Continuano le accuse della Polonia alla Bielorussia. Varsavia ha attaccato Minsk, protestando per una presunta violazione del proprio spazio aereo da parte di due elicotteri, lo scorso primo agosto. Poche ore prima, era stato sempre il governo polacco a incrementare le proprie forze ai confini, schierando anche i cecchini, per contrastare l’eventuale arrivo dei soldati della Wagner al corridoio di Suwalki, al confine con la Lituania. La Bielorussia ha risposto convocando l’ambasciatore polacco Martin Wojciechowski al ministero degli Esteri. Smentite le accuse provenienti dalla Polonia.
La Bielorussia si difende: «Forniti i dati di controllo sui voli»
Per difendersi dagli attacchi polacchi, il ministero degli Esteri bielorusso ha fornito i dati di volo. Durante l’incontro con Wojciechowski «il diplomatico è stato informato che le frettolose dichiarazioni rilasciate da funzionari polacchi in merito alla violazione dello spazio aereo polacco da parte di due elicotteri bielorussi non sono state confermate a seguito di un controllo completo effettuato dalla parte bielorussa. I dati di controllo oggettivo della traiettoria di volo degli elicotteri sono stati forniti per dimostrarlo». La Bielorussa «ha presentato alla parte polacca dati dettagliati sui voli dei propri mezzi aerei nella zona di confine il primo agosto». E questi «confermano che non vi sono motivi per accusare i velivoli bielorussi di aver violato il confine di Stato».
Le accuse di Minsk: «Usate il caso per rafforzare le truppe al confine»
Per il governo bielorusso gli elicotteri del proprio esercito non si sono mai avvicinati a meno di 1.900 metri dal confine con la Polonia, volando a un’altitudine di 150 o 200 metri. E anzi Minsk attacca Varsavia, sottolineando che è stato un elicottero Mi-2 polacco ad avvicinarsi alla frontiera, portandosi a circa 200 metri dal proprio territorio. Il ministero degli Esteri è convinto che la Polonia usi il caso per giustificare il «rafforzamento delle truppe al confine», già cominciato nei giorni scorsi.
Prime foto di Lindsay Lohan dopo il parto. Il mese scorso, l’attrice, 36 anni, ha dato alla luce a Dubai il suo primo figlio, Luai (dall’arabo protettore). Sposata con il finanziere Bader Shammas, in un post su Instagram, Lohan non nasconde i cambiamenti che ha subito il suo corpo dopo la gravidanza: «La mia mise quotidiana è la biancheria post partum», dice indossando una canottiera e dei pantaloncini che lasciano intravedere la pancia, «perché non sono una mamma normale, sono una mamma post partum».
L’attrice ha aggiunto anche di essere fiera per come si è adattato il suo corpo durante i mesi della gravidanza e poi con il recupero: «Avere un figlio è la gioia più grande al mondo», ha commentato. In un’intervista a People, la madre Dina Lohan aveva spiegato che Lindsay ha sempre voluto essere madre. Nel 2014 la star di Mean Girls ebbe un aborto spontaneo per motivi di salute.
L’Iran si prepara a inasprire il controllo per il corretto uso del velo da parte delle donne. Come riporta la Cnn, le autorità di Teheran hanno redatto un disegno di legge di circa 70 articoli che presentano punizioni senza precedenti per le violazioni. Si parla di pene detentive più lunghe, sanzioni per le celebrità che promuovono un utilizzo scorretto dell’hijab e multe salate per gli imprenditori che non applicheranno l’obbligo nelle loro aziende. Previsto anche l’utilizzo di software con intelligenza artificiale per migliorare e velocizzare il tracciamento e scovare i comportamenti illegali. Il Parlamento dovrebbe finalizzare il testo e votarlo entro settembre 2023 o comunque l’autunno, in occasione del primo anniversario delle proteste scoppiate per la morte della 22enne Mahsa Amini.
Iran, cosa prevede il nuovo disegno di legge sull’uso del velo
Secondo il codice 368 del codice penale islamico, coloro che non indossano l’hijab rischiano da 10 giorni a due mesi di prigione e una multa fra 50 mila e 500 mila rial (circa 1-11 euro). Il nuovo disegno di legge intende inasprire le pene, prevedendo una detenzione fra cinque e 10 anni e una multa fino a 360 milioni di rial (circa 8 mila euro). «È molto più di quanto un cittadino medio possa mai pagare», ha spiegato alla Cnn Hossein Raeesi, avvocato e docente alla Carleton University di Ottawa, in Canada. «Milioni di persone sono al di sotto della soglia di povertà». Quanto invece allo sviluppo dell’intelligenza artificiale per identificare i comportamenti illegali, il software verrà affiancato dalle telecamere già in uso nei luoghi pubblici da inizio 2023.
L’Iran intende punire non soltanto le donne che non indossano il velo, ma anche gli uomini che decidono di non applicare alla lettera le leggi islamiche. Gli imprenditori che non imporranno l’obbligo di indossare l’hijab nelle loro strutture dovranno pagare multe pari a tre mensilità del loro profitto aziendale. Nei casi più gravi potranno ricevere l’obbligo di partecipare a corsi di rieducazione per due anni oppure addirittura essere costretti a lasciare il Paese. Previste anche sanzioni per le celebrità che sfruttano la loro immagine pubblica e la popolarità online per promuovere un «utilizzo sbagliato del velo». In arrivo multe fino al 10 per cento del loro patrimonio, interdizione dalle attività professionali e divieto di viaggiare e parlare ai media. In arrivo anche maggiori restrizioni per le donne in università e altri spazi pubblici.
L’iter del disegno di legge dal Parlamento al Consiglio dei guardiani
Diversi esperti interpellati dalla Cnn sono certi che il Parlamento non ostacolerà l’iter legislativo, dato che gran parte dei membri sono in linea con il regime al governo. Una volta approvato, il disegno di legge arriverà sul tavolo del Consiglio dei guardiani composto da 12 membri. Avranno il compito di assicurarsi che la proposta sia in linea con i valori dell’islam e della Costituzione iraniana. Tuttavia, come ha confermato anche Raeesi, alcune misure sono già «illegalmente esercitate dalle forze di sicurezza». A fine luglio, infatti, a Teheran, la compagnia di assicurazioni Azki ha dovuto chiudere per la diffusione di foto in cui le donne in ufficio non indossavano l’hijab.
This photo resulted in the operations of the insurance company "Azki" being suspended in #Iran.
Why?
Because there are unveiled women in the photo.
Iranian authorities are continuing to penalize companies and individuals to force them to aid the state in enforcing its… pic.twitter.com/5wUemH8tp0
La Corea del Nord ha confermato di avere in custodiaTravis King nella sua prima risposta alle richieste di informazioni sul luogo in cui si trova il soldato americano, ha informato il comando delle Nazioni Unite. Il militare di 23 anni aveva attraversato il confine dalla Corea del Sud il 18 luglio durante una visita guidata. Il comando dell’Onu, che sovrintende alla tregua della guerra di Corea, ha dichiarato che per ora non fornirà ulteriori dettagli sulla risposta ricevuta da Pyongyang per «non interferire con gli sforzi per riportarlo a casa».
L’informazione dalla Corea del Nord arriva dieci giorni dopo l’annuncio da parte del Comando Onu dell’avvio di «colloqui con l’esercito popolare coreano attraverso il meccanismo dell’armistizio» fra le due Coree, che nel 1953 pose fine alle ostilità dopo la guerra di Corea, sul quale vigilano le Nazioni Unite. Il soldato di seconda classe Travis King, 23 anni, fidanzato, dopo essere stato in carcere per due mesi a causa di una rissa fra ubriachi in una discoteca e un alterco con la polizia locale di Seul, era tornato in libertà il 10 luglio scorso con l’accusa di «aggressione» ed era stato scortato all’aeroporto per fare ritorno negli Stati Uniti per un’udienza disciplinare.
Stava per essere rimpatriato quando è fuggito dall’aeroporto dopo i controlli di sicurezza, per unirsi a una visita turistica presso la Joint Security Area di Panmunjom, l’area smilitarizzata che fa da cuscinetto tra le due Coree. Là il soldato avrebbe poi lasciato il gruppo turistico al quale si era unito per attraversare illegalmente il confine con la Corea del Nord.
La madre del soldato: «Un grande incubo»
La famiglia di Travis King, intanto, spera di vederlo tornare negli Usa. La madre del 23enne, Claudine Gates, è stata intervistata dalla reporter Martha Raddatz della Abc. Ha dichiarato: «Mi sembra di essere in un grande incubo».
Claudine Gates, the mother of the 23-year-old soldier Travis King, tells @MarthaRaddatz "it feels like I'm in a big nightmare" after her son's detainment in North Korea. pic.twitter.com/VMyL5lBETL
La rottura sta per diventare definitiva. Azione e Italia vivasi preparano a sciogliere i gruppi parlamentari, l’ultimo atto del divorzio. Resta da capire se l’accelerazione arriverà nelle prossime ore, addirittura prima della pausa estiva, oppure a settembre, alla ripresa dei lavori. Di mezzo ci sono i lavoratori, dalla comunicazione al legislativo, da tutelare. Ma da più parti la spaccatura definitiva viene data come inevitabile, prospettando così un’estate da calciomercato per l’ex Terzo polo: Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno bisogno di new entry per rimpolpare i numeri in parlamento e formare gruppi autonomi.
Calenda scalpita e si sente tradito ma il rischio è finire nel Misto
A lanciare il sasso nello stagno è stato il deputato di Iv, Roberto Giachetti: «Continuare così mi sembra assolutamente non solo devastante ma anche deprimente. Ma questa è la mia opinione», ha detto senza girare intorno al problema. Un concetto ribadito sul Riformista, quotidiano renziano. La prospettiva non è stata esclusa da Azione, perché la questione non riguarda più solo l’incompatibilità tra i due leader. Ci sono differenze politiche evidenti. «Noi siamo contrari alla commissione d’inchiesta sul Covid, così come è stata preparata, Italia viva è d’accordo. Noi vogliamo il salario minimo, Renzi non si capisce cosa voglia e così su altri punti», spiega a Lettera43 una fonte parlamentare di Azione evidenziando le difficoltà a tenere uniti i gruppi. Calenda scalpita per mandare tutto all’aria. Si sente tradito. Ma ha un problema gigantesco: rischia di finire nel gruppo misto al Senato. Non proprio un bel vedere per un leader di partito, che ambisce ad avere un ruolo di primo piano nella politica italiana.
Renzi fa scouting in Azione, nel Pd e tra gli orfani di B
Comunque nessuno sta fermo in attesa degli eventi. Renzi sta portando avanti a fari spenti l’operazione per ingrossare le fila di Italia viva alla Camera e al Senato, agendo su tre fronti: gli scontenti di Calenda in Azione, i malpancisti del Pd di Elly Schlein e gli orfani di Silvio Berlusconi in Forza Italia. L’obiettivo numero uno è quello di scippare all’ex candidato sindaco di Roma due fiori all’occhiello: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Mercoledì 2 agosto le due ex ministre si sono appartate in un corridoio della Camera per confrontarsi sulla situazione, raccontandosi di essere incerte sul da farsi e abbastanza insoddisfatte su come stanno andando le cose. Agli atti c’è il malcontento verso il sostegno dato da Azione alla candidatura di Marco Cappato alle elezioni suppletive di Monza per eleggere il sostituto di Berlusconi. «Sui temi etici rappresenta posizioni che dividono il suo stesso partito, figuriamoci l’ala liberale e moderata», aveva detto Carfagna su Cappato a Il Giornale, abbandonando la sua proverbiale prudenza. Ha chiesto un «supplemento di riflessione», che assomiglia a un ripensamento. Renzi ha già spalancato le braccia per accoglierle, cercando di intercettare qualche transfuga di Forza Italia per farle sentire ancora più a casa. In realtà vorrebbe convincere un altro “azionista”, Enrico Costa, suo ex ministro degli Affari regionali, ad aderire a Italia viva. Insieme intanto porteranno avanti un tour per promuovere una cultura garantista. Poi si vedrà se il sodalizio diventerà politico. Del resto da Azione, a Montecitorio, Iv ha già strappato Naike Gruppioni, e in Emilia-Romagna, Giulia Pigoni.
La controffensiva calendiana parte da Bonetti e Rosato
La controffensiva calendiana è però pronta: un’altra ex ministra del governo Draghi sta meditando il percorso inverso a quello immaginato per Carfagna e Gelmini. Elena Bonetti ha manifestato insofferenza per la gestione del partito renziano e per i troppi abboccamenti a destra. Azione le garantirebbe un posizionamento più chiaro all’opposizione. C’è, però, la concorrenza del Pd, che farebbe un bello sgarbo all’ex rottamatore e si prenderebbe una piccola vendetta dopo il trasloco dell’ex assessore dem alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, sotto le insegne azioniste. Tra i possibili nomi in uscita da Italia viva circola spesso quello del deputato Luigi Marattin, che però ha però smentito l’ipotesi: «Sono stufo che il mio nome venga tirato in ballo per questo. Non passo da un partito all’altro, non ha senso», ha scandito in un’intervista al Corriere della Sera. Se non è prossimo a lasciare Renzi, come dice chiaro e tondo, è sicuramente tra quelli meno soddisfatti della linea tenuta nelle ultime settimane. A cominciare dalla nomina di Raffaella Paita al comando del partito, o meglio nella postazione in cui esegue senza batter ciglio i desiderata di Renzi. Ed è un punto che lo accomuna con l’ex presidente di Iv, Ettore Rosato, che è dato in avvicinamento addirittura a Forza Italia, benché ad Azione non dispiacerebbe arruolarlo. Rosato, da buon democristiano, non si espone. Parla con tutti. Perché il calciomercato estivo tra i centristi è solo all’inizio.
La Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge sull’oblio oncologico con 281 voti favorevoli. Il testo, che unifica diverse pdl esaminate dalla XII Commissione, reca disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche. Introduce inoltre misure volte ad assicurare che, alla guarigione clinica della persona, corrisponda la possibilità di esercitare i propri diritti in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione, con particolare riferimento all’accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi nonché alle procedure di adozione di minori. La norma passa ora all’esame del Senato.
Cosa prevede la proposta di legge sull’oblio oncologico
In dettaglio, il testo:
introduce il diritto all’oblio a seguito di guarigione, vale a dire a non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica (facendo così decadere l’obbligo di dichiarare di avere avuto un cancro);
ai fini della stipulazione o del rinnovo di contratti relativi a servizi bancari, finanziari, di investimento e assicurativi, dichiara non ammissibile la richiesta di informazioni relative allo stato di salute della persona fisica contraente concernenti patologie oncologiche da cui la stessa sia stata precedentemente affetta e il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di 10 anni alla data della richiesta. Tale periodo è ridotto della metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del 21esimo anno di età;
ai fini dell’accesso alle procedure concorsuali, quando nel loro ambito sia previsto l’accertamento di requisiti psicofisici o concernenti lo stato di salute dei candidati, vieta di richiedere informazioni relative allo stato di salute dei candidati medesimi concernenti patologie oncologiche da cui essi siano stati precedentemente affetti e il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di 10 anni alla data della richiesta. Tale periodo è ridotto della metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età;
inserisce nuove disposizioni che limitano l’ambito delle indagini relative allo stato di salute di coloro che intendono adottare un minore. In particolare, stabilisce che tali indagini non possono avere a oggetto patologie oncologiche trascorsi 10 anni dalla fine del trattamento terapeutico, in assenza di recidive o ricadute, ovvero cinque anni se la patologia è insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età.
Ugo Cappellacci: «Rinascita sociale per un milione di guariti»
«Liberi di contrarre un mutuo, di stipulare un’assicurazione, di adottare un figlio senza più limiti, discriminazioni né maggiori oneri». Così Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali e Salute, ha riassunto la proposta di legge approvata a Montecitorio. «È una rinascita sociale per oltre un milione di guariti dal cancro, un messaggio di speranza e di libertà anche per chi lotta contro questo male che coinvolge oltre tre milioni di persone nel nostro Paese. Dietro ai numeri, ci sono persone, storie di vita, famiglie che possono finalmente ricominciare il loro cammino».
Marco Furfaro: «L’Italia diventa un paese migliore»
Soddisfazione anche da Marco Furfaro, primo firmatario di una proposta di legge in materia: «Da oggi le persone guarite dal cancro non saranno più obbligate a comunicare di essere state malate, non saranno più discriminate quando vorranno partecipare a un concorso, fare un investimento, attivare una polizza o, appunto, adottare un figlio. Oggi mi sento particolarmente orgoglioso, oggi la politica restituisce libertà e dignità a milioni di persone. Oggi l’Italia diventa un Paese migliore».
Non lo nascondo, è una grande emozione.
Oggi è stata approvata la mia prima proposta di legge. E ne sono orgoglioso perché è una legge che restituisce dignità e speranza a tante persone.
Tanti non lo sanno, ma in questo Paese milioni di persone guarite dal cancro da anni… pic.twitter.com/laSb8mn512
Un giudice di pace di Mosca ha multato Apple per 400 mila rubli, pari a circa 3.800 euro, per non aver rimosso contenuti ritenuti falsi sulla guerra in Ucraina: è la prima volta che il colosso californiano viene sanzionato in Russia. A renderlo noto è l’agenzia di stampa statale russa Interfax. Apple è stata ritenuta colpevole di non aver rimosso informazioni vietate.
A Russian court has imposed fines on Apple and the host of Wikipedia for failing to remove material deemed to be “false information” about Russia’s military actions in Ukraine. The Interfax news agency reported that a justice of the peace in a magistrat… https://t.co/ksDfRJpzFj
Apple non ha rimosso informazioni errate sull’operazione militare
Sempre secondo il giudice, non c’era motivo di definire l’infrazione come insignificante. Una dichiarazione letta in tribunale ha affermato che Apple non ha rimosso le applicazioni e i podcast contenenti informazioni errate sull’operazione militare speciale russa in Ucraina, nonché informazioni «Volte ad attirare i minori in attività illegali per destabilizzare la situazione politica in Russia».
Fabio Fazio ha annunciato l’apertura delle nuove pagine social della sua trasmissione Che tempo che fa. Gli account sono nuovi e pertanto gli utenti che seguivano i vecchi, rimasti alla Rai, dovranno “refollowarli“. La notizia giunge dopo le recenti vicissitudini che avevano visto l’emittente pubblica spegnere gli account in seguito al trasloco della trasmissione sul canale Nove.
Create le nuove pagine di CTCF su Facebook, Twitter e Instagram
«Benvenuti a tutti, ben ritrovati sui nostri social di Che tempo che fa. È una grande notizia, sono molto contento che finalmente ci hanno restituito i nostri marchi e dunque possiamo riaprire i nostri social», ha affermato il conduttore in un video pubblicato sulle nuove pagine. «Mi dicono dei finti giovani che però dovete fare il refollowing, quindi anche se ci seguivate dovete nuovamente seguirci come se fosse la prima volta. Purtroppo non ci sono i follower che avevamo prima né i contenuti. Ciò non giova a nessuno, vedremo nei mesi prossimi come si evolve la vicenda. Intanto ben ritrovati», ha aggiunto.
Trattandosi di account creati da zero, sono privi dei seguaci e delle pubblicazioni che i vecchi avevano raggiunto fin dalla loro creazione. Le pagine saranno attive su Facebook, Twitter, Instagram e Tiktok.
«Nuova casa per seguire il racconto del programma»
«L’Officina, società del Gruppo Banijay, che ne detiene la proprietà e che continuerà a produrre il programma di Fabio Fazio, ha ritenuto prioritario e urgente, dopo aver subito la brusca e improvvisa chiusura degli storici profili social, restituire alla grande community di Che tempo che fa, composta da quasi 4 milioni di persone, una nuova casa per continuare a seguire l’esclusivo racconto del programma», si legge in una nota. La trasmissione andrà in onda a partire dal 15 ottobre.
La Camera con 168 voti a favore, 127 contrari e tre astenuti, ha approvato giovedì 3 agosto la sospensiva presentata dalla maggioranza, che rinvia alla fine di settembre l’esame della proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo. Una decisione che, dopo le vaghe aperture di Giorgia Meloni a un confronto, ha scatenato le opposizioni.
Schlein: «La povertà non va in vacanza»
«Messa di fronte a un tema reale e a una proposta unitaria dell’opposizione, la maggioranza fugge», ha attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein, «purtroppo per voi dalla realtà non si può fuggire, dai 3,5 milioni di lavoratori che sono poveri anche se lavorano non si può scappare». «Porteremo avanti questa battaglia nelle piazze», ha annunciato nel suo intervento a Montecitorio. «La questione del salario è enorme che non può essere sospesa, rinviata, la povertà non va in vacanza, non conosce pausa, e divide il Paese, ruba il futuro, deprime la crescita».
Conte: «Davvero siete convinti che il salario minimo comprometta la contrattazione collettiva?»
Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha attaccato direttamente la premier: «È un mistero inglorioso, in questa vicenda, il vero pensiero della presidente Meloni. Davvero siete convinti, come sembra alludere Meloni, che la fissazione di un salario minimo potrebbe far abbassare gli stipendi, davvero volete creare confusione dicendo che il salario minimo compromette la contrattazione collettiva? Meloni, se intende questo, non ha letto una riga della nostra proposta». E, ancora: «Rimandate a dopo l’estate sperando che gli italiani se ne dimentichino, ma il salario ricco, ricchissimo lo avete riservato a parlamentari ed ex parlamentari, perché in piena estate sono stati ripristinati i vitalizi al Senato e un ordine del giorno di ieri apre la strada a un possibile aumento degli stipendi dei deputati. Sono nove mesi che governate. A voi interessa rispondere alle vostre corporazioni e sotto corporazioni, a padroni e padroncini che avete assunto a riferimento della vostra azione di governo». Va giù duro anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana: «Avete deciso di scappare dalla realtà e dal Paese. Voi oggi rinviate, noi oggi rilanciamo».
Calenda: «Aspettiamo un confronto serio con il governo»
Toni più dialoganti quelli usati da Carlo Calenda che su Twitter si augura un confronto. «Gli sgravi sulla contrattazione di secondo livello sono cosa buona e giusta, ma nulla c’entrano con i lavoratori che stanno sotto 9 euro all’ora, con i contratti pirata e le false cooperative», scrive su Twitter il leader di Azione. «Aspettiamo un confronto serio con il governo e possibilmente una qualche proposta».
Ancora accuse nei confronti di Lizzo. Dopo tre ex performer del suo corpo di ballo, stavolta è il turno della regista Sophia Nahli Allison. In un messaggio condiviso sul proprio profilo Instagram e Twitter, ha infatti raccontato di aver lasciato la direzione di un documentario dedicato alla popstar dopo sole due settimane di lavoro. «Lizzo crea un ambiente tossico e ostile», ha scritto la cineasta in alcune stories. «È arrogante, egocentrica e scortese, una narcisista prepotente». Dicendosi felice di aver abbandonato il progetto prima che la situazione peggiorasse ulteriormente, si è schierata accanto alle tre ballerine che hanno citato in giudizio la cantante. Fra le accuse, molestie sessuali, discriminazioni razziali e religiose e body shaming. Come hanno sottolineato Variety e Deadline, né Lizzo né il suo entourage hanno ancora risposto.
Le accuse della regista Allison: «Ha creato la sua immagine sulle bugie»
Nel suo sfogo su Instagram, Allison ha ricordato il tempo trascorso assieme a Lizzo per trarre informazioni utili alla sceneggiatura del documentario nel 2019. «Sono stata trattata con una totale mancanza di rispetto per due settimane», ha spiegato la regista. «Ho visto quanto possa essere crudele. Non ero protetta e mi sono ritrovata in una situazione di m**** con scarso supporto». Nel messaggio seguente, ha poi aggiunto di aver ricevuto numerose testimonianze di altre donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua con la popstar. Ha confermato inoltre di poter contare sul supporto di alcune «persone che hanno assistito a quello che ho passato». La regista ha infine ricordato di come avesse inizialmente accettato con entusiasmo la proposta di raccontare la vita di Lizzo, cantante nera e paladina della body positivity, salvo poi scoprire che si tratta di una facciata. «Ha costruito la sua immagine sulle bugie».
Beyoncé rimuove il nome di Lizzo da un suo brano durante un concerto
Il caso intanto ha attirato l’attenzione anche di Beyoncé. Nel suo ultimo concerto a Boston del 2 agosto, infatti, Queen B ha rimosso il nome della popstar Lizzo dal testo di Break My Soul (Queen’s Remix) che celebra il talento e il ruolo delle donne afroamericane nell’intrattenimento tra cui anche Nina Simone e Nicki Minaj. Durante l’esibizione Beyoncé, per la parte «Badu, Lizzo, Kelly Row» sembra ripetere più volte il primo nome prima di passare direttamente al terzo, omettendo la collega al centro delle accuse. Come ha spiegato la Cnn, si tratterebbe di una scelta dell’ultimo minuto, in quanto il testo sul maxischermo non ha presentato differenze.
Beyoncé seemingly skips over Lizzo’s name during the Queens Remix performance of ‘Break My Soul’ tonight at the Renaissance World Tour.
She instead repeats Erykah Badu’s name four times.
Franca Sebastiani, nota agli inizi della sua carriera di cantante con il nome di Franchina, è nata a San Casciano dei Bagni (Toscana) il 25 gennaio 1949 ed è morta a Roma il 27 maggio 2015. Oltre che cantante, era anche scrittrice.
Chi era Franca Sebastiani
Sebastiani è stata scoperta da Franco Migliacci, ottenendo un contratto discografico con l’etichetta ARC e debuttando molto giovane al Cantagiro 1966 con la canzone Per orgoglio. Negli anni successivi ha continuato a partecipare a numerose manifestazioni canore tra cui il Festival del Belgio, il Festival di Melfi e il Cantaestate, con lo pseudonimo Franchina. Ha iniziato a farsi chiamare con il suo nome e cognome solamente nel 1979 al Girofestival, dove ha presentato il pezzo Sarà. Cinque anni più tardi ha inciso Posto vuoto, una canzone scritta per lei da Tony Del Monaco ed Enrico Polito con cui ha partecipato di nuovo nel 1985 al Girofestival. Ha poi intrapreso l’attività di scrittrice e giornalista, non abbandonando però la musica. Come cantante negli Anni 90 si è avvicinata alla canzone religiosa, partecipando nel 2005 al Primo Festival Internazionale della canzone sacra. Franca è morta a Roma il 27 maggio 2015 all’età di 66 anni dopo aver combattuto contro un tumore che l’affliggeva da tempo. Ha lasciato due figlie, Cristiana nata il 6 luglio 1970 dalla sua relazione con Massimo Ranieri e Amalia.
La storia d’amore con Massimo Ranieri
Massimo Ranieri è stato il grande amore della vita di Franca Sebastiani. La cantante si disse sempre innamorata dell’ex compagno, che ha riconosciuto la figlia Cristiana solamente nel 1995. La donna ha raccontato che a dividere lei e Ranieri erano stati i produttori di lui.
Si è scontrato con una vettura ed è stato sbalzato per una decina di metri restando ferito in modo grave. È accaduto nella tarda serata di mercoledì 2 agosto, intorno alle 22, vicino all’ingresso dell’autostrada a Farra d’Isonzo (Gorizia) a un giovane che era in sella a una bicicletta.
Trasportato in gravi condizioni all’ospedale di Cattinara
Il giovane è stato soccorso dal personale medico infermieristico per le ferite riportate nell’incidente, la cui dinamica è in corso di accertamento da parte dei carabinieri. Dopo la chiamata di aiuto giunta al Numero unico di emergenza Nue112 del Fvg, gli operatori di primo livello hanno trasferito la telefonata alla Struttura operativa regionale emergenza sanitaria. Gli infermieri della Sores hanno inviato sul posto l’equipaggio di un’ambulanza da Cormons, una automedica da Gradisca d’Isonzo e un elicottero di soccorso. Il personale medico infermieristico ha preso in carico il giovane che è stato trasportato in elicottero in gravi condizioni all’ospedale di Cattinara.
L’australiano Robert ‘Rob’ Stannard è stato sospeso per aver violato le norme anti-doping e salterà i Mondiali di ciclismo su strada in programma domenica a Glasgow. Il corridore della Alpecin-Deceuninck ha sottolineato che le accuse che gli sono state rivolte fanno riferimento a più di quattro anni fa e ha negato qualsiasi addebito.
Le parole di Stannard dopo la sospensione
Stannard in un comunicato ha affermato: «Sono stato informato dall’Uci che ha considerato che io abbia trasgredito le regole anti-doping oltre quattro anni fa. Io non ho mai fatto uso di sostanze vietate, né volontariamente né inconsapevolmente, e domanderò che il mio caso sia sottoposto al giudizio del Tribunale Anti-doping dell’Uci». Il 24enne australiano avrebbe dovuto partecipare alla gara iridata in Scozia. La Federazione australiana di ciclismo ha sottolineato: «Sfortunatamente la sospensione provvisoria significa che Stannard non potrà gareggiare ai Campionati del mondo di Glasgow».
Perché Rob Stannard è stato sospeso
L’Unione Ciclistica Internazionale ha sospeso in via precauzionale il ciclista australiano per «utilizzo di metodi e/o sostanze proibite». Ora Stannard è sospeso, anche se non in via definitiva, in attesa di altre istruttorie. La squadra belga di cui fa parte il ciclista australiano in un comunicato ha dichiarato: «Alpecin-Deceuninck prende atto del fatto che UCI valuta che Stannard ha commesso una violazione delle regole anti-doping nel 2018 e 2019». Il ciclista è entrato nella squadra Alpecin-Deceuninck l’1 gennaio 2022 con un accordo biennale. Il gruppo ha quindi dichiarato di rispettare la decisione, ma di voler sentire tutte le parti: il corridore, la sua agenzia e la UCI (Unione Ciclistica Internazionale).
È allerta meteo per tre giorni a partire da giovedì 3 agosto. Il Ciclone Circe colpirà l’Italia da Nord a Sud portando forti temporali, vento e freddo. È quanto prevede Lorenzo Tedici, meteorologo del sito iLMeteo.it, che annuncia, inoltre, un crollo delle temperature di almeno 10 gradi e violenti nubifragi a macchia di leopardo. E aggiunge: «Un ciclone all’inizio di agosto è una novità per la climatologia italiana».
I primi rovesci a partire da giovedì 3 agosto
A partire da giovedì 3 agosto i primi rovesci, a tratti intensi, si concentreranno su Liguriadi Levante, Alta Toscana e Triveneto; in particolare, durante la serata, potrebbero essere anche violenti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ma la giornata peggiore sarà quella di venerdì 4 agosto quando il minimo di bassa pressione, l’occhio del ciclone, si sarà portato sulle regioni centrali: da questa posizione favorirà fenomeni intensi su tutto il Centro-Nord. Dalla sera, poi, con lo spostamento del ciclone verso i Balcani si registreranno ancora forti temporali su tutta la fascia adriatica ed al Sud, con una graduale attenuazione al Nord. Per quanto riguarda il meridione, massima attenzione, dunque, tra la tarda serata di venerdì 4 e la notte di sabato 5 agosto, specie sul Basso Tirreno, quando non sono esclusi violenti nubifragi.
La prima a prendere le distanze da Piero Fassino dopo l’intervento sull’indennità da parlamentare che a suo dire non è certo uno «stipendio d’oro» (dimenticando però di citare le altre voci della busta paga di un eletto) è stata la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «Fassino ha parlato a titolo personale, in dissenso rispetto al voto del Pd. Noi continuiamo a batterci per il salario minimo». L’uscita di Fassino, contro l’odg di Fratelli d’Italia e del M5s sullo stop ai vitalizi definito pura «demagogia e populismo», si è però rivelata un boomerang vista la battaglia delle opposizioni contro la cancellazione del reddito di cittadinanza e per il salario minimo.
Fassino, una storia di profezie sbagliate
Piero Fassino non è certo nuovo a gaffe e profezie sbagliate, diventate negli anni un suo marchio di fabbrica. Nell’agosto 2016 per esempio, pochi mesi prima del Referendum costituzionale voluto da Renzi, sentenziò che il Pd non poteva fallire. Com’è andata lo sappiamo. Nel 2009 sfidò direttamente Beppe Grillo: «Se vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende». Anche questa profezia ormai è entrata nella storia.
La lista non è finita. Perché nel 2015, da sindaco uscente di Torino, si rivolse con queste parole all’allora consigliera M5s Chiara Appendino: «Un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se poi sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di poter fare». Detto, fatto: alle Comunali del 2015 la pentastellata vinse con il 54,6 per cento contro il 45,4 per cento del candidato dem. In tempi molto più recenti Fassino si è espresso anche sull’Ucraina. Poco prima che Putin desse il via alla cosiddetta operazione militare speciale, il dem aveva detto: «Non prevedo l’invasione dell’Ucraina». A dire il vero, non fu l’unico a sbagliare analisi. Una manciata di giorni dopo in una intervista al Piccolo si spinse oltre: sul possibile utilizzo di armi nucleari da parte di Mosca Fassino rispose sicuro: «Non credo che convenga, in primis, proprio a Putin: il mondo si può distruggere una volta sola. È questo che vuole? Non penso». Concetto ribadito anche su La7: «Se scoppia una bomba nucleare scoppia in Russia, mica sulla Luna, Putin così ucciderebbe il suo popolo». Da allora, viste le reiterate minacce del Cremlino, sui social e non solo, c’è chi continua a fare gli scongiuri.
Meta prosegue i suoi investimenti nell’intelligenza artificiale. La società di Mark Zuckerberg ha presentato AudioCraft, nuovo strumento di IA generativa in grado di creare musica e suoni da un semplice testo scritto. Basandosi su tre modelli, il cui funzionamento ricorda quello di ChatGPT, è in grado di dare vita a musica o a semplici effetti sonori come il fischio del vento, il cigolio di una porta o l’abbaiare di un cane. «Pensiamo che possa diventare un nuovo tipo di strumento, in grado di fare la storia come i sintetizzatori», ha scritto in una nota ufficiale la società. «Favorirà l’innovazione e l’ispirazione, non vediamo l’ora di ascoltare ciò che le persone creeranno con AudioCraft». Meta è solo l’ultima azienda hi-tech a cercare di unire l’intelligenza artificiale e la musica. Google ha infatti già lanciato da tempo il suo personale strumento, MusicLM.
AudioCraft, come funzionano i modelli di IA generativa di Meta
Il nuovo strumento di intelligenza artificiale generativa di Meta si compone dunque di tre modelli differenti che possono lavorare assieme oppure indipendentemente. MusicGen si occupa, come si deduce dal nome stesso, di creare musica da un testo scritto. Come ha spiegato la società, è stato addestrato su un database di circa 20 mila ore di canzoni già esistenti oppure realizzate ad hoc. Molto simile il funzionamento invece di AudioGen, dedicato alla creazione di effetti sonori. Sarà possibile, semplicemente scrivendo un comando testuale, generare ogni genere di suono ambientale, dal vento alla pioggia, passando per le onde del mare o il verso di un animale domestico. Infine, Meta ha presentato anche EnCodec, che analizza un file prodotto dagli altri due strumenti per renderlo quanto più credibile e realistico possibile.
Today we’re sharing details about AudioCraft, a family of generative AI models that lets you easily generate high-quality audio and music from text.https://t.co/04XAq4rlappic.twitter.com/JreMIBGbTF
«Stiamo rendendo questi modelli open source (disponibili a tutti gli utenti in ogni funzione, ndr.)», ha poi spiegato Meta sul sito ufficiale. «Vogliamo offrire a ricercatori e professionisti l’accesso per creare suoni addestrando l’IA con modelli personali». Così facendo, anche gli utenti potranno contribuire a un continuo perfezionamento dell’intelligenza artificiale, in grado di apprendere costantemente da quanto analizza in Rete. Meta ha anche fornito delle tracce campione da poter ascoltare sul sito ufficiale, che hanno raccolto pareri contrastanti soprattutto sulla stampa americana. The Verge, sebbene abbia lodato la naturalezza di ronzii degli insetti, fischi e sirene, ha criticato la riproduzione di una chitarra, ancora troppo «artificiale» da poter essere scambiata per reale. Non è ancora chiaro se AudioCraft sarà in grado di dare vita a una vera e propria canzone musicale, ma potrebbe avere numerosi altri impieghi, tra cui sound di sottofondo per negozi, ascensori e call center.
Non solo AudioCraft, online c’è anche MusicLM di Google
Lo strumento di Meta giunge a qualche mese di distanza dalla versione di Google, nota come MusicLM. Come AudioCraft, è in grado di generare musica e suoni ambientali da un semplice testo scritto in cui si inseriscono i comandi di base per ciò che si vuole ascoltare. Addestrato su un database molto più ampio rispetto a quello di AudioCraft – i media statunitensi parlano di 280 mila ore di canzoni – può dare vita a ogni tipo di melodia, spaziando dal rock alla classica, simulando corde di violino e tasti del pianoforte. Pur disponibile online, sia per dispositivi Android sia iOS, non è accessibile a tutti. Per poterlo utilizzare infatti bisogna iscriversi in una lista d’attesa.
Paola Rinaldi, nata a Roma il 2 dicembre 1959, è un’attrice, doppiatrice e conduttrice radiofonica. Ha debuttato a 20 anni nel programma di Gianni Boncompagni Discoring. La si ricorda per il suo ruolo nella soap opera Un posto al sole.
Paola Rinaldi: biografia e carriera
Dopo aver studiato con Gigi Proietti, Paola ha cominciato la sua carriera a teatro, protagonista dell’Amleto di Gabriele Lavia. Nel frattempo ha iniziato a recitare anche sul grande schermo con ruoli importanti, come quello della perfida Simona in Cicciabomba di Umberto Lenzi (1982). È stata inoltre la fidanzata di Carlo Verdone in In viaggio con papàdi Alberto Sordi, sempre nello stesso anno. Nel 1988 è stata l’ambigua e pericolosa protagonista deIl nido del ragnodi Gianfranco Giagni, un horror italiano distribuito in tutto il mondo. L’anno seguente ha interpretato la trapezista Rosa nel video degli U2 All I Want Is You. È poi tornata a recitare dal 1997 al 2001 nel ruolo di un’altra perfida, anche se stavolta per finta, in Un posto al sole. Dopo questa esperienza ha scritto un libro, Memorie di una soap-operaia (2002), in cui ha raccontato i retroscena della vita quotidiana sul set. Nel 2005 è entrata a far parte del cast della miniserie Ho sposato un calciatore. Nel 2016 ha pubblicato un romanzo giallo dal titolo Sani da Morire (Sperling & Kupfer). Tra gli ultimi film interpretati dall’attrice vi sono Il nostro ultimo di Ludovico Di Martino (2015) e Certe brutte compagnie di Guglielmo Poggi (2017).
Paola Rinaldi: la vita privata
L’attrice è madre dell’attore e regista Guglielmo Poggi, nato dalla sua lunga relazione con Pierfrancesco Poggi, drammaturgo, attore, cantautore e scrittore.
E adesso a Giorgia Meloni scoppia pure la grana di Terna dove, nella recente tornata di nomine, inopinatamente si era battuta per piazzare come ad Giuseppina di Foggia. Uno scazzo clamoroso avvenuto sotto gli occhi di tutti i principali manager italiani accorsi l’altra sera a villa Doria Pamphili per ascoltare la premier che chiedeva finanziamenti per le prossime Olimpiadi di Milano Cortina 2026. A fine serata Meloni, cercando di sfuggire a occhi indiscreti, si è appartata con Di Foggia dicendole che era molto insoddisfatta del suo operato alla guida del colosso della rete elettrica, anche perché i report che le arrivano dall’intelligence l’hanno informata che l’ad di non si fa mai vedere nella sede operativa della Tiburtina ma solo in quella di rappresentanza in centro, a pochi passi da Palazzo Chigi.
Di Foggia fa piazza pulita e licenzia Scornajenchi, Del Villano e Paolucci
Inoltre, a sentire i consiglieri d’amministrazione più influenti, Di Foggia non ha idea di come si gestisca una società quotata in Borsa anche perché in Nokia si limitava a vendere apparecchiature a soli tre clienti: Tim, Open Fiber e Fastweb. Lo scontro con Meloni nasce dalla richiesta della premier di rafforzare la squadra con un direttore generale e le veniva indicato il cfo Agostino Scornajenchi, peraltro presidente di Andaf, l’associazione italiana direttori amministrativi e finanziari, e stimatissimo dai cacciatori di teste. Per tutta risposta Di Foggia, che si vanta di avere l’appoggio del Quirinale, non solo – come scrive Repubblica – ha licenziato il manager ma ha messo alla porta figure storiche di Terna come Giuseppe Del Villano, direttore corporate affairs, e Massimiliano Paolucci, il direttore della comunicazione. Ruolo quest’ultimo che Di Foggia ha affidato ad interim all’inglese David Massey. Per giustificarsi ha detto di seguire il “metodo Cattaneo“, il quale appena arrivato in Enel ha fatto piazza pulita della prima linea. La differenza è però che Cattaneo ha una grande esperienza in società quotate mentre Di Foggia ne è completamente a digiuno.
Il cda Terna è spaccato: almeno sette dei 13 consiglieri sarebbero pronti a sfiduciare l’ad
Il cda appare spaccato e sembra ormai che almeno sette dei 13 consiglieri siano pronti a sfiduciarla anche perché non la ritengono in grado di gestire una società così strategica. In particolar modo sono pessimi i rapporti con il presidente Igor De Biasio, nominato in quota Lega, che si lamenta di non ricevere informazioni dall’ad. Bel successo per la premier che si era battuta per piazzarla in Terna sacrificando uno dei suoi fedelissimi della prima ora come Stefano Donnarumma che aveva ben gestito la società in questi anni.
Dalle prime ore di questa mattina è in corso in Val di Susa, ai presidi (ma non al campeggio) No Tav di San Didero e Venaus (Torino), una perquisizione da parte della Digos della polizia del capoluogo piemontese. L’operazione di polizia arriva dopo gli assalti ai cantieri della Torino-Lione di domenica 30 luglio 2023 durante la marcia organizzata nell’ambito del Festival Alta Felicità.
Mortai, petardi e bombe carta contro le forze dell’ordine
A quanto si apprende, durante gli attacchi a Chiomonte – ma in particolare San Didero, dove è avvenuto l’assalto più massiccio da parte di un gruppo di incappucciati -, sono stati utilizzati contro le forze dell’ordine razzi sparati con mortai artigianali, petardi e bombe carta. Sono stati anche usati come ordigni delle bombe a gas, anche queste artigianali. Si tratta di grossi petardi o bombe carta che vengono attaccate con delle fascette stringi-cavo a delle bombolette contenenti materiale altamente infiammabile, come appunto del gas. Quando viene acceso e colpisce il bersaglio, l’ordigno esplode con diffusione di fiamme accelerate dal gas, unendo così l’effetto dirompente di una bomba carta agli effetti di una molotov, ma con maggiore micidialità, secondo gli esperti. Alcuni di questi ordigni sono stati ritrovati inesplosi dopo gli assalti.
Gli attacchi durante il Festival Alta Felicità
Gli attacchi da parte dei militanti No Tav, dell’ala più oltranzista, sono avvenuti mentre si celebrava la marcia organizzata nell’ambito del Festival Alta Felicità. Decine di persone hanno lanciato molotov, petardi, bombe carta e sassi contro le forze dell’ordine, intervenuti con i lacrimogeni. Gli scontri sono durati circa un’ora, dopodiché l’autostrada A32, che era stata chiusa al traffico per ragioni di sicurezza data la vicinanza dei cantieri della Torino-Lione, è stata riaperta. Tutti i manifestanti erano partiti insieme ai marciatori da Venaus, poi il gruppo si è diviso: 5o persone si sono recate al cantiere di San Didero e altri 30 incappucciati a Chiomonte.
Le star del cinema corrono in soccorso degli attori in difficoltà per lo sciopero a Hollywood. Come ha riportato TheWrap, la Fondazione Sag-Aftra, ente di beneficenza che tutela i membri del sindacato, ha raccolto 15 milioni di dollari (circa 13,7 milioni di euro) in tre settimane dalle celebrità del grande schermo per un programma di assistenza finanziaria di emergenza. Ad aprire le danze era stato, a fine luglio, Dwayne Johnson. Lo hanno seguito altre 16 star, tra cui George Clooney e sua moglie Amal, Leonardo DiCaprio, Nicole Kidman e Arnold Schwarzenegger. Hanno partecipato anche Matt Damon e sua moglie Luciana, Jennifer Lopez e il marito Ben Affleck, Julia Roberts, Meryl Streep e Oprah Winfrey. Proventi anche da Hugh Jackman e la moglie Deborra-lee Furnes e da Ryan Reynolds, che ha donato 1 milione di dollari assieme alla moglie e attrice Blake Lively.
"For more than 38 years, the Foundation has been a safety net for our community during its most challenging times." – SAG-AFTRA Foundation President @CourtneyBVance
Thank you to these @sagaftra actors for their incredible donations to our Emergency Financial Assistance Program. pic.twitter.com/CblMzxNutH
Dall’inizio dello sciopero le domande di aiuto sono aumentate di 30 volte
«Grazie al supporto delle star, daremo aiuto e speranza a migliaia di professionisti in difficoltà economica», ha scritto in una nota Courtney Vance, presidente della fondazione. «Garantiremo che non perdano la casa, pagheremo le utenze, acquisteremo cibo per le loro famiglie e copriremo le spese mediche». Parlando di una «sfida enorme», Vance ha anche riportato i dati del sensibile aumento nelle richieste. Solo nell’ultima settimana sono giunte più di 400 domande di assistenza, mentre dall’inizio dello sciopero il numero è 30 volte superiore rispetto alla norma. «L’industria dell’intrattenimento è in crisi», ha proseguito, spiegando come la raccolta fondi andrà avanti ancora a lungo «per soddisfare le enormi esigenze della comunità».
Il primo a rispondere presente è stato Dwayne “The Rock” Johnson con una «storica donazione a sette cifre» non meglio specificata, se non che si tratta della «più alta mai devoluta da un singolo attore». Immediata la reazione delle altre star, tra cui Meryl Streep. Ricordando il suo passato da cameriera e dattilografa nei primi anni della carriera, l’attrice si è detta fortunata nel poter sostenere chi lotta per un futuro migliore. «Anch’io sono stata disoccupata», ha spiegato in una nota pubblicata dall’Hollywood Reporter. «Insieme saremo forti contro queste corporazioni che vogliono togliere l’umanità e la dignità al nostro lavoro». Ha poi ringraziato i colleghi che hanno destinato parte dei loro proventi agli attori in difficoltà, dicendosi «molto orgogliosa di chi ha finanziato il programma di emergenza». Importante anche il contributo di George Clooney: «Sono fiero di poter sostenere la fondazione, ringrazio Courtney per la determinazione e lo sforzo».