Monthly Archives: Luglio 2023

Urso atteso in Vigilanza Rai, la passione di Sangiuliano per il Cicolano e le altre pillole della giornata

Adolfo Urso deve avere qualche nemico in Rai, anche con il nuovo corso che vede protagonisti Roberto Sergio e Giampaolo Rossi: «Rai3 ha trasmesso per la terza volta lo stesso servizio senza dar conto delle mie denunce penali per le affermazioni del tutto false», ha sibilato il ministro delle Imprese e del Made in Italy. «La Rai ha trasmesso in replica, sabato 29 luglio, per la terza volta, il medesimo servizio di Report del 29 maggio scorso, che riguarda la mia attività politica e istituzionale, già trasmesso in replica lunedì 24 luglio. Tutto questo, ancora una volta, senza dar conto delle mie denunce penali e di quelle delle altre persone coinvolte per le affermazioni del tutto false ivi contenute», ha sottolineato Urso che stavolta estende l’accusa, oltre che a Sigfrido Ranucci, anche «nei confronti di coloro che hanno programmato le repliche nel palinsesto Rai, pur consapevoli anch’essi delle denunce in corso e di quanto pubblicamente emerso nel frattempo, che dimostra la assoluta infondatezza del servizio, basato su testimonianze manipolate e su una chiara volontà diffamatoria». Le date contano, e dimostrano che a riprogrammare la trasmissione sono stati “i nuovi potenti”, quelli voluti dal governo guidato da Giorgia Meloni. Cosa succederà? La senatrice di Fratelli d’Italia, Ester Mieli, componente della commissione di Vigilanza Rai, già autrice per Barbara Palombelli a Rete4, cerca di mettere una pezza affermando che «questa ripetizione sarebbe stata decisa dalla vecchia dirigenza per sopperire alle mancanze della programmazione estiva. È evidente che va fatta chiarezza perché non è accettabile che il servizio pubblico sia utilizzato per fini ideologici». Più che una dichiarazione, si tratta della classica toppa che risulta peggio del buco. Intanto di prima mattina, giovedì 3 agosto, Urso verrà ascoltato dalla commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Un incontro che era stato rinviato una volta, e che ora appare davvero interessante: come afferma spesso Matteo Renzi quando c’è un appuntamento da non perdere, «preparate i pop corn». Comunque Urso ha sempre avuto un pessimo rapporto con viale Mazzini: lo stesso ministro mesi fa aveva rivelato che lo stallo sul contratto di servizio era dovuto anche al fatto che Carlo Fuortes non gli rispondeva.

La Brexit non esiste, almeno per il calcio italiano

In Italia il calcio si è sempre voluto far notare, dandosi regole proprie, una giustizia autonoma, inventando sistemi ingegnosi per garantirsi la sopravvivenza. L’ultima trovata di chi comanda la Figc è degna di nota, anche se nessuno sembra essersene accorto: per i big del pallone, la Brexit non esiste. Sì, è una bufala. Inventata da non si sa chi. Leggiamo con attenzione quanto comunica il vertice del calcio: «Su richiesta della Lega di Serie A, il Consiglio federale della Figc, in virtù degli accordi di cooperazione commerciale tra l’Ue e la Gran Bretagna, ha deliberato di richiedere al Coni l’equiparazione dei calciatori provenienti dal Regno Unito a quelli comunitari, esentandoli quindi dalle quote di ingresso». Questo permetterebbe di non occupare con i calciatori inglesi gli slot dedicati agli extracomunitari. Tutto si piega alle volontà di qualcuno: in fondo, questa trovata ricorda quella formula liturgica che nel Medioevo, e non solo, serviva ad aggirare nei conventi medievali l’astinenza dalle carni: Ego te baptizo piscem. Così la carne diventava improvvisamente pesce e tutti potevano addentare il pasto senza peccare.

La ragazza col ciuffo e Giambruno

Domenica 30 luglio, è stato l’ultimo giorno utile per vedere nel romano Palazzo Barberini un singolare ritratto caravaggesco intitolato La ragazza col ciuffo. Chissà perché i visitatori, dopo aver ammirato l’opera, alla fine si mettevano a parlare di Andrea Giambruno, il compagno di Giorgia Meloni. Forse sarà stata colpa del “ciuffo”?

Urso atteso in Vigilanza Rai, la passione di Sangiuliano per il Cicolano e le altre pillole della giornata
Andrea Giambruno (Imagoeconomica).

Sangiuliano incontra il “suo” sindaco

Addirittura: un comunicato ufficiale del ministero della Cultura avvisa che Gennaro Sangiuliano «ha partecipato alla Festa della Montagna sull’altopiano di Rascino. Un’occasione per incontrare i sindaci del Cicolano: Gaetano Micaloni di Petrella Salto, Filippo Lucentini di Fiamignano, Mariano Calisse di Borgorose, Irene Urbani di Labro, Michele Paniconi di Rivodutri e Camillo Gerbino di Varco Sabino». Come sempre Sangiuliano ne ha sparata una delle sue: «La bellezza d’Italia è fatta di cultura nelle sue multiformi articolazioni ma anche di paesaggio, quel paesaggio che Benedetto Croce definì il volto amato della Patria». Già, ma che ci azzecca tutto questo con il Cicolano? Cari lettori, Sangiuliano ha la sua casa di campagna proprio nel territorio di Petrella Salto. Era meglio citare Strapaese, altro che Benedetto Croce…

Urso atteso in Vigilanza Rai, la passione di Sangiuliano per il Cicolano e le altre pillole della giornata
Gennaro Sangiuliano (Imagoeconomica).

Benzina, prezzo in forte rialzo: ai massimi da luglio 2022

Con le quotazioni internazionali di benzina e diesel ancora in salita, si registrano nuovi movimenti al rialzo sulla rete carburanti. Nel dettaglio, in base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 del 30 luglio, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è 1,912 euro/litro (1,895 la rilevazione precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,897 e 1,933 euro/litro (no logo 1,895).

Per il servito il prezzo è 2,045 euro al litro

Il prezzo medio praticato del diesel self è 1,766 euro/litro (rispetto a 1,743), con le compagnie tra 1,760 e 1,786 euro/litro (no logo 1,745).
Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 2,045 euro/litro (2,027 il dato precedente), con gli impianti colorati con prezzi tra 1,978 e 2,125 euro/litro (no logo 1,946). La media del diesel servito è 1,900 euro/litro (contro 1,880), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,844 e 1,976 euro/litro (no logo 1,798).
I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,713 e 0,732 euro/litro (no logo 0,692). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 1,402 e 1,476 (no logo 1,420).

Benzina, prezzo in forte rialzo: ai massimi da luglio 2022
Distributore di benzina (Imagoeconomica)

Dal primo agosto obbligo di esporre il prezzo medio regionale dei carburanti

In merito alle misure del Governo per monitorare i prezzi medi dei carburanti e tutelare i consumatori, è convocata il 31 luglio, alle ore 11:30, al Mimit, una conferenza stampa sulle attività di trasparenza relative all’esposizione, presso le stazioni di rifornimento, del prezzo medio regionale dei carburanti, obbligatoria dal primo agosto.

Mountain bike, 17enne della nazionale Usa muore investito da un’auto

Un giovane ciclista della nazionale statunitense di mountain bike è morto dopo essere stato investito da un’auto durante l’allenamento. Magnus White aveva appena 17 anni e si stava preparando per competere al Mondiale di categoria a Glasgow, in programma per il mese di agosto. Secondo le prime ricostruzioni, come riporta anche la Bbc, era in sella alla sua bicicletta a Boulder, in Colorado, non lontano dalla propria abitazione quando una vettura lo ha centrato sulla carreggiata. Il ricordo dalla Usa Cycling che ha dato la notizia della morte: «Era un astro nascente del ciclismo con una grande passione per le corse».

Magnus White si stava allenando a Boulder, in Colorado, per il Mondiale di Glasgow ad agosto. Il ricordo di Usa Cycling: «Un astro nascente con una grande passione».
Magnus White durante una gara (Usa Cycling, Facebook).

La dinamica dell’incidente che ha ucciso il giovane talento della mountain bike

Secondo il Daily Mail, l’incidente si sarebbe verificato intorno alle 12.30 ora locale di sabato 29 luglio. White era in sella alla sua mountain bike quando una donna di 23 anni, al volante di una Toyota Matrix, lo avrebbe tamponato da dietro. L’impatto ha sbalzato il giovane ciclista fuori strada dove si è schiantato contro una recisione. La polizia del Colorado ha escluso l’alta velocità e l’alcool fra le cause dell’impatto, forse colpa di una distrazione alla guida. «Magnus White era una nuova stella della mountain bike», ha scritto la Usa Cycling in un comunicato ufficiale. «La sua passione per il ciclismo era evidente attraverso le sue corse e il suo legame con la squadra. Correremo per lui».

Pochi giorni prima dell’incidente, Magnus White aveva aggiornato i suoi follower su Instagram, condividendo la sua prima corsa a tappe. «Super entusiasta per una battaglia serrata ed epica», aveva scritto il 17enne dopo essersi classificato al secondo posto. «Un po’ deluso per non essere riuscito a vincere l’oro». Membro della nazionale americana di mountain bike, White aveva vinto il campionato nazionale juniores di ciclocross nel 2021 e aveva già gareggiato ai Mondiali di categoria fra il 2022 e il 2023.

Giordano De Plano: età, biografia e carriera dell’attore

Giordano De Plano, nato a Roma il 31 marzo 1973, è un attore italiano. Recentemente ha recitato nella serie Sky Christian, di Stefano Lodovichi (2022), e nel film Ipersonnia di Alberto Mascia (2022).

Giordano De Plano: biografia e carriera

Il suo esordio in televisione risale al 2000, quando è apparso nella serie tv Linda, il brigadiere e…. Al cinema, invece, ha debuttato con il film Paz! di Renato De Maria (2002). L’anno seguente ha preso parte alla pellicola di Ettore Scola Gente di Roma e successivamente ha continuato a fare televisione recitando in due miniserie tv: La omicidi (2004) e Cefalonia, entrambe per la regia di Riccardo Milani (2005). Nel 2006 ha recitato in RIS 2 – Delitti imperfetti di Alexis Sweet, proseguendo poi con Intelligence – Servizi & segreti, regia di Alexis Sweet (2009), e diventando uno dei protagonisti della serie tv Squadra antimafia (2010-2015). Per la tv ha anche partecipato a fiction e serie note come Non uccidere, regia di Michele Alhaique (2018), Il silenzio dell’acqua di Pier Belloni (2019), Il processo, regia di Stefano Lodovichi (2019) e Io ti cercherò di Gianluca Maria Tavarelli (2020).

Giordano De Plano, tra carriera e vita privata
Giordano De Plano nel 2008 (Getty Images).

Tra i film per il cinema in cui ha recitato vi sono I soliti idioti – Il film, regia di Enrico Lando (2011), La solita commedia – Inferno, regia di Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli e Martino Ferro (2015), La terra dell’abbastanza, regia di Damiano e Fabio D’Innocenzo (2018), Bene ma non benissimo, regia di Francesco Mandelli (2018), Il giorno e la notte, regia di Daniele Vicari (2021) e Notti in bianco, baci a colazione, regia di Francesco Mandelli (2021).

Giordano De Plano: la vita privata

L’attore è una persona molto discreta e, per quanto riguarda la sua vita privata, in più occasioni ha affermato di voler mantenere questo spazio come tale. Non è dunque noto se sia fidanzato o sposato né se abbia figli.

Reddito di cittadinanza, la maggioranza tira dritto: «Era noto che fosse un sussidio a termine»

Non si placa lo scontro sul reddito di cittadinanza, dibattito che fino a questo momento non ha prodotto alcun effetto, rafforzando internamente la maggioranza. La posizione che trapela dalle fila di Fratelli d’Italia per voce di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’attuazione del programma di governo è chiara: «Le polemiche dell’opposizione sono pretestuose visto che era noto da tempo che fosse un sussidio a termine. In più la maggioranza ha scelto di tutelare almeno i fragili prevedendo il prosieguo degli aiuti per invalidi, anziani e famiglie con minori a carico». Poi Fazzolari sintetizza: «Le persone che perderanno ora il reddito di cittadinanza lo avrebbero perso anche con la norma dei grillini. Anzi, grazie a noi almeno i fragili lo manterranno. Se questo è il livello dell’opposizione temo che ci toccherà governare a lungo».

Il centrosinistra attacca: «Fate la guerra ai poveri»

Dal 28 luglio il coro è unico: il governo fa la guerra ai poveri. È la posizione espressa dalle opposizioni. Non tutte s’intende, visto che i soggetti che compongono il fu Terzo Polo hanno sempre ostracizzato il reddito di cittadinanza. Maurizio Landini, segretario della Cgil commenta: «Il governo taglia il reddito a 169 mila famiglie e contemporaneamente continua a fare sanatorie fiscali. Non sta né in cielo né in terra in un Paese in cui si è poveri lavorando e in cui metà Paese fa fatica ad arrivare alla fine del mese». Per il Pd è Marco Furfaro – fedelissimo di Elly Shlein – a intervenire: «Governano con l’algoritmo della cattiveria». Mentre Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera attacca: «Il reddito si poteva aggiustare, finalizzare all’inserimento al lavoro. Hanno scelto la strada più facile e più ingiusta: cancellarlo con l’arroganza di un sms».

Nessuna retromarcia, la maggioranza tira dritto sul reddito di cittadinanza
Giovanbattista Fazzolari e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

 

Ottavia Piccolo: età, marito, figli e film dell’attrice

Ottavia Piccolo, nata a Bolzano il 9 ottobre 1949, è un’attrice italiana. Nella sua carriera ha ottenuto diversi riconoscimenti tra cui: il Premio internazionale femminile al Festival di Cannes 1970, un Globo d’Oro, un Nastro d’Argento e un David di Donatello, tutti per Metello di Mauro Bolognini. Ha vinto anche un Nastro d’Argento per l’interpretazione in La famiglia di Ettore Scola.

Ottavia Piccolo: biografia e carriera

A 11 anni ha fatto il suo esordio a teatro nello spettacolo Anna dei miracoli di William Gibson, per la regia di Luigi Squarzina. Nel frattempo ha studiato recitazione comparendo in tv nel film Le notti bianche di Vittorio Cottafavi (1962) e nel 1963 ha debuttato al cinema con il film Il Gattopardo di Luchino Visconti. L’anno seguente ha conosciuto Giorgio Strehler che l’ha diretta in Le baruffe chiozzotte e più tardi nel Re Lear. Tra i suoi maestri vi sono anche Luca Ronconi per il teatro e Mauro Bolognini per il cinema, il quale l’ha diretta nel notevole Metello. Grazie a questa pellicola, Piccolo è diventata famosa in Francia. Nel 1968 è stata la protagonista del film Serafino con Adriano Celentano, mentre l’anno seguente ha recitato in Una su 13 per la regia di Nicolas Gessner e Luciano Lucignani.

Ottavia Piccolo, tra carriera e vita privata
Ottavia Piccolo alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2013 (Getty Images).

Dalla metà degli Anni 70 ha deciso di impegnarsi di più nel teatro, quello di Shakespeare, Pirandello, Alfieri e Hofmannsthal. Non ha comunque trascurato la televisione, tanto da comparire in numerosi sceneggiati tra cui Il mulino del Po (1971), La Certosa di Parma (1982) e La coscienza di Zeno, con la regia di Sandro Bolchi (1988). Negli Anni 80 è stata anche conduttrice tv e radiofonica e nel 1987 è tornata a recitare al cinema con La famiglia di Ettore Scola e Da grande di Franco Amurri. Anche negli Anni 90 ha continuato a dividersi tra sceneggiati, teatro e cinema. Tra le sue ultime apparizioni sullo schermo vi sono quelle in Tu la conosci Claudia? con Aldo, Giovanni e Giacomo (2004) e in 7 minuti di Michele Placido (2016).

Ottavia Piccolo: la vita privata

Per quanto riguarda la sua vita privata, nel 1974 ha sposato il giornalista Claudio Rossoni, dal quale un anno dopo ha avuto un figlio, Nicola.

Alessia Marcuzzi e il gossip su De Martino: «Mi vietano di rispondere»

In una lunga intervista a Repubblica, Alessia Marcuzzi ha raccontato di non amare il gossip e di aver imparato dopo molti anni a non voler piacere a tutti: «Fa parte di un percorso, ho acquistato sicurezza, la non dipendenza è fondamentale». Sulle ultime voci che la vorrebbe vicina a Stefano De Martino ha dichiarato: «Mi vietano di rispondere».

Alessia Marcuzzi: «Non posso rispondere su De Martino»

Dopo la fine del matrimonio con Paolo Calabresi, la conduttrice è ancora single anche se nelle ultime settimane si sono riaccese alcune voci, prima relative a un ritorno di fiamma con l’ex marito e poi a un presunto flirt con Stefano De Martino, in (presunta) crisi con Belen Rodriguez. Voci alle quali la Marcuzzi non ha dato peso, anzi ha cercato di ignorare: «Il gossip mi ferisce. Escono notizie assurde, chi lavora con me mi proibisce di rispondere, sono passionale. Ho detto a Francesca Fagnani che mi aveva invitato a Belve: “Non vengo perche? mi devo salvare da me stessa”. Faccio fatica a tenermi».

Alessia Marcuzzi (Getty Images).

La svolta professionale

Per quanto riguarda la sua vita professionale, invece, la Marcuzzi ha ammesso di essere cresciuta e di essere diventata molto selettiva nelle scelte, tanto da aver deciso di lasciare Mediaset perché non c’erano più programmi che la rappresentavano: «Non volevo piu? accettare programmi che non mi somigliavano, mi mancava la scrittura, la parte creativa». Negli ultimi tempi la conduttrice ha intrapreso anche una carriera imprenditoriale: «Mi sono messa a fare borse e creme, per lasciare le aziende ai miei figli. Sono fiera di quello che ho costruito, ho 33 persone che lavorano con me». Una Marcuzzi determinata quella che emerge nell’intervista, sicura di quello che vuole senza più ansie ed insicurezze: «Alle donne viene sempre chiesto qualcosa in piu? e siamo giudicate su tutto. Se un uomo fa due figli con donne diverse, va bene. Se una donna, come me, ha due figli con uomini diversi insomma. Non devo rispondere sulle mie scelte personali. Alle critiche televisive, alle scelte sul lavoro, ci sta. Ma dare spiegazioni sul mio modo di essere donna non lo accetto.

 

Madonna, nuove foto con i figli su Instagram: «La mia medicina»

Dopo aver festeggiato con un balletto i 40 anni del suo primo album omonimo, Madonna ha ringraziato i suoi figli per averla assistita nelle difficili settimane dopo il ricovero. La popstar, che il prossimo 16 agosto compirà 65 anni, ha infatti pubblicato su Instagram tre scatti, due dei quali la ritraggono assieme a David Banda, adottato assieme al regista Guy Ritchie, e Lourdes Leon, avuta dalla relazione con l’attore Carlos Leon. «L’amore della famiglia e degli amici è la miglior medicina», ha poi scritto la cantante nella didascalia. È infatti passato un mese esatto dallo spavento e dall’immediata fuga in ospedale per un’infezione batterica che l’ha costretta a rinviare l’inizio del suo tour mondiale.

Madonna ringrazia i figli David e Lourdes sui social: «L’amore della famiglia è la miglior medicina. Ho conosciuto un nuovo lato di loro».
Madonna durante un concerto nel 2022 (Getty Images).

Madonna ringrazia i suoi figli: «Ho conosciuto un lato di loro mai visto prima»

«Come madre è facile essere coinvolti nei bisogni dei tuoi figli e dalle attenzioni apparentemente infinite che puoi dare loro», ha proseguito Madonna nel suo lungo post di ringraziamento. «Ma quando le cose sono andate male, loro si sono fatti avanti per me. Ho conosciuto un lato di loro mai visto prima». Parlando di un gesto «che ha fatto davvero la differenza», oltre alle immagini con due dei suoi sei figli, la popstar ha anche ringraziato il manager e amico di lunga data Guy Oseary, che le è rimasto accanto in ogni momento. «Ho capito quanto sono fortunata a essere viva e ad aver conosciuto queste persone e chi non c’è più», ha spiegato la cantante.

Ha mostrato anche una vecchia foto scattata con una polaroid da Andy Warhol e che ritrae il pittore Keith Haring mentre indossa una giacca con il volto di Michael Jackson. «Un triangolo di bellezza perfetto», ha scritto Madonna, prima di rassicurare i fan di essere sulla via del recupero. «Grazie ai miei angeli che mi hanno protetto e mi permettono di finire il mio lavoro». Madonna ha in programma il The Celebration Tour, serie di concerti che la porterà anche in Italia. Il 23 e il 25 novembre sarà infatti al Mediolanum Forum di Assago per due live già sold out da tempo.

Anna Bonaiuto: età, compagno e film dell’attrice

Anna Bonaiuto, nata a Latisana (Friuli-Venezia Giulia) il 28 gennaio 1950, è un’attrice italiana. È nota soprattutto per il film L’amore molesto di Mario Martone (1995) con cui ha vinto numerosi premi come miglior attrice, tra cui il David di Donatello, il Nastro d’Argento e il Globo d’Oro.

Anna Bonaiuto: biografia e carriera

Dopo essersi diplomata nel 1972 all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, ha iniziato a recitare a teatro e al cinema con registi come Mario Missiroli, Luca Ronconi, Mario Martone, Carlo Cecchi, Toni Servillo. Il suo primo ruolo sul grande schermo è stato con il film Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti (1977). Nel 1992 le è stato affidato il ruolo della moglie di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, che l’ha fatta diventare una delle attrici di maggior talento del panorama artistico nazionale. L’anno seguente ha vinto la Coppa Volpi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia come migliore attrice non protagonista per il film di Liliana Cavani Dove siete? Io sono qui.

Anna Bonaiuto, tra carriera e vita privata
Mario Martone, Anna Bonaiuto e Andrea Occhipinti al Festival del Cinema di Roma nel 2018 (Getty Images).

Due anni dopo, nel 1995, è arrivato il successo con L’amore molesto, seguito dalla pellicola Prima la musica, poi le parole di Fulvio Wetzl (1998) che ha partecipato a molti festival. Nanni Moretti nel 2006 l’ha diretta ne Il caimano e nel 2007 è entrata nel cast di Mio fratello è figlio unico diretto da Daniele Luchetti mentre nel 2009 in quello di Io, loro e Lara, di Carlo Verdone. Una delle sue ultime performance più celebrate è quella di Livia Danese, moglie di Giulio Andreotti, nel film Il divo di Paolo Sorrentino (2008). Tra i film più recenti in cui ha recitato vi sono Il peggior Natale della mia vita, regia di Alessandro Genovesi (2012), Viva la libertà, regia di Roberto Andò (2013), Napoli velata, regia di Ferzan Özpetek (2017), Loro, regia di Paolo Sorrentino (2018) e Tre piani, regia di Nanni Moretti (2021).

Anna Bonaiuto: la vita privata

L’attrice è sempre stata molto riservata sulla sua vita privata e non si sa se attualmente sia sposata, fidanzata o single né se abbia dei figli. Si sa però che vive a Roma e che per 10 anni è stata legata sentimentalmente a Mario Martone, con il quale ha girato numerosi film.

Omicidio nel Cagliaritano, 43enne strangolato in un B&B

Omicidio all’alba a Quartucciu, nell’hinterland di Cagliari: un uomo di 43 anni, Gabriele Pergola, è stato strangolato mentre si trovava all’interno di un B&B. I carabinieri hanno fermato il presunto autore del delitto, Gabriele Cabras, 20 anni, personaggio già noto alle forze dell’ordine. Il corpo è stato scoperto la mattina di lunedì 31 luglio all’interno del bed and breakfast Corte Cristina in via Nazionale.

Strangolato con un asciugamano al termine di una lite

Secondo una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri, l’uomo sarebbe stato strangolato con un asciugamano da Cabras, residente a Sinnai, al termine di una lite. Il 20enne si è poi allontanato. Il cadavere è stato trovato dai responsabili della struttura ricettiva, forse allarmati dal frastuono che proveniva dalla camera. Sul posto sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Quartu Sant’Elena e della stazione di Selargius e un’ambulanza del 118. I medici hanno tentato di rianimare il 43enne, ma non c’è stato nulla da fare. I militari, raccolta la descrizione della persona che si trovava in camera con Pergola, si sono messi alla ricerca del giovane e lo hanno rintracciato poco distante a Quartucciu.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?

C’è poco da fare: a Roma le trasformazioni urbanistiche, virtuose o meno che siano, si fanno in concomitanza con grandi eventi e fra questi spiccano quelli religiosi, a cominciare dagli anni santi. Non fa eccezione il Giubileo del 2025 per il quale, grazie anche ai fondi stanziati col Pnrr, Roma potrà godere di risorse straordinarie per 3,5 miliardi di euro. Che, tradotto, significa una miriade di opere della più varia natura: centinaia di cantieri e interventi urbanistici, servizi per il turismo, di riqualificazione urbana, collegamenti ferroviari, rifacimento di strade e chi più ne ha più ne metta. I tempi però sono strettissimi, tanto più per le burocrazie capitoline e italiche abituate ad agire con estrema calma. A dicembre 2024 si procederà con l’apertura della Porta santa della basilica di San Pietro. Ma sui tempi, appunto, non c’è alcun margine di trattativa: l’indizione dell’anno santo è opera del Papa, e la scadenza è fissa, ogni 25 anni (il primo risale al 1300 e a Bonifacio VIII). Ormai, anche i governi (da Draghi a Meloni in piena continuità) si sono adeguati e si preparano per tempo alla scadenza giubilare.

All’estero si teme per Roma una «apocalisse zombie»

In ogni caso, l’attesa di circa 35-40 milioni di pellegrini – queste le previsioni attuali – fa tremare i polsi. Anche perché un simile ciclone umano si abbatterebbe su una città già satura di turisti, e questo è il meno, avvolta da anni in un caos generale: dai trasporti pubblici allo stremo a un traffico quotidiano soffocante, dalla storica carenza di strutture ricettive di costo medio-basso a un ormai endemico problema di sporcizia nelle strade (obiettivamente umiliante per una capitale europea), con una raccolta differenziata che fa acqua da tutte le parti. Senza contare lo stato di degrado urbano e di semi abbandono in cui versano tanti quartieri, centrali e periferici. Dato questo quadro generale, cosa potrebbe andare storto? Qualche dubbio è venuto anche a John Allen, vaticanista americano di lungo corso, che sulla testata online che dirige, Crux, ha scritto: «Il fatto è che Roma in questo momento è sopraffatta dall’enorme numero di persone che visitano la città e i sistemi urbani sembrano sull’orlo del collasso. Non riesco nemmeno a immaginare che tipo di apocalisse zombie possa attendere tali folle supplementari di visitatori tra due anni». Un epitaffio forse troppo forte? Staremo a vedere.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (Imagoeconomica).

Il metodo Giubileo: le sinergie tra Campidoglio e Palazzo Chigi

D’altro canto va sottolineato come governo e opposizione sul Giubileo – in nome di Roma e della cristianità, s’intende – procedano compatti come un sol uomo, tanto che già si parla di “metodo Giubileo” per indicare l’intesa raggiunta fra il sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri, già ministro dell’Economia nel governo Draghi, la premier Giorgia Meloni, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, cattolico integralista, ex presidente dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” con buone entrature in Vaticano. Non può mancare in questo schema, la presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanché, impegnata in particolare nella valorizzazione dei cammini religiosi e siti turistici di Roma e dintorni, anche perché c’è da sfruttare la dotazione significativa di 500 milioni di euro del Pnrr turismo, per quel che riguarda il capitolo dal prevedibile titolo “caput mundi”.

Roma riuscirà a essere pronta per il Giuibileo 2025?
Alfredo Mantovano e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Il ritorno di monsignor Rino Fisichella

L’altro protagonista del “metodo Giubileo”, è monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero vaticano per l’Evangelizzazione, in passato cappellano di Montecitorio, gran conoscitore della politica italiana. L’arcivescovo passò alle cronache, fra l’altro, per avere detto, era il 2010, che «bisognava contestualizzare le situazioni» dopo la diffusione di un video nel quale l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi raccontava una barzelletta su Rosiy Bindi, all’epoca vice presidente della Camera, che si concludeva con una bestemmia. Anche Osservatore romano e Avvenire criticarono l’uscita del Cavaliere; altri tempi, quasi un’altra era geologica. Tuttavia, mons. Fisichella guarda lontano e, proprio in occasione della recente inaugurazione del cantiere di Piazza Pia, compreso fra la fine di via della Conciliazione e l’area antistante Castel Sant’Angelo, ha osservato: «L’auspicio è che non guardiamo soltanto al 2025. Il 2025 è una tappa. Auspichiamo che Roma possa essere luogo anche di Expo 2030 e che possa guardare, anche grazie a quella tappa, al Giubileo del 2033. Ci auguriamo che siano queste tante tappe che portano Roma e la Santa Sede al centro dell’attenzione internazionale». Quello che si dice un cronoprogramma da paura.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?
Papa Francesco e monsignor Rino Fisichella (Getty Images).

Il progetto per Piazza Pia e la lezione dimenticata del mega parcheggio al Gianicolo

A Piazza Pia, intanto, sede di uno dei grandi interventi previsti, verrà realizzato un sottovia che si collegherà a quello già esistente realizzato, neanche a dirlo, in occasione del Giubileo del 2000, e che permetterà di avere una grande area pedonale da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro. Fantastico, in effetti. Se non fosse che le 3 mila auto all’ora (dati del Comune di Roma) che attraversano quel tratto di strada, non si dissolveranno d’incanto, ma spariranno solo per qualche centinaio di metri per ricomparire sul lungo Tevere poco più avanti. Dettagli, si dirà. Intanto si allarga l’area pedonale. Resta poi insoluto un problema centrale: come arriveranno le decine di migliaia di pellegrini e turisti dalle parti di piazza san Pietro? Il problema pullman incombe come una calata quotidiana dei barbari sulla città da qualche decennio. Tanto che già in occasione del Grande Giubileo del 2000, una pensata non da poco venne in mente all’allora amministrazione Rutelli in accordo col Vaticano rappresentato da monsignor Crescenzio Sepe (futuro cardinale e arcivescovo di Napoli, oggi in pensione). Un mega parcheggio a cinque piani fu ricavato all’interno della collina del Gianicolo, quella presidiata alla sua sommità dal monumento equestre a Garibaldi e alla base dai palazzi vaticani, mentre a metà strada, lungo le pendici, si trovano diverse prestigiose proprietà vaticane e l’ospedale pediatrico Bambin Gesù. L’opera venne annunciata e realizzata come fosse la grande e definitiva risposta all’intasamento dei torpedoni che soffocano il centro storico e non solo. I bus turistici come grandi dinosauri avrebbero dovuto imboccare le gallerie dalle quali si accede al parcheggio, scaricare i fedeli e i turisti che, d’incanto, si sarebbero ritrovati a piazza san Pietro. Il miracolo però non ha funzionato e l’opera – costo complessivo più di 80 miliardi delle vecchie lire – è rimasta una cattedrale nel deserto. Nel parcheggio non ci vuole andare nessuno, né tanto meno è obbligato ad andarci. E allora? Bè – la notizia è di qualche mese fa – al quinto piano del fu parcheggio, è stato costruito un mega centro commerciale, Caput mundi – The mall, dove è possibile fare una “boutique experience” e anche parcheggiare l’auto perché il posto certo non manca. Ecco, l’auspicio è che si faccia tesoro delle esperienze passate. In quanto ai poveri che il papa vorrebbe mettere al centro del Giubileo, bè per loro c’è sempre tempo.

Rimini, autostoppista violentata e abbandonata in autostrada: arrestato un uomo di 35 anni

Un operaio di 35 anni, originario di Napoli e residente in provincia di Pesaro e Urbino, è stato arrestato dalla squadra mobile di Rimini con l’accusa di aver violentato un’autostoppista di 20 anni dopo averla costretta a pagare la cocaina. L’uomo è stato fermato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del gip Raffaella Ceccarelli. La misura arriva dopo le indagini della polizia di Stato, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani. L’accusa a carico dell’uomo è di violenza sessuale aggravata.

L’episodio risale al primo maggio

La vicenda risale allo scorso primo maggio quando la 20enne pugliese, sulla riviera per la Festa dei Lavoratori,  ha chiesto un passaggio in macchina all’uomo. Secondo la denuncia della ragazza, il 35enne l’avrebbe convinta a salire sull’auto. Poi, dopo aver assunto cocaina, avrebbe abusato di lei, abbandonandola, infine, sulla A14 all’altezza di Pesaro. Qui la ragazza è stata ritrovata in stato di choc da una pattuglia della polizia allertata da alcuni automobilisti. L’operaio, tramite il suo avvocato, ha respinto le accuse e sarà il primo agosto dal giudice nell’interrogatorio di garanzia.

Cadavere mutilato a Genova, fermati due ragazzi

La pm della Procura di Genova Daniela Pischetola ha disposto il decreto di fermo nei confronti di due cittadini egiziani, Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel e Mohamed Ali Abdelghani, per l’omicidio del 19enne Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla e per soppressione di cadavere.

Il cadavere è stato ritrovato in mare

La decisione del magistrato è stata presa nella tarda serata di domenica 30 luglio dopo l’interrogatorio durato oltre sei ore dei due cittadini egiziani fermati nella notte tra sabato e domenica dai Carabinieri del Nucleo investigativo e dalla Compagnia di Chiavari. Mahmoud è stato ucciso nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 luglio e gettato in mare. Il suo corpo, con testa e mani mozzate, è stato ritrovato nelle acque antistanti il porticciolo di Santa Margherita Ligure.

Quando un padre stasera su Canale 5: trama, cast e curiosità

Stasera 30 luglio 2023 andrà in onda alle ore 21.20 il film intitolato Quando un padre su Canale 5. Questa pellicola drammatica è stata diretta dal regista Mark Williams su sceneggiatura di Bill Dubuque. Nel cast del film ci sono attori come Gerard Butler, Willem Dafoe, Alfred Molina, Gretchen Mol e Alison Brie.

Quando un padre è il film che staera 30 luglio 2023 andrà in onda su Canale 5, ecco trama, cast e curiosità.
L’attore protagonista Gerard Butler (Getty Images)

Quando un padre, trama e cast del film stasera 30 luglio 2023 su Canale 5

La trama di questo film racconta la storia di Dane Jensen (Gerard Butler) un uomo di Chicago cinico e spietato sul lavoro che pensa che il modo migliore per prendersi cura della sua famiglia sia quello di guadagnare quanti più soldi all’interno della sua realtà lavorativa. Per questa ragione, Dane non si ferma dinanzi a nulla e nel tempo si è guadagnato il soprannome di «cacciatore di teste». Tuttavia, per dedicarsi costantemente alla carriera, Dane trascura per tanto tempo la moglie Elise (Gretchen Mol) e i suoi figli: per lui non esiste altro che il lavoro nella sua routine quotidiana. Inoltre, sul lavoro Dane deve affrontare anche rivali agguerriti che cercano di superarlo e togliergli i risultati che ha raggiunto, in particolare l’affascinante ma implacabile Lynn Vogel (Alison Brie).

La vita per Dane sembra andare sempre nello stesso modo e sembra assorbirlo sempre di più ma qualcosa improvvisamente cambierà. Il suo primo figlio, Ryan (Maxwell Jenkins) di soli 10 anni, si sente male e comincia ad accusare diversi dolori. Attraverso diverse analisi, i genitori scopriranno che Ryan è malato di leucemia. Purtroppo questo sarà un duro colpo per tutta la famiglia, ma soprattutto per Dane. L’instancabile «cacciatore di teste» a quel punto dovrà scegliere con attenzione come spendere il tempo a disposizione, valutando di cambiare completamente il suo stile di vita per essere più vicino ai figli e alla moglie.

Quando un padre, 5 curiosità sul film stasera 30 luglio 2023 su Canale 5

Quando un padre, l’esordio del regista e la collaborazione con lo sceneggiatore

Questo film rappresenta l’esordio cinematografico del regista Mark Williams. Inoltre, il regista e lo sceneggiatore della pellicola, Bill Dubuque, dopo questo progetto hanno continuato a lavorare insieme, scrivendo la serie tv drammatica e thriller Ozark con Jason Bateman e Laura Linney.

Quando un padre, il titolo cambiato per dare un tono più rassicurante

Inizialmente, il titolo di questo progetto era Headhunter’s Calling che si può tradurre in italiano come La chiamata del cacciatore di teste. Tuttavia, la produzione ha poi pensato di cambiare titolo, scegliendo il più rassicurante A Family Man, tradotto in italiano come Quando un padre.

Quando un padre, l’esperienza reale dello sceneggiatore 

Bill Dubuque, sceneggiatore del film, non ha avuto problemi a scrivere la parte del personaggio protagonista interpretato da Gerard Butler. Lo sceneggiatore infatti, ha lavorato per ben 12 anni come un cacciatore di teste per molteplici aziende.

Quando un padre, due attori del cast insieme dopo 12 anni

Nel cast del film ci sono Willem Dafoe e Alfred Molina. I due si ritrovano su un set cinematografico a 12 anni di distanza dall’ultima volta, quando presero parte alla pellicola Spider-Man 2 diretta da Sam Raimi. In quell’occasione gli attori interpretavano gli antagonisti del film, vale a dire il Green Goblin e il Dottor Octopus. Curiosamente, gli attori hanno lavorato insieme e ripreso i ruoli di antagonisti anche nel film del 2021 intitolato Spider-Man: No Way Home.

Quando un padre è il film che staera 30 luglio 2023 andrà in onda su Canale 5, ecco trama, cast e curiosità.
L’attore Willem Dafoe (Getty Images)

Quando un padre, le riprese della pellicola 

Le riprese della pellicola sono iniziate il 26 ottobre 2015 a Toronto e sono proseguite fino al 18 dicembre dello stesso anno a Chicago. In totale quindi, ci sono volute circa 8 settimane per completare il film.

Fuortes, le sfide al San Carlo e un bilancio del suo lavoro a Roma e Verona

La designazione dell’ex ad della Rai, Carlo Fuortes, come prossimo sovrintendente del San Carlo è una vittoria del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, resa possibile da un assist governativo. Tale appare il decreto che ai primi di maggio ha messo fuori gioco per motivi anagrafici Stéphane Lissner, il quale ha compiuto 70 anni lo scorso gennaio e decade dall’incarico a causa della sua età. Salvo l’esito del ricorso alla magistratura: udienza l’11 settembre. Fuortes, inizialmente in apparenza non interessato, si è fatto convincere nel giro di un paio di mesi e Manfredi ha potuto annunciare con toni trionfalistici il suo prossimo arrivo. Manca solo il decreto di nomina del ministro della Cultura, che non sembra in dubbio. Quasi generale l’apprezzamento per la designazione approvata dal Consiglio di indirizzo. Solo il rappresentante della Regione si è astenuto, ma per una posizione critica sulla gestione precedente, non ancora chiarita. L’unica nota di prudente attendismo è venuta quindi dai rappresentanti sindacali dei dipendenti della Fondazione del Teatro di San Carlo.

Fuortes, le sfide al San Carlo e un bilancio del suo lavoro a Roma e Verona
Stéphane Lissner (Getty Images).

Il braccio di ferro con il coro e l’orchestra dell’Opera di Roma e la rottura con Muti

La storia di Fuortes, 64 anni a settembre, è in effetti quella di un dirigente culturale che ha improntato le relazioni sindacali a un forte e spesso conflittuale decisionismo. Passato a dirigere l’Opera di Roma dopo una ultra-decennale gestione del Parco della Musica, il manager approdò su tutte le prime pagine ai primi di ottobre del 2014. Fu allora che il consiglio di indirizzo del Costanzi approvò la clamorosa e inedita strategia proposta dal sovrintendente, in carica da neanche un anno: licenziamento in tronco del coro e dell’orchestra, 180 persone in tutto, e passaggio all’esternalizzazione per queste funzioni. Decisione inevitabile, disse Fuortes, appoggiato dall’allora ministro della cultura Dario Franceschini, per cominciare a mettere ordine nei disastrati conti della Fondazione lirico-sinfonica romana che aveva un debito sopra i 30 milioni di euro e bilanci non in ordine. La decisione mandava un segnale molto forte a masse artistiche che avevano costellato l’estate romana (spettacoli a Caracalla) con ripetute iniziative sindacali di rottura, collegate a richieste soprattutto economiche, fino a incrinare il rapporto con Riccardo Muti, che sembrava destinato ad assumere un ruolo centrale nella programmazione e che invece se ne andò sbattendo la porta e rinunciando all’Aida inaugurale, prevista per la fine di novembre. L’atto di forza durò poco: un mese e mezzo dopo, i licenziamenti furono annullati sulla base di un accordo che vedeva gli stipendi di orchestrali e coristi ridotti in media del 5-10 per cento. Ma che poneva d’altro canto le basi per un forte aumento della produttività artistica.

Fuortes, le sfide al San Carlo e un bilancio del suo lavoro a Roma e Verona
Carlo Fuortes (Imagoeconomica).

La parentesi a Verona come commissario straordinario della Fondazione Arena

Un anno e mezzo più tardi, ad aprile del 2016, Franceschini avrebbe inviato Fuortes a Verona come commissario straordinario della Fondazione Arena sull’orlo della liquidazione, voluta dall’allora sindaco Flavio Tosi. In questo caso non furono annunciati licenziamenti: il piano-Fuortes (che rimase in carica solo sei mesi e a Verona si fece vedere un paio di volte) era basato sull’abolizione del corpo di ballo e sul taglio temporaneo delle retribuzioni dei dipendenti, ridotti al minimo da un’adeguata campagna di pensionamenti anticipati e agevolati. In pratica, fino alla fine del 2018 è stato in funzione un part-time verticale costituito dal blocco di 52 giornate lavorative all’anno: di fatto una serrata di due mesi, con la Fondazione chiusa in ottobre e in novembre. In questo modo, i compensi dei dipendenti – che tuttavia avevano dato il loro assenso al piano – sono stati ridotti di due mensilità, taglio solo parzialmente compensato dalla cassa integrazione. Una riduzione superiore al 10 per cento.

Al San Carlo Fuortes trova bilanci in equilibrio, risultati di esercizio positivi e un debito cospicuo ma sotto controllo

In realtà, Fuortes non trova a Napoli (dovrebbe insediarsi a settembre: stipendio al massimo consentito dalla legge 248 mila euro all’anno) una realtà neanche lontanamente paragonabile a quelle di Roma nel 2014 e di Verona nel 2016. Secondo gli ultimi dati (la relazione semestrale del commissario straordinario del governo per le Fondazioni lirico-sinfoniche), la situazione è al momento ordinata: bilanci in equilibrio, con risultati di esercizio positivi da 10 anni a questa parte, debito sempre cospicuo (la Fondazione San Carlo è fra le numerose ammesse ai benefici della Legge Bray del 2013, che ha concesso ai teatri musicali importanti finanziamenti a tassi agevolati) ma sotto controllo, intorno ai 25 milioni, grande ritorno del pubblico dopo la pandemia.

Fuortes, le sfide al San Carlo e un bilancio del suo lavoro a Roma e Verona
Il San Carlo di Napoli (Getty Images).

Al netto dell’inizio burrascoso, l’ex ad Rai ha portato il Costanzi a un livello di qualità toccato raramente nella sua storia

Al di là delle preoccupazioni sindacali, la designazione chiude la non esaltante parentesi di Fuortes in Rai e lo riporta sul terreno che gli è più congeniale, nel quale ha da tempo dimostrato di sapersi muovere non solo con chiara visione delle problematiche gestionali, ma con ricchezza di idee e solido bagaglio culturale. Dopo la tumultuosa annata iniziale, per certi aspetti nonostante questo esordio problematico, il suo lavoro ha in effetti portato il Costanzi – secondo parere critico pressoché unanime – a un livello di qualità toccato raramente nella sua storia ultracentenaria. Decisive, in questo senso, scelte di programma di notevole interesse, non necessariamente attente solo al grande repertorio, ma sempre alla dimensione storico-culturale con uno spazio importante per la musica del Novecento; e decisiva la nomina come direttore musicale di una figura di indiscusso alto livello internazionale come Daniele Gatti, alla guida dell’orchestra nel triennio 2019-2021. Significativo il fatto che in questo periodo, coinciso in larga parte con l’emergenza pandemica, con la chiusura dei teatri o con il loro utilizzo solo parziale, la programmazione dell’Opera di Roma si sia segnalata per originalità e creatività. Il riferimento è in particolare ai film-opera trasmessi in tv e realizzati nel teatro deserto da Mario Martone con Gatti sul podio: Il Barbiere di Siviglia (dicembre 2020) e La Traviata (febbraio 2021). Nell’aprile del 2022 il progetto si era poi concluso con La bohème diretta da Mariotti, quando da poco al Costanzi era subentrato Francesco Giambrone. Proposte di alto valore teatrale, oltre che musicale e vocale, con una continua interazione fra il linguaggio della scena e quello della cinepresa. Del resto, alla prima e solo temporanea ripresa dell’attività, nel mese di giugno del 2020, l’Opera di Roma si era messa in evidenza con un Rigoletto al Circo Massimo, affidato alla regia di Damiano Michieletto, nome di punta della nuova regia operistica internazionale.

Carlo Fuortes, le sfide al San Carlo
Carlo Fuortes e Virginia Raggi alla presentazione della stagione 2021-2022 dell’Opera di Roma (Imageconomica).

Le prime scelte circa la direzione musicale e artistica faranno capire cosa attende la scena napoletana

Il glorioso e antico Teatro di San Carlo (si avvicina ai tre secoli, essendo stato aperto nel 1737) per vari aspetti appare in questo momento – più ancora della Scala, alla quale il nome di Fuortes era stato accostato nei mesi scorsi – come il luogo ideale di una progettualità che si è sempre dimostrata capace di coniugare la riflessione sul teatro per musica di tutte le epoche con la sua realizzazione all’insegna delle nuove idee nella regia. La prossima stagione è già pronta, e quindi l’impronta di Fuortes si vedrà soprattutto a partire dal 2024-2025. Ma già nei primi mesi, le scelte per la direzione musicale e quella artistica faranno capire che cosa attende la scena operistica di Napoli nei prossimi anni. Che Riccardo Muti ritorni a dirigere nella città dov’è nato 82 anni fa, come spera il sindaco Manfredi, oppure no.

Le due facce del vertice Russia-Africa di San Pietroburgo

A San Pietroburgo si sono svolti due vertici Russia-Africa. Uno nella sua sede ufficiale, durante il quale si è parlato di scambi commerciali, investimenti, relazioni diplomatiche, iniziative delle Nazioni Unite. L’altro si è tenuto nei corridoi, nelle stanze di albergo, negli ascensori: è qui che sono entrati in gioco il redivivo Yevgeny Prigozhin, l’oligarca Konstantin Malofeev, l’istituto culturale Rossotrudnichestvo, le agenzie di intelligence di Mosca.

Le due facce del vertice Russia-Africa che si è svolto a San Pietroburgo e della Russia di Vladimir Putin.
Leader africani in prima fila durante un panel del vertice di San Pietroburgo (Getty Images).

Solo 17 capi di Stato si sono presentati al vertice: per il Cremlino è colpa dell’Occidente

Incapace di competere a livello globale con Europa, Stati Uniti e Cina, Stati Uniti la Russia ha puntato tutto sull’Africa. Uno dei leitmotiv del vertice di San Pietroburgo è stata la necessità di cooperazione, al fine di contrastare le politiche aggressive dell’Occidente e creare un mondo veramente multipolare. Un tropo ben consolidato: al forum hanno partecipato rappresentanti di 49 Paesi africani, ma solo 17 capi di Stato si sono presentati a San Pietroburgo; un notevole calo di presenze che Mosca ha addebitato a pressioni occidentali. Nel corso del vertice sono stati conclusi alcuni accordi tra società russe e africane, e sono stati firmati anche alcuni accordi tra organi governativi russi e controparti africane. «Per evitare una crisi alimentare globale», ma soprattutto per rafforzare ulteriormente i legami con il continente, Vladimir Putin si è detto pronto a inviare tra 25 e 50 mila tonnellate di grano nei prossimi 3-4 mesi a Paesi come Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana. Nel corso del vertice, lo zar ha parlato dell’Ucraina, affermando che il suo «status neutrale è di fondamentale importanza per la Federazione Russa», frase a cui sono seguite parole di apprezzamento per i tentativi di mediazione portati avanti da alcuni Paesi africani, ribadendo infine la vicinanza al continente in vista di un nuovo ordine mondiale «basato sui principi universalmente riconosciuti del diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite». Il tema-Ucraina è stato solo sfiorato e quando è successo è rimasto ben scisso da quello del sostegno ai partner sul piano della sicurezza: insomma, Mosca continuerà a dare una mano all’Africa a rafforzare la sua sovranità, ma il conflitto in corso non deve ledere alcun rapporto.

Le due facce del vertice Russia-Africa che si è svolto a San Pietroburgo e della Russia di Vladimir Putin.
Stretta di mano tra Vladimir Putin e Ibrahim Traoré, presidente del Burkina Faso dal golpe del 30 settembre 2022 (Getty Images).

Da Prigozhin a Bout fino a Malofeev e Primakov: chi c’era a San Pietroburgo

Questo per quanto riguarda il forum ufficiale. Fuori si è rivisto Prigozhin, fotografato insieme a un membro della delegazione della Repubblica Centrafricana. Come a dire: l’ammutinamento della Wagner è finito nel nulla, ma il “cuoco di Putin” ha sempre una certa influenza in Africa. Era poi presente a San Pietroburgo Viktor Bout, il più importante, influente e ricco trafficante di armi del mondo, tornato in Russia l’8 dicembre dopo uno di scambio prigionieri tra Mosca e Washington, che ha visto coinvolta anche la cestista Brittney Griner all’aeroporto di Abu Dhabi. Presente a un panel sulla logistica, ha fatto capire di essere pronto a tornare in pista. Si è visto poi a San Pietroburgo il magnate Malofeev, incluso nella lista delle sanzioni imposte da Ue, Stati Uniti e Canada nel 2014, perché coinvolto nell’annessione russa della Crimea. L’Ucraina lo ha accusato di sostenere alcuni gruppi paramilitari filorussi illegali e in passato avrebbe finanziato i movimenti di ultradestra in Europa. Al vertice ha inoltre parlato Maria Lvova-Belova, sulla cui testa pende un mandato di arresto internazionale per la deportazione di bambini dall’Ucraina in Russia: tra il pubblico Karina Kadyrova, figlia di Ramzan Kadyrov. Al vertice ha preso parte poi Yevgeny Primakov, capo di Rossotrudnichestvo: ufficialmente è un’agenzia di cooperazione culturale del governo russo, che opera sulla falsariga dell’Alliance Française o del Goethe-Institut, in realtà è molto attiva nella propaganda pro Cremlino. Dal 2022, Primakov ha espanso notevolmente le attività di “Casa Russia” in Africa. Era poi presente Mikhail Kovalchuk: il fratello Yuri è considerato da molti la seconda persona più potente in Russia. A più attenti non è sfuggita la presenza al vertice di Jean-Dominique Okemba, capo dell’intelligence della Repubblica del Congo (e cugino dle presidente Denis Sassou Nguesso).

La Russia rischia di diventare per l’Africa più un problema che una soluzione

Essenzialmente, i Paesi presenti al forum si potevano dividere in due categorie. Da una parte quelli con governo dipendente dalla Russia e dall’altra quelli che stanno cercando il sostegno di Mosca. Per quanto riguarda i primi, la sopravvivenza al potere di chi al momento tiene le redini dipende effettivamente dalle armi, dal denaro e dai servizi di sicurezza offerti da Mosca: è il caso di Mali, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso e, probabilmente, Niger. Gli altri hanno invece bisogno della Russia non tanto per questioni di sovranità, quanto di aiuti di fronte a fame e catastrofi climatiche. Pur di averli, sono pronti a turarsi il naso e stringere accordi (anche commerciali) con Putin. Sì, ma di che tipo? Lo zar promette di regalare grano, ma raramente ha importato dall’Africa e verosimilmente continuerà su tale falsariga. A tante parole, insomma, potrebbero seguire pochi fatti. Alla lunga, la Russia rischia di diventare per l’Africa più un problema che una soluzione a quelli che ha già.

Faccio un salto all’Avana stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 30 luglio 2023 andrà in onda il film Faccio un salto all’Avana sul canale Rete 4 alle ore 21.25. La commedia è stata diretta da Dario Migianu Baldi su sceneggiatura di Lorenzo De Marinis e Massimiliano Orfei. Nel cast ci sono Enrico Brignano, Francesco Pannofino, Aurora Cossio e Virginia Raffaele.

Faccio un salto all'Avana stasera su Rete 4 andrà in onda questa sera, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Una scena tratta dal film (Twitter).

Faccio un salto all’Avana, trama e cast del film in onda stasera 30 luglio 2023 su Rete 4

La trama racconta la storia di due fratelli, Fedele (Enrico Brignano) e Vittorio Diotallevi (Francesco Pannofino), completamente diversi tra loro. I due hanno sposato rispettivamente Annaclara (Virginia Raffele) e Laura (Paola Minaccioni), le figlie del noto commendatore Siniscalco (Cosimo Cinieri). Fedele è un tipo molto tranquillo, ligio al dovere e rispettoso nei confronti della famiglia, mentre Vittorio è un latin lover, sempre in fuga dalla famiglia e in cerca di nuove storie. Un giorno, Fedele riceve una bruttissima notizia: l’auto del fratello è stata ritrovata in un lago e tutti credono che sia morto.

Sei anni dopo quest’evento, Fedele viene a scoprire che la morte di Vittorio non è mai avvenuta, ma era tutta una messinscena di quest’ultimo per scappare dalle sue responsabilità e viaggiare verso Cuba. Fedele decide quindi di partire verso l’isola caraibica per convincere il fratello a tornare da sua moglie e dalle sue due figlie Ondina e Delfina. Una volta a Cuba, Fedele scopre che il fratello si fa chiamare El Tiburon, è un piccolo truffatore ed è fidanzato con Almadedios (Aurora Cossio), una ragazza che lo aiuta a imbrogliare i turisti. Inaspettatamente Fedele si ritrova coinvolto nella vita di Vittorio e la situazione si complica quando arriva a Cuba un avvocato mandato dal commendatore Siniscalco per ritrovare i suoi generi.

Faccio un salto all’Avana, 4 curiosità sul film 

Faccio un salto all’Avana, la prima volta insieme per i due attori protagonisti

Francesco Pannofino ed Enrico Brignano in questo film hanno lavorato per la prima volta come attori protagonisti insieme. Sembra che tra i due sia subito scattata una buona intesa. Al sito Comingsoon.it, Pannofino ha rivelato: «Enrico è una forza della natura, ci faceva ridere anche fuori dal set, per esempio la sera a cena quando, davanti a un’intera tavolata, cominciava con i suoi monologhi. Fra noi è stato amore a prima vista».

Faccio un salto all'Avana stasera su Rete 4 andrà in onda questa sera, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
L’attore Francesco Pannofino (Getty Images).

Faccio un salto all’Avana, l’obiettivo del regista del film

Intervistato dal sito Comingsoon.it, il regista Dario Baldi ha spiegato qual’era il suo obiettivo con questo progetto. Le sue parole al riguardo sono state: «L’obiettivo principale era distanziarsi dai film vacanzieri e balneari, divertendo qualsiasi tipo di pubblico ma evitando volgarità, parolacce e luoghi comuni sugli italiani all’estero».

Faccio un salto all’Avana, i tanti provini per scegliere le comparse

Il regista ha impiegato molto tempo per scegliere le comparse che dovevano partecipare al film. Sembra infatti che abbia fatto più di 100 provini.

Faccio un salto all’Avana, le location scelte per il film

Il film è stato girato tra l’Italia e Cuba. In particolar modo, è possibile ammirare alcune delle location principali in diverse scene nelle quali spiccano Roma e L’Avana.

Niger, assalto all’ambasciata francese: protesta con bandiere russe e cori per Putin

Sempre più alta la tensione in Niger, dopo il colpo di Stato che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. Migliaia di manifestanti pro-giunta si sono radunati davanti all’ambasciata francese nella capitale Niamey, dopo che Parigi ha sospeso gli aiuti a seguito del golpe. Come riporta l’agenzia Afp, alcuni hanno anche cercato di entrare nell’edificio. Altri hanno strappato la targa con la scritta “Ambasciata francese in Niger”, per poi calpestarla e sostituirla con quelle di Russia e Niger. Tra gli slogan dei manifestanti, che sono stati poi dispersi dai militari con i lacrimogeni, « Abbasso la Francia», «Viva la Russia» e cori a favore di Vladimir Putin.

Niger, assalto all’ambasciata francese. Parigi ha sospeso gli aiuti a seguito del golpe. Cori pro Russia e Putin.
La targa che i manifestanti hanno rimosso dall’ambasciata (Getty Images).

L’Eliseo «non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi»

Il ministero degli Esteri francese ha condannato «qualsiasi violenza contro le missioni diplomatiche, la cui sicurezza è responsabilità dello Stato ospitante in base alla Convenzione di Vienna», dopo che l’ambasciata è stata presa di mira dai manifestanti favorevoli ai golpisti militari che hanno rovesciato il presidente eletto Bazoum. «Chiunque attacchi cittadini francesi, esercito, diplomatici e diritti di passaggio francesi vedrebbe la Francia rispondere in modo immediato e senza esitazioni. Il presidente della Repubblica non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi», si legge in una nota dell’Eliseo. Nell’ambito dell’operazione antiterrorismo Barkhane, Parigi ha 1.500 soldati in Niger, ora controllato da una giunta guidata dal generale Abdourahamane Tchiani, comandante della Guardia presidenziale, che ha rinchiuso Bazoum nella sua residenza. I golpisti in Niger hanno accusato la Francia di aver fatto atterrare un aereo militare sfidando il loro ordine di chiusura dei confini del Paese.

Niger, assalto all’ambasciata francese. Parigi ha sospeso gli aiuti a seguito del golpe. Cori pro Russia e Putin.
Manifestanti all’esterno dell’ambasciata francese a Niamey (Getty Images).

Ultimatum dei Paesi dell’Africa occidentale: reinsediare Bazoum o interverremo

L’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, ha dato un ultimatum di una settimana ai golpisti in Niger per il ripristino dell’ordine costituzionale e del governo civile del presidente Bazoum, non escludendo l’uso della forza se ciò non accadrà. Lo hanno deciso i leader riuniti a Abuja, capitale della Nigeria. L’organizzazione ha anche deciso di imporre sanzioni economiche «immediate» al Niger.

Corda tesa stasera su Iris: trama, cast e curiosità

Stasera 30 luglio 2023 andrà in onda il film Corda tesa sul canale Iris alle ore 21.00. La pellicola di genere poliziesco è stata diretta da Richard Tuggle, regista che ha scritto anche la sceneggiatura. Nel cast ci sono attori come Clint Eastwood, Genevieve Bujold, Dan Hedaya e Jennifer Beck.

Stasera andrà in onda sul canale Mediaset Iris, il film Corda Tesa, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
La locandina italiana del film (Twitter).

Corda tesa, trama e cast del film in onda stasera 30 luglio 2023 su Iris

La trama del film racconta la storia di Wes Block (Clint Eastwood), un noto detective della città di New Orleans. Block ha dei problemi familiari in quanto è divorziato e deve prendersi cura delle sue figlie Penny (Jennifer Beck) e Amanda (Alison Eastwood) che ama molto. Tuttavia, proprio mentre insieme a loro si sta preparando per assistere a una partita dei Saints, viene convocato d’urgenza dai suoi colleghi. Il detective deve risolvere un mistero che vede coinvolta una donna strangolata nel suo letto. Non ci sono indizi su chi abbia compiuto l’efferato omicidio ma si scopre che il killer è un uomo calmo e metodico, in grado di aspettare la vittima in casa fino a tarda notte, preparandosi addirittura un caffè.

Il caso viene affidato a Wes che si occupa subito di raccogliere alcune informazioni fondamentali sulla vittima, cercando di capire qual era il suo stile di vita e come trascorreva le sue giornate. Tuttavia, proprio mentre sta per capire più informazioni sul caso, ecco che il killer uccide di nuovo. La vittima è una prostituta che viene strangolata in una vasca idromassaggio. Wes continuerà a indagare, utilizzando i pochi indizi a disposizione e il supporto di Beryl Thibodeaux (Genevieve Bujold), un’attivista in buoni rapporti con lui. Il detective arriverà alla conclusione del caso, una soluzione pericolosa e dal risultato inaspettato.

Corda tesa, 5 curiosità sul film 

Corda tesa, i risvolti negativi per un’attrice del cast

Alison Eastwood ha avuto dei risvolti negativi a causa di questo film. Infatti, l’attrice è stata perseguitata dal neozelandese Mike Joynson che è diventato ossessionato da lei dopo aver visto la pellicola nel 1990.

Corda tesa, Susan Sarandon ha rifiutato la parte principale 

L’attrice Susan Sarandon ha rifiutato la parte principale del film. In un’intervista al giornale LA Times affermò di averlo fatto perché la pellicola conteneva elementi troppo spinti, non adatti alla sua carriera di attrice.

Corda tesa, la location originale scelta per il film

Inizialmente il film avrebbe dovuto essere ambientato a San Francisco. Tuttavia, la città californiana era già protagonista delle avventure dell’Ispettore Callaghan, personaggio simile al protagonista di Corda tesa interpretato sempre da Clint Eastwood. Per questa ragione, la produzione scelse di spostare la storia a New Orleans, una città misteriosa e dalle due facce, una allegra e l’altra ambigua.

Corda tesa, Clint Eastwood ha diretto gran parte della pellicola

Il regista della pellicola è Richard Tuggle, ma in realtà a dirigere gran parte delle scene è stato Clint Eastwood. Secondo la produzione, Tuggle era troppo lento nel dirigere le scene e sul set assunse il controllo Eastwood. Tuttavia, il primo mantenne il ruolo come da contratto, come si può vedere anche nei titoli di coda.

Stasera andrà in onda sul canale Mediaset Iris, il film Corda Tesa, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
L’attore e regista Clint Eastwood oggi (Getty Images)

Corda tesa, l’aneddotto tra Richard Tuggle e Clint Eastwood

Il regista Richard Tuggle girava le scene sul set senza indossare le mutande. Un giorno sembra che i pantaloncini gli scivolarono di dosso mentre era in cima a un camion per effettuare delle riprese, lasciando le sue parti intime scoperte. Eastwood se ne accorse e sgridò il regista, ordinandogli di tornare nella sua roulotte e indossare delle mutande il prima possibile.

Mondiali di nuoto, Benedetta Pilato bronzo nei 50 rana

Benedetta Pilato ha vinto il bronzo nei 50 rana ai Mondiali di nuoto di Fukuoka. L’azzurra ha chiuso al terzo posto in 30”04 la finale vinta dalla lituana Ruta Meilutyte, oro e record del mondo con il tempo di 29”16. Argento per l’americana Lilly King. «Dopo un anno così, mi merito questa medaglia», ha detto l’azzurra al termine della gara, nell’ultimo giorno di gare.

Mondiali di nuoto: Pilato bronzo nei 50 rana donne. Oro e record del mondo per la lituana Meilutyte. Argento per l'americana King.
Lilly King, Ruta Meilutyte e Benedetta Pilato (Getty Images).

La nuotatrice azzurra: «I record? Sono fatti per essere battuti»

«L’anno prossimo ci saranno cambiamenti ma sono felice di chiudere così il percorso. Se me lo aspettavo? No, ho iniziato a sperarci nelle batterie. Mi sono mancati gli ultimi cinque metri, ma va bene così», ha affermato Pilato ai microfoni di Sky. Dopo 13 anni con il tecnico Vito D’Onghia, la campionessa si allenerà a Torino con Antonio Satta. Quanto al record del mondo stabilito dalla neo campionessa Meilutyte, che ha abbassato quello precedente di 29”30 stabilito proprio da Pilato ai campionati europei di Budapest nel 2021, la nuotatrice ha detto che i primati «sono fatti per essere battuti». Ai Mondiali di nuoto l’atleta azzurra vantava già due argenti nei 50 rana e un oro nei 100 rana.

L’Italia chiude con 14 medaglie: due ori, sette argenti, cinque bronzi 

Nella finale dei 50 dorso, Thomas Ceccon si è dovuto accontentare del quinto posto. «Mi sentivo bene, il podio così alto non me lo aspettavo. Non dovevo difendere niente e ho provato a farla al meglio. Forse sono partito troppo forte. È stato un bel Mondiale, avevo degli obiettivi e li ho raggiunti», ha dichiarato. Con il bronzo conquistato Pilato nei 50 rana si chiude così a quota 14 medaglie la spedizione mondiale azzurra in Giappone. Due ori, quelli di Ceccon nei 50 farfalla e della 4×1500 in acque libere (con Barbara Pozzobon, Ginevra Taddeucci, Gregorio Paltrinieri e Domenico Acerenza). Sette argenti e cinque bronzi completano il quadro.

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