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BRP Sierra Madre, il relitto al centro della disputa territoriale tra Cina e Filippine
Cresce la tensione nel Mar Cinese Meridionale tra Cina e Filippine, che insieme a Vietnam, Brunei e Malesia si contendono la sovranità delle Isole Spratly. Pechino, come già fatto in passato, ha esortato Manila a rimuovere il relitto della nave militare BRP Sierra Madre, incagliato in una secca, reclamato da diversi Stati ma occupato militarmente dalle Filippine. Entrando poi nuovo in rotta di collisione con gli Stati Uniti, spettatori interessati.
Varata nel 1944 dagli Stati Uniti, ceduta alle Filippine dopo il Vietnam: la storia della nave
Di costruzione statunitense, la nave militare fu varata nel 1944 con il nome USS LST-821 e destinata alla teatro di guerra di Okinawa. Alla fine del conflitto fu ribattezzata USS Harnett County e poi, con il nuovo nome RVNS My Tho, fu spedita a pattugliare il delta del Mekong per il Vietnam del Sud. Dopo un breve servizio nella Marina di Saigon, nel 1976 passò a quella delle Filippine. Che la ribattezzò BRP Sierra Madre, prima di farla deliberatamente incagliare sulla barriera corallina nel Mar Cinese Meridionale nel 1999: da allora un piccolo contingente filippino è sempre rimasto a bordo del relitto, diventato un presidio militare contro le ambizioni di Pechino in queste acque contese.
La guardia costiera cinese ha sparato con cannoni ad acqua contro le navi filippine che cercavano di rifornire il relitto
La tensione si sono intensificate da quando nelle Filippine è stato eletto presidente Ferdinand Marcos Jr., molto vicino agli Stati Uniti. I due Paesi, è bene sottolinearlo, sono legati dal 1951 da trattato di mutua difesa firmato, aggiornato nel 2014 con un nuovo accordo che prevede la possibilità per l’esercito Usa di avere presidi a rotazione in cinque basi militari filippine. Tutto questo, come si può intuire, non è visto di buon occhio da Pechino: il 5 agosto le guardie costiere cinesi hanno sparato con cannoni ad acqua contro le navi filippine che stavano cercando di consegnare cibo, acqua, carburante e altri rifornimenti alle truppe di stanza nella Sierra Madre. Che, pur essendo un relitto arrugginito, risulta essere dal punto di vista legale un’unità della Marina di Manila. L’azione è stata stigmatizzata, oltre che da Filippine e Stati Uniti, anche da Unione europea, Giappone e Australia. Tramite la sua ambasciata a Manila, Pechino ha accusato Washington di «sostenere le Filippine nel rafforzamento della Sierra Madre» e «sensazionalizzare costantemente la questione del Mar Cinese Meridionale», sottolineando che «non si tratta di un terreno di caccia in cui i Paesi al di fuori della regione possono intromettersi, seminare discordia e provocare conflitti». Il ministero degli Esteri cinese ha invece dichiarato che il trattato di mutua difesa rappresenta una minaccia per la Repubblica Popolare: «Gli Stati Uniti hanno sfacciatamente sostenuto le Filippine poiché violano la sovranità della Cina, ma queste mosse non avranno successo». Da parte sua, Manila ha sempre sottolineato che l’incagliamento della Sierra Madre nel 1999 è stata una risposta all’occupazione dell’atollo Mischief Reef da parte della Cina, avvenuta nel 1995.
Gli Stati Uniti si sono detti pronti a intervenire in caso di escalation, secondo il trattato di mutua difesa
Gli Stati Uniti, pur non direttamente coinvolti nella controversia, considerano il Mar Cinese Meridionale cruciale per i propri interessi. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha sottolineato la «natura ferrea dell’alleanza Usa-Filippine» in una telefonata con il suo omologo Gilberto Teodoro, ribadendo che il trattato è valido anche nel caso di azioni della guardia costiera cinese nel Mar Cinese Meridionale. Insomma, dei getti d’acqua non rappresentano un grosso problema, ma anche un solo proiettile sparato potrebbe diventarlo. La tensione è ora alle stelle, considerando che Pechino ha definito «un avvertimento» l’azione con i cannoni ad acqua, solo l’ultima di diverse azioni simili verificatesi negli ultimi anni.
Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale e non riconosce l’arbitrato della Nazioni Unite
Pechino rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, compreso l’atollo Ayungin Shoal (o Second Thomas Shoal) dove è incagliata la Sierra Madre, nonostante una corte arbitrale dell’Aja costituita sotto i termini della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare abbia sentenziato, nel 2016, che la rivendicazione cinese dei diritti storici sulle aree marittime poste all’interno della cosiddetta “linea dei nove tratti” non aveva alcun effetto legale. L’8 marzo il ministero degli Esteri di Pechino ha ripetuto il suo rifiuto della sentenza: «L’arbitrato sul Mar Cinese Meridionale è stato un puro dramma politico messo in scena in nome della legge, con gli Stati Uniti a tirare i fili dietro le quinte».