Daily Archives: 20 Ottobre 2023

Stefano Dal Corso, riaperta l’inchiesta sulla morte in carcere

Riaperta l’inchiesta sulla morte di Stefano Dal Corso, il detenuto romano di 42 anni trovato morto impiccato nella cella numero 8 del carcere Massama di Oristano il 12 ottobre 2022. È questa la decisione presa dalla procura di Oristano a seguito dell’emersione di nuove prove che testimonierebbero che il decesso possa essere avvenuto a seguito di un’aggressione subita dall’uomo. Una tesi, dunque, diametralmente opposta rispetto a quella ufficiale del suicidio, con la nuova inchiesta che al momento è a carico di ignoti.

Le prove per un’altra verità diversa dal suicidio

Al vaglio della magistratura ci sono nuove prove. In particolare la sorella della vittima, Marisa, avrebbe ricevuto la telefonata di un testimone che l’avrebbe invitata a far eseguire l’autopsia sul corpo del fratello perché qualcuno, come riferito da la Repubblica, «l’ha strangolato con un lenzuolo ed è stata inscenata l’impiccagione». Non si tratta, inoltre, dell’unico episodio controverso legato alla morte del detenuto romano. A marzo 2023, infatti, due fattorini di Amazon avevano recapitato a casa della famiglia Dal Corso un libro in cui risultavano evidenziati i titoli di due capitoli, ovvero «La morte» e «La confessione». La vicenda era stata archiviata dai magistrati come un «macabro scherzo», anche se ci sono molti elementi che non tornano all’avvocato della famiglia, Armida Decina. Tra questi le testimonianze contrastanti, che sarebbero state acquisite in ritardo o addirittura non raccolte, i guasti alle telecamere di sicurezza del reparto di infermeria del penitenziario, la mancata autopsia e le parole dei medici di fiducia della famiglia che riferiscono che i segni sul collo della vittima potrebbero essere compatibili con uno strangolamento. Ora l’inchiesta è stata riaperta e, forse, si potrebbero aggiungere degli elementi nuovi.

La famiglia di Dal Corso non ha mai creduto al suicidio

Sui nuovi sviluppi della vicenda, la legale di fiducia della famiglia Dal Corso, Armida Decina, ha sottolineato che «le testimonianze da sole però non bastano a dimostrare qualcosa. Chiediamo l’autopsia: un esame capace di appurare la verità per la stessa tutela dello Stato». Si cercano, dunque, delle prove ufficiali per dimostrare quello che i familiari di Dal Corso sostengono fin dall’inizio: Stefano non si è suicidato. La sorella ha detto: «Stefano non avrebbe mai fatto una cosa del genere, aveva una figlia di sette anni e gli mancava poco alla fine della pena». Importante è anche il parere espresso da Irene Testa, garante in Sardegna delle persone private della libertà: «Ritengo importante che si effettui l’esame autoptico per chiarire ogni dubbio, nell’interesse di tutti».

Rosanna Banfi: età, marito, figli e malattia dell’attrice

Rosanna Banfi, nome d’arte di Rosanna Zagaria (vero cognome di Lino Banfi), è nata a Canosa di Puglia il 10 aprile 1963 ed è un’attrice. Recentemente ha partecipato come concorrente ai programmi tv Il cantante mascherato e Ballando con le stelle (2022).

Rosanna Banfi: biografia e carriera

Nata in Puglia ma cresciuta a Roma, Rosanna ha frequentato fin da subito numerose scuole e accademie di teatro finché negli Anni 80 ha iniziato a lavorare al cinema nel film Grandi magazzini, regia di Castellano e Pipolo (1986), seguito dal film diretto sempre dai due registi Saint Tropez – Saint Tropez. Sul grande schermo ha recitato anche in Bellifreschi, regia di Enrico Oldoini (1987), accanto al padre e a Christian De Sica, La trasgressione, regia di Fabrizio Rampelli (1988) e i più recenti Ameluk, regia di Mimmo Mancini (2015) e Le frise ignoranti, regia di Antonello De Leo e Pietro Loprieno (2015).

Rosanna Banfi, tra la carriera e la vita privata
Fabio Leoni e Rosanna Banfi nel 2014 (Getty).

Negli Anni 90 e 2000 ha recitato ancora a fianco al padre e non in fiction televisive come Il vigile urbano, regia di Castellano e Pipolo (1989), Un medico in famiglia, registi vari (1998-2016), Compagni di scuola, regia di Tiziana Aristarco e Claudio Norza (2001), Lo zio d’America, regia di Rossella Izzo (2002-2006), Capri, regia di Francesca Marra e Enrico Oldoini (2006-2010), Il commissario Zagaria, regia di Antonello Grimaldi (2011), Provaci ancora prof!, di Rossella Izzo, Tiziana Aristarco, Francesca Marra, Enrico Oldoini, Lodovico Gasparini (2015), È arrivata la felicità, di Riccardo Milani e Francesco Vicario (2015) e Amore pensaci tu, di Francesco Pavolini, Vincenzo Terracciano (2017).

Rosanna Banfi: marito, figli e malattia

L’attrice è sposata con il collega attore e sceneggiatore Fabio Leoni e la coppia ha due figli, Pietro e Virginia. Nel 2009 la famiglia ha dovuto affrontare un periodo difficile, quando Rosanna si è ammalata di tumore al seno, fatto svelato dallo stesso Lino Banfi in un’intervista a La vita in diretta. «Era l’estate 2009. Non mi riconosco in nulla, le mani non sono le mie, le braccia il viso… ecco riconosco gli orecchini. È stata un’estate difficilissima ma, eccomi qua, sono passati 13 anni. La vita ti chiude porte in faccia ma a volte lascia uno spiraglio. Io ho avuto la fortuna di passarci in quello spiraglio e rivedere il sole», ha scritto l’attrice in un post su Facebook nel 2022.

Meteo, il maltempo con il ciclone Medusa: le previsioni del weekend

Una ondata di forte maltempo si abbatterà sull’Italia a partire da venerdì 20 ottobre e per tutto il weekend con il Ciclone Medusa che, come ampiamente previsto dagli aggiornamenti meteo, stazionerà sull’Italia centro-settentrionale nelle prossime ore. Secondo Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, le piogge saranno abbondanti ed intense, specie al Nord-Ovest e sulle coste tirreniche, i venti soffieranno fino a burrasca in prevalenza dai quadranti meridionali e il mare si ingrosserà fino a divenire grosso con onde di 6 metri sul Mar Ligure. Ci saranno anche mareggiate violente tra Liguria e Versilia, localmente su Sardegna, Basilicata e Puglia ionica.

Venti di tempesta, piogge e mareggiate

Il Ciclone Medusa, con le spire disposte su gran parte dell’Europa occidentale e meridionale, favorirà l’approfondimento di un minimo di bassa pressione molto profondo. Questo vortice causerà vento di tempesta, piogge e mareggiate: al contempo, favorirà forti moti temporaleschi, anche a causa della temperatura del mare piuttosto calda e della spinta orografica delle correnti meridionali umide. Nelle prossime ore avremo nubifragi specie su Liguria, Alta Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. Dal pomeriggio di venerdì 20 ottobre il maltempo si sposterà leggermente verso Est, provocando piogge torrenziali specie su Lombardia, zone alpine e prealpine del Triveneto, Liguria di Levante e Toscana. Non sono esclusi fenomeni intensi in spostamento verso Umbria, Lazio e Sardegna, con qualche rovescio frequente e forte anche sul resto del Nord e localmente in Campania. All’estremo Sud le correnti meridionali, associate al Ciclone Medusa, porteranno vento e caldo con picchi di 35 gradi in Sicilia e 33 gradi in Calabria; farà molto caldo anche tra Romagna e Marche a causa dei venti di Garbino, correnti asciutte in discesa dall’Appennino.

Virginia Sanjust cacciata dall’ospedale? «Voleva fare una doccia e le abbiamo detto di no»

Cosa c’è di vero rispetto alla cacciata di Virginia Sanjust di Teulada dal reparto di Psichiatria dell’ospedale San’Andrea di Roma? Stando alle dichiarazioni rilasciate dal nosocomio, sembra che la versione dei fatti raccontata dal figlio dell’ex annunciatrice non corrisponda alla realtà.

«Voleva fare una doccia e le abbiamo detto di no»

In base alle ultime informazioni apparse in anteprima sul Corriere della Sera, entrato in contatto con la struttura ospedaliera, sembra che Virginia Sanjust si fosse presentata al nosocomio chiedendo di poter fare una doccia ma che fosse stata allontanata dai sanitari perché, evidentemente, quello non era il luogo adatto per una simile richiesta. I medici, allo stesso tempo, hanno smentito che Sanjust sia stata «cacciata via e abbandonata al suo destino» come invece aveva dichiarato il figlio Giancarlo Armati. Al contrario, sembra che i sanitari presenti sul posto al momento del suo arrivo l’abbiano tranquillizzata e accolta, pur spiegandole la situazione.

«Era collaborativa, non in una crisi»

Un altro degli elementi da chiarire sarebbe l’effettivo stato mentale della donna quando è giunta presso la struttura per chiedere aiuto. Contrariamente a quanto riferito dal figlio, che aveva parlato di una presunta «crisi psicotica acuta», sembra che l’ex annunciatrice Rai si sia presentata in ospedale «collaborativa, non in una crisi». Stando a quanto riferiscono dalla struttura ospedaliera, pare che i medici si fossero immediatamente prodigati a contattare i familiari della donna, affinché la venissero a recuperare: tuttavia, nessuno avrebbe risposto alle loro chiamate. Il giorno seguente, la donna è poi stata trovata dai carabinieri a Roma mentre rovistava all’interno di una Smart, che era riuscita ad aprire forzando la serratura. «Cercavo soldi perché vivo in strada», si era giustificata.

Perché quello di Meloni e Mediaset su Giambruno è un delitto perfetto

Un delitto perfetto. Un solo vincitore: Giorgia Meloni. Una character assassination che a Mediaset hanno interpretato alla perfezione. Andrea Giambruno, cuore gitano ma testa poco assennata, non è più il compagno della presidente del Consiglio. Che lo ha liquidato con un perfetto e forse lungamente soppesato tweet mattutino, complice l’ultima letale guasconata di Striscia la notizia calata come una pietra tombale sullo sventurato. La maretta tra i due, come conferma la premier, andava avanti da tempo, e nel racconto di chi sapeva Meloni era angustiata dalla sola preoccupazione di tutelare la figlia Ginevra, di trovare il modo per proteggerla da una separazione che avrebbe comportato inevitabilmente un trauma. Ma negli ultimi mesi atteggiamento e comportamenti di Giambruno erano diventati tali che quella che doveva restare una vicenda privata sarebbe fragorosamente diventata pubblica, dunque politica. E lei rischiava di restarne travolta.

Meloni probabilmente era stata informata dell’operazione

Ed è qui che il patto sancito con Marina Berlusconi all’indomani della morte del padre le è venuto in soccorso. Individuando nel programma di Antonio Ricci il perfetto tramite perché, come spesso ricordato, l’autore di Striscia gode a Mediaset di una autonomia e libertà di movimento che ad altri non è consentita. Quindi da quei letali fuorionda l’azienda poteva fintamente prendere le distanze proprio appellandosi all’incontrollabilità del personaggio. Un “a nostra insaputa” suggestivo, ma poco plausibile alla luce di patto tra le due donne: come avallare, trattandosi del compagno della premier, un’operazione che l’avrebbe danneggiata se non, appunto, informandola e ottenendo il via libera?

Perché quello di Meloni e Mediaset su Giambruno è un delitto perfetto
Giorgia Meloni e Marina Berlusconi al funerale di Silvio (Getty).

Giambruno sempre più inviso a Mediaset: quel tweet della Confalonieri…

E questo era il momento di rompere gli indugi, perché Meloni, donna ferita nei sentimenti e compagna umiliata, avrebbe avuto tutti dalla sua parte. In Mediaset ha trovato sponda ma anche terreno fertile. Perché Giambruno era sempre più inviso in azienda per una certa protervia che evidentemente gli derivava dal sentirsi intoccabile, e per le sempre più frequenti uscite balzane di cui i vertici di Mediaset venivano implicitamente chiamati a rispondere. Avvisaglie in questo senso ce n’erano già state del resto. Una delle prime sue sparate, quella contro i catastrofisti del clima, era stata oggetto via social di una piccata reprimenda di Lella Confalonieri, un cognome che dice più del pur importante ruolo ricoperto, vicedirettrice delle news del Biscione.

Ma alla fine sono arrivati i fuorionda, la goccia (per citare un passaggio del testo con cui Meloni lo ha congedato) che ha fatto traboccare il vaso. E che hanno reso la scelta di difendere il conduttore dalle polemiche che lo investivano non più sostenibile. Ecco spiegato il via libera a Ricci e alle sue “Avventure di Giambrunasca”. Ecco il tweet della Meloni che pone fine, oltre che al suo rapporto di coppia, anche a quello dell’ex compagno con Mediaset.

Torino, 16enne morta investita in corso Casale

Tragedia a Torino, dove nella mattinata di venerdì 20 ottobre 2023 una 16enne è stata investita e uccisa da un’auto. La vittima dell’incidente è una ragazza di origini ucraine, che è stata travolta dal mezzo all’altezza del civico 246 su Corso Casale, in zona Madonna del Pilone.

16enne morta investita a Torino

L’investimento è avvenuto poco prima delle 7 del mattino, per la precisione all’angolo tra corso Casale e via Signorelli, dove ci sono le strisce pedonali. In base alle prime ricostruzioni sembra che, al momento dello schianto, a bordo dell’auto (una Volkswagen Bora) ci fosse un uomo che subito dopo essersi reso conto di quello che era accaduto si è fermato per prestare soccorso alla giovane. Sembra inoltre che quando è stata investita la ragazza stesse attraversando la strada, dirigendosi verso la scuola che frequentava. È possibile che la persona alla guida non si fosse resa conto della sua presenza a causa della pioggia battente. Illeso il guidatore del mezzo, mentre la sua auto ha riportato lo specchietto anteriore e il paraurti sinistro rotti e il parabrezza incrinato.

Covid Italia, il bollettino della settimana

Sono 33.841 i casi di Covid-19 registrati in Italia nella settimana 12-18 ottobre, in calo rispetto ai 41.626 della precedente rilevazione. Giù anche gli altri indicatori, secondo quanto emerge dal monitoraggio Istituto Superiore di Sanità – Ministero della Salute. L’incidenza è pari a 58 nuovi casi per 100 mila abitanti, -18,3 per cento rispetto alla settimana precedente (quando era 71). L’incidenza più elevata è stata riportata in Valle D’Aosta (118 casi per 100 mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (3 casi per 100.000 abitanti). La fascia di età più colpita è quella degli over 90, con valori comunque in diminuzione in tutte le fasce d’età. In calo anche l’indice Rt, pari a 0.93 e dunque sotto la soglia epidemica di 1. La settimana precedente il valore era 1.08. La percentuale di reinfezioni è circa il 42 per cento, sostanzialmente stabile.

Stabile la situazione dei ricoveri

Stabile anche la situazione dei ricoveri. Al 18 ottobre l’occupazione dei posti letto in area medica resta limitata, pari al 5,7 per cento, con 3.551 ricoverati, sostanzialmente in linea rispetto alla settimana precedente (5,8 per cento). Resta invariata, rispetto all’11 ottobre, l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 1,3 per cento, con 119 ricoverati. I tassi di ospedalizzazione e mortalità aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia over 90. Anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età.

Covid Italia, il bollettino della settimana. In calo incidenza e indice Rt. Stabili i ricoveri. Eris si conferma la variante predominante.
Operatrici sanitarie effettuano test Covid (Imagoeconomico).

Eris è la variante che circola di più

In base ai dati di sequenziamento disponibili nella piattaforma nazionale I-Co-Gen, nelle ultime settimane di campionamento consolidate (dati al 16 ottobre), si osserva una co-circolazione di ceppi virali ricombinanti Omicron riconducibili a Xbb, evidenzia il bollettino. Tra questi, in accordo con quanto osservato in diversi Paesi, la variante d’interesse Eg.5, ed in particolare Eg.5.1.1, si conferma predominante. Eris si conferma, dunque, la variante che circola di più anche in Italia.

Incendi in Sicilia, decine di roghi nella notte: a Villafranca scuole chiuse

Le temperature calde e il vento di scirocco che stanno interessando la Sicilia in questi giorni hanno causato decine di incendi, coinvolgendo vaste aree provinciali. Le squadre dei vigili del fuoco, insieme al personale della forestale e ai volontari della protezione civile, sono attivamente impegnate nell’azione di soccorso, mentre decine di ettari di macchia mediterranea sono andati distrutti.

La situazione più critica a Villafranca Tirrena: chiuse scuole e strutture sociali

La situazione più critica si riscontra nella provincia di Messina, dove i vigili del fuoco sono impegnati nelle zone di Villafranca Tirrena, Calvaruso, Serro, Saponara, Capo d’Orlando e San Pietro Patti. A Villafranca, sin dalla notte di giovedì 19 ottobre, le fiamme hanno causato danni considerevoli, causando preoccupazione tra la popolazione. Il vasto incendio, che dura da oltre 10 ore, ha portato alla chiusura da entrambe le direzioni dell‘autostrada A20, tra Milazzo e Villafranca Tirrena. Il sindaco di Villafranca Tirrena, Giuseppe Cavallaro, ha deciso di chiudere scuole, asili e strutture sociali per l’intera giornata a causa della gravità della situazione.

Coinvolte anche le province di Caltanissetta, Palermo e l’Agrigentino 

Nella provincia di Caltanissetta la situazione è altrettanto grave, con incendi che hanno colpito contrada Diga Comunelli a Butera, mandando in fumo ettari di macchia mediterranea. Anche altre contrade, come Pietro Leone, piana dei Meloni a Caltanissetta, Valle D’Ambra a Gela, Serra Scarcella a Sutera e Diga Disueri a Mazzarino, sono state interessate da incendi. Le fiamme hanno coinvolto anche la provincia di Palermo, con focolai ad Alia, Caccamo, Monreale e Godrano. Anas fa sapere che anche l’A19 è chiusa allo svincolo Trabia direzione Catania e, probabilmente, verrà chiusa la corsia in direzione Palermo. La situazione più critica si registra a Termini Imerese e comuni come Trabia, Cefalù, Lascari e Campofelice di Roccella hanno deciso di chiudere le scuole. Gli incendi hanno interessato anche l’Agrigentino, con focolai a Calamonaci e Naro, e la contrada Santa Lucia ad Agrigento. Decine di ettari di macchia mediterranea sono andati distrutti.

La Regione ha dichiarato lo stato di crisi ed emergenza

«La costante attenzione alla questione degli incendi, ha portato oggi la giunta regionale a dichiarare lo stato di crisi ed emergenza per il grave rischio incendi dovuto alle eccezionali situazioni meteo-climatiche previste per i prossimi giorni anche a seguito delle raccomandazioni dell’unità di crisi del dipartimento di Protezione civile nazionale». Così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nel suo intervento all’Assemblea regionale mercoledì 18 ottobre.

Rilevato in Australia un segnale radio di 8 miliardi di anni

Un segnale radio di 8 miliardi di anni ha finalmente raggiunto la Terra dopo aver viaggiato nell’Universo. In Australia, un team delle università di Macquarie e Swinburne ha captato un lampo cosmico altrimenti noto come lampo radio veloce (Frb), capace di sprigionare una serie di onde ad alta potenza e velocità. Di origine ancora incerta, questi fenomeni sono stati scoperti per la prima volta solo nel 2007 e potrebbero aiutare gli astronomi a comprendere la composizione dello spazio profondo. Durante il loro viaggio, mettono in risalto la «materia mancante», ciò che si trova nell’area impropriamente definita «vuota» fra due o più galassie. La ricerca, disponibile integralmente sulla rivista Science, secondo gli esperti, «potrebbe anche aprire un nuovo capitolo di studio per rispondere alle grandi domande della cosmologia».

Sprigionato dalla fusione di due galassie, il segnale radio potrebbe aiutare a capire la materia mancante dell'Universo. La ricerca.
Il Very Large Telescope dell’Eso (Getty Images).

Il segnale radio captato in Australia è il più antico di sempre

Il fenomeno in questione, come ha riportato anche la Cnn, è un lampo di onde radio veloci dalla durata di pochi millisecondi, la cui origine non è ancora chiara. In 15 anni di studio, ne sono stati intercettate diverse centinaia provenienti da luoghi molto distanti dello spazio profondo. Quello captato in Australia, tuttavia, è il più antico – e pertanto più distante nella sua origine – di sempre. Denominato Frb 20220610A in quanto rilevato per la prima volta il 10 giugno 2022, è durato meno di un millisecondo ma ha sprigionato un’energia pari a quella che il Sole emette in 30 anni. Sfruttando i radiotelescopi Askap situata a Wajarri Yamaji, nell’Australia occidentale, e quelli dell’European Southern Observatory in Cile, gli esperti hanno determinato una potenziale sorgente del lampo cosmico. «Riteniamo possa venire da un gruppo di galassie in fusione tra loro», ha spiegato il dottor Stuart Ryder della Macquarie University.

Gli scienziati pensano possa trattarsi dell’esplosione di due o tre galassie in procinto di fondersi oppure di dare vita a nuove stelle. La teoria sarebbe pertanto in linea con precedenti studi che suggerivano l’origine dei lampi cosmici nelle magnetar, stelle di neutroni che possiedono un campo magnetico miliardi di volte superiore a quello terrestre. Nel luglio 2022, infatti, una ricerca della British Columbia pubblicata su Nature, pur con le dovute riserve, ipotizzò che un lampo di onde radio veloci vecchio di 1 miliardo di anni potesse provenire dai densi resti di una stella gigante o pulsar. Allo stesso modo delle magnetar, originano segnali simili al raggio lampeggiante di un faro con una frequenza che ricorda il battito cardiaco. Gli esperti hanno però sottolineato come si tratti solo di supposizioni, per la cui verifica occorreranno strumenti ancora in fase di progettazione.

I lampi cosmici potrebbero rivelare i segreti della «materia mancante»

I lampi di onde radio veloci potrebbero aiutare anche a colorare gli spazi bianchi sulla mappa dell’Universo. Alcuni scienziati ritengono infatti che siano l’unico strumento con cui misurare la «materia mancante», gas e altri elementi che si trovano negli spazi vuoti fra due o più galassie, finora sconosciuti. «Riteniamo che sia talmente calda e diffusa da non poter essere vista o captata utilizzando le tecniche finora conosciute», ha sottolineato Ryan Shannon della Swinburne University. «I lampi cosmici possono però vedere il materiale ionizzato anche nello spazio perfettamente vuoto, aiutandoci a misurare ciò che oggi non sappiamo». Una teoria già avanzata nel 2020 dall’astronomo australiano Jean-Pierre Macquart. «È un campo promettente per la ricerca», ha concluso Shannon. «Speriamo di creare una nuova mappa della struttura dell’Universo».

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Novità per WhatsApp: due account diversi sullo stesso dispositivo

Ci sono importanti novità per chi utilizza WhatsApp e ha la necessità di utilizzare in simultanea due account diversi. Il sistema di messaggistica instantanea di proprietà di Mark Zuckerberg è in fase di aggiornamento per dare la possibilità agli utenti di passare da un profilo all’altro utilizzando la stessa app presente su un dispositivo. Questo elemento semplifica, non poco, l’utilizzo per le molte persone che hanno due diversi numeri di telefono e, dunque, due account di WhatsApp.

Mark Zuckerberg mostra come si effettua il passaggio

Sul suo profilo Facebook è stato lo stesso Mark Zuckerberg a mostrare agli utenti come fare per effettuare lo switch da un profilo all’altro. «Passa da un account WhatsApp all’altro: presto potrai avere due account WhatsApp su un telefono all’interno dell’app», queste le parole del patron di Meta messe a corredo di un’immagine che mostra un esempio di passaggio di profilo.

Funzione utile per chi ha due numeri, uno professionale e uno privato

Così come ribadito da Meta, la nuova funzione di WhatsApp è stata pensata soprattutto per chi ha due account, uno professionale ed uno privato, e che fin qui è stato costretto a un doppio telefono o a un passaggio di account sullo stesso dispositivo non sempre agevole. «Questa funzionalità è particolarmente utile per le persone che hanno bisogno di passare da un account all’altro, ad esempio da quello di lavoro a quello personale, che non dovranno più disconnettersi ogni volta, portarsi dietro due telefoni o preoccuparsi di aver inviato un messaggio dall’account sbagliato», dicono da Meta. Quanto alle tempistiche, la stessa società assicura che la nuova funzione dell’app, disponibile al momento solo per chi utilizza Android, «verrà rilasciata nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi».

Dario Buzzolan, chi è il compagno di Luisella Costamagna

Dario Buzzolan, nato a Torino il 12 ottobre 1966, è uno scrittore. Il suo ultimo libro è Perché non sanno, pubblicato nel 2022 da Mondadori. Da diverso tempo è il compagno della giornalista, autrice e conduttrice televisiva Luisella Costamagna, con la quale ha avuto un figlio, Davide.

Dario Buzzolan: biografia e carriera

Laureato in Filosofia a Torino, nella sua carriera di scrittore ha vinto il suo primo premio, il Premio Calvino, nel 1998 con il libro Dall’altra parte degli occhi. Nel 2009 è stato finalista al Premio Strega con il romanzo I nostri occhi sporchi di terra. Lo scrittore è noto come autore della prima traduzione italiana di Following the Equator di Mark Twain (Seguendo l’Equatore, 2010).

Dario Buzzolan, tra carriera e vita privata
Dario Buzzolan (Facebook).

È inoltre autore dei testi teatrali Target (in scena al Festival del teatro europeo di Nizza) e Visita dell’uomo grigio (in cartellone al Teatro Stabile di Torino nel 2001). Critico cinematografico per la carta stampata e la tv,  ha scritto anche saggi sul cinema, fra cui uno su George A. Romero ed è stato consulente del Festival Internazionale del Film di Roma. Ha scritto su diversi periodici, tra cui La Repubblica e Linus. Nel 2002 ha fatto parte della delegazione ufficiale degli scrittori invitati a rappresentare l’Italia al Salon du Livre di Parigi. Nel 2004 e 2005 è stato coautore e conduttore del programma Anni luce in onda su La7. Capo autore del programma Agorà, in onda su Rai 3, dal 2010 al 2017, è stato autore di numerosi programmi televisivi tra cui Le parole della settimana di Massimo Gramellini, M di Michele Santoro e Cartabianca di Bianca Berlinguer.

Luisella Costamagna: età, compagno e figli della giornalista

Luisella Costamagna, nata a Torino il 16 dicembre 1968, è una giornalista, autrice e conduttrice televisiva. Nella sua carriera ha vinto diversi premio in ambito giornalistico, tra cui il Premio Giuseppe Marrazzo come giornalista rivelazione nel 2000 e il Premio Roberto Ghinetti per il reportage Parole come ferite nel 2007.

Luisella Costamagna: biografia e carriera

Laureata in Filosofia, la giornalista si è iscritta all’albo dei giornalisti professionisti nel 2000. Ha iniziato a lavorare in un’emittente locale piemontese, Teletime, conducendo Tg Time. Nel 1996 ha affiancato Michele Santoro nella trasmissione Moby Dick, su Italia 1. Tra il 1999 e il 2000 ha condotto l’edizione serale di Studio Aperto, passando poi alla Rai e tornando a lavorare con Santoro in trasmissioni come Il raggio verde e Sciuscià, insieme a Sciuscià edizione straordinaria. Dal 2004 è tornata a lavorare a Mediaset, su Canale 5 collaborando al Maurizio Costanzo Show.

Luisella Costamagna, tra carriera e vita privata
Luisella Costamagna nel 2011 (Getty Images).

Nel 2007 è sbarcata a La7, prima conducendo Omnibus Estate e poi dal gennaio 2008 Omnibus, cominciando a lavorare come autrice per il programma di Santoro Annozero. Da giugno 2010 al settembre 201 ha presentato insieme a Luca Telese In onda, allontanandosi poi dalla rete e ritornando a lavorare a La7 nel 2012 collaborando per la realizzazione del programma Servizio pubblico. A settembre 2020 fino al 2022 è tornata a Rai 3 per condurre Agorà, al posto di Serena Bortone, diventando nota alla maggior parte del pubblico per la partecipazione e vincita al programma Ballando con le stelle. Nel 2023 la conduttrice è al timone del programma Tango, in onda il martedì alle alle 23:30 su Rai 2 per parlare di politica, economia, cronaca, società e costume senza rinunciare alla leggerezza.

Luisella Costamagna: compagno e figli

La giornalista ha un compagno, lo scrittore Dario Buzzolan, con cui ha avuto un figlio, Davide. Anche lui ha avuto delle esperienze in tv come la conduzione di Anni Luce e l’approfondimento per Agorà.

Il soldato americano fuggito in Nord Corea accusato di diserzione e pedopornografia

Travis King, il soldato americano che il 18 luglio era entrato illegalmente in Corea del Nord attraversando volontariamente la frontiera durante un tour civile nella zona demilitarizzata tra le due Coree (per poi venire successivamente espulso dal Paese eremita) è stato accusato formalmente negli Stati Uniti di otto capi d’imputazione: in primis di diserzione, ma anche di aver sollecitato un’utente di Snapchat a produrre materiale pedopornografico e di aver posseduto un video di quello che sembra essere un minore impegnato in una condotta sessualmente esplicita, scrive Reuters.

Il soldato americano Travis King, fuggito in Nord Corea, è stato accusato di diserzione e pedopornografia negli Stati Uniti.
La zona demilitarizzata al confine tra le due Coree (Getty Images).

La fuga del 18 luglio e l’ingresso in Corea del Nord

Al momento della diserzione, King aveva appena finito di scontare una pena di quasi due mesi in Corea del Sud. Accusato di aggressione, era stato rilasciato in vista del ritorno negli Usa, dove sarebbe stato avviato un provvedimento disciplinare nei suoi confronti. La scorta militare lo aveva accompagnato fino all’ingresso del terminal dell’aeroporto. King poco dopo però se n’era andato, unendosi a un tour guidato diretto alla Joint Security Area, unico punto di contatto diretto tra gli eserciti delle due Coree, varcando poi il confine.

Diserzione ma non solo: le pesanti accuse rivolte a King

Dalla Corea del Nord, King aveva spiegato di essere entrato illegalmente nel Paese per via del trattamento disumano e la discriminazione razziale all’interno dell’esercito americano. In seguito, grazie alla mediazione della Svezia (gli Usa non hanno rapporti diplomatici diretti con il governo nordcoreano) è stato rimpatriato negli Stati Uniti, dove è stato preso in custodia dalle autorità di Washington. King è stato accusato di diserzione, che prevede una pena massima di congedo con disonore, obbligo di restituire tutta la retribuzione percepita e reclusione di cinque anni. Ma non solo. Come riporta Reuters, ci sono pesantissime accuse di pedopornografia. E poi King avrebbe già tentato di fuggire dalla custodia militare statunitense nell’ottobre del 2022. A ciò si aggiungono diverse violazioni del coprifuoco, aggressioni ai commilitoni e il consumo di alcolici in servizio, severamente vietato dai regolamenti dell’esercito.

Sciopero del 20 ottobre 2023: a rischio treni, voli e trasporto urbano

Venerdì 20 ottobre 2023 è previsto uno sciopero nazionale che metterà a rischio il normale funzionamento di bus, treni, aerei, scuole e ospedali. L’adesione alle sigle sindacali di base Cub, Sgb, Si Cobas e Usi-Cit coinvolgerà infatti una vasta gamma di lavoratori, dall’ambito dei trasporti alla sanità e alla scuola. L’obiettivo dei sindacati è quello di «richiamare l’attenzione del mondo del lavoro alle politiche economiche del governo e in particolare per ribadire il più fermo no alle guerre e a tutti i contratti-truffa», oltre che a «rivendicare l’aumento generalizzato dei salari pari all’inflazione, anche attraverso il ripristino del meccanismo della cosiddetta scala mobile».

Le fasce di garanzia dei treni e del trasporto locale

Nelle ferrovie lo sciopero è previsto dalle 21 di giovedì alle 21 di venerdì e riguarderà Fs, Italo e Trenord. Circoleranno regolarmente le Frecce e gli Intercity. Per i treni regionali sono previste le due fasce di garanzia, dalle ore 6.00 alle ore 9.00 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00. Anche il trasporto pubblico locale, autobus, tram e metropolitane saranno interessati dallo stop. A Roma fasce di garanzia da inizio servizio alle ore 8.29 e dalle ore 17.01 alle ore 19.59. A Milano la metropolitana sarà garantita fino alle ore 18.00, mentre bus e tram saranno garantiti da inizio servizio fino alle 8.45, e tra le ore 15.00 e le ore 18.00. A Bologna Tper ha comunicato che i servizi bus non saranno garantiti dalle 8.30 alle 16.30 e dalle 19.30 a fine servizio.

Coinvolti nello sciopero anche aeroporti, autostrade e traghetti

Negli aeroporti i voli garantiti sono quelli in partenza dalle ore 7.00 alle ore 10.00 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00. Per il resto sono già arrivate le prime cancellazioni, con la protesta che coinvolge il comparto dell’handling per il rinnovo del contratto, scaduto da sette anni e che non è quindi più adatto all’attuale congiuntura economica e all’inflazione. E così a Malpensa e Linate sono già stati cancellati 46 voli in partenza. Lo sciopero riguarda anche le autostrade, dalle 22 di giovedì alle 22 di venerdì, e i traghetti per le isole, sempre con la salvaguardia della fascia mattutina e preserale.

Lavoratori dell’ex Ilva bloccano l’autostrada Roma-Napoli

La vicenda dell’ex Ilva di Taranto sembra non trovare mai fine. Nella mattinata di venerdì 20 ottobre 2023, un gruppo di lavoratori dell’impianto ha infatti deciso di occupare in segno di protesta l’autostrada Roma-Napoli all’altezza dell’area di servizio Frascati Est. Così come chiarito dalle rappresentanze sindacali, il blocco è un atto collegato alla manifestazione indetta per lo stesso giorno dai dipendenti dell’azienda contro la gestione Arcelor Mittal.

I lavoratori chiedono un intervento del governo

Il sindacato Usb, attraverso i suoi rappresentanti, chiede con il blocco in autostrada e lo sciopero un intervento «da parte della presidente Meloni e del ministro Urso, che vengano finalmente ad ascoltare i lavoratori dell’ex Ilva e che le facciano proprie, terminando le trattative con soggetti privati che non hanno altro interesse che speculare sulle vite dei tarantini e dei lavoratori». I problemi relativi alla continuità aziendale dell’ex Ilva di Taranto erano stati segnalati nei giorni precedenti anche dal presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, che alla commissione Attività produttive della Camera aveva riferito di «problemi urgentissimi da affrontare immediatamente». Per il presidente, che già da diverso tempo ha rimesso il suo mandato nella mani del governo, ha avvertito che la fornitura del gas all’azienda potrebbe terminare a breve e, dunque, è necessario intervenire. «Serve una caparra di circa 100 milioni al fornitore ma la società non è in grado di pagare», ha detto Bernabé che ha anche rimarcato «che la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile» anche l’attivazione di una fornitura commerciale. Alla base della crisi ci sono dunque delle ragioni economiche, con l’azienda che non riesce ad accedere al finanziamento sui mercati, con il sistema bancario non più disposto a fornire fondi all’ex Ilva. «Senza accesso al credito bancario la società si spegne per consunzione», ha precisato il presidente di Acciaierie d’Italia, sottolineando che l’ex Ilva ha un fabbisogno di capitale circolante di 2 miliardi di euro.

Il bilancio federale 2023-25 mostra che la Russia si prepara a una lunga guerra in Ucraina

Le spese record per la difesa, contenute nel progetto di bilancio federale per i prossimi tre anni, dimostrano che il Cremlino non ha intenzione di porre presto fine alla guerra in Ucraina: al contrario. Per la prima volta nella storia moderna, Mosca spenderà il 6 per cento del prodotto interno lordo in ambito militare, più che nel welfare. La guerra contro Kyiv (e l’Occidente) non è solo la principale priorità della Russia di Vladimir Putin: ormai è anche il principale motore della sua crescita economica.

Il bilancio federale 2023-25 mostra che la Russia si prepara a una lunga guerra in Ucraina: il budget per le spese militari.
Rublo russo (Getty Images).

Il bilancio prevede ricavi aumentati di un terzo e deficit allo 0,8 per cento

Il nuovo bilancio prevede che i ricavi aumenteranno immediatamente di 9 mila miliardi di rubli, per un ammontare complessivo di 35 mila miliardi, circa 340 miliardi di euro. Un terzo delle entrate dovrebbe provenire dal settore energetico. Anche le spese aumenteranno, anche se in modo meno significativo: 6,7 mila miliardi di rubli, per un totale di 36,6 mila miliardi (circa 360 miliardi di euro). Questo significa che il deficit di bilancio – almeno secondo i piani del governo – dovrebbe diminuire in modo significativo, dal 2 per cento del Pil previsto nel 2023 allo 0,8 per cento nel 2024.

Il bilancio federale 2023-25 mostra che la Russia si prepara a una lunga guerra in Ucraina: il budget per le spese militari.
Riparazione di un T-34 russo (Getty Images).

La spesa militare russa aumenterà del 68 per cento per cento nel 2024

La Russia prevede di aumentare la sua spesa militare del 68 per cento per cento nel 2024, arrivando all’equivalente di 106 miliardi di euro. Sebbene non rappresenti il 12-17 per cento del Pil che l’Unione Sovietica stanziava al culmine della Guerra Fredda, è paragonabile alla spesa Usa negli Anni 80. L’attuale picco di spesa ha le sue origini nel 2011, quando il Cremlino ha intrapreso un programma di riarmo da 200 miliardi di euro, della durata di nove anni. La maggior parte della spesa per la difesa russa sarà destinata alla produzione di attrezzature militari, ai pagamenti destinati ai soldati feriti in Ucraina e alle famiglie dei militari morti al fronte. Una parte della spesa verrà “divorata” dall’inefficienza di lunga data del settore e dalla non redditività di molte delle sue aziende, come il conglomerato statale della difesa Rostec, che nel 2023 ha ricavato meno entrate dalla vendita di armi e attrezzature militari rispetto al 2020 e l’agenzia spaziale Roscosmos, che ha chiuso il 2022 con pesanti perdite.

Il bilancio federale 2023-25 mostra che la Russia si prepara a una lunga guerra in Ucraina: il budget per le spese militari.
Vladimir Putin (Getty Images).

L’impennata delle uscite sarà finanziata dalla svalutazione del rublo

Il Cremlino non solo si prepara a una guerra prolungata in Ucraina, ma sta anche ottenendo benefici da tale scenario. Notevole infatti la crescita dei settori legati allo sforzo bellico, dai trasporti (+66,7 per cento) ai dispositivi di navigazione (+72,4 per cento), fino alle apparecchiature elettriche (+29,5 per cento) e agli indumenti protettivi (+40,4 per cento). Nel settore delle armi, la crescita a luglio si è attestata sul 5 per cento. La produzione della difesa funziona a pieno regime e la maggior parte delle industrie del settore civile è tornate ai livelli di produzione prebellici. La Russia ha (almeno ufficialmente) un tasso di disoccupazione molto basso, attorno al 3 per cento. Nonostante gli impegni di spesa, il ministero dello Sviluppo Economico prevede un aumento dell’inflazione solo del 4,5 per cento nel 2024 e una crescita del Pil del 2,3 per cento. L’impennata delle uscite per la difesa, prevista nel bilancio, sarà in gran parte finanziata attraverso la graduale svalutazione del rublo, spiega su Carnegie Politika l’ex funzionaria della Banca centrale russa Alexandra Prokopenko. Il processo è già ben avviato.

L’economia russa sta finendo nella trappola della guerra perpetua

Premesso che l’aumento della produttività è prevista ma non certa, una spesa così sbilanciata verso i bisogni militari (a sfavore del welfare) può essere sostenibile solo se lo Stato è in guerra. Puntando tutto sullo sforzo bellico, il Cremlino sta spingendo l’economia nella trappola della guerra perpetua: se da un lato sarà sempre più difficile per lo Stato finanziare i combattimenti in Ucraina senza causare un peggioramento del tenore di vita dei cittadini, dall’altro un taglio delle spese militari porterebbe inevitabilmente a uno shock strutturale che richiederà molto tempo per essere superato. In ogni caso, a pagarne il prezzo saranno i russi. Per questo Mosca ha tutto l’interesse a continuare la sua “operazione speciale militare”: in fondo, anche se i combattimenti diventassero meno intensi o si giungesse a uno stallo, il denaro già stanziato servirebbe per ricostituire gli arsenali militari che hanno cominciato a svuotarsi il 24 febbraio 2022.

La volta buona con Caterina Balivo: ospiti e anticipazioni del 20 ottobre 2023

Ultimo appuntamento settimanale, venerdì 20 ottobre 2023, con La volta buona, il programma condotto da Caterina Balivo dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00 su Rai 1. Gli ospiti di oggi sono Luisella Costamagna e Rosanna Banfi insieme al marito Fabio Leoni. Durante la trasmissione si susseguiranno anche momenti di divertimento e il racconto di storie di gente comune, così come l’attualità.

Chi è Luisella Costamagna

Giornalista, autrice e conduttrice televisiva, Costamagna ha esordito in una piccola televisione locale piemontese, Teletime, per cui ha condotto Tg Time. Nel 1996 ha iniziato la sua collaborazione con Michele Santoro per la trasmissione Moby Dick, su Italia 1, poi tra il 1999 e il 2000 ha lavorato anche all’edizione serale di Studio Aperto. Nel 2001 è tornata a lavorare con Santoro alla Rai con i programmi Il raggio verde e Sciuscià. Dopo qualche anno di collaborazione con Maurizio Costanzo per il Maurizio Costanzo Show, nel 2008 ha cominciato a condurre Ominbus su La7 e nel 2010 In onda con Luca Telese. Dal 2020 al 2022 ha condotto il programma su Rai 3 Agorà e nel 2022 ha partecipato e vinto come concorrente a Ballando con le stelle. Costamagna ha un compagno, lo scrittore Dario Buzzolan, con cui ha avuto un figlio, Davide.

Gli ospiti de La volta buona di oggi 20 ottobre 2023 sono Luisella Costamagna, Rosanna Banfi e il marito Fabio Leoni
Luisella Costamagna, Rosanna Banfi e il marito Fabio Leoni.

Chi è Rosanna Banfi

Attrice e figlia d’arte, Rosanna ha iniziato fin da subito a recitare accanto al padre Lino Banfi in famose fiction tv come Il vigile urbano (1989), Un medico in famiglia (1998-2009, 2013-2016), Angelo il custode (2001), Raccontami una storia (2004) e Il padre delle spose (2006). Da giovane ha anche recitato sul grande schermo in film come Grandi magazzini, regia di Castellano e Pipolo (1986), Saint Tropez – Saint Tropez, regia di Castellano e Pipolo (1992) e recentemente in Ameluk, regia di Mimmo Mancini (2015). Dal 1992 è sposata con l’attore Fabio Leoni e la coppia ha due figli, Pietro e Virginia.

Israele pronto all’attacco di terra, missili dallo Yemen abbattuti dagli Usa

La guerra tra Israele Hamas sta assumendo contorni sempre più regionali. Mentre Tel Aviv preannuncia le operazioni di terra nella Striscia di Gaza, continuano gli attacchi con droni e razzi contro le basi Usa. Il Pentagono ha dichiarato che l’esercito americano ha neutralizzato due attacchi di droni in Siria, poche ore dopo che le forze americane avevano abbattuto tre velivoli senza pilota che avevano preso di mira le truppe in Iraq.

La Uss Carney ha intercettato tre missili dallo Yemen

Giovedì 19 ottobre la Uss Carney, una nave da guerra della Marina americana operante nel Mar Rosso, ha abbattuto tre missili e diversi droni lanciati dallo Yemen dai miliziani Houthi sostenuti dall’Iran. Non è certo quale fosse il reale obiettivo anche se il Pentagono ha riferito che «potenzialmente» erano diretti in Israele.

Il valico di Rafah resterà chiuso almeno fino a sabato 21 ottobre

Il valico di Rafah, l’unica via per uscire da Gaza verso l’Egitto, venerdì non verrà aperto come invece era previsto. Come riporta la Cnn, ci sarebbero ancora «problemi strutturali» sulle strade.

Israele pronto all'attacco di terra, missili dallo Yemen abbattuti dagli Usa
Camion con aiuti umanitari destinati a Gaza in coda al valico di Rafah (Getty Images).

Cpj: almeno 21 giornalisti uccisi dall’inizio del conflitto

Almeno 21 giornalisti sono stati uccisi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas: lo ha reso noto in un comunicato pubblicato sul suo sito Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj). «Al 19 ottobre, almeno 21 giornalisti erano tra gli oltre 4 mila morti da entrambe le parti dall’inizio della guerra il 7 ottobre», scrive l’organizzazione non-profit. Tra i 21 giornalisti la cui morte è stata confermata, 17 erano palestinesi, tre israeliani e uno libanese. Altri otto giornalisti sono rimasti feriti e tre risultano dispersi o detenuti. La lista dei giornalisti uccisi pubblicata dal Cpj non include il giornalista morto giovedì nel sud del Libano, a ridosso della Linea Blu di demarcazione con Israele.

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Gli MTV Music Awards in Francia cancellati per motivi di sicurezza

Gli MTV Europe Music Awards non si svolgeranno per motivi di sicurezza. A rendere pubblica la notizia sono stati gli organizzatori che hanno preferito cancellare l’evento che premia la migliore musica europea dell’anno in programma il 5 novembre 2023 nella sala concerti di Paris Nord Villepinte a Parigi. Alla base della scelta il timore che il forte clima di contrasto internazionale, ampliato dai recenti fatti di Gaza e di Bruxelles, possa fare della premiazione un bersaglio.

La guerra blocca la musica: «Proteggiamo chi lavora»

«Data la volatilità degli eventi mondiali abbiamo deciso di non andare avanti con gli MTV EMA del 2023», dicono gli organizzatori. Che poi aggiungono: «Per estrema cautela nei confronti delle migliaia di dipendenti, membri dello staff, artisti, fan e partner che viaggiano da tutti gli angoli del mondo per raggiungere lo spettacolo». E ancora: «Con gli eventi devastanti in Israele e Gaza ancora in corso, non sembra il momento adatto per una celebrazione del genere». Dietro la scelta ci sono dunque ragioni di sicurezza, ma anche la voglia di non portare avanti un evento così leggero in un momento di grande sofferenza internazionale.

In Francia è stato elevato il grado di allerta

A spingere all’annullamento dell’evento musicale è stato sicuramente anche il fatto che questo si sarebbe dovuto svolgere in Francia dove, visti anche i trascorsi del Bataclan, è stato elevato lo stato di allerta terrorismo nel corso delle ultime settimane. Proprio in questo periodo, infatti, oltre alle diverse allerte bomba in mete turistiche molto gettonate, come la Reggia di Versailles, è stato registrato un attacco in una scuola di Arras in cui è stato ucciso un insegnante. E ancora, secondo quanto riferito dalle autorità francesi, sempre nel giorno dell’uccisione del professore è stato sventato un attacco terroristico vicino Parigi. Un clima di forte allerta, dunque, che ha portato alla cancellazione definitiva degli MTV Europe Music Awards.

Monica Bellucci e Miriam Leone salvano Diabolik nell’ultimo film della trilogia

Ginko e Diabolik sono in trappola, ormai destinati a essere uccisi da rapinatori spietati, ma ecco il colpo di scena: le loro due donne, Eva Kant e l’aristocratica Altea, sono alla loro ricerca e si alleano. Diabolik chi sei? chiude la trilogia vintage dei Manetti Bros, presentato alla Festa di Roma nella sezione Grand Public e in sala dal 30 novembre con 01. «Se nel primo c’era una ricerca sull’eleganza e lo stile nel raccontare gli Anni 60, come anche nel secondo, in questo terzo film dedicato ad una nostra grande passione per Diabolik c’è tutta la cultura Anni 70 che ci ha cambiato la vita», ha detto Marco Manetti. Motivi questi che hanno indotto la Astorina a concedere i diritti della trasposizione del re del terrore, inventato dalle sorelle Giussani, tra tanti richiedenti. La produzione di Diabolik chi sei? è di Mompracem con Rai Cinema ed è stato prodotto dallo scomparso Carlo Macchitella (cui è stato tributato un applauso all’Auditorium), dai Manetti bros e da Pier Giorgio Bellocchio in associazione con Astorina e con Bleidwin.

Diabolik chi sei?: il cast

Diabolik chi sei? vede dietro la maschera del ladro Giacomo Gianniotti mentre Miriam Leone è l’affascinante Eva Kant. Valerio Mastandrea veste i panni dell’instancabile ispettore Ginko e Monica Bellucci quelli dell’aristocratica amante Altea. Nel cast ci sono anche Pier Giorgio Bellocchio, nel ruolo del sergente Palmer e per questa edizione Lorenzo Zurzolo che interpreta Diabolik da ragazzo. Si aggiungono Paolo Calabresi e le partecipazioni di Max Gazzè, Carolina Crescentini e Barbara Bouchet. «Eva Kant e questi film mi hanno cambiato la vita artistica e non finirò mai di essere grata ai Manetti. Le sorelle Giussani hanno scritto il personaggio misterioso di Eva affichè salvasse sempre quel testone di Diabolik con la dialettica e dandogli umanità. In un mondo in bianco e nero, lei porta l’amore che può superare la violenza nel mondo di Clervile. Come lei anche Altea (interpretata da Monica Bellucci), scandalosa amante di Ginko si ritrova ad agire con spregiudicatezza e coraggio», ha detto Miriam Leone con un super pancione di avanzata gravidanza. E Monica Bellucci dividerà proprio con lei la ribalta alla Festa del Cinema: «Altea e Eva Kant sono entrambe libere e sensuali anche se di mondi opposti, le Giussani sono riuscite per l’epoca a dare alla luce donne davvero d’avanguardia».

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