Keith Jefferson, attore apparso in diversi film di Quentin Tarantino, è morto giovedì 5 ottobre all’età di 53 anni. Lo ha rivelato la sua agente Nicole St. John all’Hollywood Reporter. Solo ad agosto aveva annunciato di avere il cancro. «Ogni tanto Dio ti lancia una sfida e lascia a te il compito di risolverla», aveva scritto sul suo profilo Instagram dopo la diagnosi. «All’inizio non l’ho detto a nessuno, nemmeno alla mia famiglia. Grazie alla mia fede ho trovato la forza di parlarne». Per Tarantino ha recitato in Django Unchained, The Hateful Eighte C’era una volta a Hollywood. Il 13 ottobre uscirà su Prime Video il suo ultimo film, The Burial, al fianco dell’amico Jamie Foxx che lo ha salutato in lacrime sui social. «Fa malissimo, ci vorrà molto tempo prima che questa cosa guarisca», ha scritto la star su Instagram. «Avevi un’anima straordinaria e un cuore puro».
Keith Jefferson, la carriera e i nuovi progetti in cantiere
Originario di Houston, dove era nato il 7 aprile 1970, aveva completato gli studi in teatro musicale presso la US International di San Diego, prima di specializzarsi in recitazione all’Università dell’Arizona. Al college aveva già incontrato Jamie Foxx, con cui strinse un legame di amicizia indissolubile che lo ha portato a vari progetti sul grande schermo. Esordì nel 1995 con A proposito di donne, film di Herbert Ross con Woopy Goldberg e Drew Barrymore. Ha poi preso parte al lungometraggio Buffalo Soldiers con Joaquin Phoenix e persino a un capitolo della saga de La signora in giallo con Angela Lansbury nel 2001. Due anni prima aveva anche lavorato con Foxx nel suo Jamie Foxx Show.
Keith Jefferson assieme all’amico Jamie Foxx (Foxx, Instagram).
Nel 2012 ha poi iniziato la sua collaborazione con Quentin Tarantino, che lo ha scelto per gli ultimi suoi tre film. È infatti apparso nei panni di Pudgy Ralph in Django Unchained, ha interpretato Charly in The Hateful Eight e il pirata Keith in C’era una volta a Hollywood. Fra le ultime performance si ricordano quella nel 2022 in Day Shift – A caccia di vampiri, sempre al fianco di Jamie Foxx, con cui ha recitato anche nel 2023 in The Burial. «Ho lavorato con un cast stellare», aveva scritto Keith Jefferson su Instagram condividendo il trailer del film. «È il progetto più importante della mia vita». Oltre al cinema, ha portato avanti una carriera sul palcoscenico dei teatri, recitando in varie produzioni itineranti negli States, tra cui l’Otello. La sua agente ha rivelato che stava lavorando a nuovi film e progetti su cui «non vedeva l’ora di mettersi all’opera».
Non solo Jamie Foxx, gli omaggi di amici e colleghi
«Ho difficoltà a guardare questa foto», ha postato Jamie Foxx su Instagram. «Rivivere i ricordi di noi che ci divertiamo assieme, da quando ci siamo incontrati al college. Sei stato in ogni modo incredibile, mancherai tantissimo amico mio». Numerosi i commenti al post di amici e maestranze di Hollywood, tra cui spunta la costumista Arianne Phillips. «Sono devastata», ha scritto sotto la foto di Foxx, ricordando i tempi in cui ha potuto lavorare con Keith Jefferson. «Era una persona gentile e divertente, devota ad amici e parenti». Ha consegnato invece a un messaggio su X il suo dolore l’attrice Tangie Ambrose, che ha dovuto «salutare un carissimo amico, la cui anima è ora libera». Assieme alle sue parole, ha pubblicato anche un video con una lunga carrellata di scatti personali con Jefferson.
A very dear friend passed today…. His #soul is free!!!! I bet he is #enjoying being out of that #body . If you feel a brisk cool #wind fly by, and then get chills….. that just may be Keith. Don’t be afraid to say hi!!!! #weloveyou@keith.jefferson !!!!!! pic.twitter.com/nfDFQ977el
Worldline, leader mondiale nei servizi di pagamento, e Banca del Fucino, istituto di credito romano con oltre 100 anni di storia, hanno sottoscritto una partnership strategica di lungo periodo riguardo all’attività di merchant acquiring di Banca del Fucino. Al ramo di merchant acquiring di Banca del Fucino fanno riferimento oltre 3 mila esercenti per un totale di circa 5.500 POS (point of sales), che nel 2022 hanno generato transazioni per un volume di circa 500 milioni di euro. L’accordo include il trasferimento alla controllata italiana di Worldline dell’attività di merchant acquiring sul circuito nazionale di Banca del Fucino e una contestuale partnership commerciale di lungo periodo per la distribuzione, tramite la rete di Banca del Fucino, dei prodotti e servizi di pagamento di Worldline.
Il corrispettivo concordato è pari a 25 milioni di euro
L’operazione valorizza la presenza territoriale di Banca del Fucino e garantisce sinergie tecnologiche e commerciali in termini di innovazione ed evoluzione del portafoglio prodotti a beneficio della rete clienti della Banca. Il corrispettivo concordato nell’ambito dell’operazione è pari a 25 milioni di euro con un meccanismo di aggiustamento in funzione dell’andamento di alcuni target. Nell’ambito dell’operazione, Banca del Fucino e Worldline sottoscriveranno un accordo commerciale di lungo periodo per la distribuzione dei servizi di acquiring di Worldline agli esercenti attraverso le 36 filiali della rete nazionale di Banca del Fucino. Banca del Fucino si è avvalsa dell’assistenza di Vitale & Co S.p.A. in qualità di advisor finanziario, dello studio legale Carbonetti per gli aspetti legali, di Deloitte per l’elaborazione della “fairness opinion” sul valore e sulle condizioni dell’operazione e di Deloitte e dello Studio Fantozzi per l’analisi delle tematiche fiscali. Worldline si è avvalsa dell’assistenza dello studio legale Cleary Gottlieb Steen & Hamilton per gli aspetti legali.
Maiolini (Banca del Fucino): «Valorizziamo il nostro lavoro e ampliamo l’offerta per gli esercenti»
L’amministratore delegato di Banca del Fucino Francesco Maiolini ha così dichiarato in merito all’iniziativa: «La forte attenzione alle esigenze del territorio e dei nostri clienti privati e business fa evolvere costantemente il nostro modo di fare banca. È in quest’ottica che abbiamo siglato questa partnership strategica con un partner come Worldline che ci consente da un lato di valorizzare la qualità del lavoro svolto dalla nostra rete e di liberare importanti nuove risorse finanziarie per la crescita in aree core e dall’altro di arricchire l’offerta di prodotti e servizi di pagamento evoluti posti a disposizione degli esercenti».
Francesco Maiolini (Imagoeconomica).
Calderano (Wordline): «Puntiamo ad allargare la nostra presenza sul mercato italiano»
Gli ha fatto eco Stefano Calderano, amministratore delegato di Worldline Merchant Services Italia: «Siamo molto soddisfatti di aver concluso questo accordo con un partner come Banca del Fucino che è un istituto storico ma anche molto innovativo e dinamico, sensibile alle opportunità offerte dal digitale. Il nostro obiettivo è quello di portare l’offerta che sviluppiamo a livello internazionale nel nostro Paese e in collaborazione con gli istituti bancari partner che hanno un forte radicamento sul territorio. Forti di questa nostra proposizione, puntiamo ad allargare ulteriormente la nostra presenza sul mercato italiano che ha visto un progressivo rafforzamento, oltre a questa operazione con Banca del Fucino, con l’acquisizione di Axepta BNP Paribas prima e successivamente dell’attività di merchant acquiring di Banco Desio». Il closing è previsto entro i prossimi tre mesi ed è subordinato all’ottenimento delle previste autorizzazioni da parte delle autorità competenti.
Nuovi raid aerei russi hanno colpito l’Ucraina nella notte tra giovedì 5 ottobre e venerdì 6. A Kharkiv un missile è caduto nel distretto centrale di Slobidsky uccidendo anche un bambino di 10 anni come riferito dal sindaco Igor Terekhov. Una ventina i feriti. Bombardamenti anche su otto comunità nella regione di Sumy, lungo il confine ucraino.
Colpita anche Odessa, Mosca: «Respinti droni contro Sebastopoli»
Altre esplosioni sono state udite nella regione centrale di Cherkasy, secondo quanto riferiscono i media locali. L’allarme antiaereo è scattato in altre sette città: Odessa, Mykolaiv, Poltava, Khmelnytskyi, Chernivtsi, Kirovohrad. Mosca intanto dichiara di aver respinto nel corso della notte l’attacco di due droni marini contro la città di Sebastopoli, in Crimea. «Il distaccamento antisabotaggio sottomarino della flotta del Mar Nero» è entrato in azione per respingere l’assalto di «due barche-droni», ha spiegato su Telegram il governatore Mikhail Razvozzhayev. Sempre secondo fonti di Mosca, giovedì sera le difese aeree avevano abbattuto cinque droni ucraini ad ala fissa sopra la regione sudoccidentale di Belgorod.
Militari della Guardia di finanza hanno sequestrato in diverse province di Sicilia, Lazio, Lombardia e Veneto beni per 98 milioni nei confronti di due imprenditori ritenuti contigui al clan mafioso Scalisi d.
Eseguito da parte di 50 finanzieri di Catania e dello Scico di Roma
Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo su richiesta dello locale Dda, è stato eseguito da parte di 50 finanzieri di Catania e dello Scico di Roma, con l’ausilio dei comandi provinciali di Mantova, Milano, Monza, Roma e Verona.
I segnali ci sono tutti, e sono anche troppi. Se il Mef non si dà una mossa, il fantasma di Alitalia riprenderà possesso della compagnia e tutto tornerà come prima. Lufthansa, ovvero il compratore designato oramai da mesi, mostra una inusitata pazienza, in fondo non capita tutti i giorni di potersi prendere un vettore che quotidianamente porta e scarica tonnellate di turisti da e verso il Belpaese. Però, come diceva l’indimenticato principe De Curtis, ogni pazienza ha il suo limite.
L’accordo a ostacoli con Lufthansa
In Via XX Settembre aspettano che l’Europa batta un colpo, la Commissione risponde che l’accordo non è stato ancora notificato. I protagonisti controbattono che le richieste di specifica, per esempio la composizione dei menù di bordo, sfiorano il parossismo. Giorgia Meloni, che non vede l’ora di scaricare il pacco ai tedeschi, si spazientisce. Il ministro Giorgetti prepara così l’ennesimo viaggio della speranza a Bruxelles, per incontrare il commissario alla Concorrenza Didier Reynders, un tranquillo avvocato di Liegi con in patria trascorsi politici di tutto rispetto (è stato pluriministro) che si è improvvisamente trovato a sostituire la titolare, Margrethe Vestager, dimessasi perché attratta dalle sirene – del resto è danese – della possibile presidenza Bei. Intanto Ita Airways è lì e, come direbbe sempre l’indimenticato principe attore, io pago. Il calcolo di quanto negli anni ci sia costato volare italiano è stato fatto innumerevoli volte, si oscilla dai benevoli 14 ai più realisti 16 miliardi di euro, tutti usciti dalle pazienti tasche dei contribuenti. Ancora un miliardo e passa negli ultimi mesi lo ha pompato nella casse di Ita fu Alitalia il Mef, perché necessari ad agevolare la vendita. Come noto, c’era un’offerta di quasi 1 miliardo di Lufthansa e Msc, il gruppo di Aponte che si è appena preso i treni di Italo, per comprarsela. Ma all’epoca, Draghi regnante, al ministero dell’Economia pareva evidentemente poco e hanno mandato tutto a monte. Amorale della favola, se mai andasse in porto l’accordo con Berlino firmato a maggio (ma i dubbi montano di giorno in giorno) i tedeschi si prenderebbero il 41 per cento di Ita, con opzione a salire, per 325 milioni, di cui un’ultima tranche di 250 generosamente messa a disposizione dallo Stato italiano a completare l’ultimo aumento di capitale. Nessuno ovviamente pagherà per questo scempio.
Il logo Ita (Imagoeconomica).
Il ‘partito francese’ che rema contro i tedeschi e quell’incontro tra Lazzerini e De Micheli
Uno si chiederà a questo punto a quali vette di masochismo si voglia ancora attingere, e perché siano in molti a tifare perché una compagnia colabrodo resti saldamente ancorata in mano pubblica. Basta il fatto che ci sia, a Roma come a Bruxelles, un partito francese che vorrebbe sostituire Lufthansa con Air France? Evidentemente sì, se ogni occasione è buona per sollevare obiezioni e impedimenti. Si dice che il partito francese conti nel Pd e in alcuni burocrati del governo a lui vicini numerosi estimatori. Si dice che quel partito sia come la goccia cinese che lentamente ma inesorabilmente sta scavando la fossa all’intesa italo-tedesca. infarcendo Ita di vecchi manager Alitalia. L’autorevole Sole 24 Ore, che non insinua mai nulla, rivela oggi con insospettabile malizia che l’ex amministratore delegato di Ita Fabio Lazzerini è stato visto a Roma e Milano a pranzo con la dimenticabile ex ministra dei Trasporti piddina Paola De Micheli. I due, che si stiamo molto, avranno parlato dei destini della compagnia di bandiera, uno immagina. Ma autorevoli indiscrezioni dicono che, avendo entrambi di qui a fine anno un’agenda molto piena, si sono visti solo per scambiarsi in anticipo gli auguri di Natale.
Cosa ci fa un comunista candidato alla provincia di Trento? Cosa ci fa il più ortodosso dei marxisti italiani nella terra di Alcide De Gasperi, nella “parrocchia d’Italia” del quieto cattolicesimo democratico e progressista e della versione tridentina dell’autonomismo leghista? Concorre alla presidenza, contro ogni pronostico e ogni possibilità di vittoria. Ma anche per lanciare un’agenda destinata a plasmare una galassia di critica al sistema che va monitorata in ogni sua manifestazione. Marco Rizzo si presenta ai nastri di partenza delle elezioni provinciali del Trentino di domenica 22 ottobre 2023 sulla scia di un sorprendente sondaggio favorevole: Termometro Politico, nell’unica rilevazione emersa finora, lo dà terzo, col 6 per cento delle preferenze, dietro Maurizio Fugatti, presidente uscente, e Francesco Valduga, in lizza in una sfida all’ultimo voto per strappargli Piazza Dante in quota centrosinistra.
Da Rifondazione comunista a Democrazia sovrana e popolare
La lista che sostiene Rizzo, Democrazia sovrana e popolare (Dsp), rischia di poter entrare in Consiglio provinciale. E se i dati fossero confermati alle urne, fatto non scontato visto la corsa all’ultimo voto che può scatenare una corsa al consenso “utile” tra i due maggiori candidati, per il perennial candidate già deputato di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani dal 1994 al 2004 e poi tribuno sovranista di sinistra si tratterebbe del maggior successo della seconda fase della sua carriera politica.
Contro la Nato, l’Unione europea e il sostegno all’Ucraina
Da segretario del Pc prima e da leader di Democrazia sovrana e popolare poi, Rizzo, torinese e classe 1959, ha da tempo messo in campo un’agenda politica che applica appieno un vecchio motto della sinistra radicale: «Pensare globale, agire locale». Dsp propone in Trentino un’agenda politica radicalmente oppositiva a un sistema indicato come transpartitico. Si attacca la destra meloniana come prima si attaccava il governo Draghi per i temi noti alla galassia anti-sistema declinati in forma sovranista “rossa”: l’appiattimento della politica sulla Nato e l’Unione europea, il sostegno all’Ucraina, l’uso politico delle emergenze (a partire dal Covid) sono nel programma.
Marco Rizzo (Imagoeconomica).
La premessa: «Non c’è autonomia senza sovranità»
Cosa c’entra tutto questo con un voto territoriale trentino estremamente campanilista? Molto, leggendo l’agenda di Dsp. Il cui punto zero, la premessa di ogni cosa, parla chiaro: «Non c’è autonomia senza sovranità». Rizzo dichiara che «cittadini e imprese trentini pagano la dipendenza dalle logiche statunitensi, minaccia dell’autogoverno e della libertà di stabilire proficui rapporti con Stati e imprese straniere». Leggi, di Cina e Russia. Mentre l’Europa e la Banca centrale europea impediscono quella «sovranità economica» che permetterebbe «di investire a deficit per favorire la creazione di posti di lavoro, sia pubblici che privati».
— Crazy Ass Moments in Italian Politics (@CrazyItalianPol) October 3, 2023
Lotta dura al turismo di massa e all’uso di acqua per gli impianti sciistici
Dal globale, si passa al locale. Il “sovranismo” alla Rizzo se la prende con le cooperative «alimentate a salari bassi e miseri» e legate alla politica e dice sì a «Piani di lavoro garantito» per i trentini più indigenti; lotta dura alla pervasività del capitalismo sul territorio: dal turismo di massa all’uso di acqua per gli impianti sciistici, Dsp mette i borghi e i territori al centro. Sulla gestione delle infrastrutture Rizzo, che ricorda di esser legato al Trentino «perché qui sono stato alpino» intende permeare la sua agenda di pensiero geopolitico: lo stop ai treni che portano armi all’Ucraina, per decreto provinciale, in caso di vittoria, è messo ai primi punti dell’agenda.
Critico sulle direttive green e securitario come Lega e Fdi
La componente comunista e terzomondista è dunque notevole e percepibile. Non dimentichiamo però che la particolare amalgama sovranista non pesca solo negli argomenti della sinistra, ma anche a destra. Rizzo non fa mistero, per esempio, di avere una posizione duramente critica sulla direttiva europee delle case green, che ritiene una minaccia per il Trentino, e dopo un recente incontro con Fugatti per discutere dei temi della campagna elettorale ha messo in campo una dottrina securitaria che non sarebbe sgradita dalle parti della destra a trazione Lega–Fratelli d’Italia. Rizzo, infatti, si dichiara favorevole a mettere al centro della sua agenda una “sicurezza” che vede il controllo e l’ascolto dei cittadini con telecamere e microfoni, contrastando così la violenza diffusa che, a Rovereto, ha portato alla «barbara uccisione di una donna da parte di un migrante che non doveva esser in Italia».
Sovranità pure animale: no all’abbattimento dell’orsa JJ4
Nella sua agenda, un altro cavallo di battaglia in comune con la destra è la «decisa critica all’accettazione di scelte scolastiche ancora frutto della cosiddetta politica pandemica», su cui Dsp ha costruito una coalizione dei “No tutto” in nome di quello che il politologo Paolo Mossetti ha definito “pensiero geopolitico”: una formazione politica episodicamente si è dimostrata capace di piccoli exploit locali. Sovranità in purezza anche quella rivendicata sul perenne dibattito sugli orsi: no all’abbattimento di JJ4, sì al sovranismo nella gestione dei plantigradi inviando i 120 in eccesso negli «ultimi Paesi entrati nell’Unione europea», Rizzo dixit.
Giorgia Tripoli, una anti-sistema che quasi ce la faceva
Temi variegati, dunque, per una nuova sfida. Rizzo, negli ultimi tre anni, si è candidato nel 2020 alle Suppletive romane vinte da Roberto Gualtieri per la Camera, nel 2021 a Siena nelle elezioni che hanno promosso a Montecitorio Enrico Letta, nel 2022 con Italia sovrane e popolare in più collegi plurinominali, senza mai risultare eletto. Tra gli “anti-sistema” mira a rompere quel muro di cristallo che è andata vicina a sfondare in Friuli alle Regionali primaverili l’avvocato no-Green Pass Giorgia Tripoli, poco sotto il 5 per cento in una corsa che la vedeva sostenuta da Italexit di Gianluigi Paragone, dal Popolo della Famiglia, dal movimento Vaccini vogliamo verità e da un’altra serie di liste di questo genere.
Giorgia Tripoli.
L’elettorato a cui guarda Rizzo è quello orfano di una contestazione al sistema, critico delle politiche governative, propenso a guardare all’influenza globale delle dinamiche nazionali e locali. Da qui la grande focalizzazione su geopolitica, grandi dinamiche e disegni percepiti come minacciosi dei territori, in uno strano mix di terzomondismo, comunismo e afflati individualisti e anarco-capitalisti (si veda il no all’agenda green) che cerca la sua nicchia in un elettorato deluso e confuso.
Rizzo può sottrarre consensi a Fugatti per la rielezione in quota Lega
Si può pensare a questi esperimenti come a manovre politiche donchisciottesche e fuori dal tempo. E forse per la difficoltà che hanno a incidere e a portare eletti, in parte lo sono. Ma irridere agende di questo tipo sarebbe fuorviante se si pensa al fatto che molto spesso riescono a lasciare dietro, nelle intenzioni di voto, i partiti del “sistema”. Tripodi in Friuli doppiò il Terzo polo. Rizzo oggi è dato davanti ad Alex Marini, candidato del Movimento 5 stelle con il sostegno della cavalleria leggera “rossa” del Partito comunista italiano, che in Trentino privilegia il partito «del memorandum con la Cina e del reddito di cittadinanza» all’ex compagno. La politica italiana è bella perché folle, a volte anche in misura eccessiva. E la fronda del Pci è emblematica del fatto che il vero bacino elettorale Rizzo possa pescarlo tra personalità di destra, o con simpatie populiste, deluse: ragion per cui chissà cosa succederà se sottraesse consensi necessari al moderato Fugatti per la rielezione in quota Lega…
Maurizio Fugatti, presidente uscente e candidato del centrodestra (Imagoeconomica).
Mesi dopo aver lasciato la Casa Bianca, l’ex presidente americano Donald Trump rivelò informazioni potenzialmente top secret riguardanti i sottomarini nucleari Usa a un cliente del suo resort di Mar-a-Lago, in Florida: un miliardario australiano che avrebbe a sua volta condiviso le informazioni con almeno altre 45 persone, compresi sei giornalisti, 11 suoi dipendenti, 10 dirigenti australiani e tre ex premier australiani. Lo riferisce Abc News, citando fonti a conoscenza della vicenda riportata al procuratore speciale Jack Smith che indaga sulle carte segrete di Mar-a-Lago.
Riferito il presunto numero esatto di testate nucleari che trasportano
I pubblici ministeri e gli agenti dell’Fbi hanno interrogato almeno due volte quest’anno il magnate australiano, Anthony Pratt, che gestisce la Pratt Industries con sede negli Stati Uniti, una delle più grandi aziende di imballaggio del mondo Secondo Abc News, Pratt ha riferito come – cercando di conversare con Trump durante un incontro a Mar-a-Lago nell’aprile 2021 – abbia evocato la flotta sottomarina americana, di cui i due avevano discusso in precedenza. Ad un certo punto gli disse che secondo lui l’Australia doveva iniziare ad acquistare i suoi sottomarini dagli Stati Uniti. Al che un Trump eccitato – avvicinandosi verso Pratt come se volesse essere discreto – gli confidò due informazioni sui sottomarini statunitensi: il presunto numero esatto di testate nucleari che trasportano abitualmente e quanto esattamente possono avvicinarsi a un sottomarino russo senza essere scoperti.
Stasera 6 ottobre 2023 andrà in onda alle ore 21.10 sul canale Rai Movie il film Heartbreakers – Vizio di famiglia. Il regista è David Mirkin mentre la sceneggiatura è stata scritta da Stephen Mazur, Robert Dunn e Paul Guay. Nel cast ci sono Sigourney Weaver, Jennifer Love Hewitt, Ray Liotta, Jason Lee e Gene Hackman.
Una scena del film (X).
Heartbreakers – Vizio di famiglia, trama e cast del film stasera 6 ottobre 2023 su Rai Movie
La trama racconta la storia di Max Conners (Sigourney Weaver) e di Page (Jennifer Love Hewitt) due avvenenti donne che sono anche mamma e figlia. Le due architettano delle truffe complicate che prevedono di sposare ricchi uomini e poi di divorziare dopo la loro infedeltà, incassando ogni volta grosse somme di denaro. Tuttavia, dopo l’ultima truffa contro il povero Dean Cumanno (Ray Liotta), Page dichiara alla madre di voler continuare da sola con questa vita.
Le due stanno quindi per separarsi ma scoprono con orrore che il loro conto è in rosso: nel corso del tempo hanno accumulato un grosso debito nei confronti dello Stato. La loro unica speranza è quella di recarsi a Palm Beach e sedurre il ricco William B. Tensy (Gene Hackman). Comunque, Page ha altre idee e decide di provare a truffare il giovane Jack (Jason Lee) proprietario di un locale sulla spiaggia che vale 3 milioni di dollari. Comunque, i loro piani saranno sconvolti da improvvisi sentimenti e dall’arrivo di una figura dal loro passato.
Heartbreakers – Vizio di famiglia, 5 curiosità del film stasera 6 ottobre 2023 su Rai Movie
Heartbreakers – Vizio di famiglia, la difficoltà di Sigourney Weaver
Il regista David Mirkin nel commento incluso nel formato DVD della pellicola ha affermato che Sigourney Weaver era molto nervosa quando doveva girare le scene alla guida della sua auto. Questo perché, essendo nativa di New York, l’attrice non sapeva affatto guidare bene.
Heartbreakers – Vizio di famiglia, l’infortunio sul set
L’attrice Jennifer Love Hewitt si ruppe un dito per girare una scena sul set. Precisamente, si tratta della scena in cui l’attrice cade nella hall mentre è in compagnia del personaggio di Sigourney Weaver.
Heartbreakers – Vizio di famiglia, la scena più costosa
Verso la fine del film c’è la scena che ha richiesto il maggior impegno economico. Il personaggio di Jennifer Love Hewitt si appoggia all’auto del personaggio di Ray Liotta per parlare: a causa del freddo l’attrice indossava una felpa bianca intorno alla vita che entrava nell’inquadratura ed è stata rimossa tramite effetti digitali molto costosi per l’epoca.
Heartbreakers – Vizio di famiglia, le tante attrici considerate per i ruoli principali
La produzione aveva pensato a tante attrici per i due ruoli principali. Per il ruolo della figlia, Page Conners, erano state prese in considerazione Alicia Silverstone, Cameron Diaz, Sarah Michelle Gellar e Alyssa Milano. Per il ruolo di Max Conners, la madre, erano state prese in considerazione Anjelica Huston, Cher, Cathy Moriarty e Glenn Close.
Gene Hackman e Sigourney Weaver in una scena (X).
Heartbreakers – Vizio di famiglia, l’ultimo film per una grande attrice
Questo è stato l’ultimo film per il cinema per Anne Bancroft, morta a New York nel 2005. La Bancroft aveva vinto l’Oscar nel 1963 per la sua interpretazione in Anna dei miracolie in molti la ricordano per il ruolo di Mrs. Robinson nel film Il Laureato.
Stasera 6 ottobre 2023 andrà in onda il film Big Game – Caccia al presidente sul canale Italia 1 alle ore 21.20. Il regista è Jalmari Helander che si è occupato anche di scrivere la sceneggiatura. Nel cast ci sono Samuel L. Jackson, Onni Tommila, Ray Stevenson e Ted Levine.
Una scena con Samuel L. Jackson (X).
Big Game – Caccia al presidente, trama e cast del film stasera 6 ottobre 2023 su Italia 1
La trama racconta la storia del piccolo Oskari (Onni Tommila) un ragazzo che sta affrontando da solo la prima spedizione di caccia. Si tratta di una tradizione che si tramanda da generazioni e ora Oskari deve superare le prove che la foresta finlandese gli pone davanti tutto da solo. Tuttavia, proprio mentre il giovane affronta quest’avventura, l’Air Force One, l’aereo presidenziale degli USA, è in viaggio verso Helsinki. A bordo ci sono il Presidente USA (Samuel L. Jackson) e il capo della sicurezza Morris (Ray Stevenson) oltre ai vari assistenti del presidente.
Tuttavia, quello che il Presidente non sa è che un gruppo di terroristi capeggiato dal malvagio e spietato Hazar (Mehmet Kurtulus) vuole abbattere il suo aereo e rapirlo. Il piano riesce e il velivolo del Presidente viene abbattuto, ma quest’ultimo riesce a fuggire nella foresta finlandese grazie a una capsula di salvataggio. Fortunatamente, l’uomo più potente della Terra troverà una guardia valorosa a proteggerlo: si tratta del piccolo Oskari che, armato con arco e frecce, riuscirà a difendere il suo nuovo alleato dai malvagi terroristi.
Big Game – Caccia al presidente, 5 curiosità del film stasera 6 ottobre 2023 su Italia 1
Big Game – Caccia al presidente, il film più costoso di sempre in patria
Con un budget pari a 8 milioni e 500 mila euro, circa 10 milioni di dollari, questa è la pellicola più costosa mai prodotta in Finlandia. Tuttavia, gli incassi al botteghino non sono stati entusiasmanti, visto che secondo il sito Box Office Mojo ha incassato circa 7.5 milioni di dollari.
Big Game – Caccia al presidente, un legame di parentela tra due attori
Il piccolo attore Onni Tommila interpreta il protagonista Oskari mentre l’attore Jorma Tommila interpreta il padre di Oskari. Nella realtà i due sono padre e figlio e hanno partecipato in questo ruolo anche alla pellicola Trasporto eccezionale – Un racconto di Nataledel 2010.
Big Game – Caccia al presidente, le intenzioni del regista
Inizialmente, il regista e sceneggiatore Jalmari Helmander aveva in mente un altro attore per il ruolo del Presidente degli USA: Mel Gibson. Tuttavia, la parte è poi andata a Samuel L. Jackson.
Samuel L. Jackson in una scena del film (X).
Big Game – Caccia al presidente, la particolare location
Il film è ambientato nella Lapponia finlandese ma diverse riprese sono state effettuate tra le Alpi. Questo perché, secondo il regista Jalmari Helmander, i paesaggi della Lapponia finlandese non erano adatti a ciò che aveva in mente visivamente per la pellicola.
Big Game – Caccia al presidente, un omaggio a un grande classico della fantascienza
A un certo punto, il presidente scappa avvolto in un lenzuolo sedendosi su una bicicletta guidata dal bambino protagonista: si tratta di un chiaro omaggio a E.T. – L’extraterrestre, capolavoro della fantascienza diretto da Steven Spielberg.