Daily Archives: 28 Luglio 2023

Jean Todt e Michelle Yeoh si sono sposati 19 anni dopo la proposta di matrimonio

Michelle Yeoh e Jean Todt si sono sposati il 27 luglio 2023, con rito civile, nel corso di una cerimonia che è stata celebrata a Ginevra, in Svizzera.

Il matrimonio di Jean Todt e Michelle Yeoh a 19 anni dalla proposta di nozze

I due si sono conosciuti al GP di Shangai a giugno del 2004, in un periodo in cui Jean Todt era ancora il direttore generale e amministratore delegato della Scuderia Ferrari. La loro passione è stata così travolgente che il tecnico Ferrari avrebbe chiesto la mano della sua fidanzata poco più di un mese dopo, alla fine di luglio. Il fidanzamento ufficiale invece era stato confermato dalla diretta interessata al The Late Late Show della CBS in occasione di un’intervista esclusiva che l’attrice aveva concesso a Craig Ferguson. Alcuni dei dettagli delle nozze che i due hanno celebrato sono spuntati online grazie a un post del pilota Felipe Massa, uno degli invitati d’onore che ha condiviso via social una serie di scatti del grande giorno. Tra i presenti ai festeggiamenti, oltre allo stesso Massa, c’erano anche Luca Cordero di Montezemolo, il figlio di Jean e manager di Charles Leclerc Nicolas Todt (il suo assistito invece era assente, poiché attualmente impegnato nel Gp), oltre a Stefano Domenicali, che è l’attuale presidente della Formula 1 ed ex team principal della Ferrari.

L’omaggio a Michael Schumacher

Non poteva mancare un momento di raccoglimento per Michael Schumacher, lo storico pilota della Ferrari in coma ormai da 10 anni dopo un terribile incidente sugli sci avvenuto a Méribel, in Savoia, il 29 dicembre del 2013. Nonostante non fosse presente fisicamente, in ogni caso, si può dire che fosse in qualche modo tra gli invitati con lo spirito. Jean Todt, che con Schumacher ha avuto l’onore di lavorare a lungo, si è sentito in dovere di far alzare i calici dei presenti al cielo dedicando all’amico e collega un toccante brindisi («Michael è sempre con noi»).

Purgatori, il ricordo nel giorno del funerale: «Un guerriero fino alla fine»

È il giorno dei funerali di Andrea Purgatori. Il giornalista è morto il 19 luglio scorso dopo una breve malattia e in tanti hanno voluto partecipare, nove giorni dopo, alla esequie celebrate da don Walter Insero nella basilica di Santa Maria Montesanto, la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. Commovente il saluto dei figli Ludovico, Victoria ed Edoardo, che hanno voluto ricordare Andrea Purgatori come colui «ha portato sempre avanti la ricerca della verità per cui combatteva ad ogni costo», sottolineando anche il ruolo da «grande padre, un esempio che resta».

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Ludovico: «Lascia un grande vuoto»

Il primo a parlare è Ludovico Purgatori, che racconta: «Papà è stato un grande professionista e un uomo con grandi pregi e difetti, era anche ansioso, burbero, protagonista. Sotto la sua ala protettiva sentivi il suo grande cuore. L’ansia che provava era per il timore di veder soffrire chi amava; il suo essere burbero veniva dalla ricerca della perfezione in ciò che faceva; usava l’essere protagonista per trasmettere i grandi valori in cui più ha creduto nella vita». Suo padre lascia «un grande vuoto colmato in parte dalla gioia e la fortuna di non aver avuto solo un grande padre ma un esempio che resta».

L'ultimo saluto ad Andrea Purgatori: il ricordo dei figli
Andrea Purgatori (Getty).

 Victoria ed Edoardo: «Un guerriero fino alla fine»

Poi tocca a Victoria Purgatori, in lacrime: «Lo stringevo chiedendogli, “Mica muori vero?” e lui sorridendo mi rispondeva “Oddio, Victoria, no”. È stato un grande giornalista e amico, ma il suo più grande successo è stato come padre». Ed Edoardo ha spiegato perché è stato portato dai vigili del fuoco: «Una delle prime telefonate che ho ricevuto è stata quella di Piero Moscardini, che aveva conosciuto papà tanti anni fa, quando da cronista passava tanto tempo nelle caserme. Mi ha chiesto l’onore di far portare papà ai Vigili del fuoco e naturalmente abbiamo detto sì». Poi il ricordo: «Ha avuto la sua energia dirompente, l’ironia, la forza, la rabbia. Noi figli negli ultimi mesi non l’abbiamo mollato un attimo, siamo stati insieme, abbiamo guardato tanti film, fatto grandi risate e grandi mangiate. È stato un guerriero fino alla fine».

L'ultimo saluto ad Andrea Purgatori: il ricordo dei figli
L’uscita dalla chiesa dopo i funerali (Imagoeconomica).

Sondaggi YouTrend: sale la Lega, scende Forza Italia

Secondo l’ultima Supermedia Agi/YouTrend, analizzando i numeri del consenso ai partiti non si registrano variazioni significative ormai da diversi mesi, seppur con alcune eccezioni. Tra tutti infatti, un dato si discosta dagli altri: si tratta del piccolo travaso di voti da Forza Italia alla Lega, conseguenza di una flessione del partito di Silvio Berlusconi dopo il picco registrato a giugno per la morte del fondatore.

Primo partito resta Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia resta il primo partito con il 28,7 per cento (-0,2), mentre tra Lega e Forza Italia aumenta il divario: il partito di Matteo Salvini continua a crescere, ora al 9,2 per cento (+0,5) e gli azzurri guidati dal segretario Antonio Tajani perdono lo 0,6 e scendono al 7,6 per cento, un punto e mezzo, 1,6 di distanza.

Si allontana la rimonta per il Pd

Se nel complesso, emerge un certo immobilismo, c’è chi fa registrare piccoli segnali d’allarme: il Partito democratico infatti si adagia sul filo del 20%, soglia sotto la quale non era mai risceso dopo le prime settimane successive alla vittoria alle primarie di Elly Schlein.

Supermedia liste

  • FdI 28,7 (-0,2)
  • Pd 20,0 (-0,2)
  • M5S 15,9 (+0,1)
  • Lega 9,2 (+0,5)
  • Forza Italia 7,6 (-0,6)
  • Azione 3,7 (+0,1)
  • Verdi/Sinistra 3,1 (+0,1)
  • Italia Viva 3,0 (=)
  • +Europa 2,3 (=)
  • Italexit 1,9 (=)
  • Unione Popolare 1,7 (+0,2)
  • Noi Moderati 0,9 (-0,1)

Supermedia coalizioni

  • Centrodestra 46,4 (-0,4)
  • Centrosinistra 25,5 (=)
  • M5S 15,9 (+0,1)
  • Terzo Polo 6,7 (+0,1)
  • Italexit 1,9 (=)
  • Altri 3,6 (+0,2)

Autogrill, a Secchia Ovest una giornata di sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali

Sabato 29 luglio 2023 Autogrill, in collaborazione con Prolife e Petpro e con il patrocinio dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA), offrirà ai viaggiatori in transito nell’area di sosta di Secchia Ovest, sulla A1 Milano-Bologna, la possibilità di ricevere consulenza e assistenza gratuita da un veterinario e da un educatore cinofilo, che saranno a disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie per viaggiare consapevolmente e in totale sicurezza con i propri animali al seguito.

L’iniziativa di Autogrill per sensibilizzare contro l’abbandono degli animali

Il progetto ha l’obiettivo di creare un vero e proprio momento di sensibilizzazione contro l’abbandono degli amici a quattro zampe, in un periodo cruciale come quello estivo dove il tasso di abbandono degli animali raggiunge i livelli più alti. Nel corso della giornata, per incoraggiare anche la pratica dell’adozione, i viaggiatori potranno anche provare l’esperienza di realtà immersiva ideata da Petpro Nei panni di Fido. Attraverso gli oculus, sarà infatti possibile vivere il momento dell’adozione di un cane, sia dal punto di vista di chi adotta che dal punto di vista dell’animale.

Il gm Luca D’Alba: «Rispondiamo alle esigenze di tutti i viaggiatori»

«Da sempre al fianco dei viaggiatori, per noi è fondamentale rispondere alle esigenze anche di coloro che si spostano con il proprio animale domestico, offrendo servizi dedicati che rendano piacevole l’esperienza di sosta», ha commentato Luca D’Alba, general manager di Autogrill Italia. «Attraverso la collaborazione con Prolife e Petpro e il patrocinio dell’ENPA vogliamo contribuire alla sensibilizzazione dei viaggiatori sull’importanza di prestare la massima attenzione alle esigenze dei propri animali anche durante gli spostamenti e di essere adeguatamente informati sulle norme da seguire per viaggiare in totale sicurezza, disincentivando comportamenti scorretti». Gli ha fatto eco Marco Bravi, componente dell’Organo di Amministrazione Nazionale di ENPA: «Portare con sé gli animali in vacanza è la base del possesso responsabile. Un viaggio sereno deve tenere presente le esigenze di ogni componente della famiglia, di cui anche gli animali fanno parte. Per loro soste frequenti, acqua da bere e la raccomandazione di non lasciarli neanche per pochi minuti in macchina. Se poi c’è il Fido Park di Autogrill, la sosta diventa una festa. Vivere nei loro panni con l’esperienza offerta da Prolife è una grande occasione di consapevolezza di quanto gli animali arricchiscano la nostra esistenza e quanta attenzione dobbiamo dargli». I Fido Park, presenti in 43 punti autostradali, sono aree dedicate ai cani, esterne ai locali Autogrill, dotate di acqua corrente e gazebo con uno spazio d’ombra. I cani sono ben accetti anche all’interno dei punti vendita, muniti di guinzaglio secondo le disposizioni di legge.

Intesa Sanpaolo, i risultati al 30 giugno 2023: utile netto semestrale a 4,2 miliardi

Il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo ha approvato i risultati consolidati al 30 giugno 2023. L’istituto bancario ha battuto le attese degli analisti e chiuso il primo semestre dell’anno con un balzo dell’utile netto a 4,22 miliardi, in crescita dell’80 per cento rispetto ai 2,35 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. L’utile del secondo trimestre sale a 2,27 miliardi, rispetto a 1,96 miliardi dello stesso periodo del 2022. Per l’intero anno, la banca prevede un significativo aumento del risultato della gestione operativa con una conseguente crescita dell’utile netto a ben oltre 7 miliardi di euro. Prevista anche una forte distribuzione di valore: payout ratio cash pari al 70 per cento dell’utile netto consolidato per ciascun anno del piano di impresa. Il cda ha previsto come acconto dividendi cash da distribuire a valere sui risultati del 2023 un ammontare non inferiore a 2,45 miliardi di euro. I risultati «solidi e positivi dei primi sei mesi dell’anno ci consentono di aumentare la previsione di un utile netto 2023 ben superiore a 7 miliardi di euro», ha affermato il ceo Carlo Messina. «Quest’anno», ha aggiunto, «potremo distribuire ai nostri azionisti 5,8 miliardi considerati: il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back e l’acconto dividendo di novembre».

Calcio: accordo Italia-Turchia per Euro2023 insieme

La Federcalcio italiana e quella turca hanno inviato il 28 luglio una lettera alla Uefa in cui si candidano ad organizzare insieme l’Europeo del 2032. L’Italia e la Turchia a tutt’oggi sono le uniche due candidate, dunque a meno di sorprese si va verso l’assegnazione ai due Paesi della rassegna continentale. La decisione è maturata dopo un incontro, avvenuto a Roma nei giorni scorsi, tra il presidente della Figc Gabriele Gravina e il suo omologo Mehmet Büyükeksi. L’assegnazione di Uefa Euro 2032 è prevista il prossimo 10 ottobre durante la riunione del Comitato Esecutivo in programma a Nyon.

La collaborazione taglia fuori gli stadi italiani

Una notizia quella della collaborazione tra i due Paesi che risulterà più utile alla Turchia che all’Italia. A seguito del violento terremoto di questo inverno, il Paese della mezza luna dovrà infatti intervenire per ripristinare le strutture sportive. Ecco allora che il booster economico rappresentato dall’organizzazione di una manifestazione come gli europei rappresenterebbe un beneficio importante. Discorso molto diverso per le piazze italiane, dove gli introiti riconducibili ai campionati di calcio continentali avrebbero garantito liquidità per ammodernare strutture in buone condizioni. Offrendo una sponda importante al sistema calcio italiano.

Henderson in Arabia, l’Al-Ettifaq oscura la fascia arcobaleno

L’ex giocatore del Liverpool Jordan Henderson, per 12 anni nelle fila dei Reds, ha lasciato la Premier League per approdare in Arabia Saudita. Dalla stagione 2023-24 sarà un nuovo centrocampista dell’Al-Ettifaq, team che milita in Saudi Pro League e allenato da un altro ex di Anfield, Steven Gerrard. Il suo trasferimento alla corte degli sceicchi arabi aveva già destato polemiche, soprattutto nel Regno Unito, in quanto Henderson non ha mai nascosto il suo impegno in favore dei diritti Lgbt, tanto da scendere in campo sempre con una fascia da capitano color arcobaleno. Tuttavia, nel video di presentazione sui social, l’Al-Ettifaq ha pensato bene di oscurarla, facendo apparire il suo braccio in bianco e nero. In Arabia Saudita l’omosessualità infatti è illegale nonché punibile persino con la pena di morte.

Il tweet di Thomas Hitzlsperger su Henderson: «Lo credevo genuino, che stupido»

Immediata l’indignazione e il disappunto di numerosi calciatori, tra cui il 41enne ex Aston Villa, West Ham ed Everton Thomas Hitzlsperger: «Pensavo che il suo sostegno fosse genuino, ma sono stato uno stupido». Tra i primi a fare coming out nel calcio, dichiarò la sua omosessualità nel 2014 soltanto a fine carriera. «Sia chiaro, Henderson può giocare dove vuole», ha proseguito l’attuale direttore sportivo dello Stoccarda. «Sono curioso di sapere quale direzione prenderà il nuovo brand JH, il vecchio ormai è morto». Polemiche anche dal gruppo Lgbt della Kop, la tifoseria più calda del Liverpool, che ha parlato di «dolori e divisioni» dopo il trasferimento del calciatore in Arabia Saudita. «Si è distinto come calciatore modello e ha sempre promosso l’inclusione», hanno spiegato i supporter dei Reds. «Per questo siamo delusi da lui».

Il 33enne Jordan Henderson ha accettato la corte dell’Al-Ettifaq soprattutto grazie alle esorbitanti cifre che ormai stanno diventando tradizionali nei contratti arabi. Il centrocampista guadagnerà infatti circa 815 mila euro a settimana, arrivando a poco meno di 40 milioni di euro a stagione. Nativo di Sunderland, con i Reds ha vinto due Coppe di Lega nel 2012 e nel 2022, una Premier League nel 2020 e una FA Cup nel 2022. A livello internazionale spicca la Champions League nel 2019, anno in cui seguirono anche la Supercoppa europea e il Mondiale per club. Con la Nazionale inglese ha invece conquistato il secondo posto a Euro 2021 e il quarto nella Coppa del Mondo di Russia 2018.

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Giovanni Anastasi è il nuovo presidente di Formez PA

Giovanni Anastasi è il nuovo presidente di Formez PA. La notizia è stata pubblicata sul sito ufficiale dell’istituto. Il manager è stato scelto dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per completare il rilancio, avviato lo scorso aprile con il commissariamento, dell’organismo in house alla presidenza del Consiglio dei Ministri (Pcm) – Dipartimento della Funzione Pubblica.

Chi è Giovanni Anastasi

Torinese, 57 anni, laureato in Scienze politiche, Anastasi proviene da Ita Airways, di cui negli ultimi due anni è stato Chief transformation officer. Esperto in digitalizzazione e gestione del cambiamento in ambito nazionale e internazionale, ha maturato competenze che vanno dai processi industriali ai servizi di back office, con esperienze di primo piano anche in Teksid aluminum, Iveco e Cnh industrial. È stato anche senior account di Accenture.

Rinnovato il Consiglio di amministrazione

Anche il Consiglio di amministrazione del Formez è stato rinnovato. Ne fanno parte il consigliere Carlo Deodato, segretario generale della Pcm, Marcello Fiori, Capo Dipartimento della funzione pubblica, Filippo Pietropaolo in rappresentanza delle Regioni, Piero Antonelli in rappresentanza dell’Upi e Marco Bronzini in rappresentanza dell’Anci. Il ministro Zangrillo ha nominato nel board Monica Cecchi, Alessandro Zavaglia e, su proposta del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, Ermenegilda Siniscalchi. L’Assemblea dei soci, infine, ha nominato nell’organismo Vincenzo Nunziata ed Enrico Bertone.

La dichiarazione di Zangrillo

Il ministro Zangrillo ha commentato la nomina di Anastasi: «Il Dl Pa, che lo scorso giugno il Parlamento ha convertito in legge, attribuisce al Formez nuove funzioni. Alla formazione e al reclutamento è stata infatti aggiunta l’assistenza tecnica alle amministrazioni, in particolare ai Comuni con meno di 5mila abitanti, nell’attuazione del Pnrr. Il Piano è una sfida che non possiamo perdere e gli enti attuatori devono disporre di ogni strumento utile a mettere a terra entro il 2026 i tanti progetti avviati. Ringrazio Marcello Fiori per avere guidato, da commissario straordinario, questa importante fase di transizione. Sono certo che l’esperienza e le capacità del presidente Anastasi permetteranno al Formez di compiere un ulteriore salto di qualità».

 

Come l’Arabia Saudita ha speso 6 miliardi nello sport per ripulire la sua immagine

Quanti soldi servono per lavare le macchie dei diritti umani negati? Parecchi: basta guardare lo sforzo economico messo in atto dall’Arabia Saudita, diventata il buen retiro di Cristiano Ronaldo prima, di Karim Benzema poi e di Kylian Mbappé chissà. Come evidenziato da un’inchiesta del Guardian, Riad negli ultimi due anni e mezzo ha speso tramite il suo fondo sovrano Public Investment Fund ben 6,3 miliardi di dollari (5,7 miliardi di euro) in affari legati allo sport: più del quadruplo dell’importo dei sei anni precedenti. Una cifra abnorme – frutto di una stima tra l’altro al ribasso – pari al Pil del Montenegro o di Barbados.

Come l'Arabia Saudita ha speso 6 miliardi nello sport per ripulire la sua immagine. Lo sportwashing di Riad.
Cristiano Ronaldo con la maglia dell’Al Nassr (Getty Images).

Il contratto da un miliardo che ha convinto CR7 

Lo sportwashing è una strategia usata da Stati o governi che sfruttano lo sport per rendere moderna la propria immagine e, più in generale, far distogliere lo sguardo dalla pessima situazione dei diritti umani. Può avvenire tramite l’acquisto di società sportive, tesseramento di atleti, organizzazione di eventi o sponsorizzazione degli stessi. Il fondo Pif è lo strumento primario con cui Riad pianifica la trasformazione della propria economia: negli ultimi mesi, a forza di investimenti fuori scala sta rivoluzionando il mercato dei trasferimenri calcistici. La principale operazione di soft power è stato l’approdo di CR7 all’Al Nassr: il fuoriclasse portoghese è stato convinto dal miliardo di euro che si metterà in tasca da qui al 2030, prima come calciatore e poi come ambasciatore del calcio saudita. A distanza di qualche mese lo ha seguito l’ex compagno di squadra Benzema, Pallone d’oro in carica.

Solo Messi ha detto (in parte no) ai soldi sauditi

Non solo immensi campioni a fine corsa e ottimi giocatori in fase calante, come N’Golo Kanté e Roberto Firmino: hanno salutato l’Europa per finire nel deserto, coperti di soldi, anche calciatori nel pieno della carriera come Sergej Milinkovi?-Savi? e Ruben Neves, che avrebbero potuto ambire a tutt’altri palcoscenici. Ha risposto invece picche Lionel Messi, che ha detto no ai 400 milioni annui proposti dall’Al-Hilal per accasarsi negli Stati Uniti: sembrano spiccioli, ma la Pulce aveva comunque detto sì a 25 milioni di dollari per diventare testimonial del turismo in Arabia Saudita. Sempre per quanto riguarda il calio, il fondo Pif ha acquistato a fine 2021 il Newcastle sborsando 390 milioni di dollari e, sempre in ottica sportwashing, quest’anno si è aggiudicata l’organizzazione della Coppa del mondo per club Fifa. Riad punta ai Mondiali, è cosa nota: niente da fare per il 2030, ci riproverà per l’edizione 2034.

Arabia Saudita ha messo le mani sul golf

Se c’è uno sport che più di altri è stato cambiato dagli investimenti sauditi è il golf. Nell’ottobre del 2021, Pif ha investito circa 2 miliardi di dollari per creare il circuito professionistico LIV Golf, entrato in rotta di collisione con quello già esistente Pga Tour, il quale ha intrapreso un’azione legale sostenendo che il progetto finanziato dai sauditi stava attirando i giocatori a violare i loro impegni esistenti. Come è finita? Con un accordo di fusione tra i due circuiti, dopo mesi di battaglia in tribunale. La nuova entità ha come amministratore delegato Yasir al-Rumayyan: già governatore del Public Investment Fund, nonché presidente del Newcastle.

Come l'Arabia Saudita ha speso 6 miliardi nello sport per ripulire la sua immagine. Lo sportwashing di Riad.
Un momento del match tra Jake Paul e Tommy (Getty Images).

Pugilato e motori: gli altri grossi investimenti di Riad

L’Arabia Saudita ha investito poi parecchio nel pugilato e negli sport motoristici. Il 26 febbraio 2023 lo YouTuber diventato boxeur Jake Paul ha combattuto contro Tommy Fury sul ring allestito nella Diriyah Arena di Riad: i due hanno incassato rispettivamente 3,2 e 2 milioni di dollari, più una quota delle entrate pay-per-view. Nel 2022 la monarchia saudita aveva invece pagato ben 60 milioni di dollari per ospitare il match tra i pesi massimi Oleksandr Usyk e Anthony Joshua. Nel 2021, invece, Pif ha investito 500 milioni di dollari nel gruppo McLaren. La cifra di 6,3 miliardi di dollari indicata dal Guardian, tuttavia, non include gli oltre 40 milioni di dollari che il gigante petrolifero statale Aramco spende ogni anno per sponsorizzare la Formula 1, o altri contratti firmati prima del 2021, come quello da 65 milioni di dollari per l’organizzazione di un Gran Premio in Arabia Saudita. Il totale esclude anche l’ampia spesa di Pif nel mondo degli e-sport, incluso un recente investimento di un miliardo di dollari nella società di videogiochi Embracer Group, così come eventi sportivi di cui non si conosce l’importo della sponsorizzazione, e l’accordo di partnership quadriennale tra il città pianificata di Neom (sulla costa del Mar Rosso) e la Confederazione calcistica asiatica.

Come l'Arabia Saudita ha speso 6 miliardi nello sport per ripulire la sua immagine. Lo sportwashing di Riad.
Mohammed bin Salman (Getty Images).

Lo sportwashing funziona? Sembra di sì

Tramite queste operazioni di soft power, nel corso del tempo Riad sta provando a proiettare verso l’esterno un’immagine più democratica, aperta e attenta ai diritti umani rispetto alla realtà. La strategia sta funzionando? Dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018, molte grandi società hanno ritirato o sospeso gli investimenti nel Paese. Ma ad esempio Joe Biden, che aveva detto di voler trattare i membri della monarchia saudita come paria, nel 2022 è andato a Riad, dove ha incontrato il principe ereditario e leader de facto, Mohammed bin Salman, «per rafforzare la partnership strategica».

Paola Minaccioni: età, biografia e carriera dell’attrice e comica

Paola Minaccioni, nata a Roma il 25 settembre 1971, è un’attrice, comica e conduttrice radiofonica. Durante la sua carriera ha vinto un Globo d’Oro come migliore attrice per Magnifica presenza di Ferzan Özpetek (2012) e un Nastro d’Argento come miglior attrice per il film Allacciate le cinture di Ferzan Özpetek (2014).

Paola Minaccioni: biografia e carriera

Paola ha debuttato al cinema nel 1993 con il film Le donne non vogliono più, regia di Pino Quartullo, e durante gli Anni 90 si è divisa tra teatro e cabaret collaborando, tra gli altri, con Lillo e Greg. Ha fatto il suo esordio in televisione con la miniserie La forza dell’amore (1998). Nel 2o03 è tornata a recitare sul grande schermo con il film Cuore sacro diretto da Ferzan Ozpetek, che l’ha diretta anche nei film di successo Magnifica presenza e Allacciate le cinture. Di seguito è apparsa in ruoli minori nei film come Fascisti su Marte, regia di Corrado Guzzanti e Igor Skofic (2006), Notte prima degli esami – Oggi, di Fausto Brizzi (2007) e Cemento armato, per la regia di Marco Martani (2007).

Paola Minaccioni, tra carriera e vita privata
Paola Minaccioni ad Alice Nella Città nel 2021 (Getty Images).

Dal 2007 al 2011 ha riscosso successo entrando nel cast della fiction Un medico in famiglia. Subito dopo la pellicola Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, ha recitato anche in Faccio un salto all’Avana, regia di Dario Baldi (2011), Viva l’Italia, regia di Massimiliano Bruno (2012), Pazze di me, regia di Fausto Brizzi (2013), Benedetta follia, regia di Carlo Verdone (2018), Lockdown all’italiana, regia di Enrico Vanzina (2020) e il recente Un matrimonio mostruoso, regia di Volfango De Biasi (2023). In televisione ha preso parte a Notte prima degli esami ’82 (2011), Le fate ignoranti – La serie, regia di Ferzan Ozpetek (2022) e A muso duro – Campioni di vita, regia di Marco Pontecorvo (2022).

Paola Minaccioni: la vita privata

Essendo una persona molto riservata, non è noto se sia sposata o abbia figli. In un’intervista a Vanity Fair ha confessato: «Nella mia vita ho amato tanto, sono stata tradita, ho lasciato. La monogamia è difficile, portare avanti per tanto tempo un rapporto, anche sessuale, è faticoso. Il tradimento esiste, è dietro l’angolo. Se un uomo non ti apprezza hai due possibilità: o ti spegni, o reagisci e lo pianti. Ho scelto la seconda».

Guadagnino e Antonelli, la saga dei necrologi continua con Sinéad O’Connor

La «lotta» è finita. Ora Sinéad O’Connor si trova «senza peso nel buio stellato». E ha «per la prima volta capelli lunghissimi, meravigliosi». È così che il regista Luca Guadagnino e il produttore cinematografico Carlo Antonelli guardano dalla terra il volo della cantante, scomparsa lo scorso mercoledì 26 luglio. E questo loro modo di osservare lo regalano a tutti, perché lo fanno, nero su bianco, tra le pagine dei necrologi dei giornale. Venerdì 28 luglio sul Corriere della sera Guadagnino e Antonelli continuano la «saga» dei pensieri rivolti a noti defunti scomparsi, come già avevano fatto con Silvio Berlusconi, Raffaella Carrà e la Regina Elisabetta.

Il romanzo a puntate per Silvio Berlusconi

L’immediato precedente è il necrologio per Berlusconi, scritto sempre dal regista di Bones and All e dal produttore cinematografico con un passato in Fininvest. In questo caso gli scrittori hanno deciso di dividere il testo in due parti. Il necrologio al Cav recita: «Abbiamo passeggiato tutto il pomeriggio per Milano 2, ripensandoti. Le villette color marrone, i ponticelli, la vecchia sede di molti uffici tuoi, il lago dei cigni che ogni tanto gettavano per te l’ultimo canto – Poi, ai margini, i bagliori dei ceri dietro le finestre di case regalate – E dappertutto, nelle strade vuote, l’eco delle tue risate – Quante risate, troppe».

Guadagnino e Antonelli, la «saga» dei necrologi continua con Sinéad O'Connor
Necrologio di Guadagnino e Antonelli per Silvio Berlusconi

Come in una serie tv, dove tutti attendono con ansia la prossima puntata, anche Guadagnino e Antonelli hanno pensato di creare suspance. Così, la seconda tranche del messaggio per il quattro volte presidente del Consiglio è uscita nel giorno dei funerali. E fa così: «Il giorno dopo ti abbiamo celebrato di nuovo facendo tanti giochi, i tuoi preferiti: il monopoli truccato senza imprevisti o probabilità; lo scarabeo per scrivere paroline eleganti; il karaoke tutte imbellettate come te per far passare ogni pensiero; la seduta spiritica per svegliare il demone nella pancia del Paese. Abbiamo urlato tutta la notte».

Guadagnino e Antonelli, la «saga» dei necrologi continua con Sinéad O'Connor
Necrologio di Guadagnino e Antonelli per Sinéad O’Connor

I pensieri a Juan-Luc Godard, alla regina Elisabetta e a Raffaella Carrà

I necrologi di Guadagnino e Antonelli erano già comparsi in occasione della morte di altre personalità, dal regista Jean-Luc Godard, al musicista Ryuichi Sakamoto alla regina Elisabetta.
«Rosa, celeste, verde pallido, viola, rosso acceso, rosso scuro, blu profondo, blu cobalto, verde pisello, giallo…Tutti i colori del mondo, il mondo che cercava comunque di dominare e che era ancora Impero per Sua Maestà Regina Elisabetta II. Rest in peace, now», queste le parole apparse in ricordo della sovrana sul Corriere della Sera l’8 settembre scorso. Indimenticabile anche l’omaggio a Raffaella Carrà: «Questa volta non serve unirsi alla commozione e alla gratitudine che stanno travolgendo il mondo per la partenza verso universi paillettati (e dove il collo non si spezza per il colpo di frusta all’indietro) che hanno accolto la compagna umanista Raffaella Carrà con trionfi discotropicali adatti al suo indefesso impegno terzomondista ma semplicemente tramandare a voi ciò che lei stessa ci insegnò, con sapienza campesina, afferrandoci il braccio nel retropalco di un festival di Sanremo di vent’anni fa: le corna non si fanno verso l’alto, mai, ma verso il basso, per scaricare a terra la sfortuna. Grazie per questa lezione centrale che mai scorderemo, nei giorni di lotta».

Guadagnino e Antonelli, la «saga» dei necrologi continua con Sinéad O'Connor
Luca Guadagnino (Getty Images)

Scontri a Brescia dopo la retrocessione: il questore firma 75 Daspo

Il questore di Brescia ha firmato 75 Daspo della durata da tre a dieci anni nei confronti di altrettanti ultras del Brescia calcio che, lo scorso primo giugno, sono stati protagonisti degli scontri dentro e fuori lo stadio Rigamonti. I disordini sono avvenuti in occasione della finale play out tra Brescia e Cosenza persa dai lombardi che sono retrocessi in serie C.

Il questore di Brescia, a seguito degli scontri dentro e fuori lo stadio Rigamonti dopo la retrocessione del Brescia, ha firmato 75 Daspo.
Scontri tifosi (Getty Images).

Video decisivi per la ricostruzione

I 75 Daspo, firmati sulla base della ricostruzione dei video, arrivano dopo i quattro arresti differiti avvenuti alcune ore dopo la partita. Una parte di ultras aveva fatto invasione di campo con lancio di fumogeni mentre altri erano usciti dallo stadio per cercare lo scontro i tifosi del Cosenza.

Roghi a Ugento, il sindaco: «Colpiti al cuore ma danni contenuti»

«Grazie! Grazie! E ancora grazie! Grazie a chi ce l’ha messa tutta per combattere contro il fuoco che avanzava spinto dal vento. Nonostante gli ettari divorati dalle fiamme, posso assicurarvi che i danni sono stati contenuti grazie anche a ciò che fino a oggi abbiamo fatto, donando uno stabile all’interno del Parco all’Arif, e continueremo a fare, investendo e credendo in un distaccamento dei Vigili del Fuoco a Ugento». Lo scrive su Facebook il sindaco di Ugento, Salvatore Chiga, dopo il rogo che giovedì 27 luglio 2023 ha messo in fuga i bagnanti dalle spiagge di Torre Mozza e Lido Marini e ha portato allo sgombero di oltre un centinaio di turisti dall’antica masseria di Rottacapozza. Questi ultimi sono stati quasi tutti ospitati presso altre strutture ricettive, altri hanno deciso di lasciare il Salento.

Il sindaco Chiga: «Una giornata che non avremmo mai voluto vivere»

Per Chiga, quella di ieri, «è stata una lunga giornata, una di quelle che non avremmo mai voluto vivere. Siamo stati colpiti nel cuore. Vedere andare in fumo il nostro polmone verde, la collinetta di Rottacapozza, e le campagne vicine è stato doloroso». «Ringrazio le forze dell’ordine, la Polizia locale, i carabinieri, la Polizia di Stato, la Protezione civile locale e regionale e la prefettura» aggiunge Chiga, «per aver messo in sicurezza le arterie stradali, permettendo agli operatori di lavorare in tranquillità. In questo momento è in corso la bonifica delle aree colpite. Ora sarà necessario fare chiarezza sull’origine dell’incendio».

Chanel ha firmato abiti e accessori per il film Barbie

È la maison Chanel ad aver collaborato con costumisti e creativi alla realizzazione degli abiti e degli accessori di Barbie e del suo compagno di avventure Ken in uno dei film più attesi dell’estate, Barbie, diretto e scritto dalla candidata all’Oscar Greta Gerwig e primo adattamento cinematografico live action della celebre serie di fashion doll della Mattel, interpretato dalla candidata all’Oscar Margot Robbie (ambasciatrice della maison Chanel) nei panni dell’icona globale.

I dettagli degli abiti e degli accessori Chanel presenti nel film Barbie

Uscito nelle sale italiane il 20 luglio e già campione d’incassi, il film rivela che vivere a Barbieland vuole dire essere perfetti in un posto perfetto, a meno che tu non abbia una crisi esistenziale totale. Oppure sei un Ken. Chanel ha collaborato al fianco delle creative di Barbie per realizzare diversi costumi per Margot Robbie, ma anche per una tuta da sci per il personaggio di Ken, incarnato da Ryan Gosling. Sullo schermo si vedono cinque sagome-modelli immaginate da Virginie Viard, assieme a borse trapuntate, tra cui una a forma di cuore, e tanti accessori Chanel: occhiali-scudo della collezione Coco Neige, polsini olografici, bigiotteria, cappelli della maison Michel messi a disposizione dalla maison. Alla costumista già premio Oscar Jacqueline Durran è stata offerta una selezione di outfit in varie tonalità di rosa dalle collezioni prêt-à-porter, Coco Beach e Coco Neige immaginate da Virginie Viard. Le cinque sagome in primo piano, tre abiti, una tuta da sci e un vestito, sono state scelte per mettere in risalto la Barbie personaggio mentre si muove attraverso il suo viaggio nel film.

Il caso della spia russa che il Brasile si rifiuta di estradare negli Stati Uniti

Il Brasile si è rifiutato di estradare negli Stati Uniti Sergey Cherkasov, ufficiale dell’intelligence russa che ad aprile del 2022 è stato arrestato all’arrivo nei Paesi Bassi, dove aveva intenzione di lavorare presso la Corte penale internazionale come stagista. Lo scrive il Wall Street Journal, aggiungendo che il ministero della Giustizia di Brasilia non ha specificato le ragioni del rifiuto alla richiesta di Washington. Secondo il WSJ, Cherkasov sarebbe un possibile candidato per uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia, dove il giornalista Evan Gershkovich è detenuto con l’accusa di spionaggio.

Sergey Cherkasov, chi è la spia russa detenuta in Brasile che il Paese sudamericano si rifiuta di estradare negli Stati Uniti.
Sergey Cherkasov.

Negli Stati Uniti ha persino conseguito un master alla Johns Hopkins University

Fingendosi il cittadino brasiliano Victor Muller Ferreira, Cherkasov ha vissuto per quattro anni negli Usa, per la precisione nel Maryland. Negli States ha usato la sua falsificata identità brasiliana per iscriversi a un master alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, completando gli studi nel 2020. Ad aprile del 2022 è stato poi fermato all’aeroporto di Amsterdam-Schiphol, mentre stava cercando di entrare nei Paesi Bassi per iniziare un periodo di stage alla Corte penale internazionale. Come stabilito dall’intelligence olandese, quell’uomo che si spacciava per brasiliano era in realtà Sergey Vladimirovich Cherkasov: 100 per cento russo, originario della oblast’ di Kaliningrad, spia del Cremlino operativa da almeno una dozzina di anni.

Sergey Cherkasov, chi è la spia russa detenuta in Brasile che il Paese sudamericano si rifiuta di estradare negli Stati Uniti.
La scheda di Cherkasov nel database del Ministero degli Affari interni russo.

Per Mosca non è una spia, bensì un criminale ricercato per contrabbando di eroina

Prima degli Stati Uniti, Cherkasov ha vissuto dal 2010 al 2018 in Brasile usando l’identità di Victor Muller Ferreira (in realtà morto): grazie ai suoi documenti falsi è entrato e uscito dal Paese sudamericano 15 volte in una decina di anni. Nel corso dei quali, secondo l’intelligence olandese, ha lavorato per il servizio segreto delle Forze armate russe. L’estradizione di Cherkasov è richiesta non solo dagli Stati Uniti, ma anche dalle autorità di Mosca, secondo cui il detenuto non sarebbe una spia del Gru, bensì un “semplice” criminale ricercato per contrabbando di eroina. Negli Stati Uniti e in Brasile, la richiesta è stata definita un «ovvio stratagemma» della Russia, dove Cherkasov utilizzando il suo vero nome è entrato per cinque volte tra il 2015 e il 2021, spostandosi tra Kaliningrad, Mosca, Belgorod e Samara.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro

Metto subito le mani avanti: sono ancora attaccata al vecchio pregiudizio «è bellissima, non puoi pretendere che sia anche una cima». Non perché, come a tutti i meno favoriti dalla natura (e ci vuole poco per sentirsi meno favoriti rispetto a Giulia De Lellis), mi piace illudermi che la bellezza fisica sia inversamente proporzionale all’intelligenza e/o alla sensibilità – e non è vero per niente, accidentaccio – ma semplicemente perché chi è bello ci fa già un gran dono essendo bello («la bellezza è superiore all’intelligenza perché non ha bisogno di spiegazioni», diceva Oscar Wilde) e chiedergli anche di essere un maestro di pensiero, un acuto opinion-maker su temi importanti, uno che sa sempre cos’è giusto e cosa no in politica o in economia, e non solo nella beauty-routine o nel lifestyle, è decisamente troppo.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro
Giulia De Lelis a Venezia (Getty Images).

Nell’era ante-influencer non si imponeva a bonazze e bonazzi di difendere gli oppressi o prendere posizioni politiche

Il problema è mio, o meglio, della mia anagrafe: sono cresciuta nell’era ante-influencer, quando effettivamente bonazzi e bonazze alla Giulia De Lellis entravano nella nostra vita quotidiana solo sotto forma di poster appeso in cameretta. Non gli imponevamo, specie se erano femmine, di prendere posizione in politica o di difendere gli oppressi a ogni piè sospinto; per quello, al limite, c’era il poster di Che Guevara. Poi magari succedeva che un sex symbol come Adriano Panatta, campione di uno sport gaberianamente “di destra” come il tennis, andava a giocare la coppa Davis nel Cile di Pinochet (con l’assoluzione preventiva di Berlinguer, pare) per non lasciare il trofeo a una dittatura, e disputava l’ultimo e decisivo match con una proibita maglietta rossa, in segno di dissenso, col rischio di essere squalificato insieme a Paolo Bertolucci. Ma erano entusiasmanti eccezioni che confermavano la regola. E del resto anche oggi gli sportivi godono di una specie di franchigia rispetto all’impegno politico, vedi le star del calcio che per motivi fiscali se ne vanno a giocare in Arabia Saudita alla corte del principe bin Salman alias Segaossa, senza danni irreparabili all’immagine.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro
La foto con l’Idf postata da Carlo Gusselli Beretta.

Il tour israeliano con il fidanzato Carlo Gusselli Beretta con l’Idf e l’attacco ai soliti hater

Per questo, e anche perché Giulia De Lellis – influencer da 5 milioni e passa di follower, reginetta di Uomini e donne e bestseller 2019 con Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! – ha l’età di mia figlia, non riesco a schiumare di rabbia come i suoi milioni di fan, davanti alle foto giulive del suo tour israeliano insieme al capo dello Stato Herzog e il fidanzato Carlo Gusselli Beretta, erede della nota dinastia di produttori di armi, manufatti che, a differenza delle corna, non stanno bene proprio su tutto. La coppia ha anche trascorso un giorno con gli uomini dell’Israel Defence Force, le truppe che da quasi un mese stanno seminando morte e distruzione nel campo-profughi palestinese di Jenin, ed è difficile che De Lellis credesse di avere davanti il cast di Fauda. Difficile, ma non impossibile, a giudicare dalla replica postata dall’influencer: «Sono perfettamente consapevole di non avere la preparazione per poter prendere posizione su un tema così complesso e delicato». E, dopo avere correttamente rivoltato la frittata rivendicando per sé il ruolo di vittima dell’odio, come usa oggi, promette di stare «più attenta, sia in ciò che racconto sia nel modo in cui lo faccio». Impegno che andrebbe sottoscritto anche da Chiara Ferragni, che condivideva i suoi bei momenti sullo yacht nel Mediterraneo scambiando il rosseggiare sullo sfondo per un bel tramonto mentre la Sicilia era in fiamme.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro
Il messaggio di Giulia De Lellis su Instagram.

A stare «più attenti» non devono essere solo le e gli influencer, ma anche i loro fan: come maître à penser sceglietevi qualcun altro

Assodato che gli e le influencer dovrebbero stare «più attenti», uno sforzo analogo andrebbe richiesto anche ai loro fan. Hanno cominciato a seguire i loro idoli perché sono belli, eleganti e fanno una vita favolosa: benissimo. Vi suggeriscono acquisti, programmi di fitness e consigli di bellezza: meglio ancora. Ma per rappresentare le loro idee in politica e sostenere gli ideali in cui credono, perché non cercano qualcun altro? Avere il coraggio di mostrare i brufoli sul red carpet a Venezia non è di per se garanzia di impavida militanza e di impegno politico e umanitario riguardo alla questione palestinese. No, non è un suggerimento retorico a riprendere in considerazione qualche partito o movimento, per carità, solo a scegliersi altri influencer di riferimento, almeno sul dossier mediorientale. Non si può esigere da Giulia De Lellis la serietà, la profondità e la forza di testimonianza di uno Chef Rubio.

Reclutamento di medici di base a Venezia: 254 candidature da tutto il mondo

Sono in tutto 254 gli aspiranti medici di base che hanno risposto alla campagna di reclutamento dell’azienda Ulss 3 di Venezia, lanciata nelle scorse settimane per sopperire alla carenza di professionisti nel territorio. Dai cervelli in fuga che desiderano tornare in Italia a decine di dottoresse iraniane che vogliono fuggire dalla situazione complicata in patria, basterebbe un ventesimo delle candidature per saturare l’intero fabbisogno di medici di base in Laguna nei prossimi anni.

«Esperimento riuscito» secondo il direttore generale della Ulss 3 di Venezia

Il numero totale comprende professionisti la cui aspirazione non potrà essere esaudita a causa di scogli linguistici o normativi, ma nel complesso la campagna potrà garantire nuovi ingressi per la sanità veneziana. Le selezioni si sono chiuse giovedì 27 luglio 2023 e una graduatoria preliminare ha individuato i primi 11 medici idonei, che potranno insediarsi fino al 2025 (anche in previsione dei futuri pensionamenti). Tra le disponibilità ricevute, anche quelle di coppia: marito e moglie, entrambi medici, con doppia cittadinanza italiana e iraniana, si sono detti disponibili a venire a Venezia, e allo stesso modo una coppia di coniugi proveniente dal Venezuela e una dall’Argentina. «L’esperimento è riuscito», ha detto il direttore generale Edgardo Contato, «perché siamo arrivati in tutto il mondo, abbiamo ricevuto disponibilità, e siamo in gradi di risolvere il problema in maniera diretta».

Istituto superiore di Sanità: nominata la commissione per la scelta del nuovo presidente

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha nominato la commissione che dovrà valutare i curricula dei candidati per il ruolo di nuovo presidente dell’istituto superiore di Sanità. Questa la composizione: Gianfranco Nicoletti, rettore dell’università degli studi della Campania L.Vanvitelli, con funzioni di presidente; Stefano Magrini, ordinario di radioterapia all’università degli studi di Brescia; Daniela Rodrigo, direttore generale della direzione generale Vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure del ministero della Salute, e Filomena Pistacchio, dirigente dell’ufficio di gabinetto del ministero della Salute, con funzioni di segretario.

Il ministro della Salute ha nominato la commissione che dovrà valutare i curricula dei candidati per il ruolo di presidente dell'ISS.
Logo Istituto superiore Sanità (Twitter).

I compiti della commissione

Come spiegato nel decreto pubblicato sul sito del ministero, la commissione avrà il compito di esaminare le candidature, tra cui selezionare una rosa di tre nomi da sottoporre all’attenzione del ministro in quanto ritenuti maggiormente idonei all’incarico. La nomina del presidente dell’istituto superiore di Sanità, principale centro di ricerca, controllo e consulenza tecnico-scientifica in materia di sanità pubblica in Italia, avverrà con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro della Salute.

Sansonetti attacca Mattarella, Silvio fa il tutto esaurito a Monza e le altre pillole della giornata

Nella sua lunga carriera di giornalista, e soprattutto di direttore, Piero Sansonetti ha sempre fatto lavorare il Quirinale. Colpa dei titoli dei suoi quotidiani, che vogliono sempre stupire. Una volta, quando sul Colle “regnava” Giorgio Napolitano, era Pasquale Cascella che si incaricava di chiamare il vecchio amico Piero – «Le passo il consigliere Cascella» – che poi occupava la casella di potentissimo numero uno della comunicazione quirinalizia. Una volta, per un curioso errore dei centralinisti, la telefonata mattutina arrivò a Stefano Sansonetti, che non vanta nessuna parentela con Piero ma anche lui un giornalista, che allora si occupava di inchieste per ItaliaOggi. Stavolta, da direttore dell’Unità, il barbuto Sansonetti ne ha combinata una di grossa: sulla prima pagina ha attaccato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accusandolo di un «pessimo discorso», con «frasi fatte» e contro il Parlamento. «È stata davvero impressionante la mancanza di coerenza, la spavalderia nella giravolta»: la colpa principale, per Sansonetti, è aver ricevuto in pompa magna al Quirinale «il dittatore tunisino», al quale il direttore dell’Unità addebita i migranti morti nel Mediterraneo e in terraferma, «profughi che il suo esercito ha portato con le camionette nel deserto, al confine con la Libia, e li ha lasciati lì a morire di sete». Cascella da tempo non è più al Quirinale, e tocca a Giovanni Grasso continuare a telefonare a Sansonetti. Comunque, sempre in prima pagina, c’è un godibilissimo testo di Goffredo Bettini dedicato a Pier Paolo Pasolini.

Mentana offre spazi a Saviano e Facci. A Giambruno no…

Nell’edizione del telegiornale di La7 delle ore 20 di giovedì sera il direttore Enrico Mentana ha sottolineato la libertà della rete di Urbano Cairo, offrendo spazi a Roberto Saviano e Filippo Facci dopo la clamorosa marcia indietro compiuta dalla Rai che ha cancellato le loro trasmissioni. Quando si dice “un colpo al cerchio e uno alla botte”. Comunque Mentana non ha certo fatto il nome di Andrea Giambruno, tra quelli che possono sapere di andare bussare a La7 con la certezza che la porta verrà aperta…

Sansonetti irrita il Quirinale, Silvio fa il tutto esaurito a Monza e le altre pillole della giornata
Enrico Mentana ai funerali di Andrea Purgatori (Imagoeconomica).

Rita Fantini, bozzettista

Giovedì è stata data notizia dell’arrivo di Rita Fantini al Mimit, il ministero guidato da Adolfo Urso che si occupa di made in Italy e di imprese. E nel pomeriggio è stata presentata, alla corte di Urso, l’emissione filatelica dedicata all’Ucraina, che porterà denaro nelle casse di Zelensky. Andate a vedere chi è l’autore dei bolli: «Rita Fantini, bozzettista». Un’omonimia? (qui il link alla pagina internet).

Sansonetti irrita il Quirinale, Silvio fa il tutto esaurito a Monza e le altre pillole della giornata
Il francobollo dedicato all’Ucraina (dal sito del Mimit).

Sky senza Purgatori

Mattinata di venerdì, dallo studio di Sky Giovanna Pancheri propone un collegamento con la chiesa degli Artisti, a Roma, dove si svolgono i funerali di Andrea Purgatori: niente da fare, l’operatore non è riuscito a entrare. Così, tutti su corriere.it a vedere la diretta dall’interno della chiesa. E pensare che una volta Sky stava dappertutto.

Sansonetti irrita il Quirinale, Silvio fa il tutto esaurito a Monza e le altre pillole della giornata
I funerali di Andrea Purgatori (Imagoeconomica).

Silvio fa il tutto esaurito

Non si trova più un biglietto per Monza-Milan di martedì 8 agosto, la partita che quest’anno assegna il trofeo intitolato a Silvio Berlusconi. Da quando sono stati messi in vendita l’11 luglio, botteghini e siti online sono stati presi d’assalto. E questo nonostante che il match in ricordo del fondatore (che ha lasciato in eredità anche la proprietà della squadra brianzola ed è stato per molti anni padrone del Milan) venga trasmesso in diretta da Canale 5. Per quelli rimasti senza biglietto, l’appuntamento è rinviato all’agosto del prossimo anno, a San Siro. Data la capienza dello stadio milanese, certamente non andranno delusi.

Nuova uscita da Snam: lascia la capo ufficio stampa Roberta Vivenzio 

Un’altra uscita da Snam, dopo quelle seguite al cambio di amministratore delegato (da Marco Alverà a Stefano Venier) avvenuto lo scorso anno. A lasciare stavolta è Roberta Vivenzio, che dal gennaio 2021 era capo ufficio stampa del colosso delle infrastrutture energetiche.

Kyiv, i russi radunano le forze per attaccare le zone costiere

Con una dichiarazione alla tv pubblica, la portavoce delle forze di difesa dell’Ucraina meridionale Natalia Gumenyuk ha riferito che «L’esercito russo sta radunando le forze per intensificare gli attacchi alle infrastrutture e alla zona costiera dell’Ucraina». A riportarlo è la Rbc-Ukraine.

Le informazioni apprese dalle «intercettazioni radio»

Secondo quanto diffuso, Gumenyuk ha così affermato: «Dalle intercettazioni radio apprendiamo che gli occupanti stanno avvertendo le navi civili in mare dell’impossibilità di dirigersi verso i porti ucraini», aggiungendo che la forte tempesta degli ultimi giorni ha portato numerose mine russe sulla costa del Mar Nero.

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