L’atleta paralimpica Bebe Vio entra in polizia: «Un’emozione fortissima»

Congratulazioni a Bebe Vio, la celeberrima schermitrice veneta che nella giornata di ieri è riuscita a conquistare un nuovo importante traguardo personale, riuscendo ufficialmente ad entrare a far parte della Polizia di Stato.

Bebe Vio entra nella Polizia di Stato: nascono le Fiamme Oro

Quello celebratosi nella giornata di ieri, martedì 11 luglio, presso la sede del Comitato Italiano Paralimpico (Cip) è stato un evento a modo suo storico, visto che non era mai successo prima che degli atleti paralimpici prestassero giuramento per il corpo di Polizia di Stato. Alla cerimonia, presieduta dal capo del comitato italiano paralimpico Luca Pancalli e dal capo della polizia Vittorio Pisani hanno dunque preso parte, oltre a Bebe Vio, anche gli altri 12 colleghi Jacopo Luchini, Vincenza Petrilli, Monica Boggioni, Carlotta Gilli, René De Silvestro, Antonio Fantin, Giulia Ghiretti, Stefano Raimondi, Simone Barlaam, Andreea Mogos, Edoardo Giordan ed Emanuele Lambertini. Ecco dunque che, a partire da questo momento, nella pianta dell’organico della Polizia di Stato è ufficialmente stata aggiunta anche un’altra sezione, quella delle Fiamme Oro: gli atleti che ne faranno parte avranno dunque un ruolo tecnico-scientifico all’interno della Polizia di Stato e saranno assunti  a tempo indeterminato come agenti tecnici. 

13 atleti paralimpici tra cui Bebe Vio hanno prestato giuramento presso il corpo della Polizia di Stato al Comitato Italiano Paralimpico.
Bebe Vio alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (Getty).

Le immagini della cerimonia e le dichiarazioni di Bebe Vio

Le foto della cerimonia hanno iniziato a spuntare da qualche ora a questa parte sul web tramite i canali social ufficiali del Comitato Paralimpico e sono immediatamente state riprese dall’atleta paralimpica sul suo profilo Instagram. Queste le sue prime parole, a caldo: «È un’emozione fortissima sapere di essere parte di questa grande famiglia. Gridare lo giuro tutti insieme è stato molto bello. Pancalli ha voluto a tutti i costi questa cosa e noi siamo stati i primi a far parte di questo mondo. Non è solo un cambiamento nelle nostre vite, che siamo trattati come atleti olimpici, ma un cambiamento a livello sociale e culturale».

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