La Corea del Sud conferma la legge contro la sodomia nell’esercito

La Corea del Sud ha confermato la legge contro la sodomia nell’esercito nonostante diverse petizioni avessero chiesto di abrogarla. La Corte costituzionale, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, ha deciso di mantenere in vigore il criticatissimo articolo 92 del codice penale militare che proibisce ogni rapporto omosessuale tra i soldati, anche durante il congedo. Qualsiasi «atto indecente», come denota la legislazione sudcoreana, viene punito con una pena detentiva di massimo due anni a seconda del gesto. Immediata la reazione degli attivisti Lgbtq+, che hanno parlato di una «decisione assurda e illogica nonché di una forte battuta d’arresto verso la strada dell’uguaglianza».

Corea del Sud, le parole della Corte: «Occorre mantenere l’ordine»

Uno dei giudici favorevoli al mantenimento della legge ha parlato di una mossa necessaria soprattutto per la presenza di molti uomini tra le fila dell’esercito. «Le opportunità di rapporti omosessuali sono frequenti», ha detto in una nota riportata dal Guardian. «Pertanto, il divieto è fondamentale per mantenere l’ordine e la prontezza al combattimento, nonché per cautelare i soldati dalle aggressioni di natura sessuale». L’ira di numerosi attivisti Lgbtq+ non si è però fatta attendere. Fra i più critici c’è Lim Tae-hoon, leader del Centro per i diritti umani dei militari in Corea del Sud che fornisce assistenza a coloro che in passato hanno infranto la legge. «La Corte ha preso una decisione regressiva e guidata dal pregiudizio», ha spiegato al quotidiano britannico. «Mentre il mondo ha fatto progressi negli ultimi 20 anni, loro sono rimasti immobili».

In Corea del Sud, la Corte costituzionale ha mantenuto la legge che punisce i rapporti omosessuali nell'esercito con due anni di carcere.
Alcuni soldati della Corea del Sud durante un’esercitazione (Getty Images).

Polemico anche Boram Jang, ricercatore di Amnesty International per l’Asia orientale. «Siamo di fronte a una battuta d’arresto angosciante nella lotta all’uguaglianza nel Paese», ha spiegato l’attivista. «Sottolinea inoltre una mancanza di azione da parte del governo per tutelare i diritti di tutti, un’inoperosità che non deve avere posto nella società sudcoreana». La legge militare contro la sodomia nell’esercito risale agli Anni 80, quando scoppiò il panico per la diffusione dell’Aids. Nonostante numerose petizioni abbiano chiesto di dichiararla incostituzionale, dopo oltre 40 anni è ancora in vigore. Nel 2017 venne avviata un’indagine per identificare «sospetti militari gay» che portò all’incriminazione di una dozzina di soldati. Quattro anni dopo una coppia venne punita per aver consumato un rapporto omosessuale consensuale definito però come «un’azione che ha rasentato lo stupro». La lotta per l’uguaglianza tuttavia, come hanno riportato gli attivisti, «è ben lungi dall’essere finita».

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