Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi

«Un giorno, da qualche parte, troveremo un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di perdonare», cantano Maria e Tony in Somewhere, uno dei brani più celebri di West Side Story. Come dimostrano le polemiche scoppiate intorno al biopic Maestro dedicato al suo autore, Leonard Bernstein, quel giorno e quel luogo sono ancora lontani. E non è facile nemmeno riferire il motivo della polemica in termini che non sembrino negazionisti, riduzionisti o, al contrario, fanaticamente woke. Tutto gira intorno al naso del protagonista e regista del film, quell’adorabile marcantonio di Bradley Cooper, non ebreo (padre di origine irlandese, madre italiana di ceppo napoletano-abruzzese, come riferisce pignolamente la voce inglese di Wikipedia), che per accentuare la sua somiglianza con il marcantonio ebreo Bernstein ha indossato un naso finto, anche più pronunciato di quello del celebre direttore d’orchestra.

La «Jewface» e le critiche social degli attori di origine ebraica

L’artificio, definito «Jewface», epitome dell’eterno stereotipo somatico dell’israelita, è stato fortemente criticato sui social da alcuni attori di origine ebraica, scatenando una tempesta di repliche, da quelle autorevoli e pacate dei figli di Bernstein, che Cooper ha coinvolto durante tutta la lavorazione del film, alle più sarcastiche e sconclusionate («ma la Sirenetta nera vi andava bene, eh?»). Nel mezzo ci sono le argomentazioni “professionali”: «Se Cooper non è in grado di impersonare un ebreo senza mettersi un naso finto, avrebbe fatto meglio a scegliersi un altro personaggio», ha obiettato, fra gli altri, l’attrice inglese Tracey-Ann Oberman su Instagram. Non c’è bisogno di scomodare Charlton Heston, che interpretò Ben Hur, Mosè e Giovanni Battista sfoggiando un perfetto nasino wasp; lo stesso Bradley Cooper in tempi più recenti ha vestito i panni di Elephant Man a teatro senza imporsi le protesi deformanti indossate dall’impareggiabile John Hurt nel film del 1980.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Il profilo accentuato di Bradley Cooper.

Cooper aveva recitato al naturale la parte di uno sfigurato dalla leptospirosi

Possibile che al divo di A Star Is Born riesca più facile recitare al naturale la parte di un gentile orribilmente sfigurato dalla leptospirosi che quella di un prestante musicista ebreo dal naso non più pronunciato di quello di tanta gente? E soprattutto, possibile che non gli sia passato per la mente che siamo nell’epoca meno adatta per sottolineare l’etnicità di un personaggio attraverso l’enfatizzazione posticcia di tratti somatici come il naso o il colore della pelle, sia pure, come nel caso di Bernstein, con il beneplacito dei familiari? Familiari, peraltro, che tempo fa avevano negato il placet a un analogo progetto-Bernstein di Jake Gyllenhaal, ebreo e desideroso da anni di portare sullo schermo la figura dell’artista e i suoi conflitti con la propria identità ebraica. «Così è la vita», si è limitato a commentare l’attore, augurando buona fortuna al film di Cooper.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Il “vero” Leonard Bernstein (Getty).

Anche Golda Meir interpretata dalla bianchissima brit Helen Mirren

Le argomentazioni degli apostoli anti-woke sono prevedibili: l’arte è arte, e allora perché non dare ruoli da serial killer solo a veri serial killer, eccetera eccetera. La domanda sottintesa è: vivaddio, perché noi bianchi (binary, cristiani, abili) non possiamo interpretare chi ci pare, comprese figure provenienti da gruppi che per millenni abbiamo oppresso o escluso, e con più efficacia di attori e attrici appartenenti a quei gruppi? Un po’ di immaginazione e una mano di cerone scuro, e possiamo diventare chi abbiamo deportato dall’Africa e schiavizzato, un naso finto e diventiamo quelli che fino a pochi decenni fa discriminavamo e perseguitavamo. Il ruolo di Golda Meir, sfuggita ai pogrom della Russia zarista, è perfetto per la bianchissima brit Helen Mirren, appartenente comunque anche lei a un’altra minoranza discriminata nel mondo dello spettacolo, le donne anziane: la vedremo presto sullo schermo in Golda.

La lotta all’antisemitismo buona solo per il Giorno della memoria

E comunque, quanto possono interessare al grande pubblico, fatto di gentili, i tormenti interiori che solo un ebreo conosce, e che hanno accompagnato per tutta la vita ebrei di successo come Bernstein o Oppenheimer (protagonista di un altro super-biopic in arrivo in Italia e interpretato dall’irlandese Cillian Murphy), sempre alla ricerca di un’integrazione mai interamente compiuta a causa delle incancellabili radici ebraiche – o meglio, dell’antisemitismo, sentimento tutt’altro che sradicato, anzi? Meglio troncare, sfumare, sopire. Perché un piccolo, imbarazzante particolare finirebbe per pesare come un macigno nella ricostruzione del Grande personaggio, e di ricordarci (a noi non ebrei) quel che non rispolveriamo se non in occasioni circoscritte e dedicate, come il Giorno della memoria, e che negli altri giorni ci è venuto un po’ a noia. Tanto che possiamo anche prendere alla leggera questioni come il «naso ebraico», ed è difficile non pensare a un’altra infelice battuta, non tratta da un film americano ma uscita dalla bocca di una politica italiana, Elly Schlein, che a febbraio del 2023 sottolineava la forma «etrusca» del suo naso e la sua non-ebraicità in quanto relativa «solo» al suo lato paterno.

Il naso ebreo di Bradley Cooper e le pretese anti-woke di noi bianchi
Bradley Cooper nel film Maestro.

Bernstein era anche bisessuale: Cooper sarà ricorso a una protesi?

Questi scrupoli dettati dal timore di non essere accettati erano gli stessi di Oppenheimer quando voleva essere chiamato Robert e non Julius, suo nome di nascita (lo stesso di Groucho Marx, per inciso), perché “Julius Oppenheimer” avrebbe dichiarato troppo apertamente le sue origini; gli stessi di Leonard Bernstein quando trasferì nella West Side di New York, fra portoricani e yankee, una trama originariamente collocata nel Lower East Side, dove si fronteggiavano ebrei e irlandesi. (Per inciso: Bernstein era anche bisessuale, ebbe storie gay con il direttore d’orchestra Dimitri Mitropoulos e con il compositore Aaron Copland. Bradley Cooper avrà omesso il particolare o sarà ricorso a una protesi?)

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