Davide Begalli è stato posto agli arresti domiciliari su ordine di custodia cautelare emesso dal gip di Verona. Il 39enne è accusato di aver investito, senza poi prestare soccorso, il 14enne Chris Obeng Abom, la notte del 31 luglio. Il giovane era morto il mattino seguente in ospedale.
La misura cautelare chiesta dal pm che coordina le indagini
L’emissione della misura cautelare, vagliati gli atti depositati dai carabinieri, è stata chiesta dal pm Elvira Vitulli, che coordina le indagini. L’automobilista era rimasto finora indagato, in stato di libertà, con le accuse di omicidio stradale, fuga in caso di incidente, e omissione di soccorso.
«Si apre una nuova fase per tutta la valle Galeria. Oggi diamo una risposta importante al territorio. Una delle più importanti bonifiche d’Europa, per una ferita drammatica di Roma e in particolare di un quadrante della città». Lo ha detto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, presentando i bandi per la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta: «Abbiamo una grossa produzione di percolato con le piogge e la bonifica è un’impresa ciclopica. Ci sono 80 milioni di metri cubi di rifiuti per un’altezza di 60 metri e a fronte di un muro di contenimento da 18 metri».
Oggi è una giornata importante per #Roma: pubblicati i bandi di gara per la messa in sicurezza della discarica di #Malagrotta, la più grande d’Europa. Una ferita per la nostra città che, con questo intervento, si avvia finalmente a trovare una soluzione.https://t.co/WWoU3NwHcdpic.twitter.com/Y7x2RXUthC
Il primo cittadino ha aggiunto: «Ora partiamo con il bando, poi con l’aggiudicazione che consentirà quindi di partire con i lavori all’inizio del 2024 e di concluderli nel dicembre 2026. Stiamo parlando di una superficie di 244 ettari» e «una situazione drammatica, pesantissima dal punto di vista ambientale». Al termine, il ringraziamento «per il finanziamento da 250 milioni» rivolto al governo e non solo: «Quello che presentiamo oggi è frutto della collaborazione tra Roma Capitale, i municipi e la Regione».
Oggi, finalmente, si comincia a mettere la parola fine al disastro che è la discarica di Malagrotta. Sono stati presenti i bandi per la bonifica: sono impressionato dal lavoro svolto dal commissario Gen. Giuseppe Vadalà e dal suo staff. Post completo https://t.co/datwUOFBkApic.twitter.com/gTfu5C1YKu
Ha scelto il suo profilo Twitter, Maurizio Mannoni, per confermare la notizia e pubblicare il suo sfogo: «Cari amici, non che la notizia sia di particolare interesse, me ne rendo conto… ma dal momento che molte persone si domandano se tornerò alla conduzione di Linea Notte, ebbene la risposta purtroppo è no. La Rai non ha trovato il modo di farmi fare un’ultima stagione».
Cari amici, non che la notizia sia di particolare interesse, me ne rendo conto… ma dal momento che molte persone si domandano se tornerò alla conduzione di Linea Notte, ebbene la risposta purtroppo è no . La Rai non ha trovato il modo di farmi fare un’ultima stagione .
«È stato bello percorrere questa lunghissima strada assieme»
Un mese fa il conduttore di Linea Notte su Rai3 aveva concluso la sua esperienza salutando il suo pubblico così: «È stato bello percorrere questa lunga strada, lunghissima, assieme… Magari qualcosa succederà o forse nulla. Su questo francamente non so cosa dirvi». E adesso qualcosa da dire lo ha trovato. Lanciato da Sandro Curzi, Maurizio Mannoni, classe 1957 originario di La Spezia, ha lavorato per anni al Tg3 e curato diversi programmi di informazione e di approfondimento giornalistico fra cui Ultimo minuto, Primo piano e Un giorno per sempre.
Almeno una persona è morta e altre 13 sono rimaste ferite nell’attacco di un uomo armato di coltello che prima ha investito delle persone per strada e poi ha iniziato ad accoltellarne altre in un grande magazzino poco a sud di Seul. Lo rende noto l’agenzia sudcoreana Yonhap citando la polizia, secondo cui l’aggressore era «in preda a una furia animalesca». L’assalto avviene appena due settimane dopo un’analoga aggressione, il 21 luglio scorso nella capitale della Corea del Sud, in cui è rimasta uccisa una persona e tre sono rimaste ferite.
Policía: Trece personas resultan heridas en un apuñalamiento y atropello cerca de Seúl https://t.co/HizSsr5QAC
L’attacco è avvenuto giovedì tre agosto nei pressi della stazione della metropolitana di Seohyeon a Bundang, a circa 20 chilometri a sud-est di Seoul. Il sospetto autore «è stato arrestato sul posto», secondo una fonte investigativa riferita dalla Yonhap. Nove dei feriti sono stati accoltellati, mentre le altre quattro persone sono rimaste ferite in precedenza, quando il sospetto ha investito i pedoni su un marciapiede prima dell’accoltellamento. L’uomo, secondo i testimoni presenti sulla scena, indossava occhiali da sole e abiti neri e aveva un coltello con una lama molto lunga.
Chiara Ferragni si prepara ad aiutare Milano dopo i danni provocati dal maltempo. L’influencer attualmente è in vacanza a Ibiza insieme a Fedez e ai figli Leone e Vittoria. Ma su Instagram ha spiegato di essere già entrata in contatto con il sindaco Beppe Sala. In una storia scrive: «Negli scorsi giorni mi sono messa in contatto con il comune di Milano per capire cosa avrei potuto fare per dare una mano dopo quello che è successo alla nostra città».
Ferragni: «Insieme possiamo fare la differenza»
L’imprenditrice digitale ha raccontato cos’è emerso dal suo colloquio con il primo cittadino di Milano: «Il sindaco Beppe Sala mi ha spiegato che si sta facendo il possibile per portare la città alla normalità. Non è un compito facile e si sta lavorando per mettere tutto a posto entro la fine di agosto pur spesso mancando alcune attrezzature straordinarie anche solo per spostare fisicamente gli alberi caduti. Dalla prima conta fatta si stima che i danni per la città ammontino a 50 milioni di euro, una cifra assurda». E ha aggiunto: «Nello specifico per rimettere in sesto il verde pubblico si sta lavorando a un progetto a cui tutti potremo contribuire concretamente, ognuno a seconda delle proprie possibilità. Vi saprò comunque dire meglio e più nel dettaglio nei prossimi giorni come potremmo dare una mano. Insieme possiamo fare la differenza».
L’influencer criticata per i selfie in Sicilia
Chiara Ferragni lo scorso 25 luglio è stata bersagliata di critiche da parte di molti siciliani. Mentre Milano e il Nord Italia erano alle prese con i danni causati dai temporali, la Sicilia ha vissuto ore drammatiche a causa di decine di incendi che si sono sviluppati in tutta l’isola. Contemporaneamente l’influencer era in vacanza proprio in quelle zone con il proprio yacht e ha pubblicato diversi selfie al tramonto. Una scelta che non è piaciuta a tutti. Lei ha risposto il giorno spegnendo le polemiche: «Ho provato a pensare cosa avrei potuto fare per dare una mano e non ho trovato una risposta , ma se le istituzioni dovessero avere bisogno di me in qualche modo, io sono qui per fare la mia parte»
Di questi tempi uno cerca segni di speranza dove li trova, e se non li trova si sforza di visualizzarli. Sarà per questo che nello stop della Camera al nuovo dress-code proposto da Fratelli d’Italia che ai deputati imponeva la cravatta e proibiva le scarpe da tennis io vedo un piccolo, minuscolo argine al ritorno del fascismo. «Noi siamo contro la vita comoda», ripeteva Mussolini a ogni piè sospinto (piè, ovviamente, calzato di stivalone): la comodità era considerata borghese, peggio ancora, anglosassone, come pure i cinque pasti al giorno, le poltrone, i materassi a molle e il tè delle cinque. Nella sua smania di rigenerare il popolo italiano attraverso la scomodità militaresca, il regime non ha avuto mezze misure, imponendo a poco a poco prima il razionamento alimentare e poi la fame, la rinuncia a scarpe e vestiti decenti e poi attirando sulla penisola una pioggia di bombe (ironicamente, angloamericane) che hanno privato la gente non solo di poltrone e materassi, ma anche di un tetto sulla testa. Un trattamento d’urto che, a quanto pare, non ci ha trasformato in una nazione di spartani allergici al comfort: anzi, dal Dopoguerra in poi tutta la nostra storia è stata un’inesausta ricerca della comodità in ogni aspetto della vita. Anche nell’abbigliamento, soprattutto negli ultimi 30 anni: proprio dai nostri ex nemici americani abbiamo appreso la lezione dello shabby-chic, del look off-duty supergriffato, delle sneakers ultratecnologiche e costosissime che fanno status più di qualunque Oxford o Derby di cuoio pregiato lavorata artigianalmente.
Anche nella rivoluzione della comodità gli uomini hanno battuto le donne
In questa rivoluzione della comodità, gli uomini hanno battuto le donne, ancora più disposte ad assoggettarsi, almeno in occasioni formali o a fini di rimorchio, all’instabilità e allo strozzamento di dita delle scarpe col tacco, alle gonne strette e ai bustier. I maschi di ogni età ormai vanno in jeans e scarpe da tennis anche a matrimoni e funerali e si sentono conculcati se fra maggio e ottobre ogni tanto devono sostituire i bermuda con i pantaloni lunghi. Se d’estate non portano le ciabatte o i sandali è a causa di un senso del pudore che soprattutto fra gli uomini è stranamente concentrato sui piedi, che si preferiscono ben coperti – da sneakers o al massimo da espadrillas – a meno che non si sia al mare o in piscina. Come mai tanti uomini occidentali (e anche qualche donna, io ne conosco) si vergognino di mostrare i piedi, a se stessi e al pubblico, e non concedano a queste eroiche, pazienti e misconosciute estremità almeno qualche mese di respiro all’aria aperta, per me resta un mistero. Senza scomodare Freud e la teoria del piede fallico (gli uomini avrebbero paura degli inconsci pensieri omosessuali suggeriti dalla visione dei propri piedi, e semmai preferiscono spostarli sui piedi femminili), mi limito a prendere atto che ognuno trova offensive e bisognose di occultamento o di protezione parti del corpo che ad altri sembrano totalmente innocenti e sufficientemente robuste: popolo che vai, paranoia che trovi. Se da noi «non sta bene» mostrare i piedi, a meno che non si sia frati carmelitani, possono esserci altri motivi. Il più nobile è esorcizzare un atavico fantasma di miseria, risalente all’epoca in cui solo i poveri andavano scalzi o indossavano zoccoli per la maggior parte dell’anno. L’altro è la riluttanza maschile a doversi prendere cura dei propri piedi e sottoporsi a regolare pedicure per dare loro un aspetto decente. Molto più pratico occultare tutto sequestrando il povero piede in calzino e sneaker, a macerarsi nel proprio sudore con 40 gradi all’ombra, mentre il resto del corpo è vestito solo di bermuda e tatuaggi.
Per la cravatta obbligatoria c’è tempo
Ma torniamo al fallito blitz anti-casual tentato da un lord Brummel italofraterno di nome Salvatore Caiata, nel cui fornito guardaroba troviamo diverse casacche cambiate nel corso degli anni, dal Popolo delle Libertà al M5s. In nome del dovere di ogni parlamentare si rappresentare la tradizione italiana anche nello stile e nel look, l’odg di Caiata metteva al bando a sneakers e magliette sia alla Camera che al Senato e introduceva l’obbligo della cravatta, già richiesta ai senatori, anche per i deputati. Prescrizione, anche questa, male accolta e alla fine sabotata, come succede sempre quando i parlamentari devono votare quando si tratta di stringere qualcosa intorno al loro collo e non al nostro. Ma, onestamente, in politica ci sono troppi segni di ritorno al passato per non tenersi stretta almeno la possibilità di riposare l’occhio almeno su un deputato grillino descamisado e descravatado o su un peone che molleggia in sneakers lungo il Transatlantico stile Principe di Bel Air. Un momento, però: non è passato nemmeno il «vieni come sei». Nell’odg approvato sono saltati, almeno per il momento i riferimenti a scarpe e cravatte, ma il compito di valutare l’appropriatezza e la decorosità dell’abbigliamento dei deputati è stato affidato ai questori, a mo’ di buttafuori da discoteca chic, e all’ufficio della presidenza, attualmente ricoperto dal teocon Fontana. Riuscirà a entrare a Montecitorio chi non indossa una tunica bianca con una grande croce greca sul petto?
Caos a Montecitorio. Un ordine del giorno presentato da Nicola Fratoianni è passato in Aula ma poco dopo il governo ha fatto dietrofront. L’odg in questione impegnava l’esecutivo a valutare l’opportunità di introdurre una “next generation tax“, di fatto una tassa sui patrimoni delle persone fisiche superiori ai 500 mila euro per reperire fondi contro la dispersione scolastica. Il governo prima ha prima accolto la proposta poi ha chiarito che «non intende dar seguito alla stessa».
Il dietrofront del governo dopo l’ok all’odg sulla next generation tax
La proposta del leader di Sinistra Italiana chiedeva all’esecutivo di prendere in considerazione l’ipotesi di una next generation tax, così l’ha definita Fratoianni, «per assicurare a tutti i bambini e i ragazzi residenti in Italia di potersi istruire, dall’asilo nido all’università, in modo completamente gratuito». Il testo aveva ottenuto il parere favorevole del governo, che ne aveva chiesto una riformulazione (sostituendo «l’adozione della tassa» con «l’opportunità di valutarne il ricorso») ed era stato dunque adottato dall’Aula senza essere messo ai voti. Una mossa che ha destato non poco scalpore, dato che il centrodestra la patrimoniale è sempre stata un tabù. E infatti, poche ore dopo, Palazzo Chigi è stato costretto a correre ai ripari diramando una nota in cui chiariva che, pur condividendo la necessità di combattere la dispersione scolastica, non intende dare seguito alla proposta di Fratoianni.
L’ira del Terzo polo: «Tradimento»
L’ok dell’esecutivo non è comunque passato inosservato e prima del dietrofront aveva fatto andare su tutte le furie il Terzo polo, o quello che ne resta, con Luigi Marattin di Italia viva che su Twitter ha tuonato: «Noi di Azione e Italia viva eravamo pronti a votare ferocemente contro. Ma il governo Meloni-Fratoianni ha deciso di accoglierlo direttamente senza neanche metterlo ai voti».
I TASSATORI FOLLI. DI DESTRA.
Qui alla Camera il governo e la maggioranza hanno appena accolto questo ordine del giorno di Fratoianni.
Gli ha fatto eco Elena Bonetti, che ha parlato di«tradimento» e, rivolgendosi ai partiti di maggioranza, ha chiesto: «Come avete potuto, proprio voi, accogliere un ordine del giorno che introduce la tassa patrimoniale? Di nuovo create lo scontro in questo Paese: gli uni contro gli altri, i giovani contro i vecchi, i ricchi contro i poveri». Tutta indignazione sprecata.
Il sindaco di Milano Beppe Sala ha annunciato con un video sui social che nella sua città potranno nuovamente essere trascritti all’anagrafe i bambini con due papà. Il primo cittadino, insieme all’assessora all’anagrafe Gaia Romani, spiega: «Il Comune Milano potrà finalmente riprendere la trascrizione degli atti di nascita dei minori nati all’estero con due papà, anche se con la sola indicazione del genitore biologico. Questo passo avanti rispetto al quadro degli scorsi mesi, è l’effetto risultato da un quesito che avevamo posto al ministero dell’Interno a seguito dello stop di inizio anno dei riconoscimenti e delle trascrizioni dei bambini e delle bambine delle coppie omogenitoriali».
Sala: «Vogliamo evitare che il bambino si trovi in Italia senza certificati»
Il sindaco di Milano prosegue: «Noi chiedevamo di poter trascrivere in anagrafe dei bambini con due papà quanto meno con riferimento al genitore biologico, per evitare che il bambino si ritrovasse in Italia nella nostra città senza nessun atto che certificasse il suo legame con la famiglia d’origine». Gli fa eco l’assessora Romani: «Queste difficoltà sono estremamente concrete. Pensate: dall’impossibilità di avere la carta di identità e il certificato di residenza, agli ostacoli connessi alle graduatorie degli asili, perché non risultavano residenti nel territorio milanese. Un’evidente e insostenibile discriminazione in primis per le bambine e i bambini».
Cosa succederà adesso: «Riattiveremo la procedura»
Romani prosegue: «Nei prossimi giorni riattiveremo la procedura per le famiglie di papà che necessitassero la trascrizione dell’atto di nascita del proprio bambino o della propria bambina. E ricontatteremo poi personalmente quelle famiglie rientrate a Milano a gennaio o febbraio e marzo che non si erano potute veder riconoscere neanche questo piccolo passo e che da allora sono nel limbo di mille difficoltà e preoccupazioni».
E Sala: «Senz’altro è una buona notizia. Restano restino tutti i problemi denunciati in questi mese, primo fra tutti il fatto che nessun diritto e nessun dovere esistano per il nostro ordinamento in capo al secondo genitore, come accade purtroppo alle coppie di madri di bambini che nascono in Italia. Però per la prima volta il ministero ha chiarito che il Comune di Milano può valutare anche i cosiddetti “atti ulteriori” che provano chi sia il padre biologico e il percorso che la famiglia ha intrapreso».
Romani: «Un sospiro di sollievo»
L’assessora Gaia Romani poi conclude: «Oggi queste famiglie possono tirare un sospiro di sollievo, ma è evidente che la continuerà la nostra battaglia per il pieno riconoscimento dei diritti di ogni famiglia, perché non ci siano più discriminazioni e non ci siano più bambini di serie A e bambini di serie B». Infine il messaggio lanciato da Sala alla comunità Lgbtqia+: «Ci teniamo in questa occasione a rinnovare la nostra vicinanza alla comunità arcobaleno. Siamo con voi e continueremo a lottare al vostro fianco».
Il maltempo non dà tregua a Milano e alla Lombardia. Per la sera di giovedì 3 e nella giornata di venerdì 4 agosto sono previsti temporali e forti precipitazioni. Palazzo Marino ha così deciso in via precauzionale di vietare l’accesso alle aree verdi non recitate (i parchi sono ancora chiusi dopo il nubifragio del 26 luglio) e chiudere i cimiteri. Il Centro funzionale monitoraggio rischi della Regione Lombardia ha infatti emanato un’allerta gialla (rischio ordinario) a partire dal pomeriggio di giovedì e arancione (rischio moderato) a partire dalle prime ore di venerdì.
Il Centro funzionale monitoraggio rischi della@RegLombardia ha emanato un’allerta gialla(rischio ordinario) dal pomeriggio di oggi e arancione(rischio moderato) dalle prime ore di domani mattina, venerdì 4 agosto, per possibili temporali https://t.co/dBZfYnX4a4
Il Comune di Milano raccomanda di evitare le aree con impalcature e dehors, chiusi i mercati rionali di Crema, Canaletto, Pagano e Pistoia
«A seguito del violento temporale che si è abbattuto sulla città nei giorni scorsi, il Comune di Milano», si legge in una nota di Palazzo Marino, «ha predisposto la chiusura e il divieto di accesso a tutti i parchi recintati. Durante le allerte meteo e quindi dal pomeriggio di oggi vige anche il divieto di accesso ai parchi non recintati e alle aree verdi aperte. Considerata la situazione meteo avversa si raccomanda altresì di evitare le aree con impalcature dei cantieri,dehors e tende e ai proprietari si chiede di metterle in sicurezza. È importante anche provvedere alla messa in sicurezza di oggetti e vasi sui balconi e di tutti i manufatti che possono essere spostati dal vento». Sempre per venerdì è stata decisa la chiusura anche dei mercati che si trovano in aree alberate: Crema, Canaletto, Pagano e Pistoia. Il Centro operativo comunale (Coc) della Protezione civile resta attivo per monitorare e coordinare gli eventuali interventi.
Un taxi gratis all’uscita delle discoteche, per tornare a casa a fine serata e prevenire le sempre più frequenti stragi del sabato sera. È l’ultima mossa del ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini sul fronte della sicurezza stradale, con la firma al Mit di un protocollo d’intesa con le associazioni rappresentative dei locali di intrattenimento notturno.
#Sicurezza stradale: accordo al Mit, taxi gratis all'uscita delle discoteche. Presente alla firma il ministro @matteosalvinimi e le Associazioni di categoria dei locali di intrattenimento #discotaxi2023#vouchertaxi
— Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (@mims_gov) August 3, 2023
Intesa per un progetto sperimentale
Un’intesa, datata giovedì tre agosto, che dà il via a un progetto sperimentale e che stanzia fondi per pagare l’auto bianca o la navetta a chi, una volta uscito dalla discoteca, sottoponendosi all’alcol test, superi il limite previsto per mettersi alla guida. Per ora riguarda i primi sei locali notturni individuati sul territorio nazionale e per il periodo che va da agosto a metà settembre. All’esito della sperimentazione si potrà poi valutare la bontà del progetto ed eventualmente studiarne la fattibilità a regime.
Le sei discoteche coinvolte
L’idea, costruita dopo l’incontro con le associazioni dei locali notturni di intrattenimento, era nata anche grazie alle proposte ricevute durante le riunioni con influencer e digital creators, avvenute le scorse settimane al MIT alla presenza del ministro Salvini. I sei locali coinvolti dall’iniziativa sono: la discoteca Mascara All Music a Mantova; il Muretto a Jesolo Lido, Venezia; la discoteca Praja a Gallipoli, Lecce; il Baia Imperiale a Gabicce Mare; la Naki Discoteca a Pavia e La Capannina a Castiglione della Pescaia, Grosseto.
A pochi giorni dalla pausa estiva, l’ultima Supermedia di Agi/Youtrend mostra un andamento stabile da parte di tutti i partiti, che non si scostano di molto rispetto alla rilevazione del 20 luglio scorso. Saldamente al comando, secondo i sondaggi, resta sempre Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni guadagna lo 0,2 per cento e si ferma a quota 29, non riuscendo comunque a risalire sopra la soglia del 30. Insegue, ma sempre a distanza, il Pd. Il partito guidato da Elly Schlein è stabile al 20,1 per cento e sono adesso poco più di 9 i punti di distacco da FdI.
M5s tocca il 16 per cento, calano Lega e Forza Italia
Leggero incremento registrato dal Movimento 5 stelle. Il partito dell’ex premier Giuseppe Conte è ora al 16 per cento, con una crescita in due settimane dello 0,2. E dello 0,2 calano, invece, sia la Lega sia Forza Italia. Rispettivamente al quarto e al quinto posto nelle intenzioni di voto degli italiani, i partiti del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e del ministro degli Esteri Antonio Tajani scivolano al 9,2 e al 7,4 per cento. Stabili al 3,7 e al 3,2 per cento Azione e Avs, insegue Italia Viva che perde lo 0,1 per cento e si ferma al 2,9. Tallonato da +Europa, che però arretra dello 0,1 e non va oltre il 2,3 per cento.
Youtrend analizza la percentuale di donne assessore regionali
Dopo la nomina della giunta regionale del Molise, il magazine digitale dell’istituto di ricerche Agenzia Quorum ha analizzato anche le percentuali di donne e uomini per partito. In totale in Italia ci sono 49 componenti di sesso femminile su 192. Youtrend mostra sul proprio profilo Twitter le percentuali dei vari gruppi. Fratelli d’Italia e Lega hanno il 29 per cento di donne e il 71 per cento di uomini nelle giunte regionali. Il Pd ha meno presenza femminile, fermandosi al 26 per cento. Un solo assessore regionale donna per il Movimento 5 stelle, in Puglia. Il 19 per cento di donne nelle giunte regionali per Forza Italia.
«Gli ospedali d’estate non chiudono, le sale operatorie non chiudono, i trapianti si fanno, i pazienti anemici cronici continuano ad aver bisogno di trasfusioni: ecco perché è importante che le riserve di sangue negli ospedali siano sempre presenti». L’appello arriva dal presidente dell’Avis Sardegna, Vincenzo Dore, e dal direttore sanitario dell’Avis regionale, Marino Argiolas, che hanno fatto il punto sull’emergenza sangue nell’Isola. Il 2023 conta, ad oggi, 30.579 unità prodotte, contro le 40.543 del 2022: l’associazione ha rilevato quindi una diminuzione di donazioni del 2,4 per cento, pari a 964 unità, ma a fronte di un aumento della richiesta del 3,3 per cento quest’anno, ossia 1662 sacche trasfuse in più.
«Rispetto al numero di abitanti», ha spiegato Argiolas, «la Sardegna è la regione che in Italia produce più sangue. Noi produciamo 51 unità per mille abitanti e questo dato dimostra che il sistema associativo funziona ed è in grado di rispondere alle emergenze anche con il minimo di tempo a disposizione sul fronte organizzativo. Il nostro problema maggiore, però, è che noi trasfondiamo molto di più rispetto alle altre regioni». Inoltre «Nel periodo estivo», ha aggiunto Dore, «la popolazione in Sardegna aumenta considerevolmente e al contempo le donazioni di sangue subiscono un calo fisiologico dovuto alle partenze per le ferie. Sono tantissime le richieste di sangue che ci arrivano dagli ospedali costantemente in affanno. Alcuni interventi chirurgici sono saltati, così come qualche trasfusione».
A Taormina raddoppiano tutte le tariffe per i non residenti, anche quelle applicate per chi sceglie la perla dello Jonio come location per il proprio matrimonio: i novelli sposi dovranno sborsare circa 1.600 euro, anziché 800 euro. Una scelta quella di aumentare le spese nuziali che l’ex sindaco Mario Bolognari bolla come «demenziale», ma che Cateno DeLuca, alla guida dell’amministrazione, spiega così: «È vero tutto è raddoppiato come per esempio il biglietto per la funivia, abbiamo dovuto agire così per evitare il secondo dissesto finanziario; il primo da 12 milioni di euro è stato causato proprio da Bolognari, il quale prima di andarsene ha lasciato un buco nel bilancio di altri 5 milioni».
La nuova tariffa ha valore retroattivo
Il raddoppio delle tariffe è stato votato dal Consiglio comunale lo scorso 31 luglio. «Dimostrando di avere il senso delle istituzioni le opposizioni si sono astenute, Bolognari invece è andato via prima del voto finale», dice De Luca. Bolognari contesta le nuove tariffe nuziali: «Il provvedimento ha valore retroattivo, quindi anche per coloro che avevano sottoscritto un contratto e pagato un servizio. Una misura illogica, vessatoria e probabilmente illegittima. Significa che due giovani che desiderano sposarsi a Taormina e non sono residenti devono pagare per una cerimonia che dura circa mezz’ora una cifra spropositata». Per l’ex sindaco «si tratta di incidere su una risorsa economica che porta ricchezza alla città: alberghi, ristoranti, bar».
Scontro tra l’attuale sindaco e l’ex primo cittadino
Sono circa 80 i matrimoni di questo tipo e per il 60 per cento riguarda stranieri «che portano a Taormina i loro invitati, con un effetto molto positivo sull’economia locale», prosegue Bolognari per il quale «è sbagliata la decisione di fare cassa con questa misura». E insiste: «Ma ancor più sbagliato è applicare l’aumento anche a coloro che hanno prenotato. E magari hanno già pagato 800 euro per sposarsi da oggi in poi e le prenotazioni sono circa una quarantina fino al 2024. Ora l’ufficio dovrà chiedere l’integrazione di altri 800 euro». Ma il sindaco De Luca minimizza e cita il suo Comune, dove è nato e che ha amministrato in passato: «Sposarsi a Taormina non è la stessa cosa che farlo a Fiumedinisi, con tutto il rispetto».
Nel momento in cui si rende necessaria una successione può verificarsi il caso particolare in cui uno o più eredi non siano residenti in Italia e, dunque, siano senza il codice fiscale. Sul tema è intervenuta l’Agenzia delle Entrate per chiarire quali siano le migliori modalità per gestire la circostanza.
Eredi senza codice fiscale: cosa fare con la successione?
L’AdE ha nello specifico risposto all’interpello relativo al caso di una successione in cui gli eredi sono residenti all’estero e, dunque, privi di cittadinanza italiana e senza un codice fiscale italiano. Proprio l’assenza di quest’ultimo impedisce alla procedura di dichiarazione di successione telematica di essere completata. Nella sua risposta, l’Agenzia ha sottolineato che, in base ai principi di territorialità dell’imposta di successione, l’imposta è dovuta sia sui beni esistenti in Italia che all’estero se il defunto era residente in Italia al momento della sua morte. Questo vuol dire che tutti gli eredi e i legatari, a prescindere dal loro luogo di residenza fiscale, sono tenuti presentare la dichiarazione di successione e a pagare l’imposta, se dovuta. È, più nello specifico, necessario che anche un solo erede presenti la dichiarazione di successione e, se residente all’estero e senza codice fiscale, potrà svolgere questa operazione in modalità fisica invece che cartacea.
La dichiarazione può essere presentata in forma cartacea
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito dunque che «per i soggetti tenuti residenti all’estero, se impossibilitati alla trasmissione telematica, la dichiarazione può essere in via eccezionale presentata nella forma cartacea, come precisato nelle istruzioni alla Dichiarazione di successione e domanda di volture catastali». A questo aggiunge che al posto del codice fiscale l’erede dovrà indicare i propri dati, ovvero nome, cognome, luogo e data di nascita, e domicilio estero.
La pandemia e gli sviluppi economici non positivi derivanti dalla guerra in Ucraina stanno mettendo in forte difficoltà l’intero comparto turistico, con molte agenzie di viaggio e tour operator che non hanno tante altre soluzioni alla cessazione dell’attività. Proprio in sostegno di questi soggetti, il ministero del Turismo ha previsto il bonus agenzie di viaggio che si sostanzia in un contributo a fondo perduto determinato come percentuale della differenza tra l’ammontare delle fatture attive e dei corrispettivi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019 e di quelle dello stesso periodo del 2021. A sostegno dell’intera misura sono stati stanziati 39 milioni di euro, con la domanda che potrà essere presentata a partire dalle ore 12.00 del giorno 8 agosto 2023 e fino alle ore 12:00 del giorno 22 settembre 2023.
Bonus agenzie di viaggio: i requisiti
Per poter usufruire del bonus agenzie di viaggio è obbligatorio il rispetto di dati requisiti. Anzitutto è necessario che l’attività beneficiaria sia identificata coi codici ATECO 79.1, 79.11 o 79.12. Le agenzie di viaggio e i tour operator dovranno inoltre:
non avere procedure concorsuali in corso;
essere imprese attive con sede legale in Italia;
essere in possesso di un contratto di responsabilità civile;
aver adempiuto, in caso di insolvenza e fallimento, a tutti gli obblighi di protezione;
non avere sanzioni interdittive pendenti;
aver adempiuto tutti gli obblighi in materia previdenziale fiscale e assicurativa;
aver subìto un’effettiva diminuzione del fatturato e dei corrispettivi nell’anno 2021 (almeno il 30 per cento) rispetto al fatturato corrispettivi dell’anno 2019.
Bonus agenzie di viaggio: come fare domanda
Come detto, la domanda per il bonus agenzie di viaggio potrà essere presentata a partire dell’8 agosto 2023 e fino al 22 settembre 2023. La richiesta può essere inoltrata soltanto online attraverso la Piattaforma del ministero del Turismo dove sarà necessario registrarsi e fornire i propri dati. In ultimo si sottolinea che l’ordine cronologico delle richieste non influisce, in nessun modo, sull’erogazione del bonus.
Paolo Colombo è il presidente designato di Federtrasporto, la federazione nazionale dei sistemi e delle modalità di trasporto e delle attività connesse aderente a Confindustria. Colombo, che guiderà la federazione per il prossimo quadriennio, vanta già una lunga esperienza sia ai vertici di aziende del trasporto pubblico locale che nel gruppo Ferrovie dello Stato, è stato infatti presidente e ad di Busitalia Sita Nord e membro del consiglio di amministrazione di Trenitalia.
Colombo: «L’obiettivo è la crescita delle imprese e del Paese»
«Sono onorato della fiducia riposta», ha commentato Colombo, «soprattutto in un momento di così profondi cambiamenti come quello attuale. La transizione ecologica, quella digitale, il Pnrr e, più in generale, il necessario dialogo e la collaborazione tra le diverse modalità di trasporto in un’ottica multimodale e integrata, sono solo alcune delle grandi sfide che abbiamo di fronte. Come federazione daremo il nostro contributo, l’obiettivo è la crescita delle imprese e del Paese».
A settembre l’elezione dei nuovi vertici
«Vorrei ringraziare gli associati per la fiducia riposta», ha concluso Colombo, «e il presidente uscente Arrigo Giana, il suo importante lavoro ci ha dato le basi per un nuovo slancio verso le numerose iniziative che intendiamo avviare». Federtrasporto, che riunisce le associazioni di categoria Agens, Aiscat, Anav, Anita, Anit, Assaeroporti, AssoHPostetrasporti, Federturismo Confindustria e Uir, a settembre approverà la nuova squadra dei vice presidenti e l’assemblea annuale provvederà all’elezione ufficiale dei nuovi vertici della Federazione.
Il 69 per cento dei repubblicani o simpatizzanti repubblicani ritiene che la vittoria di Joe Biden alle elezioni del 2020 sia stata illegittima. Lo rivela un sondaggio della Cnn nel giorno in cui Donald Trump comparirà in tribunale proprio per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill e nel tentativo di ribaltare i risultati del voto. Il dato è in aumento rispetto al 63 per cento all’inizio dell’anno. Di questo 69 per cento, il 39 ritiene che ci siano prove concrete che le elezioni siano state truccate, mentre il 30 ha soltanto il «sospetto».
Donald Trump atteso in tribunale
Intanto in una Washington blindata Donald Trump è atteso in tribunale e rischia fino a 55 anni di reclusione. Il tycoon è stato incriminato da un gran giurì federale per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Si tratta della terza incriminazione in quattro mesi e su di lui pendono 78 capi di accusa. A presiedere il processo è Tanya Chutkan, giudice del tribunale federale di Washington. Sul social Truth, l’ex presidente ha subito attaccato il procuratore speciale Jack Smith: «Ho sentito che, per interferire nelle elezioni, emetterà un’altra falsa incriminazione nei miei confronti. Vogliono un’altra falsa incriminazione contro di me il giorno dopo che lo scandalo di Hunter Biden, il figlio di Joe, esploso in Congresso. Siamo un paese in declino».
Tribe: «Incriminato per aver cercato di rovesciare la Repubblica»
A commentare la terza incriminazione di Trump è stato anche Laurence Tribe, costituzionalista della Harvard University e in passato consigliere personale dell’ex presidente Barack Obama. Il giurista ha spiegato: «I crimini per il quale è incriminato sono di una portata maggiore di qualsiasi altro commesso contro il Paese da un cittadino americano, figurarsi un ex presidente. Viene incriminato essenzialmente per aver cercato di rovesciare la Repubblica e il suo processo cruciale per il mantenimento della governance democratica, il pacifico trasferimento dei poteri».
Meta sta lavorando per consentire a Instagram di identificare ed etichettare foto e contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Lo ha annunciato in anteprima con un post su Twitter lo sviluppatore italiano Alessandro Paluzzi, che spesso anticipa alcune funzionalità della piattaforma social prima del rilascio ufficiale online. Si cerca così di porre un freno alla diffusione sempre più capillare di fake news grazie a immagini deepfake o creazioni esclusivamente digitali dell’IA. La società, come hanno riportato i media americani Engaged e The Verge, ha rifiutato tramite il suo portavoce di commentare i rumors.
Come funziona lo strumento di Instagram per le foto IA
Nel suo tweet, Paluzzi ha pubblicato anche uno screenshot di una pagina nell’app di Instagram. «Il creator o Meta hanno detto che questo contenuto è creato o modificato con l’intelligenza artificiale», si legge in un messaggio nella parte superiore. Seguono anche il link per una descrizione dell’IA generativa e una guida per riconoscere un post o una foto creati dai chatbot. Non è chiaro come Meta intenda automatizzare il sistema di riconoscimento o se si baserà su segnalazione degli utenti. Tuttavia, come sottolinea The Verge, la presenza nel messaggio della locuzione «Meta ha detto» fa pensare che in alcuni casi l’azienda interverrà in prima persona per effettuare un check ulteriore sulla validità del contenuto. La stessa società intanto sta progettando strumenti che sfruttino l’intelligenza artificiale generativa per migliorare l’esperienza sull’app. Paluzzi ha individuato una funzione di riepilogo dei messaggi in direct e un nuovo strumento per modificare le proprie stories.
La mossa di Meta, qualora dovesse concretizzarsi con un rilascio ufficiale della nuova funzione, potrebbe diventare essenziale per frenare la diffusione di deepfake sui social. Tra le immagini virali più famose del 2023 c’è indubbiamente la foto – rivelatasi una bufala – di Papa Francesco con indosso un cappotto bianco Balenciaga. In tanti hanno condiviso sui propri profili l’immagine, spacciandola per vera, salvo poi dover riconoscere che è stata realizzata con Midjourney, software di intelligenza artificiale disponibile in Rete. Celebri anche gli scatti di Donald Trump dietro le sbarre con tanto di tuta arancione. Per porre un freno all’avanzata delle bufale, sette aziende hi-tech tra cui Apple, OpenAI e Google hanno sottoscritto a luglio con il governo americano un documento per uno sviluppo responsabile dell’IA.
Si chiama «Milano per gli alberi» il progetto di raccolta fondi che la giunta del sindaco Giuseppe Sala ha varato per ristabilire nel più breve tempo possibile le condizioni di normalità in città e assicurare la piena ripresa delle attività dopo il nubifragio del 25 luglio. L’obiettivo del fondo è ripiantare tutti i cinquemila alberi caduti (il 40 per cento circa sono alberature stradali e il restante 60 per cento nei parchi e nelle aree verdi) grazie a donazioni di privati.
La stima dei danni subiti è di circa 16 milioni di euro
Il modello è quello già collaudato durante il Covid, quando vennero raccolti 14 milioni nel fondo di mutuo soccorso aperto da Palazzo Marino. Servirà una cifra simile anche per questa emergenza visto che la prima stima dei danni subiti è di circa 16 milioni di euro: 5,3 milioni per gli interventi di abbattimento degli alberi danneggiati, la rimozione del materiale legnoso e la piantumazione di nuovi alberi e 10,7 milioni per i danni subìti a livello ornamentale.
Tosca D’Aquino, nata a Napoli il 1o giugno 1966, è un’attrice, comica e conduttrice. Memorabili le sue interpretazioni nei film di Leonardo Pieraccioni I laureati (1995) e Il ciclone (1996).
Tosca D’Aquino: biografia e carriera
Tosca si è diplomata all’Accademia d’arte drammatica di Roma e si è fatta notare per la prima volta nel 1989 a 23 anni, quando ha interpretato il ruolo di una prostituta minorenne nel film Kinski Paganini di Klaus Kinski. Tra i film in cui ha recitato negli Anni 90, oltre ai celebri di Pieraccioni, ci sono anche Il viaggio di Capitan Fracassa, regia di Ettore Scola (1990), I buchi neri di Pappi Corsicato (1995), Il cielo in una stanza di Carlo Vanzina (1999) e Amore a prima vista, regia di Vincenzo Salemme (1999). A partire dagli Anni 2000 ha continuato la carriera cinematografica ma si è anche dedicata con successo anche alla televisione, lavorando in fiction e altri programmi come Torno sabato, con Giorgio Panariello e Matilde Brandi, il Festival di Castrocaro Terme – Voci & Volti nuovi e Suonare Stella. Nel 2005 ha condotto la 48ª edizione dello Zecchino d’Oro affiancando Cino Tortorella, Francesco Salvi e Anna Munafò. Due anni dopo ha partecipato alla seconda edizione di Notti sul ghiaccio, mentre nel 2013 ha partecipato, in qualità di aiuto-chef, al programma culinario La terra dei cuochi. Nel 2017 ha vinto la seconda edizione di Bake Off Italia Celebrity Edition assieme all’amica Francesca Piccolo.
Tra i film in cui ha recitato negli Anni 2000 vi sono Volesse il cielo!, regia di Vincenzo Salemme (2002), Christmas in Love, regia di Neri Parenti (2004), Ex – Amici come prima!, regia di Carlo Vanzina (2011), Buona giornata, regia di Carlo Vanzina (2012), Se mi lasci non vale, regia di Vincenzo Salemme (2016) e Una festa esagerata, regia di Vincenzo Salemme (2018). Per la televisione ha preso parte, tra gli altri, a Il maresciallo Rocca, regia di Giorgio Capitani (1996), La dottoressa Giò, regia di Filippo De Luigi (1998), Padre Pio di Carlo Carlei (2000), Il grande Torino di Claudio Bonivento (2005) e Tutto per mio figlio, di Umberto Marino (2022).
Tosca D’Aquino: la vita privata
L’attrice si è sposata la prima volta con l’ingegnere Mauro Gabrielli e il matrimonio è durato sette anni. Da quella relazione, nel 1999, è nato Edoardo. Tosca si è poi risposata nel 2013 con il produttore Massimo Martino dopo undici anni di convivenza. Dalla loro relazione, nel 2005, è nato Francesco.