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La fine di Prigozhin, il metodo Putin e il futuro della Wagner
La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma Vladimir Putin ha deciso di non seguire il detto popolare eliminando il suo ex cuoco a soli due mesi dal “quasi golpe” del 23 giugno. Il jet privato di proprietà di Yevgeny Prigozhin si è schiantato infatti nella regione di Tver, in Russia, probabilmente dopo essere stato abbattuto dalla contraerea russa mentre viaggiava da Mosca a San Pietroburgo. Tutte le 10 persone a bordo del velivolo hanno perso la vita. Che tra essi ci fosse anche il capo della Wagner è dato per certo da tutti i media russi. Esiste una flebile possibilità che non sia così, dato che i cadaveri sono carbonizzati e servirà il test del dna per riconoscerli. Ma un colpo di scena del genere sembra davvero fantascienza. Sarebbe troppo, persino per Prigozhin.
Il chiosco di hot dog da cui era nato un impero: la storia di Prigozhin
L’ultima apparizione di Prigozhin prima della morte risala a qualche giorno fa: il leader della Wagner è apparso in un video che lo mostrava in Africa, «al lavoro per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente». Prima di diventare il capo della (ormai) famosa brigata di mercenari, Prigozhin era stato un imprenditore di successo, capace di costruire un impero nella ristorazione partendo da un chiosco di hot dog. Lo aveva aperto nel 1990 a San Pietroburgo, dopo aver scontato nove anni di galera per rapina, frode e coinvolgimento di adolescenti nella prostituzione. Da quel chiosco, dove pare preparasse una salsa deliziosa con cui farcire i panini, la sua fortuna si moltiplicò rapidamente in una serie di ristoranti aperti nella città, tra cui uno di lusso su un battello sulla Neva.
I ricchi contratti per fornire catering agli enti pubblici
Tra i clienti fissi l’allora sindaco Anatoly Sobchak e il suo vice Putin, anche lui di San Pietroburgo. Colpito dalla cucina e dai modi di Prigozhin, una volta diventato presidente Putin avrebbe portato i suoi illustri ospiti, da Jacques Chirac a George W. Bush fino a Yoshiro Mori, proprio a mangiare lì. Grazie ai suoi contatti ad alto livello e alla società fondata negli Anni 90, la Concord, Prigozhin era poi riuscito a ottenere lucrosi contratti per fornire il catering a numerosi enti pubblici. Nel 2012, per esempio, aveva acquisito il contratto per i pasti per le mense di Mosca per 10,5 miliardi di rubli (220 milioni di euro) e nel 2015 aveva siglato un accordo con la Difesa da 9 miliardi di rubli. Nel frattempo, in piena guerra del Donbass, era nata la sua creatura più ambiziosa e controversa: il gruppo Wagner, compagnia di mercenari messi a disposizione del Cremlino e delle sue “avventure” nel mondo, Ucraina compresa.
L’ammutinamento, la marcia su Mosca, la mediazione di Lukashenko
Ma negli ultimi tempi, a causa delle sue invettive contro i vertici della Difesa, Prigozhin era diventato difficile da gestire. Il punto di non ritorno la notte tra il 23 e il 24 giugno, quando si è verificato l’ammutinamento dei suoi miliziani, fermati a 200 chilometri da Mosca dall’accordo raggiunto tra Prigozhin e Putin, mediato da Aleksander Lukashenko. Dopo il fallito golpe, il capo della Wagner si era trasferito (di fatto esiliato) con le sue truppe in Bielorussia. Ma in molti si chiedevano come il Cremlino potesse tollerare un simile affronto senza prendere in considerazione una vendetta contro il capo della Wagner, considerato il più classico dei dead man walking.
Chi si oppone a Putin muore: 39 strani decessi dall’inizio della guerra
Prigozhin non è il primo e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultimo avversario a cadere sotto la scure di Putin: da quando è diventato presidente è questa la sorte che attende chi gli si oppone. Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono state 39 le morti misteriose di personaggi che avevano a che fare con lo zar. L’ultimo caso riguarda(va) Sergej Grishin, deceduto per una setticemia. Non un personaggio famosissimo, ma pur sempre un ex banchiere che aveva criticato vivacemente l’operato di Putin. Al pari di altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme a tutta la famiglia: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev, Sergei Protosenya. E che dire di Ravil Maganov e Pavel Antonov, entrambi morti suicidi dopo essersi gettati dalla finestra?
I casi più famigerati nel 2006: le uccisioni di Litvinenko e Politkovskaya
Ma la scia di morte è iniziata molto prima. Celebre il caso di Alexander Litvinenko, ex ufficiale del Kgb avvelenato nel 2006 con il polonio. Risale allo stesso anno l’assassinio della reporter di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya, uccisa di fronte alla sua casa di Mosca proprio nel giorno del compleanno del leader russo. Sempre con colpi di arma da fuoco furono ammazzati diversi esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come l’attivista Natalia Estemirova e l’avvocato Stanislav Markelov, freddati nel 2009 al pari della giornalista Anastasia Baburova. Una morte violenta toccò anche a Boris Nemtsov, ex vice primo ministro, freddato nel 2015 con un colpo di pistola mentre camminava su un ponte di Mosca proprio nei pressi del Cremlino. Tra i pochi a essersi salvati c’è Alexei Navalny, sopravvissuto a un doppio avvelenamento ma rinchiuso in carcere da due anni e da poco condannato a 19 per estremismo.
Gruppo Wagner allo sbando: è arrivata la fine della milizia mercenaria?
«Se la notizia della morte di Prigozhin sarà confermata, organizzeremo una seconda Marcia della Giustizia su Mosca! Vi conviene che sia vivo», ha scritto un militare della Wagner su Telegram, dopo aver saputo dell’abbattimento. Quanto è concreta la minaccia di una marcia-bis? Poco: la brigata dal golpe di fine giugno è stata depotenziata e tutti gli agganci all’interno dell’esercito di Mosca sono stati individuati e puniti (almeno secondo il Cremlino). Che ci sia Putin dietro alla morte di Prigozhin è dato per certo dai wagneriti, che si rammaricano per non essere andati fino in fondo quando avrebbero potuto. Secondo alcune voci, Prigozhin stava volando a Mosca per bloccare il piano di Andrey Averyanov, vice capo del Gru, intenzionato a sostituire la Wagner con una nuova brigata di 20mila soldati destinata all’Africa, che è un po’ il giardino di casa della milizia fondata nel 2014 dallo “chef” di Putin. Esiliati in Bielorussia o altrimenti già inquadrati nell’esercito, gli uomini della Wagner erano stati già depotenziata. La decapitazione del gruppo dovrebbe adesso mettere fine alle operazioni dei suoi mercenari, che allo sbando non avrebbero altra scelta che entrare a far parte di altre fazioni più leali al Cremlino.