Daily Archives: 19 Agosto 2023

Britney Spears dopo la notizia del divorzio: «Non ce la facevo più»

Britney Spears ha rotto il silenzio dopo la notizia della richiesta di divorzio da parte del marito Sam Asghari. «Non ce la facevo più a sopportare il dolore», ha detto la popstar ai 42 milioni di fan su Instgram accompagnando i primi commenti dopo la separazione con un video che la ritrae mentre balla.

«È troppo tempo che fingo di essere forte»

«Come tutti sanno, Sam e io non stiamo più insieme. Sei anni sono tanti e sono un po’ scioccata ma… non sono qui per dare spiegazioni perché non sono i fatti di nessuno». Così ha esordito la cantante che aveva sposato l’ex ballerino e coach di fitness 14 mesi prima in una cerimonia di fiaba con Madonna, Drew Barrymore e Donatella versace al seguito. «È troppo tempo che fingo di essere forte e il mio profilo Instagram può sembrarvi perfetto, ma la realtà è ben diversa e io penso che tutti lo sappiamo. Vorrei tanto mostrare le mie emozioni e far vedere come mi sento veramente, ma per qualche ragione ho sempre dovuto nascondere le mie debolezze», ha aggiunto Britney. «Sarò più forte che posso e farò del mio meglio. E in realtà sto piuttosto bene. Comunque buona giornata, e non dimenticate mai di sorridere».

Sam Ashgari avrebbe lasciato la loro abitazione a luglio 2023

Il divorzio è arrivato come uno shock per i fan della Spears, che meno di due anni prima erano scesi in piazza per protestare contro la tutela legale a cui la cantante era stata assoggettata dal padre per ben 13 anni dopo aver dato in pubblico segni di instabilità mentale. In realtà’, a quanto pare, l’unione con Ashgari era da tempo sulle montagne russe tanto che a luglio 2023 lui aveva lasciato il tetto coniugale. Da allora, secondo Us Weekly, i due hanno interrotto ogni comunicazione se non quelle attraverso gli avvocati.

Trivolzio, uomo di 44 anni trovato morto a casa di un’amica

I carabinieri di Pavia hanno avviato un’indagine sulla morte di Fabio Friggi, 44enne di Motta Visconti (Milano), trovato morto e con il cranio fratturato in casa di una sua amica a Trivolzio (Pavia). Il ritrovamento del cadavere è avvenuto nel pomeriggio di venerdì 18 agosto 2023, ma la notizia è stata diffusa solo il giorno successivo. La donna, che vive nella casa insieme alla madre, ha riferito di avere trovato l’amico morto al suo risveglio.

Disposta l’autopsia per chiarire se possa essere caduto dalle scale

Il corpo si trovava ai piedi delle scale interne dell’appartamento. La sorella della vittima ne aveva denunciato la scomparsa su Facebook poche ore prima.

Secondo alcune indiscrezioni, in attesa di conferma, sarebbero state rinvenute macchie di sangue in altre zone della casa. È stato disposto il sequestro dell’abitazione per consentire altri accertamenti. Il cadavere del 44enne è stato trasportato all’istituto di medicina legale dell’Università di Pavia: l’autopsia potrà chiarire se le lesioni al cranio siano compatibili con una caduta dalle scale.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?

Senza padroni. Il campionato di Serie A comincia e mai come quest’anno si presenta aperto. La nobiltà tradizionale del calcio italiano, quella che nel corso di oltre un secolo si è consolidata lungo l’asse Mi-To, stenta a riprendere un ruolo egemone. E alla borghesia emergente del Centro-Sud (il Napoli campione in carica e le romane perennemente in cerca di stabilità al vertice della gerarchia) tocca dimostrare di poter stare lassù con continuità. Alle loro spalle club come Atalanta, Bologna e Fiorentina si attrezzano per essere in grado di dire la loro. Tutto può succedere e questa è cosa buona per il campionato, che quanto più è imprevedibile tanto più è godibile. Ma poiché c’è equilibrio e equilibrio, che tipo di equilibrio è quello che s’intravede come motivo della Serie A 2023-24? Si tratta di equilibrio in alto o in basso?

Prima vendere, poi comprare: la formula magica dell’«offerta irrinunciabile»

Ecco l’interrogativo cui per carità di patria è meglio non rispondere. Ma poiché qualche indicazione bisognerà pur darla, un dato oggettivo va richiamato: i club del nostro calcio di vertice, anche quelli che aspirano alla élite internazionale, sono definitivamente entrati nella logica del «prima vendere, poi comprare». Sempre più si sente circolare la formula «davanti a un’offerta irrinunciabile», l’alibi buono per dire che tutti i calciatori sono vendibili e che l’esigenza di fare cassa ha sempre priorità sulle necessità tecniche. Il mercato dei trasferimenti lo fanno sempre più i chief financial officer anziché i direttori sportivi su indicazione dei tecnici.

Chi ha perso di più? Napoli senza Kim e soprattutto senza Spalletti

La rassegna dei cambiamenti giunti in sede di calciomercato (che, va ricordato, si chiude soltanto alle ore 20 del primo settembre) deve guardare innanzitutto a cosa le squadre hanno perso rispetto a un anno fa, o a quanto ancora non sono riuscite a rafforzarsi. E per rendere l’idea si deve partire dalla squadra che si presenta ai nastri di partenza con lo scudetto cucito sulla maglia, il Napoli. Che ha visto partire soltanto uno dei suoi calciatori di maggior spessore (il difensore sudcoreano Kim, passato al Bayern Monaco), ma deve fare i conti con partenze rilevanti fuori dal campo: il tecnico Luciano Spalletti e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Fin qui la società di Aurelio De Laurentiis ha dimostrato di saper sostituire anche i calciatori di maggior quotazione. Dunque si attende con curiosità di vedere cosa dimostrerà sul campo Natan, sostituto del partente. Quanto ai cambi in panchina (Rudi Garcia) e dietro la scrivania (Mauro Meluso), l’eredità rischia di essere più pesante da reggere.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Osimhen, attaccante del Napoli campione d’Italia (Getty).

Il Milan rivoluzionato, un mercato rischioso per l’Inter

Indicazioni contrastanti per le milanesi. Il Milan ha ceduto molto bene Sandro Tonali (al Newcastle) per poi passare alle operazioni di rafforzamento con manovra monstre: Pulisic e Loftus-Cheek dal Chelsea, Okafor dal Salisburgo, Reijnders dall’AZ Alkmaar, Chukwuedze dal Villarreal, Musah dal Valencia. Il campo dirà. E dovrà dire anche quanto ha rischiato l’Inter con una campagna trasferimenti così estemporanea. Gli stenti della società nerazzurra nel coprire i ruoli di portiere (partito Onana) e centravanti (persi Dzeko e il contestato Lukaku) hanno provocato imbarazzo e la soluzione di prendere Arnautovic per l’attacco sa di mossa disperata. Per il resto, invece, gli arrivi di Frattesi, Thuram e Carlos Augusto sono di alto livello.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Rafa Leao, attaccante del Milan (Getty).

Juve, ricostruzione complicata anche con Giuntoli

Un caso a sé è quello della Juventus, che deve affrontare una complicata ricostruzione. In tal senso l’acquisizione più rilevante è quella di Cristiano Giuntoli come direttore sportivo. Fin qui, sul campo, la sola entrata di peso è quella di Tim Weah dal Lille. La Lazio prova a compensare la perdita di Milinkovic Savic (andato in Arabia Saudita). I malumori del tecnico Maurizio Sarri hanno prodotto un’accelerazione con gli arrivi di Rovella, Castellanos e Kamada, fra gli altri. Sul fronte opposto della capitale, la Roma continua la politica dei prestiti e dei parametri zero. Partiti Ibanez e Matic, sono arrivati due calciatori dal Paris Saint Germain, Paredes e Renato Sanches, dopo Wijnaldum un anno fa. Quanto alle tre che mirano a inserirsi nelle zone alte, l’imperativo di cedere prima di rinforzarsi ha accomunato Atalanta, Bologna e Fiorentina. E altrettanto vale per tutte le rimanenti società della Serie A 2023-24.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Federico Chiesa della Juventus (Getty).

Poveri, ma… consoliamoci con l’Under 19 e 20

La fase del calcio italiano continua a essere di grande trasformazione. La scorsa stagione ha visto tre squadre del nostro campionato giungere in finale delle tre coppe europee. Tutte sconfitte, ma il segnale di vitalità rimane. Così come lo sono la vittoria nell’Europeo Under 19 e il secondo posto nel Mondiale Under 20. Dunque non è proprio tutto da buttare. Piuttosto, bisognerebbe darsi una linea manageriale chiara e puntare di più sulla scuola italiana. Un tempo si diceva «poveri ma belli». Ci limitiamo a dire «poveri ma». Il secondo aggettivo verrà aggiunto a fine stagione.

Carlo Mazzone morto a 86 anni: addio all’ex allenatore di Roma, Brescia e Bologna

È morto ad Ascoli Piceno Carlo Mazzone, storico allenatore dell’Ascoli e di tante altre squadre. Conosciuto come Sor Carletto, era il detentore di record di panchine in serie A: 792 quelle ufficiali, 797 considerando anche i cinque spareggi. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli Piceno e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano. Aveva 86 anni.

 

Stupro di gruppo a Palermo, uno degli indagati: «Mi sono schifato ma la carne è carne»

Emergono nuovi dettagli sullo stupro di gruppo che avrebbe subito una ragazza di 19 anni dopo aver passato la serata in un locale della Vucciria a Palermo. Nel cellulare di uno dei sette indagati, Angelo Flores, sono stati ritrovati due video che riprendono gli abusi sessuali (che lui stesso ha filmato) oltre ad alcuni messaggi WhatsApp che ricostruiscono l’accaduto. A incastrare la comitiva anche una serie di intercettazioni captate al Comando provinciale dei carabinieri dopo gli arresti.

La vittima: «Stavo male, ho chiesto di chiamare l’ambulanza ma non l’hanno fatto»

Tutto è iniziato bevendo «sette shottini di Sambuca uno dopo l’altro e fumando uno spinello». Dopodiché il gruppo ha portato la giovane verso il luogo in cui si sono consumate le presunte violenze. Durante il tragitto, si legge nella denuncia depositata dalla vittima, «ho capito che Angelo aveva cattive intenzioni e gli ho detto: “Ma mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?”». E ancora: «Ero stonata, in piedi ma barcollavo. Ho sentito dei forti dolori alla parte bassa del ventre e mi lamentavo, loro mi hanno derisa. Ho chiesto ad Angelo di chiamare un’ambulanza, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell’ordine». Quindi quei minuti interminabili, ripresi da uno degli stupratori, in cui si sentono frasi inequivocabili: «Andiamo, forza che ti piace». E intanto il ragazzo condivide le immagini con un amico («Stiamo facendo un bordello»), mentre un altro suggerisce: «Stai attento a questi video, non è che spunta che l’avete stuprata?».

«L’abbiamo lasciata lì e siamo andati via»

Il giorno dopo, sempre in un messaggio scoperto dai carabinieri riportato dal Messaggero, è ancora Angelo a continuare il racconto: «Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza. L’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio».

Il gip: «Consapevoli dell’azione violenta ma indifferenti» 

Quindi altre confessioni, raccolte con delle cimici piazzate in caserma nei giorni della convocazione di due dei sette indagati: «Le ho fatto male, lei non voleva, faceva “No, basta”. I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava». Mentre descrivono la scena temono di finire «nella stessa cella» e «al telegiornale». «Meglio scappare in Messico o in Thailandia», suggeriscono. Per il gip «si coglie la consapevolezza dell’azione violenta e della realizzazione dei rapporti sessuali con modalità aggressive che hanno devastato fisicamente la ragazza. La quale, secondo i loro ricordi, aveva detto “Basta”. Dalle loro parole si comprende anche come, benché moralmente del tutto indifferenti rispetto a quanto accaduto, fossero consci delle possibili conseguenze dei gravi fatti denunciati, vaneggiando su propositi di fuga all’estero».

Tonino Zorzi morto a 88 anni: addio al “Paron” del basket italiano

È morto a 88 anni Tonino Zorzi, punto di riferimento della pallacanestro italiana, prima da giocatore e poi da allenatore, e dal 2011 nella Italia Basket Hall of Fame. A dare l’annuncio della scomparsa è stato il figlio Maurizio tramite un post sui social network: «Ti voglio ricordare così, orgoglioso di quella palestra dove tutto è iniziato. Nonostante tutti i nostri casini ti ho sempre voluto bene. Ciao papà». Zorzi era malato da tempo ed è deceduto nella sua Gorizia.

Ha allenato la Reyer Venezia per 12 stagioni

Goriziano di nascita, veneziano d’adozione, dopo gli esordi da cestista nelle file dell’Agi Gorizia (1950), nel 1954 si è trasferito alla Pallacanestro Varese dove è rimasto fino al 1962. Grazie ai 537 punti realizzati, è stato il miglior marcatore della Serie A nella stagione 1954-1955. A 18 anni ha esordito con la Nazionale, partecipando agli Europei del 1953. In totale ha disputato 22 presenze, realizzando 52 punti. La sua carriera da allenatore è invece legata alla Reyer Venezia, che ha allenato per 12 stagioni conquistando tre promozioni in A1, più altre due con la Viola Reggio Calabria e Pallacanestro Pavia. Come coach, con Venezia ha raggiunto la storica finale di Coppa Korac nel 1981 e ha conquistato la Coppa delle Coppe con la Partenope Napoli nel 1970. Nel 2008 il Consiglio Federale FIP lo ha nominato Allenatore Benemerito di Eccellenza come riconoscimento alla sua carriera. È stato anche eletto miglior giocatore della Pallacanestro Varese di ogni tempo.

 

Albania, Meloni: «Gli italiani al ristorante? Mi sono vergognata e ho pagato io»

La premier Giorgia Meloni torna sul caso dei quattro turisti italiani in Albania usciti dal ristorante senza pagare. Dopo le polemiche accese dall’opposizione sulla scelta di far saldare il conto all’ambasciata italiana a Tirana, la presidente del Consiglio ha raccontato i dettagli della vicenda chiarendo di aver pagato di tasca propria (come precisato anche dalla stessa ambasciata).

La premier: «Ho pagato personalmente il conto»

«Mentre mi trovavo in Albania, il primo ministro Rama mi racconta la storia di quattro italiani che in un ristorante del posto erano scappati senza pagare il conto», ha esordito in un post condiviso sui social network. Che continua: «Il ristoratore, dopo che le immagini della fuga erano diventate virali, aveva detto che era comunque felice perché i nostri connazionali avevano mangiato bene ed erano rimasti contenti. Mi sono vergognata, perché l’Italia che voglio rappresentare non è una nazione che fa parlare di sé all’estero per queste cose, che non rispetta il lavoro altrui, che pensa di essere divertente fregando gli altri». Quindi la scelta di «chiedere all’ambasciatore di andare a saldare il conto, che ho pagato personalmente».

«Speravo che si potesse essere tutti d’accordo»

Infine la chiosa: «Niente di che, infatti io non ne ho neanche dato notizia. Eppure anche questo in Italia ha creato polemica, da parte di un’opposizione che evidentemente preferisce un’altra immagine dell’Italia. Me ne dispiace perché speravo che almeno su una cosa così banale si potesse essere tutti d’accordo». La decisione della premier aveva scatenato diverse critiche dall’opposizione. Riccardo Magi di Più Europa aveva parlato di «incredibile prodezza patriota del nostro governo» accusando Meloni di populismo: «Se Giorgia voleva fare la paladina dell’italianità ci è riuscita benissimo: fai come ti pare, tanto paga Pantalone». Anche Osvaldo Napoli di Azione aveva attaccato la presidente, facendo però autogol: «Sarebbe stato logico che il debito venisse saldato dalla presidente Meloni con soldi suoi e non con quelli dei contribuenti italiani». E infatti è andata proprio così.

Previsioni meteo, con Nerone cinque giorni roventi al Centro-Nord

Mai così caldo in montagna, +2 sulla cima del Monte Bianco anche di notte e 33 gradi a 1.000 metri. Ecco l’Heat Storm, la tempesta di caldo con massime oltre i 38 gradi per almeno cinque giorni su quasi tutto il Centro-Nord senza variazioni significative prima del 24-25 agosto.

Al Nord valori 8-10 gradi superiori alla media del periodo

«Il caldo», ha sottolineato Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, «sarà opprimente almeno fino a mercoledì 23 agosto con un lungo elenco di città a 39-40 gradi, quasi tutte situate al Centro-Nord: Alessandria, Bolzano, Ferrara, Firenze, Pavia e Pistoia». Ma anche Caserta e Oristano. E fino a 37 gradi a Milano, «dove però la temperatura percepita sarà di svariati gradi più alta». Questo per effetto dell’anticiclone che dal Marocco si allunga verso l’Europa Centrale andando a coprire soprattutto il Centro-Nord italiano. «Al Sud le temperature saranno quasi nella norma del periodo, mentre al Nord andremo a toccare valori 8-10 gradi superiori alla media del periodo», ha rilevato Sanò che ha parlato di «un caldo tardivo che non lascia, tra l’altro, intravedere segni di deciso cedimento a breve». Anche il disagio per l’afa salirà al massimo tra domenica 20 e martedì 22, specie in Pianura Padana. «Con lo zero termico poi atteso a 5.200 metri», ha aggiunto, «i ghiacciai continueranno a soffrire e le nostre montagne presenteranno un clima tipico delle pianure estive italiane degli Anni 80-90. In pratica è come se il clima italiano dell’altro secolo fosse migrato in alto di 1.000 metri di quota».

Le previsioni meteo in dettaglio

  • Sabato 19. Al Nord: sole e molto caldo. Al Centro: sole e molto caldo. Al Sud: sole e caldo nella media del periodo.
  • Domenica 20. Al Nord: sole e molto caldo, quasi 40 gradi. Al Centro: sole e caldo in intensificazione. Al Sud: sole e caldo, temporali forti su Cilento, Pollino e Sicilia orientale.
  • Lunedì 21. Al Nord: sole e molto caldo, record per il periodo. Al Centro: sole e molto caldo, record per il periodo. Al Sud: sole e caldo, ma con temporali isolati in Sicilia.

Chernihiv, bombe russe sul centro della città: morti e feriti

Le forze russe hanno bombardato il centro della città di Chernihiv, nel nord dell’Ucraina. Lo riferiscono le autorità, scrive il Kyiv Independent citando il governatore Viacheslav Chaus. Lo stesso ha affermato che la cittadina è stata presa di mira «probabilmente con un missile balistico» e ha invitato la popolazione a «rimanere nei nascondigli». Ci sarebbero, secondo un primo bilancio del ministero dell’Interno, cinque morti e 37 feriti.

Zelensky: «Colpiti università e teatro»

Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato che l’esercito russo ha colpito la piazza centrale della città settentrionale, compresi un teatro e un’università, avvertendo che ci sono vittime. Questo quanto ha scritto su Telegram: «Un missile russo ha colpito proprio il centro della città, nella nostra Chernihiv. Una piazza, il politecnico, un teatro. Un sabato qualunque, che la Russia ha trasformato in un giorno di dolore e perdita. Ci sono morti, ci sono feriti». Zelensky ha quindi pubblicato un video del luogo dopo il bombardamento in cui si vedono detriti attorno a un grande edificio di epoca sovietica, con auto parcheggiate intorno parzialmente distrutte, tetti frantumati e finestre esplose. Sui social è invece diventato virale il filmato che riprende l’esatto momento dell’attacco:

Dopo aver reso noto il primo bilancio dell’accaduto, il ministro dell’Interno Igor Klymenko ha così dichiarato sul suo canale Telegram: «In un sabato mattina festivo la gente stava uscendo dalla chiesa con ceste di mele consacrate. Ci sono 42 persone coinvolte nell’attacco russo sul Teatro Drammatico di Chernihiv». In Ucraina, come in altri Paesi dell’est Europa, si celebra infatti l’Apple Feast Day, una festa ortodossa.

Le forze russe hanno marciato attraverso Chernihiv quando hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022, da diverse direzioni, inclusa la Bielorussia. Sono stati poi respinti dalle forze di Kiev. Da allora, l’Ucraina settentrionale è stata in gran parte risparmiata dai feroci combattimenti che hanno infuriato a Est e a Sud.

 

 

Michael Jackson, ripartono le cause per abusi contro due società del cantante

Due uomini che hanno accusato Michael Jackson di aver abusato sessualmente di loro da bambini possono riprendere le loro azioni legali contro le società di proprietà del cantante morto nel 2009. È ciò che ha stabilito una Corte d’appello della California secondo quanto riportato dal New York Times. Il 40enne Wade Robson e il 45enne James Safechuck hanno affermato che Jackson ha abusato di loro per anni e che i dipendenti delle società Mjj Productions e Mjj Ventures erano complici, agendo come suoi «collaboratori, facilitatori e alter ego» per gli abusi.

Le cause erano state archiviate per due volte

Le cause affermano che i dipendenti delle aziende avevano un «dovere di diligenza» nei confronti dei ragazzi e non hanno preso provvedimenti per prevenire gli abusi. Le storie di Robson e Safechuck sono state presentate nel documentario della Hbo del 2019 Leaving Neverland, in cui i due uomini accusavano Jackson di averli molestati e di aver coltivato rapporti con le loro famiglie per aver accesso ai loro corpi. Robson e Safechuck hanno intentato causa contro le società rispettivamente nel 2013 e nel 2014, ma entrambi i casi sono stati archiviati nel 2017 perché hanno superato i termini di prescrizione della California. Sono stati riaperti nel 2020 dopo che una nuova legge statale ha concesso ai querelanti nei casi di abusi sessuali su minori un periodo aggiuntivo per intentare causa. Nell’ottobre 2020 e nell’aprile 2021, le cause sono state nuovamente archiviate quando un giudice della Corte superiore della contea di Los Angeles ha stabilito che le due società e i loro dipendenti non erano legalmente obbligati a proteggere gli uomini da Jackson.

Si ripartirà dal tribunale di primo grado

Ma venerdì 18 agosto 2023 la Corte d’appello del secondo distretto della California ha stabilito che «una società che facilita l’abuso sessuale di bambini da parte di uno dei suoi dipendenti non è esentata dal dovere affermativo di proteggere quei bambini semplicemente perché è di proprietà esclusiva dell’autore dell’abuso». I casi torneranno quindi ora al tribunale di primo grado.

L’imprenditore Roberto Colaninno è morto all’età di 80 anni

Addio a Roberto Colaninno, imprenditore e dirigente d’azienda morto all’età di 80 anni. A confermarlo fonti vicine alla famiglia. Dagli esordi nel 1969 alla Fiaam, azienda mantovana di componentistica auto, fino all’Olivetti, alla Telecom e alla Piaggio, è stato uno principali protagonisti della finanza e dell’industria italiana degli ultimi 50 anni. I funerali, secondo quanto si apprende, si svolgeranno a Mantova in forma privata.

Il ruolo in Olivetti e la scalata a Telecom

Il suo ultimo ruolo è stato quello di presidente e amministratore delegato della Piaggio – celebre, nel 2008, la visita al capo dello Stato Giorgio Napolitano per mostrargli i mezzi del gruppo in occasione del sessantesimo -,  ma la sua carriera è partita decenni prima dal mantovano. Dopo l’esperienza in Fiaam ha fondato la Sogefi, sempre componentistica auto, che ha quotato in Borsa. Negli Anni 90 è diventato ad di Olivetti, trasformando l’azienda in una holding di telecomunicazioni. Poi, nel 1999, la scalata alla Telecom Italia da 60 miliardi di euro, conclusa con la conquista del 51 per cento della società di Tlc. In Telecom, Colaninno è stato presidente e amministratore delegato nonché presidente di Tim. Nel 2001 l’uscita in favore della Pirelli.

Fu tra i «capitani coraggiosi» che comprarono Alitalia e Airone

Quindi la costruzione di Omniaholding e Omniainvest, società holding e di investimento attraverso le quali nel 2002, dopo aver avvicinato la Fiat, ha comprato la Immsi, quotata in Borsa e dedita all’immobiliare. Sempre all’inizio degli Anni 2000 ha acquisito il controllo di Piaggio e Intermarine e co-fondato la Cai, Compagnia Aerea Italiana. Si tratta dei cosiddetti «capitani coraggiosi» che comprarono Alitalia e Airone dopo lo stop alla vendita ad Air France in difesa dell’italianità. Diventato presidente della nuova Alitalia SAI, quella nata con l’ingresso di Etihad nel 2015, è uscito dal cda nel 2017.

 

Urso e le incredibili contraddizioni della sua guerra al caro benzina

Mettere in fila le dichiarazioni è un brivido. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso all’inizio di questa storia ce l’aveva con i benzinai. Per il ministro erano loro a giocare sporco e ad alzare i prezzi dei carburanti approfittandosi della povera gente. Ha deciso di ergersi a difensore delle tasche dei cittadini. Qualcuno ha provato a fargli notare che i gestori dei distributori sono l’ultimo anello della catena e incidono sul prezzo della benzina per pochissimo, quasi niente. Gente che guadagna dai tre ai quattro centesimi al litro difficilmente potrebbe mettere in atto una «stangata contro gli italiani». Il ministro avrebbe potuto fare il duro sul serio, il duro con i duri e prendersela con le speculazioni della società petrolifere, calpestando l’articolo 42 della Costituzione poiché nel settore petrolifero la stragrande maggioranza delle società è pubblica o a controllo pubblico. Niente da fare. Urso ha deciso che per frenare il complotto della Spectre dei benzinai serviva un cartello con i prezzi medi della benzina.

La cartellonistica era uno strumento non necessario

Nelle intenzioni del ministro un cittadino esce di casa alla mattina, butta un occhio sul prezzo medio, devia il suo percorso per confrontare i prezzi dei distributori vicini, spiando di tanto in tanto sull’appunto del prezzo medio per non dimenticarselo, finché non trova qualcuno davvero conveniente. «Se l’esposizione dei prezzi medi presso i distributori doveva servire a ridurre i prezzi o quanto meno a mitigarne l’aumento, allora è stato un fallimento», ha spiegato Massimiliano Dona, avvocato esperto di consumatori. Dello stesso avviso era fin dall’inizio anche l’Antitrust. Secondo il presidente Roberto Rustichelli la cartellonistica era uno strumento non necessario. Inoltre c’era il problema, poi verificato, di ridurre gli stimoli competitivi.

Urso e le incredibili contraddizioni della sua guerra al caro benzina
L’esposizione del prezzo medio del carburante non è servito a nulla (Ansa).

Fermi tutti: colpa delle accise. Quindi dello Stato

Il 16 agosto è cambiato tutto. «Il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania». Così in una nota il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sempre lui, sul caro-benzina, spiegando come sia «falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei». Quindi il ministro spiega che i prezzi dei carburanti sono alti per colpa delle accise. Per logica verrebbe da dire che lo speculatore quindi è lo Stato. Quindi è lui.
Dunque che si fa? Si tagliano le accise? Lasciamo perdere Matteo Salvini e Giorgia Meloni che quando stavano all’opposizione promettevano l’eliminazione delle accise ogni volta che aprivano bocca.

Urso e le incredibili contraddizioni della sua guerra al caro benzina
Caro benzina per gli italiani in vacanza (Ansa).

La dura realtà: tagliarle costa 1 miliardo al mese…

L’8 febbraio 2023 il prezzo dei carburanti saliva in modo vertiginoso costringendo a un aumento generalizzato dei costi dei beni primari. Il ministro delle Infrastrutture Salvini prometteva: «Contiamo che la benzina non torni sopra i 2 euro. L’accordo è che, qualora per situazioni internazionali e problemi non dipendenti dall’Italia, si arrivasse a quell’aumento, il governo interverrà come è stato già fatto l’anno scorso», con un taglio delle accise. Il leghista continuava: «Adesso però siamo a 1,8 euro e conto che il 2 davanti non lo si vedrà più». Ma le accise non possono essere tagliate. Chi lo dice? Il ministro Urso, ovviamente: «Il taglio sulle accise costa 1 miliardo al mese. Se riproponessimo la misura fatta dal governo Draghi, dovremmo trovare in altro modo, con altre tasse, 12 miliardi di euro l’anno, ossia più di quello che costava il Reddito di cittadinanza», ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italia in un’intervista ad Agorà su RaiTre.

Urso e le incredibili contraddizioni della sua guerra al caro benzina
Adolfo Urso e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Urso è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto

La favola triste ha una morale semplice: quando qualcuno inventa nemici immaginari (preferibilmente pescandoli tra gli ultimi) lo fa perché sa che i nemici veri sono persone a cui non può negare il saluto. In un Paese normale un ministro che nel giro di qualche settimana riesce a dire tutto e tutto il suo contrario sarebbe gentilmente messo alla porta e invitato a trovare qualcuno disposto a pagarlo così lautamente nel libero mercato. Ma in un Paese normale Urso non avrebbe come colleghi ministri quelli che si ritrova. Quindi è tutto nella media. Loro, mica la benzina.

Intelligence Gb: «Le forze di Kiev continuano ad avanzare a Sud»

Le forze ucraine hanno continuato la loro avanzata nel Sud lungo il corso del fiume Mokri Yaly, mettendo in sicurezza il villaggio di Urozhaine di fronte alla dura resistenza russa. È quanto ha reso noto l’ultimo rapporto dell’intelligence del ministero della Difesa britannico secondo quanto scritto dal Guardian. «Nel Nord, le forze russe hanno continuato a sondare gli attacchi nell’area di Kupiansk, ma non hanno ottenuto progressi significativi. Dall’altra parte del fronte, entrambe le parti affrontano una sfida simile: tentare di sconfiggere forze ben trincerate pur disponendo di forze limitate disponibili per aprire nuovi assalti», si legge ancora nel rapporto. Secondo l’intelligence degli Stati Uniti, la controffensiva di Kiev non raggiungerà comunque gli obiettivi prefissati, tra cui quello di riconquistare Melitopol (città chiave del Sud-Est del Paese) – passo cruciale per spezzare il corridoio terrestre che collega la Russia alla Crimea da quando le forze di Vladimir Putin hanno conquistato tutta la costa ucraina sul Mare d’Azov.

 

Anna Scala, oggi i funerali della 56enne uccisa dall’ex che aveva denunciato due volte

Sono in programma per le 16.00 di sabato 19 agosto 2023 i funerali di Anna Scala, la donna di 56 anni uccisa dall’ex compagno a Piano di Sorrento e abbandonata nel bagagliaio della sua auto. La cerimonia funebre avrà luogo nella chiesa parrocchiale di San Renato a Moiano, frazione collinare di Vico Equense. Il sindaco Giuseppe Aiello ha disposto il lutto cittadino dalle 16.00 al termine della funzione per «dare un segnale tangibile e solenne di cordoglio». Sospese tutte le manifestazioni pubbliche così come tutti gli eventi esterni previsti per sabato e domenica legati ai festeggiamenti patronali per san Ciro e san Giovanni (fiera, fuochi d’artificio, concerti etc.), eccetto la processione con le statue dei Santi. L’amministrazione ha anche disposto l’esposizione delle bandiere a mezz’asta nelle sedi comunali e in tutti gli edifici pubblici, invitando l’osservanza, nei luoghi di lavoro, di una pausa di silenzio per tutta la durata delle esequie.

Anna aveva denunciato il suo ex a fine luglio

Intanto continuano a emergere dettagli sul recente passato della vittima, che aveva denunciato due volte per stalking l’ex Salvatore Ferraiuolo. La donna si era infatti rivolta sia ai carabinieri di Massa Lubrense sia a quelli di Piano di Sorrento dopo che l’uomo l’aveva aggredita in spiaggia il 24 luglio 2023. Non sopportando che Anna l’avesse lasciato dopo 15 anni di relazione, in quell’occasione l’aveva colpita al volto con un pugno provocandole ferite al naso, al labbro superiore e al cuoio capelluto. Nello stesso giorno aveva anche tagliato le gomme della sua auto.

Lui l’aveva minacciata di morte dopo la denuncia

Agli investigatori la vittima aveva rivelato i ripetuti maltrattamenti subiti (dopo l’aggressione in spiaggia e la prima denuncia presentata, lui l’aveva picchiata nuovamente rompendole i denti dell’arcata superiore e intimandole di ritirare l’esposto), ma a nulla è servito. Ferraiuolo ha continuato a perseguitarla e a minacciare di ucciderla. E, purtroppo, non sono state solo parole. Mercoledì 16 agosto 2023 l’ha seguita a Piano di Sorrento, ha atteso che tornasse alla sua auto e l’ha assalita alle spalle accoltellandola alla schiena e abbandonandola, priva di vita, nel bagagliaio della sua Citroen.

 

Incendi Hawaii, a Maui testimoni parlano di almeno 480 morti

Continua a salire il bilancio dell’incendio scoppiato martedì 8 agosto 2023 sull’isola di Maui, Hawaii. Le autorità hanno fermato il conteggio ufficiale a 111 vittime, ma alcuni testimoni hanno riferito al Daily Mail che ci sono già 480 morti e che gli obitori sono pieni. Una notizia che troverebbe conferma dall’arrivo sull’isola di container frigo utilizzati per mantenere i resti trovati nelle case bruciate.

Corpi non riconoscibili e sacchi degli obitori terminati

Il sindaco di Maui, Richard Bissen, ha affermato che solo il 25 per cento della città è stato ispezionato e che sono ancora molte le abitazioni da analizzare. Si è parlato di almeno 1.000 dispersi, anche se nessuna comunicazione ufficiale su questa cifra è mai stata rilasciata. Ma sui social network sono molti gli utenti che stanno raccontando la situazione, parlando di decine di famiglie trovate morte in casa, bambini compresi. Molto spesso di loro ci sono solo i resti, motivo per cui le autorità hanno invitato i parenti dei dispersi a fornire il proprio Dna così da effettuare test e provare a dare notizie certe sul destino dei propri cari, operazione che potrebbe durare mesi.

Incendi Hawaii, a Maui testimoni parlano di almeno 480 morti
Incendio alle Hawaii (Getty).

L’aumento delle vittime ha portato all’introduzione di obitori mobili con cinque camion refrigerati parcheggiati fuori dall’ufficio del dipartimento di Polizia di Maui per conservare i resti. «So che hanno finito i sacchi per i cadaveri già dal primo giorno e hanno dovuto spedirne alcuni dalla terraferma», ha confermato una testimone al Daily Mail.

Si è dimesso il capo dell’agenzia emergenze di Maui

Intanto il capo dell’Agenzia per la gestione delle emergenze di Maui (Mema), criticata per non aver suonato le sirene d’allarme durante l’incendio, ha rassegnato le sue dimissioni. In una conferenza stampa, Herman Andaya aveva ammesso pubblicamente di non aver utilizzato le sirene di allarme durante la tragedia e di non essersi pentito di questa scelta. Le sirene «vengono utilizzate principalmente per gli tsunami» e, quando suonano, gli abitanti «sono addestrati a rifugiarsi in quota», aveva dichiarato. Aveva anche spiegato che l’incendio ardeva sulle alture di Lahaina e che le autorità hanno quindi preferito attenersi agli avvisi in televisione, radio e smartphone per paura che gli abitanti si precipitassero verso le fiamme. Tale decisione, insieme ad altri errori percepiti prima, durante e dopo il disastro che ha causato centinaia di vittime, ha fatto infuriare i sopravvissuti, sicuri che le sirene avrebbero potuto aiutare a salvare più vite.

Miami Beach stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 19 agosto 2023 alle ore 21.10 andrà in onda il film Miami Beach sul canale televisivo Rai Movie. Il regista è Carlo Vanzina che ha scritto anche la sceneggiatura in collaborazione con il fratello Enrico Vanzina. Nel cast ci sono Max Tortora, Ricky Memphis, Giampaolo Morelli, Paola Minaccioni e Neva Leoni.

Miami Beach è il film che andrà in onda questa sera su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Una scena del film (Twitter).

Miami Beach, trama e cast del film in onda stasera 19 agosto 2023 su Rai Movie

La trama racconta la storia di Luca (Filippo Laganà), uno studente romano che va a studiare in un campus di Miami in compagnia di un’altra studente, Valentina (Camilla Tedeschi), proveniente da Milano. Tra i due scoppia improvvisamente un forte amore e vivono quello che spesso si vede solo nei film americani: le esperienze del campus, le avventure dello sport, le feste sfrenate con gli amici e molto altro ancora. I due non sanno però che i loro genitori si odiano. Giovanni (Max Tortora), padre di Luca, ha un carattere e dei modi di fare totalmente opposti a quelli di Olivia (Paola Minaccioni), madre di Valentina. I loro genitori li accompagneranno a Miami ma durante il viaggio in aereo affronteranno diverse discussioni e la loro relazione potrebbe essere messa a rischio.

Parallelamente, si sviluppa la storia di Giulia (Neva Leoni) una ragazza che insieme alle sue amiche è scappata a Miami lasciando all’aeroporto di Roma il padre Lorenzo (Ricky Memphis). Il sogno di Giulia è quello di assistere a un festival musicale nel quale si esibiranno i più grandi DJ del mondo. Dopo aver scoperto le intenzioni della figlia, Lorenzo si reca a Miami e insieme a Bobo (Emanuele Propizio), un giovane italiano perdigiorno, cercheranno di ritrovare la ragazza.

Miami Beach, 5 curiosità sul film 

Miami Beach, le location usate per girare il film

Anche se, come suggerisce il titolo del film, la trama è ambientata negli Stati Uniti, alcune scene sono state girate in location italiane. In particolar modo, per realizzare le riprese in una palude di Miami la troupe e il cast si sono recati a Sabaudia, a circa 90 chilometri da Roma.

Miami Beach, l’emozione di Filippo Laganà nel lavorare con i registi

Per l’attore Filippo Laganà è stata un’emozione lavorare con due mostri sacri della commedia italiana come Carlo ed Enrico Vanzina. Infatti, come riporta il sito Comingsoon.it, nel corso della conferenza stampa per presentare il film dichiarò: «Lavorare con i Vanzina è un sogno. Con loro sai che alle tre stai a casa, perché sono veloci. E poi quando gioca la Roma si fermano».

Miami Beach è il film che andrà in onda questa sera su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Carlo Vanzina ed Enrico Vanzina (Getty Images)

Miami Beach, una colonna sonora d’autore

La colonna sonora della pellicola è stata realizzata da un grande autore: Bruno Zambrini. Si tratta di un esperto che ha collaborato con i registi Fausto Brizzi e Neri Parenti, oltre ad aver scritto alcune canzoni per Gianni Morandi, Patty Pravo e Mina.

Miami Beach, una residenza già vista in un altro lungometraggio italiano

In una scena viene organizzata una festa in piscina. Ebbene, l’edificio utilizzato per le riprese era stato già sfruttato per un altro film, ovvero L’amore ritorna di Sergio Rubini con protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Margherita Buy.

Miami Beach, gli incassi al botteghino

Il film ha ottenuto al botteghino circa 877 mila euro di incassi.

Serafino stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 19 agosto 2023 andrà in onda sul canale televisivo Rete 4 alle ore 21.25 il film Serafino. Il regista è Pietro Germi che ha scritto anche la sceneggiatura in collaborazione con Alfredo Giannetti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli e Leo Benvenuti. Nel cast ci sono Adriano Celentano, Ermelinda De Felice, Saro Urzi e Ottavia Piccolo.

Serafino è il film che andrà stasera in onda sul canale televisivo Rete 4, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Una scena del film (Twitter).

Serafino, trama e cast del film in onda stasera 19 agosto 2023 su Rete 4

La trama racconta la storia di uno spensierato pastore che vive tra le montagne insieme al suo gregge di pecore, Serafino Fiorin (Adriano Celentano). Il ragazzo lavora per conto del meschino zio Agenore (Saro Urzi) e della generosa nonna Gesuina (Nerina Montagnani) prendendosi cura degli animali e pascolando per i verdi prati con loro. Tuttavia, Serafino è costretto ad abbandonare il suo ruolo tanto amato per rispondere alla leva militare obbligatoria. Parte così in direzione di Milano dove diventerà per un periodo di tempo un soldato.

Dopo aver svolto il servizio militare, Serafino ritorna nel suo paese e diventa l’amante di due donne. Una è la cugina Lidia (Ottavia Piccolo), figlia di Agenore, mentre l’altra è la prostituta Asmara (Francesca Romana Coluzzi). Nel frattempo, la dolce nonna muore e lascia tutto in eredità a Serafino, suo nipote preferito, lasciando incredulo Agenore. Dopo aver ricevuto i beni, Serafino li sperpera con doni e regali a tutti i suoi amici ma deve fare i conti con l’avido zio che ha ideato un piano per accaparrarsi l’eredità che tanto desidera.

Serafino, 5 curiosità sul film 

Serafino, le location delle riprese per il film

Il film è stato girato principalmente nel comune di Arquata del Tronto e nei suoi dintorni. Si tratta di una località che si trova al confine tra Lazio, Umbria e Abruzzo. Questa location è diventata tristemente nota dopo essere stata colpita dal terribile terremoto del 2016.

Serafino, il grande successo al botteghino

Serafino fu un film che ottenne un grande successo al botteghino. In molti impazzirono per l’interpretazione di Celentano e non a caso la pellicola divenne la più vista al cinema in Italia nel 1968.

Serafino, l’invenzione di un capo di abbigliamento dopo il successo della pellicola

Visto il successo del film, le case di moda decisero di creare una nuova maglia a maniche lunghe, in cotone o lana, con scollo arrotondato e chiusura con tre piccoli bottoni, proprio come quella che indossa il personaggio interpretato da Adriano Celentano. Questa creazione venne ribattezzata Serafino in onore dell’opera, anche se deriva originariamente da alcuni capi di maglieria intima dell’Ottocento.

Serafino, il primo provino di Adriano Celentano per il ruolo

A quanto pare, il primo provino di Adriano Celentano per il ruolo non andò bene. Il regista Germi non era soddisfatto della sua interpretazione perché il cantante era troppo serio e sembrava quasi dover interpretare un ruolo drammatico. Pietro Germi spiegò a Celentano che Serafino era un personaggio allegro e spensierato, capace di ridere sempre. A quel punto Celentano chiese una seconda chance e questa volta riuscì a conquistare il regista e ottenere il ruolo.

Serafino è il film che andrà stasera in onda sul canale televisivo Rete 4, ecco trama, cast e curiosità della pellicola.
Adriano Celentano (Getty Images)

Serafino, la censura per alcune scene 

Alcune scene del lungometraggio sono state censurate perché contenevano sesso e nudo. Solo nel 2014 è stata lanciata sul mercato una versione DVD che conteneva anche le scene incriminate.

Powered by WordPress and MasterTemplate