A Rostov sul Don è in corso il processo ai difensori dell’Azovstal: per l’Ucraina è una farsa

Dopo la fallita marcia su Mosca di Yevgeny Prigozhin e della Wagner, Rostov sul Don torna sotto i riflettori per il processo che si sta tenendo contro i militari della battaglione ucraino Azov in prima linea durante l’assedio di Mariupol. Le prime due udienze del tribunale militare del distretto meridionale si sono svolte il 14 e il 29 giugno. Come riporta la Tass, i militari ucraini sono accusati di azioni volte a «prendere con la forza il potere e modificare l’ordine costituzionale» dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, nonché di «essere membri di un’organizzazione terroristica», così è considerata la Azov dalle autorità russe. Ora rischiano condanne con pene che vanno dai 15 anni di reclusione all’ergastolo.

Alla sbarra solo soldati semplici e otto donne che lavorarono come cuoche all’Azovstal

Come sottolinea il sito ucraino Focus, a Rostov non sono sotto processo i comandanti della brigata, scambiati dalla Russia con il fedelissimo di Putin Viktor Medvedchuk, ma soldati semplici ed ex militari. Tra gli imputati ci sono anche otto donne che hanno lavorato come cuoche durante la battaglia per la difesa dell’acciaieria Azovstal. Almeno due di loro, secondo il sito Babel, non prestavano nemmeno servizio nell’Azov e al momento dell’arresto ricoprivano incarichi civili.  Quasi tutti gli imputati sono stati fatti prigionieri durante i combattimenti a Mariupol. In Aula ne mancavano tre perché ricoverati.

La denuncia di Podolyak: «La Russia responsabile di crimini di guerra» 

Le foto scattate in tribunale il 14 giugno mostrano militari emaciati, rasati e pallidi. Immagini che, come ha scritto Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky, provocano «disgusto». «Pubblici ministeri eleganti e giurati con sorrisi brillanti mettono alla prova ragazzi e ragazze simili a scheletri, torturati e imprigionati in campi di concentramento», ha scritto Podolyak. Questi abusi sui combattenti, ha aggiunto, sono «crimini di guerra che dovrebbero essere adeguatamente giudicati dalla Corte penale internazionale». Una condanna alle autorità russe condivisa da Amnesty Internatonal: «Privare i prigionieri di guerra del diritto a un giusto processo è un crimine di guerra. Così come la tortura o trattamenti disumani», ha aggiunto l’organizzazione. Podolyak ha anche assicurato che Kyiv farà il possibile per riportare a casa i militari anche attraverso scambi di prigionieri.

A Rostov sul Don è in corso il processo ai difensori dell'Azovstal: per l'Ucraina è una farsa
Mykhailo Podolyak (Getty Images).

Per gli ucraini si tratta dell’ennesimo processo farsa di Mosca

Il battaglione Azov è una formazione militare ufficiale inserita nella Guardia nazionale ucraina. I suoi combattenti, come ha ricordato a Deutsche Welle il Nobel per la Pace 2022 Oleksandra Matviychuk, capo del Centro ucraino per i diritti umani e le libertà civile, possono dunque essere processati solo per crimini di guerra: «Da questa accusa risulta che la Federazione Russa considera la Guardia Nazionale e tutte le Forze Armate dell’Ucraina come organizzazioni terroristiche», ha fatto notare al giornale tedesco. «E in particolare, le accuse di aver commesso azioni volte a prendere il potere implicano che Mosca considera il territorio ucraino occupato come parte della Russia». Sulla stessa linea Petr Yatsenko, membro dello Staff di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra sotto la Direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, che ha definito il tribunale di Rostov semplicemente una messinscena a uso e consumo della propaganda di Mosca. La rappresentante dell’Associazione delle famiglie dei militari dell’Azov, Yevgenia Sinelnik, a Radio Liberty ha ricordato come non sia il primo processo farsa: alla fine dell’estate del 2022 alla Filarmonica di Mariupol erano state realizzate gabbie metalliche per gli imputati ucraini. Quasi come fosse la scenografia di un reality show.

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