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Alexey Gromov, lo spin doctor dietro la disinformazja russa e fedelissimo di Putin
Secondo l’economista russo Sergei Guriev, fino al 2013 ben ancorato nel sistema putiniano e poi costretto a trasferirsi all’estero, gli autocrati moderni appartengono alla categoria degli spin dictators, i dittatori dell’inganno, titolo anche del suo libro scritto a quattro mani nel 2022 con il politologo statunitense Daniel Treisman, Spin Dictators: The Changing Face of Tyranny in the 21st Century. I due centrano l’attenzione sui vari metodi di propaganda come appunto spin e disinformazione, utilizzati dai leader autoritari per mantenere il controllo nei regimi: strumenti meno brutali di cui si servono appunto i vari Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan, Xi Jinping e via dicendo, rispetto a quelli violentemente repressivi adottati nel passato da Iosif Stalin o Mao Zedong. Il concetto è analogo a quello del cosiddetto autoritarismo smart o digitale, utilizzato già in precedenza per definire i contorni soft delle dittature moderne.

Propaganda fondamentale per la tenuta del sistema dopo la guerra
Lasciando l’accademia, è evidente in ogni caso che nuovi spin dictators non potrebbero essere tali se alle loro spalle non ci fossero gli spin doctors, gli spinmeisters che prediligono la disinformazja, le tattiche di comunicazione ingannevoli e manipolative. Uno dei più illustri al servizio del Cremlino è Alexey Gromov, vice capo dell’Amministrazione presidenziale guidata da Anton Vajno, una sorta di plenipotenziario per tutto quel che concerne la propaganda interna ed esterna, divenuta mezzo fondamentale per la tenuta del sistema soprattutto dopo l’avvio della guerra su larga scala in Ucraina nel 2022.

Gromov si occupava di comunicazione già sotto Yeltsin
Gromov è un compagno di lunga data di Putin: un po’ più giovane, nato nel 1960, e con una carriera diplomatica alle spalle, prima di andare a occuparsi di comunicazione sotto la presidenza di Boris Yeltsin a metà degli Anni 90, durante il secondo mandato del “Corvo bianco”. Nel 1998 è stato nominato capo del dipartimento stampa dell’Amministrazione presidenziale, il vero motore che fa marciare la politica russa. Un paio di anni dopo, con l’arrivo di Vladimir Vladimirovich al Cremlino, è diventato l’addetto stampa personale del nuovo capo dello Stato, carica che ha tenuto fino al 2012, quando è stato sostituito da Dmitry Peskov, e al passaggio all’Amministrazione presidenziale.

Ha avviato la monopolizzazione del sistema mediatico
All’inizio degli Anni 2000, quando Putin si preoccupava più di sostituire la squadra di Yeltsin con la propria, Gromov è stato protagonista dell’addomesticamento dei grandi media privati, allora in mano a oligarchi ribelli come Boris Berezovsky e Vladimir Gusinsky, gestendo da dietro le quinte la riorganizzazione del sistema televisivo a favore del Cremlino e avviando di fatto la monopolizzazione del sistema mediatico, passata dal servizio di Yeltsin al servizio di Putin. È insomma più di vent’anni che detta l’agenda dell’informazione russa, concentrata soprattutto su quella analogica: vale a dire tivù, radio e stampa.
Il regista di Putin su informazione e immagine
Gromov è nella lista dei politici sanzionati da Stati Uniti e Unione europea già dal 2014. Il suo ruolo è cresciuto naturalmente dopo la prima crisi ucraina nel 2013/2014 con il cambio di regime a Kyiv, l’annessione della Crimea e la guerra nel Donbass. Accanto all’altro vice dell’Amministrazione presidenziale, Sergei Kirienko, è uno degli uomini chiave più vicini a Putin, non tanto come suggeritore politico, come lo era stato per esempio Vladislav Surkov, l’ideatore del concetto di democrazia sovrana, quanto proprio come regista di tutto quel che riguarda l’informazione e l’immagine che vanno a costruire la realtà per il pubblico, e l’elettorato, russo: il prossimo appuntamento, guerra a parte, è quello delle elezioni presidenziali del 2024 per le quali non paiono esserci alternative al nome di Putin. Almeno per il momento.