Daily Archives: 27 Agosto 2023

Shining stasera su Iris: trama, cast e curiosità

Stasera 27 agosto 2023, sul canale Iris alle ore 21, andrà in onda il film Shining. Il regista è il maestro Stanley Kubrick che ha collaborato anche alla sceneggiatura scritta con Diane Johnson. Nel cast ci sono Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd e Scatman Crothers.

Stasera su Iris andrà in onda il capolavoro horror Shining, ecco trama, cast e curiosità su questo grande film.
Una scena del film (Twitter).

Shining, trama e cast del film stasera 27 agosto 2023 su Iris

La trama racconta la storia di Jack Torrance (Jack Nicholson), un ex insegnante disoccupato che decide di accettare un lavoro come guardiano dell’Overlook Hotel, una struttura in montagna che non ha visitatori nel periodo invernale e innevato. Jack accetta di buon gusto il lavoro perché spera che lì possa rimuovere il suo blocco dello scrittore e portare a termine il suo nuovo romanzo.

Jack si trasferisce quindi all’Overlook Hotel con la sua famiglia, la moglie Wendy (Shelley Duvall) e il figlio Danny (Danny Lloyd). Inizialmente tutto sembra andare bene ma eventi strani si verificano nell’hotel, accentuati da uno strano potere di Danny, definito «luccicanza» dal capocuoco della struttura, Dick Hallorann (Scatman Crothers). A causa di questi eventi, Jack scivolerà sempre di più nella pazzia fino a quando sarà irrimediabile per lui essere lucido e avere cura della sua famiglia.

Shining, 5 curiosità sul film stasera 27 agosto 2023 su Iris

Shining, la scena della porta abbattuta ha un curioso retroscena

La scena più iconica di Shining è quella nella quale il personaggio di Jack Nicholson sfonda la porta con un’ascia e urla: «Sono il lupo cattivo». Per realizzare questa scena i membri della troupe costruirono una porta facile da rompere. Tuttavia, Nicholson aveva lavorato in passato con i vigili del fuoco e per lui rompere la porta fu davvero fin troppo semplice. Per questa ragione, furono costretti a realizzare una porta più spessa, così che l’attore avesse difficoltà a romperla.

Shining, Nicholson e Duvall risentiti per le critiche del film

La critica non fu unanime nell’esprimere pareri positivi sul film al momento dell’uscita. Tuttavia, i critici che elogiavano la pellicola diedero il merito del successo soltanto al regista Stanley Kubrick. Nicholson e la Duvall, gli attori protagonisti, non presero bene questa cosa. Infatti, gli attori volevano avere il merito per aver effettuato un duro lavoro, tant’è vero che Shelley Duvall disse che quello fu il ruolo più difficile della sua carriera.

Shining, il metodo di recitare di Jack Nicholson

Durante le riprese le scene venivano cambiate quasi ogni giorno. A un certo punto, Nicholson decise di non leggere più il copione ma di interpretare solo le nuove pagine che gli venivano affidate il giorno stesso delle riprese. Inoltre, per entrare nel ruolo di psicopatico arrabbiato, Nicholson mangiò soltanto sandwich al formaggio per due settimane, un cibo che odiava.

Stasera su Iris andrà in onda il capolavoro horror Shining, ecco trama, cast e curiosità su questo grande film.
Jack Nicholson in una scena (Twitter).

Shining, le partite di scacchi sul set

Tony Burton, un attore che ha un piccolo ruolo nel film, ovvero il proprietario del garage, arrivò sul set portando con sé gli scacchi. L’attore era convinto di poter fare una partita con qualcuno tra una pausa e l’altro. Stanley Kubrick notò questa cosa e siccome era stato un avido giocatore di scacchi in gioventù, arrivando a scommettere anche dei soldi durante le partite, lo sfidò più volte. Addirittura, Kubrick non rispettava i tempi delle riprese sul set per prendersi delle pause e dedicarsi alle partite con Tony Burton, che considerava un degno avversario.

Shining, Scatman Crothers scoppiò in lacrime

Fu Jack Nicholson a suggerire alla produzione Scatman Crothers per il ruolo Hallorann. Crothers fu esausto durante le riprese perché Kubrick gli fece ripetere le scene oltre 100 volte. In seguito, Crothers lavorò con Clint Eastwood al film Bronco Billy. Eastwood aveva un modo di lavorare totalmente diverso da Kubrick e dopo un solo ciak permetteva di andare avanti con le riprese, giudicando buone le scene. Dopo una scena definita buona subito, Crothers scoppiò in lacrime e ringraziò Eastwood.

Caccia al tesoro stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 27 agosto 2023 su Rete 4 andrà in onda il film intitolato Caccia al tesoro. Il regista è Carlo Vanzina che ha curato anche la sceneggiatura insieme al fratello Enrico Vanzina. Nel cast ci sono Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Max Tortora, Serena Rossi e Gennaro Guazzo.

Stasera andrà in onda sul canale Rete 4 il film Caccia al tesoro, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
Una scena del film (Twitter).

Caccia al tesoro, trama e cast del film stasera 27 agosto 2023 su Rete 4

La trama racconta la storia di Domenico Greco (Vincenzo Salemme) un attore teatrale molto sfortunato e costretto a vivere nella casa della cognata Rosetta (Serena Rossi). La situazione economica di Domenico non è rosea visto che l’attore è sommerso di debiti e deve fuggire dai suoi creditori. Inoltre, in casa di Rosetta c’è anche il figlio della donna, di appena nove anni e con una grave malattia al cuore. Il piccolo potrebbe salvarsi solo se riuscisse a raggiungere gli Stati Uniti ed essere sottoposto a una difficile ma soprattutto costosa operazione. Per il tutto ci vorrebbero ben 160 mila euro e servirebbe un miracolo per risolvere la situazione.

Inaspettatamente, una sorta di miracolo accade, ovvero zio e madre del piccolo ricevono una particolare «autorizzazione» dalla statua di San Gennaro per prelevare uno dei suoi gioielli e parte del suo tesoro. In realtà il miracolo di San Gennaro è soltanto la voce di un parcheggiatore esausto della sua vita, ma Domenico e Rosetta scelgono di credere al miracolo e partono per una speciale caccia al tesoro. Con loro ci saranno gli amici Ferdinando (Carlo Buccirosso), Cesare (Max Tortora) e Claudia (Christiane Filangieri). Inizierà un’avventura incredibile che coinvolgerà i protagonisti, alcuni poliziotti, dei criminali e molti altri ancora.

Caccia al tesoro, 5 curiosità sul film stasera 27 agosto 2023 su Rete 4

Caccia al tesoro, un remake moderno di un grande classico

Anche se il film ha un soggetto originale molti l’hanno considerato un remake moderno del lungometraggio Operazione San Gennaro. In effetti, tale film ricorda la pellicola con Nino Manfredi e Totò del 1966 e condivide alcuni punti in comune.

Caccia al tesoro, il titolo originale doveva essere diverso

Inizialmente, il film doveva intitolarsi La banda dei miracoli. In seguito venne modificato e ottenne il titolo definitivo di Caccia al tesoro.

Caccia al tesoro, la collaborazione tra Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso

Quest’opera rappresenta la sesta collaborazione tra Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso. Il primo film al cinema fu L’amico del cuore nel 1998 e poi i due hanno continuato a lavorare in film come Amore a prima vista, A ruota libera, E fuori nevica e Se mi lasci non vale.

Stasera andrà in onda sul canale Rete 4 il film Caccia al tesoro, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso (Twitter).

Caccia al tesoro, l’ultima opera di Carlo Vanzina

Questo film rappresenta l’ultima opera del regista Carlo Vanzina. Infatti, il noto regista della commedia italiana è morto l’8 luglio 2018.

Caccia al tesoro, il commento di Carlo Buccirosso sul film 

Carlo Buccirosso, in un’intervista rilasciata a Movieplayer.it, ha voluto parlare di uno dei temi principali della commedia, ovvero la creatività dei napoletani. A questo proposito, l’attore ha dichiarato: «La fantasia dei napoletani, che a volte viene scambiata per furbizia, è la capacità di adattarsi quotidianamente alla vita. In questo momento veramente difficile, non solo per l’Italia, potrebbe farci gioco: bisogna inventarsi un nuovo modo per vivere meglio»

Mancini ct dell’Arabia Saudita, domani la presentazione

Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, domani 28 agosto Roberto Mancini sarà presentato come nuovo allenatore dell’Arabia Saudita. L’evento è stato fissato per le ore 17 locali, le 16 in Italia, e si terrà in un hotel di Riad. A presentare Mancini sarà il presidente federale, Yasser Al Misehal.

Mancini ct dell'Arabia Saudita, domani la presentazione. L'ex commissario tecnico dell'Italia percepirà 25 milioni all'anno.
Roberto Mancini (Getty Images).

LEGGI ANCHE: La fuga di Mancini dalla Nazionale e l’imbarazzo degli sponsor

Debutto in panchina a Newcastle in amichevole contro la Costa Rica

L’ex ct azzurro firmerà un contratto fino al 2027, da 25 milioni di euro all’anno. E debutterà l’8 settembre a Newcastle in amichevole contro la Costa Rica. Dopo un altra partita contro la Corea del Sud, sempre nello stadio della squadra di proprietà del Pif saudita, affronterà le qualificazioni ai Mondiali da novembre. L’Arabia Saudita è in un gruppo con Giordania, Tagikistan, più la vincente del playoff tra Cambogia e Pakistan. Nel 2027, anno in cui terminerà il contratto di Mancini, l’Arabia Saudita organizzerà per la prima volta nella storia la Coppa d’Asia, competizione che non vince dal 1996. Potrà però intanto tentare di riconquistarla in Qatar, dove è in programma dal 12 gennaio al 10 febbraio 2024.

Aeroporto di Trapani, stop ai voli per un incendio vicino alla pista

Dopo quello di Catania, un altro aeroporto in Sicilia è costretto a interrompere le attività a causa di un incendio: si tratta dello scalo di Trapani-Birgi, per colpa di un rogo che si è sviluppato nelle campagne circostanti, verso il mare, e che si sta propagando all’interno del sedime aeroportuale lato pista.

Aigest: «La struttura fortunatamente non è stata sfiorata»

Airgest ha disposto in via precauzionale la sospensione di tutte le operazioni di aviazione civile dell’aeroporto di Trapani. Sono in corso le operazioni di spegnimento con mezzi antincendio militari del 37esimo Stormo e civili, compreso un elicottero antincendio del 82esimo Csar dell’aeronautica. «Stiamo collaborando con l’aeronautica militare e i vigili del fuoco per il contenimento dei danni. La struttura, fortunatamente, allo stato attuale, non è stata sfiorata, abbiamo comunque emesso un avviso per l’interruzione di tutti i voli fino a che le fiamme non saranno domate e la pista ispezionata. Questa stagione degli incendi sta mettendo a dura prova tutto il sistema aeroportuale», ha dichiarato Salvatore Ombra, presidente di Airgest, società di gestione dello scalo siciliano.

Aeroporto di Trapani, stop ai voli per incendio vicino alla pista. Le fiamme sono divampate in un vallone che costeggia lo scalo.
Aeroporto di Trapani (Facebook).

Evacuate 200 persone dalla Tonnara di Scopello

Sempre nel Trapanese è stata evacuata la Tonnara di Scopello, per un incendio che sta interessando la località balneare, frazione del comune di Castellammare del Golfo. Circa 200 turisti sono stati portati in salvo via mare. Sul posto la Protezione civile con due elicotteri e un canadair, per cercare di domare le fiamme. Un altro incendio, nei pressi di Alcamo, ha reso necessaria la chiusura della statale 119 di Gibellina.

Rossini Opera Festival, un appuntamento arenato a cui serve un cambio di passo

L’aspetto più tipico del Rossini Opera Festival appena concluso (era la 44esima edizione) è stato ancora una volta la sua internazionalità. Il Rof, per quanto numericamente piccolo, è un festival davvero planetario, di gran lunga il più “globale” che si organizzi in Italia. Uno spettatore su due viene dall’estero, non solo dai Paesi dell’Unione europea ma anche dagli Stati Uniti, dalla Thailandia, financo dalla Nuova Caledonia e dalla Costa d’Avorio, per non parlare della Corea del Sud, del Brasile, del Giappone. In tutto, le nazionalità presenti sono state 39; fra le più numerose quella russa, nonostante la guerra. In parallelo, resta molto elevata la copertura mediatica – altra caratteristica “storicizzata” del festival pesarese: accreditati 153 giornalisti provenienti da 23 Paesi, ormai nella maggior parte dei casi attivi in testate online più o meno autorevoli.

L’attenzione del pubblico si è un po’ inceppata

Nonostante il Rossini Opera Festival sia certamente internazionale, dal punto di vista dell’attenzione del pubblico appare però sostanzialmente fermo. Il numero di spettatori del 2023 è infatti quasi sovrapponibile a quello del 2022, l’anno della ripresa e della grande crescita dopo le due edizioni realizzate durante l’emergenza Covid. Nel 2022 gli spettatori erano stati 13.100, quest’anno sono stati poche centinaia di più, 13.576, peraltro “spalmati” in una quarantina di manifestazioni anche secondarie e decentrate nel territorio. La struttura portante della rassegna è però sempre la stessa da tempo: tre opere (con due nuove produzioni) più Il viaggio a Reims affidato ai giovani allievi dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, per un totale di 14 rappresentazioni, a cui si aggiungono sette o otto concerti vocali di alto livello. Sono queste manifestazioni che attirano il grosso del pubblico.

Rossini Opera Festival, un appuntamento arenato a cui serve un cambio di passo
Il viaggio a Reims (foto Amati Bacciardi).

Un difficoltoso ritorno alla normalità post Covid

Solo cinque anni fa, nel 2018, il Rof aveva toccato il suo record di presenze, con 18.260 spettatori, ma già l’anno successivo si era registrato un calo di circa il 10 per cento (16.517). Quindi il crollo causato dalla pandemia, con numeri che ovviamente non fanno testo, ma danno l’idea dell’emergenza causata dalla crisi (meno di 6 mila spettatori nel 2020, 8.500 nel 2021). Due anni più tardi, il ritorno alla normalità appare molto meno semplice e meno scontato di quanto si potesse pensare. Il numero di 13.500 spettatori è tra i più bassi degli ultimi 15 anni e prima del 2022 e di quest’anno è stato toccato solo nel triennio 2009-2011, ma poi sempre anche abbondantemente superato.

Incassi scesi a 750 mila euro, la cifra più bassa dal 2007

A questa tendenza problematica, si aggiunge il dato relativo agli incassi, scesi a 750 mila euro dagli oltre 950 mila dello scorso anno. Si tratta della cifra più bassa dal 2007 (i dati si possono trovare nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito ufficiale del festival, fra bilanci e relazioni della Corte dei conti). Non è bastato il livello dei prezzi, quest’anno attestato a 200 euro per le prime e 180 euro per le repliche nei posti migliori, per garantire la tenuta: a quasi parità di pubblico pagante (nel 2022, anzi, un po’ meno numeroso), l’anno scorso l’incasso è stato superiore di 200 mila euro. Visitando poco prima del festival o durante il suo svolgimento il sito Vivaticket, gestore della vendita dei biglietti online, si poteva notare che la disponibilità di posti alla Vitrifrigo Arena – sede delle opere – era sempre ampia, talvolta assai ampia.

Rossini Opera Festival, un appuntamento arenato a cui serve un cambio di passo
Adelaide di Borgogna (foto Amati Bacciardi).

Quest’anno il festival non ha mai fatto registrare il tutto esaurito

La differenza negli incassi rispetto all’anno scorso, a parità di spettatori complessivi, si può quindi forse spiegare con il fatto che quest’anno il pubblico, in larga misura, ha scelto di assistere a manifestazioni con biglietti a prezzi assai più bassi di quelli degli spettacoli operistici. In pratica, nelle sue date principali, quest’anno il Rof non ha mai fatto registrare il tutto esaurito. E lo stesso destino è toccato ai concerti, compreso quello prestigioso di chiusura, con la Petite Messe Solennelle diretta da Michele Mariotti.

Grattacapi per il sovrintendente Palacio e il direttore artistico Flórez

Non mancano dunque i motivi di preoccupazione per il sovrintendente Ernesto Palacio e il direttore artistico Juan Diego Flórez, entrambi cantanti rossiniani di vaglia (il primo ritirato da tempo, il secondo ancora in piena attività). I conti sono in ordine (il bilancio 2022 ha chiuso con un utile di oltre 300 mila euro, che torna buono con i chiari di luna degli incassi 2023), ma per recuperare i 5 mila appassionati che non sembrano più disposti a farsi attrarre dalla sirene rossiniane del festival pesarese, e magari per provare ad aumentarli e superare quota 20 mila, ci vorrebbe un cambio di passo che per il momento Palacio (che è stato un paio di anni fa confermato fino al 2026, avendo iniziato il suo mandato nel 2017) non sembra in grado di garantire.

Regia, scelte improntate a una prudenza eccessiva

Il fatto è che il Rof deve trovare una nuova dimensione dopo il quarantennio glorioso che lo ha posto in prima fila nella Rossini Renaissance, grazie alla sinergia vincente fra gli studi musicologici della Fondazione Rossini e una formidabile spinta propulsiva per quanto riguarda gli spettacoli, attuata del creatore del festival, Gianfranco Mariotti, oggi 93enne, che ha passato la mano proprio a Palacio. Quest’estate, con Eduardo e Cristina, è stato completato il periplo di tutte le 39 opere del Pesarese. Ciò è avvenuto peraltro in un’edizione infarcita di sofisticate rarità, tutta improntata al genere serio, che comprendeva anche Aureliano in Palmira e Adelaide di Borgogna. Forse è semplicistico ritenere che una simile offerta non abbia attirato il pubblico più di tanto, ma certo fino a oggi la gestione Palacio (sempre al netto dei due anni pandemici) da un lato non è mai sembrata in grado di trovare l’equilibrio migliore fra generi e valori drammatici, e dall’altro è sembrata fin troppo conservativa per quanto riguarda le scelte nella realizzazione degli spettacoli. Non tanto sul piano vocale (qui si ascoltano spesso, se non sempre, i migliori specialisti rossiniani), quanto per le regie, con proposte fra il conservativo e l’innovativo che appaiono il più delle volte improntate a una prudenza lontana dalla forza innovativa del festival nei suoi anni più fulgidi.

Rossini Opera Festival, un appuntamento arenato a cui serve un cambio di passo
Aureliano in Palmira (foto Amati Bacciardi).

E il 2024 è l’anno di Pesaro capitale italiana della cultura…

Sintomatico, da questo punto di vista, il programma dell’anno prossimo, irrobustito perché il 2024 è l’anno di Pesaro capitale italiana della cultura, evento che dovrebbe garantire una maggiore attenzione da parte di un pubblico più generalista. Le nuove produzioni resteranno due: Bianca e Falliero ed Ermione. Si tratta di opere fondamentali del serio-tragico rossiniano, assenti entrambe al festival da quasi 20 anni. Lo sforzo produttivo (al netto delle voci: e sarà questione cruciale) si coglie anche nelle scelte per i direttori, bacchette di prestigio e valore come quelle di Roberto Abbado e Michele Mariotti. Per la regia, si passerà dal “rassicurante” francese Jean-Louis Grinda (che quest’estate era di scena nel vicino Sferisterio di Macerata) al tedesco Johannes Erath, che si è messo in luce con spettacoli di forte impatto a Graz e a Francoforte. Evidente la politica dei contrappesi, che si rispecchia anche nella parte dedicata al genere comico, fra l’arcinoto Barbiere di Siviglia (con la ripresa di una regia pesarese del 2018 di Pier Luigi Pizzi) e il minore (molto minore) Equivoco stravagante che per non essere fra i capolavori gode al Rof di una singolare fortuna e torna in scena in media ogni cinque anni.

La routine non si addice a Rossini: qualcuno ha dimenticato la lezione?

Non adeguata, si può dirlo fin d’ora, la celebrazione del quarantennale della prima assoluta del Viaggio a Reims, avvenuta nel 1984, con Claudio Abbado sul podio e Luca Ronconi a firmare la regia. Quello era stato uno spettacolo formidabile da tutti i punti di vista, l’evento unico e straordinario capace di lanciare nel mondo l’appena nato Rossini Opera Festival. Quarant’anni dopo, nessuna nuova produzione di quest’opera geniale, ma una prudenziale esecuzione in forma di concerto affidata a Diego Matheuz. La routine non si addice a Rossini: la lezione di 45 anni di Rof è questa, ma a quanto pare chi lo guida oggi ha idee diverse.

Mugello, motociclista muore durante una gara amatoriale

Un motociclista è morto all’autodromo del Mugello dopo essere rimasto coinvolto, insieme ad altri due piloti amatoriali, in un incidente mentre partecipava alla Promo Racing Cup 2023, serie di gare riservate ad appassionati non professionisti e valide per la Coppa Fmi. Per cause ancora da accertare, i tre piloti sono entrati in contatto nel tratto finale del rettilineo principale.

Nonostante i soccorsi immediati non c’è stato niente da fare

Immediatamente sono scattati i soccorsi e le ambulanze, posizionate lungo il circuito, sono giunte in pochissimi secondi sul luogo dell’incidente. Ma le condizioni di uno dei motociclisti coinvolti sono apparse subito molto gravi e lo staff medico ha immediatamente iniziato le pratiche rianimatorie. Purtroppo per lui non c’è stato niente da fare: trasportato in ambulanza al reparto di rianimazione del centro medico del circuito, poco dopo ne è stato constatato il decesso.

Gli altri due piloti coinvolti hanno riportato fratture multiple

Gli altri due piloti coinvolti hanno riportato fratture multiple e sono stati trasportati con l’elisoccorso all’ospedale fiorentino di Careggi, ma non sono in pericolo di vita. A seguito del decesso del motociclista, che aveva 52 anni ed era residente ad Adria (provincia di Rovigo), la Promo Racing ha deciso di sospendere ogni gara in programma nella giornata del 27 agosto.

Prigozhin, Mosca conferma la morte dopo il test del Dna

Il Comitato investigativo russo ha confermato che Yevgeny Prigozhin è morto nell’incidente aereo che ha visto schiantarsi a terra il suo jet privato. Il test del Dna, effettuato in Russia, ha infatti stabilito che uno dei 10 corpi rinvenuti apparteneva proprio al capo della Wagner.

Le identità delle vittime corrispondono all’elenco nel foglio di volo

«L’indagine sull’incidente aereo nella regione di Tver, gli esami genetici molecolari sono stati completati. In base ai loro risultati, sono state stabilite le identità di tutti e 10 i morti, che corrispondono all’elenco riportato nel foglio di volo», ha dichiarato la portavoce del Comitato investigativo russo Svetlana Petrenko. Questo significa, appunto, che tra le vittime c’è anche Prigozhin.

Yevgeny Prigozhin, Mosca conferma la morte dopo il test del Dna. Lo ha reso noto il Comitato investigativo russo.
Memoriale dedicato a Yevgeny Prigozhin a San Pietroburgo (Getty Images).

L’ipotesi più plausibile è che ci fosse una bomba a bordo

L’autorità russa per l’aviazione civile aveva dichiarato che Prigozhin, insieme ad alcuni dei suoi principali luogotenenti, tra cui il suo braccio destro Dmitry Utkin, figurava nell’elenco delle persone a bordo dell’aereo precipitato. Adesso la conferma della morte da parte di Mosca, anche se c’è chi continua ad avere dubbi sul fatto che il fondatore della Wagner fosse davvero a bordo dell’aereo, sostenendo che al suo posto ci fosse in realtà un sosia. Nel frattempo continuano le indagini per capire come sia avvenuto l’incidente: per adesso l’ipotesi più plausibile per spiegare lo schianto di Tver, a mezzora di volo da Mosca, è quella del sabotaggio.

Anziano ucciso a bastonate a Sassari, fermato un 48enne

Un uomo di 80 anni è stato ucciso a colpi di bastone a Sassari. Il cadavere, scoperto il 26 agosto in un boschetto in via Piandanna, era irriconoscibile e inizialmente non è stato possibile stabilire con precisione le cause della morte. Durante la serata e la notte, la polizia ha poi identificato la vittima, Nicola Pasquarella, e individuato il presunto autore dell’omicidio: si tratta del 48enne Antonio Luigi Fiori.

I due avrebbero avuto una discussione per motivi di gelosia

Sia l’anziano ucciso che il fermato non hanno una dimora fissa e forse utilizzavano quel boschetto per dormire. I due, sostiene la polizia, avrebbero avuto una discussione per motivi di gelosia. Fiori avrebbe colpito ripetutamente con un bastone Pasquarella, uccidendolo. Poi ha dato fuoco al cadavere ed è fuggito. I fatti risalirebbero a circa due settimane fa.

A fare scattare l’allarme è stata una telefonata al 113

A fare scattare l’allarme è stata una telefonata fatta al 113 da una donna, che ha indicato la presenza di un corpo nel boschetto di via Piandanna. Sul posto sono subito arrivati gli agenti della squadra volante e gli investigatori della mobile. Poco dopo il medico legale e gli specialisti della Scientifica. Durante la notte gli investigatori della Mobile, coordinati dalla pm della procura di Sassari, Laura Senatore, hanno chiuso il cerchio attorno al presunto responsabile dell’omicidio ed è scattato il fermo.

Morgan, insulti omofobi al pubblico durante uno spettacolo a Selinunte

Altro che Festival della bellezza, quella andata in scena al parco archeologico di Selinunte è stata una serata da Festival della grande maleducazione. Protagonista Morgan, che nel corso del suo concerto-lezione “Segnali di vita e di arte” dedicato a Franco Battiato si è arrabbiato con il pubblico presente, arrivando a proferire parolacce e pesanti insulti, tra l’altro di stampo omofobo.

La rabbia di Morgan, che aveva iniziato lo spettacolo con 40 minuti di ritardo

Lo spettacolo (a pagamento) era iniziato con quasi 40 minuti di ritardo. Dopo aver suonato alcuni dei suoi brani, l’ira dell’artista si è scatenata non appena qualcuno dal pubblico gli ha fatto notare di essere “fuori tema”, invitandolo a interpretare le canzoni di Battiato. «Avete rotto il cazzo, ho dei sentimenti, coglioni», ha detto a quel punto Morgan. «Avete avuto abbastanza voi, adesso avete avuto troppo, perle ai porci si chiama questo, se non se ne vanno quei dementi io non canto».

Morgan, insulti omofobi al pubblico durante uno spettacolo a Selinunte dedicato all'amico Franco Battiato.
Morgan (Facebook).

L’insulto omofobo a uno spettatore, poi (finalmente) le canzoni di Battiato

Poi, rivolgendosi a qualcuno del pubblico che lo aveva invitato a suonare, la voce dei Bluvertigo ha detto: «Vai a casa tua, non te lo meriti lo spettacolo, sei molesto, sei venuto a rompere i coglioni». Ormai fuori controllo, ha aggiunto: «Siete stupidi, la società è una merda». Poi l’insulto a tinte omofobe, rivolto a uno spettatore: «Io sono un personaggio, andate a vedere Marrakesh, Fedez… Frocio di merda». Dopo l’acceso scontro verbale, Morgan ha cantato un paio di brani di Battiato, prima di concludere lo spettacolo.

Florida, suprematista bianco uccide tre afroamericani e poi si suicida

Ennesima tragedia legata alle armi negli Stati Uniti. Un suprematista bianco ha ucciso tre persone in un negozio di Jacksonville, in Florida, per poi suicidarsi. Il killer, che aveva inciso una svastica sulla pistola, era vestito con abiti militari e aveva a disposizione anche un fucile d’assalto, prima di compiere la strage ha chiamato i genitori chiedendo loro di diffondere sui social media «un manifesto» con messaggi «di odio a sfondo razziale», che aveva salvato sul computer, ha spiegato in conferenza stampa lo sceriffo T.K. Walters.

Florida, suprematista bianco uccide tre afroamericani e poi si suicida. Ennesima tragedia legata alle armi negli Stati Uniti.
La svastica dipinta sulla pistola (Getty Images).

L’autore della strage era stato in cura per problemi psichici

La carneficina è avvenuta in un negozio della catena Dollar General, convenience store vicino al campus della Edward Waters University, ateneo storicamente frequentato da afroamericani, proprio nel giorno in cui migliaia di persone hanno sfilato in corteo a Washington per celebrare i 60 anni dal discorso “I have a dream” di Martin Luther King. Prima di compiere la strage, il giovane ha chiamato i genitori, chiedendo loro di diffondere il suo manifesto razzista in cui dichiarava di «odiare i negri» e di volerli uccidere. Le vittime sono due uomini e una donna. Il killer, dopo averli uccisi, si è barricato nel negozio. Poi, come ha spiegato la polizia locale, si sarebbe tolto la vita prima dell’irruzione della polizia. L’autore della sparatoria, che non conosceva le vittime e che poco prima era stato visto aggirarsi nel campus, era stato in cura per problemi psichici.

Florida, suprematista bianco uccide tre afroamericani e poi si suicida. Ennesima tragedia legata alle armi negli Stati Uniti.
Il luogo della strage (Getty Images).

Nel 2023 negli Usa ci sono già state 470 sparatorie di massa

Secondo il Gun Violence Archive nel 2023 negli Stati Uniti ci sono state almeno 470 sparatorie di massa (intese come attacchi in cui quattro o più persone rimangono ferite e/o uccise, escluso l’autore della sparatoria). La nazione ha superato la soglia delle 400 a luglio: è l’anno peggiore dal 2013.

Italodisco, l’Albania e i tormentoni (veri o mancati) di questa estate 2023

Questa non è Ibiza, è Valona, bellissimissima. Semmai fosse possibile, ma forse anche solo necessario o utile, sintetizzare questa estate 2023 in una sola frase credo che sarebbe quella in esergo di questo pezzo. Frase che muove i passi dai versi della canzone che, a sorpresa, si è rivelata come la vincente dell’estate, tormentone reale in quanto capace di entrare dentro l’immaginario comune (quante volte in queste ultime settimane abbiamo sentito o letto quei versi, manco fossero poesia, irrompere in conversazioni comuni, servizi di costume, discorsi di varia origine), come recentemente è stato per il “vocale di 10 minuti” di Tommaso Paradiso e pochi altri. Titolare di quelle parole, almeno della prima metà della frase destinata, ipoteticamente, a diventare meme, Stash Fiordispino, voce, chitarra e uomo immagine dei The Kolors, con la loro Italodisco a dominare le classifiche dei singoli, di AirPlay e miracolosamente tornati sulla scena di un crimine che sembrava averli già relegati sotto la voce modernariato.

La seconda parte, ça va sans dire, è lì a indicare come, al pari del brano dei The Kolors, è stata l’Albania questa estate a dominare le cronache, almeno quelle legate al turismo. Per il resto è stato un agghiacciante florilegio di femminicidi, stupri, a fianco di morti importanti, da Michela Murgia a Toto Cutugno, cari carburanti, Barbie-mania e generali Vannacci a ruota libera su tutto l’universo. Una Albania outsider ha scalzato dalla vetta dei luoghi più ambiti mete assai più ricercate, dalla Croazia alla Grecia, oltre la stessa Ibiza kolorsiana, passando per le nostre Salento, Romagna e affini.

La regina del pop odierno ormai è Annalisa

Un po’ come del resto è successo appunto in musica, dove tutti i candidati allo scettro di tormentone dell’anno – mai come in questo 2023 c’erano così tanti pretendenti al trono, oltre una ventina per un solo posto – si sono visti superare in corsa da una canzone che aveva sì tutte le carte in regola per farcela, come anche le altre concorrenti, ma sembrava destinata a non farcela proprio per mancanza di allure, previsione fallita proprio perché è stata il fascino dell’outsider ad averle dato in realtà il colpo di reni decisivo. Se infatti alcuni dei candidati alla vittoria finale – proseguendo nel parallelo potrei dire le Croazia e le Grecia di turno – sono lì a una incollatura, diciamo le collaborazioni importanti quali quelle tra Fedez, gli Articolo 31 e la regina del pop odierno, Annalisa, con Disco paradise, o combo più contemporanei e intellegibili a occhi di boomer quali quelli che vede insieme Ava, Anna e CapoPlaza, Vetri neri il titolo, o Drillionaire con Lazza, Blanca, Sfera Ebbasta e Michelangelo, Bon ton il titolo, con i soliti Pinguini Tattici Nucleari a mordere il freno con Rubami la notte, doppio platino, loro che hanno sbancato gli stadi e a breve sbancheranno Campovolo, ci sono tanti nomi pesanti che si pensava avrebbero fatto il botto che si sono dimostrate micette con le polveri bagnate, flop laddove doveva essere tormentone, proprio come una Gallipoli o una Rimini senza sold out in questa anomala estate.

Pazza musica, un pezzo troppo alto per le masse

Penso a Pazza musica di Marco Mengoni ed Elodie, due blockbuster sulla carta che però hanno sfornato un pezzo troppo alto per le masse. O penso ad Achille Lauro che ha cercato l’aiuto di Rose Villain, su Spotify decisamente più a fuoco di lui, con un reagghettino spompato come Fragole, mai in vetta, ma neanche nei pressi. Penso soprattutto al vero flop dei flop, quella Hollywood che vede assieme due campioni assoluti quali Irama e Rkomi, prova provata che uno più uno non solo non fa due, ma spesso non fa neanche venti, parlo di posizioni in classifica, o a La fine del mondo di Mr Rain e Sangiovanni, che nonostante clonasse una hit come Panico di Lazza, a voler giocare sul sicuro, non è proprio mai partita, figuriamoci se poteva arrivare da qualche parte.

Anche quest’anno Orietta Berti è stata ancora sul pezzo

Preso atto che Emma che prova a fare Elodie in compagnia di Tony Effe è forse più imbarazzante di Laura Pausini che prova a modificarsi artisticamente l’immagine coi filtri, sto metaforizzando, e che per una volta neanche Paola e Chiara, che ancora ci sono con l’evergreen Furore, sono riuscite a tenere in ballo i Boomdabash, gente come Tiziano Ferro, Renga e Nek e altri amabili quaranta o cinquantenni non pervenuti, e che quest’anno Orietta Berti è stata ancora sul pezzo usando la parola chiave “discoteca” in compagnia di Rovazzi – visto che la loro Discoteca italiana, dove a sua volta si cita Ibiza (contrapposta alla balera dell’Ortica, a due passi da casa mia) ha funzionato assai bene in radio, a breve proveremo a capire perché e soprattutto se per caso -, direi che a salvarsi davvero, nel senso di potersela vedere a mani nude proprio con l’Italodisco dei The Kolors è la canzone che chiudeva l’incipit di questo pezzo, “Questa non è Ibiza, è Valona, bellissimissima”.

Alfa, passato con grande agilità da TikTok a Spotify

Bellissimissima, infatti, è il titolo del brano che il giovane Alfa, passato con grande agilità da TikTok a Spotify, ha piazzato ben in alto nella scalata all’Isoard di questa estate 2023. Una canzone semplice, come gli ingredienti che hanno portato l’Albania a scalzare luoghi decisamente più cool sulla carta dalla Top 5 delle mete più ambite per le vacanze, e che a sua volta è entrata nell’immaginario italiano, versione 2.0 della Bella jovanottiana, senza però il peso/non peso (sì, questa estate è anche venuto a mancare il filosofo del non luogo Marc Augé) di un qualche retropensiero filosofico e fricchettone, alla Grande Boh. Pezzo, Bellissimissima, che ben vediamo al fianco di Ci penserò domani, altro tormentone sul quale non in molti avrebbero scommesso, della giovane Angelina Mango, seconda classificata ad Amici, ma decisamente baciata dall’amore del pubblico (le prime date del suo tour autunnale sono tutte sold out), della serie meglio prenderla con leggerezza che rischiare di rimanerci schiacciati sotto.

Canzone d’estate di Levante avrebbe meritato miglior sorte

Come una Porto Cesareo qualsiasi, o una Riccione qualunque, da questo discorso mancano brani che sulla carta avrebbero dovuto stare sulle orecchie di tutti, penso a quelli del blockbuster Tedua, con o senza i tanti ospiti che lo hanno accompagnato nella sua Divina Commedia, come quelli di Thasup o dell’ennesima joint-venture, stavolta tra Coez e Frah Quintale. Fa un po’ eccezione la collaborazione estemporanea tra Ernia, Bresh e Fabri Fibra, ma solo perché sono tre campioni veri e la loro Parafulmini funziona parecchio, a differenza, per dire, della Aranciata di Madame e Michelangelo, ennesima riprova che due assi insieme non vincono automaticamente al banco, o della Canzone d’estate di Levante (si intitola proprio Canzone d’estate, non è che non ricordavo il titolo), brano di gran classe che avrebbe decisamente meritato miglior sorte.

Oggi la durata media di una carriera si è accorciata

Le varie tracce estratte dagli album che svettano nelle classifiche degli album, Tedua, sempre lui – che per altro ha un nome di apparente origine albanese, “Te dua” in lingua balcanica significa Ti amo, anche se nel suo caso, ligure di origini liguri, si tratta di un gioco di parole che nulla ha a che vedere con la terra delle due aquile -, Geolier, Shiva e compagnia bella, se pensiamo che l’anno scorso a dominare è stata la Shakerando di Rhove, a sua volta un outsider su cui nessuno aveva scommesso a inizio estate, viene davvero da chiedersi quale sia ormai oggi la durata media di una carriera, perché neanche fai in tempo a impararti il nome di un artista o sedicente tale che è già sparito dai radar, come appunto certe mete fino all’anno scorso oggetto di venerazione incondizionata, oggi abbandonate perché l’Albania è l’Albania, acque cristalline, paesaggi mozzafiato a pochi euro.

Narrazione pro Albania vagamente di regime

Così almeno ci ha raccontato una narrazione piuttosto accorata e monocorde, da coro greco, vagamente di regime, le vacanze ferragostane in compagnia del premier Edi Rama da parte di Giorgia Meloni e le centinaia di articoli a tema “vacanza da sogni low cost” sembrano parte della medesima narrazione. D’altronde, tanto per dirla tutta, a voler leggere in filigrana il successo inaspettato di The Kolors e Alfa, rispettivamente con Italodisco e Bellissimissima, volendo anche la sporadica permanenza in un qualche immaginario di Discoteca italiana di Rovazzi e Orietta Berti, potrebbero essere a loro volta ricondotti a un qualche passaggio di regime – niente che evochi i passati comunisti a là Enver Hoxha dell’Albania, sia chiaro, si parla di regime mediatico, quella tendenza tutta contemporanea a uniformare l’informazione, omologata e omogeneizzata sul parlare costantemente e con gli stessi toni sempre e solo di quattro notizie – visto che tutte hanno più di un qualche legame, non sentimentale ma editoriale, con la radio regina dei nostri network, quella Rtl 102.5 che ha nelle edizioni Baraonda la propria costola discografica. No, questa non è Ibiza, non è neanche Valona, è solo la musica che gira intorno, e che intorno hanno deciso a monte di far girare.

Australia: precipita elicottero militare Usa, ci sono vittime

Un elicottero militare degli Stati Uniti si è schiantato al largo della costa settentrionale dell’Australia, nel corso di un’esercitazione. Il velivolo, un Bell Boeing V-22 Osprey (un convertiplano a decollo verticale e orizzontale), trasportava 23 soldati quando è precipitato sull’isola di Melville, la seconda più grande d’Australia: sono almeno tre i marines morti nell’incidente.

L’incidente durante le esercitazioni militari “Predators Run”

L’incidente si è verificato durante le le esercitazioni – denominate “Predators Run” – a cui stanno partecipando circa 2.500 militari provenienti da Australia, Stati Uniti, Indonesia, Filippine e Timor Est. Il ministero australiano della Difesa ha affermato imbarcato sull’Osprey «c’era personale militare americano», mentre sembra che nessun australiano sia coinvolto. «In questo momento tutta l’attenzione è nella risposta all’incidente e per la sicurezza di quanti erano a bordo».

Mondiali di atletica, argento per l’Italia nella 4×100

Il quartetto composto Marcell Jacobs, Lorenzo Patta, Filippo Tortu e Roberto Rigali, ha conquistato la medaglia d’argento nella finale della staffetta 4×100 uomini dei Mondiali di atletica di Budapest. Gli azzurri hanno corso in 37″62. L’oro (il terzo per Noah Lyles) è andato agli Usa, il bronzo alla Giamaica. L’Italia torna così sul podio iridato 28 anni dopo il bronzo di Goteborg 1995, acciuffando di nuovo la seconda posizione a 40 anni da Helsinki 1983.

Abodi: «Formidabile la squadra azzurra con il suo argento vivo»

«Quando siamo scesi in pista sapevamo che potevamo vincere una medaglia. Siamo i campioni olimpici, non dimentichiamolo. Abbiamo dato il massimo e siamo un gruppo molto unito, abbiamo conquistato una super medaglia», ha detto a Sky Sport Jacobs, che non era riuscito a qualificarsi per la finale dei 100 m, disciplina di cui è campione olimpico in carica. Felicissimo Tortu: «Quando ho tagliato il traguardo ho sentito il cuore esplodere, non riuscivo a stare in piedi e respirare. È stato bellissimo». Così il ministro dello Sport Andrea Abodi su Twitter: «La staffetta 4×100 non è solo una meravigliosa competizione, ma anche un indicatore della qualità della scuola della velocità. Formidabile la squadra azzurra con il suo argento vivo, fantastiche le nostre ragazze con un quarto posto che vale moltissimo. Italia, sul podio del mondo!».

Quarta medaglia per l’Italia ai Mondiali di atletica di Budapest

Le ragazze della 4×100 (Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese) non sono riuscite infatti a salire sul podio, quarte in finale (con il tempo di 42”49) alle spalle di Stati Uniti, Giamaica e Gran Bretagna. L’Italia finora ha conquistato quattro medaglie ai Mondiali di atletica leggera di Budapest. Oltre a quella nella 4×100 maschile ci sono l’oro di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, l’altro argento di Leonardo Fabbri nel getto del peso e il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia.

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