Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro

Metto subito le mani avanti: sono ancora attaccata al vecchio pregiudizio «è bellissima, non puoi pretendere che sia anche una cima». Non perché, come a tutti i meno favoriti dalla natura (e ci vuole poco per sentirsi meno favoriti rispetto a Giulia De Lellis), mi piace illudermi che la bellezza fisica sia inversamente proporzionale all’intelligenza e/o alla sensibilità – e non è vero per niente, accidentaccio – ma semplicemente perché chi è bello ci fa già un gran dono essendo bello («la bellezza è superiore all’intelligenza perché non ha bisogno di spiegazioni», diceva Oscar Wilde) e chiedergli anche di essere un maestro di pensiero, un acuto opinion-maker su temi importanti, uno che sa sempre cos’è giusto e cosa no in politica o in economia, e non solo nella beauty-routine o nel lifestyle, è decisamente troppo.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro
Giulia De Lelis a Venezia (Getty Images).

Nell’era ante-influencer non si imponeva a bonazze e bonazzi di difendere gli oppressi o prendere posizioni politiche

Il problema è mio, o meglio, della mia anagrafe: sono cresciuta nell’era ante-influencer, quando effettivamente bonazzi e bonazze alla Giulia De Lellis entravano nella nostra vita quotidiana solo sotto forma di poster appeso in cameretta. Non gli imponevamo, specie se erano femmine, di prendere posizione in politica o di difendere gli oppressi a ogni piè sospinto; per quello, al limite, c’era il poster di Che Guevara. Poi magari succedeva che un sex symbol come Adriano Panatta, campione di uno sport gaberianamente “di destra” come il tennis, andava a giocare la coppa Davis nel Cile di Pinochet (con l’assoluzione preventiva di Berlinguer, pare) per non lasciare il trofeo a una dittatura, e disputava l’ultimo e decisivo match con una proibita maglietta rossa, in segno di dissenso, col rischio di essere squalificato insieme a Paolo Bertolucci. Ma erano entusiasmanti eccezioni che confermavano la regola. E del resto anche oggi gli sportivi godono di una specie di franchigia rispetto all’impegno politico, vedi le star del calcio che per motivi fiscali se ne vanno a giocare in Arabia Saudita alla corte del principe bin Salman alias Segaossa, senza danni irreparabili all’immagine.

Vi indigna Giulia De Lellis in Israele? Il problema è anche vostro
La foto con l’Idf postata da Carlo Gusselli Beretta.

Il tour israeliano con il fidanzato Carlo Gusselli Beretta con l’Idf e l’attacco ai soliti hater

Per questo, e anche perché Giulia De Lellis – influencer da 5 milioni e passa di follower, reginetta di Uomini e donne e bestseller 2019 con Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! – ha l’età di mia figlia, non riesco a schiumare di rabbia come i suoi milioni di fan, davanti alle foto giulive del suo tour israeliano insieme al capo dello Stato Herzog e il fidanzato Carlo Gusselli Beretta, erede della nota dinastia di produttori di armi, manufatti che, a differenza delle corna, non stanno bene proprio su tutto. La coppia ha anche trascorso un giorno con gli uomini dell’Israel Defence Force, le truppe che da quasi un mese stanno seminando morte e distruzione nel campo-profughi palestinese di Jenin, ed è difficile che De Lellis credesse di avere davanti il cast di Fauda. Difficile, ma non impossibile, a giudicare dalla replica postata dall’influencer: «Sono perfettamente consapevole di non avere la preparazione per poter prendere posizione su un tema così complesso e delicato». E, dopo avere correttamente rivoltato la frittata rivendicando per sé il ruolo di vittima dell’odio, come usa oggi, promette di stare «più attenta, sia in ciò che racconto sia nel modo in cui lo faccio». Impegno che andrebbe sottoscritto anche da Chiara Ferragni, che condivideva i suoi bei momenti sullo yacht nel Mediterraneo scambiando il rosseggiare sullo sfondo per un bel tramonto mentre la Sicilia era in fiamme.

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Il messaggio di Giulia De Lellis su Instagram.

A stare «più attenti» non devono essere solo le e gli influencer, ma anche i loro fan: come maître à penser sceglietevi qualcun altro

Assodato che gli e le influencer dovrebbero stare «più attenti», uno sforzo analogo andrebbe richiesto anche ai loro fan. Hanno cominciato a seguire i loro idoli perché sono belli, eleganti e fanno una vita favolosa: benissimo. Vi suggeriscono acquisti, programmi di fitness e consigli di bellezza: meglio ancora. Ma per rappresentare le loro idee in politica e sostenere gli ideali in cui credono, perché non cercano qualcun altro? Avere il coraggio di mostrare i brufoli sul red carpet a Venezia non è di per se garanzia di impavida militanza e di impegno politico e umanitario riguardo alla questione palestinese. No, non è un suggerimento retorico a riprendere in considerazione qualche partito o movimento, per carità, solo a scegliersi altri influencer di riferimento, almeno sul dossier mediorientale. Non si può esigere da Giulia De Lellis la serietà, la profondità e la forza di testimonianza di uno Chef Rubio.

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