Daily Archives: 9 Agosto 2023

Francesco Beccali nominato cfo di Terna

Francesco Beccali, attualmente responsabile finanza di Terna, assumerà il ruolo di direttore amministrazione, finanza e controllo (chief financial officer) del gruppo a partire dal primo settembre. Lo rende noto la società. Il consiglio di amministrazione ha quindi attribuito a Beccali la carica di dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.

Il Consiglio di amministrazione ha nominato Francesco Beccali cfo di Terna. L'incarico a partire dal primo settembre.
Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato di Terna.
(Imagoeconomica).

Chi è Francesco Beccali

Nato a Roma nel 1973 e laureato in economia e commercio, Francesco Beccali ha una lunga esperienza nel gruppo Terna dove è entrato nel 2011 con il ruolo di responsabile finanza. In precedenza, ha lavorato in Bnp Paribas, in Bnl e in Cofiri, dove ha ricoperto incarichi di responsabilità crescenti. In Terna è stato anche consigliere di amministrazione di Crnogorski Elektroprenosni System (Cges), la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica del Montenegro.

«Troppo sesso»: scuole in Florida vietano Romeo e Giulietta

Romeo e Giulietta insieme ad altre opere di Shakespeare sono state vietate agli studenti del distretto scolastico della contea di Hillsborough, in Florida, per l’eccessivo contenuto sessuale. La decisione, spiegano le autorità scolastiche, è in linea con le nuove norme sull’istruzione approvate dal governatore Ron DeSantis.

Dibattiti di natura sessuale solo «durante le lezioni sulla salute»

In base alle nuove regole i dibattiti di natura sessuale sono consentiti sui banchi di scuola solo durante le lezioni dedicate alla salute. Oltre a Romeo e Giulietta, il distretto ha deciso di censurare parte del Macbeth e dell’Amleto.

Ritrovata Benedetta, la giovane scomparsa a Tarquinia cinque giorni fa

Benedetta sta bene ed è in buone condizioni di salute. La ragazzina di 12 anni scomparsa cinque giorni fa dal centro estivo di una casa famiglia a Tarquinia, in provincia di Viterbo, è stata ritrovata. Era a Roma a casa di amici, in zona Spinaceto. È stata proprio lei a presentarsi spontaneamente davanti all’ingresso della stazione carabinieri della Cecchignola, dopo aver saputo che gli investigatori avevano individuato la casa in cui si trovava.

Ritrovata Benedetta, la giovane scomparsa cinque giorni fa
Numero emergenze 112 (Getty Images).

Rintracciata grazie al lavoro della polizia postale

A ospitarla sarebbero stati, probabilmente, alcuni conoscenti della mamma. Sullo sfondo una vicenda familiare complicata con dissidi tra i genitori: Benedetta è affidata al padre, una decisione che potrebbe anche, tra le altre cose, essere all’origine dell’allontanamento. La fuga di Benedetta si è interrotta dopo che la polizia postale ha individuato chi la stava aiutando e chi la ospitava, tracciando i suoi profili social e il suo cellulare.

Roma, Fosso delle Campanelle: «Colonie feline in pericolo». Appello al Sindaco

«In occasione dei lavori di riqualificazione ambientale e di valorizzazione naturalistica di una parte del Fosso delle Campanelle a Roma, la ditta incaricata dei lavori ha demolito alcuni manufatti dove trovavano riparo le colonie feline e ciò ha comportato di fatto il mancato rispetto degli accordi presi, a seguito di specifici sopralluoghi, tra il Dipartimento tutela animali del Comune di Roma e la Città Metropolitana». Inizia così il comunicato a firma di LNDC Animal Protection, LAV, Enpa e Am.An.T ODV, le quali «Diffidano la Città Metropolitana di Roma capitale ed il municipio XIV a non proseguire i lavori finché non saranno messi in sicurezza i gatti delle sette colonie feline della zona».

«Raccapricciante la scena davanti ai volontari»

Tutto ha avuto inizio «lo scorso due agosto a Roma» quando Emanuela Bignami, presidente della sezione LNDC animal protection di Ostia ha ricevuto «una telefonata estremamente preoccupante: all’altro capo della cornetta, il referente di una delle colonie feline del Fosso delle Campanelle a Roma stava chiedendo urgentemente il suo aiuto. La ditta incaricata dei lavori di riqualificazione ambientale della zona stava demolendo, senza una specifica autorizzazione, le casette di tre delle sette colonie feline, riconosciute dal Comune di Roma, mettendo in pericolo e in fuga i gatti che lì avevano la loro casa». Recatasi immediatamente sul posto, la presidente, come riportato nella nota, «ha chiesto alla Polizia locale di poter accedere all’area per verificare la presenza di eventuali animali feriti», ma «l’accesso le è stato consentito solo dopo le ore 14, a demolizione ultimata». La scena che si sono trovati davanti i volontari era «raccapricciante» con «diverse casette rase al suolo» e detriti e lamiere «ammassati uno sopra l’altro».

Prosecuzioni lavori «mette in pericolo le altre colonie» 

«Il Dipartimento tutela animali del Comune di Roma, con la nota del 31 luglio 2023, aveva specificato che non vi era la necessità di provvedere allo spostamento dei gatti poiché situati in area non interessata dai lavori di demolizione». Le colonie feline «sono tutelate dalla legge (L. 281/1991 e L.R. 34/1997) e dal regolamento comunale sulla tutela degli animali del Comune di Roma». Considerato, aggiungono le associazioni, che «la prosecuzione dei lavori può mettere ulteriormente in pericolo le altre quattro colonie feline presenti nella zona, i presidenti delle suddette associazioni hanno diffidato la Città metropolitana di Roma capitale ed il municipio XIV a non proseguire i lavori di riqualificazione ambientale del Fosso delle Campanelle finché non saranno messi in sicurezza i gatti delle sette colonie feline che hanno lì la loro casa».

 

Spagna, torna la caravella portoghese: allerta in cinque regioni

Cresce l’allarme sulle spiagge di almeno cinque regioni spagnole dopo che sono stati recuperati decine di esemplari di caravella portoghese. Si tratta della medusa fluorescente Physalia physalis, una specie particolarmente pericolosa per il veleno contenuto nei tentacoli, che possono causare ustioni anche molto dolorose, ed è capace di paralizzare e uccidere rapidamente piccoli pesci e prede. Lo segnalano fonti della protezione civile citate dai media.

La caravella portoghese è un sifonoforo

In realtà la caravella portoghese è un sifonoforo, un organismo gelatinoso coloniale formato da tanti piccoli individui chiamati polipi che si aggregano in maniera strutturata a formare una sorta di super organismo che funziona sinergicamente come fosse una cosa sola. Più comuni nelle acque temperate dell’Oceano Atlantico, da giorni hanno fatto la comparsa lungo le coste iberiche non solo a nord ma anche nel Mediterraneo.

Le regioni coinvolte

La prima autonomia a correre ai ripari, dopo che numerosi bagnanti sono stati soccorsi per gravi lesioni, è stato il Paese Basco, che ha lanciato l’allerta per le spiagge di San Sebastián, Zarautz, Getaria y Hondarribia. L’avvistamento nel golfo di Biscaglia di numerosi esemplari ha forzato la chiusura di alcune spiagge fra cui quelle di Laga, Arrietara, Bakio y Aritzatxu. E l’allarme con bandiera rossa per la pericolosa caravella portoghese è stato attivato sui alcuni dei litorali del nord-ovest di Galizia, delle Asturie, della Cantabria e a sud-est della Comunità Valenciana.

La scorsa estate una donna punta alle isole Ciclopi

La caravella portoghese non è nuova nel Mar Mediterraneo. La scorsa estate sono state decine gli avvistamenti in tutta Italia, dal mar Ligure alle coste della Sardegna, passando poi per lo Stretto di Messina e lungo tutto il litorale della Sicilia orientale. E c’è stato anche un caso di ricovero dovuto proprio alla puntura di una medusa. Una donna è finita in terapia intensiva al Policlinico San Marco di Catania dopo essere entrata a contatto con una caravella portoghese alle isole Ciclopi.

Bari, una cartoleria cerca «una commessa anche se di colore»: è polemica

I titolari di una cartoleria nel centro di Bari hanno pubblicato e poi rimosso un annuncio di lavoro che ha scatenato molte polemiche. Gli imprenditori hanno inserito poche righe su un noto portale dedicato ai lavoratori, in cui si spiegava il profilo ricercato. Ma tra varie specifiche è spuntato anche il riferimento al colore della pelle della futura lavoratrice: «Cercasi commessa anche se di colore». Questo ha generato le critiche di molti utenti indignati.

L’annuncio: «Cercasi commessa anche se di colore»

Come riporta Tgcom24, che ha copiato l’annuncio prima della sua cancellazione, il testo recitava: «Cercasi commessa anche se di colore per punto vendita prodotti di cartoleria, ufficio e scuola in pieno centro a Bari. Bella presenza, conoscenza computer, che sappia relazionarsi con i clienti, pratica nelle vendite e con la cassa. No sposata e con patente. Minimo 20 e max 40 anni. Intera giornata con possibilità di contratto indeterminato».

L’indignazione degli utenti: «Siamo al medioevo»

In tanti hanno immediatamente ripreso l’annuncio e criticato i titolari della cartoleria. «Siamo al medioevo», scrive un’utente. Decine i commenti di sdegno e gli insulti. Ma c’è anche chi invece dà un’altra chiave di lettura, come riportato dal Corriere del Mezzogiorno: «Forse la gente di colore teme di non essere assunta in quanto tale, hanno fatto bene a specificarlo e non ci vedo intenti razzisti».

Fa discutere anche la frase: «No sposata»

A far discutere sono anche altri passaggi dell’annuncio. Su tutti il riferimento al matrimonio. C’è chi parla di sessismo e ricorda quanto accaduto sul lungomare Nazario Sauro, sempre a Bari. Il 20 febbraio scorso su un volantino, uno studio di avvocati ha scritto: «No veline» e «Se non avete voglia di lavorare non presentatevi». In quel caso l’associazione indipendente cittadina Mixed Lgbtqia+ ha immediatamente criticato l’annuncio: «Trasuda sessismo da ogni lettera, ci parla di una selezione delle donne nel mercato del lavoro legata a doppio filo col suo aspetto fisico».

Prigozhin, il mistero della rivolta della Wagner e le ombre sul suo futuro

Tra le varie teorie che sono saltate fuori per cercare di spiegare la vicenda del presunto tentato colpo di stato, o ammutinamento, del gruppo Wagner, lanciato verso Mosca ormai quasi due mesi fa da Yevgeny Prigozhin, c’è quella, forse nemmeno la più stramba, che si sia trattato di una gigantesca maskirovka: un’operazione ingannatrice studiata a tavolino dal Cremlino per far capire all’Occidente quale sarebbe il rischio se al posto di Vladimir Putin nella stanza dei bottoni, quelli nucleari compresi, entrasse d’improvviso il suo cuoco, un personaggio al cui confronto il presidente russo appare infinitamente più moderato.

Il mistero di Prigozhin
Prigozhin in mimetica (da un video su Telegram).

Minsk e il ruolo di Lukashenko

Davanti al pensiero di Prigozhin con in mano le chiavi dell’arsenale atomico più vasto del mondo, anche il più falco dei falchi a Washington avrebbe dovuto insomma convincersi che prima o poi un cattivo compromesso con Putin sarebbe sempre meglio di una Russia guidata da un esagitato ultranazionalista. Eccezion fatta per personaggi come l’oligarca russo Mikhail Khodorkovksy o il consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, e i loro seguaci a tutti i livelli sul vasto fronte anti-russo radicale, che hanno fatto il tifo per Prigozhin durante la cosiddetta marcia per la giustizia. Questa versione darebbe quantomeno un senso all’epilogo della rivolta avvenuto nel giro di 24 ore e finito in sostanza a tarallucci e vino, con il cuoco che invece di banchettare da solo al Cremlino si è fatto convincere da Alexander Lukashenko, altro stinco di santo trasformatosi in salvatore della patria, a rimangiarsi parole e promesse fatte davanti ai russi e ai suoi miliziani, quelle cioè di riportare ordine nel Paese e nelle forze armate ormai allo sbando e incapaci di condurre la guerra in Ucraina, facendo non solo retromarcia sulla via di Mosca, ma deviando proprio verso Minsk per evitare di essere ucciso con le mani sul posto da Putin in persona. Sulle sue sorti, dove si trovi esattamente e cosa stia facendo, resta però il mistero.

Prigozhin, il mistero della rivolta della Wagner e le ombre sul futuro del cuoco di Putin
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko (Getty Images).

L’ultima apparizione social del capo della Wagner

Se la due giorni di fine giugno fosse stata un grande inganno si spiegherebbe anche perché, invece di aver assistito a una notte dei lunghi coltelli in salsa russa, Prigozhin e Putin si siano nel frattempo di nuovo incontrati, abbiano trovato un compromesso, con l’uscita di scena, almeno temporanea, dal teatro ucraino di parte della Wagner e del suo leader, e la sua ricollocazione, logistica, in Bielorussia, con nel mirino futuro solo le missioni africane. E qui si rientra dalla narrazione avventurosa a quella più reale che in ogni caso rimane piena di interrogativi. Tanto che l’ultima ‘apparizione’ social di Prigozhin, tutta da verificare, è stata il 5 agosto scorso su un canale Telegram legato ai mercenari. Nel video Prigozhin dopo aver sentenziato che «nessuno può vietare a un russo di difendere la sua terra», parla di tattiche di guerra e critica il ministero della Difesa. «Noi ci stiamo riposando e ci stiamo preparando per portare a termine i compiti assegnati», assicura senza però scendere nel dettaglio. Come sempre non si sa né dove il video sia stato girato né tantomeno quando.

Vladimir Putin (Getty Images).

La tentata rivolta di Prigozhin è servita a compattare i sostenitori di Putin

È evidente che dopo i problemi degli ultimi mesi tra i vertici militari russi, il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il generale Valery Gerassimov, e Prigozhin, la frattura è diventata insanabile e ora i wagneriti si sono presi una pausa, eccettuati forse quelli che secondo il fantasioso premier polacco Mateusz Morawiecki scorrazzano verso il corridoio di Suvalki e si preparano a marciare su Varsavia. È altrettanto evidente che Putin non si è sbarazzato semplicemente del suo cuoco, ma ha raggiunto un accordo che prevede al momento un riordino delle posizioni e dei ruoli, in attesa di vedere, anche, cosa succederà in Ucraina e quali saranno le eventuali opzioni di rientro. Soprattutto è evidente che tutto quello che è accaduto il 23 e 24 giugno 2023 non è per niente chiaro e forse non lo sarà mai in ogni dettaglio, lasciando aperte le possibilità di interpretazione, a seconda del proprio wishful thinking. La ribellione di Wagner, o presunta tale, ha mostrato da un lato, ancora un volta e in maniera più lampante che mai, che i problemi di coesione intorno al Cremlino esistono e non sono una novità, dall’altro che stavolta tutti si sono schierati con Putin e non con Prigozhin, il cui ruolo passato è ben conosciuto, su quello futuro invece rimane un grande punto di domanda.

Morto Sixto Rodriguez, la sua storia nel documentario Searching for Sugar Man

Addio al cantante folk Sixto Rodriguez, morto a 81 anni, la cui storia (insieme a quella di due fan) è stata al centro del documentario Searching for Sugar Man, presentato nel 2012 al Sundance Film Festival e vincitore del Premio Oscar l’anno successivo. Ritenuto un flop negli Stati Uniti, Rodriguez era diventato famoso soprattutto in Sudafrica, dove le canzoni a sfondo politico contro le ingiustizie dell’album Cold Fact furono sposate dal movimento anti-apartheid.

Morto il cantante folk americano Sixto Rodriguez, la sua storia nel documentario Searching for Sugar Man, Premio Oscar nel 2013.
Sixto Rodriguez (Ansa).

Flop in patria, cantautore cult dall’altra parte dell’oceano

Nato a Detroit il 10 luglio 1942 in una famiglia di modeste condizioni, Sixto Díaz Rodríguez ha lavorato come operaio per gran parte della sua esistenza, prima nell’automotive e poi nell’edilizia, cimentandosi però anche come artista folk, pubblicando due album in studio: Cold Fact (1970) e Coming from Reality (1971), vendendo tuttavia pochissime copie negli Stati Uniti. Per mezzo del passaparola e delle copie pirata su musicassetta, il primo disco aggirò la censura e diventò invece cult nel Sudafrica dell’apartheid, grazie ai testi impegnati. Tutto questo, però, all’insaputa dello stesso cantautore, che negli States aveva abbandonato nel frattempo ogni velleità musicale.

Il successo del documentario Searching for Sugar Man

Se il cantautore non sapeva niente, i suoi fan di lui avevano pochissime informazioni: oltre al nome (solo “Rodriguez”) riportato sulla copertina delle musicassette, era noto il solo fatto che fosse nato negli Stati Uniti. Tutto questo fino al 1997, quando degli ammiratori realizzarono un sito web (The Great Hunt Rodriguez) proprio per cercare sue notizie, in cui si imbatté poi la figlia: da lì nacque un piccolo tour in Sudafrica, per la gioia dei suoi fan. Nel 2012 il regista svedese Malik Bendjelloul realizzò il documentario Searching for Sugar Man, che ha appunto per tema lo sforzo dei due fan sudafricani di Rodriguez intenti a rintracciare il poco noto (e chissà forse deceduto) artista. Accolto positivamente fin dall’anteprima al Sundance Film Festival, la pellicola ha raccolto svariati premi in giro per il mondo, culminati nella vittoria dell’Oscar 2013 al miglior documentario.

I tifosi della Juve non vogliono Lukaku: «Non sarai mai il benvenuto»

A poco più di una settimana dall’inizio della Serie A, il calciomercato è entrato nel vivo. Le ultime settimane d’agosto sono, da sempre, quelle principali che permettono alle squadre di completare le rose, con acquisti e cessioni. C’è una trattativa che fa discutere ormai da tempo: quella tra Romelu Lukaku e la Juventus. L’ex attaccante dell’Inter sarebbe vicino al passaggio in bianconero, dopo un’estate complicata. Ma ora il suo trasferimento potrebbe subire un nuovo stop, dopo l’attacco della curva bianconera al centravanti belga.

La Curva Sud della Juventus contro Lukaku: «Resta a Milano»
Lukaku esulta sotto la curva bianconera (Getty).

Lo striscione dei tifosi: «Non sarai mai il benvenuto»

La Curva Sud della Juventus ha esposto davanti l’Allianz Stadium di Torino uno striscione contro l’arrivo del centravanti. Si legge: «Lukaku resta a Milano. Il secondo portiere già lo abbiamo». La foto è stata poi pubblicata sul profilo Instagram della tifoseria con un attacco duro: «Noi non dimentichiamo quanto accaduto. Lukaku qui non sarai mai il benvenuto». Il riferimento è a quanto accaduto il 4 aprile scorso, quando l’attaccante ha zittito la curva dopo aver segnato su rigore il gol dell’1-1 interista nel match contro la Juventus, valido per la semifinale d’andata di Coppa Italia. Durante la stessa partita, Lukaku è stato bersagliato da cori razzisti e per questo la curva è stata poi squalificata.

Lukaku attaccato anche dagli interisti

Il belga è stato attaccato, il 18 luglio scorso, anche dai tifosi dell’Inter. La Curva Nord nerazzurra ha scritto contro di lui una nota, dopo che l’attaccante, inizialmente vicino al ritorno a Milano, è stato accostato alla Juventus. Il comunicato recitava: «Chi ti ha tradito tornerà a farlo. Non perché ci prova gusto, ma perché è nella sua indole. Già perché tu, Romelu, hai tradito tutti noi. Noi che ti abbiamo difeso a spada tratta durante il tuo periodo no. Noi che ti abbiamo difeso quando i tifosi della squadra che ti ha cercato ti hanno deriso. Ora ci ripaghi con una pugnalata degna del miglior Bruto. Hai baciato quello stemma che per noi vale più della nostra vita e ora come un vile mercenario da quattro soldi ti vendi al miglior offerente. Prima di essere campioni bisogna essere uomini e tu non lo sei. Lukaku, addio infame».

Florida, vinti 1,58 miliardi alla lotteria Mega Millions

Negli Stati Uniti un (decisamente) fortunato giocatore ha vinto un jackpot della lotteria Mega Millions da 1,58 miliardi di dollari (1,44 miliardi di euro). La combinazione vincente, formata dai numeri 13, 19, 20, 32, 33 più il 14 come “Megaplier”, è stata giocata in un supermercato di Neptune Beach, nel nord della Florida, vicino a Jacksonville. Si tratta della terza vincita più alta nella storia delle lotterie negli Stati Uniti.

Florida, vinti 1,58 miliardi alla lotteria Mega Millions. La combinazione vincente è stata giocata in un supermercato di Neptune Beach.
Mega Millions (Getty Images).

Il vincitore può ricevere tutto il premio in 30 pagamenti annuali oppure incassare 783 milioni una tantum

può avere Il vincitore è per adesso anonimo: la legge della Florida prevede che i vincitori di somme superiori a 250 mila siano esentati dalla divulgazione pubblica dell’identità per 90 giorni dalla data in cui il premio è stato vinto. Il fortunato giocatore di Neptune Beach può scegliere se ricevere tutto il premio vinto in pagamenti annuali nel corso di 30 anni, oppure accettare un pagamento forfettario in contanti da 783,3 milioni di dollari. L’ultimo jackpot Mega Millions era stato vinto da un giocatore a New York ad aprile, 31 estrazioni fa, per un ammontare di 20 milioni di dollari.

Nel 2022 in California la vincita record da 2,04 miliardi di dollari alla lotteria Powerball

Come detto, non si tratta di una vincita record per gli Stati Uniti. A novembre 2022, un biglietto vincente per il Powerball, venduto nella città di Altadena, vicino a Los Angeles, ha fruttato a un uomo del posto un jackpot record di 2,04 miliardi di dollari. E a gennaio del 2016 un premio da 1,586 miliardi di dollari è stato diviso tra tre vincitori in California, Florida e Tennessee. Gli Stati che aderiscono al Mega Millions sono 45, ai quali si aggiungono il Distretto di Columbia e le Isole Vergini Americane.

Vertice in Amazzonia, contrasti sullo sfruttamento del petrolio

Si acuiscono le divergenze sullo sfruttamento dei combustibili fossili tra i Paesi che condividono l’Amazzonia. Il presidente della Colombia Gustavo Petro ha criticato aspramente l’esplorazione del petrolio nella regione, ponendosi in contrasto con il suo omologo brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che invece non si oppone ai nuovi blocchi offshore che la statale Petrobras vorrebbe avviare proprio alla foce del Rio delle Amazzoni.

Le posizioni dei capi di Stato al vertice in Amazzonia

Nel suo intervento al vertice dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica (Acto), il leader colombiano ha affermato: «L’esplorazione petrolifera nella foresta genera un enorme conflitto etico, soprattutto per le forze progressiste che dovrebbero stare dalla parte della scienza». La posizione di Petro è più in linea con quella della ministra dell’Ambiente brasiliano, Marina Silva, come lui preoccupata per i potenziali rischi ecologici. L’ex attivista ambientale ha difeso la decisione presa a maggio dall’Istituto brasiliano dell’ambiente (Ibama) di negare la licenza a Petrobras e ha ironizzato: «Non si possono rendere più flessibili le licenze ambientali, come non si può rendere più flessibile la cardiochirurgia: i processi di licenza sono processi tecnici».

 

Extraprofitti, Assoutenti: «Rischio rincari fino a 500 milioni l’anno»

Assoutenti non ha dubbi: la tassa sugli extraprofitti delle banche «è una ottima misura per reperire risorse da destinare alla collettività, ma potrebbe spingere le banche a reagire attraverso un aumento dei costi di conti correnti e carte». L’associazione no profit per la tutela dei consumatori ricorda come già Bankitalia sia scesa in campo contro l’incremento dei conti correnti. Se si considera che in Italia i correntisti sono 47,7 milioni, la stangata potrebbe raggiungere i 491,3 milioni annui a causa dei possibili rincari di carte e conti correnti. Assoutenti si dice quindi pronta a denunciare ad Antitrust le banche che decidessero rincari a danno degli utenti.

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Sul tema è intervenuta anche Giorgia Meloni, durante il suo collegamento social Gli appunti di Giorgia. La premier ha spiegato che durante l’ultimo Consiglio dei ministri «abbiamo approvato diverse misure importanti. La più importante è quella che riguarda la tassazione dei margini ingiusti delle banche». E poi ha sottolineato che le risorse che arriveranno tassando i «margini ingiusti delle banche» saranno utilizzate per «finanziare le misure a sostegno delle famiglie e delle imprese» che vivono ogni giorno «momenti di difficoltà per l’alto costo del denaro».
Assoutenti lancia l'allarme: «Extraprofitti? Si rischiano rincari fino a 500 milioni annui»
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

La premier sul salario minimo: «Rischia di peggiorare le retribuzioni»

La presidente del Consiglio ha poi continuato, parlando di un altro tema centrale in questi giorni, il salario minimo. Giorgia Meloni ha spiegato: «Perché non ho accolto la proposta sul salario minimo così come viene presentata? Perché se io stabilissi per legge una cifra minima oraria di retribuzione per tutti, che inevitabilmente si collocherebbe nel mezzo. E allora il salario minimo potrebbe rischiare di essere più basso del minimo contrattuale previsto e rischierebbe di diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo peggiorando molto di più i salari rispetto a chi li migliora».

IA e musica, in arrivo un accordo per legalizzare i deepfake?

Molto presto anche i deepfake musicali potrebbero diventare legali. Google e Universal Music sarebbero a lavoro per dare vita a un accordo che permetta agli utenti di utilizzare l’intelligenza artificiale per generare brani inediti del loro artista preferito. Lo riporta il Financial Times, che ha anticipato la nascita di uno strumento che consenta di ottenere in licenza voce e melodie degli artisti pagando loro il copyright. Se la trattativa, ancora però nelle fasi iniziali, dovesse realmente concretizzarsi, sarebbe un importante passo per la tutela e la salvaguardia dell’industria musicale, sempre più in difficoltà nel bannare e contrastare la nascita di canzoni generate con l’IA.

Cosa sappiamo sullo strumento per creare nuovi brani con l’IA

L’intelligenza artificiale, sin dal suo primo impatto nella musica, sembra avere a tutti gli effetti il potenziale per essere la nuova frontiera nello streaming. Persino alcuni artisti come David Guetta ne hanno elogiato le capacità, presentando personali deepfake durante i loro concerti. Il Financial Times ha paragonato il boom dell’IA a quello che nel 2005 ebbe YouTube, quando gli utenti usarono le canzoni come colonne sonore dei loro video amatoriali. Allora le case discografiche iniziarono un lungo braccio di ferro con la piattaforma fino a raggiungere oggi un accordo di collaborazione che frutta all’industria musicale circa 2 miliardi di euro annui. La partnership fra Google e Universal Music sembra inserirsi nello stesso scenario, che mese dopo mese richiede sempre maggiore attenzione.

Google e Universal al lavoro per un accordo che consenta di creare deepfake musicali con l'IA pagando il copyright. Le prime anticipazioni.
Il quartier generale di Google a Mountain View, in California (Getty Images).

Al momento non si conoscono molti dettagli circa il nuovo strumento in arrivo. Stando alle anticipazioni, si tratterà di una piattaforma cui accedere previo pagamento dei diritti di copyright a uno o più artisti, che a propria discrezione potranno decidere se aderire o meno all’iniziativa. È probabile dunque che il database non contenga tutti i brani del panorama musicale globale. Una volta effettuato l’accesso, ciascun utente potrà utilizzare la voce o le melodie dei cantanti per creare, con l’intelligenza artificiale generativa, la cover di un brano esistente oppure un inedito. Sempre secondo il Financial Times, anche Warner Music sarebbe interessata all’accordo. Il Ceo Robert Kyncl ha avanzato l’ipotesi di sviluppare software capaci di trarre ispirazione da musica già prodotta per «portare l’IA su un nuovo livello».

Da Johnny Cash a The Weeknd, i deepfake più famosi sui social

Fra i brani deepfake più famosi c’è Heart on My Sleeve con le voci di The Weeknd e Drake, sbarcata su TikTok ad aprile 2023. In poche ore ha ottenuto oltre 800 mila ascolti, tanto da diventare uno dei pezzi più ascoltati su Spotify e YouTube. Il rapper, fra gli artisti più redditizi di Universal Music, decise di opporsi, intimando un’immediata rimozione della canzone. Si trattò solo di un caso che ha coinvolto anche Rihanna, Jay-Z e Ariana Grande, che in un deepfake su YouTube interpreta Bagno a mezzanotte di Elodie. Che dire poi di Freddie Mercury che canta Thriller di Michael Jackson oppure di Frank Sinatra, la cui voce è stata replicata in una improbabile versione hip-hop della canzone Gangsta’s Paradise di Coolio. Senza dimenticare una Barbie Girl in chiave country con l’interpretazione del crooner Johnny Cash.

Covid, Oms: «Resta il rischio che emerga una variante più pericolosa»

L’Organizzazione mondiale della sanità «sta monitorando diverse varianti Covid-19 tra cui Eg.5», perché «rimane il rischio che emerga una variante più pericolosa che potrebbe causare un improvviso aumento dei casi e dei decessi». Lo ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante la conferenza stampa a Ginevra sulle emergenze sanitarie globali. La variante Eg.5, l’ultima inserita dall’Organizzazione mondiale della sanità nella lista dei mutanti sotto monitoraggio, è al momento la seconda più diffusa al mondo dopo la Arturo:  segnalata finora in 45 Paesi, fa registrare una prevalenza dell’11,6 per cento a livello globale.

Covid, Oms: «Resta il rischio che emerga una variante più pericolosa». Monitorata la Eg.5, al momento la seconda più diffusa al mondo.
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Getty Images).

In Italia chi risulta positivo al Covid non ha più l’obbligo di isolamento

In Italia è appena caduto l’obbligo di isolamento per le persone risultate positive al Covid, che possono ora uscire di casa e andare al lavoro anche con la malattia in corso: è stato infatti abolito l’articolo 10-ter del decreto legge 52 del 2021, che prevedeva il divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora fino all’accertamento della guarigione.

«È stato abrogato l’ultimo divieto reale del Covid», ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci. «L’andamento epidemiologico, i vaccini e i farmaci non rende necessaria questa misura che era ampiamente disattesa. È una norma di buon senso, il ministero della Salute continuerà ad osservare e se necessario adotterà tutte le misure necessarie». La caduta dell’obbligo di isolamento non è stato accolto da tutti gli esperti con favore: secondo Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, lo stop  «è solo un atto politico e non ha nessuna base scientifica».

In Italia la nuova variante Eris è già la più diffusa

Intanto in Italia la nuova variante Covid, Eris, è già la più diffusa. Si tratta della sottovariante EG5.1, in grado di diffondersi più rapidamente delle altre e arrivata già in diversi Paesi occidentali. Il nome Eris deriva dal pianeta nano scoperto nel 2003 e dall’antica dea greca della discordia. Non presenta alcun sintomi diverso dalle altre varianti: mal di gola, naso chiuso, tosse secca o grassa, mal di testa, voce rauca e dolori muscolari o articolari. Non comporta febbre nei contagiati. Secondo uno studio italiano non è più pericolosa e ha una «virulenza inferiore» rispetto alle altre varianti di Omicron.

Il figlio di Mihajlovic allenatore nel nome del padre: «Ti renderò orgoglioso»

Miroslav Mihajlovic, uno dei figli del compianto Sinisa scomparso per leucemia il 16 dicembre 2022, ha deciso di rendere omaggio al genitore seguendone ufficialmente le orme lavorative.

Miroslav Mihajlovic, figlio di Sinisa, diventerà allenatore come il padre

Il giovane ha iniziato la carriera del padre ottenendo il patentino da allenatore base. Proprio di recente, Miroslav ha ricevuto il diploma Uefa C, che rappresenta il primo importante step verso una carriera in panchina. Il 23enne potrà dunque allenare, Primavere escluse, tutte le squadre giovanili. Come recita un documento della Figc, il neo allenatore potrà avere da questo momento in poi la responsabilità dei team giovanili appartenenti «alla Lega Nazionale Professionisti Serie A, alla Lega Nazionale Professionisti Serie B, alla Lega Pro, alla Lega Nazionale Dilettanti ed al Settore per l’Attività Giovanile e Scolastica». Una volta raggiunto il suo personale traguardo, il giovane si è sentito in dovere di rendere omaggio all’amato genitore con toccanti parole sui social: «Caro papà, sarai sempre il mio orgoglio e la mia fonte di ispirazione, cercherò in tutti i modi di renderti orgoglioso perché so che da lassù mi guarderai e mi darai la forza come hai sempre fatto».

Sinisa aveva raccontato che il figlio si era reso disponibile per un trapianto

L’allenatore serbo scomparso lo scorso dicembre aveva avuto un totale di sei figli, Marko, Viktorija, Virginia, Miroslav, Dushan e Nicholas di cui il primo nato da una relazione precedente a quella con l’ex soubrette Arianna Rapaccioni. Parlando dei due figli maschi più grandi (lo stesso Miroslav e Dusan), molto legati al padre, Sinisa Mihajlovic aveva rivelato: «I due ragazzi maggiorenni non hanno esitato un secondo a mettersi a disposizione per un eventuale trapianto, dandomi una grande dimostrazione d’amore. Un’altra cosa che pare scontata, ma non lo è affatto quando hai 20 anni e hai tutto il diritto di avere paura».

La Premier League ancora in ginocchio contro il razzismo

Anche in questa stagione, la Premier League continuerà la sua simbolica battaglia contro il razzismo e ogni forma di discriminazione. Sarà consentito ai giocatori di inginocchiarsi prima delle partite. Il gesto di sensibilizzazione, nato in solidarietà al movimento per i diritti Black Lives Matter, non avverrà prima di tutte le partite. Si farà solo in occasioni particolari, come ha precisato la stessa lega inglese, così da assicurare il massimo rilievo possibile il messaggio.

In Premier ci si inginocchierà ancora contro il razzismo
Sul maxi schermo durante il match compare la scritta No Room for Racism, slogan della campagna contro il razzismo (Getty).

L’urlo dalla Premier: «Niente posto nel calcio per il razzismo»

«L’obiettivo è di amplificare il messaggio che il razzismo non ha posto nel calcio o nella società», ha fatto sapere la Premier, accogliendo così la richiesta presentata dai capitani delle 20 società della massima divisione inglese. I giocatori si inginocchieranno prima del fischio d’inizio di tutti gli incontri della prima giornata, in programma questo fine settimana. Ma poi sceglieranno momenti specifici della stagione per ripetere il gesto, diventato in Inghilterra parte integrante del rituale pre-gara delle partita di calcio.

L’anno scorso in ginocchio anche al Boxing Day

Un anno fa, la lega inglese aveva diramato un comunicato analogo in cui si rimarcava come la scelta fosse stata presa insieme ai calciatori. Ed erano state specificate con anticipo anche le date in cui ci si sarebbe inginocchiati. Lo si è fatto alla prima giornata, come quest’anno, poi in alcuni match di ottobre e marzo per portare avanti la campagna No Room for Racism. Ci si è inginocchiati poi durante le gare del Boxing Day, appuntamento natalizio per eccellenza in Premier League. È successo anche nelle prime gare dopo la pausa per il Mondiale in Qatar, nell’ultima giornata di campionato e prima delle finali di FA Cup e Coppa di Lega. 

In Premier ci si inginocchierà ancora contro il razzismo
Romelu Lukaku in ginocchio prima di un match con il Chelsea, durante la stagione 2021-2022 (Getty).

La lotta al razzismo nel calcio continua

Nonostante le campagne contro il razzismo, nel calcio si continua ad assistere ancora a episodi pesanti nei confronti di alcuni calciatori. In Italia è successo diverse volte, come in semifinale di Coppa Italia tra Inter e Juventus. In quel caso la curva bianconera è stata multata per i cori contro Lukaku. In Spagna i casi peggiori sono stati contro Vinicius Jr., diventato un simbolo della lotta contro il razzismo. Tanto che il suo Paese d’origine, il Brasile, gli ha intitolato anche la legge anti-razzismo. Questa prevede l’interruzione del gioco in caso di condotta antisportiva o razzista da parte del pubblico.

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BRP Sierra Madre, il relitto al centro della disputa territoriale tra Cina e Filippine

Cresce la tensione nel Mar Cinese Meridionale tra Cina e Filippine, che insieme a Vietnam, Brunei e Malesia si contendono la sovranità delle Isole Spratly. Pechino, come già fatto in passato, ha esortato Manila a rimuovere il relitto della nave militare BRP Sierra Madre, incagliato in una secca, reclamato da diversi Stati ma occupato militarmente dalle Filippine. Entrando poi nuovo in rotta di collisione con gli Stati Uniti, spettatori interessati.

Varata nel 1944 dagli Stati Uniti, ceduta alle Filippine dopo il Vietnam: la storia della nave

Di costruzione statunitense, la nave militare fu varata nel 1944 con il nome USS LST-821 e destinata alla teatro di guerra di Okinawa. Alla fine del conflitto fu ribattezzata USS Harnett County e poi, con il nuovo nome RVNS My Tho, fu spedita a pattugliare il delta del Mekong per il Vietnam del Sud. Dopo un breve servizio nella Marina di Saigon, nel 1976 passò a quella delle Filippine. Che la ribattezzò BRP Sierra Madre, prima di farla deliberatamente incagliare sulla barriera corallina nel Mar Cinese Meridionale nel 1999: da allora un piccolo contingente filippino è sempre rimasto a bordo del relitto, diventato un presidio militare contro le ambizioni di Pechino in queste acque contese.

BRP Sierra Madre, il relitto al centro della disputa territoriale tra Cina e Filippine, che vede gli Usa spettatori interessati.
La BRP Sierra Madre incagliata in una secca dell’atollo Ayungin Shoal (Getty Images).

La guardia costiera cinese ha sparato con cannoni ad acqua contro le navi filippine che cercavano di rifornire il relitto 

La tensione si sono intensificate da quando nelle Filippine è stato eletto presidente Ferdinand Marcos Jr., molto vicino agli Stati Uniti. I due Paesi, è bene sottolinearlo, sono legati dal 1951 da trattato di mutua difesa firmato, aggiornato nel 2014 con un nuovo accordo che prevede la possibilità per l’esercito Usa di avere presidi a rotazione in cinque basi militari filippine. Tutto questo, come si può intuire, non è visto di buon occhio da Pechino: il 5 agosto le guardie costiere cinesi hanno sparato con cannoni ad acqua contro le navi filippine che stavano cercando di consegnare cibo, acqua, carburante e altri rifornimenti alle truppe di stanza nella Sierra Madre. Che, pur essendo un relitto arrugginito, risulta essere dal punto di vista legale un’unità della Marina di Manila. L’azione è stata stigmatizzata, oltre che da Filippine e Stati Uniti, anche da Unione europea, Giappone e Australia. Tramite la sua ambasciata a Manila, Pechino ha accusato Washington di «sostenere le Filippine nel rafforzamento della Sierra Madre» e «sensazionalizzare costantemente la questione del Mar Cinese Meridionale», sottolineando che «non si tratta di un terreno di caccia in cui i Paesi al di fuori della regione possono intromettersi, seminare discordia e provocare conflitti». Il ministero degli Esteri cinese ha invece dichiarato che il trattato di mutua difesa rappresenta una minaccia per la Repubblica Popolare: «Gli Stati Uniti hanno sfacciatamente sostenuto le Filippine poiché violano la sovranità della Cina, ma queste mosse non avranno successo». Da parte sua, Manila ha sempre sottolineato che l’incagliamento della Sierra Madre nel 1999 è stata una risposta all’occupazione dell’atollo Mischief Reef da parte della Cina, avvenuta nel 1995.

BRP Sierra Madre, il relitto al centro della disputa territoriale tra Cina e Filippine, che vede gli Usa spettatori interessati.
Un pattugliamento della guardia costiera filippina nell’area della BRP Sierra Madre (Getty Images).

Gli Stati Uniti si sono detti pronti a intervenire in caso di escalation, secondo il trattato di mutua difesa

Gli Stati Uniti, pur non direttamente coinvolti nella controversia, considerano il Mar Cinese Meridionale cruciale per i propri interessi. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha sottolineato la «natura ferrea dell’alleanza Usa-Filippine» in una telefonata con il suo omologo Gilberto Teodoro, ribadendo che il trattato è valido anche nel caso di azioni della guardia costiera cinese nel Mar Cinese Meridionale. Insomma, dei getti d’acqua non rappresentano un grosso problema, ma anche un solo proiettile sparato potrebbe diventarlo. La tensione è ora alle stelle, considerando che Pechino ha definito «un avvertimento» l’azione con i cannoni ad acqua, solo l’ultima di diverse azioni simili verificatesi negli ultimi anni.

Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale e non riconosce l’arbitrato della Nazioni Unite

Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, compreso l’atollo Ayungin Shoal (o Second Thomas Shoal) dove è incagliata la Sierra Madre, nonostante una corte arbitrale dell’Aja costituita sotto i termini della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare abbia sentenziato, nel 2016, che la rivendicazione cinese dei diritti storici sulle aree marittime poste all’interno della cosiddetta “linea dei nove tratti” non aveva alcun effetto legale. L’8 marzo il ministero degli Esteri di Pechino ha ripetuto il suo rifiuto della sentenza: «L’arbitrato sul Mar Cinese Meridionale è stato un puro dramma politico messo in scena in nome della legge, con gli Stati Uniti a tirare i fili dietro le quinte».

Giulio Berruti e Maria Elena Boschi: la prima intervista di coppia dopo tre anni insieme

Dopo tre intensi anni di relazione, l’attore Giulio Berruti e l’onorevole Maria Elena Boschi hanno deciso di parlare a cuore aperto del loro amore in una nuova intervista concessa al settimanale gossiparo Chi. Nella chiacchierata con il magazine diretto da Alfonso Signorini, la politica e l’attore hanno parlato più nel dettaglio di come e dove si sono conosciuti per la prima volta, di com’è nato il loro amore e di quali sono i loro progetti per il futuro.

Giulio Berruti e Maria Elena Boschi raccontano il loro amore

«Ci abbiamo messo tre anni a decidere di parlare, anche se eravamo liberi e non avevamo nulla da nascondere, solo perché siamo molto riservati», ha esordito Boschi. Mentre Berruti ha commentato: «Condividiamo un’idea di famiglia che è anche una squadra, in cui c’è complicità. Già ci sentiamo una famiglia in effetti. Volete sapere se pensiamo a dei figli? Sì, vorremmo dei figli. Anche se per ora siamo molto richiesti come zii». Parlando invece della prima scintilla scattata tra i due, Berruti ha raccontato che tutto è legato alla prima del film I bambini sanno di Walter Veltroni: «I nostri sguardi si sono incrociati ed è scoppiata la scintilla… Sì, ci siamo piaciuti subito, ma ci è voluto un bel po’ di tempo per dircelo e perché diventasse qualcosa di più». A quei tempi, infatti, lui era ancora fidanzato, ma tutto sarebbe cambiato al suo ritorno in Italia dopo un lungo periodo negli Stati Uniti. «Giulio mi aveva colpito, ma ho aspettato a rispondere e nel frattempo lui aveva incontrato un’altra persona. Anche io ho avuto una storia… Con la pandemia è tornato, ma c’era il lockdown e così abbiamo ripreso a vederci dopo. Al parco, con il cane: a quel punto eravamo liberi entrambi», ha aggiunto Maria Elena Boschi.

Giulio Berruti e Maria Elena Boschi hanno concesso la loro prima vera intervista dopo la nascita della loro relazione.
Giulio Berruti (Getty).

Nozze in arrivo?

I due sembrano essere più innamorati che mai e il matrimonio potrebbe dunque essere in agenda. A mancare è però la proposta. Boschi, a proposito, ha dichiarato: «Aspetto che Giulio me lo chieda». Al che lui ha ribattuto: «Anche io che lo faccia lei… Scherzo! Non c’è una data!»

Morte Chris Abom, spedizione punitiva dal pirata della strada: «Esci e ti uccidiamo»

Sarebbero stati una trentina gli uomini che, secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto, hanno lanciato sassi contro la porta d’ingresso della casa di Davide Begalli. L’uomo, attualmente agli arresti domiciliari per aver travolto e ucciso con la propria auto il calciatore 13enne Chris Obeng Abom, di origini ghanesi. La spedizione punitiva è proseguita con calci e pugni alla porta, oltre a numerose minacce di morte all’indirizzo dell’uomo.

L'uomo che ha travolto e ucciso Chris Abom è stato preso di mira da una trentina di individui che lo hanno minacciato con una vera spedizione punitiva

Il racconto del legale: «Erano una trentina»

Corriere del Veneto ha raccolto le dichiarazioni dello stesso Bengalli, rilasciate tramite il legale Massimo Dal Ben: «Erano una trentina, tutti uomini di colore, la maggior parte con il volto travisato da bandane e t-shirt. Lanciavano sassi contro la porta d’ingresso, la prendevano a calci, pugni e bastonate. Urlavano “Vieni fuori che ti ammazziamo, dopo la morte di Chris non abbiamo più niente da perdere”». L’avvocato continua: «In quel momento il mio assistito si trovava nella casa della compagna insieme al figlio minorenne della donna. È stato un autentico raid punitivo, gridavano di volerlo uccidere. L’uomo e il ragazzo hanno cercato in ogni modo di bloccare la porta dall’interno per impedire a quelle persone di buttarla giù. Il mio cliente adesso ha la spalla dolorante, alla fine quegli uomini se ne sono andati sentendo che l’aggredito stava chiamando i carabinieri».

Dal Ben: «Hanno promesso di tornare. Fatto gravissimo»

E l’avvocato poi racconta cos’è successo al momento dell’allontanamento: «Hanno promesso che sarebbero tornati presto a riprenderlo e che non finiva lì. Ora sia il mio cliente che il minore che ha vissuto la terribile esperienza insieme a lui sono impauriti e terrorizzati, non sanno come proteggersi e temono che quelle persone tornino presto, magari di notte. Ciò che è appena accaduto è gravissimo, da giorni l’uomo è destinatario di una pesantissima gogna mediatica, pertanto chiedo per lui e per i suoi familiari più sorveglianza e più tutela, ciò che è avvenuto non deve ripetersi più».

L’ad di Ryanair: «Decreto sui voli è ridicolo e illegale. Va cancellato»

«Ridicolo, illegale, interferisce con le leggi del libero mercato secondo le norme Ue. Deve essere cancellato». Lo ha detto l’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, in una intervista all’Ansa, parlando della parte sul caro voli del decreto del governo che interviene sulle tariffe da e per Sicilia e Sardegna dagli altri aeroporti italiani, mettendo in guardia che «se non verrà cancellato ci sarà un impatto sull’operatività di Ryanair in Italia».

Wilson: «Non siamo parte di un cartello»

«Non siamo parte di un cartello, non mi lascio insultare», ha continuato Wilson. «Ryanair ha raggiunto oltre 185 milioni di passeggeri perché abbiamo abbassato i prezzi e diamo valore, non abbiamo bisogno di parlare con compagnie incompetenti. Non ho mai parlato con nessuno, mai parlato con qualcuno in Ita». Su chi dice che Ryanair abbia fatto cartello sui voli per Sicilia e Sardegna, come per esempio il presidente della Regione siciliana Renato Schifani, ha replicato: «Dice spazzatura, nient’altro che spazzatura».

Adolfo Urso dopo l’incontro con il ceo di Ryanair

Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che nella mattinata di mercoledì 9 agosto ha incontrato Wilson, ha scritto su X (ex Twitter): «Ho incontrato stamattina il ceo di Ryanair, Eddie Wilson, con cui abbiamo stabilito, all’indomani della presentazione delle misure contro il caro-voli, di avviare un costruttivo confronto per raggiungere soluzioni equilibrate per passeggeri e compagnie. Al centro del nostro incontro anche i piani di sviluppo e investimento che Ryanair è pronta a realizzare nel nostro Paese alla luce delle grandi potenzialità di crescita del turismo e del trasporto aereo in occasione di manifestazioni come il Giubileo del 2025, i giochi olimpici Milano-Cortina del 2026 e il Giubileo straordinario del 2033».

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