Salvini e il rapporto di amore e odio con l’elettrico

Persino davanti alla tragedia di Mestre, con le 21 vittime appena identificate e le indagini in corso, non è riuscito a contenersi: «Non è un problema di guardrail». Certo, ha ammesso il 4 ottobre il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, «è presto per dare commenti (aggiungiamo noi, per fortuna), qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo». La procura di Venezia però la pensa diversamente. «Stiamo accertando la situazione del guardrail, disporremo una consulenza tecnica e stiamo individuando i soggetti a cui affidare questo incarico», ha detto il pm Bruno Cherchi, ponendo “spunti di riflessione”, sì, ma sullo stato dell’infrastruttura e sulle barriere di protezione che, come ammesso dallo stesso Comune, dovevano essere messe a norma.

Le auto elettriche hanno il rischio di incendio più basso: Salvini lo sa?

Il leader leghista però è arrivato prima per non perdere l’occasione di cavalcare la battaglia contro l’elettrico. Crociata che lo scalda almeno come quella contro la farina di grillo, la carne in laboratorio, e gli «ecoimbecilli». Peccato solo che il “qualcuno” che ha sussurrato a Salvini la teoria secondo cui i veicoli elettrici prenderebbero fuoco più rapidamente si sia perso lo studio dei ricercatori del sito di assicurazioni Usa Auto Insurance Ez (citato dal Fatto) dal quale emerge che le auto elettriche hanno un rischio di incendio di 25,1 casi ogni 100 mila veicoli venduti, mentre le auto a benzina hanno un rischio di incendio di 1.529,9 casi ogni 100 mila. Le più rischiose, per la cronaca, in questo senso sono le ibride che hanno registrato 3.474,5 casi di incendio su 100 mila vetture vendute.

Salvini e il rapporto di amore e odio con l'elettrico
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

La crociata contro le «folli scelte automobilistiche dell’Europa»

La crociata di Salvini contro le auto elettriche non è certo nuova. Intervenendo il 3 ottobre, poche ore prima dello schianto del pullman, all’inaugurazione di Expo Ferroviaria a Milano-Rho, il ministro era tornato a definirle «solo un enorme regalo alla Cina». «Ringrazio tutti quelli che lavorano in ambito ferroviario che sono i veri sostenitori della transizione green ed ecologica, senza lasciare a casa migliaia di lavoratori», aveva aggiunto, «cosa che le folli scelte dell’Europa in ambito automobilistico rischiano di fare».

«Meglio altre modalità come gli e-fuel e i biocarburanti»

L’attacco combinato a Bruxelles-auto elettriche era già stato riproposto a marzo. A 24 Mattino di Radio24, dopo un incontro con le controparti europee Strasburgo, Salvini aveva ribadito il no di Roma alla direttiva del pacchetto Fit for 55 che prevede per il 2035 il vincolo di emissioni zero per le automobili vendute sul territorio dell’Unione. «L’elettrico in questo momento costa di più e nel suo ciclo completo a volte inquina anche di più, dall’inizio alla fine della vita di una batteria», aveva dichiarato sicuro il ministro, «ci sono altre modalità come gli e-fuel e i biocarburanti ugualmente poco inquinanti e chiediamo di aggiungerli al dossier».

Salvini e il rapporto di amore e odio con l'elettrico
Una fabbrica di batterie elettriche (Imagoeconomica).

Eppure qualche mese dopo, a maggio, partecipando all’Automotive Dealer Day 2023 di Verona aveva ammesso di possedere un veicolo elettrico e di conoscerne bene i problemi. «Ne ho una in famiglia, e vi assicuro che a Roma la ricarica pubblica è come Mission Impossible. L’elettrico è una delle possibilità su cui puntare per il futuro, ma non è l’unica. Noi siamo per la libertà di scelta da parte dei cittadini e delle imprese».

Nel mirino pure i monopattini e le biciclette (con dietrofront)

Ma non solo solo le quattro ruote ad agitare il Capitano. Anche la micromobilità elettrica è finita nel suo mirino, con la stretta nel nuovo codice della strada sui monopattini (obbligo di casco, targa e assicurazione oltre al limite di velocità di 50 chilometri orari nelle città). Stretta che a dirla tutta ha riguardato a sorpresa anche le biciclette – che il leghista aveva sempre difeso a spada tratta – mettendo in allarme Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori) che riteneva l’obbligo di assicurazione, targa, casco e frecce obbligatorie anche per le biciclette «misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada». E infatti poi è arrivata la retromarcia di Salvini, che però in Aula aveva detto cose diverse.

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Di elettrico-elettronico a Salvini sembrano andare a genio solo le sigarette. «Da ex fumatore che ha smesso quattro anni fa», scrisse su Facebook il 5 marzo criticando la stretta annunciata dal ministero della Sanità, «il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato».

La difesa delle e-cig viziata dal conflitto di interessi

Una difesa, quella per le e-cig, che però come fece notare Pagella Politica, era viziata dal conflitto di interessi. La Lega infatti sia per la campagna elettorale per le elezioni del settembre 2022 sia per quelle del 2018 aveva ricevuto finanziamenti (rispettivamente 50 mila e 100 mila euro) più altre “donazioni” dalla Vaporart Srl, società che ha sede a Milano e produce nel Cremonese. A conti fatti tra febbraio 2018 e febbraio 2023 nei bilanci del Carroccio arrivarono quasi 175 mila euro. Coincidenza vuole che nel 2018, all’epoca del Conte I, venne approvato un decreto legge con un condono fiscale per le aziende produttrici di liquidi per le sigarette elettroniche, come Vaporart.

Addirittura lo Svapo day contro le scelte del governo Renzi

Volendo andare ancora più indietro, nel 2014 il Capitano partecipò pure allo Svapo day, giornata di protesta contro l’aumento delle imposte voluto dal governo Renzi. E nel 202o su Twitter (quando era ancora Twitter) tuonò: «Il governo vuole triplicare da gennaio le tasse sullo svapo, sulle “sigarette elettroniche” scelte da più di un milione di italiani, che riducono i danni per la salute di tutti e danno lavoro a migliaia di commercianti, piccoli imprenditori e operai in tutta Italia». Ribadendo in un post immediatamente successivo la dose: «Questi sono matti. Giù le mani dallo svapo».

Insomma, l’elettrico e Salvini hanno un rapporto altalenante, di odio e amore, sebbene i maligni possano credere interessato. Chissà se il Capitano riuscirà in un’altra impresa: tagliare i costi dell’elettricità in bolletta. Lo promise a Pontida nel 2022 ma purtroppo per gli italiani il balzello continua a salire.

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