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Apre a Barcellona il primo museo al mondo sull’arte proibita
Un Cristo crocifisso sulle ali di un aereo militare americano. Donald Trump nudo con gli attributi molto più piccoli del normale. Filippo Strozzi fatto di mattoncini Lego. Sono alcune delle circa 200 opere presenti nel nuovo Museo dell’arte proibita che aprirà a Barcellona giovedì 26 ottobre. Curatore è il giornalista e uomo d’affari spagnolo Texto Benet, che ha portato a compimento una ricerca di cinque anni finanziata personalmente. «Dimostriamo che la censura, in ogni parte del mondo, ha fallito», ha detto al Guardian. «Il nostro è un inno alla libertà di espressione». Presenti opere di Andy Warhol, Pablo Picasso, Gustav Klimt, Ai Weiwei e molti altri. Il museo, che sorge nella Casa Garriga Nogues situata nel centro di Barcellona, sarà aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle 20.
Da Picasso a Warhol, le opere presenti nel Museo dell’arte proibita
Nella collezione figurano dipinti, sculture, incisioni, fotografie, installazioni e opere audiovisive, realizzate durante la seconda metà del XX secolo e nel corso del XXI. Presenti Los Caprichos, Duendecitos e Miren que grabes! di Francisco Goya oppure studi preparatori di Gustav Klimt per l’opera perduta La medicina, distrutta dai nazisti durante un incendio negli Anni 40. Il Museo dell’arte proibita conterrà anche i ritratti di Mao realizzati da Andy Warhol, vietati dalla Cina nel 2012 prima di una mostra a Shanghai. Texto Benet ha raccolto anche le Suite di Pablo Picasso, i capolavori erotici del pittore in una serie di stampe risalenti al 1968. Presenti anche cinque opere della serie Raffaello e la Fornarina che fecero gridare allo scandalo quando vennero svelate al pubblico.
Fra le opere più recenti figurano Filippo Strozzi in Lego dell’artista cinese Ai Weiwei. Realizzata nel 2016, fa parte di una serie di quattro opere che comprende Dante Alighieri, Girolamo Savonarola e Galileo Galilei. Esposti per la prima volta a Firenze, rappresentavano la risposta a un rifiuto ricevuto dallo stesso Weiwei da parte dell’azienda danese di poter utilizzare i mattoncini poiché «non adatti a proteste di carattere politico-religioso». Le opere infatti simboleggiano la censure e l’esilio subito dai quattro italiani per il loro credo. Singolare anche la scultura di Eugenio Merino, che mostra il dittatore Francisco Franco in uniforme militare imprigionato in un distributore automatico. Presente anche il ritratto di Donald Trump, rappresentato nudo con i genitali minuscoli da Illma Gore.
Spazio anche per i disegni dei prigionieri di Guantánamo
Le teche del Museo dell’arte proibita di Barcellona conterranno anche disegni provenienti da Guantánamo, carcere di massima sicurezza chiuso da Barack Obama nel 2009. Otto anni dopo furono protagonisti di una mostra a New York, ma il governo degli Stati Uniti ne chiese la distruzione. «Non sono bellissime», ha detto Benet al Guardian. «La loro storia però è importante ed esporli qui significa, seppur in parte, ricorda la loro liberazione». Spazio anche per opere censurate con l’accusa di blasfemia. Fra queste spicca Flores a Maria, ritratto eseguito da Charo Carrales che vede la Vergine, in mezzo agli angeli, praticare la masturbazione. Discorso simile per Civiltà cristiana occidentale dell’argentino Leon Ferrari con il Cristo crocifisso sulle ali di un caccia militare americano. Presente anche la fotografia di Terry O’Neill con l’attrice Raquel Welch sulla croce in quanto bersagliata dalla stampa per la sua performance in Un milione di anni fa.
L’artista franco-algerina Zoulikha Bouabdellah e la kazaka Zoya Falkova, con le loro opere, hanno invece sottolineato la difficile condizione delle donne nei loro Paesi. Per quanto riguarda la prima, il Museo dell’arte proibita di Barcellona esporrà Silence Rouge et Bleu, insieme di 30 tappetini da preghiera decorati con paillettes. La seconda sarà presente con Evermust, un sacco da boxe in pelle nera che ricorda un busto femminile. Venne esposto per la prima volta nel Museo nazionale delle Belle arti di Bishkek, la capitale del Kirghizistan, salvo venire bandito dal governo.