Cina, il nostro arsenale nucleare è solo per l’autodifesa

Il programma di armamenti nucleari della Cina «persegue con forza una strategia di autodifesa». È il commento della portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, esprimendo «ferma opposizione» verso le ultime stime di Washington secondo cui l’arsenale atomico di Pechino si stia sviluppando molto più velocemente di quanto previsto al punto da contare ora 500 testate e probabilmente più di 1.000 entro il 2030.

«Nessun Paese sarà minacciato dalle armi nucleari della Cina»

Mao, malgrado non abbia apertamente negato i numeri citati, ha precisato che «nessun Paese sarà minacciato dalle armi nucleari della Cina finché non userà o non minaccerà di utilizzare le sue testate contro la Cina». Poi ha aggiunto che il suo Paese «ha sempre mantenuto le forze nucleari al livello minimo richiesto per la sicurezza nazionale e non abbiamo intenzione di impegnarci in una corsa agli armamenti nucleari con alcun Paese».

Joe Biben, presidente degli Stati Uniti d'America
Joe Biben, presidente degli Stati Uniti d’America (Imagoeconomica)

Le critiche alla deterrenza estesa degli Stati Uniti

La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha commentato anche le mosse Usa sugli investimenti massicci nel potenziamento delle proprie forze nucleari e sulla sua politica di fornire protezione nucleare agli alleati non nucleari, nota come deterrenza estesa. «Queste azioni politiche aggravano il rischio di corsa agli armamenti nucleari e di un conflitto nucleare, e non faranno altro che peggiorare il contesto di sicurezza strategica globale», ha avvertito Mao. Gli Stati Uniti possiedono attualmente circa 3.700 testate nucleari, contro le circa 4.500 della Russia, nelle stime del think tank svedese Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) che ne conta 410 per la Cina.

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