Ancora in salita i prezzi di benzina e diesel sulla rete italiana. Secondo le consuete rilevazioni di Quotidiano energia, assorbendo gli aumenti decisi negli ultimi giorni dagli operatori, le medie nazionali dei prezzi praticati alla pompa risultano in crescita.
Benzina self compresa tra 1,914 e 1,942 euro al litro
Un nuovo movimento all’insù sui prezzi raccomandati si riscontra per Tamoil (+1 centesimo sulla benzina e +2 centesimi sul diesel). Venendo al dettaglio della rete nazionale, in base all’elaborazione di Qe dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 del 2 agosto 2023, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è 1,927 euro al litro (1,920 la rilevazione precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,914 e 1,942 euro al litro (no logo 1,910). Il prezzo medio praticato del diesel self è 1,787 euro al litro (rispetto a 1,776), con le compagnie tra 1,780 e 1,803 euro al litro (no logo 1,769).
Servito sale a 2,060 euro al litro
Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 2,060 euro al litro (2,054 il dato precedente), con gli impianti colorati con prezzi tra 1,994 e 2,136 euro al litro (no logo 1,962). La media del diesel servito è 1,921 euro al litro (contro 1,912), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,863 e 1,993 euro al litro (no logo 1,822). I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,709 e 0,730 euro al litro (no logo 0,692). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 1,397 e 1,474 (no logo 1,404).
Rita Agnese Petrozzi, conosciuta come Madre Elvira, è morta all’età di 86 anni. Si trovava nella piccola casa a Bramafarina, tra Saluzzo e Pagno (Cuneo) dove risiedeva da alcuni anni, assistita dalle suore della Comunità Cenacolo, in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Ha aperto oltre 70 comunità in tutto il mondo
Nata a Sora (Frosinone) nel 1937, «figlia di gente povera» come si definiva lei stessa ed emigrata ad Alessandria, a 19 anni è entrata in convento a Borgaro Torinese tra le suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, dove è diventata suor Elvira. La svolta, nel luglio 1983, quando ha ricevuto le chiavi di una villa diroccata sulla collina di Saluzzo, che pian piano ha trasformato nella Comunità Cenacolo, un luogo dove sono stati accolti gli ultimi: tossicodipendenti, disagiati, ragazzi in difficoltà. In 40 anni suor Elvra ha aperto oltre 70 comunità in tutto il mondo accogliendo decine di migliaia di persone. Ha incontrato papi e cardinali, impressionandoli con la sua umanità e il suo «fuoco negli occhi». Madre Elvira diceva sempre: «La preghiera è un dono di Dio. È un regalo. Ho voluto che anche i giovani che accoglievo potessero non solo sentire parlare di Dio, ma vedere la sua paternità concreta».
«Io pensavo di avere tre bravi direttori di comunicazione e marketing, ma ora ho capito che il più bravo è Carlo Calenda: ha messo il Twiga al centro dell’estate italiana». Lo dice Flavio Briatore, il proprietario del locale tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta, in un’intervista al Corriere della Sera. Briatore non è colpito dalle polemiche scoppiate dopo la cena dei big di Italia Viva con Daniela Santanchè nel suo stabilimento, anzi secondo l’imprenditore, le cene sono «tutta promozione». E aggiunge: «Naturalmente, in democrazia, non può essere un politico a dire con chi devi mangiare».
I parlamentari al Twiga? «Da noi passano tutti»
Briatore specifica che è «ridicolo» sostenere che il Twiga sia un locale di centrodestra: «Intanto macina utili e diamo lavoro a 150 persone, dovrebbero copiarci tutti e Calenda dovrebbe piuttosto portarci a esempio. Che poi siamo di centrodestra è ridicolo: da noi passano tutti, come al Billionaire o come al resort di Malindi quando Giovanna Melandri disse che non c’era mai stata e poi spuntò la foto in cui ballava da noi». Ma specifica: «Io sono sicuramente più vicino a Giorgia Meloni che a Giuseppe Conte, a Calenda o alla signora del Pd Elly Schlein». E continua: «Bonifazi frequenta il Twiga da anni, Maria Elena Boschi la conosco da anni, non vedo il problema». Smentisce però che Francesco Boccia sia stato nel suo locale. Così come Richetti: «Infatti, questo Richetti non lo conosco. Renzi, invece, in passato è venuto e ha pagato di tasca sua». Infine, durante un passaggio sulla vendita delle quote da parte di Daniela Santanchè a lui stesso e a Dimitri Kunz aggiunge: «E che c’entra? Daniela aveva delle quote e io e Dimitri le abbiamo comprate in parti uguali».
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi (Getty Images)
Briatore: «Noi più fighi di chi va a Capalbio»
«Io credo che parlare di opportunità dai pulpiti di Capalbio non sia il massimo della credibilità», dice ancora Briatore in riferimento al leader di Azione. Il proprietario del Twiga ricorda di essere stato a Capalbio «una sola volta, anni fa: è il regno dei radical chic, tutti romani, tutti gossippari, gente con un Dna diverso dal mio». L’imprenditore, quindi, invita «a venire pure il direttore marketing Calenda, così vede che noi siamo sicuramente più fighi di chi va a Capalbio. Là è una noia mortale, qui la gente balla, si diverte. Quelli di Capalbio vanno a ballare di nascosto a Montecarlo e al Twiga».
La Russia offre grano a basso costo alle economie in via di sviluppo «per creare nuove dipendenze, aggravando le vulnerabilità economiche e l’insicurezza alimentare globale»: lo scrive l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in una lettera ai Paesi in via di sviluppo e a quelli del G20. Come riporta la Reuters, Borrell ha scritto la lettera lunedì 31 luglio per esortare questi Paesi a parlare «con una voce chiara e unificata», per spingere Mosca a tornare all’accordo sul grano. «Mentre il mondo si trova ad affrontare l’interruzione delle forniture e l’aumento dei prezzi, la Russia si avvicina ai Paesi vulnerabili con offerte bilaterali di spedizioni di grano a prezzi scontati, fingendo di risolvere un problema che ha creato lei stessa», ha aggiunto Borrell. «Si tratta di una politica cinica che usa deliberatamente il cibo come arma per creare nuove dipendenze, esacerbando le vulnerabilità economiche e l’insicurezza alimentare globale».
Soleil Sorge si è lasciata con il fidanzato Carlo Domingo. L’ex concorrente del Grande Fratello, che professionalmente sta vivendo un bel periodo (a breve l’esordio in Rai nel programma Felicità 2023), trascorrerà l’estate con qualche pena d’amore.
Soleil Sorge e Carlo Domingo si sono lasciati
A dare l’annuncio della fine della relazione è stata la stessa Sorge nel corso di un’intervista a Novella 2000. L’opinionista ha dichiarato: «L’amore? Eh, non è un buon momento…L’ultima storia è stata una forte delusione. Per il momento sono concentrata solo sul lavoro e sulle cose che mi fanno stare bene e che dipendono esclusivamente da me». Una dichiarazione che nasconde molta delusione e una grande certezza, quella di non voler scegliere fra amore e carriera: «Sacrificare l’amore della mia vita per la carriera? Le risponderei che dovrei, ma probabilmente no. Il prossimo anno compio 30 anni, ho capito che purtroppo quando si tratta di cuore sono un po’ debole perché molto sentimentale. Ma poi, perché dovrei scegliere? Li desidero entrambi: l’amore e la carriera».
Stavano insieme dal 2021
Sempre nel corso dell’intervista, la neo conduttrice ha anche confidato cosa cerca in un uomo: «Voglio una persona solare che mi faccia divertire, un uomo che affronta la vita con sana leggerezza perché io, spesso, per quanto sembri una ragazza superficiale, sono invece troppo riflessiva. Ed ancora vorrei un uomo a cui piace viaggiare e soprattutto che abbia una grande spiritualità interiore». Soleil Sorge e l’imprenditore siciliano Carlo Domingo stavano insieme dal 2021. Non si conoscono i motivi della rottura ma, stando alle parole dell’ex concorrente del Grande Fratello, è stata una grande delusione che cercherà di superare con la nuova avventura come conduttrice al timone di Felicità 2023 insieme a Carlo Vanzina e Pascal Vicedomini. La trasmissione è in programma dal 5 agosto al 16 settembre.
Si è preso tutto il tempo che serviva anche per decidere di dire basta. Gigi Buffon ha dato l’addio al calcio dopo averci pensato per tutto il periodo delle vacanze e avere pure lasciato passare la prima parte della fase precampionato del Parma. Aveva ancora un anno di contratto con la società emiliana, ma quella stagione ulteriore deve essere parsa di troppo anche a uno come lui, che di stagioni in più se n’è concesse parecchie. E per capire basta guardare alcuni dati. Il portiere campione del mondo con la nazionale azzurra ai Mondiali di Germania del 2006 smette all’età di 45 anni, ben 17 anni dopo il trionfo di Berlino. E adesso che può fermarsi e guardarsi intorno scopre quale scarto vi sia fra lui e tutti coloro che parteciparono a quella campagna vittoriosa. Tutti infatti hanno intrapreso da un pezzo una nuova vita. Che per lui invece comincia soltanto ora e presenta dimensioni ancora tutte da scoprire. Per tutti gli altri campioni del mondo 2006 il futuro è già da un pezzo dietro le spalle. Per lui invece arriva tardi perché in tutti questi anni lo ha parato allo stesso modo in cui ha parato gli attacchi alla porta della Juventus e poi del Parma. E adesso che si trova parecchio fuori corso per organizzare la fase post-agonistica della parabola personale, scopre di avere maneggiato il tempo a modo proprio. Dicendo basta soltanto quando ha sentito di non farcela più, non quando chiunque altro l’avrebbe ritenuto opportuno.
Buffon bacia la coppa del mondo a Berlino nel 2006 (Getty Images).
Il rifiuto del contratto biennale da 30 milioni offerto dall’Arabia Saudita
Il suo addio al calcio è stato un tormentone di tutte le ultime estati. Classe 1978, Gianluigi Buffon da Carrara gioca ai massimi livelli da quando aveva soltanto 17 anni, stagione 1995-96. Da allora sono passati 27 anni, trascorsi ai massimi livelli ma anche con la disponibilità ad accettare il declassamento, se necessario. Come era successo con la Juventus, quando da fresco campione del mondo accettò di seguire in Serie B la squadra appena retrocessa a tavolino in seguito allo scandalo di Calciopoli. E come è tornato a fare due anni fa, estate 2021, quando dopo aver chiuso il lungo percorso juventino ha voluto rimettere piede nella serie cadetta per tentare di riportare in Serie A il Parma, la squadra che lo aveva lanciato nel grande calcio. Cuore e passione, in questa scelta di passare dagli stadi della Champions League a quelli della provincia italiana profonda. Un monumento vivente che non si arrende al tempo e accetta di andare in giro per i circuiti minori piuttosto che lasciarsi musealizzare. E se alla fine anche i calciatori come lui dicono basta, rimane quell’immagine scanzonata da eterno ragazzo che ha cercato in tutti i modi di rinviare l’appuntamento con la sua vita dopo. Che questa fosse l’estate giusta per vederlo accadere, era ormai una sensazione molto forte. E in quel ritardo nel pronunciare l’esito della sua decisione c’era il segno di una stanchezza che ormai prendeva il sopravvento. Ma intanto che il tempo scorreva, si diffondevano le ipotesi che parevano allontanare ancora di almeno un anno la decisione di appendere i guanti al chiodo. Soltanto un mese fa, ai primi di luglio, si era diffusa la notizia di un’offerta giunta dall’Arabia Saudita. In questa folle estate che vede i sauditi impegnati a costruire un campionato nazionale capace di rivaleggiare con le principali leghe europee, a Buffon è giunta un’offerta da 30 milioni di euro con contratto biennale. Proposta declinata, con effetto di accendere a Parma, società e tifoseria, la speranza che il portiere volesse portare il contratto in essere fino alla scadenza del 30 giugno 2024. E invece non era così. Buffon aveva esaurito le energie per il calcio giocato. Il rifiuto opposto all’offerta araba è stato il penultimo atto prima dell’addio all’attività agonistica.
Buffon dopo la sconfitta con il Real alla finale di Champions nel 2017 (Getty Images).
Buffon verso la nomina a capo delegazione azzurro, ruolo che fu di Vialli
Dopo che la notizia della conclusione di carriera è stata resa ufficiale, ne è arrivata un’altra nell’immediato. Buffon non ha bisogno d’inventarsi una nuova carriera, di cercarsi un altro lavoro, perché l’avrebbe già trovato. Viene dato per scontato che il ruolo di capo-delegazione della nazionalesia destinato a lui. Di fatto, Gigi Buffon dovrà continuare a fare il Gigi Buffon. Cioè il leader di un gruppo che lo ascolta perché gli riconosce carisma. Così è stato per decenni nello spogliatoio, così sarà nel lavoro di raccordo fra federazione, squadra e staff tecnico. Si tratta del ruolo che fino a pochi mesi fa era ricoperto da Gianluca Vialli, altra figura di ex calciatore il cui carisma è stato unanimemente riconosciuto dal calcio italiano. A quel ruolo Buffon arriverebbe portandosi dietro l’etichetta di “portiere più forte di tutti i tempi”. Lo è stato davvero? Domanda impegnativa e risposta difficile. Il mestiere di portiere ha dato alla storia interpreti che sono rimasti nella memoria, e rimanendo al caso italiano c’è un’altra figura come quella di Dino Zoff che legittimamente potrebbe competere per quel titolo. Ma certamente Buffon è stato fra i più grandi di ogni epoca. Lo è stato in campo fino a soltanto un mese fa. Adesso bisognerà lasciar fare alla Storia il suo lavoro, perché gli assegni la giusta collocazione. Lui invece rimane nella cronaca. Il ritorno in azzurro, sia pure in ruolo diverso, lo lascia sotto i riflettori. Il futuro ha tardato a arrivare e poi è passato in un attimo.
Il ministero della Salute ha previsto per il 2023 un bonus occhiali pari a 50 euro che potrà essere utilizzato per le spese sostenute per l’acquisto degli occhiali da vista. I beneficiari della misura sono, nello specifico, tutti i membri dei nuclei familiari con un Isee inferiore o uguale a 10 mila euro.
Bonus occhiali: cos’è e come funziona
Come anticipato, la misura si sostanzia in un contributo del valore di 50 euro che potrà essere utilizzato a copertura delle spese sostenute per l’acquisto di occhiali da vista o lenti a contatto correttive acquistate nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2023. È tuttavia necessario che gli esercenti siano accreditati al servizio e, per farlo, serve la registrazione al sito bonusvista.it. Le richieste per poter ottenere la misura sono partite il 5 maggio 2023 e, ai richiedenti, viene concesso o un voucher da spendere presso gli esercizi commerciali accreditati o direttamente un rimborso per l’acquisto che è già effettuato nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2021 al 4 maggio 2023.
Bonus occhiali: come fare domanda
Per poter ottenere il contributo è necessario presentare alcuni documenti, tra cui:
la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) riferita a un Isee inferiore a 10 mila euro
lo Spid di livello 2 o superiore o, in alternativa, la Carta di identità elettronica (Cie) 3.0 o la Carta nazionale dei servizi (CNS)
gli estremi di riferimento della fattura o della documentazione commerciale (solo nei casi di rimborso)
Si sottolinea, inoltre, che il bonus vista è compatibile con la detrazione Irpef del 19 per cento prevista dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi per questa tipologia di spese. Ai fini della compilazione del modello 730/2023, tuttavia, è necessario ricordare che lo sconto d’imposta si applica solo alla parte dei costi che non sono coperti dal bonus.
Nella notte di giovedì 3 agosto le forze di difesa aerea ucraine hanno distrutto una quindicina di droni kamikaze russi di tipo Shahed. Lo ha riferito su Telegram il capo dell’Amministrazione militare di Kyiv, Serhiy Popko, come riporta Rbc-Ucraina. Si tratta dell’ennesimo attacco con droni in territorio ucraino, dopo quello che il 2 agosto aveva colpito la regione di Odessa danneggiando le strutture portuali.
Un edificio colpito (Ansa)
Non si registrano vittime o danni.
Gli abitanti della capitale e della regione circostante sono stati invitati a rimanere nei rifugi fino a quando l’allarme aereo non è stato revocato. I droni russi sono stati abbattuti durante l’avvicinamento a Kyiv, ha aggiunto Popko: «È l’ottavo attacco consecutivo di munizioni di sbarramento Shahed a Kyiv. E ancora una volta si è trattato di un attacco massiccio». E ha precisato: «Il raid aereo nella capitale è durato esattamente tre ore». Al momento non si registrano vittime o danni.
500 persone dentro, migliaia fuori in attesa da ore, biglietti messi in vendita 15 giorni prima dell’evento a 10 scellini e andati esauriti in 30 minuti. Il 3 agosto di 60 anni fa (1963) i Beatles, dopo quasi 300 esibizioni, dicevano addio al Cavern Club di Liverpool, il locale che li aveva visti nascere, crescere e diventare famosi.
L’ultima esibizione dei Beatles al Cavern Club
In mano avevano un contratto discografico con la Emi Parlophone e davanti un futuro che si annunciava a dir poco radioso. Davanti ai fan in delirio, tra urla assordanti e corpi in movimento, i quattro ragazzi si sono esibiti per il loro concerto d’addio nel locale che li aveva accolti solo due anni prima, con la prima esibizione nel febbraio del 1961, al ritorno da Amburgo, dove avevano suonato in lunghe e faticose esibizioni della durata complessiva di otto ore a notte. Proprio in quell’anno, durante una delle loro performance, i Beatles sono stati avvicinati da Brian Epstein, l’uomo che ha consegnato la band al successo mondiale. John, Paul, Ringo e George, in quel 3 agosto 1963, erano ormai già popolarissimi in tutto il Regno Unito e la loro fama si stava allargando a macchia d’olio anche fuori dai confini britannici.
Cavern Club (Facebook).
L’esibizione durò oltre cinque ore
A corroborare il loro buon umore, quella sera, c’era anche la notizia, arrivata poche ore prima dell’esibizione al Cavern del primo, timido, ingresso della loro From me to you nella classifica statunitense. Una folla indescrivibile li aspettava dalle prime ore del pomeriggio per rendere loro omaggio. Praticamente, tutta la popolazione di Liverpool al di sotto dei 20 anni si è riversata nelle strade che portano al locale, che però poteva contenere solo qualche centinaio di persone. Quando i Beatles, alle sei del pomeriggio, hanno iniziato a suonare, tutti sapevano di assistere a un evento unico, che non si sarebbe più ripetuto e che consegnava il gruppo alla storia della musica, portandolo lontano dalla sua città natale e dalla sua gente. Il concerto è diventato una sorta di cerimonia di ringraziamento e, insieme, di commiato. Se ne rendevano conto tutti, primi fra tutti i Beatles che, al termine della loro esibizione, durata cinque ore e mezzo, non avevano sprecato tante parole. Si sono inchinati e hanno salutato: «Ciao ragazzi. Ci vediamo!».
Stasera 3 agosto 2023 andrà in onda il film intitolato The Legend of Zorro alle ore 21.25 sul Nove. La pellicola è stata diretta da Martin Campbell mentre la sceneggiatura è stata scritta dagli autori Roberto Orci e Alex Kurtzman. Nel cast ci sono attori come Antonio Banderas, Catherine Zeta-Jones, Rufus Sewell e Adrian Alonso.
Una scena con i due protagonisti del film (Twitter).
The Legend of Zorro, trama e cast del film in onda stasera 3 agosto 2023 sul Nove
La trama del film racconta la storia di Zorro, l’eroe mascherato che combatte contro le forze del male e dell’ingiustizia. Sono trascorsi ben 10 lunghi anni da quando Don Alejandro de la Vega (Antonio Banderas) ha indossato la maschera di Zorro, il suo alter ego. Dopo aver combattuto per diverso tempo per difendere i deboli, ora Alejandro si è ritirato e vive serenamente con sua moglie Elena (Catherine Zeta-Jones) a San Francisco. D’altronde, il ritiro dell’eroe è frutto di una promessa che ha fatto alla sua consorte, ovvero di non rischiare più la vita e diventare un genitore affettuoso e amorevole. Alejandro ed Elena hanno infatti un figlio, Joaquin (Adrian Alonso), del tutto ignaro della doppia vita che conduceva il padre.
Don Alejandro, però, non riesce del tutto a rinunciare a difendere i più deboli e ricorda sempre la nomina conferitagli da Diego, padre della bella Elena, che prima di morire tra le sue braccia lo nominò successore ed erede a indossare la maschera di Zorro. L’occasione di tornare a vestire i panni dell’eroe si manifesta quando la California sta per essere annessa agli Stati Uniti d’America come 31esimo stato. Alejandro viene a conoscenza di un complotto che vorrebbe impedire quest’unione. Per questa ragione ritorna a essere Zorro, deludendo la sua amata che lo lascia e inizia a frequentare il conte Armand (Rufus Sewell).Il ritrovato Zorro dovrà quindi scoprire la vera natura di Armand e salvare non solo i deboli ma anche la sua bella amata.
The Legend of Zorro, 5 curiosità sul film
The Legend of Zorro, il sequel mai realizzato
Nonostante i circa 142 milioni di dollari incassati al botteghino, la produzione decise di non realizzare un sequel di The Legend of Zorro. Tempo dopo, Robert Rodriguez, regista di origini messicane, chiese ai produttori di realizzare un sequel ambientato in un futuro post-apocalittico. Questa versione di Zorro alternativa venne però scartata e si pensò di realizzare un reboot/prequel che avesse le stesse atmosfere del film Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan. Tuttavia, anche quell’idea tramontò e il progetto di un film correlato venne abbandonato definitivamente.
The Legend of Zorro, la scelta del regista
Inizialmente la produzione pensò di affidare la regia del film prima a Steven Spielberg e poi a Robert Rodriguez. Entrambi rifiutarono ma Spielberg decise di diventare produttore esecutivo del progetto.
The Legend of Zorro, Antonio Banderas non ha avuto bisogno di stuntman
Per realizzare le scene d’azione della pellicola, Antonio Banderas non ha avuto bisogno di uno stuntman. L’attore ha interpretato il suo personaggio senza controfigure per gran parte delle riprese, proprio come aveva già fatto nel film del 1998 La maschera di Zorro.
L’attore Antonio Banderas oggi (Getty Images)
The Legend of Zorro, un eroe spadaccino particolare
Nonostante sia uno spadaccino provetto e la spada sia un suo tratto distintivo, in realtà nel film Zorro non uccide nessuno usando la propria arma.
The Legend of Zorro, Banderas ha doppiato un personaggio simile
In tempi recenti Antonio Banderas ha dato voce a un personaggio simile a Zorro, ovvero il Gatto con gli Stivali della Dreamworks. Il personaggio che appare al fianco del noto orco verde Shrek nell’omonimo film d’animazione è una sorta di omaggio/parodia all’eroe mascherato e il doppiatore ufficiale in lingua originale, spagnolo e italiano è proprio Antonio Banderas.
Stasera 3 agosto 2023 andrà in onda il film Immaturi, alle ore 21.00 sul canale Cine34. Si tratta di una pellicola diretta dal regista Paolo Genovese che ha scritto anche la sceneggiatura. All’interno del cast ci sono Raoul Bova, Ambra Angiolini, Ricky Memphis, Luisa Ranieri, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Alessandro Tiberi.
Locandina del film (Twitter)
Immaturi, trama e cast del film in onda stasera 3 agosto 2023 su Cine34
La trama della pellicola segue le vicende di un gruppo di amici, sei ex compagni di scuola del liceo romano Giulio Cesare che si ritrovano 20 anni dopo aver sostenuto l’esame di maturità. I sei hanno infatti ricevuto una sconfortante comunicazione da parte del ministero della Pubblica Istruzione secondo cui il diploma di maturità che avevano ottenuto non sarà più valido a causa di alcune anomalie riscontrate nella commissione d’esame dell’epoca. Tutto ciò porta gli amici a riunirsi, ormai cresciuti, con la loro vita e le loro problematiche. Nel dettaglio, Giorgio (Raoul Bova) è un neuropsichiatra infantile, Lorenzo (Ricky Memphis) è un agente immobiliare, Piero (Luca Bizzarri) è un conduttore radiofonico, Luisa (Barbara Bobulova) è una manager aziendale, Virgilio (Paolo Kessisoglu) è un donnaiolo e Francesca (Ambra Angiolini) è una chef.
Ormai tutti 38enni, i sei devono riprendere a studiare e cercare di prepararsi al meglio per l’imminente esame di maturità. Tuttavia, riusciranno a riallacciare tra di loro i rapporti che avevano un tempo e sembrerà come se gli anni non fossero mai passati. Uniti come prima, anzi forse con una rinnovata forza, i sei amici riusciranno a superare la sfida scolastica ma potranno anche sostenersi a vicenda mentre tentano di andare avanti nelle loro vite e non farsi fermare dagli ostacoli della loro routine.
Immaturi, 4 curiosità sul film
Immaturi, il sequel e la fiction ispirata al film
Il film ha avuto un buon successo al botteghino e la produzione ha pensato di realizzare un sequel. Nel 2011 è uscito al cinema la pellicola Immaturi – Il viaggio diretto sempre da Paolo Genovese. Nel 2018 invece è andata in onda una fiction su Canale 5 dal titolo Immaturi – La serie.
Immaturi, le nomination per la pellicola
Ai David di Donatello del 2011, la produzione ha ottenuto nomination per le categorie Miglior regista, Miglior sceneggiatura e Miglior canzone originale. Ai Nastri d’Argento del 2011, invece, è stata nominata nelle categorie Miglior commedia, Miglior soggetto, Miglior attore protagonista e Miglior canzone originale. In particolare, ai Nastri d’Argento ha perso nella sezione Miglior commedia contro il film Nessuno mi può giudicaredi Massimiliano Bruno.
Immaturi, la colonna sonora del lungometraggio
La colonna sonora si intitola Immaturi ed è stata realizzata dal cantante Alex Britti. Il brano è stato molto apprezzato da critica e pubblico e ha contribuito al successo della pellicola. Nel film ci sono anche canzoni di artisti come INXS, Loredana Maiuri e Colbie Caillat.
Il cantante Alex Britti (Getty Images)
Immaturi, le riprese del film
Le riprese del film sono iniziate a marzo 2010 e sono andate avanti per circa otto settimane. Le location principali del film sono state Roma e Sabaudia.