Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier

A fine ottobre esce il nuovo attesissimo album di Laura Pausini, Anime parallele. A distanza di cinque anni dall’ultima raccolta di inediti, la cantante di Solarolo torna sul mercato con un lavoro che l’ha vista affiancata da un nuovo collaboratore, Jacopo Pesce, nella figura di direttore artistico. Fin qui le notizie. O almeno, le notizie per come come Laura Pausini ce le ha raccontate, direttamente sui suoi social. Ovvio, lei non ha usato la parola “attesissimo”, questo l’hanno fatto una marea di siti musicali, di quelli che non praticano la critica ma inseguono facili clic, né ha tirato in ballo la figura di Jacopo Pesce, in precedenza a capo della Island, ora a lavorare in accoppiata con Max Brigane con un manipolo di artisti di prima scelta, Pausini ed Elodie in primis.

La dittatura dello streaming e i suoi paradossi

Il punto è però tutto lì, a cinque anni di distanza dall’uscita di Fatti sentire, il mondo, musicale e non, nel quale atterrerà Anime parallele è completamente cambiato. Un cambiamento epocale. Basti pensare che nel mentre c’è stata una pandemia e una quasi guerra mondiale, che in musica ha però semplicemente sancito la nascita di una sorta di dittatura che ha in Spotify la figura cicciottella di Kim Jong-un, e che vede tutti adeguarsi al volere supremo dell’algoritmo, pena l’essere metaforicamente sbranati dai cani. Così succede che nel 2021 l’album più venduto sia stato Taxi Driver di Rkomi, e che ciò nonostante Rkomi sia dovuto andare in gara al Festival di Sanremo e a fare il giudice di X Factor per rendersi riconoscibile presso un pubblico generalista, cioè non quello dei 12enni che ascoltano compulsivamente canzoni col cellulare. L’anno seguente la medesima sorte è toccata a Lazza con Sirio, anche lui al Festival, secondo con Cenere. Quest’anno, a occhio e croce, se la giocheranno Tedua e Geolier, di cui chiunque abbia visto i primi peli spuntare, fate voi dove, a seconda si parli di maschi o femmine, ignora non solo la faccia, ma anche il titolo di una singola canzone. Il tutto mentre i vecchi campioni che fanno gli stadi, da Vasco a Max Pezzali, da Cremonini a Ultimo (ok, lui non è vecchio, ma è un caso a sé stante). Una dicotomia tra chi funziona tantissimo in streaming, pensate che a oggi chi in Italia ha ricevuto più certificazioni di tutti i tempi, leggi alla voce Dischi d’oro e di Platino (certificazioni un tempo raggiungibili vendendo fisicamente centinaia di migliaia di dischi e oggi facendo migliaia di stream): non Vasco Rossi, né Claudio Baglioni, Renato Zero, Tiziano Ferro o Cesare Cremonini, tanto per rinverdire un po’ l’elenco, ma Sfera Ebbasta, con buona pace di chi poi gira il mondo portando alta la bandiera italiana come Eros Ramazzotti e la stessa Laura Pausini, magari in compagnia di Bocelli. I Maneskin, che da questo pezzo restano fuori perché sono un fenomeno legato proprio allo streaming, giocano in un campionato a parte.

Laura Pausini e la sfida con un mercato rivoluzionato
Geolier (da Fb).

Le strategie per restare a galla: i featuring e le produzioni sforna hit

Ora, cosa succede a chi è stato a lungo in vetta alle classifiche, magari non solo quelle italiane, e che ha girato il mondo riempiendo palasport e stadi, prendendo premi anche importanti, insomma, a chi è stato sin da subito indicato come una popstar assoluta nel momento in cui deve tornare sul mercato sapendo di andare a vedersela con gente come Geolier o Tedua, sapendo di prenderle di santa ragione? Succede che chi è stata una popstar chiarissima di colpo comincia a vedersela brutta, magari anche a pensare di non far più uscire musica nuova, contando sulle vecchie hit per andare a far concerti in giro, quelli sì a vantaggio di chi un repertorio vero già ce l’ha e anche un pubblico in grado di spendere soldi veri, non quelli di cartone che si usano per gli ascolti in streaming. Così, andiamo al dunque, ecco che si inseguono delle modalità che oggi sembrano ormai canonizzate: featuring con nomi di grido, perché mettendo insieme pubblici diversi si aumentano i numeri, produzioni che in qualche modo stanno plasmando il suono di un po’ tutte le hit, si pensi al successo di gente come Michele Canova, il produttore principe del cosiddetto electropop italico, o di Dardust, dietro tante hit degli ultimi anni.

L’album di un tempo ormai è roba per vecchi

Non sappiamo cosa ci sarà dietro le annunciate 16 canzoni di Anime parallele, sorta di concept album dedicato alle persone. Non lo sappiamo perché è presto per avere questi dettagli, lo sarebbe stato anche in anni passati, figuriamoci nell’era del “qui e ora”, del “fuori adesso”, del “fuori ovunque”. Sappiamo però che 16 canzoni sono un azzardo, perché Daniel Ek, che di Spotify è non solo amministratore delegato ma anche inventore, da sempre canta le lodi dell’uscita di un singolo al mese. L’album è ormai roba per vecchi babbioni, a meno che non li si pensi come i giovani, mica è un caso che poi le classifiche di singoli si intasino proprio dei brani che compongono le tracklist degli album dei vari Tedua e Geolier di turno, pensate come singoli a raffica per aumentare i numeri. E sappiamo che inseguire le mode del momento – ecco Madame che scrive Scatola o Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari che scrive Un buon inizio, ma immaginiamo che nella tracklist troveranno spazio altri nomi d’oggi come Michelangelo, producer e autore di Blanco, magari Mahmood, oltre al già citato Dardust – se poi le canzoni le si canta sempre alla medesima maniera, sorte condivisa anche con Emma che è più giovane ma segue la medesima inclinazione, non potrà certo portare scossoni allo Zeitgest. Geolier e Tedua staranno sempre lì sopra, in dominio perenne (ben lo sanno le varie Annalisa, i vari The Kolors, i vari Fedez, che hanno sì piazzato i loro singoli per l’estate, ma sono sempre accerchiati da brani di cui la massa non ha conoscenza né memoria).

Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier
Annalisa (dal profilo Instagram).

Laura Pausini si goda il passato glorioso e un pubblico pagante

Si goda i vecchi successi Laura Pausini, e se li godano i suoi tanti fan, senza starsi a crucciare troppo se un Paky qualsiasi la manderà in soffitta. È in buona compagnia coi suoi coetanei, gente che ha dato tanto alla discografia e alla musica italiana, ma cui la discografia ha prontamente voltato le spalle (quasi tutti gli ultra 50enni stanno vedendo i loro contratti discografici non rinnovati, destinati quindi a far per conto proprio o non fare proprio). Laura può far sfoggio di un passato glorioso e magari un pubblico numeroso quando sale su un palco. Spotify non è roba per vecchi, direbbe un redivivo Cormac McCarthy, e in fondo la discografia di oggi non è troppo diversa da quel panorama cupo e apocalittico da lui descritto nei suoi immensi capolavori letterari.

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