Daily Archives: 19 Ottobre 2023

Berlino, scontri a un corteo pro-Palestina: 65 agenti feriti

Sono almeno 65 gli agenti della polizia tedesca rimasti feriti durante un corteo filo-palestinese a Berlino. Secondo quanto riferiscono le autorità della Germania, i manifestanti avrebbero lanciato oggetti di vario tipo contro il cordone formato dai poliziotti. «Sono stati feriti con pietre, liquidi infiammabili e atti di rivolta», dichiara la polizia della capitale tedesca in un tweet sul social network X.

Berlino, scontri a un corteo pro-Palestina 65 agenti feriti
Una giovane donna con la bandiera della Palestina durante il corteo (Getty Images).

Nancy Faeser: «Non accettiamo l’uso della violenza»

Anche la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, ha commentato la vicenda porgendo la propria solidarietà agli agenti coinvolti e feriti. In una conferenza stampa dopo il consiglio in cui il governo ha parlato proprio delle rivolte nella capitale, ha dichiarato: «Vorrei condannare in modo molto chiaro quanto accaduto elle strade di Berlino. Abbiamo un alto grado di libertà di associazione e questo vale anche per le manifestazioni di piazza, ma quello che non va bene è l’uso della violenza, soprattutto contro le forze di polizia. Non accettiamo queste forme di protesta. L’impegno di Berlino è rivolto alla protezione delle istituzioni ebraiche e di tutti gli ebrei in Germania».

Durante il corteo incendiati anche cassonetti e pneumatici

Quella di Berlino è stata quasi una rivolta. Durante il corteo, alcuni manifestanti hanno bersagliato i poliziotti con pietre, petardi, bottiglie, mentre altri hanno causato ingenti danni in città. Sono stati dati alle fiamme cassonetti e pneumatici delle auto parcheggiata. E sono stati sparati fuochi d’artificio contro il cordone della polizia. Incendiate almeno quattro auto e un furgone nella circoscrizione di Neukölln.

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Berlino, scontri a un corteo pro-Palestina 65 agenti feriti
La polizia trascina uno dei manifestanti (Getty Images).

Schengen, cos’è, perché l’Italia l’ha sospeso e cosa cambia per chi viaggia

A causa delle tensioni che in questi giorni stanno (nuovamente) sconvolgendo i territori Mediorientali di Palestina e Israele e alla luce della rinnovata minaccia terroristica, l’Italia ha deciso di sospendere momentaneamente Schengen. Di che cosa si tratta esattamente e quali saranno, nel concreto, le conseguenze per i viaggiatori?

Che cos’è Schengen

La cosiddetta area Schengen è stata istituita per la prima volta nel 1985 come progetto intergovernativo tra cinque paesi dell’Ue (ovvero Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), per poi ampliarsi gradualmente fino a trasformarsi nella più vasta zona di libera circolazione al mondo. Chi transita nei Paesi che fanno parte di questo spazio (che prende il suo nome da una cittadina in Lussemburgo) può evitare i controlli alle frontiere interne, salvo in caso di minacce specifiche (come per l’appunto è accaduto di recente). Tutti i Paesi dell’area Schengen, inoltre, effettuano controlli armonizzati alle loro frontiere esterne, sulla base di criteri definiti in precedenza. Di tale spazio a oggi fanno parte 23 Saesi dei 27 dell’Unione Europea, Italia compresa, oltre a tutti i membri dell’Associazione europea di libero scambio (vale a dire Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).

Perché l’Italia ha sospeso il trattato e cosa cambia per chi viaggia

Il governo italiano ha deciso di ripristinare rigorosi controlli al confine con la Slovenia poiché «le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta». Il nostro Paese, inoltre, si sta attualmente attivando per rafforzare la vigilanza sul confine austriaco e svizzero, con un occhio di riguardo sui flussi migratori. Ma che tipo di effetto avrà, tutto questo, sui viaggiatori? In sostanza, sarà molto probabile che nel passaggio di frontiera venga richiesto di esibire i documenti, cosa che di solito non avviene quando ci si sposta tra Paesi che fanno parte dello spazio Schengen. In riferimento all’Italia in modo particolare questa misura verrà applicata dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni (eventualmente prorogabili) e per l’appunto solo sul confine con la Slovenia.

Attaccate con droni due basi militari Usa in Iraq

Sale ancora di più la tensione in Medio Oriente: forze della coalizione internazionale sono rimaste ferite in Iraq in un’ondata di attacchi di droni nelle ultime 24 ore contro le basi Usa. Due droni hanno preso di mira la base aerea di al-Asad nella parte occidentale del Paese, utilizzata dalle forze statunitensi, e un altro ha preso di mira la base di di al-Harir, nel nord dell’Iraq. Tutti e tre i droni sono stati intercettati, ma uno ha provocato feriti tra i militari della coalizione nella base occidentale. Le azioni sono state rivendicate da Tashkil al-Waritheen e Kata’ib Hezbollah, milizia paramilitari irachene sostenute dall’Iran.

Una base militari Usa è stata attaccata anche in Siria

«Siamo in uno stato di massima prontezza, monitoriamo da vicino la situazione in Iraq e nella regione. Vogliamo ribadire che le forze statunitensi si difenderanno da qualsiasi minaccia», ha dichiarato il Comando centrale degli Stati Uniti. Innalzato il livello di allerta anche nelle basi Usa in Siria, dopo che due razzi hanno colpito il campo petrolifero di Koniko, nel governatorato di Deir el-Zor, e tre droni sono stati lanciati contro la base di al-Tanf, che situata vicino al confine con Giordania e Iraq si trova lungo un’arteria fondamentale per il traffico di armi.

Patrizia Reggiani, venduta la mega villa in via Andreani a Milano

Arriva a poche ore dalla messa in onda di House of Gucci, trasmesso su Rai 1 mercoledì 18 ottobre 2023, una nuova news che riguarda Patrizia Reggiani, l’ex moglie di Maurizio Gucci nonché mandante del suo omicidio. È stata infatti venduta per 9,5 milioni di euro la villa della donna situata in via Andreani a Milano.

Venduta la mega villa di Lady Gucci a Milano

La magione è un piccolo castello di ispirazione gotica all’angolo con via della Commenda, dove Lady Gucci era tornata a vivere con la madre Silvana Barbieri dopo aver passato in carcere 18 dei 26 anni a cui era stata condannata per aver commissionato l’omicidio del marito, ucciso con tre colpi di pistola in volto di fronte alla sede di una delle sue numerose società in via Palestro a Milano il 27 marzo 1995. Ci sono voluti circa due anni per arrivare alla condanna della donna, che di fatto non si è mai realmente pentita del suo gesto. A finire in manette insieme a lei ai tempi (per concorso in omicidio) anche Pina Auriemma, amica della Reggiani e proprietaria di un negozio Gucci a Napoli, oltre ovviamente ai due esecutori materiali dell’omicidio. Auriemma fece da intermediaria, mentre Reggiani pagò ad entrambi i due sicari 500 milioni delle vecchie lire.

I nuovi acquirenti

Stando a quanto riportato da Il Giorno, l’acquisto della casa è stato portato a termine da una coppia di stranieri, austriaca lei, britannico lui. Nonostante la cifra ingente, non si tratta del prezzo più alto mai pagato per una casa dove ha vissuto Patrizia Reggiani. Nel 2021 il magnate farmaceutico indiano Risha Shah aveva infatti comprato all’asta il suo celebre attico di San Babila da 1.800 metri quadrati, per una cifra intorno ai 20 milioni di euro.

Omicidio Nada Cella, uccisa per motivi di «rancore e gelosia»

Secondo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta appena chiusa dalla procura di Genova, Marco Soracco, il commercialista di Chiavari nel cui studio venne uccisa la sua segretaria Nada Cella il 6 maggio 1996, sapeva del coinvolgimento diretto di Annalucia Cecere «avendola sorpresa sul luogo del delitto». L’ex insegnante, unica indagata, è accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Soracco e la madre Marisa Bacchioni devono invece rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento: per l’accusa avrebbero mentito nel corso degli interrogatori fatti fino a un mese fa.

Uccisa per gelosia

Come riportato dall’Ansa, Cecere avrebbe ucciso Nada «per motivi di rancore e gelosia verso la vittima (per via della posizione da lei occupata all’interno dello studio di Soracco e la sua vicinanza a costui)». Il commercialista, come sostenuto dagli investigatori della squadra mobile, avrebbe mentito più volte. In particolare avrebbe detto che la mattina dell’omicidio era sceso in studio solo qualche minuto dopo le 9:10 ma risulta «invece provato il suo accesso in studio prima delle 9 e la conoscenza della identità dell’autrice della aggressione». Inoltre avrebbe mentito sulla sua conoscenza con la Cecere dichiarando «di non aver avuto alcuna relazione, ma solo una occasionale frequentazione, e che la donna non era mai andata in studio, eccetto che in una sola occasione» – qualche giorno prima dell’omicidio – «in cui l’aveva ricevuta la segretaria Nada Cella».

La riapertura del caso

A fare riaprire il caso era stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino, insieme all’avvocata Sabrina Franzone, che ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche la testimonianza di una donna che aveva detto di avere visto, la mattina del delitto, la Cecere sotto lo studio di Soracco mentre andava via sul suo motorino. Per gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, sul veicolo potrebbero esserci dunque ancora possibili tracce, nel caso in cui l’ex insegnante avesse ucciso Cella.

Maltempo a Livorno, tromba d’aria e nubifragio: alberi caduti e auto danneggiate

Una nuova ondata di maltempo sta interessando il Centro Italia. A farne le spese, tra le altre, è stata la città di Livorno, interessata da forti precipitazioni e persino da una tromba d’aria che ha causato ingenti danni.

Nubifragio a Livorno: alberi caduti e auto danneggiate per una tromba d’aria

Tutto è accaduto tra le 4 e le 7 del mattino di giovedì 19 ottobre. La perturbazione ha portato con sé fortissime raffiche di vento, pioggia e relativi allagamenti in diverse aree del capoluogo, colpito al contempo da una tromba d’aria nella zona Sud che ha provocato la caduta di diversi alberi e ha danneggiato molte auto e scooter parcheggiati all’esterno. Importanti disagi anche alla circolazione dei treni: la stazione è stata allagata ed è stato possibile utilizzare un solo binario, con conseguenti rallentamenti dei convogli (si parla di ritardi fino a 60 minuti per i treni regionali e Intercity). Problemi anche al traffico: le autorità hanno dovuto creare una deviazione da via Firenze per chi proviene da Nord verso via pian di Rota, essendo bloccate sia via Firenze sia via Provinciale Pisana.

Fino a 90 millimetri di pioggia in tre ore

Stando ai dati forniti dagli esperti, per i forti temporali che hanno interessato le province di Pisa e Livorno si sarebbero accumulati fino a 80-90 millimetri di pioggia in tre ore. Il sindaco livornese Luca Salvetti, alla luce della situazione critica di diverse strade e strutture locali, ha rilasciato un comunicato specificando: «Per tutta la notte, vista l’allerta meteo arancione, la Protezione civile ha tenuto sotto controllo tutti i rii e torrenti che non hanno creato allarme particolare. Assolutamente opportuna è stata la decisione di chiudere parchi e scuole per la giornata di giovedì 19 ottobre».

Spagna, 400 cani e gatti salvati dal commercio illegale

La polizia di Barcellona ha salvato 400 animali, tra cui principalmente cani e gatti, da una rete di traffico illegale. Agli arresti una banda di 13 persone con le accuse di maltrattamenti, falsificazione di documenti, frode e riciclaggio di denaro. Gli agenti ritengono che i cuccioli siano giunti dall’Europa orientale passando attraverso Andorra, prima di spostarsi non soltanto nella città catalana ma anche nella capitale Madrid. Come ha riportato la Bbc, l’operazione risale al settembre 2023, tre anni dopo le prime denunce di alcuni esemplari in pessime condizioni venduti da un negozio del centro di Barcellona. Alcuni sono morti per le percosse subite, mentre decine presentavano i segni di malattie, tra cui la rabbia.

Circa 400 cuccioli di cani e gatti salvati dal mercato nero a Barcellona. Sono giunti in Spagna dall'Europa orientale attraverso Andorra.
Alcuni cuccioli salvati dagli agenti (Polizia spagnola, X).

Spagna, cani e gatti spostati anche per 2 mila chilometri sui camion

La polizia sospetta che decine di animali, principalmente appartenenti a razze di alto valore sul mercato, siano stati acquistati illegalmente online. La banda ha operato soprattutto in un centro specializzato dove, per diversi mesi, ha allevato le femmine affinché si riproducessero quanto più possibile. In seguito, dopo aver caricato i cuccioli sui camion, i criminali hanno raggiunto varie zone della Spagna percorrendo anche oltre 2 mila chilometri. Non tenendo conto della salute degli animali, hanno però alimentato la diffusione di malattie infettive, che si sono poi diffuse anche sugli altri esemplari con cui entravano in contatto. Tramite l’ausilio di un veterinario, le 13 persone agli arresti avrebbero falsificato i documenti per far credere che gli animali malati fossero sani prima della vendita. «Un esperto ha fornito conoscenze per conferire credibilità all’operazione, firmando personalmente le carte», hanno spiegato gli agenti.

Gli animali domestici allevati illegalmente tuttavia possono comportare importanti rischi anche per l’uomo. Non avendo accesso a vaccini, infatti, possono diffondere non soltanto la rabbia, ma anche i parassiti agli esseri umani e al bestiame da allevamento, provocando ingenti danni alle aziende. Per questa ragione, nel mese di settembre la Spagna ha approvato una legge che vieta la compravendita di animali domestici sulle piattaforme online. Una violazione può comportare una multa fino a 200 mila euro oppure la detenzione in carcere.

Arrestato per terrorismo nega di fronte al gip: «Non sono dell’Isis»

Alaa Rafaei, uno dei due uomini arrestati martedì 17 ottobre 2023 per terrorismo, nega di fare parte dell’Isis. L’uomo ha 43 anni, è egiziano e ha cittadinanza italiana. È finito in carcere con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere insieme al 49enne Mohamed Nosair, anche lui egiziano ma con permesso di soggiorno. Rafaei si è difeso davanti al gip di Milano, Fabrizio Filice. Ha dichiarato: «Non faccio parte dell’Isis, mettevo dei commenti di approvazione soltanto alle loro azioni contro il regime siriano. I soldi versati alle donne, poi, erano una forma di beneficienza e le frasi contro Meloni erano solo una critica politica».

Rafaei: «In Italia sto bene»

I due, secondo le indagini della Digos e della Polizia postale, coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Alessandro Gobbis, avrebbero portato avanti su gruppi online «una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell’Isis», oltre che finanziamenti per donne vedove di combattenti jihadisti. Il 43enne, assistito dall’avvocato Emanuele Perego, che ha presentato istanza di domiciliari, ha sostenuto nell’interrogatorio che lui «mai e poi mai aveva in mente di fare azioni contro l’Occidente o l’Italia, perché io in Italia sto bene. Ci ho portato la mia famiglia, per me l’Italia è il Paese della libertà»

Le minacce a Meloni «uno scherzo»

Sulle presunte minacce on line contro Meloni, l’arrestato ha spiegato che erano solo «una forma di scherzo, di critica politica, perché l’Italia appunto è un Paese libero, non come l’Egitto». Sul presunto contatto con Sayad Abu Usama, «membro dell’Isis», a cui avrebbe inviato denaro, Rafaei ha detto che quell’uomo era solo il «tramite» che gli avevano indicato alcune «donne di un campo profughi per far arrivare soldi alle vedove e ai loro bambini come beneficienza». E ancora: «Non sapevo che lui fosse dell’Isis».

Arrestato per terrorismo nega di fronte al gip «Non sono dell'Isis»
Una volante della polizia (ANSA).

Amazon, imballaggi con buste di carta adattate al contenuto

Amazon sta sperimentando in Europa e negli Stati Uniti nuovi macchinari per l’imballaggio che consentono di realizzare buste di carta in grado di adattarsi perfettamente al prodotto e quindi di ridurre il volume degli imballaggi per migliaia di articoli. Lo ha reso noto il colosso dell’e-commerce spiegando che, utilizzando un sensore incorporato, la macchina scansiona articoli come videogiochi, utensili da cucina, attrezzature sportive e forniture per ufficio (che in precedenza venivano spediti in scatole involucri di cartone) e calcola il volume di carta necessario per imballare questi prodotti in modo sicuro. Ogni sacchetto viene sigillato con una tecnologia di termosaldatura che consente il confezionamento in modo rapido e preciso, riducendo al minimo lo spazio vuoto intorno al contenuto. Non è necessaria colla per sigillare l’imballaggio, riducendo così ulteriormente le risorse utilizzate.

Involucri interamente riciclabili che ridimensionano gli imballaggi e il peso delle spedizioni

Imballando gli articoli in confezioni di carta leggera interamente riciclabile, realizzate su misura e senza bisogno di imbottitura, queste nuove macchine contribuiscono a eliminare in media più di 26 grammi di imballaggio per spedizione. Le buste di carta leggera utilizzate da Amazon sono fino al 90 per cento più leggere rispetto alle scatole di cartone delle stesse dimensioni. Spedizioni più leggere consentono di ridurre le emissioni per singolo pacco legate alla fase di consegna, consentendo all’azienda di progredire ulteriormente verso l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2040. Dal 2015 Amazon ha ridotto il peso medio degli imballaggi per spedizione del 41 per cento in tutto il mondo e ha eliminato oltre 2 milioni di tonnellate di materiale da imballaggio.

Ospedale di Bordighera: falso medico denunciato dalla Asl

Nella giornata di giovedì 18 ottobre, la Asl1 Imperiese ha presentato un esposto in procura e segnalato all’ordine dei medici Enrica Massone, 56 anni, in servizio nel punto di primo intervento del Saint Charles. La donna, torinese, era stata assunta come medico dalla cooperativa romana Igea, per conto di Gvm Care & Research, gruppo ospedaliero privato a cui la Regione Liguria, dallo scorso mese di agosto, ha affidato con gara l’ex ospedale pubblico del Ponente. A notare la donna è stato un dirigente della Asl, Giovanni Bruno, responsabile del dipartimento Governo clinico e servizio.

Nessuna specializzazione in medicina

Come riportato da Il Corriere della Sera, Gvm non avendo abbastanza personale per coprire le esigenze del primo intervento, ha chiesto alla cooperativa di fornire professionisti, tra cui la stessa Enrica Massone. Dagli elementi emersi, la donna è risultata non possedere nessuna specializzazione in Medicina. La 56enne nel 2009 era stata arrestata, e condannata, in Piemonte, per un giro di compravendite di permessi di soggiorno. Dopo tre anni di carcere, era stata nuovamente denunciata per avere raggirato una coppia di anziani di cui era diventata amministratrice di sostegno.

«Il rischio di non essere curati bene»

«In questi ospedali c’è il rischio di non essere curati bene o di morire». A dichiararlo è stato Claudio Scajola, ex ministro e attuale presidente della Provincia e sindaco di Imperia, commentando il caso del falso medico.

Sondaggi politici: Lega a ridosso del 10 per cento, M5s perde oltre mezzo punto

Dopo aver superato quota 10 per cento due settimane fa nei sondaggi Swg per Tg La7, la Lega continua a crescere anche nei dati registrati dalla Supermedia Youtrend/Agi. Il partito guidato dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è cresciuto di mezzo punto percentuale salendo a quota 9,8. Per la prima volta il Carroccio sfiora la doppia cifra nelle rilevazioni Youtrend/Agi. E nel centrodestra la Lega è l’unica a crescere. Fratelli d’Italia ha infatti perso lo 0,2 per cento ed è scesa a quota 28,7, sempre saldamente in vetta ai sondaggi. Forza Italia ha perso due decimi, nonostante l’exploit avuto a Roma nei giorni del tesseramento, con i militanti triplicati: è ora al 7,2 per cento.

Male Pd e Movimento 5 stelle

Nonostante il calo, il partito di Giorgia Meloni resta saldamente avanti al Pd, secondo a quota 19,6 per cento. I dem restano quindi 9 punti dietro FdI, a fronte di un decremento dello 0,1 per cento rispetto al sondaggio precedente. Elly Schlein può comunque guardare il lato positivo. Dietro, in terza posizione, il Movimento 5 stelle perde lo 0,6 per cento e la forbice aumenta. Il partito di Giuseppe Conte è ora al 16,1 per cento: tra i due gruppi ballano tre punti e mezzo. Il centrosinistra in generale ha perso lo 0,2 per cento e si è fermato al 25,4, oltre 20 punti dietro il centrodestra, attualmente al 46,7.

Sondaggi politici Lega a ridosso del 10 per cento, M5s perde oltre mezzo punto
Giuseppe Conte (Imagoeconomica).

Azione in calo

In controtendenza con il dato Swg, Azione nella Supermedia perde lo 0,3 per cento e scivola al 3,6. Il partito di Carlo Calenda ora è tallonato da Avs, in risalita al 3,5 per cento (+0,1). Si avvicina anche Italia viva. Nonostante la separazione dei gruppi parlamentari composti prima delle elezioni proprio con Calenda, Matteo Renzi e i suoi crescono dello 0,1 e si fermano al 2,7 per cento. Dietro, +Europa e Italexit perdono lo 0,2 per cento e scendono rispettivamente al 2,3 e all’1,8. Cala anche Unione Popolare (-0,1), ora all’1,3 per cento, mentre Noi Moderati sale all’1,1 con un incremento dello 0,3.

Francesco Vecchi è diventato papà: l’annuncio commosso a Mattino 5

Annuncio a sorpresa per Francesco Vecchi nella mattinata di giovedì 19 ottobre a Mattino 5. Il conduttore del contenitore di approfondimento su Mediaset ha annunciato ai telespettatori di essere diventato papà per la seconda volta.

Francesco Vecchi papà bis: è nato il piccolo Paolo

Nel corso della diretta, Vecchi ha avuto l’occasione di interrompere per qualche secondo il regolare svolgimento della trasmissione prendendosi qualche secondo tutto per sé per inviare un dolce messaggio alla compagna, Tina La Loggia. «Tina non immagina quanta gratitudine provo per lei, per questo dono che mi ha regalato», ha dichiarato Vecchi mentre la collega Federica Panicucci al suo fianco rivolgeva a lui e alla sua compagna i suoi migliori auguri. È stata proprio lei, in apertura di puntata, a offrire lo spazio al suo compagno di studio dicendogli: «Francesco, vedo che hai una luce diversa negli occhi. Prendiamoci qualche istante per dirlo. Vuoi dirlo tu?». A questo punto Vecchi ha preso la parola e ha confermato il lieto evento: «Mi fa molto piacere condividere con te e con chi ci segue questa notizia che ha riempito il cuore di gioia mia e di mia moglie Tina. È nato Paolo ieri, il mio secondogenito. Questa è la foto della sua manina. È stata una gioia immensa, ho sentito il cuore che si espandeva per fare spazio a tutto l’affetto che merita questi 3 chili e 300 grammi di bimbetto. È un bel bimbetto, Tina ci sta guardando».

Chi è Tina La Loggia

La compagna di Vecchi è a sua volta molto nota in Mediaset. Siciliana di nascita, si è trasferita a Milano dopo la laurea, iniziando subito a lavorare per l’azienda con sede a Cologno Monzese. La donna, il cui vero nome è Annunziata, è oggi caporedattrice dello stesso Mattino 5. Lei e Vecchi sono convolati a nozze nel 2020 e nel 2021 è nato il loro primogenito Enrico.

Cos’è il Premio Sacharov, l’onoroficenza Ue vinta anche da Nelson Mandela e Anatolij Mar?enko

Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2023 è stato assegnato a Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano Donna, vita e libertà. Si tratta della più alta onorificenza dell’Europarlamento per i diritti civili istituita nel 1988 e che, negli anni passati, è stata vinta da personaggi illustri come Nelson Mandela e Anatolij Mar?enko, premiati per l’impegno in favore dei diritti dell’uomo. Il premio può essere riconosciuto sia a singoli soggetti che a gruppi e organizzazioni che ben si sono adoperati per la protezione della libertà di pensiero.

L’Ue sostiene con 50 mila euro chi lotta per il pensiero libero

«Il Premio è stato sinora conferito a dissidenti, leader politici, giornalisti, avvocati, attivisti della società civile, scrittori, madri, mogli, leader di minoranza, un gruppo antiterrorista, pacifisti, un attivista contro la tortura, un vignettista, prigionieri di coscienza lungamente detenuti, un regista, le Nazioni Unite come organismo e persino una ragazza che ha condotto una battaglia per il diritto all’istruzione», si legge sul sito dell’Europarlamento dove viene anche sottolineato che l’onorificenza ha l’obiettivo di sostenere i vincitori «che sono così rafforzati e legittimati nella loro lotta per difendere le rispettive cause». Oltre all’aspetto formale, dunque, c’è anche un sostegno economico alla causa portata avanti dai vincitori, con il Parlamento europeo che dona la somma di 50 mila euro nel corso di una seduta plenaria solenne che si svolge Strasburgo.

Per essere candidati serve il sostegno di 40 eurodeputati

Il meccanismo del Premio Sacharov per la libertà di pensiero prevede che tutti i gruppi che fanno parte del Parlamento europeo possano nominare dei candidati, purché però vi sia il sostegno all’indicazione da parte di almeno 40 eurodeputati per ciascun candidato. La riconoscenza viene poi assegnata con una riunione congiunta della commissione per gli Affari esteri, della commissione per lo Sviluppo e della sottocommissione per i Diritti dell’uomo che è chiamata a votare un numero di candidati ristretto tra quelli proposti, solitamente tre. Ad eleggere il vincitore o la vincitrice è la conferenza dei presidenti, ovvero l’organo del Parlamento europeo con a capo il presidente e di cui fanno parte i leader di tutti i gruppi politici rappresentati in Parlamento. Il meccanismo descritto permette di dire che il Premio Sacharov sia a tutti gli effetti una scelta politica adottata dall’Ue.

Nelson Mandela
Nelson Mandela (Imagoeconomica).

Alcuni dei vincitori hanno poi ottenuto il Nobel per la pace

Molti sono i nomi di illustri personaggi della storia che hanno ottenuto il Premio Sacharov che, in alcuni casi, è stato precursore della vittoria del Premio Nobel per la pace.  È accaduto nei casi di Nelson Mandela, Malala Yousafzai, Denis Mukwege e Nadia Murad.

Per risollevare Confindustria serve il contrario di un Bonomi

Sorpresa, ma non tanto. Confindustria non conta più nulla. I quattro anni della presidenza Bonomi (quasi all’unanimità una delle più incolori di quelle passate ai piani alti di viale dell’Astronomia) stanno finendo e il sindacato degli imprenditori si trova per l’ennesima volta al bivio: scegliere un leader forte e carismatico che ridia lustro a un’organizzazione arrivata ai minimi, o pescare un altro «professionista di Confindustria», come li chiamava con un certo sprezzo Gianni Agnelli, un imprenditore senza impresa che ne perpetui l’ineluttabile declino.

Il progressivo distacco del governo e della politica da Confindustria

D’accordo, in questi tempi liquidi bisogna fare i conti con la crisi della rappresentanza, l’evanescenza dei corpi intermedi che ne mette in discussione ruolo e identità. Però mentre la triplice sindacale si agita, vuol dare segni di viat e far vedere che, indipendentemente da quale sia il suo peso reale, l’antagonismo al governo è sempre un buon collante, Confindustria resta avvolta nel suo esiziale torpore. Qualche intervista, qualche dimenticabile convegno, qualche uscita spesso relegatasolo  tra le pagine rosa del giornale di casa. Ma al dunque, quando il gioco si fa duro, resta ai margini del campo. Sarà forse perché, eravamo agli inizi della sua presidenza, Bonomi si lanciò incautamente a dire che la politica era peggio del Covid, ma da allora il distacco con i suoi palazzi che gliel’hanno giurata  è stata una costante. Basta, dialogo ai minimi, non ci confrontiamo con chi ci considera più deleteri di un’ epidemia. Al punto che, quando lo scorso febbraio Giorgia Meloni decise di passare un colpo di spugna sul Superbonus edilizio, che pur coinvolgeva migliaia di aziende del settore, in viale dell’Astronomia non arrivò nemmeno una telefonata di cortesia. Si dirà che quando l’organizzazione celebra la sua assemblea generale, leader di partito e cariche istituzionali sono sempre lì a far passerella. Ma  è diventata seempre più una partecipazione di circostanza, un rito cui sembra troppo non presenziare (lo fece una volta Matteo Renzi, quando da premier ancora infervorato nel suo afflato rottamatore, disertò l’assise al Parco della Musica). Vuoi mettere la corrispondenza di amorosi sensi con Coldiretti, il caldo abbraccio degli iscritti, la confort zone dove Meloni si rifugia quando ha bisogno di sentirsi coccolata e acclamata?

Per risollevare Confindustria serve il contrario di un Bonomi
Carlo Bonomi (Imagoeconomica).

L’identikit del successore ideale di Bonomi

Ma Confindustria, oltre che essere in crisi col mondo esterno, ha problemi anche con se stessa. L’ultimo episodio di cui questo giornale ha dato notizia, ossia il furibondo scazzo tra Bonomi e Francesca Mariotti, la direttrice generale, una testa finissima in fatto di fiscalità, culminata con il siluramento della manager, è la spia che la struttura sta cadendo a pezzi. Ma se dai un’immagine di profonda spaccatura al tuo interno come puoi pensare che la tua rappresentatività non ne esca intaccata? Quello di Mariotti è solo l’ultimo di una sequela di scontri dove a far da teatro è stata anche la Luiss, ovvero la Bocconi di Confindustria, l’università da sempre suo fiore all’occhiello. Così, alla vigilia della campagna elettorale da cui uscirà il nuovo presidente, viale dell’Astronomia è dilaniata da un tutti contro tutti che ne intacca gravemente l’immagine. Per colui che succederà a Bonomi, sarà un compito ingrato e faticoso. Ma serve un requisito imprescindibile da cui partire. Dovrà essere un imprenditore che vive del suo lavoro, che può per la durata del mandato distaccarsene senza averne nocumento. Dovrà essere qualcuno che si dedica anima e corpo a recuperare l’identità e il prestigio perduti, e che non veda Confindustria solo come un trampolino di lancio a uso e consumo della sua carriera.

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Roma: rissa per la fila al McDonald’s, giovane perde la vista

Aggredirono due ragazzi, poco più che ventenni, all’esterno del McDonald’s di piazza Luigi Sturzo all’Eur, a Roma, durante una lite scatenata per la fila. I due giovani, uno dei quali minorenne all’epoca dei fatti, sono attualmente indagati con l’accusa di tentato omicidio. A individuarli sono stati i poliziotti del IX distretto Esposizione, che sono riusciti a risalire ai due aggressori grazie alle immagini di videosorveglianza della zona. Per entrambi, le rispettive procure hanno chiesto e ottenuto, dai giudici per le indagini preliminari, una misura cautelare.

«Ci siete passati davanti»

I fatti risalgono al 15 gennaio scorso, quando i due gruppi di ragazzi, come riportato da Repubblica, avevano iniziato a discutere all’interno del locale per poi continuare fuori in strada. «Ci siete passati davanti» era stata la frase da cui sarebbe scaturita la rissa costata la perdita della vista a un ventenne. Uno degli aggressori avrebbe spaccato una bottiglia e con il coccio avrebbe colpito al volto la più giovane delle vittime, la stessa che ha poi perso la vista all’occhio destro. La seconda vittima sarebbe invece stata picchiata con calci e pugni. Per il minorenne è stata disposto il collocamento in comunità dal tribunale dei minori, mentre per il maggiorenne è stata decisa la misura degli arresti domiciliari. Resta indagato anche un terzo ragazzo, minorenne all’epoca dei fatti, individuato nell’ambito della stessa indagine.

In Italia due milioni di famiglie sono in condizione di povertà assoluta

Il rapporto L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, realizzato dall’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), ha evidenziato che l’Italia resta carente rispetto ai principali obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Due milioni di famiglie sono in condizione di povertà assoluta, un dato che tra il 2015 al 2021 è salito dal 6,1 al 7,5 per cento.

Lo studio ha suggerito che, per consentire all’Italia di attuare l’Agenda 2030, firmata da 193 Paesi delle Nazioni unite, è necessario modificare significativamente le politiche pubbliche, nazionali ed europee, le strategie del settore privato e i comportamenti individuali e collettivi.

Spesa in sanità e istruzione nettamente inferiori alla media europea

Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole. Secondo lo studio, da noi continua ad allargarsi la disuguaglianza tra ricchi e poveri e la spesa pubblica per sanità e istruzione è nettamente inferiore alla media europea, mentre l’abbandono scolastico è pari all’11,5 per cento e la disoccupazione giovanile è al 23,7 per cento. Inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano. L’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità). Passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare, ma molte imprese mostrano resistenze a investire nella trasformazione digitale ed ecologica. Il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica.

L’Italia registra il 42 per cento di perdite dai sistemi idrici

Quanto ad altre particolarità italiane in tema di dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile, solo il 21,7 per cento delle aree terrestri e solo l’11,2 per cento di quelle marine sono protette. Lo stato ecologico delle acque superficiali è “buono” o “superiore” solo per il 43 per cento dei fiumi e dei laghi. Il degrado del suolo interessa il 17 per cento del territorio nazionale e l’80,4 per cento degli stock ittici è sovrasfruttato. L’Italia ha registrato il 42 per cento di perdite dai sistemi idrici, mentre le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2 per cento del totale.

Il cachet della ‘Grande sorella’ Cesara Buonamici e gli altri spifferi della giornata

Opinionista. Cesara Buonamici ha trovato un nuovo passatempo, sempre grazie a Mediaset. Stavolta è il Grande Fratello che permette alla telegiornalista di Canale5 di arrotondare lo stipendio: sì, perché nella holding cara a Pier Silvio Berlusconi si spiffera che a Buonamici vengono versati, per ogni serata di commento, la bellezza di 10 mila euro. Tanto che per questa cifra mostruosa le è stato affibbiato il soprannome di “grande sorella”, ma lei non lo sa. Certo, le tocca rinunciare a qualche cena, ma ne vale sicuramente la pena: anche a 66 anni non bisogna perdere la voglia di lavorare, senza dimenticare che nel Tg5 Cesara ci sta dall’inizio, ovvero dal 1992, quando a Palazzo Chigi sedeva Giulio Andreotti con il suo settimo governo. Tranquilli, gli incassi per Buonamici saranno notevoli, visto che le puntate del Grande Fratello saranno tante…

Il premiato della Rai non manca mai

Dov’è il premio? A destra. E così spuntano cerimonie di ogni tipo, festilenze aggravate da buffet e rosolio in ogni parte d’Italia. Non può mancare, ovviamente, il premiato della Rai, con amicizie e sostegni a destra. Tra i tanti encomi distribuiti, spicca il premio Sulmona, ridente località abruzzese nota al grande pubblico per la produzione dei confetti (vedi alla voce Pelino, con protagonista Paola, forzista della prima ora) che vengono lanciati senza pietà dagli sposi. Via quindi con la premiazione della vicedirettrice del Tg2, Maria Antonietta Spadorcia. Premiati pure la conduttrice di Tagadà (La7), Tiziana Panella, il vice direttore di HuffPost Italia, Alessandro De Angelis e la giornalista Anna La Rosa. Ma in Italia non c’è nessuno che rinuncia a ricevere un premio?

Il cachet della 'Grande sorella' Cesara Buonamici e gli altri spifferi della giornata
Maria Antonietta Spadorcia (Imagoeconomica).

Mellone tra i tartufi

Lo avevano perso di vista: il direttore del Day Time Rai Angelo Mellone era introvabile, a Roma. Ma dove stava? «Ci vuole un cane da tartufo», è stato detto a viale Mazzini, sede di quella Rai dove Mellone fa il bello e, soprattutto, il cattivo tempo. Ma la ricerca non è stata vana: tutta colpa della conferenza stampa condotta dal presentatore Rai Paolo Notari che ha esaltato la Fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna, che ha attirato Mellone e Anna Nicoletti, oltre al megadirettore del ministero della Salute Francesco Vaia, a Simona Sala direttrice di Radio2 Rai, del divulgatore scientifico Valerio Rossi Albertini, per non parlare di Giancarlo Magalli e Tiberio Timperi.

Il cachet della 'Grande sorella' Cesara Buonamici e gli altri spifferi della giornata
Angelo Mellone (Imagoeconomica).

Quel Mazzolin di film

Il direttore generale dell’Istituto per il Credito Sportivo, Lodovico Mazzolin, ha di che vantarsi: nel settore del cinema e dell’audiovisivo l’istituto si è reso protagonista di «un importante percorso di sviluppo del finanziamento degli investimenti nel settore dei beni e delle attività culturali, tra cui il settore cinematografico». Quanti soldi? Le delibere ammontano a 65 milioni di euro in meno di due anni a produttori grandi e piccoli, «con l’obiettivo di sviluppare altri prodotti e nuove progettualità per il sostegno del settore». Intanto negli schermi Rai, e soprattutto in quelli di RaiNews24 sotto la direzione di Paolo Petrecca, non si contano le presenze di Claudia Conte nei panni dell’opinionista tuttologa, nella difesa delle donne, dei bambini, «attivista per i diritti umani, scrittrice e opinion leader», come si legge nei dispacci d’agenzia dal tono apologetico. Per chi non la conosce, si prega di citofonare a Mazzolin…

Il cachet della 'Grande sorella' Cesara Buonamici e gli altri spifferi della giornata
Lodovico Mazzolin (Imagoeconomica).

L’ultima dei Boeri

La dinastia Boeri è infinita: non si contano i componenti della famiglia che domina tanti settori milanesi, e non solo. Dopo Tito l’economista, Stefano l’archistar e Sandro il giornalista, arriva Cristina, co-direttrice del master in Sensorial Surface Design del Poli.design di Milano. Tema di difficile comprensione per la gente normale, che non ha ancora capito che razza di argomento sia. Però al supplemento di design del quotidiano la Repubblica è stata in grado di fornire un elemento: «La dimensione cromatica è nello stesso tempo funzionale ed emozionale». Sì, ci siamo, ci troviamo nell’area di Elly Schlein, la segretaria del Pd che ha bisogno dell’armocromista.

Neymar, un infortunio che brucia 250 milioni sauditi e avvicina la fine della carriera

«È il momento peggiore. Ora più che mai ho bisogno dei miei cari». Così su Instagram si è sfogato Neymar Jr. dopo l’ennesimo grave infortunio della sua carriera. Uscito in lacrime dalla partita del suo Brasile contro l’Uruguay, il numero 10 della Seleçao ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco del ginocchio sinistro. Per lui stagione finita e carriera a forte rischio. «Tutto l’onore e la gloria sono sempre tuoi, mio Dio, qualsiasi cosa accada. Io ho fede», ha scritto in una serie di stories. Per O’ Ney, tormentato dai guai fisici, è il 16esimo stop in sette anni, da quando nell’estate 2017 passò dal Barcellona al Psg per la cifra record di 222 milioni di euro. Sbarcato in Arabia Saudita ad agosto 2023 per 90 milioni di euro – con contratto biennale da 80 milioni a stagione – ha giocato con l’Al-Hilal appena cinque match. Dividendo lo stipendio per gli incontri disputati, percepirà di fatto 16 milioni a partita.

Neymar Jr., quanti infortuni: in sette anni saltate 143 partite

Paperone del calcio mondiale, tanto da essere ancora il calciatore più pagato della storia, Neymar Jr. poteva avere una carriera persino migliore di quella che è riuscito a mettere insieme. Vittima di un fisico fragile, ha saltato 143 partite fra club e nazionale dall’estate 2017 per 16 infortuni più o meno gravi. Un totale di 640 giorni in infermeria, che gli hanno attirato soprattutto le antipatie della tifoseria del Parco dei Principi, che in agosto ha festeggiato il suo addio al Paris Saint-Germain. Una serie aperta nel febbraio 2018 con la rottura del quinto metatarso del piede destro. AI box per tutta la stagione, ritrovò la condizione soltanto a gennaio, prima di avere una ricaduta e fermarsi per altri 85 giorni. Nel 2019 fecero poi seguito la rottura del legamento della caviglia, un problema alla coscia e una contusione alla costola.

Circa 640 giorni di stop in sette anni e carriera a rischio. A Neymar, infortunatosi con il Brasile, restano solo i soldi dell'Al-Hilal.
Neymar con la maglia del Paris Saint-Germain (Getty Images).

Nel settembre 2020 altri nove giorni di stop dopo aver contratto il Covid-19. Da allora un totale di altri nove guai fisici, spesso di natura muscolare. In totale, dal 2019 al 2022, con la maglia del Paris Saint-Germain e della Seleçao, ha saltato 76 partite ed è rimasto in infermeria quasi un anno (357 giorni). Tanto da arrivare in Arabia Saudita già infortunato. Fiore all’occhiello della Saudi Pro League assieme a Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, ha però giocato pochissimo. Solo tre presenze in campionato, condite da tre assist, e due nella Champions League asiatica, dove ha trovato il suo unico gol nel 3-0 al Nassaji del 3 ottobre. Un magro bottino per gli sceicchi di Riad, che per averlo, oltre allo stipendio da 80 milioni, gli hanno concesso una villa da 25 camere, un jet privato e 500 mila euro per ogni post social sull’Arabia.

Gli unici fasti al Barcellona accanto all’amico Leo Messi

Prossimo ai 32 anni, che compirà il 5 febbraio 2024, Neymar Jr. potrebbe essere giunto al capolinea. Non sarà facile, in un campionato di livello medio-basso come la Saudi Pro League, ritrovare la condizione per fare la differenza con il Brasile e puntare al Mondiale 2026. Il momento più alto, forse l’unico, della sua carriera rischia di rimanere dunque il 2015 al Barcellona, quando sotto la guida di Luis Enrique conquistò il Triplete al fianco dell’amico Lionel Messi. «Sii forte», ha scritto la Pulce su Instagram, pubblicando una loro foto con la maglia del Barcellona. Quanto alla nazionale, con 79 reti in 128 presenze Neymar ha superato anche sua maestà Pelé nella classifica dei marcatori verdeoro all-time. Ad avvicinarlo a O’Rei, però, in mancanza di un Mondiale vinto, sarà solo l’assonanza nel suo soprannome O’Ney.

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Circa 640 giorni di stop in sette anni e carriera a rischio. A Neymar, infortunatosi con il Brasile, restano solo i soldi dell'Al-Hilal.
Il messaggio di Leo Messi sui social (Messi, Instagram).

Alcolismo, Adele: «Bevevo quattro bottiglie di vino prima di pranzo»

In occasione di un suo recente concerto a Las Vegas, Adele si è aperta con il suo pubblico parlando di un grave problema che in passato l’ha tormentata, la dipendenza dall’alcol.

Adele e l’alcolismo: «Bevevo quattro bottiglie di vino prima di pranzo»

L’artista britannica, nota per pezzi come Rolling in the deep o ancora Chasing Pavements, ha raccontato a chi era presente al suo live presso il Ceasars Palace di avere definitivamente smesso di bere nell’estate 2023. La decisione di darci un taglio sarebbe arrivata durante il lockdown, «quando ero arrivata a bere quattro bottiglie di vino prima delle 11. In quel periodo volevo ultimare il mio album, però ero sempre ubriaca». Ha poi ammesso che «quando avevo 20 anni ero quasi una vera e propria alcolista» e aggiunto che dal suo punto di vista «la sobrietà è noiosa», motivo per cui l’alcol in qualche modo le manca.

È arrivata a perdere 45 chili smettendo di bere

Già in passato, in realtà, Adele aveva avuto l’occasione di parlare in modo approfondito dei suoi problemi di alcolismo. A marzo 2023, durante un live a Los Angeles, aveva dichiarato di essere stata in grado di perdere ben 45 chili semplicemente smettendo di bere e non toccando più un goccio d’alcol. Nel 2022, in’intervista piuttosto intima concessa alla celebre Opray Winfrey sulla Cbs, la cantante aveva rivelato di aver smesso di bere subito dopo la morte dell’amato padre, Mark Evans, deceduto nel maggio del 2021 a 57 anni dopo aver lottato contro un tumore all’intestino. Anche in altre occasioni Adele ha parlato del modo in cui le bevande alcoliche l’abbiano aiutata a fare pace con sé stessa e di come abbia sempre avuto «un rapporto molto stretto con l’alcol».

Sala: «Entro il 2024 stop alle auto private in centro a Milano»

Il sindaco di Milano Beppe Sala vuole dare una nuova impostazione alla mobilità cittadina e, per questo, ha annunciato che entro il primo semestre del 2024 verrà chiuso il traffico delle auto private in centro. «Il cambiamento non è utopia, cambiare modello di sviluppo è possibile», ha dichiarato il primo cittadino a margine dell’evento Il Verde e il Blu Festival, precisando che quello delle via centrali sarà solo il primo step, con il blocco che potrebbe anche allargarsi ad altre zone nel corso degli anni.

Stop alle auto private nel centro di Milano nel primo semestre del 2024

«È chiaro che la transizione richiede impegno, e bisogna pensare ovviamente a chi è in difficoltà quando si prendono decisioni, ma cercare di cambiare le cose non è per l’élite, per i radical chic, ma è per tutti», ha detto Sala che poi ha fornito anche alcuni dettagli tecnico – operativi sulla misura: «In corso Venezia, all’incrocio con via Senato, ci saranno delle telecamere che registrano dei passaggi. Le macchine private non potranno entrare, a meno che siano macchine di residenti che hanno il garage o macchine dirette nei parcheggi. È una piccola cosa ma intanto è una cosa storica». Quanto alle tempistiche, lo stesso sindaco ha ammesso di non poter fornire delle date certe poiché «sono in corso delle verifiche di viabilità». E ancora: «È una misura su cui ho discusso a lungo con esponenti delle case di moda che sono interessate. Però devo dire, con onestà, che ho trovato molto consenso sulla cosa. Qualcuno dice addirittura pedonalizziamo, e chissà se in futuro ci si potrà arrivare. È una misura a mio giudizio che non toglie molto ma che aggiunge tanto perché è significativa e detta un altro passo nel nostro modo di procedere».

Centro di Milano
Centro di Milano (Imageconomica).

Milano città pioniera? Per Sala sì

«Noi, come Milano, dobbiamo essere pionieri e avere il coraggio e il buonsenso di fare le cose. Noi vogliamo chiudere al traffico privato il centro di Milano entro il primo semestre del 2024. Perché lo facciamo? Perché la realtà cittadina è di shopping, ma puoi entrare con i taxi, con i mezzi pubblici», ha detto Sala. Lo stop alle auto private in centro, inoltre, dovrebbe essere soltanto l’inizio del percorso intrapreso dalla giunta meneghina, con il sindaco che ha parlato anche della limitazione del traffico delle auto nell’Area B: «A chi dice che con l’area B non è diminuito il traffico in città, voglio dire che è vero che il calo è stato solo del 2/3 per cento, ma è cambiato il 7/8 per cento della tipologia di vetture che entrano in città, ora meno inquinanti».

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