Dopo la prima uscita pubblica – in Kirghizistan – da quando sulla sua testa pende un mandato di cattura internazionale, Vladimir Putin visita la Cina (che non è membro della Corte penale internazionale) in occasione del terzo forum internazionale dedicato alla Nuova Via della Seta, in programma a Pechino il 17 e 18 ottobre. A settembre lo zar aveva dichiarato di aver accettato l’invito di Xi Jinping per celebrare il decimo anniversario del progetto lanciato nel 2013. I due però non si limiteranno a brindare: l’incontro servirà per rinsaldare l’alleanza politica e soprattutto economica tra Russia e Cina, in un momento complicato per lo scacchiere internazionale. A partire dal conflitto in Israele che fa gioco a entrambi: sta infatti distogliendo l’attenzione di Washington sia dall’Ucraina sia dall’area del Pacifico.
Putin vorrebbe stringere per il gasdotto Forza della Siberia 2
Due giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, Cina e Russia avevano annunciato una reciproca «collaborazione senza limiti». Dalla fine di febbraio del 2022, però, Pechino si è limitata ad acquistare gas e petrolio a prezzi scontati, rinunciando ad avviare nuovi investimenti energetici in Russia. Putin è invece piuttosto ansioso di apporre la firma sul contratto per la costruzione del Sila Sibiri 2 (“Forza della Siberia 2”), mega-gasdotto che attraverso la Mongolia porterebbe in Cina 50 milioni di tonnellate di gas l’anno: al momento le stime parlano di 38 miliardi di metri cubi da raggiungere entro il 2025, ma allo zar non bastano. A Pechino sono presenti anche i vertici di Gazprom, che sperano di ottenere dalla Cina le tecnologie necessarie per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nell’area di Sakhalin-3, operazioni al momento stoppate dalle sanzioni Usa-Ue.
Non solo energia: sul tavolo anche la guerra in Ucraina
«Penso che la Cina non abbia interesse a firmare nuovi contratti, almeno in pubblico», ha dichiarato alla Reuters Alexander Gabuev, direttore del think tank Carnegie Russia Eurasia Center. La collaborazione tra i due Paesi, a ogni modo, non si “limita” al gas. E nemmeno al greggio, di cui la Cina è il secondo maggiore importatore dopo l’India. Secondo un rapporto Usa, Pechino ha «probabilmente» fornito a Mosca tecnologie chiave, tra cui droni e parti di aerei da combattimento, utilizzati in Ucraina. Il tema è tabù per la Repubblica Popolare, che con Xi nei panni dell’equilibrista tra Mosca e Kyiv non ha condannato l’invasione, è stato al Cremlino e ha proposto un piano di pace, particolarmente apprezzato da Putin, pronto a colloqui per approfondire i legami «a beneficio dei due popoli amici, nell’interesse di garantire sicurezza e stabilità nel continente eurasiatico e in tutto il mondo».
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La collaborazione sul nucleare e il giro d’affari che cresce
A proposito di armi, secondo un dossier del 2022 del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, negli ultimi decenni la tecnologia aeronautica, missilistica e persino sottomarina russa è stata ampiamente condivisa con la Cina, che vede nell’alleato una potenziale fonte di tecnologia per la modernizzazione delle armi convenzionali e nucleari dell’Esercito Popolare di Liberazione, obiettivo che il Partito comunista si è dato per il 2035. D’altra parte, Cina e Russia stanno già collaborando strettamente alla realizzazione di impianti nucleari civili, alcuni dei quali potrebbero essere utilizzati per produrre plutonio di tipo militare, come i reattori autofertilizzanti di Xiapu. In generale, il giro d’affari tra i due Paesi è aumentato del 30 per cento nella prima metà di del 2023 e entro fine anno raggiungerà i 200 miliardi di dollari. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia di Mosca Maxim Reshetnikov, durante una visita a Pechino. La Russia è ora il secondo partner commerciale cinese al di fuori dell’Asia, dietro solo agli Stati Uniti. «Putin è il mio miglior amico», disse nel 2019 Xi dopo aver ammirato i panda allo zoo di Mosca (e firmato un pacchetto di accordi commerciali). E il presidente russo, certamente, non ha perso la voglia di coltivare tale amicizia in un contesto geopolitico ulteriormente complicato dalla guerra tra Israele e Hamas.
Il conflitto in Medio Oriente tutto sommato fa comodo a entrambi
Per quanto riguarda la guerra in corso in Medio Oriente, Pechino ha tessuto relazioni commerciali e diplomatiche sia con Tel Aviv sia con i Territori palestinesi, mantenendosi sempre equidistante dalle fazioni in campo. Ma domenica 15 ottobre si è apertamente schierata, sostenendo «i Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese» al fine di parlare «con una sola voce». La Repubblica Popolare concorda con la Federazione Russa nel ritenere che alla base del conflitto ci sia la mancanza di giustizia per la Palestina. E i rispettivi ministri degli Esteri hanno auspicato un rapido cessate il fuoco. Tuttavia, il conflitto appena iniziato sta distogliendo l’attenzione di Washington da Ucraina e Pacifico.
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