Ita, la pazienza di Lufthansa ha un limite

I segnali ci sono tutti, e sono anche troppi. Se il Mef non si dà una mossa, il fantasma di Alitalia riprenderà possesso della compagnia e tutto tornerà come prima. Lufthansa, ovvero il compratore designato oramai da mesi, mostra una inusitata pazienza, in fondo non capita tutti i giorni di potersi prendere un vettore che quotidianamente porta e scarica tonnellate di turisti da e verso il Belpaese. Però, come diceva l’indimenticato principe De Curtis, ogni pazienza ha il suo limite.

L’accordo a ostacoli con Lufthansa

In Via XX Settembre aspettano che l’Europa batta un colpo, la Commissione risponde che l’accordo non è stato ancora notificato. I protagonisti controbattono che le richieste di specifica, per esempio la composizione dei menù di bordo, sfiorano il parossismo. Giorgia Meloni, che non vede l’ora di scaricare il pacco ai tedeschi, si spazientisce. Il ministro Giorgetti prepara così l’ennesimo viaggio della speranza a Bruxelles, per incontrare il commissario alla Concorrenza Didier Reynders, un tranquillo avvocato di Liegi con in patria trascorsi politici di tutto rispetto (è stato pluriministro) che si è improvvisamente trovato a sostituire la titolare, Margrethe Vestager, dimessasi perché attratta dalle sirene – del resto è danese – della possibile presidenza Bei. Intanto Ita Airways è lì e, come direbbe sempre l’indimenticato principe attore, io pago. Il calcolo di quanto negli anni ci sia costato volare italiano è stato fatto innumerevoli volte, si oscilla dai benevoli 14 ai più realisti 16 miliardi di euro, tutti usciti dalle pazienti tasche dei contribuenti. Ancora un miliardo e passa negli ultimi mesi lo ha pompato nella casse di Ita fu Alitalia il Mef, perché necessari ad agevolare la vendita. Come noto, c’era un’offerta di quasi 1 miliardo di Lufthansa e Msc, il gruppo di Aponte che si è appena preso i treni di Italo, per comprarsela. Ma all’epoca, Draghi regnante, al ministero dell’Economia pareva evidentemente poco e hanno mandato tutto a monte. Amorale della favola, se mai andasse in porto l’accordo con Berlino firmato a maggio (ma i dubbi montano di giorno in giorno) i tedeschi si prenderebbero il 41 per cento di Ita, con opzione a salire, per 325 milioni, di cui un’ultima tranche di 250 generosamente messa a disposizione dallo Stato italiano a completare l’ultimo aumento di capitale. Nessuno ovviamente pagherà per questo scempio.

Ita, la pazienza di Lufthansa ha un limite
Il logo Ita (Imagoeconomica).

Il ‘partito francese’ che rema contro i tedeschi e quell’incontro tra Lazzerini e De Micheli

Uno si chiederà a questo punto a quali vette di masochismo si voglia ancora attingere, e perché siano in molti a tifare perché una compagnia colabrodo resti saldamente ancorata in mano pubblica. Basta il fatto che ci sia, a Roma come a Bruxelles, un partito francese che vorrebbe sostituire Lufthansa con Air France? Evidentemente sì, se ogni occasione è buona per sollevare obiezioni e impedimenti. Si dice che il partito francese conti nel Pd e in alcuni burocrati del governo a lui vicini numerosi estimatori. Si dice che quel partito sia come la goccia cinese che lentamente ma inesorabilmente sta scavando la fossa all’intesa italo-tedesca. infarcendo Ita di vecchi manager Alitalia. L’autorevole Sole 24 Ore, che non insinua mai nulla, rivela oggi con insospettabile malizia che l’ex amministratore delegato di Ita Fabio Lazzerini è stato visto a Roma e Milano a pranzo con la dimenticabile ex ministra dei  Trasporti piddina Paola De Micheli. I due, che si stiamo molto, avranno parlato dei destini della compagnia di bandiera, uno immagina. Ma autorevoli indiscrezioni dicono che, avendo entrambi di qui a fine anno un’agenda molto piena, si sono visti solo per scambiarsi in anticipo gli auguri di Natale.

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