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Claudio Baglioni: «A Lampedusa serviva intervenire 25-30 anni fa»
«Se a Lampedusa avessimo messo mani e pensieri 25-30 anni fa, forse non saremmo arrivati a questo». Per dieci anni, tra il 2003 e il 2012 con il festival O’ Scià, Claudio Baglioni si è impegnato in prima persona sull’isola siciliana per sensibilizzare sul problema dei migranti esploso nuovamente in tutta la sua gravità in queste ultime settimane. «È una storia lunga 30 anni, ma non possiamo cambiare la geografia. Ora sono cavoli per tutti. Bisogna solo attrezzarsi a poter trovare una soluzione, senza che questi argomenti diventino ancora una volta materia per scopi elettorali, perché altrimenti non se ne viene fuori».
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Claudio Baglioni – Prove #aTUTTOCUORE https://t.co/2a8ZjgEqc7 pic.twitter.com/Dm9uimRE3H
— Claudio Baglioni News (@saltasullavita) September 17, 2023
«Una questione che tocca tutti»
Il cantautore, dopo la prova generale del suo nuovo live a TUTTOCUORE, che il 21 settembre debutta allo Stadio Centrale del Foro Italico a Roma, ha poi aggiunto: «Questa è una questione che tocca tutti, ma nessuno ha mai messo in atto una soluzione vera». O’ Scià fu un appuntamento che ottenne riconoscimento e plauso anche fuori dai confini nazionali, ma dalle parole di Baglioni traspare un po’ di amarezza. «Con quella rassegna abbiamo cercato di dire a un’opinione pubblica che era lontana che quelle cose accadevano già venti anni fa. Ma alla fine mi sono sentito sconfitto: i contributi bisognava faticarseli ogni anno e quella è stata un po’ una delusione».
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«Vincono solo i potenti»
«Pensavamo di aver costruito qualcosa di diverso e di importante» – ha concluso – «che andava oltre il torneo di bocce con il quale eravamo in gara per gli stessi fondi, ma non è cambiato niente. E nel mondo non c’è solo Lampedusa perché le persone si muovono in cerca di situazioni migliori per la loro vita. Non possiamo condannare chi lo fa e non possiamo nemmeno condannare chi non ne può più. Come la guerra: vincono solo i potenti, il popolo coglione deve solo cercare di scansare la palla di cannone».