Migranti, Tajani firma l’accordo: 4 mila tunisini in Italia come lavoratori regolari

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha firmato a Tunisi l’accordo con il suo omologo Nabil Ammar con cui 4 mila lavoratori qualificati del Paese maghrebino potranno lavorare in Italia regolarmente. Il sì è arrivato nella giornata del 20 ottobre 2023 e rappresenta un primo passo di distensione nei rapporti tra la Tunisia e l’Unione Europea.

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Tajani: «Lavoriamo per rafforzare la migrazione regolare»

A spiegare l’accordo è stato lo stesso Tajani. Il ministro ha commentato: «Lavoriamo per rafforzare la migrazione regolare contro quella irregolare, quindi contro i trafficanti di esseri umani. Vogliamo dare lavoro a persone che vogliono essere impegnate, che sono formate e che non andranno in giro per l’Italia ma andranno direttamente a lavorare nell’agricoltura e nell’industria». Secondo i dati del Viminale, sarebbero almeno 14.837 i tunisini sbarcati irregolarmente in Italia dall’inizio del 2023. Ma si tratta di appena il 10 per cento dei 140.006 clandestini complessivamente arrivati in Italia. 92.844 sono partiti dalla Tunisia, ma si tratta per lo più di subsahariani. Tajani ha parlato anche del conflitto tra Israele e Hamas: «Il nostro appello a tutti è sempre di rispettare i diritti umani, di rispettare il diritto internazionale e tenere al di fuori di qualsiasi iniziativa militare la popolazione civile, da una parte e dall’altra».

Migranti, Tajani firma l'accordo 4 mila tunisini in Italia come lavoratori regolari
Antonio Tajani (Getty Images).

Saied impaziente per i fondi del memorandum

Appena due settimane prima dell’accordo firmato tra Tajani e Ammar, il presidente della Tunisia, Kais Saied, ha rifiutato la prima tranche degli aiuti previsti dal Memorandum firmato a luglio con l’Ue. Il programma prevedeva un pacchetto di finanziamenti consistenti: 105 milioni per i flussi migratori, 150 per il bilancio pubblico e 900 milioni, vincolati a un prestito, per assistenza macrofinanziaria. Con il Paese a rischio default, Saied ha criticato il mancato arrivo dei fondi e ha rispedito a Bruxelles la prima tranche, di circa 127 milioni di euro. Il presidente ha dichiarato di «non volere l’elemosina».

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