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Lavoratori dell’ex Ilva bloccano l’autostrada Roma-Napoli
La vicenda dell’ex Ilva di Taranto sembra non trovare mai fine. Nella mattinata di venerdì 20 ottobre 2023, un gruppo di lavoratori dell’impianto ha infatti deciso di occupare in segno di protesta l’autostrada Roma-Napoli all’altezza dell’area di servizio Frascati Est. Così come chiarito dalle rappresentanze sindacali, il blocco è un atto collegato alla manifestazione indetta per lo stesso giorno dai dipendenti dell’azienda contro la gestione Arcelor Mittal.
La rabbia dei lavoratori dell'ex ILVA
Contro un governo che non mantiene le promesse
A rischio migliaia di posti di lavoro
Bloccata l'autostrada a Roma sud pic.twitter.com/4Icrjzm1jW— USB Sindacato (@usbsindacato) October 20, 2023
I lavoratori chiedono un intervento del governo
Il sindacato Usb, attraverso i suoi rappresentanti, chiede con il blocco in autostrada e lo sciopero un intervento «da parte della presidente Meloni e del ministro Urso, che vengano finalmente ad ascoltare i lavoratori dell’ex Ilva e che le facciano proprie, terminando le trattative con soggetti privati che non hanno altro interesse che speculare sulle vite dei tarantini e dei lavoratori». I problemi relativi alla continuità aziendale dell’ex Ilva di Taranto erano stati segnalati nei giorni precedenti anche dal presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, che alla commissione Attività produttive della Camera aveva riferito di «problemi urgentissimi da affrontare immediatamente». Per il presidente, che già da diverso tempo ha rimesso il suo mandato nella mani del governo, ha avvertito che la fornitura del gas all’azienda potrebbe terminare a breve e, dunque, è necessario intervenire. «Serve una caparra di circa 100 milioni al fornitore ma la società non è in grado di pagare», ha detto Bernabé che ha anche rimarcato «che la situazione finanziaria dell’azienda rende estremamente difficile» anche l’attivazione di una fornitura commerciale. Alla base della crisi ci sono dunque delle ragioni economiche, con l’azienda che non riesce ad accedere al finanziamento sui mercati, con il sistema bancario non più disposto a fornire fondi all’ex Ilva. «Senza accesso al credito bancario la società si spegne per consunzione», ha precisato il presidente di Acciaierie d’Italia, sottolineando che l’ex Ilva ha un fabbisogno di capitale circolante di 2 miliardi di euro.