Edwin van der Sar è stato dimesso dalla terapia intensiva. L’ex portiere di Ajax e Juventus, quasi due settimane fa, era rimasto vittima di un’emorragia cerebrale. E’ stato lui stesso, attraverso i social, a condividere la speranza di «tornare a casa la prossima settimana».
First of all, we want to thank everyone for all the great and supportive messages.
I’m happy to share that I’m no longer in the intensive care unit. However, I’m still in hospital. I hope to go home next week and take the next step in my recovery! pic.twitter.com/3LSNC72ki0
Al momento del malore, il 52enne si trovava in vacanza su un’isola della Croazia con la famiglia. Nella foto postata sul proprio account social accanto a Edwin van der Sar, sdraiato sul suo letto d’ospedale, si trova la moglie Annemarie: «Sono felice di annunciare che non sono più nell’unità di terapia intensiva. Tuttavia, sono ancora in ospedale. Spero di tornare a casa la prossima settimana e fare il passo successivo nella mia guarigione!».
Se c’è qualcuno che ha il diritto di prendersela per la nuova Biancaneve Disney live-action in cui i sette nani saranno sostituiti da sette non meglio precisati “animali fantastici” sono proprio i nani. Una volta tanto che una megaproduzione hollywoodiana tratta un soggetto che prevederebbe ben sette ruoli per attori dal fisico non conforme, si eliminano sei di quei sette ruoli (perché pare che almeno un nano ci sarà, Brontolo, interpretato da Martin Klebba, già nel cast dei Pirati dei Caraibi). Sei opportunità di lavoro e di carriera in meno, sei occasioni in meno per mettersi in luce, dimostrare le proprie qualità interpretative, magari vincere dei premi, come accadde nel 1984 a Linda Hunt, affetta da nanismo ipofisario, premio Oscar per la migliore attrice non protagonista in Un anno vissuto pericolosamente, dove per di più interpretava un fotoreporter maschio (e si era in pieno edonismo reaganiano).
Peter Dinklage ha innescato un processo grottesco
Credo che nel cahier de doléances degli attori americani in sciopero andrebbe aggiunta anche l’improvvida decisione della Disney, che lungi dall’essere un ossequio al “politicamente corretto” (il nome che i conservatori danno a ogni tentativo di riequilibrare secoli di onnipresenza bianca-etero-androcentrica nella narrazione occidentale del mondo) mi pare esattamente il contrario: anziché includere, esclude. E non si sa nemmeno se il «casting vocale» che la Disney sta effettuando per sostituire la pattuglia dei nani sia, almeno quello, riservato a nani veri. L’aspetto più grottesco di tutta la faccenda è che la falcidie di nani è stata la risposta alla dichiarazione di un attore affetto da acondroplasia (una forma di nanismo): Peter Dinklage, Tyrion Lannister nel Trono di spade.
Contro quel cliché di buffe creaturine dai nomi leziosi
Dinklage, una vita spesa a lottare contro gli stereotipi, in gennaio si era preventivamente scagliato contro la Biancaneve disneyana: sì, molto progressista affidare la parte dell’eroina “bianca come il latte” a un’attrice di origini non wasp, non altrettanto mantenere i sette nani inevitabilmente inchiodati al cliché di buffe creaturine dai nomi leziosi coniato da Walt Disney nel 1937 e detestato da chiunque sia affetto da nanismo. La major californiana emise un virtuoso comunicato in cui rassicurava di avere coinvolto nella lavorazione la «comunità delle persone piccole» proprio per evitare di cadere in stereotipi offensivi. La collaborazione non dev’essere stata molto fruttuosa, se alla fine si è deciso di eliminare sei nani su sette (e gli attori nani se la sono presa con Dinklage). Umanizzare tutti quanti i nani evidentemente era un’impresa superiore alle forze dell’imponente pool di autori Disney.
Disney che ormai da anni non sforna un’idea originale
«Che delusione,» ha osservato sul Guardian l’attrice Kiruna Stamell (poco più di un metro di statura), «ho più probabilità di essere una madre, un’amante, una segretaria, un’avvocata, un’insegnante o una medica nella vita reale che di interpretarne una in un film Disney». E si è chiesta come può un’azienda che non ha imparato a rappresentare i corpi disabili come tutti gli altri assumersi l’arduo compito di rendere umane le più celebri caricature di disabilità che essa stessa ha creato. Detto tutto il male possibile della Disney, incluso il fatto che ormai da anni non sa sfornare un’idea originale ma si limita, in buona sostanza, a trasformare innovativi capolavori dell’arte del Novecento in normali film con attori in carne e ossa e una marea di effetti speciali, veniamo a parlare di chi non è nano né monarchico eppure freme di sdegno all’idea di una Biancaneve che non solo farà a meno di Pisolo e Mammolo, ma si salverà senza bisogno di un principe azzurro.
Amici adulti, guardiamoci in faccia: quanti anni abbiamo?
In genere sono persone grandi o molto grandi, che hanno visto l’ultimo film a cartoni animati quando ancora si poteva fumare in sala e che non hanno figli – altrimenti saprebbero che i ragazzi di oggi magari non hanno un buon rapporto con la realtà, ma rispetto ai prodotti dell’immaginario sono molto più attrezzati e disincantati di noi. Sanno apprezzare sia le fiabe tradizionali sia le loro riletture aggiornate senza trovarci forzature – anzi: per loro ormai la forzatura sarebbe una storia col principe caucasico che salva un impiastro di principessa più bianca di lui dagli incantesimi di una strega apertamente malvagia e non un’ex fata buona resa antisociale dalle persecuzioni subite in gioventù. Amici adulti, guardiamoci in faccia. No, non sto per ripetere l’ovvio, e cioè che le fiabe «classiche» sono state già epurate nell’Ottocento da tutti gli elementi più crudi, che nelle versioni più antiche Cappuccetto rosso veniva mangiata dal lupo punto e basta e le sorelle di Cenerentola si amputavano le dita e si finiva sul patibolo eccetera eccetera. Ma, seriamente, amici adulti: quanti anni abbiamo?
Se siamo così nostalgici, prendiamo esempio dai nostri nonni
Vogliamo davvero fare il piagnisteo per i nanetti di Biancaneve, noi che per anni abbiamo preso per il culo quelli che se li mettevano nel giardino? Vogliamo stracciarci le vesti perché l’ultima Sirenetta Disney non ha la pelle bianca come un filetto di platessa? Pestare i piedi perché l’Augustus Gloop della Fabbrica di cioccolato di Dahl non può più essere «un ciccione», parola che ci fa sempre sbellicare? Se la versione originale dei capisaldi della cultura infantile ci ha reso così come siamo – lamentosi, nostalgici, infantili, paurosi, insofferenti al «politicamente corretto» e al tempo stesso incapaci di trovare argomenti ragionevoli e consistenti per osteggiarlo – allora è proprio ora di cambiarla, quella cultura. Oppure, visto che per noi il passato era sempre e comunque meglio, possiamo prendere esempio dai nostri nonni. Che avevano letto Pinocchio ma non strillavano se Disney trasferiva la vicenda in Tirolo, trasformava la Bambina dai capelli turchini in una biondissima pin-up e metteva in casa di Geppetto un gattino e un pesce rosso mai menzionati da Collodi. Avevano problemi più urgenti da risolvere, e soprattutto avevano il senso del ridicolo.
La procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla vicenda della ex manager di Visibilia Federica Bottiglione. Come riportato da Repubblica, la donna nei mesi scorsi ha raccontato ai militari della Guardia di Finanza di «aver lavorato per il gruppo che faceva capo alla senatrice di FdI, Daniela Santanché, nonostante fosse in cassa integrazione a zero ore, utilizzando i fondi per la Cig durante l’emergenza Covid».
Il fascicolo è «senza ipotesi di reato né indagati»
Secondo quanto appreso da Repubblica da fonti giudiziarie «Il fascicolo seguito dalla pm Maria Gravina e dal procuratore aggiunto Laura Pedio, già al lavoro sugli altri filoni legati alla ministra, è al momento un modello 45» ciò significa «senza ipotesi di reato né indagati». La ministra Santanché, durante la sua relazione in Parlamento, aveva invece escluso che Federica Bottiglione «avesse messo piede in azienda» durante il periodo incriminato. Spetterà agli investigatori della Guardia di finanza chiarire la vicenda.
L’annuncio arriva direttamente da Pippo Marra, l’editore dell’agenzia che quest’anno festeggerà i 60 anni di attività. Davide Desario è il nuovo direttore responsabile dell’Adnkronos. Nato a Roma nel 1971, laureato in Scienze politiche, ha iniziato la sua carriera al Messaggero dove si è occupato di cronaca nera, inchieste e politica. Nel 2013 è diventato caporedattore responsabile della versione web del giornale, occupandosi dello sviluppo delle piattaforme social de Il Messaggero e il progetto MessaggeroTV. Nel 2018 è stato nominato direttore del quotidiano di informazione gratuito Leggo con edizioni a Roma e Milano e del sito internet. E’ stato inoltre nominato presidente della giuria di valutazione della capitale italiana della cultura per l’anno 2025.
Marra: «Lotta alle notizie deliberatamente false»
L’editore dell’agenzia ha dato il suo benvenuto a Desario: «Il suo profilo di giornalista di rango e la sua esperienza nel campo digitale rappresentano il valore aggiunto che serve all’agenzia per portare avanti le sfide di affidabilità e innovazione che hanno caratterizzato i suoi 60 anni di vita e che in questi ultimi anni sono state portate avanti grazie al direttore uscente Gian Marco Chiocci. L’informazione primaria è e resta per noi il compito essenziale anche nell’era del giornalismo digitale. Tuttavia, non possiamo ignorare le sfide che il web ci impone, tanto più in un campo nel quale siamo da sempre all’avanguardia». […] Marra ha concluso affermando che «Il fronte principale rimane quello della lotta senza quartiere alla disinformazione, oltre che alle notizie deliberatamente false che vengono introdotte nel sistema informativo con dei precisi obiettivi di orientamento occulto della pubblica opinione».
Il Trentino-Alto Adige è stato investito da una tempesta con piogge torrenziali e forti venti, che ha messo a rischio la sicurezza buona parte del territorio. Tragedia sfiorata nei pressi del Lago di Carezza: come riporta il Corriere del Trentino, la funivia Laurin I è stata colpita da numerosi alberi sradicati dal vento e si è verificata la caduta di una cabina, che per fortuna non stava trasportando alcun passeggero: l’episodio si è risolto con la sola chiusura dell’impianto.
In provincia di Trento i vigili del fuoco hanno ricevuto oltre 300 chiamate di soccorso
A causa del vento e di alcune piante che si sono abbattute sulle funi, circa 50 persone sono invece rimaste bloccate nelle cabine dell’impianto di risalita che da Predazzo, uno dei centri principali della val di Fiemme, sale sul gruppo del Latemar. «Con il miglioramento delle condizioni meteo, in serata, l’impianto di risalita è stato fatto ripartire e le persone sono state fatte scendere», ha informato il Soccorso Alpino di Moena, intervenuto poi nella notte insieme con i vigili del fuoco lungo la strada che scende dal Passo San Pellegrino per aiutare turisti ed escursionisti a tornare a valle. Tra segnalazioni di allagamenti, ostacoli alla circolazione stradale, rami pericolanti e frane, i vigili del fuoco hanno ricevuto oltre 300 chiamate di soccorso nella sola provincia di Trento.
In Alto Adige le raffiche di vento hanno raggiunti i 104 chilometri orari
Eccezionali le raffiche di vento, con un record di 104 chilometri all’ora nella stazione meteorologica di Salorno, in provincia di Bolzano. Un intero bosco, scrive il Corriere del Trentino, è stato devastato lungo il pendio vicino al confine con l’Austria. La tempesta ha causato danni anche a Bolzano, dove alberi caduti hanno danneggiato veicoli e strutture. Danni significativi poi ai meleti di Lana e dei Laghetti di Egna, colpiti da chicchi di grandine dal diametro di cinque centimetri. Risultano temporaneamente chiuse la linea ferroviaria della Val Pusteria tra Brunico e San Candido, così come la funicolare della Mendola e il trenino del Renon, nel tratto che collega Soprabolzano e Santa Maria Assunta.
Conto alla rovescia per il concerto dei Maneskin a Roma il 20 e il 21 luglio. Sold out per il primo appuntamento mentre per la seconda serata ci sono ancora biglietti disponibili.
C’è grande attesa per le due date della band romana allo Stadio Olimpico. I fan pronti ad arrivare da gran parte dell’Italia si preparano al grande spettacolo di Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio che porteranno sul palco i loro più grandi successi in due ore di show.
La scaletta del 20 e 21 luglio a Roma
Molto probabilmente, considerando le altre date del Loud Kids Tour i pezzi dell’esibizione romana saranno i seguenti:
Gossip
Zitti e buoni
Own my mind
Supermodel
Coraline
Baby Said
Bla Bla Bla
In nome del padre
Beggin’
Timezone
For your love
Gasoline
Torna a casa
Vent’anni
Amandoti
I Wanna Be Your Slave
La fine
Feel
Mark Chapman
Mammamia
Kool Kids
Come anticipato se per la data del 20 luglio i biglietti sono esauriti per il giorno seguente, 21 luglio c’è ancora qualche disponibilità reperibile sul circuito Ticket one. L’apertura dei cancelli è prevista per le ore 19 ed il concerto vero e proprio inizierà alle ore 21. Il tour proseguirà poi con le date di Milano allo Stadio San Siro, il 24 e 25 luglio che chiuderanno il Loud Kids Tour Gets Louder, il secondo dei Maneskin che ha portato in giro per il mondo i successi più significativi della band e il nuovo album Rush! uscito il 20 gennaio 2023 e balzato in pochi giorni in vetta alla classifica in 15 Paesi.
Un record che ha consacrato ancora di più il successo mondiale della band che nella sua carriera vanta 328 certificazioni a livello mondiale, con 18 dischi di diamante, 259 dischi diplatino e 51 dischi d’oro. Tra i prestigiosi riconoscimenti ricevuti dai Maneskin, nel 2022 ci sono il Favorite Rock Song agli American Music Awards con il brano Beggin e il Best Alternative Video agli MTV Video Music Awards per il videoclip di I wanna be your slave, la prima volta in assoluto per un artista italiano.
Mercoledì 19 luglio sarà un’altra giornata bollente per l’Italia. Come anticipato dai metereologi, il nostro Paese sarà interessato anche nelle prossime ore da un anticiclone di origine africana che porterà le temperature a salire ulteriormente. Si tratta dell’ultimo grande aumento del livello della colonnina di mercurio. La situazione dovrebbe poi essere destinata a cambiare a partire dalla prossima settimana.
Ventitré città da bollino rosso per il caldo torrido: si arriverà a punte di 40-45 gradi
Secondo quanto riportano 3bmeteo.com e IlMeteo.it, nella giornata di oggi si potrebbero raggiungere in alcune zone temperature record, fino a punte di 40 o addirittura 45 gradi su regioni come Sicilia, Sardegna e Puglia. Il caldo sarà insopportabile in realtà anche in diverse altre zone del Paese, dove la colonnina di mercurio salirà facilmente sopra i 35-37 gradi. Le città da tenere monitorate e da bollino rosso sono nello specifico Ancona, Bari, Brescia, Bologna, Cagliari, Catania, Civitavecchia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti, Trieste, Roma, Torino, Venezia, Viterbo e Verona. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda Milano e Reggio Calabria, alle quali il ministero della Salute ha assegnato il bollino arancione. L’allerta è dunque alta in gran parte del territorio, particolarmente per le persone anziane e più fragili.
Per l’Inps è possibile richiedere la cassa integrazione con temperature superiori ai 35°
Le alte temperature degli ultimi giorni rappresentano inoltre un rischio per la sicurezza di determinate categorie di lavoratori: dagli operai addetti alla stesura del manto stradale a chi opera nell’edilizia e, più in generale, chi lavora all’aperto. Proprio per questo dal 2017 l’Inps, secondo quanto riportato in un decalogo dell’Inail sul lavoro in caso di alte temperature, prevede la possibilità di richiedere la cassa integrazione ordinaria se si superano i 35 gradi. «Le temperature eccezionalmente elevate (superiori a 35°), che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore, possono costituire evento che può dare titolo alla Cigo», si legge nella circolare 139 del 2017 e nel messaggio 1856 del 2017 dell’Inps che chiarisce le linee guida in casi di eventi meteo estremi. Si possono rilevare «anche le cosiddette temperature percepite» ricavabili, si aggiunge, «dai bollettini meteo, quando le stesse siano superiori alla temperatura reale».
La Rai sta per ricomprarsi l’archivio di La Storia siamo noi, il fortunato programma televisivo di Giovanni Minoli andato in onda dal 2002 al 2013. Si sta dunque per mettere la parola fine a una lunga e travagliata trattativa tra il noto giornalista e la tivù pubblica. Salvo sorprese, la transazione dovrebbe avvenire a una cifra intorno al milione di euro.
Minoli avrebbe potuto vendere quei diritti a un concorrente della Rai
La vicenda ha del paradossale, perché fu proprio la Rai nel 2011 ha cedergli quei diritti: più di 3 mila ore di trasmissione, interviste e servizi storici. Fu l’allora direttore di Viale Mazzini Mauro Masi che, in fase di rinnovo di contratto e come parte integrante di esso, cedette al giornalista quei diritti. Dando di fatto a Minoli la possibilità di rivenderli a chi ne avesse fatto richiesta, magari un concorrete della tivù di Stato.
Salini, all’epoca dei governi pentastellati, intavolò la trattativa
Fu poi Fabrizio Salini, direttore all’epoca dei governi pentastellato, che intavolò con Minoli una trattativa rendendosi conto che la Rai non poteva perdere quel prezioso materiale. Con l’imbarazzo di dover spendere dei soldi per riacquistare una cosa che in passato le apparteneva. Dopo un lungo tira e molla sulle cifre, oggi la lunga trattativa sembra avviata a conclusione: la Rai torna a impreziosire le sue Teche con ore e ore di importanti reportage e testimonianze sulla storia del Paese.
Dopo il ritrovamento del cadavere nel bacino di cava Ongari a Milano, nella serata di martedì 18 luglio, un 32enne peruviano, parente del ventenne scomparso Luis Alberto Ochoa Duenas, ha raccontato la sua versione ai militari del nucleo operativo della compagnia porta Magenta. Secondo quanto dichiarato e come riportato da Adnkronos «Martedì 11 luglio, a causa del forte caldo, era andato insieme a Luis Alberto Ochoa Duenas a fare il bagno in un laghetto» che corrisponde per descrizione a quello del parco delle Cave e dove «il 20enne incapace di nuotare sarebbe annegato».
Attesa per l’autopsia e la comparazione del Dna
La scomparsa di Luis Alberto Ochoa Duenas, 20enne peruviano, era stata denunciata lo scorso 14 luglio alla stazione carabinieri di Milano Moscova. I carabinieri hanno reso noto che il giovane, al momento della sparizione, indossava dei capi di abbigliamento compatibili a quelli del cadavere ritrovato ieri mattina nel parco delle Cave. Per la conferma delle ipotesi occorrerà attendere l’autopsia e la comparazione del Dna.
Massimo Popolizio è nato a Genova il 4 luglio 1961 ed è anche regista teatrale e doppiatore. Nel 2021 l’attore ha vinto un Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista per il film I predatori di Pietro Castellitto.
Massimo Popolizio: la carriera
Popolizo ha studiato all’Accademia nazionale d’arte drammatica, intraprendendo poi negli Anni 80 la carriera di attore teatrale, iniziando nel 1983 una proficua collaborazione artistica con il regista teatrale Luca Ronconi. Nel 1995 ha vinto il suo primo importante premio teatrale, il Premio Ubu come miglior attore per gli spettacoli Re Lear di William Shakespeare e Verso Peer Gynt, ispirato al Peer Gynt di Henrik Ibsen.
Nel corso degli anni Popolizio ha vinto altri importanti premi per le sue interpretazioni a teatro, finché non è approdato in televisione nel 2013. Prima ha recitato in Il clan dei camorristi, dove interpreta Don Palma e nella seconda stagione di Una grande famiglia, dove interpreta il commissario De Lucia.
Per l’attore il successo è arrivato interpretando diverse parti in film importanti come: Romanzo criminale, regia di Michele Placido (2005), Mio fratello è figlio unico, di Daniele Luchetti (2007), Il divo, regia di Paolo Sorrentino (2008), Benvenuto Presidente!, di Riccardo Milani (2013), Il giovane favoloso, regia di Mario Martone (2014), La grande bellezza, regia di Paolo Sorrentino (2013) e Bentornato Presidente, regia di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi (2019).
Come doppiatore Popolizio è famoso per aver dato la voce a: Lord Voldemort nella saga dei film di Harry Potter, di Tom Cruise in Eyes Wide Shut e Scar nel film Il re leone. Nel 1998 ha vinto il Nastro d’argento per il doppiaggio del film Hamlet del regista Kenneth Branagh.
Massimo Popolizio: la vita privata
L’attore si è sposato con l’attrice teatrale Gaia Aprea, figlia del noto pianista e direttore d’orchestra Bruno Aprea. Ora i due si sono separati e non hanno figli. Aprea è nata a Roma nel 1972 si è iscritta all’Accademia nazionale d’arte drammatica, diplomandosi nel 1994.
Dopo alcuni anni di importanti scritture, nel 2000 ha iniziato a collaborare con il Teatro Stabile del Veneto con il regista Luca De Fusco e nel 2004 ha ricevuto il Premio E.T.I Gli Olimpici del Teatro come Miglior attrice emergente. Da lì ha sempre recitato in spettacoli di successo ottenendo nel 2018 un importante riconoscimento: il Premio Le Maschere del Teatro italiano come Miglior attrice protagonista per Sei personaggi in cerca d’autore.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha esteso alle società Fenice e TBS Crew, riconducibili a Chiara Ferragni, il procedimento avviato nei confronti della Balocco per pratica commerciale scorretta in relazione all’iniziativa commerciale denominata “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino”. Lo ha annunciato la stessa autorità garante aggiungendo che oggi mercoledì 19 luglio sono state svolte ispezioni nelle sedi delle due società con il Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
L’istruttoria per pratica commerciale scorretta nei confronti di Balocco era partita lo scorso 14 giugno
L’istruttoria per pratica commerciale scorretta nei confronti di Balocco era partita lo scorso 14 giugno. Secondo l’Antitrust, il modo in cui era stata presentata l’iniziativa targata Ferragni per il Regina Margherita poteva indurre i consumatori a pensare che acquistando i pandori contribuissero alle donazioni in favore dell’ospedale. La società dolciaria, invece, aveva già stabilito l’ammontare della donazione a prescindere dalle vendite.
Gli Stati Uniti sono pronti a introdurre misure restrittive nei confronti del Kirghizistan: questo perché attraverso l’ex repubblica sovietica la Russia sta ottenendo prodotti altrimenti soggetti a sanzioni, come i droni di produzione cinese. Lo scrive il Washington Post. Le misure contro il Kirghizistan potrebbero essere varate entro la fine di luglio.
Dall’inizio della guerra le esportazioni dal Kirghizistan verso la Russia sono aumentate del 151 per cento
Dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina e le sanzioni che ne sono seguite, il commercio tra la Russia e i paesi dell’Asia centrale è cresciuto in modo anomalo, sottolinea il Washington Post. In generale nel corso del 2022 gli scambi commerciali tra la Russia e i Paesi ex Urss di quest’area geografica sono cresciuti del 63 per cento. Nello specifico, le esportazioni dal Kirghizistan verso la la Federazione Russa sono aumentate del 151 per cento.
Dal Kirghizistan passano merci prodotte non solo in Cina, ma anche negli Usa e in Europa
I droni cinesi sono solo una parte dei prodotti che arrivano in Russia tramite il Kirghizistan. Da qui passano infatti merci prodotte, oltre che in Cina, anche nell’Unione europea e negli Stati Uniti. Secondo uno studio, le importazioni dall’Ue sono aumentate di quasi l’80 per cento dall’inizio del conflitto e quelle dagli Usa addirittura del 140 per cento. Nello stesso periodo, il governo kirghiso ha triplicato le importazioni dalla Cina.
L’ambasciata negli Usa ha assicurato che il Kirghizistan è impegnato nella lotta al commercio illegale
L’ambasciata del Kirghizistan negli Stati Uniti, contattata dal quotidiano statunitense per un commento, ha assicurato che il Paese è fortemente impegnato nella lotta al commercio illegale. L’ambasciata ha anche ricordato che la Federazione Russa è da sempre uno dei principali partner commerciali del Kirghizistan e che sul suo territorio vivono circa un milione di cittadini kirghisi.
Mariella Valentini è nata a Milano il 23 giugno 1959 ed è un’attrice. Valentini si è sempre divisa molto tra teatro, televisione e cinema. Recentemente l’attrice si è vista in Nero a metà, serie tv con regia di Claudio Amendola (2022).
Mariella Valentini: la carriera
Valentini si è diplomata all’Accademia dei Filodrammatici sotto la guida di Ernesto Calindri e Teresita Fabbris e ha continuato a fare teatro fin dai primi anni della sua carriera, entrando nella cooperativa teatrale Quelli del Grock guidata da Maurizio Nichetti.
L’attrice è diventata nota al grande pubblico per aver interpretato il personaggio di Giulia Crispi Blasi nella soap opera Vivere dall’autunno 2004 fino alla chiusura nel maggio 2008. Nel 2020 Valentini è ritornata in una soap opera, questa volta Un posto al sole, nel ruolo di Barbara Filangieri.
Durante la sua carriera l’attrice ha partecipato a diversi film, tra i quali: Palombella rossa, regia di Nanni Moretti (1988), Prestazione straordinaria, di Sergio Rubini (1994), In questo mondo di ladri, regia di Carlo Vanzina (2004), La tigre e la neve, di Roberto Benigni (2005), Questo piccolo grande amore, regia di Riccardo Donna (2009) e Boys, regia di Davide Ferrario (2021).
Tra le serie televisive e fiction in cui ha recitato Valentini, ci sono invece: Medicina generale, di Renato De Maria (2007), Un passo dal cielo, regia di Enrico Oldoini (2011), Nero Wolfe, regia di Riccardo Donna (2012), Una pallottola nel cuore, regia di Luca Manfredi (2018) e il film tv Una scomoda eredità, regia di Fabrizio Costa (2022).
Mariella Valentini: la vita privata
Non si conosce molto della vita privata dell’attrice, che non ha nessun account social. Non si è nemmeno a conoscenza se sia single, sposata o divorziata. Nel 2015 Valentini aveva rilasciato un’intervista a TgCom24 dicendo che era stata colpita da un tumore al seno poi superato e che era stato un periodo molto tosto per lei.
Cesare Bocci, è nato a Camerino (Marche) il 13 settembre 1957 ed è un attore e conduttore televisivo. Recentemente ha vestito i panni di conduttore del programma documentaristico Viaggio nella grande bellezza su Canale 5.
Cesare Bocci: la carriera
L’attore ha iniziato la sua carriera a teatro fondando nel 1982 la Compagnia della Rancia di Tolentino, insieme ad altri cinque attori. Nel 1987 Bocci si è trasferito a Roma, continuando a fare teatro, ma anche cinema e televisione. Per l’attore il debutto al cinema è avvenuto nel 1990 nel film L’aria serena dell’ovest per la regia di Silvio Soldini e nello stesso anno ha partecipato alla sit-com Zanzibar.
Il successo di Bocci è arrivato con l’interpretazione di Mimì Augello nella serie tv di successo Il commissario Montalbano nel 1999. Due anni dopo ha recitato anche nella fiction Il bello delle donne, seguita da Commesse (2002), Elisa di Rivombrosa (2003-2005) e nella miniserie tv Giovanni Falcone – L’uomo che sfidò Cosa Nostra, regia di Andrea Frazzi e Antonio Frazzi (2006).
Nel 2012 su Rai 1 Bocci ha recitato accanto a Veronica Pivetti nella fortunata fiction Provaci ancora prof!, mentre nel 2013 ha debuttato come conduttore televisivo nel nuovo programma di Rai 3, Il giallo e il nero. Gli anni seguenti l’attore è tornato al cinema con film come: Benvenuto Presidente!, regia di Riccardo Milani (2013) e in Bentornato Presidente, di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi (2019). Nel frattempo, nel 2018 Bocci è stato concorrente ballerino nella trasmissione di Rai 1 Ballando con le stelle, vincendo in coppia con la ballerina Alessandra Tripoli.
Cesare Bocci: la vita privata
Dal 1993 Bocci è sposato con Daniela Spada,con la quale ha avuto anche una figlia, Mia, nata il 26 marzo 2000. Poco dopo aver dato alla luce la primogenita, il 1 aprile 2000, la moglie Daniela è stata colpita da un ictus: Mia era nata solamente da una settimana. Un neurologo le aveva detto che non avrebbe più camminato, ma Daniela ha ballato con il marito in una delle puntate di Ballando con le stelle. Sulla sua battaglia la coppia ha scritto un libro: Pesce d’aprile.
Caterina Balivo è nata a Napoli il 21 febbraio 1980 ed è una conduttrice televisiva ed ex modella. Nel 1999 Balivo ha partecipato al concorso di Miss Italia, arrivando terza. Ha poi esordito in tv con Fabrizio Frizzi in Scommettiamo che…?
Caterina Balivo: la carriera
La conduttrice dal 2000 ha iniziato a collaborare con Carlo Conti come inviata agli show I raccomandati, Miss Italia Top e Miss Italia Notte. Dal 2003 ha cominciato a condurre Unomattina Estate Weekend e Unomattina Estate…In giardino, approdando poi a Unomattina fino al 2005.
Dal 2005 ha ottenuto il successo con la trasmissione Festa italiana, un varietà pomeridiano di Rai 1. Due anni dopo è la volta di Dimmi la verità, un game show dedicato alle affinità elettive. Nel 2009 ha condotto con Marco Liorni I sogni son desideri.
Balivo dal settembre 2010, dopo la chiusura improvvisa di Festa Italiana, passa a Rai Due, con la trasmissione pomeridiana Pomeriggio sul 2 che ottiene ottimi ascolti. Dopo un periodo di assenza dalle scena dovuto alla maternità, la conduttrice è tornata su Rai 2 con Detto fatto, confermata dal 2013 al 2017. Nel 2018 Balivo ha poi condotto Vieni dame, sempre nel pomeriggio. Nel 2021 la conduttrice è stata giudice del programma Il cantante mascherato in onda su Rai 2 con Milly Carlucci e dal settembre 2022 è approdata a LA7 per condurre nel preserale il game show Lingo – Parole in gioco.
Caterina Balivo: la vita privata
La conduttrice ha avuto una lunga relazione con il dirigente d’azienda Nicola Maccanico, figlio del celebre politico Antonio Maccanico. Il 29 maggio 2012 ha però avuto il suo primo figlio, Guido Alberto, dal manager finanziario Guido Maria Brera. La coppia si è sposata il 30 agosto 2014 a Capri con rito civile e il 16 agosto 2017 è nata la sua secondogenita, Cora.
Il marito di Caterina è anche uno scrittore. Nel 2014 è uscito il libro I diavoli, il primo autobiografico, dove il finanziere italiano Massimo Ruggero che vive a Londra da 20 anni è cresciuto professionalmente dallo spietato uomo d’affari Dominic Morgan. Nel 2020 Sky Italia e Lux Vide hanno prodotto l’omonima serie televisiva con protagonisti Patrick Dempsey e Alessandro Borghi.
Karl Zinny è nato il 12 marzo 1964 ed è un produttore discografico e attore di nazionalità italiana. La madre è l’attrice argentina Victoria Zinny, mentre il padre è il francese Jacques Harvey, padre anche della una sorella minore di Karl, Veronica Kanno ed entrambi sono vissuti insieme alla madre e al secondo marito di lei, l’attore Remo Girone.
Karl Zinny: la carriera
Da ragazzo Karl ha fatto il suo debutto in televisione nel 1979 nella serie tv Racconti di fantascienza, l’hanno segunte invece, ha preso parte al film Eroina, interpretando un giovanissimo tossicodipendente, a fianco di Corinne Cléry e Helmut Berger. Nel 1981 Zinny ha conquistato il primo ruolo da protagonista nel film La disubbedienza di Aldo Lado.
Il suo nome è ricordato soprattutto per le figure di Ken in Demoni (1985) di Lamberto Bava e di Sandro il figlio tossicodipendente di Claudia Cardinale in Atto di dolore (1990), diretto da Pasquale Squitieri (1990) e. Dagli Anni 90 si è poi dedicato interamente al mondo della musica fondando la I Giacobini, la prima agenzia di Hip Hop in Italia. Si è così occupato di organizzare tour di artisti internazionali come Coolio, Warren G, Epmd, Montell Jordan, The Beatnuts.
Nel 2004 Karl ha fondato la società The Beat Production Srl che si occupa di produzione di concerti, management di artisti e produzioni discografiche. Tra gli artisti che ha prodotto e produce: l’Orchestraccia, Edoardo Pesce & The S. Peter Stone’s, Skuba Libre e Chiara Castiglione.
Karl Zinny: la vita privata
Remo Girone, sposato dal 1982 con l’attrice Victoria Zinny, ha condotto con lei nel 1991 un programma tv intitolato Settimo Squillo, dove ha fatto la sua comparsa anche l’allora piccolo Karl. Remo Girone ha cresciuto lui e la sorella Veronica, che attualmente vive in Giappone con il marito Melino e i quattro figli maschi, come fossero suoi figli biologici.
Il direttore generale dell’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, è il nuovo direttore generale Prevenzione del ministero della Salute. Il decreto di nomina era stato inviato nei giorni scorsi alla Corte dei conti. Vaia succede a Gianni Rezza, medico ed epidemiologo.
Chi è Francesco Vaia
Francesco Vaia, 68 anni, laureato in medicina all’università Federico II di Napoli, si è specializzato in statistica sanitaria a Roma. Negli anni, ha accumulato una lunga esperienza come direttore sanitario presso l’istituto Regina Elena e l’istituto San Gallicano, l’azienda ospedaliera iniversitaria policlinico Umberto I di Roma e le asl Roma D, C ed E.
Federico Moccia è nato a Roma il 20 luglio 1963 ed è un regista, sceneggiatore, autore televisivo e scrittore. Moccia è figlio del noto Pipolo (nome d’arte di Giuseppe Moccia) del duo di registi e sceneggiatori Castellano e Pipolo, famosi negli Anni 80.
Federico Moccia: la carriera
Il regista ha esordito sul grande schermo nel 1987 con la commedia sportica Palla al centro, poi ha iniziato a lavorare in televisione. Uno dei primi lavori da sceneggiatore è nel 1986 per la prima stagione de I ragazzi della 3ª C. Moccia però è diventato regista e sceneggiatore per la televisione definitivamente firmando programmi come: Scommettiamo che…?, I cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?, Domenica in e Il treno dei desideri. Nel 1992 Moccia ha scritto Tre metri sopra il cielo, ritornando poi alla regia cinematografica nel 1996 con il film Classe mista 3ª A. In veste di scrittore ha avuto un enorme successo nel 2004 con il libro d’esordio Tre metri sopra il cielo, che è diventato poi anche un successo nella trasposizione cinematografica. Due anni più tardi, nel 2006, è uscito il suo secondo romanzo Ho voglia di te, che è diventato poi un’altra pellicola di successo. Grazie a questo film Riccardo Scamarcio diventa l’idolo delle adolescenti e con il film è nato anche il fenomeno del lucchetto degli innamorati di Ponte Milvio a Roma. L’anno seguente è uscito il terzo libro Scusa ma ti chiamo amore, che nel 2008 è diventato un film con Raoul Bova e Michela Quattrociocche. Nello stesso anno è uscito anche un altro romanzo, Amore 14, diventato anche questo una pellicola. A febbraio 2011 è poi uscito nelle librerie L’uomo che non voleva amare. Moccia è ritornato al cinema come regista con il film Universitari – Molto più che amici il 26 settembre 2013. Nel 2017 invece, lo scrittore ha pubblicato il libro Tre volte te, seguito di Tre metri sopra il cielo e Ho voglia di te. Due anni dopo è uscito il romanzo La ragazza di Roma Nord. Nel 2021 Netflix ha prodotto la serie Summertime, ispirata a Tre metri sopra il cielo.
Federico Moccia: la vita privata
Dal 7 maggio 2012 all’11 giugno 2017, Federico Moccia ha ricoperto la carica di sindaco del comune di Rosello, in provincia di Chieti, paese di cui è originaria la moglie. Il regista e scrittore è sposato con Giulia La Penna, un’autrice televisiva come lui, molto riservata. Moccia ha sempre definito la sua dolce metà la sua musa ispiratrice, che conosce dal 1994, quando lui era uno scrittore e lei una studentessa 22enne. I due si sono sposati nel 2001 e la coppia ha avuto due figli, Alessandro, che è nato nel 2009, e in seguito una bambina di cui non si conosce il nome.
Kasia Smutniak, nome d’arte di Katarzyna Anna Smutniak, è nata a Pila (Polonia) il 13 agosto 1979 ed è un’attrice e modella polacca naturalizzata italiana. Grazie al padre, comandante e futuro generale dell’aeronautica militare polacca, l’attrice ha conseguito il brevetto di pilota.
Kasia Smutniak: la carriera
L’attrice ha iniziato la sua carriera come modella, a circa 17 anni, ha però esordito al cinema in Italia con il film Al momento giusto di Giorgio Panariello nel 2000, proseguendo poi con il grande schermo, dove è ritornata nel 2003 con la pellicola RadioWest, dove ha conosciuto il futuro compagno, Pietro Taricone. L’anno seguente Smutniak è approdata in televisione con Ultimo – L’infiltrato, di Michele Soavi (2004), poi due stagioni della miniserie tv Questa è la mia terra (2006-2008), per la regia di Raffaele Mertes e Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu (2007), regia di Marco Turco. Tra i film più importanti in cui Smutniak ha recitato ci sono: Ora e per sempre, di Vincenzo Verdecchi e 13dici a tavola, regia di Enrico Oldoini, entrambi del 2004, Nelle tue mani, regia di Peter Del Monte (2007), con cui nel 2008 ha poi vinto il Globo d’oro alla miglior attrice rivelazione dell’anno. Nel 2009 sono usciti anche i film Tutta colpa di Giuda, di Davide Ferrario e Barbarossa per la regia di Renzo Martinelli, mentre nel 2010 ha preso parte a From Paris with Love, regia di Pierre Morel e La passione, di Carlo Mazzacurati. Nel 2012 Smutniak è stata la madrina della 69ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Tra i film più famosi a cui l’attrice ha partecipato nel 2014 c’è Allacciate le cinture, regia di Ferzan Özpetek (2014), per il quale ha vinto il Nastro d’Argento come migliore attrice protagonista. Smutniak è ritornata a recitare nel 2016 con il film Benvenuto Presidente! con Claudio Bisio di Riccardo Milani e nello stesso anno ha debuttato su Sky con la serie In Treatment con Sergio Castellitto. Nello stesso anno l’attrice ha recitato nel film successo mondiale, Perfetti sconosciuti, di Paolo Genovese. Nel 2021 ha interpretato Livia Drusilla, la terza moglie dell’Imperatore Augusto, nella serie televisiva italo-britannica Domina e anche nella serie tv Diavoli.
Kasia Smutiank: la vita privata
L’attrice ha conosciuto il futuro padre di sua figlia, Pietro Taricone, sul set del film Radio West e i due sono rimasti insieme finché lui non è morto nel 2010, per un incidente con il paracadute. La figlia Sophie è nata il 4 settembre 2004. Nell’estate del 2011 Smutniak ha iniziato la sua storia d’amore con il produttore cinematografico Domenico Procacci. La coppia si è sposata il 16 settembre 2019 e il 20 agosto 2014 è nato Leone.
Non bastano i buoni propositi e le belle parole su parità di diritti ed equo compenso per il calcio femminile rispetto a quello maschile. Poi, alla prova dei fatti, è ancora parecchio lontana la prospettiva di uno spettacolo che crei un hype paragonabile a quello per le partite dei colleghi uomini. Basta guardare ciò che sta succedendo con il Mondiale femminile 2023 in programma in Nuova Zelanda e Australia. Si parte con Nuova Zelanda-Norvegia all’Eden Park di Auckland, in programma giovedì 20 luglio. Peccato che manchino… i tifosi: fin qui l’evento non ha suscitato negli appassionati l’interesse auspicato da Fifa. Le aspettative su afflusso di pubblico e sold-out sembrano destinate a non realizzarsi.
Infantino: «Non è troppo tardi, abbiamo bisogno di voi»
È per questo che il presidente della Fifa Gianni Infantino ha rivolto un appello ai tifosi durante la conferenza stampa di presentazione del torneo: «Non è troppo tardi, abbiamo bisogno di voi, venite a vedere le partite». E Fatma Samoura, segretario generale della Fifa, ha aggiunto: «Abbiamo ancora biglietti disponibili per la maggior parte delle partite, ma non aspettate fino all’ultimo minuto». In conferenza stampa Infantino è stato molto più misurato rispetto a dicembre del 2022, quando – aprendo a Doha il Mondiale maschile ospitato dal Qatar – aveva detto di sentirsi «qatarino, arabo, africano, gay, omosessuale, disabile, lavoratore migrante», suscitando polemiche per l’ipocrisia di quelle parole. Ad Auckland, invece, ha ammesso semplicemente: «Mi sento stanco per il volo, ma molto felice».
Se non altro, tutto esaurito per Australia-Italia a Sydney
La Nuova Zelanda ospiterà 29 partite in totale, comprese quelle del girone degli Usa, bi-campioni in carica. Ma nei giorni scorsi Jane Patterson, responsabile delle operazioni della Coppa del Mondo in Nuova Zelanda, ha dichiarato che il numero totale di biglietti venduti per le partite nel Paese è stato di poco superiore ai 320 mila, meno di un quarto del totale annunciato mercoledì dalla Fifa. In ogni caso sono stati venduti finora 1,375 milioni di ticket. E almeno per Australia-Italia che si gioca sempre giovedì 20 luglio, ci sarà il tutto esaurito con 80 mila spettatori.