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A Gaza obitori al collasso: i medici usano i furgoni dei gelati per i cadaveri
A Gaza gli obitori degli ospedali sono al collasso. La guerra tra Hamas e Israele sta causando molte vittime e, per far fronte all’alto numero di cadaveri, i medici e i volontari sono costretti a utilizzare le celle frigorifero dei furgoncini dei gelati. Decine i video e le foto sui social di chi ha immortalato i momenti in cui i dottori hanno depositato i corpi all’interno dei mezzi, avvolti in lenzuoli bianchi. Il conto dei morti continua a salire: superati i 2.500.
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A Gaza gli uccisi dalle incursioni aeree israeliane sono più di 2200, gli obitori degli ospedali non sanno più dove mettere i cadaveri e si stanno usando i furgoncini dei gelati per depositare i morti.Anche nei cimiteri manca lo spazio e si scavano fosse comuni.
Da Clara Statello pic.twitter.com/8iMxvgSSYK— Monica Bergamaschi (@MonicaBergamas9) October 15, 2023
Un medico: «Siamo al collasso»
In uno dei video pubblicato da Al Jazeera e rilanciati sui social, un medico di fronte a uno dei furgoncini ha raccontato: «Gli obitori degli ospedali sono piccoli e non possono ospitare tutti i cadaveri di questi giorni. Per questo siamo costretti a utilizzare i freezer dei furgoncini dei gelati o del cibo delle aziende della zona per poter conservare i cadaveri. Siamo completamente al collasso». Il ministro della Sanità, intanto, ha parlato del bilancio delle vittime definendolo «ancora provvisorio». Dal ministero hanno spiegato che ci sono «numerosi morti e feriti sotto le macerie e non ci sono modi per recuperarli».
L’Onu: «Mancano sacchi per i morti a Gaza»
Il problema non riguarda, però, soltanto gli obitori. Secondo l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, la situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania è sempre più grave. «Non ci sono abbastanza sacchi per i morti a Gaza», hanno spiegato alcuni portavoce. E per il quinto giorno consecutivo «Gaza è rimasta senza elettricità, portando sull’orlo del collasso i servizi vitali, compresi quelli sanitari, idrici e igienici, e aggravando l’insicurezza alimentare». La questione è ancora più grave se si considera che la popolazione a Gaza ha anche «un accesso fortemente limitato all’acqua potabile».
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