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Il bilancio federale 2023-25 mostra che la Russia si prepara a una lunga guerra in Ucraina
Le spese record per la difesa, contenute nel progetto di bilancio federale per i prossimi tre anni, dimostrano che il Cremlino non ha intenzione di porre presto fine alla guerra in Ucraina: al contrario. Per la prima volta nella storia moderna, Mosca spenderà il 6 per cento del prodotto interno lordo in ambito militare, più che nel welfare. La guerra contro Kyiv (e l’Occidente) non è solo la principale priorità della Russia di Vladimir Putin: ormai è anche il principale motore della sua crescita economica.

Il bilancio prevede ricavi aumentati di un terzo e deficit allo 0,8 per cento
Il nuovo bilancio prevede che i ricavi aumenteranno immediatamente di 9 mila miliardi di rubli, per un ammontare complessivo di 35 mila miliardi, circa 340 miliardi di euro. Un terzo delle entrate dovrebbe provenire dal settore energetico. Anche le spese aumenteranno, anche se in modo meno significativo: 6,7 mila miliardi di rubli, per un totale di 36,6 mila miliardi (circa 360 miliardi di euro). Questo significa che il deficit di bilancio – almeno secondo i piani del governo – dovrebbe diminuire in modo significativo, dal 2 per cento del Pil previsto nel 2023 allo 0,8 per cento nel 2024.

La spesa militare russa aumenterà del 68 per cento per cento nel 2024
La Russia prevede di aumentare la sua spesa militare del 68 per cento per cento nel 2024, arrivando all’equivalente di 106 miliardi di euro. Sebbene non rappresenti il 12-17 per cento del Pil che l’Unione Sovietica stanziava al culmine della Guerra Fredda, è paragonabile alla spesa Usa negli Anni 80. L’attuale picco di spesa ha le sue origini nel 2011, quando il Cremlino ha intrapreso un programma di riarmo da 200 miliardi di euro, della durata di nove anni. La maggior parte della spesa per la difesa russa sarà destinata alla produzione di attrezzature militari, ai pagamenti destinati ai soldati feriti in Ucraina e alle famiglie dei militari morti al fronte. Una parte della spesa verrà “divorata” dall’inefficienza di lunga data del settore e dalla non redditività di molte delle sue aziende, come il conglomerato statale della difesa Rostec, che nel 2023 ha ricavato meno entrate dalla vendita di armi e attrezzature militari rispetto al 2020 e l’agenzia spaziale Roscosmos, che ha chiuso il 2022 con pesanti perdite.

L’impennata delle uscite sarà finanziata dalla svalutazione del rublo
Il Cremlino non solo si prepara a una guerra prolungata in Ucraina, ma sta anche ottenendo benefici da tale scenario. Notevole infatti la crescita dei settori legati allo sforzo bellico, dai trasporti (+66,7 per cento) ai dispositivi di navigazione (+72,4 per cento), fino alle apparecchiature elettriche (+29,5 per cento) e agli indumenti protettivi (+40,4 per cento). Nel settore delle armi, la crescita a luglio si è attestata sul 5 per cento. La produzione della difesa funziona a pieno regime e la maggior parte delle industrie del settore civile è tornate ai livelli di produzione prebellici. La Russia ha (almeno ufficialmente) un tasso di disoccupazione molto basso, attorno al 3 per cento. Nonostante gli impegni di spesa, il ministero dello Sviluppo Economico prevede un aumento dell’inflazione solo del 4,5 per cento nel 2024 e una crescita del Pil del 2,3 per cento. L’impennata delle uscite per la difesa, prevista nel bilancio, sarà in gran parte finanziata attraverso la graduale svalutazione del rublo, spiega su Carnegie Politika l’ex funzionaria della Banca centrale russa Alexandra Prokopenko. Il processo è già ben avviato.
L’economia russa sta finendo nella trappola della guerra perpetua
Premesso che l’aumento della produttività è prevista ma non certa, una spesa così sbilanciata verso i bisogni militari (a sfavore del welfare) può essere sostenibile solo se lo Stato è in guerra. Puntando tutto sullo sforzo bellico, il Cremlino sta spingendo l’economia nella trappola della guerra perpetua: se da un lato sarà sempre più difficile per lo Stato finanziare i combattimenti in Ucraina senza causare un peggioramento del tenore di vita dei cittadini, dall’altro un taglio delle spese militari porterebbe inevitabilmente a uno shock strutturale che richiederà molto tempo per essere superato. In ogni caso, a pagarne il prezzo saranno i russi. Per questo Mosca ha tutto l’interesse a continuare la sua “operazione speciale militare”: in fondo, anche se i combattimenti diventassero meno intensi o si giungesse a uno stallo, il denaro già stanziato servirebbe per ricostituire gli arsenali militari che hanno cominciato a svuotarsi il 24 febbraio 2022.