Daily Archives: 22 Agosto 2023

Precipitano sulle Alpi svizzere, due alpinisti morti

Due alpinisti sono morti precipitando sulle Alpi svizzere in due diversi incidenti avvenuti domenica 20 agosto e resi noti solo nella giornata di martedì 22 agosto dalla polizia cantonale del Vallese. Il primo si è verificato verso le ore 6.40: un alpinista che stava affrontando in solitaria l’ascesa del Weissmies, vetta di 4.017 metri, è precipitato per circa 250 metri quando si trovava a un centinaio di metri dalla cima. Un testimone ha subito dato l’allarme. I soccorritori non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Il secondo incidente è avvenuto poco dopo, alle ore 7.20, sul Bietschhorn, vetta di 3.934 metri. Due alpinisti si trovavano sulla cresta Est, a 3.540 metri di quota, quando una roccia si è improvvisamente staccata dalla parete. Uno dei due è quindi precipitato per 150 metri. Altre persone hanno dato l’allarme e anche in questo caso i soccorritori hanno solo potuto constatare il decesso. Per entrambe le vittime è in corso l’identificazione formale. Sugli incidenti sta indagando la magistratura elvetica.

Luca Ruffino ha fatto testamento tre giorni prima del suicidio

Il testamento olografo di Luca Giuseppe Reale Ruffino è stato depositato ieri, il 21 agosto 2023. A distanza di 16 giorni dal suicidio, avvenuto il 5 agosto, nemmeno il documento con le ultime volontà dell’imprenditore e capo di Sif Italia e Visibilia spiega le ragioni del gesto. L’uomo si è tolto la vita con un colpo di pistola appena tre giorni dopo aver firmato il testamento. Fonti vicine alla famiglia hanno parlato di poche righe con le ultime disposizioni.

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Il patrimonio suddiviso tra i familiari e la compagna

«Nulla aiuta a ricostruire l’evento», hanno spiegato alcune fonti, riprese da Repubblica. Il patrimonio è stato suddiviso tra i vari familiari: ci sono i figli, l’ex moglie, una nipote e la compagna. Non ci sono cifre all’interno del documento, poiché la valutazione patrimoniale dei beni mobili e immobili deve essere ancora fatta.

Luca Ruffino ha fatto testamento tre giorni prima del suicidio
L’abitazione di Luca Ruffino (Imagoeconomica).

Il 2 agosto la firma sul documento

Colpisce la data della firma, il 2 agosto. Questo perché non solo si può ipotizzare una «premeditazione» del gesto, arrivato tre giorni più tardi, ma anche per quanto successo durante l’ultimo consiglio di amministrazione. In quella stessa giornata, sarebbero state affidate alcune deleghe operative ad altri consiglieri del cda, tra cui Alberto Campagnoli, 38enne ultimo arrivato ai vertici di Visibilia.

L’inchiesta: si attende la copia forense di smartphone chiavette usb

Intanto si continua a indagare. Il 23 agosto sarà effettuata la copia forense dei dispositivi elettronici del manager. Si tratta di smartphone, tablet e diverse chiavette usb. Si punta a trovare dati che possano rappresentare degli indizi da cui partire. L’autopsia ha escluso, ormai due settimane fa, che alla base del suicidio ci fosse una grave malattia. L’inchiesta è condotta dalle pm Daniela Bartolucci e Maria Giuseppina Gravina, ma il fascicolo è seguito anche dal procuratore aggiunto Laura Pedio. Quest’ultima indaga sul caso Visibilia e la sensazione degli investigatori è che le preoccupazioni di Ruffino fossero legate proprio alla società della ministra Santanchè.

Come la benzina in soli tre mesi è arrivata a costare fino a 10 euro in più

Caro benzina, quanto mi costi. E ora ci sono anche i dati dopo tre mesi di prezzi in impennata. «I nuovi rincari dei carburanti registrati sulla rete e certificati oggi dai dati forniti dal Mase confermano in pieno tutti gli allarmi lanciati nei giorni scorsi da Assoutenti circa l’andamento dei prezzi di benzina e gasolio in Italia», ha detto il presidente Furio Truzzi. Che poi ha spiegato: «In appena tre mesi, da maggio a oggi, un pieno di benzina costa nel nostro Paese 7 euro in più mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa sfiora i 10 euro».

Aumenti «che non sembrano giustificati dalle quotazioni petrolifere»

Secondo il presidente di Assoutenti, inoltre, gli aumenti sono immotivati: «Un andamento che non appare in alcun modo giustificato dalle quotazioni petrolifere che, rispetto ad inizio anno, sono salite poco più dell’1 per cento, mentre la benzina alla pompa nello stesso periodo è rincarata in media del 7 per cento. Siamo in presenza di una evidente speculazione durante tutta la filiera dei carburanti e prima della vendita alla pompa», ha dichiarato Truzzi. Che ha poi concluso: «Grazie agli extraprofitti ricavati dai prezzi più alti di benzina e gasolio il governo può e deve abbassare le accise perché il rischio concreto è quello di un effetto domino con rincari a cascata sugli alimentari e su tutti i beni trasportati, con conseguenze pesantissime sui redditi delle famiglie e sui consumi degli italiani».

Il bacio di Rubiales alla calciatrice condannato anche da Sanchez: «Inaccettabile»

In Spagna il bacio del presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales alla calciatrice Jennifer Hermoso continua a fare discutere. A commentare è stato anche il premier Pedro Sanchez, che secondo i media spagnoli già all’arrivo della nazionale ha dimostrato freddezza nei confronti del numero uno del calcio iberico. Il presidente Sanchez ha affermato: «Quello che abbiamo visto a Sydney è stato un gesto inaccettabile. Penso che le scuse che ha dato Rubiales non siano sufficienti, non siano adeguate e che quindi debba continuare ad attivarsi per chiarire quello che abbiamo visto tutti». E la polemica non si ferma.

Il bacio di Rubiales alla calciatrice condannato anche da Sanchez «Inaccettabile»
Il primo ministro Pedro Sanchez (Getty).

La presidente della lega femminile: «Scioccati»

A parlare dell’accaduto è stata anche Beatriz Alvarez, la presidente della Lega calcio femminile in Spagna: «Mi vergogno dell’immagine mondiale che sta dando il calcio spagnolo a causa del comportamento inaccettabile del presidente della Federcalcio spagnola. Sto ricevendo innumerevoli chiamate e messaggi da calciatori, allenatori, dirigenti e colleghi, anche di altri campionati mondiali, che sono scioccati per quanto accaduto. Non si tratta solo del bacio ma del comportamento generale nell’area delle autorità, in campo, negli spogliatoi, o quando poche ore dopo tale comportamento, il presidente della Federazione ha osato insultare pubblicamente tutte le persone che hanno criticato tale atteggiamento ripugnante».

Il bacio di Rubiales alla calciatrice condannato anche da Sanchez «Inaccettabile»
Luis Rubiales (Getty).

Alvarez: «Imperdonabile»

La presidente ha concluso: «È imperdonabile che il più grande successo nella storia dello sport femminile spagnolo sia stato offuscato per sempre dalle azioni del presidente della Rfef, rubando la ribalta agli unici che se lo meritano: le calciatrici. Sicuramente il governo spagnolo capirà che queste azioni, e non altre, danneggiano l’immagine della Spagna e la candidatura ai Mondiali del 2030». Secondo i media spagnoli il presidente federale sarebbe stato troppo “fisico” nel suo modo di manifestare felicità. Rubiales sarebbe infatti colpevole di avere «toccato troppo» le calciatrici. E la stessa Hermoso ha dichiarato: «Non mi è piaciuto».

Risucchiato da un ventilatore, operaio morto nel Milanese

Un operaio di 50 anni è morto a Senago, nel milanese, mentre lavorava in una ditta che costruisce ventilatori in via Cavour 91. L’uomo, italiano, era impiegato in una ditta esterna e in quel momento – secondo le prime ricostruzioni – stava lavorando in corrispondenza del grande ventilatore che lo ha risucchiato.

La dinamica resta ancora da accertare

L’operaio al momento della tragedia, stava eseguendo probabilmente delle opere di manutenzione. I suoi colleghi, allarmati perché non lo vedevano più, hanno poi trovato il cadavere davanti al ventilatore. La dinamica resta comunque ancora da accertare. Sul posto sono intervenuti carabinieri e vigili del fuoco

In autoesilio, condannato, comunque vincente: come Shinawatra ha influenzato la politica in Thailandia

Accolto da centinaia di sostenitori all’aeroporto Don Meuang di Bangkok, l’ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra è rientrato in patria dopo 15 anni in autoesilio, spesi soprattutto tra Londra e Dubai. Subito prelevato dalle autorità per essere portato in carcere e poi di fronte alla Corte suprema, è stato poi condannato a otto anni di reclusione: una pena accorciata di due anni rispetto ai 10 che gli erano stati inflitti in contumacia mentre si trovava all’estero. Non è detto però che il politico più influente di Thailandia finisca davvero dietro le sbarre o che, perlomeno, ci rimanga a lungo. Secondo molti osservatori politici l’accordo post-elettorale stretto tra il suo partito Pheu Thai e il governo uscente (erede della giunta militare salita al potere con un golpe nel 2014), che ha portato alla nomina del fedelissimo Srettha Thavisin come primo ministro, prevedere anche una qualche forma di grazia o amnistia.

Thaksin Shinawatra è tornato in Thailandia dopo 15 anni di autoesilio proprio nel giorno in cui un suo fedelissimo viene eletto premier.
Thaksin Shinawatra (Getty Images).

Shinawatra, il re delle telecomunicazioni diventato primo ministro

Imprenditore capace di creare un impero finanziario nel settore delle telecomunicazioni, il 74enne Shinawatra è entrato in politica nel 1994, quando accettò l’offerta di diventare ministro degli Esteri nel governo di Chuan Leekpai. Quattro anni dopo aveva poi fondato il Thai Rak Thai, partito populista capace di guadagnarsi rapidamente un seguito di sostenitori nel nord del Paese. Leader indiscusso del partito, nel 2001 era stato poi eletto primo ministro del Regno di Thailandia. Confermato nel 2005 ma nel frattempo coinvolto in vari scandali finanziari, a settembre del 2006 fu deposto da un colpo di Stato senza spargimento di sangue mentre era a una riunione dell’Onu a New York. Accusato di corruzione e abuso di potere, così come di scarso rispetto nei confronti della monarchia, da allora ha quasi ininterrottamente vissuto in esilio. Nel 2008, tra l’altro, la società Uk Sport Investments, controllata proprio dall’ex premier thailandese, fu costretta a vendere il Manchester City (comprato l’anno prima) all’Abu Dhabi United Group for Development and Investment a causa della problematica situazione legale della famiglia Shinawatra.

Thaksin Shinawatra è tornato in Thailandia dopo 15 anni di autoesilio proprio nel giorno in cui un suo fedelissimo viene eletto premier.
L’arrivo di Thaksin Shinawatra a Bangkok (Getty Images).

Anche la sorella Yingluck è stata deposta da un colpo di Stato

Primo ministro tra il 2001 e il 2006, Shinawatra ha continuato a esercitare un’enorme influenza politica anche dall’estero controllando con i suoi alleati il Partito del potere popolare, ossia il maggior partito di governo tra il 2007 e il 2008, poi disciolto dalla Corte costituzionale al pari del Thai Rak Thai. Successivamente ha dato vita al Pheu Thai, tramite il quale nel 2011 è stata eletta prima ministra la sorella Yingluck Shinawatra, anch’essa in seguito deposta da un golpe militare nel 2014: incriminata per inadempienza al dovere, come il fratello maggiore si è rifugiata all’estero prima della sentenza che l’ha condannata in contumacia a cinque anni di detenzione.

Thaksin Shinawatra è tornato in Thailandia dopo 15 anni di autoesilio proprio nel giorno in cui un suo fedelissimo viene eletto premier.
Pita Limjaroenrat (Getty Images).

L’accordo a sorpresa tra il governo uscente e il Pheu Thai 

Le elezioni parlamentari del 2019, le prime dopo il colpo di Stato del 2014 che consegnò il potere al comandante in capo dell’esercito Prayut Chan-o-cha, videro la vittoria del Pheu Thai. Ma i militari impedirono la formazione di un governo civile. Salto in avanti di quattro anni ed eccoci a maggio 2023 per una nuova tornata elettorale che ha registrato l’affluenza record del 75,22 per cento e l’affermazione, come principale partito del Paese (38 per cento delle preferenze), del riformista Kao Klai guidato dal giovane e popolare imprenditore Pita Limjaroenrat, pronto a formare un’alleanza con il Pheu Thai (giunto secondo) per mandare via gli ex golpisti dal governo. Ma le peculiarità del sistema politico thailandese – il Senato viene di fatto eletto dai militari – ha impedito a Pita di ottenere la maggioranza parlamentare. E così, benché l’esercito abbia contrastato a lungo la famiglia Shinawatra, il 21 agosto il Pheu Thai ha annunciato una coalizione di 11 partiti che comprende movimenti chiave del governo uscente, erede della giunta militare che aveva preso il potere nel 2014, come il Palang Pracharat, che ruota attorno all’ex generale Prawit Wongsuwan, e lo United Thai Nation Party, creato ad hoc dal premier uscente (anche lui un ex generale) Chan-o-cha.

Thaksin Shinawatra è tornato in Thailandia dopo 15 anni di autoesilio proprio nel giorno in cui un suo fedelissimo viene eletto premier.
Srettha Thavisin (Getty Images).

Meglio Shinawatra che i riformisti: la scelta dei militari 

I militari, insomma, hanno accettato il male minore. Meglio stringere accordi con la nemesi Shinawatra piuttosto che vedere al potere il Kao Klai, che aveva nel programma elettorale la riforma delle forze armate e l’abolizione del reato di lesa maestà nei confronti della monarchia. Da qui il ritorno dall’esilio dell’imprenditore ed ex premier, proprio nel giorno in cui il parlamento di Bangkok ha eletto il nuovo premier alla prima votazione: Thavisin, magnate immobiliare candidato dal Pheu Thai e fedelissimo di Shinawatra, che per 15 anni ha di fatto guidato il partito dall’estero. E adesso? Secondo gli osservatori politici, l’accordo siglato con il governo uscente, erede della giunta militare che nel 2014 aveva preso il potere con un golpe, prevede la grazia o l’amnistia per Shinawatra. Che, altrimenti, non avrebbe avuto davvero alcun motivo per rientrare in patria.

Vieta l’uso del bagno a una donna che proviene dalla spiaggia libera, denunciato il gestore di uno stabilimento di Bacoli

Il gestore di uno stabilimento balneare è stato denunciato per aver vietato a una bagnante l’uso dei servizi igienici, in quanto la donna proveniva dalla spiaggia libera. È successo a a Bacoli, località balnerare alle porte di Napoli. E a renderlo noto è stato il sindaco Josi Gerardo Della Ragione, con un post su Facebook.

«Una roba allucinante che infanga il buon nome della nostra città»

«Abbiamo provveduto a denunciare un lido balneare di Bacoli che si è rifiutato di far utilizzare i propri bagni, ad una donna. Motivo? “Lei viene dalla spiaggia libera. E qui non può entrare”. Una roba allucinante che infanga il buon nome della nostra città. E, peggio ancora, infanga molti altri concessionari di arenile che, invece, nella nostra città, rispettano le più basilari regole di civiltà. Intollerabile», ha scritto il primo cittadino di Bacoli. «La donna ha potuto accedere ai servizi igienici del lido, solo quando stava per sentirsi male. Una sorta di pietà. Una sorta di regalo fatto al popolo, dal padrone di turno. Squallore puro. C’è ancora, purtroppo, chi crede che gestire un bene pubblico significhi diventarne proprietario. Nella diffida, abbiamo specificato che una nuova violazione dei più basilari diritti dei bagnanti, sarà punita con la revoca della concessione demaniale. Immediatamente».

Vieta l'uso del bagno a una donna che proviene dalla spiaggia libera, denunciato il gestore di uno stabilimento balneare di Bacoli.
Josi Gerardo Della Ragione (Facebook).

«Difenderemo la nostra terra da chi pensa di esserne proprietario»

Per il sindaco di Bacoli si tratta di «una nuova battaglia», che segue quella avviata nell’estate 2022 contro chi, a Miliscola, vietava l’ingresso in spiaggia di omogenizzati e bottiglie d’acqua. «Dovete togliervelo dalla testa. I proprietari della sabbia e del mare, siamo tutti. Sono patrimonio della collettività. Senza cancelli, senza catene, senza recinzioni. Senza abusi edilizi, senza oscenità. E senza assurdi divieti. Le attività commerciali in spiaggia sono esercizi pubblici. Ed i servizi igienici devono essere aperti a tutti. È uno dei requisiti essenziali. Tutti hanno diritto a fruirne. Ringrazio i cittadini che hanno denunciato questo fatto gravissimo. Insieme, difenderemo la nostra terra da chi pensa di esserne proprietario. Un passo alla volta».

Caso Samardzic, il padre: «L’Inter voleva trattare solo con Pimenta». E lei smentisce

A nove giorni dal chiusura del calciomercato estivo, il caso di Lazar Samardzic sembra non avere fine. Mladen, padre del calciatore dell’Udinese, ha raccontato in un’intervista a Sportitalia la propria versione dei fatti. E ha scaricato gran parte delle colpe per la trattativa fallita con l’Inter tanto sul club nerazzurro quanto sulla procuratrice sportiva Rafalea Pimenta. Quest’ultima ha poi replicato in maniera secca: «Parlano i fatti».

La versione del padre di Samardzic: «L’Inter ha fatto un errore»

Mladen Samardzic ha dichiarato: «L’Inter ha fatto un errore. Ha fatto tutta la trattativa e ha chiuso l’affare con una persona che non aveva il permesso per farlo. Ha trattato con Rafaela Pimenta, ma io l’ho vista una volta sola nella mia vita. Non so lei come abbia fatto a infilarsi in questa cosa, perché la trattativa era tra Udinese e Inter: poi ci siamo trovati lei in mezzo, che voleva chiudere l’affare senza il nostro permesso».

E ha aggiunto: «Quindi quando ho ricevuto la bozza di contratto dall’Inter e abbiamo visto che c’era lei come intermediaria e rappresentante di Lazar, abbiamo chiesto che questo fosse cambiato. Abbiamo chiesto di parlare direttamente con l’Inter, di avere un incontro con loro e di cambiare questo aspetto: ma loro ovviamente non hanno voluto più fare l’operazione così, senza di lei, sostenevano che l’agente di Lazar fosse lei».

Caso Samardzic, il padre «L'Inter voleva trattare solo con Pimenta». E lei smentisce
Samardzic durante un match con la maglia dell’Udinese (Getty).

Mladen Samardzic: «Mai parlato di soldi con l’Inter»

«Non abbiamo mai parlato di soldi con l’Inter», ha proseguito il padre del calciatore serbo. «Non abbiamo mai contrattato su nulla, non abbiamo avuto l’opportunità perché nel momento in cui ho spiegato che la Pimenta non era l’agente, automaticamente per l’Inter era già tutto chiuso e non erano più interessati, il perché non si sa perché. Noi non abbiamo nulla di cui pentirci, perché non avrei potuto fare nient’altro, visto che l’Inter non voleva parlare con noi. La stessa cosa l’ho detta a Mr. Pozzo, a Udine, che ha capito la situazione. Non abbiamo nessuna altra squadra. Non abbiamo fretta per il futuro: Lazar ha solo 21 anni, c’è così tanto tempo».

Caso Samardzic, il padre «L'Inter voleva trattare solo con Pimenta». E lei smentisce
Un’esultanza di Samardzic (Getty).

La smentita di Pimenta: «Ha avanzato richieste non condivise»

Di diverso avviso la procuratrice. Tirata in ballo da Mladen Samardzic, Raffaela Pimenta ha smentito la sua ricostruzione: «Mi dispiace che il papà di Samardzic abbia giustificato le sue decisioni con questi argomenti, ma per me parlano i fatti. Dall’incontro avuto con lui e la moglie insieme a Kolarov nel mio ufficio a Montecarlo, alle tante chiamate fatte insieme ai diversi club, alla sua richiesta rivolta all’Udinese di parlare direttamente con me. E ancora: il nostro appuntamento insieme presso la sede dell’Inter, gli ok dati all’Inter, i brindisi con lui e la moglie in un hotel di Milano, la videochiamata con il figlio per organizzare le visite mediche, l’arrivo di altri famigliari e del cameraman per le riprese video. Dopo tutto questo, il papà ha avanzato delle richieste che io non condividevo nella sostanza e nella forma e in quel momento ho deciso di farmi da parte».

Auto italiane più vecchie del 28 per cento in sette anni, più caro assicurarle

È aumentata del 28 per cento in sette anni l’età media del parco auto italiano, con sensibili incrementi di prezzo per le polizze assicurative. Questo è quanto emerge da un’indagine del comparatore di prezzi Facile.it su un campione di oltre 2,5 milioni di preventivi raccolti tra il 2016 e il 2023.

Auto più vecchie e prezzi delle assicurazioni più alte

Nei primi sei mesi dell’anno – rivela Facile.it – l’età media delle auto italiane è risultata essere pari a 11 anni e sette mesi: il sette per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2022, il 16 per cento in più sul 2021 e il 28 per cento rispetto al primo semestre del 2016. Da Facile.it dichiarano che si tratta di vetture che «di anno in anno diventano sempre più vecchie e, inevitabilmente, meno sicure e più dispendiose dal punto di vista dei consumi». Ma non solo, secondo il sito web comparatore di prezzi infatti, c’è una relazione tra costo della polizza Rc auto e l’anzianità della vettura. A parità di condizioni, un veicolo con un’età media di 10 anni paga circa 201 euro, che salgono a 251 euro se gli anni sono 11 e raggiunge i 306 euro se ha 14 anni.

Il prezzo della benzina ai massimi da luglio 2022 

Il prezzo medio della benzina in aumento nell’ultima settimana, dal 14 al 20 agosto, è ai massimi da un anno. Secondo la rilevazione del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, la verde in modalità self si è attestata a 1,946 euro in crescita di 0,7 centesimi (+0,37 per cento) mentre il gasolio ha oscillato intorno a 1,845 in aumento di +1,7 centesimi (+0,96 per cento). Resta stabile oltre i 2 euro la verde in autostrada, a 2,018 euro a litro in self mentre il gasolio è a 1,932 euro. Nelle Marche la benzina a prezzo più basso 1,925 euro e la più cara in Basilicata a 1,971 euro. La provincia di Bolzano ha il prezzo più alto, 1,984 euro.

Pyongyang: dalle esercitazioni tra Corea del Sud e Usa rischi di «guerra termonucleare»

L’agenzia di stampa statale della Corea del Nord Kcna ha avvertito che le esercitazioni militari congiunte di Corea del Sud e Stati Uniti potrebbero innescare una «guerra termonucleare». Kcna, riferisce l’agenzia sudcoreana Yonhap, ha condannato le esercitazioni militari Ulchi Freedom Shield, un’importante esercitazione congiunta tra Seul e Washington, iniziata il 22 agosto, sostenendo che ha «un carattere aggressivo». Kcna, in un rapporto in lingua inglese, ha scritto: «Una guerra termonucleare su larga scala senza precedenti si sta avvicinando alla penisola coreana in ogni momento come realtà».

Accordi sulla cooperazione militare tra Corea del Nord e Russia

Intanto il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, nel faccia a faccia di luglio a Pyongyang hanno raggiunto un ampio «quadro di accordi» sulla cooperazione militare. Lo riporta la Yonhap, citando il deputato Yoo Sang-bum, dopo l’audizione parlamentare a porte chiuse del National Intelligence Service (Nis). Il deputato Yoo ha dichiarato: «La Russia sembra aver richiesto la vendita di proiettili e missili e la conduzione di un’esercitazione militare congiunta, mentre il Nord probabilmente ha richiesto il noleggio di armi prodotte in Occidente e l’assistenza tecnica, comprese le riparazioni di attrezzature fatiscenti».

Il Tar promuove una ragazza bocciata con sei insufficienze

Sei insufficienze, ma nessuna bocciatura. A deciderlo per una studentessa di una scuola media di Tivoli, in provincia di Roma, è stata una sentenza del Tar. Secondo i giudici, come riporta Il Messaggero, la mancata ammissione non deve essere un provvedimento afflittivo, ma educativo. Oltre a dover essere «un’eccezione» mentre la regola deve essere la promozione, in linea con un orientamento del Consiglio di Stato per la scuola media. Protagonista della vicenda una ragazza che ha frequentato la prima media all’istituto Comprensivo Statale Tivoli V, e che ha riportato insufficienze in sei materie (geografia, francese, matematica, scienze, inglese e musica), di cui una grave. Gli insegnanti avevano deliberato all’unanimità la bocciatura, ma i genitori della ragazza hanno presentato ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del provvedimento. E il giudice ha dato loro ragione.

Secondo il Tar i professori non hanno considerato i miglioramenti raggiunti

Dai documenti relativi alla bocciatura messi a punto dai docenti emerge che «nel corso dell’anno la ragazza ha avuto una frequenza regolare» a scuola e il «comportamento è stato buono». L’impegno tuttavia si è rivelato «scarso e inadeguato, sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio». Secondo il Tar i professori, però, non avrebbero considerato il percorso della studentessa dall’inizio alla fine: «L’alunna, dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti», scrivono i giudici nella sentenza. E la scuola – sempre secondo il Tribunale amministrativo – ha anche le sue responsabilità per non aver messo a disposizione «sistemi di ausilio e di supporto per il recupero».

Atti osceni al parco, 10 mila euro di multa a un 74enne

I poliziotti della questura di Sondrio hanno sanzionato con 10 mila euro di multa un uomo di 74 anni per atti osceni in luogo pubblico commessi all’interno del parco Bartesaghi, nel capoluogo valtellinese. Gli operatori della pattuglia in e-bike, che dal mese di agosto sono in servizio nelle aree verdi della città e sul sentiero Valtellina, durante il servizio di controllo del territorio all’interno del parco Bartesaghi in città, nelle prime ore del pomeriggio del 18 agosto (ma la notizia è stata diffusa solo il 22 dalla questura) intervenivano nei confronti di un pensionato. L’uomo, già segnalato all’Autorità giudiziaria per precedenti specifici, è stato identificato e sanzionato amministrativamente per 10 mila euro. L’Autorità amministrativa competente provvederà a ricevere il pagamento della sanzione.

New York, Matteo e Giulia travolti da un’auto: «Lui l’ha vista arrivare»

Ci sono anche due italiani tra le sette persone investite da un’auto a New York, nel pomeriggio del 20 agosto ora locale. A travolgere i pedoni è stata una donna di 29 anni, che secondo quanto raccontano i media avrebbe dei problemi psichiatrici. I quotidiani americani raccontano anche che la stessa guidatrice ha ammesso alla polizia newyorchese di aver centrato i passanti volontariamente. Tra loro anche Matteo Maj e Giulia Gardani, marito e moglie da due anni, provenienti da Piacenza. La coppia è stata centrata dall’auto proprio nelle ultime ore della luna di miele, posticipata rispetto alla cerimonia. E lui ha anche visto la vettura arrivare «all’impazzata».

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Il racconto: «Matteo ha visto l’auto arrivare»

Repubblica ha riportato le parole di Monica Maj, sorella di Matteo, che è riuscita ad avere notizie dall’uomo. Ha spiegato: «È stato mio fratello stesso ad avvisarci dell’incidente che aveva visto coinvolti lui e la moglie Giulia a Manhattan. Ha visto quell’auto che stava piombando su di loro, ma non ha avuto il tempo di far nulla». Poi un passaggio sulle condizioni di salute: «Sono stati operati. Mio fratello aveva una frattura di 2 cm alla tibia, ed è stato operato anche al setto nasale. È stato proprio lui a chiamarci ieri e a raccontarci cosa era successo. La più grave è Giulia, che è stata operata per una lesione alle vertebre cervicali e anche alla gamba».

New York, Matteo e Giulia travolti da un'auto «Lui l'ha vista arrivare»
Un poliziotto a Manhattan (Getty).

Si attende il risveglio di Giulia

«Da un punto di vista chirurgico, l’operazione è andata bene», prosegue Monica Maj. «Ora bisognerà vedere quando si risveglierà, quando la rimetteranno in piedi. Matteo e Giulia non sono riusciti a vedersi, sono in due reparti diversi». Infine la donna ringrazia «il console e il viceconsole italiani, che sono stati molto attenti nei nostri confronti. E anche l’associazione Piacentini all’estero: abbiamo trovato una famiglia là». Impossibile ipotizzare quando torneranno in Italia: «In ogni caso mio fratello starà accanto alla moglie. Giulia è stata appena operata, il suo è l’intervento più delicato».

Guardiola operato alla schiena: sarà fuori un mese

Pep Guardiola salterà i prossimi impegni con il Manchester City. Il tecnico catalano si è infatti sottoposto a un’operazione alla schiena a Barcellona, per risolvere guai fisici che lo tormentavano da tempo. Lo ha reso noto il club con un comunicato sul sito ufficiale in cui ha rassicurato che l’intervento, eseguito dalla dottoressa Mireia Illueca, è perfettamente riuscito. L’allenatore dei campioni d’Europa resterà in Spagna per il riposo e la riabilitazione, prima di rientrare in Inghilterra a metà settembre. Il ritorno in panchina è previsto infatti per sabato 16 contro il West Ham, dopo la sosta per le nazionali. Salterà dunque la trasferta di Premier League contro lo Sheffield del 27 agosto e l’impegno in casa contro il Fulham del 2 settembre. In sua assenza, alla guida dei Citizens ci sarà il suo vice Juanma Lillo, rientrato a Manchester dopo un anno in Arabia Saudita.

Guardiola operato alla schiena: sarà fuori un mese
A destra della foto Juanma Lillo, vice di Pep Guardiola (Getty Images).

Pep Guardiola, virale il siparietto in strada con un vigile urbano

Intanto Pep Guardiola è protagonista di un siparietto già virale sui social network. In un video girato per le strade di Manchester da un passante e pubblicato su TikTok, il tecnico dei Citizens si trova a discutere con un tutore della legge che lo ha multato per divieto di sosta. Alla richiesta di un selfie da parte del vigile, l’ex allenatore del Barcellona ha risposto scherzando: «Se la vuoi, mi devi pagare». Poche ore prima, durante la partita contro il Newcastle all’Etihad Stadium, aveva fatto uno scambio di battute con un tifoso seduto alle spalle della sua panchina e polemico per la gestione della gara. «Vuoi allenare tu?», aveva detto Guardiola, invitando a bordo campo il supporter che chiedeva a gran voce un cambio. Anche in quel caso, come con il vigile, Guardiola aveva chiuso tutto con un ampio sorriso.

Grecia, 18 migranti morti in un incendio al confine con la Turchia

Diciotto corpi carbonizzati, secondo la stampa greca migranti, sono stati ritrovati nella foresta di Dadia, nel nord-est della Grecia, nella regione della Tracia vicino al confine con la Turchia dove si sono propagate nella giornata del 21 agosto le fiamme di un incendio scoppiato quattro giorni prima nei pressi della città portuale di Alessandropoli.

Nella zona evacuati diversi centri abitati a causa della vicinanza delle fiamme

Secondo quanto riferito dal portavoce dei vigili del fuoco greci, Giannis Artopoios, le autorità stanno «indagando sulla possibilità che si tratti di persone entrate illegalmente nel Paese», probabilmente dopo aver attraversato il fiume Evros, che segna il confine tra Grecia e Turchia. La polizia locale ha attivato una squadra di riconoscimento delle vittime e ha iniziato a indagare sull’accaduto. Nella zona diversi centri abitati sono stati evacuati a causa della vicinanza delle fiamme, alimentate dalle alte temperature, dalla siccità e dai forti venti. Come ha evidenziato il portavoce dei vigili del fuoco, erano state inviate notifiche di evacuazione per tutta la zona, con messaggi trasmessi anche ai telefoni cellulari delle reti straniere presenti nell’area.

Conflitti e interessi diversi nei Brics, tra sfida al dollaro ed espansione del gruppo

Archiviato il nodo della partecipazione in presenza o meno di Vladimir Putin, i Brics dal 22 al 24 agosto si riuniscono a Johannesburg per il loro 15esimo summit, il più importante della loro storia. Sul tavolo il rafforzamento dell’alleanza, l’ipotesi di uno sganciamento progressivo dal dollaro Usa e, soprattutto, l’allargamento del club. Il gruppo dei cinque grandi Paesi emergenti – Brasile, Russia, India, Cina e Sudrafica -, che rappresenta il 40 per cento della popolazione mondiale e un quarto dell’economia globale, è di fronte a un bivio: diventare una coalizione geopolitica oppure rimanere in gran parte concentrato su questioni finanziarie. C’è chi spinge in una direzione, chi nell’altra.

Al via in Sudafrica il XV vertice Brics, sul tavolo la sfida al dollaro e l'espansione del gruppo dei Paesi emergenti.
Il Sudafrica ospita il vertice Brics dal 22 al 24 agosto (Getty Images).

Oggi i Brics valgono un quarto del Pil globale

Nel 2001 Jim O’Neill, economista della banca d’investimento Goldman Sachs, coniò l’acronimo Bric per indicare i quattro Paesi allora “emergenti” che avevano maggiori potenzialità di crescita: Brasile, Russia, India e Cina, a cui successivamente si aggiunse il Sudafrica. Negli ultimi due decenni, i Brics hanno quasi triplicato il loro peso sul Pil nominale globale, passando dall’8,9 per cento del 2003 al 26 per cento del 2022: questo grazie al traino (largamente annunciato) della Cina, che da sola rappresenta il 70 per cento del Pil del gruppo. Brasile e Sudafrica, sostanzialmente, non hanno mantenuto le attese di Paesi emergenti di prima fascia. La Russia ha decretato il suo isolamento da una parte di mondo il giorno in cui ha invaso l’Ucraina. Solo l’India è riuscita a tenere il passo del Dragone, affermandosi come un colosso della scena internazionale. Se il motore cinese smettesse di funzionare – e i segnali di crisi ci sono tutti – gli altri Paesi Brics avrebbero poco da offrire. Da qui la necessità, soprattutto dal punto di vista di Pechino, di allargare il club.

Nel club ci sono interessi contrastanti e rivalità interne

Come sottolinea il New York Times, all’interno dei Brics ci sono interessi spesso contrastanti e rivalità interne. Tanto per iniziare, del gruppo fanno parte il più grande Stato autoritario del mondo (Cina) e la più grande democrazia (India). I cinque Paesi, inoltre, hanno relazioni molto diverse con gli Stati Uniti: c’è chi può serenamente essere definito nemico degli Usa e chi invece punta a stringere ancora di più i legami con Washington. La Cina di Xi Jinping spinge per l’allargamento del gruppo, considerandolo una piattaforma per sfidare il potere americano. La Russia, da parte sua, è ansiosa di dimostrare che Mosca ha alleati leali nonostante il suo isolamento dall’Occidente a causa della guerra in Ucraina. L’India, che tra l’altro è impegnata in una disputa territoriale con la Cina su diverse aree limitrofe, come l’Aksai Chin e l’Arunachal Pradesh, non vede di buon occhio il dominio di Pechino. E sull’Ucraina ha fatto affidamento su una strategia di non allineamento. Brasile e Sudafrica, infine, vogliono buone relazioni con Cina e Russia, ma al tempo stesso preferiscono non essere eccessivamente allineati con nessuna delle due, per paura di alienarsi gli Stati Uniti. Mentre Pechino cerca di estendere la propria influenza per competere con Washington, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha messo in chiaro che il suo Paese non vuole farsi trascinare in una gara tra grandi potenze.

Al via in Sudafrica il XV vertice Brics, sul tavolo la sfida al dollaro e l'espansione del gruppo dei Paesi emergenti.
Al via in Sudafrica il XV vertice Brics (Getty Images).

Sono 40 i Paesi che hanno espresso interesse ad aderire

A spingere per l’allargamento del gruppo è principalmente la Cina, mentre a frenare è soprattutto l’India. Sono decine i Paesi che hanno espresso interesse ad aderire al club. In vista del vertice di Johannesburg, il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor ha affermato che ci sono 12 Stati interessati a entrare, menzionando Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Algeria, Argentina, Messico e Nigeria. Ma Anil Sooklal, ambasciatore sudafricano presso il club, ha dichiarato che circa 40 nazioni hanno fatto richiesta di far parte del blocco, tra domande formali e informali: tra esse Turchia, Siria, Cuba, Repubblica Democratica del Congo e persino le Isole Comore. A esse va aggiunto l’Iran. Anche Kazakistan, Senegal, Uruguay e Thailandia avrebbero espresso interesse. Mosca spinge poi la Bielorussia. «Se rispetteranno le regole che stiamo stabilendo, accetteremo il loro ingresso», ha detto il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, spiegando che l’Indonesia, date le sue dimensioni e la sua posizione, sarebbe una gradita aggiunta. Non essendo istituzionalizzato, il gruppo dei Brics non ha ancora delle regole definite per valutare la candidatura di un Paese che presenta formale richiesta. Potrebbero essere introdotte soglie riguardanti popolazione o prodotto interno lordo. Come scrive il Financial Times, citando fonti brasiliane, una delle possibili condizioni potrebbe essere l’adesione alla New Development Bank, l’alternativa al Fondo monetario internazionale e alla Banca Mondiale lanciata nel 2015 e con sede a Shanghai.

Al via in Sudafrica il XV vertice Brics, sul tavolo la sfida al dollaro e l'espansione del gruppo dei Paesi emergenti.
Il XV vertice Brics si tiene a Johannesburg (Getty Images).

Brics al bivio: alleanza economica o geopolitica?

Come a sottolineare che l’incontro sarà tutt’altro che di routine, Lula ha poi annunciato a poche ore dall’inizio del vertice che proporrà agli omologhi di Russia, India, Cina e Sudafrica l’adozione di una moneta unica comune per «consentire maggiori scambi senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo», ossia il dollaro americano. Il messaggio è chiaro: i Brics non vogliono più essere considerati un blocco di serie B. Nella ridefinizione dei nuovi equilibri mondiali, peraltro accelerata dall’invasione russa dell’Ucraina, i Brics vogliono affrancarsi dal sistema economico occidentale. Ma quali conseguenze avrebbe l’allargamento del club? Lo strapotere di Pechino sui Paesi emergenti aumenterebbe nel caso dell’ingresso di nuovi membri, andando a formare un potenziale rivale del G7 e del G20. Questo è ciò che vuole Pechino. E che invece Brasilia vorrebbe evitare, come ha detto al NYT un funzionario che ha contribuito alla pianificazione dei colloqui. Meglio – anche per l’India – che il gruppo rimanga un club di grandi economie emergenti, piuttosto che un’alleanza geopolitica, considerate le profonde asimmetrie tra le politiche estere dei rispettivi membri. «Quando si aggiungono più Paesi a un gruppo già eterogeneo fin dall’inizio, è più difficile ottenere risultati», ha detto al New York Times Theresa Fallon, direttrice del Centro per gli studi Russia Europa Asia a Bruxelles. Less is more.

Sarkozy nel suo libro: «Io e Merkel chiedemmo a Berlusconi di dimettersi»

Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno chiesto a Silvio Berlusconi di dimettersi nel 2011, durante il G20 di Cannes. A rivelarlo è lo stesso ex presidente francese. Nel suo libro autobiografico Le temps des combats, Sarkozy ha scritto: «Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo». Per questo lui e l’allora cancelliera tedesca tentarono di convincerlo a dimettersi. E pochi giorno dopo il vertice, il 12 novembre 2011, Berlusconi si è dimesso davvero.

Sarkozy nel suo libro «Io e Merkel chiedemmo a Berlusconi di dimettersi»
Sarkozy, Berlusconi e Merkel durante un colloquio al G20 (Getty).

Sarkozy parla delle preoccupazioni sull’economica italiana

Dal racconto dell’ex presidente filtra come durante il G20 i Paesi europei e gli Stati Uniti non si siano concentrati soltanto sulla situazione economica della Grecia. Anche l’Italia preoccupava i leader politici. Sarkozy nel libro ha scritto: «Angela Merkel e io decidemmo di convocare Berlusconi per convincerlo a prendere ulteriori misure per provare a calmare la tempesta in atto». Ma la risposta è stata diversa: «Voleva creare altro debito da mettere sulle spalle solo dei suoi compatrioti».

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Sarkozy nel suo libro «Io e Merkel chiedemmo a Berlusconi di dimettersi»
Gordon Brown, Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Silvio Berlusconi durante un incontro nel 2009 (Getty).

Sarkozy: «Ho detto a Berlusconi che il problema era lui»

Le tensioni tra Francia, Germania e Italia, però, sono partite ben prima delle dimissioni di Berlusconi. In un passaggio dell’autobiografia, Sarkozy ripercorre il proprio viaggio a Roma del 26 aprile 2011. Nella capitale ha avuto luogo un vertice franco-italiano in cui, secondo quanto racconta l’ex presidente, il leader di Forza Italia avrebbe tentato di stemperare la tensione con «qualche battuta fuori luogo». E sarebbe stato allora che «ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui». La missione di Sarkozy in Italia ha avuto anche una doppia valenza: «Ho approfittato di quel viaggio romano per sostenere la candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea».

La Bbc cerca su TikTok le nuove star della tv

La Bbc cerca su TikTok nuovi volti per la televisione. L’emittente britannica offrirà infatti un corso accelerato di due giorni per 100 creator influenti sul social network cinese di ByteDance. La selezione è aperta a tutti i maggiorenni residenti nel Regno Unito con un profilo da almeno 50 mila follower. Necessario aver postato, creato ed editato almeno due video capaci di superare le 350 mila visualizzazioni. Gradita anche la presenza su altre piattaforme come Instagram e Facebook, ma anche Snapchat e YouTube. Il Creator Lab, la cui data ufficiale non è ancora disponibile, ha l’obiettivo di attivare una sinergia sempre maggiore fra televisione e social, aiutando gli influencer che sognano una carriera nel settore a migliorare le proprie capacità. Eppure la Bbc, soltanto lo scorso marzo, aveva sollecitato i suoi giornalisti alla cancellazione di TikTok per potenziali problemi di sicurezza.

Bbc e TikTok, in cosa consiste il Creator Lab destinato agli influencer

«Siamo entusiasti di collaborare con la Bbc», ha spiegato a Deadline James Stafford, General Manager di TikTok UK. «Garantiremo ai talenti digitali le competenze per trasformare la loro passione in una carriera». Il laboratorio di due giorni consentirà ai 100 partecipanti, forse suddivisi in vari turni, l’accesso ai briefing con i direttori della Bbc, con cui potranno interagire proponendo idee personali per migliorare l’offerta sui vari canali. Lavorando poi fianco a fianco con i giornalisti dell’emittente televisiva potranno conoscere a fondo le dinamiche che danno vita a un singolo servizio o a un intero telegiornale o programma, dallo sport alla cultura. Sarà però anche occasione per gli stessi reporter, meno avvezzi all’utilizzo delle piattaforme social, di imparare a loro volta il funzionamento degli algoritmi online, per sfruttare il canale nel modo migliore possibile.

La selezione è aperta ai maggiorenni residenti nel Regno Unito con almeno 50 mila follower su TikTok. La Bbc a caccia di talenti sui social.
I creator più seguiti di TikTok potranno lavorare accanto ai reporter della Bbc (Getty Images).

La collaborazione tra la Bbc e TikTok sorprende se si considera che a metà marzo l’emittente aveva chiesto a tutti i giornalisti di rimuovere l’app dai loro smartphone aziendali. La decisione, secondo quanto aveva riportato anche il Guardian, era giunta in relazione alle «preoccupazioni in merito al rispetto della privacy e alla sicurezza dei dati». Nello stesso periodo le autorità di governo avevano imposto, seppur in via precauzione, a tutti i dipendenti la cancellazione dell’applicazione dai device mobile, per una «potenziale vulnerabilità dei dati». Al momento la Bbc vanta 4 milioni di follower su TikTok, mentre il canale Bbc News ne conta circa la metà.

Da Kyle Thomas a Itz Shauni, chi sono i tiktoker più influenti nel Regno Unito

Secondo i dati di Social Tracker, in cima alla classifica degli influencer più seguiti nel Regno Unito c’è Kyle Thomas. Con oltre 35 milioni di follower su TikTok e oltre 1,5 miliardi di interazioni, il classe 2004 condivide video dei suoi animali, tra cui una scimmia e un suricato di nome Mylo. Vanta anche un account Instagram, dove conta 2 milioni di seguaci. Molto più staccata, con 18 milioni di follower, c’è invece Shauni Kibby nota come Itz Shauni. Sul suo profilo, molto seguito dagli adolescenti di età compresa fra i 13 e i 17 anni, dedica grande spazio alla body positivity. «Sento che devo fare qualcosa per loro», ha spiegato a Insider. «Voglio promuovere ideali sani e realistici». È fidanzata con un altro creator celebre su TikTok, Jake Sweet, che però ha cinque milioni di follower in meno.

Celebre infine su TikTok nel Regno Unito anche Joel M, classe 1997 che diletta con trucchi di magia i suoi 16,4 milioni di follower. A livello mondiale, invece, nessuno batte il nostro Khaby Lame, in vetta con 160,1 milioni di seguaci. Dietro di lui, staccata di “appena” 10 milioni di utenti c’è Charli D’Amelio con 150,7. In Top 5 anche Bella Poarch, Addison Rae e Mr Beast.

Giorgia Meloni: «Al governo è come stare sull’ottovolante 24 ore su 24»

Giorgia Meloni è stata intervistata dalla redazione del settimanale Chi. Durante la chiacchierata, che sarà pubblicata in edicola il 23 agosto, la premier ha parlato delle proprie vacanze in Puglia, prima di tracciare un bilancio degli ultimi mesi passati al governo. La presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia ha ammesso: «È come stare sull’ottovolante 24 ore su 24».

Meloni: «Tenere tutto insieme è difficile»

A quasi un anno dall’insediamento, Giorgia Meloni quindi ha voluto analizzare gli ultimi mesi: «Ogni giorno è una sfida e riuscire a tenere insieme tutto è veramente difficile. A volte ti viene il desiderio di scendere da quell’ottovolante, di fermarti un momento e di tornare alla normalità. Ma è un pensiero che ti lambisce la mente solo per qualche istante e poi svanisce. Perché sai che quello che stai facendo ha uno scopo, un senso più grande». E confida: «Le rinunce sono tante. A volte mi manca la quotidianità, le piccole cose, anche le più semplici. La mia vita è sempre stata una gara contro il tempo, ma ora lo è come mai prima».

Giorgia Meloni «Al governo è come stare sull'ottovolante 24 ore su 24»
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

La premier tra lo sport e le sigarette

Per scaricare la tensione accumulata, Giorgia Meloni si concede un po’ di sport: «Quando posso scappo in palestra. Prima ci riuscivo molto più spesso e mi dispiace rinunciare, perché per me lo sport è sempre stato una formidabile valvola di sfogo». E la premier ha ammesso anche di non saper eliminare un piccolo vizio: «Purtroppo non sono ancora riuscita a rinunciare alle sigarette: smettere è uno dei miei prossimi obiettivi. Togliere le sigarette e riprendere a correre». Poco prima, invece, il passaggio sulle ferie: «Sono riuscita a ritagliarmi qualche giorno di vacanza. Dovevo riuscirci. Sono più di due anni che non mi fermo e, a un certo punto, la stanchezza eccessiva rischia di farti perdere lucidità e concentrazione».

Il rapporto con la famiglia: «Salti mortali per il tempo con mia figlia»

Immancabili le domande sulla famiglia. Meloni ha raccontato di dover fare «i salti mortali per comprimere al massimo la mia folle agenda e ritagliare più tempo possibile per stare con mia figlia Ginevra». E ha spiegato: «Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e non possiamo permetterci il lusso di sprecarlo. Alla fine abbiamo tutti gli stessi problemi: padri e madri costretti troppo a lungo a stare lontano dai figli, che cercano di fare del loro meglio per compensare quell’assenza o per limitarla al massimo. È per questo che tutte le volte che lo ritengo possibile porto con me Ginevra, sia per stare un po’ insieme sia per farle vivere nuove esperienze. Con lei al mio fianco mi sento più forte».

Giorgia Meloni «Al governo è come stare sull'ottovolante 24 ore su 24»
Un abbraccio tra Giorgia Meloni e la figlia Ginevra (Imagoeconomica).
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