Daily Archives: 22 Agosto 2023

Le femministe secondo il libro di Vannacci: «Moderne fattucchiere e causa della denatalità»

Quanti hanno letto davvero il controverso libro del generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario? Si è parlato tanto degli attacchi diretti alla comunità Lgbtqi+ e ai migranti. Ma nel volume ci sono anche tanti passaggi contro le donne e in particolare le femministe.

Vannacci: «Il mondo femminista sostiene aborto e divorzio»

In uno dei capitoli, vivisezionati da Repubblica, si legge infatti: «Altra incredibile bordata proviene dal movimento femminista che si batte per l’emancipazione della donne. Oltre a promuovere istituzioni come il divorzio e l’aborto al suon dello slogan “tremate, tremate, le streghe son tornate” si oppone alla figura femminile intesa come madre». E aggiunge: «Le moderne fattucchiere (le femministe) sostengono che solo il lavoro e il guadagno possono liberare le fanciulle dal padre padrone e dal marito che le schiavizza condannandole a una sottomessa, antiquata, involuta ed esecrabile vita domestica». Parole che sembrano restituire la visione che il militare ha della donna: costretta a vivere in casa e pronta a occuparsi del focolaio domestico.

«Femministe causa della denatalità». Già, e i salari bassi e il lavoro precario?

E sulle donne, ancora: «La subdola propaganda anti-maternità intesa come schiavitù della donna ha sicuramente contribuito alla crisi della natalità pur non conseguendo quei tanto pubblicizzati obiettivi di emancipazione femminile». Un passaggio però destituito di ogni fondamento statistico. L’Area Studi Legacoop e Ipsos solo a maggio del 2023 ha realizzato uno studio in cui si rileva che le principali cause del problema denatalità vengono indicate negli stipendi bassi e nell’aumento del costo della vita (70 per cento), nell’instabilità lavorativa e nella precarizzazione del lavoro (63 per cento), nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (59 per cento), nella mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57 per cento) e dalla paura di perdere il posto di lavoro (56 per cento, il 61 per cento tra le donne). Numeri che anzi, secondo lo studio, si scontrano con il desiderio di avere figli, manifestato chiaramente anche dai giovani: 7 su 10 ne vorrebbero almeno due.

«La parità di genere? Uno dei mali di questo secolo»

Vannacci poi prosegue stigmatizzando la parità di genere, definendola una dei «mali di questo secolo». Questo perché «la necessità di ricorrere alla coercizione giuridica e al meccanismo delle “quote rosa” certifica l’inutilità delle ideologie di certe frange che imputano alla maternità il motivo alla base della discriminazione tra i sessi». E quindi: «Ce ne dobbiamo fare una ragione: l’uomo non è uguale alla donna; la bestia non è uguale all’uomo così come un pesce non è uguale a un mammifero».

Coco (Gaynet): «Libro discriminatorio, offende la Costituzione»

Sul quotidiano la Repubblica è intervenuto anche il presidente di Gaynet, Rosario Coco: «Quel libro offende la Costituzione e diffonde idee discriminatorie. Le donne vengono in sostanza degradate rispetto all’uomo, si torna proprio all’età antica, peggio che nel Medioevo. Il tutto è coerente con le idee espresse sulla contraccezione e sulla famiglia tradizionale: le donne sono “psicologicamente diverse” e devono possibilmente stare a casa con la prole». Poi Coco conclude: «La premier Meloni deve intervenire affinché i bonus cultura e istruzione non possano essere validi per acquistare il libro di Vannacci su Amazon».

Cos’è la tempesta di calore che aumenta di 10 gradi la media del periodo

È tempesta di calore con tempo caldissimo e asciutto e valori di almeno 10 gradi superiori alle medie del periodo. È quanto annuncia Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, che conferma lo zero termico salito di circa 300 metri oltre il precedente record in Italia.

L’Italia si trova in piena tempesta di calore

I record storici di questi giorni riguardano soprattutto la temperatura in quota, che non risentendo dall’urbanizzazione, dà esattamente l’idea del riscaldamento globale. Oltre al primato dello zero termico (5328 metri), l’anticiclone Nerone porta il caldo su praticamente tutta l’Italia e la durata della fiammata, a fine evento, sarà di circa 13-15 giorni. In pratica, afferma Sanò «avremo una vera e propria «tempesta di calore», con addirittura sette giorni di canicola e valori roventi».

La Heat Storm (Tempesta di Calore), come viene definita dal servizio meteo californiano, avviene quando le massime di almeno 38°C insistono per più di tre giorni su una superficie molto ampia. Per quanto riguarda le previsioni, il tempo è previsto caldissimo e asciutto al Centro-Nord fino a domenica. Possibilità di temporali sul meridione a causa di un’area depressionaria tra Sicilia e Libia: proprio tra Sicilia, Calabria e Campania si potranno avere disturbi temporaleschi pomeridiani che manterranno le temperature del Sud decisamente più basse di quelle del Centro-Nord.

Nel dettaglio:

  • Martedì 22. Al nord: soleggiato e caldo intenso. Al centro: caldo in aumento. Al sud: prevalenza di sole e caldo, isolato rovescio pomeridiano in Sicilia.
  • Mercoledì 23. Al nord: caldo forte, sole e alcuni temporali sulle Dolomiti. Al centro: clima caldissimo, sole. Al sud: prevalenza di sole e caldo, qualche temporale pomeridiano.
  • Giovedì 24. Al nord: caldo record, sole ovunque salvo occasionali temporali sui confini alpini. Al centro: clima caldissimo, sole. Al sud: prevalenza di sole e caldo. Tendenza: sempre caldo opprimente, rari temporali. Probabile cambio del tempo da lunedì 28 agosto.

Giudizio immediato per i presunti scafisti del naufragio di Cutro

Saranno processati il 14 ottobre 2023 dal Tribunale di Crotone i quattro presunti scafisti del caicco “Summer love” carico di circa 180 migranti che il 26 febbraio si schiantò contro una secca a poche decine di metri dalla riva di Steccato di Cutro provocando la morte accertata di 94 persone, tra le quali 35 bambini, e una decina di dispersi. Il pm della procura di Crotone Pasquale Festa infatti ha chiesto e ottenuto dal gip Massimo Forciniti il giudizio immediato.

Gli imputati a processo hanno 15 giorni di tempo per richiedere il rito alternativo

Gli imputati, Ufuk Gun, di 28 anni, turco, Arslan Khalid (25) pachistano, Fuat Sami (50), turco e Hafab Hussnain (21), pachistano, hanno adesso 15 giorni di tempo per chiedere eventualmente di essere processati con un rito alternativo. I quattro sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo e omicidio colposo. Agli imputati, il pm – che nella sua richiesta attribuisce ad ognuno un preciso ruolo tenuto durante il viaggio del caicco dalla Turchia – contesta anche le condotte tenute in prossimità della riva quando, per poter rientrare in Turchia con la barca, hanno effettuato una brusca virata nell’erroneo convincimento di essere stati individuati dalle forze dell’ordine. Virata che per l’accusa, insieme alle condizioni del mare e alla presenza della secca, determinarono l’urto col fondale ed il conseguente naufragio. A due imputati viene attribuito anche di avere impedito ai migranti di chiamare i soccorsi. Sul disastro di Steccato di Cutro è aperta anche una seconda inchiesta, ancora in corso, che riguarda eventuali carenze nel sistema di soccorso e nella quale sono indagate sei persone, tra le quali due ufficiali e un sottufficiale della Guardia di finanza in servizio quella notte.

Sul Financial Times gli obiettivi del Gruppo Fs in Europa

Il Financial Times nella sua edizione online offre uno sguardo approfondito sulle ambizioni internazionali del Gruppo Fs, guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris. Lo fa proponendo passi di una lunga conversazione con lo chief international officer di Ferrovie dello Stato italiane Carlo Palasciano nei quali si esplorano progetti e obiettivi del Gruppo, che intende offrire sempre più collegamenti ad alta velocità tra le grandi città europee come Bruxelles, Amsterdam e Berlino, approfittando della liberalizzazione del sistema ferroviario europeo partita nel 2019.

Sul Financial Times gli obiettivi del Gruppo Fs in Europa
L’approfondimento del Financial Times sul Gruppo Fs.

L’obiettivo di Fs è triplicare il fatturato internazionale

L’Europa, dunque, come un grande mercato domestico. Una visione emersa nel Piano industriale decennale del Gruppo Fs e più volte ribadita anche dall’ad Ferraris, che ha sottolineato l’obiettivo di Fs «di arrivare a triplicare il suo fatturato internazionale passando nei 10 anni del Piano dai circa 1,8 miliardi di euro attuali a oltre 5». Il tutto ponendo in primo piano l’Italia e il rinnovamento delle sue infrastrutture. «Il nostro Piano industriale, che ha come traguardo il 2032, ha tra i suoi principali obiettivi la messa a terra di 200 miliardi di investimenti, 180 dei quali per potenziare e ammodernare le infrastrutture ferroviarie e stradali del Paese», spiega Ferraris commentando l’interesse del quotidiano britannico verso le strategie internazionale di Fs.

Affidati tramite il Pnrr 25 miliardi di euro

A conferma delle parole di Ferraris l’impegno del Gruppo Fs nello sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che affida alle società di Ferrovie dello Stato circa 25 miliardi di euro e individua in Rete frerroviaria italiana, capofila del Polo infrastrutture, la sua principale stazione appaltante. Al di là del Pnrr, però, nel Paese sono tante le opere che vedono Fs impegnata per l’ammodernamento e il potenziamento della rete, per colmare il gap infrastrutturale tra il Nord e il Sud dell’Italia e, tra gli obiettivi, aumentare la capacità di trasporto della rete ferroviaria di almeno il 20 per cento.

Sul Financial Times gli obiettivi del Gruppo Fs in Europa
Luigi Ferraris con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la premier Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Crescita della presenza in Europa e non solo

Fs, aggiunge Ferraris, «guarda anche al mercato internazionale, a esportare il nostro know-how tecnologico e ad accrescere la nostra presenza in Europa valorizzando le opportunità offerte dall’apertura e dalla liberalizzazione del mercato ferroviario europeo. Questo nuovo panorama apre prospettive interessanti nell’Alta velocità, com’è avvenuto già da tempo nel trasporto locale dei passeggeri, senza dimenticare il settore della logistica».

Percorso già ben avviato in Spagna e Francia

In campo internazionale Ferrovie dello Stato non parte di certo da zero ma, come ricordato anche da Carlo Palasciano nell’intervista al Financial Times, può contare su un percorso ben avviato in Spagna (con Iryo) e Francia (con Trenitalia France). «Il nostro Frecciarossa in Europa», rimarca Ferraris, «sta viaggiando con altissimi tassi di riempimento, e tra qualche anno potrà collegare velocemente anche Milano con Monaco, in collaborazione con i tedeschi di Db, ma anche altre rotte sono fin da oggi ipotizzabili. A dimostrare questo impegno e slancio positivo del Gruppo Fs in Europa ci sono anche i risultati conseguiti nelle ultime settimane, con la conquista per gara di nuove concessioni di trasporto locale in Germania, nel land di Lipsia, con la nostra Netinera o in Olanda, su strada, con i bus di Qbuzz».

Sul Financial Times gli obiettivi del Gruppo Fs in Europa
Luigi Ferraris con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Missione green che riguarda anche il trasporto delle merci

Tra le nuove rotte, come sottolineato nel focus del Financial Times, ci potrebbe essere anche la Bruxelles-Amsterdam. L’obiettivo rimane sempre il solito: rendere il treno un’opzione maggiormente attrattiva per i passeggeri anche per il collegamento delle grandi capitali europee, sviluppando così una mobilità sempre più sostenibile. Una missione green che riguarda anche il trasporto delle merci. Lo sviluppo della logistica intermodale e lo switch modale dalla strada alla ferrovia rimane, infatti, uno dei traguardi principali di Ferrovie dello Stato in ambito nazionale, ma anche europeo «come testimonia la recente acquisizione in Germania di Exploris, una holding di trasporto ferroviario merci, da parte della nostra Tx Logistics», ha ricordato Ferraris, «che ci fa diventare secondo operatore di trasporto merci nel Paese tedesco».

La casa natale di Hitler in Austria diventerà una stazione di polizia

La casa natale di Adolf Hitler in Austria diventerà una stazione di polizia. All’interno dell’abitazione da 800 metri quadri a Braunau am Inn, dove il dittatore nazista visse solo alcuni anni dell’infanzia, anche un centro di formazione sui diritti umani. Lo ha annunciato il governo austriaco, che ha confermato l’inizio dei lavori per il 2 ottobre. Il costo dell’opera si aggira attorno ai 20 milioni di euro e il completamento è previsto per l’inizio del 2026. In programma inoltre la costruzione di un nuovo tetto e un ampliamento. Non mancano però le critiche. Un nuovo documentario ha infatti svelato, tramite alcuni documenti originali, che lo stesso Führer espresse sulla fine degli Anni 30 il desiderio di trasformare la struttura in uffici per le autorità distrettuali. «Tutto andrà avanti come previsto», ha però confermato il portavoce del ministero dell’Interno in un comunicato.

Il progetto da 20 milioni di euro sarà ultimato nel 2026. Alcuni criticano l’iniziativa, che soddisferebbe i desideri originali di Hitler.
La ricostruzione virtuale del nuovo progetto per la casa (Getty Images).

La casa natale di Hitler è da tempo al centro di un dibattito

«Il ministero sarà sempre sospettato di essere in linea con i desideri di Hitler», ha spiegato al Guardian Günter Schwaiger, regista del nuovo documentario sul dittatore. Un articolo del 10 maggio 1939, infatti, sottolineerebbe la sua volontà di destinare la casa, dopo la sua morte, ad uso amministrativo. «Questa iniziativa equivarrebbe ad esaudirne la richiesta». L’abitazione è tuttavia oggetto di dibattito sin dal 2016, quando il governo austriaco ne prese il controllo dalla vecchia proprietaria. Si decise subito di non farne un luogo di memoria, al fine di evitare che potesse diventare ambita meta di pellegrinaggio per i simpatizzanti neonazisti. Esclusa anche una possibile demolizione, in quanto «l’Austria deve confrontarsi con il suo passato».

Il progetto da 20 milioni di euro sarà ultimato nel 2026. Alcuni criticano l’iniziativa, che soddisferebbe i desideri originali di Hitler.
Una veduta della casa natale di Adolf Hitler (Getty Images).

Dopo la caduta del nazismo alla fine della Seconda guerra mondiale, la casa venne chiusa. L’emittente austriaca Orf, che ha tracciato la storia dell’edificio, ha ricordato che per decenni l’abitazione è rimasta sotto il controllo della sua ex proprietaria, Gerlinde Pommer, con l’intento di frenare il turismo di estrema destra. Dopo aver ospitato un ente di beneficenza, ha accolto anche un centro per disabili. Fino a quando nel 2016 il governo ha approvato una legge che ha permesso di confiscare alla signora Pommer la casa in cambio di un risarcimento da 800 mila euro.

Prigozhin riappare in video: «Rendiamo la Russia più grande e l’Africa più libera»

Yevgeny Prigozhin lunedì 21 agosto è apparso in un video sui canali Telegram collegati al Gruppo Wagner, tra i quali Grey Zone, che lo mostrerebbe in Africa. Nel video il capo della milizia si filma per testimoniare l’attività che lui e i suoi soldati stanno svolgendo «Lavoro. La temperatura è di +50°. Tutto come piace a noi». Poi il capo della Wagner ha aggiunto che i miliziani stanno «conducendo attività di ricognizione e ricerca. Per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente! E l’Africa ancora più libera. Giustizia e felicità per i popoli africani». Prigozhin ha riferito che il Gruppo Wagner ha continuato a «svolgere i compiti che ci sono stati assegnati e ai quali abbiamo promesso che avremmo fatto bene».

Wagner, l’appello ai Paesi africani: «Se avete bisogno di stabilità e sicurezza contattateci»

Nei tanti messaggi partiti dal canale di riferimento della Wagner, ce ne sono anche di «aiuto» ai Paesi africani. «Se avete bisogno di stabilità e sicurezza contattateci», così recita il messaggio su Telegram. Poi l’esercito privato fondato da Yevgeny Prigozhin ha pubblicato una cartina del continente africano con le bandiere di tutte le nazioni. «La metà dei paesi africani ha rifiutato il patrocinio francese», sottolinea ancora il post diffuso a mezzo social. La Wagner è accusata dall’Occidente di aver avuto un ruolo nei golpe che si sono succeduti in vari stati africani, ultimo il Niger, ma la compagnia ha sempre negato ogni addebito. «Mettere le mani» sull’Africa, nonostante ci sia una presenza importante dei miliziani nel continente. Che non è affatto detto diminuirà. In un’intervista all’emittente filo-russa Afrique Media, il leader della Wagner aveva, infatti, ammesso di essere «pronto ad aumentare la presenza dei contingenti in Africa» al fine di «implementare lo sviluppo e le relazioni con i Paesi».

A Imperia un centinaio di fedeli in processione per la pioggia

Sono un centinaio i fedeli che nella mattinata di martedì 22 agosto hanno raccolto l’invito del parroco di San  Giovanni di Imperia, Alessandro Ferrua, di partecipare a una processione propiziatoria della pioggia: la seconda dopo quella dell’anno scorso. I partecipanti si sono allontanati dalla basilica verso le 7.30 per un breve giro in città.

L'invito è partito dal parroco di San  Giovanni di Imperia, Alessandro Ferrua. Alla processione hanno partecipato un centinaio di fedeli.
Siccità (Getty Images).

Il sacerdote: «Processioni per richiamare la pioggia»

«Si tratta della stessa processione penitenziale che avevamo già organizzato nel 2022», ha spiegato il sacerdote. «Noi preghiamo: poi se rientra nel disegno del Signore, pioverà. Comunque, lo chiediamo. Vengono organizzate le processioni per riprendere le rogazioni e per richiamare, tra preghiere e atti di penitenza quella pioggia che manca ormai da mesi».  Al termine della processione i fedeli si sono riuniti in chiesa per la recita del rosario e per un momento di preghiera.

Migranti, a Marina di Carrara arriva Open Arms: a bordo 196 migranti

È entrata nel porto di Marina di Carrara nella provincia di Massa Carrara, intorno alle 8 di martedì 22 agosto, la nave ong Open Arms con 196 migranti. Il natante era stato soccorso giorni fa nel Mediterraneo centrale. Le persone aiutate, a bordo della nave, hanno accompagnato l’arrivo nello scalo toscano con un applauso. Seguendo le procedure consuete, applicate già nei precedenti sbarchi avvenuti a Marina di Carrara, dopo i primi controlli sanitari a bordo della nave, i migranti saranno fatti scendere e accompagnati in pullman al complesso di Imm-CarraraFiere, per l’identificazione e le visite mediche. I migranti saranno poi accompagnati, dopo essere stati rifocillati, nei centri di accoglienza. Le procedure sono coordinate dalla Prefettura di Massa Carrara: tra le persone presenti al porto il prefetto Guido Aprea.

Sbarchi più che raddoppiati nei primi sette mesi del 2023: +115,18 per cento rispetto al 2022

Sono più che raddoppiati gli sbarchi di migranti nei primi sette mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022: secondo i dati del Viminale sono stati 89.158, rispetto ai 41.435 del periodo 2022. Si calcola una variazione percentuale del 115,18 per cento. Il principale Paese di partenza verso l’Italia è la Tunisia, rispetto allo scorso anno in cui era Libia. Per la sola Marina di Cararra si tratta del sesto sbarco di migranti: il primo fu il 30 gennaio per la Ocean Viking di Sos Méditerranée con 95 persone a bordo, il 19 aprile e il 5 giugno gli arrivi della Life Support di Emergency con 55 e 29 migranti, e il 7 e 19 luglio quelli della Geo Barents di Medici senza frontiere con, rispettivamente, 196 e 214 persone.

Palestinese di 17 anni ucciso dall’esercito israeliano durante gli scontri in Cisgiordania

Un palestinese di 17 anni è stato ucciso «dai proiettili dell’occupazione» durante scontri con l’esercito israeliano all’alba di martedì 22 agosto nella cittadina di Zababdeh a sud di Jenin, in Cisgiordania. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Wafa, fonti mediche locali che hanno identificato l’ucciso in Othman Atef Abu Kharj. Nei documenti legati al decesso si legge: «Morto per le ferite riportate durante gli scontri scoppiati dopo l’assalto alla cittadina» da parte dell’esercito israeliano. Secondo la Wafa «le forze di occupazione hanno arrestato anche un altro giovane, Yazan Malik Al-Sharqawi».

Cinque giorni fa la morte del 32 enne Mustafa Al-Kastouni: «Ucciso da proiettili israeliani»

La notizia è arrivata a distanza di cinque giorni da un caso simile. Il 17 agosto un palestinese è stato ucciso durante degli scontri a fuoco con l’esercito israeliano dopo l’ingresso dei soldati ancora una volta nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Anche in quella circostanza era stata l’agenzia di stampa Wafa a darne notizia, dopo aver appreso del decesso tramite il ministero della Sanità locale, che aveva identificato la vittima nel 32 enne Mustafa Al-Kastouni «ucciso da proiettili israeliani».

Green Arrow, operazioni in Italia e Spagna per oltre 600 Mw

Green arrow capital attraverso il fondo Green arrow infrastructure of the future ha completato una serie di operazioni in Italia e Spagna per un totale di oltre 600 Megawatt. In Italia, si legge in una nota, in particolare al Centro e al Sud, il fondo Gaif ha ottenuto il diritto di esclusiva su una pipeline di 600 MWp per progetti in stato avanzato di sviluppo, completando l’acquisizione dell’80 per cento di un portafoglio di impianti eolici onshore/offshore, che si aggiungono ad altri 55 MWp onshore, in parte già operativi e in parte ready to build, presenti sul territorio e già nel portafoglio del fondo.

Completate da parte di Green arrow capital una serie di operazioni, in Italia e Spagna, per un totale di oltre 600 Megawatt.
Pannelli solari fotovoltaici (Imagoeconomica).

Energia pulita per il fabbisogno di 800 mila famiglie

In Spagna invece il fondo Gaif ha completato l’acquisizione di tre impianti fotovoltaici ready to build nell’area di Siviglia e con una capacità complessiva di 135 MWp, che si aggiungono agli altri 120 MWp nella comunità di Navarra. Gli impianti acquisiti, conclude la nota, produrranno complessivamente ogni anno energia pulita capace di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 800mila famiglie, con una compensazione di emissioni di Co2 in atmosfera pari a oltre un milione di tonnellate annue. Il fondo Gaif ha raggiunto circa il 75 per cento della raccolta target che è pari a 500 milioni di euro.

Migranti, nuovi arrivi a Salerno: oltre 100 persone per il trentesimo sbarco nel porto campano

Sono 114 migranti sono giunti martedì 22 agosto nel Porto di Salerno a bordo di una nave della SeaEye4. I naufraghi tratti in salvo dall’imbarcazione Ong sono stati individuati a bordo dei cosiddetti barchini nel corso di tre diverse operazioni di salvataggio. Si tratta del trentesimo sbarco nel porto campano. I migranti, secondo quanto si apprende, sarebbero tutti uomini: oltre a quattro egiziani e un palestinesi i restanti sarebbero tutti prevalentemente originari del Bangladesh. La macchina dell’accoglienza, coordinata dal prefetto Francesco Russo e dal questore Giancarlo Conticchio, ha visto in campo polizia di Stato, carabinieri, Guardia di finanza, capitaneria di porto, Protezione civile e diverse associazioni di volontariato. Tutti i migranti nelle ore successive allo sbarco sono stati sottoposti a verifiche sanitarie, sulla nave e anche sulla banchina. Poi sono stati foto-segnalati e intervistati. Successivamente smistati nei centri di accoglienza.

Secondo sbarco in un solo giorno: si contano oltre 300 arrivi

È il secondo sbarco nel corso dello stesso giorno. Poche ore prima, intorno alle 8 del mattino, una nave con 196 migranti era sbarcata a Marina di Carrara, provincia di Massa Carrara. Il porto si è trovato ad accogliere il sesto sbarco nel corso di quest’anno. Denunciando un problema che per questo 2023 si è rivelato atavico: gli sbarchi sono più che raddoppiati. Passando dai 41.435 del 2022 agli 89.158 del 2023.

Sardegna: blitz della Gdf in una discoteca abusiva dentro una villa a Porto Cervo

Una villa con piscina a Porto Cervo trasformata in una discoteca abusiva frequentata da centinaia di giovani e giovanissimi: le Fiamme gialle del comando provinciale di Sassari hanno denunciato alla procura della Repubblica di Tempio Pausania un 27enne romano, ritenuto l’organizzatore delle serate in discoteca, per apertura abusiva di pubblico spettacolo e sequestrato 40mila euro in contanti.

Una villa a Porto Cervo trasformata in una discoteca abusiva, scoperta da un blitz della guardia di Finanza. Denunciato un 27enne romano.
Sardegna: blitz Gdf in una discoteca abusiva (Ansa).

I controlli dei militari sulle piattaforme social

Da settimane i militari del gruppo di Olbia stavano svolgendo delle attività sia nel territorio della Costa Smeralda che sulle piattaforme social e sono così riusciti a raccogliere tutte le informazioni utili per capire l’organizzazione delle feste durante le serate estive nel paradiso dei vip. Tramite i social venivano invitati a partecipare i giovani avventori ai quali si dava appuntamento in luoghi isolati, come la villa scoperta dai finanzieri. Cinquanta euro era la cifra chiesta alle ragazze per partecipare alla serata nella discoteca completamente abusiva, cento euro quella che dovevano pagare i ragazzi, con pagamento sia in contanti che con il pos.

Una villa a Porto Cervo trasformata in una discoteca abusiva, scoperta da un blitz della guardia di Finanza. Denunciato un 27enne romano.
Sardegna: blitz Gdf in una discoteca abusiva (Ansa).

L’organizzatore: «Una semplice festicciola tra amici»

Quando nella notte del 19 agosto scorso i finanzieri di Olbia sono andati nella villa, tutto era pronto per ospitare un mega evento: auto di lusso erano parcheggiate in fondo agricolo sterrato ed un via vai di furgoni Ncc erano intenti ad accompagnare centinaia di ragazzi pronti a mettersi in fila per entrare nella lussuosa villa dove la musica era già a tutto volume. «Una semplice festicciola tra amici che contribuiscono al pagamento del beveraggio e senza scopo di lucro», così l’avrebbe definita l’organizzatore, il 27enne già titolare di una società con domicilio fiscale nel Comasco. Ma la giustificazione fornita alla guardia di Finanza non è stata ritenuta fondata. L’evento era totalmente abusivo, non vi era stata nessuna autorizzazione o comunicazione, né rispetto delle norme sull’incolumità dei partecipanti e del personale, tra i quali baristi, cassieri, addetti alla sicurezza e dj. Inoltre gli investigatori hanno ritrovato anche agende manoscritte con tutti i dati sull’appuntamento della serata e altre informazioni su feste già organizzate.

Stupro di gruppo a Palermo, migliaia di uomini alla ricerca del video su Telegram

Lo stupro di Palermo avvenuto il 7 luglio ha scatenato la curiosità morbosa di migliaia di persone che sui social sono alla ricerca del video di quanto accaduto, visto che uno degli aggressori ha filmato la violenza. «È la ragazza di Palermo?», ha domandato qualcuno su un gruppo dove è stata pubblicata la foto della vittima, mentre altri chiedevano esplicitamente agli iscritti: «Ma quindi ancora niente?». Fino ad arrivare alle proposte: «Chi ha il video di Palermo? Scambio bene». Su Twitter (ora X) è stato segnalato per il momento un gruppo Telegram in particolare con quasi 20 mila iscritti, ma altre pagine simili sono spuntate, a volte spingendo gli utenti a iscriversi con la promessa di un contenuto che è in realtà indicato soltanto in un titolo.

I precedenti di Telegram e il rischio di deepfake

La vicenda è stata ricostruita anche da la Repubblica, che ha recuperato alcuni dei messaggi dei ragazzi spiegando come la ricerca delle immagini della vittima dello stupro è probabilmente legata alla necessità, da parte di alcuni utenti, di creare deepfake, ossia foto e video iper realistiche della vittima di carattere pornografico. Il revenge porn in atto su Telegram in queste ore non è nemmeno un caso isolato. In passato Wired aveva condotto un’indagine approfondita sul fenomeno, svelando l’esistenza di una serie di gruppi da decine di migliaia di iscritti dove ogni giorno si consuma lo stupro virtuale di gruppo, con foto e video di donne pubblicate senza il loro consenso e spesso con contenuti al limite della pedopornografia.

Furti al British Museum, rubati o distrutti quasi 2 mila oggetti antichi

Il ladro seriale del British Museum avrebbe rubato e in alcuni casi distrutto quasi 2 mila reperti antichi per anni, del tutto indisturbato. È quanto emerge dall’indagine della polizia e un’inchiesta interna dello stesso museo avviate dopo la sparizione di alcune reliquie. Già licenziato Peter John Higgs, 56enne curatore delle collezioni sulle culture mediterranee, che tuttavia si professa innocente. Lo riportano il Telegraph e il Daily Mail, che non hanno potuto quantificare con precisione il numero di oggetti trafugati, dal valore però di milioni di euro. Alcuni, tra cui un monile di epoca romana, erano persino finiti all’asta su eBay già nel 2016. Intanto professori ed esperti di arte antica accusano il British Museum di «negligenza e mancata reazione» alle segnalazioni pervenute nel corso degli anni.

Furti al British Museum, gli esperti: «Perdite incalcolabili sulla storia antica»

In attesa di individuare il responsabile dei furti, studiosi e ricercatori di storia antica fanno la conta dei danni. «È il peggior caso in cui mi sono imbattuto», ha spiegato al Telegraph Martin Henig, esperto di arte romana a Oxford. «Non comporta solo la sottrazione, ma anche la distruzione del reperto». Scendendo nel dettaglio, ha spiegato che pur trattandosi di oggetti di piccole dimensioni, tra cui accessori o utensili, ben maggiore era il loro valore intrinseco per la ricerca. «Erano molto intimi, personali», ha proseguito Henig. «Potevano dirci molto sulla cultura di quegli anni. È imperdonabile». Un portavoce del museo ha spiegato che fino alla conclusione delle indagini l’istituzione non intende commentare ulteriormente la vicenda.

Sottratti reperti per milioni di euro. Gli esperti di storia antica contro il British Museum: «Da loro negligenza e nessuna reazione».
L’ingresso del British Museum (Getty Images).

A peggiorare la situazione, sono emerse alcune vecchie segnalazioni rimaste a quanto pare inascoltate. Già nel 2016, infatti, alcuni esperti segnalarono la presenza sul web di alcuni reperti apparentemente sottratti al British Museum. Tra questi anche il monile romano messo all’asta per 40 sterline (circa 50 euro), ma dal valore compreso fra 25 e 50 mila. Parlando di «mancata reazione», l’accademico danese Ittai Gradel ha ricordato di aver sollecitato il museo nel febbraio 2021, senza però ottenere risposta. «Il colpevole potrebbe anche aver sottratto reperti non registrati», ha proseguito al Daily Mail. «Per fortuna è stato così stupido da metterli in vendita online». Altri hanno inoltre accusato il British Museum di non essere capace a gestire e archiviare correttamente i circa 8 milioni di reperti nella sua collezione, favorendo così i furti.

La holding H14 dei Berlusconi finanzia la start-up Qualifyze

La start-up tedesca Qualifyze, come riportato da il Sole 24 Ore, ha raccolto 12 milioni di dollari di capitali freschi da un gruppo di investitori che ne sta sostenendo lo sviluppo, tra cui H14 Spa. Come riportato dal quotidiano, si tratta della holding in cui Barbara, Eleonora e Luigi, i tre figli di secondo letto di Silvio Berlusconi, hanno concentrato i loro investimenti in private equity e venture capital.

Qualifyze, la start-up tedesca, ha raccolto 12 milioni di dollari di capitali freschi da un gruppo di investitori, tra cui H14 Spa.
Barbara e Luigi Berlusconi (Imagoeconomica).

Qualifyze: emerge una valutazione di 100 milioni di dollari 

All’operazione hanno partecipato anche gli investitori tedeschi HarbourVest Partners e Hv Capital, riferisce Bloomberg.  Per Qualifyze è emersa una valutazione di 100 milioni di dollari. La società, nata nel 2019, si occupa di fornire all’industria farmaceutica audit sulla supply chain, dispone di un database che copre più di 2mila fornitori e ha tra i suoi clienti Merck, Teva e Sanofi.

Crolla un seracco sulle Alpi svizzere, un morto e due feriti

Un alpinista morto e altri due feriti: è il bilancio di un incidente avvenuto sulle Alpi svizzere. A causarlo, domenica 20 agosto verso le 12.30 – fa sapere la polizia del Canton Vallese – è stato il crollo di un seracco, un grande blocco di ghiaccio. Una cordata di tre alpinisti stava scendendo dall’Allalinhorn, vetta di 4.027 metri, lungo la via Normale dal Mittelallalin, nel massiccio del Mischabel.

Il bilancio di un incidente avvenuto sulle Alpi svizzere è di un morto e due feriti. A causarlo è stato il crollo di un seracco.
Soccorso alpino (Getty images).

Aperta un’inchiesta da parte della magistratura

Il seracco si è staccato quando i tre si trovavano sul ghiacciaio, 100 metri più a monte. Due alpinisti sono stati travolti: il 61enne è stato sepolto completamente, morendo sul posto, mentre la donna che era con lui ha riportato ferite lievi. Il terzo alpinista, anche lui ferito leggermente, è stato portato in elicottero a Zermatt (Svizzera) per essere visitato. La magistratura elvetica ha aperto un’inchiesta.

Alexey Gromov, lo spin doctor dietro la disinformazja russa e fedelissimo di Putin

Secondo l’economista russo Sergei Guriev, fino al 2013 ben ancorato nel sistema putiniano e poi costretto a trasferirsi all’estero, gli autocrati moderni appartengono alla categoria degli spin dictators, i dittatori dell’inganno, titolo anche del suo libro scritto a quattro mani nel 2022 con il politologo statunitense Daniel Treisman, Spin Dictators: The Changing Face of Tyranny in the 21st Century. I due centrano l’attenzione sui vari metodi di propaganda come appunto spin e disinformazione, utilizzati dai leader autoritari per mantenere il controllo nei regimi: strumenti meno brutali di cui si servono appunto i vari Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan, Xi Jinping e via dicendo, rispetto a quelli violentemente repressivi adottati nel passato da Iosif Stalin o Mao Zedong. Il concetto è analogo a quello del cosiddetto autoritarismo smart o digitale, utilizzato già in precedenza per definire i contorni soft delle dittature moderne.

Alexey Gromov, lo spin doctor dietro la disinformazja russa e fedelissimo di Putin
Putin in televisione: il controllo dei media russi è fondamentale per la tenuta del sistema (Getty).

Propaganda fondamentale per la tenuta del sistema dopo la guerra

Lasciando l’accademia, è evidente in ogni caso che nuovi spin dictators non potrebbero essere tali se alle loro spalle non ci fossero gli spin doctors, gli spinmeisters che prediligono la disinformazja, le tattiche di comunicazione ingannevoli e manipolative. Uno dei più illustri al servizio del Cremlino è Alexey Gromov, vice capo dell’Amministrazione presidenziale guidata da Anton Vajno, una sorta di plenipotenziario per tutto quel che concerne la propaganda interna ed esterna, divenuta mezzo fondamentale per la tenuta del sistema soprattutto dopo l’avvio della guerra su larga scala in Ucraina nel 2022.

Alexey Gromov, lo spin doctor dietro la disinformazja russa e fedelissimo di Putin
Alexey Gromov con Vladimir Putin.

Gromov si occupava di comunicazione già sotto Yeltsin

Gromov è un compagno di lunga data di Putin: un po’ più giovane, nato nel 1960, e con una carriera diplomatica alle spalle, prima di andare a occuparsi di comunicazione sotto la presidenza di Boris Yeltsin a metà degli Anni 90, durante il secondo mandato del “Corvo bianco”. Nel 1998 è stato nominato capo del dipartimento stampa dell’Amministrazione presidenziale, il vero motore che fa marciare la politica russa. Un paio di anni dopo, con l’arrivo di Vladimir Vladimirovich al Cremlino, è diventato l’addetto stampa personale del nuovo capo dello Stato, carica che ha tenuto fino al 2012, quando è stato sostituito da Dmitry Peskov, e al passaggio all’Amministrazione presidenziale.

Alexey Gromov, lo spin doctor dietro la disinformazja russa e fedelissimo di Putin
Vladimir Putin con Boris Yeltsin (Getty).

Ha avviato la monopolizzazione del sistema mediatico

All’inizio degli Anni 2000, quando Putin si preoccupava più di sostituire la squadra di Yeltsin con la propria, Gromov è stato protagonista dell’addomesticamento dei grandi media privati, allora in mano a oligarchi ribelli come Boris Berezovsky e Vladimir Gusinsky, gestendo da dietro le quinte la riorganizzazione del sistema televisivo a favore del Cremlino e avviando di fatto la monopolizzazione del sistema mediatico, passata dal servizio di Yeltsin al servizio di Putin. È insomma più di vent’anni che detta l’agenda dell’informazione russa, concentrata soprattutto su quella analogica: vale a dire tivù, radio e stampa.

Il regista di Putin su informazione e immagine

Gromov è nella lista dei politici sanzionati da Stati Uniti e Unione europea già dal 2014. Il suo ruolo è cresciuto naturalmente dopo la prima crisi ucraina nel 2013/2014 con il cambio di regime a Kyiv, l’annessione della Crimea e la guerra nel Donbass. Accanto all’altro vice dell’Amministrazione presidenziale, Sergei Kirienko, è uno degli uomini chiave più vicini a Putin, non tanto come suggeritore politico, come lo era stato per esempio Vladislav Surkov, l’ideatore del concetto di democrazia sovrana, quanto proprio come regista di tutto quel che riguarda l’informazione e l’immagine che vanno a costruire la realtà per il pubblico, e l’elettorato, russo: il prossimo appuntamento, guerra a parte, è quello delle elezioni presidenziali del 2024 per le quali non paiono esserci alternative al nome di Putin. Almeno per il momento.

Bradley Cooper, ong ebraiche: «Il naso in Maestro non è antisemita»

Prosegue il dibattito sul naso di Bradley Cooper nel film Maestro, presente nel cartellone della Mostra del Cinema di Venezia. Nelle ultime settimane, infatti, l’attore è finito al centro delle polemiche per la protesi indossata nel suo ultimo progetto, dove interpreta il compositore Leonard Bernstein. Come ha riportato Tmz, due organizzazioni ebraiche hanno però preso le sue difese. L’American Jewish Committee con sede a New Jork ha spiegato come non ci sia alcuna offesa: «Non crediamo che questa rappresentazione danneggi o denigri la nostra comunità». Ha fatto eco l’Anti-Defamation League, che combatte ogni forma di razzismo: «Il naso di Bradley Cooper non è antisemita».

Due organizzazioni ebraiche difendono Bradley Cooper. Dalla sua parte anche i figli del musicista: «Papà sarebbe d'accordo con lui».
Leonard Bernstein in uno scatto del 1972 (Getty Images).

Bradley Cooper in Maestro, anche i figli di Bernstein difendono l’attore

«Nel corso della storia, spesso i film hanno rappresentato gli ebrei come caricature malvagie con un grande naso adunco», ha scritto l’Anti-Defamation League in una nota riportata anche dal Guardian. «La biografia di Leonard Bernstein non è uno di questi casi». Soprattutto sui social, diversi attori di origine ebraica hanno infatti accusato Bradley Cooper con il termine Jewface, che si riferisce all’artificio per cui un interprete non ebreo utilizza rappresentazioni somatiche eccessivamente stereotipate. Fra i più contrari Daniel Fienberg, il critico dell’Hollywood Reporter, che ha parlato di un caso «problematico» e ha definito il film un «cosplay etnico».

Due organizzazioni ebraiche difendono Bradley Cooper. Dalla sua parte anche i figli del musicista: «Papà sarebbe d'accordo con lui».
Bradley Cooper al Met Gala 2023 (Getty Images).

Oltre alle due organizzazioni ebraiche, Bradley Cooper ha ricevuto l’approvazione dei tre figli di Leonard Bernstein. «Ci ha coinvolto in ogni step del suo incredibile viaggio su nostro padre», hanno scritto in un comunicato Nina, Alexander e Jamie. «Ci spezza il cuore venire a conoscenza che ci sono fraintendimenti sui suoi incredibili sforzi». Focalizzando l’attenzione sulla protesi sotto accusa, i tre hanno ricordato come il padre Leonard avesse «un gran bel naso», spiegando di essere perfettamente in linea con la scelta stilistica del film. Gli eredi del musicista hanno sottolineato la meticolosa attenzione di Cooper e della sua troupe per rendere al meglio sullo schermo il genio del padre con amore e gioia senza pari. «Siamo sicuri che papà avrebbe apprezzato».

Maestro, di cosa parla il biopic su Leonard Bernstein

Nuova produzione Netflix, Maestro segue la vita e la carriera del grande compositore Leonard Bernstein. Bradley Cooper, tra l’altro anche regista del film, veste i panni dell’omonimo protagonista, vero prodigio della musica. In oltre 30 anni, la narrazione mette al centro dell’attenzione la sua storia d’amore con Felicia Montealegre (Carey Mulligan), partendo dal primo incontro nel 1946. Dal fidanzamento al matrimonio lungo 25 anni, daranno vita a un rapporto unico e a tratti complicato e tormentato. Il film racconterà anche il debutto a soli 25 anni di Bernstein alla New York Philarmonic per arrivare alle sue incredibili composizioni per il cinema e il teatro, da West Side Story a Fronte del porto. Nel cast anche Maya Hawke nei panni della figlia Jamie. Il film, dopo la presentazione a Venezia, sarà su Netflix dal 20 dicembre.

Philip Morris, Hannappel: «38mila posti di lavoro e mezzo punto pil per l’Italia in sei anni»

Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, ha fornito i dati sul contributo del gruppo al paese, nel corso del panel Accettare la sfida del cambiamento per crescere del meeting di Rimini. «Trentottomila posti di lavoro e mezzo punto di pil del paese in 6 anni e mezzo».

Philip Morris in Italia: «Non c’è un investimento più grande»

Hannappel, che ricopre anche la carica di presidente Europa Sud-Occidentale di Philip Morris International, ha sottolineato come l’azienda abbia costituito «nel nostro Paese non una fabbrica, ma una filiera integrata che è il più grande investimento realizzato in questo secolo in Italia». Si tratta infatti di «1,2 di investimento con un importantissimo profilo, che è la creazione di un prodotto che non esiste, con macchinari che non esistono per essere esportato in tutto il modo a tempo record».

«Acquistiamo tutto il prodotto Coldiretti»

Il presidente e ad ha spiegato: «Questo impianto da solo esporta più di tutto l’olio di oliva e dei motorini italiani» aggiungendo che «fino a 6 anni fa era un prato di sterpaglie». Hannappel ha specificato il coinvolgimento dell’agricoltura italiana: «Acquistiamo tutto il prodotto Coldiretti. Abbiamo creato un impianto industriale che sviluppa non solo un prodotto fisico, ma anche nuove fabbriche». E ancora: «In Italia operiamo con 7.500 imprese» soffermandosi sul come «le pmi italiane necessitano del capofila».

 

Trump conferma: «Giovedì andrò al tribunale di Atlanta»

Donald Trump ha confermato che giovedì si recherà ad Atlanta per comparire per la prima volta in tribunale per il processo per i suoi presunti tentativi di ribaltare le elezioni presidenziali del 2020 in Georgia. «Giovedì andrò ad Atlanta» – ha scritto l’ex presidente sul social Truth – «per essere arrrestato da un procuratore di estrema sinistra».

Fissata una cauzione di 200 mila dollari

Trump ha tempo fino alle 12 di venerdì 25 agosto per presentarsi alla prigione del tribunale della contea di Fulton. I suoi legali e il giudice si sono già accordati per una cauzione di 200 mila dollari e severe restrizioni per il tycoon nei contatti con testimoni e co-imputati.

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