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Suicidio assistito, Zaia apre: «Un Paese civile deve avere una legge»
In controtendenza con il proprio partito, la Lega, il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di fine vita come «fatto di civiltà». L’apertura del presidente della Regione è arrivata durante un’intervista sul canale Twitch dello streamer Ivan Grieco. E Zaia è stato chiaro: «È un diritto che deve essere garantito ai cittadini. Se succedesse a me vorrei poter decidere». Dichiarazioni che cozzano con quanto portato avanti da sempre dalla Lega e dal suo leader Matteo Salvini, che hanno ostacolato l’introduzione di una legge sul suicidio assistito.

Zaia: «I tribunali hanno spesso preceduto il Parlamento»
Il governatore ha spiegato il proprio punto di vista ripercorrendo quanto accaduto negli ultimi anni, a partire dalla prima storica sentenza del 2019. «Spesso i tribunali hanno preceduto il legislatore per quanto riguarda temi come il fine vita», ricorda. «Il padre di Eluana Englaro, ad esempio, ha ottenuto l’autorizzazione a sospendere l’alimentazione non dal Parlamento, riunito a discutere senza concludere nulla, ma tramite la sentenza di un tribunale».

Il governatore richiama l’esempio della signora Gloria
E proprio in Veneto a fine luglio è stato permesso alla 78enne Gloria, paziente oncologica in fase terminale, di accedere al suicidio assistito. Zaia ne ha parlato durante l’intervista: «Non stiamo parlando di casi in cui si ricorrerebbe al fine vita se, per esempio, si venisse lasciati dalla fidanzata. Parliamo di una cosa seria, di casi di malati terminali. La signora Gloria, nome di fantasia, ha avuto accesso a questo percorso appellandosi alla sentenza della Corte Costituzionale. Ma un Paese civile deve dotarsi di una legge, è impensabile gestire questa questione tramite una sentenza. Finirà che, se questa legge non la facciamo per scelta, la faremo per necessità perché ormai ci sono sempre più casi di questo genere».