Daily Archives: 12 Luglio 2023

Allerta meteo per temporali 12 luglio 2023: tutte le regioni a rischio

Dopo giorni di caldo e di afa in gran parte dello Stivale, per almeno 24 ore bisognerà fare i conti con importanti temporali che interesseranno diverse regioni italiane, per le quali la Protezione Civile ha diramato nelle scorse ore un’allerta meteo.

Allerta meteo per il 12 luglio: attenzione alta in gran parte del Nord Italia

Sono Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto e Piemonte le quattro regioni sulle quali quest’oggi, 12 luglio, dovrebbero concentrarsi precipitazioni particolarmente intense che potrebbero creare disagi e rischi alla popolazione. Il comunicato rilasciato dalle autorità fa riferimento ad un’allerta arancione per la Lombardia e un’allerta gialla per le altre tre regione, con possibili criticità legate in modo particolare alle zone a ridosso dell’arco alpino. Non è in ogni caso da escludere che rovesci isolati si presentino anche sulle pianure settentrionali adiacenti. Attenzione anche a stasera, quando le precipitazioni a carattere temporalesco dovrebbero raggiungere la valle padana, con manifestazioni localmente anche molto violente. Le perturbazioni porteranno con sé un lieve calo delle temperature, particolarmente al Nord-Ovest.

Instabilità anche per il 13 luglio: le previsioni

Piogge e temporali dovrebbero restare una costante anche per la giornata di domani, giovedì 13 luglio, con un alto rischio di rovesci o forti fenomeni temporaleschi soprattutto al Nord-Est (nella prima parte della giornata è probabile che le piogge interessino anche Liguria e Lombardia). Molto diverso invece è il discorso per quanto riguarda il Centro, dove ci saranno più che altro nuvole in transito, mentre gran parte del Sud Italia sarà caratterizzato da un clima molto soleggiato e da alte temperature. Nonostante le piogge sparse in arrivo, al Nord la colonnina di mercurio dovrebbe sì abbassarsi ma non più di tanto: si prevede infatti un clima afoso con punte di 32-33 gradi.

Alessandro Benvenuti: biografia e carriera dell’attore de I delitti del Barlume

Alessandro Benvenuti, nato a Pelago (Toscana) il 31 gennaio 1950, è un attore, cabarettista, regista, sceneggiatore e musicista. Nel 1972, con Paolo Nativi e Athina Cenci, fondò il trio dei Giancattivi. È noto al grande pubblico per i suoi ruoli in Un fantastico via vai di Leonardo Pieraccioni (2013) e I delitti del Barlume (dal 2014).

Alessandro Benvenuti: biografia e carriera

Dopo lo scioglimento dei Giancattivi nel 1985, l’attore ha partecipato ad un episodio di Professione vacanze e al film Soldati – 365 all’alba. Ha quindi diretto Benvenuti in casa Gori e Zitti e mosca a cui hanno fatto seguito Belle al bar, che affronta temi come la prostituzione e la transessualità, e Ivo il tardivo sull’autismo. Tra le altre pellicole che ha girato vi sono Ritorno a casa Gori (1996, sequel del precedente), I miei più cari amici (1998) e Ti spiace se bacio mamma? (2003). Dagli anni 2000 è comparso, tra gli altri, nei seguenti film al cinema: Commedia sexy, regia di Claudio Bigagli (2001), Concorso di colpa, regia di Claudio Fragasso (2005), Amici miei – Come tutto ebbe inizio, regia di Neri Parenti (2011) e il più recente Va bene così, regia di Francesco Marioni (2021). Dal 2001 al 2005 l’attore è stato direttore artistico del Teatro Puccini di Firenze e nel 2006 è stato nominato direttore artistico del Teatro Dante di Campi Bisenzio. Nel 2013 è diventato il direttore artistico del Teatro Tor Bella Monaca di Roma e dal 2019 lo è dei due teatri di Siena.

Alessandro Benvenuti, tra cinema e vita privata
Alessandro Benvenuti sul set de I delitti del Barlume (Facebook).

Alessandro Benvenuti: la vita privata

Alessandro è sposato da 33 anni con la moglie Chiara dalla quale ha avuto Carlotta, la figlia che lo accompagna nella sua attività e che lui ha definito la sua social media manager, Camilla, che lavora nel campo della produzione cinematografica e infine Teresa, che opera con Medici senza Frontiere nel settore delle risorse umane.

Legge sul ripristino della natura, via libera del Parlamento europeo

Seppur con alcuni emendamenti rispetto al testo della Commissione, è arrivato il via libera dell’Eurocamera alla legge per il ripristino della natura (Nature Restoration Law), progetto mirato al ripristino della biodiversità e al recupero delle aree naturali gravemente compromesse. La legge è passata con 336 voti favorevoli, 300 voti contrari e 13 astenuti. Ora potranno iniziare i negoziati legislativi con il Consiglio. Poco prima lo stesso parlamento aveva bocciato la richiesta di rigetto della legge avanzata dal Ppe e dai gruppi di destra.

Legge sul ripristino della natura, via libera del Parlamento europeo. Greta Thunberg: «La nostra battaglia continua».
Greta Thunberg insieme ad altri attivisti all’esterno del Parlamento Ue (Getty Images).

Greta Thunberg: «La nostra battaglia continua, senza natura non c’è futuro»

«La nostra battaglia continua, senza natura non c’è futuro», ha dichiarato Greta Thunberg ai cronisti dopo il voto favorevole alla legge sulla natura. L’attivista ha poi aggiunto: «È scandaloso che si debba lottare per le briciole, questi problemi non dovrebbero neanche esistere». Così il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans: «È stato un testa a testa, ma cosi è la democrazia. Il parlamento ha un posizione negoziale, ora torniamo a negoziare e andiamo avanti a convincere anche chi non è ancora convito».

Per la prima volta l’Ue avrà una legge in materia non solo protettiva, ma proattiva

«Oggi a Strasburgo festeggiamo una grande vittoria del fronte Progressista, democratico ed ecologista al Parlamento europeo. Gli sforzi delle destre non sono riusciti ad affossare uno dei capisaldi del Green Deal», ha scritto su Twitter la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno. Così Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: «Quella di oggi è una grande vittoria in nome delle generazioni presenti e future».

Legge sul ripristino della natura, via libera del Parlamento europeo. Greta Thunberg: «La nostra battaglia continua».
Il Parlamento europeo, a Strasburgo (Getty Images).

La Nature Restoration Law, come già suggerisce il nome, è un provvedimento unico nella storia della comunità europea, che per la prima volta avrà una legge con una funzione non solo protettiva, ma proattiva. Proteggere la natura esistente è fondamentale ma non basta più: l’obiettivo è ripristinare quella perduta.

 

A Rostov sul Don è in corso il processo ai difensori dell’Azovstal: per l’Ucraina è una farsa

Dopo la fallita marcia su Mosca di Yevgeny Prigozhin e della Wagner, Rostov sul Don torna sotto i riflettori per il processo che si sta tenendo contro i militari della battaglione ucraino Azov in prima linea durante l’assedio di Mariupol. Le prime due udienze del tribunale militare del distretto meridionale si sono svolte il 14 e il 29 giugno. Come riporta la Tass, i militari ucraini sono accusati di azioni volte a «prendere con la forza il potere e modificare l’ordine costituzionale» dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, nonché di «essere membri di un’organizzazione terroristica», così è considerata la Azov dalle autorità russe. Ora rischiano condanne con pene che vanno dai 15 anni di reclusione all’ergastolo.

Alla sbarra solo soldati semplici e otto donne che lavorarono come cuoche all’Azovstal

Come sottolinea il sito ucraino Focus, a Rostov non sono sotto processo i comandanti della brigata, scambiati dalla Russia con il fedelissimo di Putin Viktor Medvedchuk, ma soldati semplici ed ex militari. Tra gli imputati ci sono anche otto donne che hanno lavorato come cuoche durante la battaglia per la difesa dell’acciaieria Azovstal. Almeno due di loro, secondo il sito Babel, non prestavano nemmeno servizio nell’Azov e al momento dell’arresto ricoprivano incarichi civili.  Quasi tutti gli imputati sono stati fatti prigionieri durante i combattimenti a Mariupol. In Aula ne mancavano tre perché ricoverati.

La denuncia di Podolyak: «La Russia responsabile di crimini di guerra» 

Le foto scattate in tribunale il 14 giugno mostrano militari emaciati, rasati e pallidi. Immagini che, come ha scritto Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, provocano «disgusto». «Pubblici ministeri eleganti e giurati con sorrisi brillanti mettono alla prova ragazzi e ragazze simili a scheletri, torturati e imprigionati in campi di concentramento», ha scritto Podolyak. Questi abusi sui combattenti, ha aggiunto, sono «crimini di guerra che dovrebbero essere adeguatamente giudicati dalla Corte penale internazionale». Una condanna alle autorità russe condivisa da Amnesty Internatonal: «Privare i prigionieri di guerra del diritto a un giusto processo è un crimine di guerra. Così come la tortura o trattamenti disumani», ha aggiunto l’organizzazione. Podolyak ha anche assicurato che Kyiv farà il possibile per riportare a casa i militari anche attraverso scambi di prigionieri.

A Rostov sul Don è in corso il processo ai difensori dell'Azovstal: per l'Ucraina è una farsa
Mykhailo Podolyak (Getty Images).

Per gli ucraini si tratta dell’ennesimo processo farsa di Mosca

Il battaglione Azov è una formazione militare ufficiale inserita nella Guardia nazionale ucraina. I suoi combattenti, come ha ricordato a Deutsche Welle il Nobel per la Pace 2022 Oleksandra Matviychuk, capo del Centro ucraino per i diritti umani e le libertà civile, possono dunque essere processati solo per crimini di guerra: «Da questa accusa risulta che la Federazione Russa considera la Guardia Nazionale e tutte le Forze Armate dell’Ucraina come organizzazioni terroristiche», ha fatto notare al giornale tedesco. «E in particolare, le accuse di aver commesso azioni volte a prendere il potere implicano che Mosca considera il territorio ucraino occupato come parte della Russia». Sulla stessa linea Petr Yatsenko, membro dello Staff di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra sotto la Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, che ha definito il tribunale di Rostov semplicemente una messinscena a uso e consumo della propaganda di Mosca. La rappresentante dell’Associazione delle famiglie dei militari dell’Azov, Yevgenia Sinelnik, a Radio Liberty ha ricordato come non sia il primo processo farsa: alla fine dell’estate del 2022 alla Filarmonica di Mariupol erano state realizzate gabbie metalliche per gli imputati ucraini. Quasi come fosse la scenografia di un reality show.

Francia, arriva il bonus anti-spreco per chi ripara vestiti e scarpe

La salvaguardia dell’ambiente passa da consumi inferiori e, soprattutto, dalla diminuzione degli sprechi. Lo sa bene la Francia che punta a ridurre le tonnellate di indumenti gettati via ogni anno dai propri cittadini. Il governo ha deciso di introdurre un bonus rammendo, che partirà già da ottobre e prevede rimborsi di varia natura per i francesi che faranno sistemare vestiti e scarpe invece di portarli in discarica. L’iniziativa godrà di uno stanziamento statale di 154 milioni di euro, dal 2023 al 2028. Il piano quinquennale dei vari ministeri si rivolge non soltanto all’ambiente ma anche agli artigiani, con un possibile beneficio sull’intero comparto.

In Francia arriva il bonus rammendo: dai 6 ai 25 euro per chi fa riparare vestiti e scarpe
Vestiti in una discarica (Getty).

Couillard: «Rimborso dai 6 ai 25 euro»

I rimborsi andranno «dai 6 ai 25 euro», come spiegato da Bérangère Couillard. La segretaria di Stato per l’Ecologia dichiara: «L’obiettivo è sostenere coloro che effettuano le riparazioni. Tutti i laboratori di cucito e i calzolai sono invitati ad aderire al sistema». Quest’ultimo è stato ideato dall’organizzazione Refashion, che gestirà il recupero e il riciclo dei capi da rattoppare, giocando un ruolo centrale nell’intera iniziativa. In Francia si stima che ogni anno i cittadini gettino circa 700 mila tonnellate di indumenti, tra vestiti e scarpe. Due terzi finiscono direttamente in discarica. Il rimborso varierà a seconda del tipo di sostituzione.

Il settore tessile uno dei più inquinanti in Francia

Sempre Refashion, che si pone l’obiettivo di un sistema interamente circolare, per raggiungere una sostenibilità del 100 per cento, ha studiato i consumi francesi. Il settore tessile, per cui il governo porta avanti una riforma avviata nel 2022, è una delle industrie più inquinanti del Paese. Solo nel 2022 si parla di 3,3 miliardi di prodotti, tra vestiti, scarpe e biancheria, immessi sul mercato. La Francia, con la riforma dello scorso anno, punta a una maggiore tracciabilità dei grandi marchi e a sostenere maggiormente le associazioni che si occupano di riciclo e riuso. Una manovra simile è stata varata nei mesi scorsi anche per quanto riguarda la riparazione degli elettrodomestici.

In Francia arriva il bonus rammendo: dai 6 ai 25 euro per chi fa riparare vestiti e scarpe
Scarpe gettate a bordo strada in Sud America: lo spreco di vestiti è una piaga globale (Getty).

Sommergibile Titan, per un minuto i passeggeri hanno capito che stavano per morire

Giorno dopo giorno, mano a mano che proseguono le indagini per cercare di fare chiarezza sugli eventi, emergono nuovi dettagli relativi alla tragedia del Titan, il sommergibile in visita ai resti del Titanic imploso lo scorso giugno nell’oceano Atlantico con cinque persone a bordo.

I passeggeri del Titan avrebbero percepito la gravità dei fatti un minuto prima di morire

La ricostruzione effettuata nelle scorse ore da parte dell’ingegnere spagnolo José Luis Martín è piuttosto agghiacciante. In base all’opinione dell’esperto sembra infatti che la perdita di stabilità del sottomarino possa essere collegata a un guasto elettrico. In un contesto simile, il Titan avrebbe così perso la propulsione necessaria e sarebbe precipitato inesorabilmente verso gli abissi con l’oblò rivolto verso il basso. La struttura sarebbe dunque sprofondata in caduta libera a partire da una profondità di circa 1.700 metri, mentre l’implosione si sarebbe verificata indicativamente a 2.500 metri, a causa del repentino cambiamento di pressione. Per un minuto, 60 interminabili secondi, le cinque persone a bordo avrebbero dunque avuto percezione della tragedia in corso, tutto questo mentre si trovavano immersi nell’oscurità più totale, gli uni ammassati sugli altri. Per Martín, così come per gran parte della comunità scientifica che sta studiando l’incidente, il decesso sarebbe stato immediato al momento dell’implosione del mezzo. «Immagino la paura e l’agonia. Deve essere stato come un film dell’orrore», ha aggiunto, molto turbato, lo studioso iberico.

Al vaglio l’ipotesi di un’indagine penale

Proseguono senza sosta, intanto, le indagini delle autorità al lavoro sul caso per cercare di definire le responsabilità legali dietro al disastro del sommergibile della Oceangate. A proposito, il sovrintendente Kent Osmon, appartenente alla Royal Canadian Mounted Police, ha dichiarato che è stata istituita una squadra di investigatori «allo scopo di determinare se un’indagine penale sarebbe giustificata». Secondo gli esperti, inoltre, le famiglie delle cinque vittime potrebbero intentare cause per negligenza e omicido colposo all’azienda proprietaria del Titan che ha organizzato la spedizione.

Carta solidale, come sapere se si ha diritto allo sconto sulla spesa alimentare

È tutto pronto per il lancio della carta solidale 2023, uno strumento pensato per il sostegno alle persone che si trovano in maggiore difficoltà economica. Si tratta di una card che potrà essere utilizzata per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità dai cittadini che sono stati individuati dall’Inps e dai Comuni di residenza come beneficiari rispetto ai requisiti previsti dalla Legge di bilancio 2023. Le liste sono state già redatte, anche se ancora non è stata data la comunicazione ai soggetti beneficiari.

Carta solidale 2023: cos’è e come funziona

A sostegno della carta solidale 2023 il governo italiano ha stanziato 503 milioni di euro che verranno distribuiti ai beneficiari con delle prepagate PostePay del valore di 382,50 euro ciascuna. La misura sarà una tantum e avrà come destinatari i nuclei familiari che presentano un Isee inferiore a 15 mila euro e che non ricevono altre forme di sussidio (Reddito di cittadinanza, Reddito di inclusione o Indennità di disoccupazione). Attualmente è prevista la distribuzione di 1 milione e 300 mila carte, con le graduatorie che sono state elaborate dai singoli Comuni. Questi ultimi, visti i problemi organizzativi che si erano palesati nel corso delle ultime settimane, possono beneficiare di uno slittamento al 18 luglio per completare le procedure necessarie al riconoscimento della carta. Ogni ente locale, inoltre, potrà decidere come effettuare le comunicazioni – privatamente o tramite pubblicazione sul sito istituzionale – ai beneficiari che coincidono con gli intestatari dell’Isee.

Potrà essere utilizzata per l’acquisto di generi alimentari

Nel momento in cui il beneficiario riceverà la comunicazione relativa alla carta solidale, potrà ritirarla allo sportello postale e, come detto, l’importo caricato sarà di 382,50 euro. Tale valore è uguale per tutti e, per poterne godere, è necessario che l’intestatario effettui un acquisto entro due mesi dalla ricezione. Le somme potranno essere spese in tutti gli esercizi commerciali che vendono generi alimentari, con l’esclusione delle bevande alcoliche e del tabacco.

Ponte sullo Stretto, Webuild nomina De Gennaro presidente del consorzio Eurolink

Webuild ha nominato Gianni De Gennaro nuovo presidente di Eurolink, general contractor costituito da un raggruppamento internazionale di imprese impegnato per la progettazione e la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Nato a Reggio Calabria nel 1948, il prefetto De Gennaro è stato per anni dirigente pubblico e di aziende private.

Ponte sullo Stretto di Messina, Webuild nomina il prefetto Gianni De Gennaro presidente del consorzio Eurolink.
Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo – ex Finmeccanica – dal 2013 al 2020 (Imagoeconomica).

Ex direttore dell’antimafia, era capo della polizia durante i fatti del G8 di Genova

Dopo una lunga carriera in polizia, durante la quale collaborato anche con Giovanni Falcone, svolgendo varie indagini anche a livello internazionale nella lotta a Cosa nostra, nel 1993 ha assunto l’incarico di direttore della Direzione Investigativa Antimafia. Nel 2000 il governo Amato lo ha nominato capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza. Un anno prima dei fatti del G8 di Genova, per i quali la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per non avere prevenuto e punito la tortura da parte delle forze dell’ordine.

Quattro anni alla guida del Dis, sette da presidente di Leonardo (ex Finmeccanica)

Dopo aver lasciato nel 2007 a favore del vice Antonio Manganelli, De Gennaro è stato capo di Gabinetto del ministero dell’Interno, direttore generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (2008-2012) e sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio del governo Monti con delega ai servizi di informazione e sicurezza. A luglio del 2013 è stato poi designato dal governo Letta per il ruolo di presidente di Finmeccanica, successivamente ridenominata Leonardo, incarico ricoperto fino al 2020, anno in cui è diventato poi presidente della Banca Popolare di Bari dal 2020 al 2022. Dal 2013 è inoltre presidente del Centro Studi Americani.

Ponte sullo Stretto di Messina, Webuild nomina il prefetto Gianni De Gennaro presidente del consorzio Eurolink.
Gianni De Gennaro, nominato presidente di Eurolink (Imagoeconomica).

Webuild lo ha scelto per la sua «esperienza istituzionale e di azienda, integrità e trasparenza»

Il consorzio Eurolink, in cui Webuild detiene una quota del 45 per cento, è composto dalla spagnola Sacyr (18,7 per cento), da Condotte d’Acqua (15 per cento), da CMC (13 per cento), dalla giapponese IHI (6,3 per cento) e dal Consorzio ACI (2 per cento). Webuild ha scelto De Gennaro per la sua «esperienza istituzionale e di azienda, integrità e trasparenza sempre orientate ad un approccio di legalità e sicurezza per il Paese».

Pirateria digitale, il Senato approva la legge: siti illegali oscurati in mezz’ora

Via libera alla legge contro la pirateria digitale. Con 140 voti favorevoli, il Senato ha approvato in maniera unanime il disegno di legge che già il 22 marzo scorso aveva ottenuto il sì della Camera, senza alcuna correzione. La lotta al pezzotto, quindi, prosegue. Diverse le misure approvate contro i ladri di partite, spettacoli tv e giornali. Tutte hanno l’obiettivo di non permettere più la diffusione illegale di contenuti editoriali protetti dal diritto d’autore. La norma garantisce, tra l’altro, poteri d’intervento straordinari all’Agcom, il Garante delle comunicazioni, che potrà intervenire d’urgenza già durante la trasmissione live degli eventi, come nel caso della Serie A e dello streaming illegale dei campionati europei, o di film in prima visione.

LEGGI ANCHE: Diritti tv della Serie A, la Lega rifiuta le offerte: proroga per le trattative

Agcom sollevata dall’obbligo di contradditorio

La differenza con il passato è che Agcom, fino all’approvazione della nuova legge, ha avuto l’obbligo di ascoltare le ragioni dei pirati digitali. Adesso il Garante non dovrà attendere il contradditorio, mossa che permette di accelerare i tempi e porterà alla chiusura dei siti illegali entro mezz’ora dalla segnalazione. A segnalare saranno i soggetti lesi. L’esempio principale è sulla Serie A: saranno Sky, Dazn o la Lega a segnalare all’Agcom la presenza di trasmissioni online. I siti saranno fermati bloccando gli indirizzi Ip, in modo tale da non dar modo ai pirati di aggirare il blocco con siti specchio, per replicare lo stesso contenuto. E l’intervento del garante sarà anche a livello di Dsn, cioè il sistema che traduce il nome di un sito in indirizzo Ip.

Il Senato approva la legge contro la pirateria: i siti saranno oscurati in mezz'ora
Antonio Candreva esulta con una telecamera a bordocampo (Getty).

L’Agcom dovrà creare una piattaforma di blocco entro 6 mesi

L’unico problema adesso riguarda la tempistica. Per poter fermare i siti entro mezz’ora dalle segnalazioni l’Agcom dovrà varare una nuova piattaforma tecnologica. Ci vorranno al massimo sei mesi dopo la convocazione di un tavolo tecnico, che il Garante deve invece convocare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge. Parteciperanno anche le società di telecomunicazioni e l’Agenzia per la Cybersicurezza. Si punta a partire con gli stop forzati da inizio 2024. All’interno della legge, inoltre, si parla di finanziamenti in favore dell’Agcom, che sarà sostenuta dallo Stato visti i nuovi compiti e potrà assumere altre 10 persone: un dirigente, otto funzionari e un impiegato.

Il commissario Agcom: «Italia un modello per tutta l’Europa»

Soddisfatto il commissario Agcom Massimiliano Capitano, che nella precedente legislatura aveva firmato una proposta di legge poi ripresa da quella approvata oggi. «Con questa legge», dichiara, «l’Italia diventa un modello per l’Europa nella lotta ad una piaga sociale, economica e culturale. Contrastare sul nascere la pirateria, abbattendo i siti illegali in 30 minuti, serve per proteggere una quota economica rilevante del sistema paese, per tutelare posti di lavoro e per mettere in sicurezza i dati di milioni di cittadini. Chi naviga su siti pirata, oltre a commettere un reato, consegna i dati bancari, sanitari, della domotica domestica e molto altro ad associazioni criminali. Questo aspetto è particolarmente sottovalutato. Con la legge approvata oggi dal Senato, AgCom avrà risorse e poteri ulteriori, è una bella pagina per il nostro Paese».

Il Senato approva la legge contro la pirateria: i siti saranno oscurati in mezz'ora
Un cameraman a bordo campo allo stadio di San Siro (Getty).

Invalsi 2023, i risultati: in italiano e matematica insufficiente uno studente su due

Pessime notizie in arrivo dal Ministero dell’Istruzione, che quest’oggi ha rivelato i risultati dei test Invalsi 2023: si parla di performance degli studenti in generale in netto calo, tutto questo mentre aumentano in maniera considerevole le disparità fra le regioni del Nord e quelle del Sud.

I risultati dei test Invalsi 2023: un livello di istruzione e formazione in netto peggioramento

Tanti passi indietro, pochi passi in avanti: è con queste parole che si potrebbe descrivere il quadro che emerge dai test Invalsi più recenti, dove i ragazzi e le ragazze di tutta Italia hanno dimostrato competenze molto scarse in diverse aree chiave. Si torna dunque ai bassi livelli del 2019, dopo un temporaneo miglioramento registrato nel 2022. Particolarmente drammatici i risultati in materie come matematica e italiano, dove uno studente su due non raggiunge la sufficienza. Si tratta di peggioramenti netti che riguardano soprattutto la primaria, che ha registrato un crollo di 10 punti nonostante fino a poco tempo fa fosse considerata il fiore all’occhiello del nostro Paese. Si tratta di dati che devono portare a serie riflessioni ma che, allo stesso modo, potrebbero in qualche modo essere legati agli strascichi dell’emergenza pandemica, che per più di due anni ha costretto migliaia di studenti e insegnanti a superare i problemi di una didattica ben più complessa rispetto alla norma. I test Invalsi 2023, in aggiunta, hanno evidenziato delle importanti differenze territoriali. I divari si notano già dalla II primaria, sono ancor più evidenti nella V classe e sono legati soprattutto a materie come la matematica e la comprensione dell’inglese. Al momento la Sicilia e la Calabria mostrano le quote più basse di allievi che raggiungono almeno il livello base, mentre diverso è il discorso per Molise, Basilicata e Umbria, dove la quota aumenta considerevolmente.

Il ministro Valditara: «Dati preoccupanti, l’Italia è divisa in due»

A margine della presentazione dei dati degli Invalsi 2023 a Montecitorio, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara non ha potuto fare a meno di manifestare una certa inquietudine rispetto al quadro emerso: «I dati Invalsi relativi alle performance degli studenti italiani confermano un elemento di forte preoccupazione anche se ci sono punti di miglioramento. L’ elemento di preoccupazione è il solito: l’Italia è divisa in due con ragazzi del mezzogiorno fortemente pregiudicati nelle opportunità formative e occupazionali rispetto agli studenti di aree più avvantaggiate del Paese».

Il quadro emerso dai test Invalsi 2023 è preoccupante: la metà degli studenti italiani è insufficiente in matematica e italiano.
Giuseppe Valditara (Getty).

Valditara ha poi approfondito le profonde differenze che dividono il Nord e il Sud del nostro Paese a livello di istruzione, aggiungendo: «In Sicilia, Campania e Calabria vi è un divario rispetto al Nord di 5 punti percentuali in italiano, di 10 punti percentuali in matematica e di 4-5 punti percentuali in inglese. La matematica è fondamentale, è un indicatore di crescita sociale, la lingua inglese è la chiave per accedere all’internazionalità e uno studente che non ha adeguate competenze in questa disciplina è fortemente penalizzato rispetto agli altri compagni».

Manager morto al Giglio: oltre 10 indagati

Dopo l’improvvisa morte di Fabio Cairoli, il manager deceduto nelle scorse ore mentre si trovava all’Isola del Giglio a bordo del suo yatch, stanno emergendo le prime ipotesi sulle possibili responsabilità del decesso.

Oltre 10 indagati per la morte del manager Fabio Cairoli

Sono oltre 10 gli indagati per il decesso del top manager, scomparso l’8 luglio 2023 poche ore dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Orbetello (in provincia di Grossetto) dove era arrivato pochissime ore prima a causa di un malore. Il pubblico ministero attualmente al lavoro sul caso, Carmine Nuzzo, ha notificato avvisi di garanzia a medici, sanitari e infermieri tra cui alcuni tecnici di laboratorio del pronto soccorso che hanno lavorato su due distinti turni all’ospedale di Orbetello. Qui Cairoli si era affidato poco prima di morire per farsi visitare a causa di dolori persistenti al torace e al braccio che non gli davano pace. Nuzzo ha inoltre disposto il sequestro delle cartelle cliniche e dei referti, oltre al risultato degli stessi esami di laboratorio. L’autopsia sul cadavere di Cairoli verrà eseguita venerdì 14 luglio.

Cosa è accaduto le ore prima del decesso 

Dopo il primo malore, accusato il 7 luglio, Cairoli era tornato sul suo yacht Giappa ormeggiato all’isola del Giglio e aveva proseguito la vacanza. Purtroppo il giorno dopo, intorno alle 23, è stato colpito da un attacco cardiaco che gli è risultato fatale. Il nuovo malore, tra l’altro, non era stato anticipato da segnali d’allarme di sorta: la giornata al mare era infatti passata senza particolari problemi e la sera stessa Cairoli aveva trascorso un po’ di tempo in compagnia al ristorante. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte del personale del 118, accorsi immediatamente sul posto dopo l’allarme lanciato da chi era con lui a bordo dell’imbarcazione. Una volta arrivati, i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Il calcio tedesco venduto in Russia tramite Gazprom, alla faccia dell’embargo

Una notizia data per prima dalla Bild in Germania e ripresa trionfalmente dai media russi: la Bundesliga tedesca sarà visibile per almeno altre due stagioni agli appassionati di calcio russi. Così stabilisce l’accordo di vendita per le stagioni 2023-24 e 2024-25. E fin qui la notizia non avrebbe granché di clamoroso, se non fosse per il soggetto che ha finalizzato l’acquisto. Si tratta infatti di Match Tv, un’emittente televisiva tematica il cui proprietario è Gazprom, il potentissimo braccio politico-energetico del regime di Vladimir Putin. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, Gazprom è stata messa al bando dallo sport internazionale, di cui è stata per anni munifico sponsor. Ma evidentemente l’embargo non è così sistematico, o forse c’è che il prolungarsi delle operazioni belliche sta provocando un indebolimento dell’intransigenza verso il potere putiniano. Di certo rimane il forte segnale, che nel caso tedesco è la spia di qualche ipocrisia di troppo.

Il calcio tedesco venduto in Russia tramite Gazprom, alla faccia dell'embargo
Il colosso energetico russo Gazprom (Getty).

Gazprom finanziava l’Uefa e i tedeschi dello Schalke 04

Sono passati i giorni in cui Gazprom era il demonio. L’invasione dell’Ucraina era appena stata consumata e immediatamente il mondo dello sport internazionale cacciava fuori dal proprio perimetro tutto ciò che potesse essere ricondotto sotto le bandiere di Russia e Bielorussia. E non si tratta soltanto di club, rappresentative nazionali e federazioni, ma anche dei generosissimi sponsor. Fra questi proprio Gazprom è il principale. Gazprom finanzia l’Uefa, che rinuncia rapidamente a quei denari. Ma il colosso russo dell’energia è anche da anni sponsor dello Schalke 04, la squadra di cui è tifoso l’ex cancelliere Gerhard Schröder che proprio di Gazprom è diventato consulente dopo l’addio alla politica. Anche il club di Gelsenkirchen deve rinunciare ai denari del colosso russo. Che dal canto suo vede nazionalizzare dal governo tedesco la Sefe, sua filiale in Germania. È ancora una stagione in cui il fronte europeo-occidentale si mantiene compatto nel sostenere le sanzioni contro il regime di Putin e le sue leve di potere. Dal mondo del calcio giunge una presa di posizione forte da parte della Premier League inglese, che a marzo 2022 sospende l’accordo per la trasmissione in Russia delle sue partite. Ma le cose cambiano lentamente e non soltanto in Germania.

Il calcio tedesco venduto in Russia tramite Gazprom, alla faccia dell'embargo
Tifosi dello Schalke 04 contro la guerra in Ucraina: il club ha tolto lo sponsor Gazprom dalle magliette (Getty).

Quell’intreccio russo-tedesco su una raffineria in Siberia

I primi a rompere il fronte sono gli spagnoli. A novembre 2022 si diffonde la notizia che la federcalcio di Spagna (Rfef) ha ceduto i diritti televisivi sulle competizioni per club di sua pertinenza, cioè la Coppa del Re e la Supercoppa. Il periodo coperto è il quinquennio 2022-27 e a aggiudicarsi il pacchetto è Match Tv. Dunque Gazprom, il cui denaro evidentemente non puzza alle narici del presidente federale Luis Rubiales. E una volta aperta la strada, è agevole anche per la Bundesliga inserirsi e rinnovare l’accordo per la vendita dei diritti sul campionato. La notizia giunge anche a poche settimane dall’inchiesta della Ong Global Witness a proposito dei rapporti sospetti fra Gazprom e la tedesca Wintershall, che controllano congiuntamente una raffineria in Siberia e potrebbero avere rifornito le forze armate russe durante il conflitto. Quanto basta per chiedersi se davvero il colosso russo del gas abbia perso forza e influenza sulla Germania.

Il calcio tedesco venduto in Russia tramite Gazprom, alla faccia dell'embargo
Il presidente della federazione calcistica spagnola Luis Rubiales (Getty).

Speciale Chi l’ha visto?, stasera su Rai 3 i casi di Kata ed Emanuela Orlandi

Stasera 12 luglio 2023 ritorna Chi l’ha visto? con uno speciale, come di consueto su Rai 3 alle ore 21.20. Alla conduzione del programma ci sarà sempre Federica Sciarelli e in questa puntata verranno analizzati due casi di cronaca, quello relativo a Emanuela Orlandi e quello della piccola Kata, entrambe scomparse nel nulla rapite forse da ignoti. Le rispettive famiglie continuano a gridare giustizia e chiedono alle autorità di fare il possibile per poter avere nuovi indizi sui casi. Come per le puntate ordinarie, lo speciale Chi l’ha visto? sarà disponibile anche in streaming e on demand sulla piattaforma Rai Play.

Speciale Chi l'ha visto?, questa sera su Rai 3 andrà in onda una puntata extra del programma che indagherà su due casi.
Un poster che ritrae Emanuela Orlandi (Getty Images)

Chi l’ha visto?, le anticipazioni dello speciale in onda stasera 12 luglio 2023 su Rai 3

Il primo caso sul quale si concentrerà la puntata sarà quello di Emanuela Orlandi. Sono passati oltre 40 anni dalla scomparsa della ragazza e sono state fatte molte ipotesi riguardo alla sua sparizione. Negli ultimi tempi, grazie anche a un documentario su Netflix, le indagini si sono riaperte e poche ore fa si sono riaccesi i riflettori sulla presunta pista familiare. Nel dettaglio, la Santa Sede ha reso noti alcuni documenti che coinvolgono lo zio della ragazza, Mario Meneguzzi, morto ormai da molti anni e quindi impossibilitato a difendersi dalle accuse che gli vengono mosse (quelle, cioè, di aver molestato la sorella di Emanuela, la quale ha già smentito). Questa pista escluderebbe quella del Vaticano ed è stata accolta con indignazione da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che da sempre chiede giustizia per la sorella. L’uomo ha espresso tutto il suo disappunto per questa nuova piega delle indagini: «Oggi ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia. Hanno superato il limite». Per questa ragione, nel corso di Chi l’ha visto? ritorneranno a parlare i membri della famiglia Orlandi, esponendo ancora una volta in prima serata le loro convinzioni sul caso.

La seconda vicenda sulla quale si concentrerà lo speciale è quella della piccola Kata. È passato ormai un mese dalla scomparsa della bambina di cinque anni che abitava con la famiglia nell’ex albergo Astor di Firenze. Stando a quanto dimostrano le ultime immagini raccolte dalle autorità, sarebbe uscita poco prima della sua scomparsa dal cancello dell’hotel ma poi sarebbe rientrata poco tempo dopo. Non è ancora chiaro chi l’abbia incontrata durante questo periodo temporale: ci sono diversi sospetti ma ancora poche certezze. La madre della bambina, Katherine Alvarez, è sconvolta e ha voluto lanciare l’ennesimo appello ai microfoni della trasmissione: «Mi rivolgo a chiunque abbia preso mia figlia, anche per errore: liberate Kata o fateci sapere se è ancora viva». Tuttavia, la vicenda sembra essere a un punto morto, non ci sono indizi sulla sua scomparsa e non sono ancora arrivate eventuali richieste di riscatto. La famiglia spera che grazie al lavoro del team di Chi l’ha visto? si possa far luce sul caso.

Lo speciale Chi l’ha visto? come sempre darà anche spazio a segnalazioni, allarmi e annunci da parte delle famiglie delle persone che sono recentemente scomparse sul territorio italiano.

Marica Pellegrinelli: età, fidanzato e biografia dell’ex di Eros Ramazzotti

Marica Pellegrinelli, nata a Bergamo il 17 maggio 1988, è una modella e attrice. Ha debuttato sul grande schermo nel 2006 con il film Sono tornato al Nord di Franco Diaferia e in passato è stata sposata con il cantante Eros Ramazzotti

Marica Pellegrinelli: biografia e carriera

Dopo aver recitato accanto a Diego Abatantuono e Vanessa Incontrada in La cena per farli conoscere di Pupi Avati, nel 2009/2010 è arrivata la sua grande occasione. Ha infatti preso parte al film La versione di Barney di Richard J. Lewis, con Paul Giamatti e Dustin Hoffman, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Sul piccolo schermo è invece apparsa nella serie di successo Don Matteo 7 al fianco di Terence Hill. Nel 2017 Carlo Conti l’ha voluta al suo fianco per la co-conduzione del Festival di Sanremo.

Marica Pellegrinelli, tra carriera e vita privata con Eros Ramazzotti e dopo
Elisa Sednaoui, Eros Ramazzotti e Marica Pellegrinelli ad un evento nel 2017 (Getty Images).

Marica Pellegrinelli: la vita privata

Per quanto riguarda la sua vita privata, nel 2014 ha sposato il cantante Eros Ramazzotti. I due si sono conosciuti durante uno degli appuntamenti con i Wind Music Awards e hanno avuto una lunga storia d’amore, durata 10 anni circa. Dalla loro relazione sono nati i due figli Raffaela Maria e Gabrio Tullio. Dopo cinque anni di matrimonio, la coppia ha deciso di separarsi. Pellegrinelli ha poi frequentato diversi uomini, dall’imprenditore Charley Vezza, che però ha lasciato dopo pochi mesi a Paul Ferrari. Nel 2021 è stata fotografata a Ibiza assieme all’ex calciatore Marco Borriello mentre l’anno seguente i paparazzi l’hanno immortalata per le strade di Milano con Dj Djoko un deejay conosciuto qualche mese prima a Ibiza. Sembra che tra lei e i 37enne sia scattato il colpo di fulmine. Nel 2022 ha dovuto affrontare un tumore all’ovaio da cui, dopo l’operazione, è «uscita molto più forte, lucida e sicura».

Sciopero a Hollywood, pronti a fermarsi gli attori: cosa sta succedendo

Hollywood rischia di paralizzarsi. Sta per scadere il termine per trovare un nuovo accordo fra il sindacato degli attori Sag-Aftra e gli studi di produzione cinematografica, fissato per la mezzanotte del 12 luglio. Qualora anche gli ultimi colloqui non portassero a un risultato, gli attori sono pronti allo sciopero e unirsi alla protesta degli sceneggiatori, in corso dal 2 maggio. Sarebbe la prima volta dal 1960, quando Ronald Reagan, prima di diventare presidente, guidava il sindacato nella lotta contro l’impatto della televisione sul cinema. A rischio dozzine di film e serie tv che potrebbero persino essere del tutto cancellati. Il comunicato del Sag-Aftra: «Siamo impegnati nella negoziazione ed esauriremo ogni opportunità per concludere un accordo».

LEGGI ANCHE: Le ricadute dello sciopero degli sceneggiatori di Hollwood sui lavoratori dello spettacolo

Sciopero a Hollywood, gli streamer chiedono l’intervento di un’agenzia federale

Come riporta l’Hollywood Reporter, il Ceo di Netflix Ted Sarandos, i co-presidenti di Disney Entertainment Dana Walden e Alan Bergman e il capo della Warner Bros-Discovery David Zaslav hanno chiesto e ottenuto la mediazione di un’agenzia federale. Pur avendo acconsentito, il sindacato Sag-Aftra non intende concedere un’ulteriore proroga alle trattative. «Non ci faremo manipolare da questo cinico stratagemma per prendere tempo», si legge in un comunicato sul sito ufficiale. «Vogliamo raggiungere un accordo equo e giusto entro le nostre scadenze». Le due parti hanno sottolineato che manterranno il silenzio stampa fino alla conclusione delle trattative. Se, come ipotizzano i media statunitensi, si arrivasse a un nulla di fatto, lo sciopero degli attori partirebbe già giovedì 13 luglio, paralizzando Hollywood.

Gli attori di Hollywood sono pronti allo sciopero se non si troverà un accordo entro la mezzanotte del 12 luglio. A rischio film e serie tv.
La protesta degli sceneggiatori per le strade di Los Angeles (Getty Images).

Come gli sceneggiatori, anche gli attori chiedono un adeguamento dei salari all’era dello streaming. In base ai contratti in vigore fino al 12 luglio, come ha riportato la Bbc, ogni interprete incassa un compenso dalle repliche in televisione dei suoi film. Diverso il caso per le produzioni online, per cui i ricavi sono inferiori o quasi nulli. Preoccupa inoltre lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. In grado di riprodurre copie perfette degli attori, potrebbe un giorno rimpiazzarli, limitando le opportunità sul set. A tal proposito, il 29 giugno circa 1000 interpreti hanno firmato una lettera aperta in cui si dicevano «pronti allo sciopero se necessario». Fra i promotori anche star del calibro di Jennifer Lawrence, Meryl Streep e Mark Ruffalo.

Da Stranger Things 5 a The Last of Us 2, le serie già posticipate

La lista delle serie tv e dei film sospesi per lo sciopero è già molto lunga. Deadline ha confermato lo stop alla produzione di American Dad a data da destinarsi. Discorso simile per Stranger Things 5 e American Horror Story 12, che aveva già iniziato le riprese a New York prima del 2 maggio. Ferma anche la seconda stagione di Andor, spin off di Star Wars su Disney+. «Ho interrotto il lavoro di scrittura», ha dichiarato il creatore e showrunner Tony Gilroy all’Hollywood Repoter. In attesa di sviluppi anche gli spin-off de Il Trono di Spade di HBO, House of the Dragon 2 e Il cavaliere dei sette regni, oltre alla seconda stagione di The Last of Us. Posticipato al 2024 l’inizio delle riprese di Blade Runner 2099, serie di Prime Video che proseguirà gli eventi del film di Denis Villeneuve. Stop anche allo sviluppo di Emily in Paris 4, Euphoria 3 e Gli anelli del Potere 2.

Lega, il tesoriere Alberto Di Rubba condannato per peculato

Alberto Di Rubba, nominato ad aprile nuovo amministratore federale della Lega, è stato condannato a Milano a due anni e 10 mesi per peculato, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e una confisca di 38 mila euro. Oltre che tesoriere della Lega, Di Rubba è anche ex presidente della Lombardia Film Commission ed ex direttore amministrativo del Carroccio al Senato.

Lega, il tesoriere Alberto Di Rubba condannato per peculato: due anni e 10 mesi, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Alberto Di Rubba.

La condanna in una tranche di indagine scaturita dal caso Lfc

La condanna è arrivata in una tranche di indagine scaturita da quella sul caso Lfc, riguardante la compravendita di un immobile nell’hinterland milanese acquistato da Lombardia Film Commission tra il 2017 e il 2018, con cui sarebbero stati drenati 800 mila euro di fondi pubblici. Il relativo processo aveva già portato a una condanna per Di Rubba e per Andrea Manzoni, ex revisore contabile della Lega alla Camera.

Lega, il tesoriere Alberto Di Rubba condannato per peculato: due anni e 10 mesi, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il Palazzo di Giustizia di Milano (Imagoeconomica).

Nel nuovo filone a carico di nove persone, chiuso a marzo del 2022, a Di Rubba e Manzoni e altri erano stati contestati, a vario titolo, reati fiscali, peculato (solo a Di Rubba) e bancarotta. Manzoni ha scelto il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio assieme ad altri imputati (Pierino Maffeis, Elio e Alessandro Foiadelli e Gabriele Nicoli) con la prima udienza fissata per il 23 novembre davanti alla terza sezione penale.

Motta: canzoni, moglie e biografia del cantautore

Motta, nome d’arte di Francesco Motta, è nato a Pisa il 10 ottobre 1986 ed è un cantautore e polistrumentista. Dal 2006 è tra i fondatori della band Criminal Jokers che fa musica new wave

Motta: biografia e carriera

Il cantautore ha iniziato a studiare musica a 16 anni, prendendo lezioni di batteria, pianoforte e canto. Il gruppo dei Criminal Jokers, partito inizialmente come band incentrata sul busker-punk, ha esordito nel 2010 con This Was Supposed to Be the Future, album prodotto da Andrea Appino, frontman degli Zen Circus. Negli anni seguenti Motta ha suonato come polistrumentista nei concerti di Nada, Zen Circus, Il Pan del Diavolo e Giovanni Truppi. Nel 2013, trasferitosi a Roma, ha cominciato a studiare composizione per film presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma sotto la direzione artistica di Ludovic Bource.

Francesco Motta, carriera e vita privata del cantante
Francesco Motta e Carolina Crescentini alla Mostra del Cinema di Venezia del 2018 (Getty Images).

Il 18 marzo 2016 è uscito il primo album da solista, intitolato La fine dei vent’anni. Due anni dopo ha pubblicato il primo singolo Ed è quasi come essere felice seguito da La nostra ultima canzone, compresi nel secondo album Vivere o morire. Nel 2019 l’artista ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano Dov’è l’Italia, prendendo parte nello stesso anno all’album Faber nostrum, tutto dedicato a Fabrizio De André, con la canzone Verranno a chiederti del nostro amore. Nel 2021 ha composto le musiche originali del film La terra dei figli, pubblicate dalla Decca Records nell’album omonimo, mentre nel 2023 è comparso nella puntata E allora zumba! della serie I delitti del Barlume.

Motta: la vita privata

Dal 2017 il cantante è legato sentimentalmente all’attrice Carolina Crescentini, che ha sposato a Grosseto il 7 settembre 2019. I due sono usciti allo scoperto in occasione del red carpet del film A casa tutti bene baciandosi davanti ai fotografi. La coppia si è sposata da sola a New York, lei vestita con una maglia degli Aereosmith e lui casual. I due non hanno attualmente figli.

Aretha Franklin, il verdetto sull’eredità contesa: valido il testamento del 2014

Deciso il destino dell’eredità di Aretha Franklin. Una giuria del Michigan ha infatti stabilito la validità del testamento scritto a mano dalla regina del soul nel 2014, quattro anni prima della morte per cancro al pancreas, invalidando quello precedente del 2010. Pur senza lasciare alcun documento formale, la cantante ne aveva infatti redatti due di proprio pugno, in cui però differivano le sue volontà sugli esecutori testamentari. A spuntarla sono stati i fratelli Kecalf ed Edward Franklin, rispettivamente secondo e quarto figlio dell’artista, contro il terzogenito Ted Richards, anche noto come Ted White II. «Sono davvero molto felice», ha dichiarato Kecalf a Variety. «Volevo solo che i desideri di mia madre venissero rispettati». Nessun commento invece da parte di Richards.

Aretha Franklin, decisiva la firma dell’artista con una lettera A e uno smile

I due testamenti di Aretha Franklin vennero ritrovati, a poca distanza l’uno dall’altro, nella villa di Detroit nel 2019, un anno dopo la morte della cantante. Il primo, risalente al 2010, si trovava sotto chiave nel cassetto di un armadio. Lì l’artista aveva indicato suo figlio Ted Richards come rappresentante della sua fortuna assieme a una nipote, Sabrina Owen, dato che Kecalf ed Edward avevano bisogno di «studiare economia e prendere un diploma» prima di avanzare ogni richiesta. Il documento del 2014, invece, è stato ritrovato fra i cuscini di un divano. Una versione in cui Ted White non compare più così come qualsiasi menzione alle lezioni per gli altri due figli. Kecalf, co-esecutore assieme al fratello Edward, è indicato anche come erede, assieme ai suoi nipoti, della residenza di Detroit dal valore di 1,2 milioni di dollari.

Decisiva la firma di Aretha Franklin con una lettera A e uno smile. L'eredità andrà così ai figli Edward e Kecalf e non a Ted Richards.
Aretha Franklin in un intervento alle radio Usa del 2014 (Getty Images).

Kecalf ed Edward, tramite i loro legali, hanno sempre sostenuto la validità del testamento del 2014 che, in quanto più recente, intendeva invalidare automaticamente quello più vecchio. Dal canto suo, Ted Richards ha fatto leva sulla mancanza di una firma ufficiale sull’ultimo documento, da interpretare dunque come una semplice bozza. Firma che, come ha spiegato la giuria, è invece presente. Aretha Franklin ha sottoscritto il testamento con una semplice lettera A, al cui interno ha anche disegnato uno smile. «Amo mio fratello con tutto il cuore», ha concluso Kecalf ad Associated Press fuori dal tribunale. «Sono però stati cinque anni molto duri per la mia famiglia». Nell’eredità della cantante anche le future royalties musicali per milioni di euro, gioielli e varie proprietà immobiliari.

Santanchè-La Russa, la villa di Forte dei Marmi comprata e rivenduta in un’ora a un milione in più

Dimitri Kunz d’Asburgo e Laura De Cicco, ovvero il compagno di Daniela Santanchè e la moglie di Ignazio La Russa, si sono resi protagonisti di una compravendita da record in quel di Forte dei Marmi. A riportare la vicenda è il quotidiano Domani: i due hanno hanno acquistato insieme dal sociologo Francesco Alberoni una villa in Versilia, per poi rivenderla meno di un’ora dopo all’imprenditore Antonio Rapisarda, realizzando un guadagno di un milione di euro.

Santanchè-La Russa, la villa di Forte dei Marmi comprata e rivenduta in un'ora a un milione in più dai rispettivi compagni.
Daniela Santanchè e Dimitri Kunz (Imagoeconomica).

I contratti di acquisto e vendita sono stati firmati in due diversi studi notarili

Come ricostruito da Domani, i fatti risalgono al 12 gennaio. Bassissima stagione per il mare, ma sempre buona per fare ottimi affari. Alle 9.20 Kunz e De Cicco, in uno studio notarile, hanno siglato il contratto d’acquisto della villa, venduta da Alberoni per 2,45 milioni. E poi, 58 minuti dopo, presso un altro studio, hanno firmato l’atto di vendita della villa (350 metri quadrati su tre livelli con giardino e piscina), comprata da Rapisarda per 3,45 milioni di euro.

Santanchè-La Russa, la villa di Forte dei Marmi comprata e rivenduta in un'ora a un milione in più dai rispettivi compagni.
Ignazio La Russa e Laura De Cicco (Imagoeconomica).

La compravendita, conclusa a gennaio, aveva preso forma mesi prima

L’affare, spiega Domani, aveva preso forma mesi prima. Il 22 luglio 2022 Kunz e De Cicco avevano infatti firmato un preliminare di vendita con l’avvocata Elisabetta Nasi, procuratrice di Alberoni: disponevano già dal 5 luglio dell’immobile, concesso alla parte acquirente per renderne possibile la manutenzione. Il 7 ottobre era arrivata la firma su un nuovo contratto preliminare con Rapisarda, che aveva versato un anticipo di un milione di euro. Poi il 12 gennaio 2023 la duplice firma, in tempi rapidissimi, presso due diversi studi notarili.

Rapisarda: «La loro fortuna è stata avere un affare del genere tra le mani»

Rapisarda, raggiunto da Domani, ha spiegato che era alla ricerca di una villa in zona da molto tempo e che Kunz non voleva venderla («Ha accettato perché ho insistito»), rivelando inoltre di sapere che quest’ultimo insieme a De Cicco aveva comprato l’immobile per una cifra molto più bassa rispetto a lui: «Gli ho fatto un favore, certamente. Ma non è altro che una classica compravendita. La loro fortuna è stata avere un affare del genere tra le mani». Un favore, ma non fatto con l’intento di aiutare Kunz e la compagna a porre rimedio alla crisi di Visibilia: «Se hanno usato i soldi per sanare non vedo il problema. Per me Dimitri è un amico. Lo conosco da molto prima del rapporto con Santanchè».

L’atleta paralimpica Bebe Vio entra in polizia: «Un’emozione fortissima»

Congratulazioni a Bebe Vio, la celeberrima schermitrice veneta che nella giornata di ieri è riuscita a conquistare un nuovo importante traguardo personale, riuscendo ufficialmente ad entrare a far parte della Polizia di Stato.

Bebe Vio entra nella Polizia di Stato: nascono le Fiamme Oro

Quello celebratosi nella giornata di ieri, martedì 11 luglio, presso la sede del Comitato Italiano Paralimpico (Cip) è stato un evento a modo suo storico, visto che non era mai successo prima che degli atleti paralimpici prestassero giuramento per il corpo di Polizia di Stato. Alla cerimonia, presieduta dal capo del comitato italiano paralimpico Luca Pancalli e dal capo della polizia Vittorio Pisani hanno dunque preso parte, oltre a Bebe Vio, anche gli altri 12 colleghi Jacopo Luchini, Vincenza Petrilli, Monica Boggioni, Carlotta Gilli, René De Silvestro, Antonio Fantin, Giulia Ghiretti, Stefano Raimondi, Simone Barlaam, Andreea Mogos, Edoardo Giordan ed Emanuele Lambertini. Ecco dunque che, a partire da questo momento, nella pianta dell’organico della Polizia di Stato è ufficialmente stata aggiunta anche un’altra sezione, quella delle Fiamme Oro: gli atleti che ne faranno parte avranno dunque un ruolo tecnico-scientifico all’interno della Polizia di Stato e saranno assunti  a tempo indeterminato come agenti tecnici. 

13 atleti paralimpici tra cui Bebe Vio hanno prestato giuramento presso il corpo della Polizia di Stato al Comitato Italiano Paralimpico.
Bebe Vio alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (Getty).

Le immagini della cerimonia e le dichiarazioni di Bebe Vio

Le foto della cerimonia hanno iniziato a spuntare da qualche ora a questa parte sul web tramite i canali social ufficiali del Comitato Paralimpico e sono immediatamente state riprese dall’atleta paralimpica sul suo profilo Instagram. Queste le sue prime parole, a caldo: «È un’emozione fortissima sapere di essere parte di questa grande famiglia. Gridare lo giuro tutti insieme è stato molto bello. Pancalli ha voluto a tutti i costi questa cosa e noi siamo stati i primi a far parte di questo mondo. Non è solo un cambiamento nelle nostre vite, che siamo trattati come atleti olimpici, ma un cambiamento a livello sociale e culturale».

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