronache, a riprova, forse, che c’è chi la vendetta la programma minuziosamente, e perversamente, con largo anticipo».

Cristina Seymandi parla di «messaggi violenti»

Seymandi insiste, in un altro passaggio dell’articolo: «In questi giorni di enorme pressione, da donna emotivamente risolta e professionalmente affermata, mi sono trovata in molte occasioni, durante le lunghe giornate nelle quali ho cercato di ritrovare equilibrio, e anche nelle notti passate insonni, a pormi un’insistente domanda: ma se tutto ciò fosse invece capitato a una ragazza o ragazzo di 20 anni, a una giovane donna o uomo per mille motivi più fragile di me, cosa sarebbe successo?».

E poco dopo: «Ci sono stati messaggi violenti, tipici di quella mascolinità tossica che ancora pervade la nostra società: minacce, insulti, epiteti di ogni genere, offese, umiliazioni. E non sono mancate aspre critiche anche da parte di donne. Non voglio drammatizzare, ma le cronache ci raccontano di persone in difficoltà che in situazioni di questo genere possono arrivare a gesti di autolesionismo o, nei casi peggiori, a togliersi la vita, non riuscendo a reagire a una umiliazione e diffamazione pubblica sui mass media e tramite social e web».

Cadono in cordata durante l’addestramento in montagna, morti due finanzieri

Due finanzieri del Scuola alpina della Guardia di Finanza, impegnati in un’attività ufficiale di addestramento, sono morti per una caduta in parete mentre salivano in cordata una via di notevole difficoltà nel cuore delle Alpi Giulie, sul Monte Mangart, al confine tra Italia e Slovenia. A perdere la vita Giulio Alberto Pacchione, 28 anni, di Teramo, e di Lorenzo Paroni, 30 anni, di Montereale Valcellina (Pordenone), entrambi in servizio a Tarvisio.

Le dinamiche dell’incidente sono al vaglio degli inquirenti

Pacchione e Paroni stavano risalendo la via Piussi, un sesto grado che percorre il verticale pilastro Nord: i loro corpi senza vita sono stati individuati nella notte alla base della parete del Piccolo Mangart dopo l’allarme per il mancato rientro: i due erano in attività ufficiale di addestramento come finanzieri ed erano attesi in caserma in serata. Le dinamiche dell’incidente sono al vaglio degli inquirenti, ma si ipotizza un crollo o distacco dall’alto che ha trascinato entrambi giù. La Procura di Udine ha aperto un fascicolo di inchiesta.

Erano alpinisti esperti e conoscevano le pareti del Mangart

In servizio a Tarvisio, i due facevano anche parte della stazione di Cave del Predil del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. Paroni era a tutti gli effetti già un Tecnico del Soccorso Alpino ed era a un esame dal diventare Guida Alpina, mentre Pacchione – maestro di sci a Tarvisio – era un aspirante soccorritore e avrebbe dovuto a breve sostenere l’esame di ingresso per entrare nel Corpo. I due finanzieri conoscevano bene le pareti rocciose del Mangart, dove avevano già salito il temibile Diedro Cozzolino, una delle vie più difficili delle Alpi. «Erano due bravissimi alpinisti. Tutto ciò che si può dire di buono su di loro anche come persone va detto. Aggiungo che per me erano come due figli», ha detto Luca Onofrio, capostazione della stazione di Cave del Predil del Soccorso Alpino e Speleologico Friuli Venezia Giulia.

Il trapper Dahirvè arrestato per rapina a Milano: incastrato dai social

È stato arrestato dai Carabinieri di Milano, su ordine del gip dei minori per una violenta rapina, il trapper Dahirvè che, ancora minorenne, a gennaio 2023 aveva con dei complici pestato un ragazzo fuori dalla fermata della metropolitana lilla di Segesta a Milano. Era stata la vittima, sempre un minore, a riconoscere il trapper, ora 18enne, dai social e a collaborare alle indagini dei Carabinieri che lo hanno arrestato con un complice. Entrambi sono stati portati nel carcere minorile di Roma. Il ragazzo pestato aveva perso conoscenza e aveva avuto sette giorni di prognosi per un trauma cranico. Aveva poi riconosciuto appunto dai profili social l’aggressore e un amico come esponenti del movimento trapper della zona di San Siro.

Piano di Sorrento, cadavere di una donna trovato nel bagagliaio di un’auto

Il cadavere di una donna di circa 50 anni, Anna Scala, è stato ritrovato all’interno del bagagliaio di un’auto a Piano di Sorrento, in provincia di Napoli. La vettura era parcheggiata in un’area condominiale in via San Massimo e sul posto sono intervenuti i Carabinieri della compagnia di Sorrento.

I Carabinieri ritengono di essere sulle tracce dell’assassino

Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, Anna stava aprendo il bagagliaio dell’auto per prendere la spesa quando si sarebbe avvicinato un uomo, vestito di nero, che l’ha accoltellata più volte prima di scappare in motorino. Il fatto si è verificato in una zona di case popolari, poco lontano dal centro di Piano di Sorrento. La zona è attualmente transennata. Il cofano della macchina era aperto e il corpo della donna, con diverse ferite alla schiena, era visibile: questo lo scenario subito dopo l’omicidio. Ad avvisare il 112 è stato un cittadino che avrebbe visto il cadavere nella vettura. I Carabinieri stanno analizzando le telecamere e raccogliendo testimonianze.

La vittima aveva denunciato il (presunto) killer per stalking

Il nome della vittima è stato ufficializzato dopo la fine dei rilievi del medico legale e l’annuncio dei fatti ai suoi familiari. I militari ritengono comunque di essere sulle tracce dell’assassino. Si tratterebbe dell’ex compagno di Scala, che lei aveva denunciato per stalking nei mesi precedenti. L’uomo l’avrebbe anche più volte minacciata, per poi squarciarle le ruote della vettura e ucciderla.

 

Il generale Vannacci: «Gay? Non siete normali». E attacca anche clandestini, ambientalisti e Paola Egonu

Roberto Vannacci, generale di lungo corso, guida dell’Istituto geografico militare e in passato capo dei paracadutisti della Folgore, ha pubblicato un libro su Amazon dal titolo Il mondo al contrario. Nulla di strano, se non fosse per i temi trattati. Come raccontato da Repubblica, il 55enne si è avventurato in un saggio politico in cui ricalca tematiche vicine alla propaganda dell’estrema destra. Ma va oltre, attaccando la comunità Lgbtq+, le femministe, i migranti e l’ambientalismo.

Vannacci: «Omosessuali, non siete normali»

Tra i passaggi chiave del volume autoprodotto e attualmente terzo in classifica tra i saggi, ci sono quelli dedicati all’omosessualità. Vannacci scrive: «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!». Ed è una delle frasi che giustifica il titolo del libro, perché per il generale il Mondo al contrario è proprio questo. Per lui oggi si vive in una specie di dittature delle minoranze e inserisce nei suoi attacchi, tra gli altri, gay, clandestini e animalisti. Gli altri, i «normali», subiscono.

Il generale attacca anche Paola Egonu

E infatti l’autore parla delle «discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze» e di «lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze». Per Vannacci il suo libro è «il trionfo della saggezza e delle verità oggettive». Ma non è finita, perché il generale se la prende anche con Paola Egonu, la campionessa di volley che definisce «italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità».

Sull’ambiente: «Gli altri inquinano più di noi». E si scaglia contro i «neri»

Vannacci prosegue e accusa gli ambientalisti: «I cambiamenti climatici ci sono sempre stati». E poi: «Gli altri Paesi inquinano più di noi». Accusa gli Stati poveri perché «è la povertà e il sottosviluppo a produrre più di ogni altro l’inquinamento». Dopo è passato alla razza e ai clandestini. «Piaccia o no», ha scritto, «non nasciamo uguali su questa terra». Ma il problema è che in Italia chi arriva fa «finta» di scappare da guerre e fame. Dovrebbe invece «ringraziare immensamente per la compassione e la generosità», senza passare il tempo a compiere crimini.

Le distanze prese da Crosetto: «Farneticazioni personali»

La polemica sulle parole di Vannacci ha fatto il giro dei social. A rispondere è stato subito il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Su Twitter ha scritto: «Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il Gen. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto».

L’Anpi: «Chiediamo di valutare l’immediata rimozione»

A commentare è stato anche il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo: «Quel generale va rimosso. Quello che abbiamo letto lede l’onore delle Forze Armate verso cui l’intero Paese nutre stima e rispetto. Chiedo al governo e al ministro della Difesa di valutare l’immediata rimozione del generale per palese inadeguatezza umana, civile e costituzionale, a salvaguardia dell’immagine e del decoro di tutti i militari italiani».

Michael Parkinson è morto, chi era il re dei conduttori britannici

Il Regno Unito saluta uno dei più celebri e longevi conduttori televisivi della sua storia. È morto a 88 anni per complicazioni dovute a una malattia Michael Parkinson, storico presentatore di un omonimo show sulla Bbc dal 1971 al 1982 e nuovamente dal 1998 al 2007. Lo ha annunciato la sua famiglia con una nota riportata dai media britannici. In carriera ha intervistato oltre 2 mila star del cinema, della musica e dello sport, ma anche politici e imprenditori. Caratterizzato da uno stile attento alle sfumature e pungente, sapeva trovare le domande giuste per risaltare pregi e difetti di un ospite. Spesso litigando con loro. «Era il re degli show», ha detto il direttore generale della Bbc Tim Dave. «Un grande giornalista che ha aperto la strada ai presentatori». Tanti omaggi anche dalle celebrità, tra cui l’attore Stephen Fry e il decano della divulgazione scientifica David Attenborough.

Michael Parkinson, i primi passi al Guardian e il passaggio alla Bbc

Originario di Cudworth, nello Yorkshire, dove nacque il 28 marzo 1935, era figlio di un minatore che gli trasmise l’amore per il cricket. Dopo aver servito per due anni nell’esercito, ha mosso i primi passi come giornalista nell’allora Manchester Guardian, poi ribattezzato semplicemente Guardian, che lo ha salutato come «veterano» e «pioniere», nonché «uno dei più grandi presentatori della storia». Ha poi lavorato per il Daily Express di Londra e in seguito per la Bbc, dove ha dato vita allo storico show che portava il suo nome. Il primo episodio del programma andò in onda nel 1971, proseguendo ininterrottamente per 11 anni. Dopo una lunga sosta, Michael Parkinson ne ha ripreso le redini nel 1998 prima di lasciare definitivamente nel 2007 con una puntata speciale di oltre due ore. Per il suo addio erano presenti, fra gli altri, Helen Mirren, David Beckham, Michael Caine e Judi Dench.

Da Elton John a Muhammad Ali, ha intervistato oltre 2 mila star il suo stile pungente. Chi era Michael Parkinson, scomparso a 88 anni.
Michael Parkinson durante un evento del 2011 (Getty Images).

Numerosi i tributi da parte di colleghi e celebrità. «Era intelligente e amichevole», ha ricordato alla Bbc Attenborough. «Le sue domande pretendevano risposte di qualità». Emozionato anche Stephen Fry, conduttore radiofonico ma anche comico per cinema e televisione. «Il genio di Michael Parkinson stava tutto nella sua capacità di essere sempre se stesso», ha raccontato l’attore. «Credo che la parola giusta sia autentico, sia di fronte alla telecamera sia fuori onda». Per Elton John invece era un «titano della tv e una grande icona che ha tirato sempre fuori il meglio dai suoi ospiti». La segretaria alla Cultura britannica Lucy Frazer ha scritto su Twitter (X) di un «gigante che ha trascorso la sua vita per intrattenere generazioni di spettatori». Omaggi anche dal Barnsley, club calcistico che milita in terza divisione di cui Parkinson era grande tifoso.

Da Muhammad Ali a Helen Mirren, le interviste più famose

Tra le tante interviste di Michael Parkinson, alcune hanno lasciato il segno nella storia della tv britannica. Come quando nel 1975 ospitò la stella del calcio George Best, che aveva da poco lasciato il Manchester United. «Gli Alcolisti anonimi di solito funzionano con le persone», disse il Pallone d’oro 1968 parlando della sua dipendenza. «Salvano loro la vita. Con me invece non è la stessa cosa». Nel 1975 invece battibeccò in studio con Helen Mirren per alcune esternazioni sul suo aspetto fisico. «Avere il seno grande potrebbe sminuire lo spettacolo», disse a un certo punto Parkinson, che in seguito si pentì di tali affermazioni. «Sono stato sessista, lo riconosco. Non riguardo mai quella puntata, non mi piace», ha detto anni dopo.

Nel 1981 invece incollò milioni di spettatori alla tv per l’intervista a Muhammad Ali. Andando oltre la boxe e affrontando i temi più disparati, i due divennero presto grandi amici tanto che Parkinson ha ricordato negli anni i suoi incontri con Cassius Clay come i migliori della carriera. Lo ospitò altre tre volte, sottolineando spesso di essere uscito sempre sconfitto dalla conversazione. Nel suo show intervistò anche Robin Williams, Tom Cruise, Billy Connolly, George Clooney e Will Smith, ma anche Boris Johnson, Tom Hanks, David Bowie e Paul McCartney.

Thyssen, Espenhahn in carcere a 15 anni dal rogo di Torino

Harald Espenhahn, condannato per omicidio colposo per l’incendio alla Thyssen di Torino del 2007 che costò la vita a sette operai, ha varcato le porte del carcere a quasi 16 anni di distanza dai fatti. La sentenza di condanna venne pronunciata in via definitiva nel 2016, ma non venne mai eseguita a causa dei continui ricorsi che l’imputato ha fatto alla giustizia tedesca per evitare il carcere. Secondo notizie provenienti dalla Germania, l’allora amministratore delegato dell’azienda ha iniziato a scontare la sua pena detentiva il 10 agosto 2023.

La sentenza di condanna nel 2016 e i ricorsi dell’imputato

La vicenda giudiziaria legata alla strage dello stabilimento torinese è stata particolarmente travagliata. Inizialmente accusati di omicidio volontario con dolo eventuale, in virtù del fatto che avevano consapevolmente trascurato gli aspetti legati alla sicurezza dell’impianto, i vertici dell’azienda vennero successivamente condannati per omicidio colposo con colpa cosciente. Per l’ad Harald Espenhahn vennero disposti nove anni e otto mesi di carcere, mentre per altri dirigenti e manager pene più ridotte. In particolare, sette anni e sei mesi a Daniele Moroni, sette anni e due mesi a Raffaele Salerno, sei anni e otto mesi a Cosimo Cafueri, sei anni e tre mesi a Marco Pucci e Gerald Priegnitz. Mentre gli italiani iniziarono a scontare la detenzione in Italia, per i due manager tedeschi le cose si complicarono. In primis perché in Germania la pena per l’omicidio colposo non può superare i cinque anni di detenzione, in secondo luogo per i numerosi ricorsi presentati alla giustizia tedesca dai due condannati. Espenhahn si era anche rivolto alla Corte costituzionale del suo Paese, il cui pronunciamento è arrivato con mesi e mesi di ritardo. A luglio 2023, i giudici hanno rigettato la sua richiesta e il manager è quindi andato in carcere. Come disposto dal codice tedesco, dovrà scontare solo cinque anni.

Il sopravvissuto Antonio Boccuzzi: «Un passo è stato compiuto»

«Dopo 5.726 giorni, il signor Harald Espenhahn, dopo tanto correre e scappare dalla giustizia, ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta. È solamente l’unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato». Queste le parole di Antonio Boccuzzi, l’operaio della Thyssenkrupp di Torino scampato all’incendio poi diventato parlamentare del Partito democratico. «Quei cinque anni saranno ulteriormente ridimensionati. Lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno», ha aggiunto.

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